Le Premesse

Ciascuno di noi, ha delle premesse.

Qualcosa che non raccontiamo magari chiaramente nemmeno a noi stessi, ma che condiziona tutte le nostre scelte.

Litighiamo furiosamente su cose che ci sembrano ovvie, e possiamo solo pensare con disprezzo a chi, per ignoranza o malafede, non ci arriva all’ovvio. Ma non ci rendiamo conto che i nostri avversari del momento vivono le stesse emozioni.

Sento sempre di più l’importanza di guardare queste premesse, prima ancora di discutere dei dettagli. Anche su questo blog, mi trovo a volte impelagato in discussioni che per me non hanno nemmeno senso, finché non si capiscono le premesse.

Quello delle premesse, però, è un mondo che abbiamo relegato al privato, ai “gusti personali”: a me piace il peperoncino, e non sopporto il tartufo, ma a voi che ve ne importa?

Invece, se capiamo la questione delle premesse, ci rendiamo conto che sono ancora più importanti delle opinioni.

Ora, chi coglie le premesse ma non i dettagli, sono filosofi, musici, giullari, visionari con gli occhi e visionari con le mani.

Per me, a parte Ovidio e Luca Giordano, sono quasi tutti britannici, non so bene perché: William Blake, Lewis Carroll, GK Chesterton, Kenneth Grahame, JRR Tolkien, Alan Watts, Darren Allen, Paul Cudenec, Jehanne Mehta...

E l’Incredible String Band, che sono scozzesi e non inglesi.

Non ne parlo qui per raccontare i miei personali gusti musicali.

Ne parlo per condividere con voi le premesse di tutto ciò di cui parlo qui, il motivo per cui vivo e agisco e scrivo.

Un secolo fa, nel 1968, fu girato un curioso film sull’Incredible String Band. Potete guardarlo qui:

https://yewtu.be/watch?v=IZx3zwZcTe0

E’ un po’ complesso e confuso, ma la parte per me importante sono le parole recitate/cantate nei primi 1.10 minuti, che vi traduco qui (ingargugliato me lo sono inventato io, per gargoyled):

Solo un palazzo con porte interne
Ben dipinto e ingargugliato dai molti piani
Due finestre lasciano libero questo proiettore
E il magico mondo qui appare sullo schermo
I miei servitori mi assistono con trucchi dei sensi
Il passato e il futuro e gli altri tempi grammaticali
E su vassoi d’aria mi trasmettono la mia misura
Sia per la gioia che per il dolore, non mi mancano i tesori

Garguglia di Rosslyn, Scozia

Il Signore e la sua Signora sono seduti all’interno
Nella corte della mente dove inizia la canzone
La canzone è così bella come è bella come è bella come segue
La canzone continua attraverso vuoti senza misura
che sprofondano dal livello dell’essere personale
Attraverso caverne di oscurità dove i draghi
dimorano

Le montagne sopra di loro si alzano al mio richiamo
Dove le mele sono mature o la pioggia sta scendendo

In navi dalla visione bianca navigo all’orizzonte
Dove tre filatrici stanno oltre l’orizzonte
orizzonte sotto l’albero delle mele della bellezza
Le guardo mentre organizzano i miei giorni e il mio domani
La canzone è bella è bella come segue

Come già raccontammo, inizia così, con le Tre Filatrici, il racconto che fa Luca Giordano della mia e della tua vita

Mi sono fermato sulla spiaggia dove la luna si stava arricciando
Ridevo sulle ali degli uccelli marini che chiamavano
Ho amato quando la dolce Venere mi ha portato un amante
Ho pianto quando i dolci Saturno e Giove ci hanno spostati
E tutti i miei servi combattevano contro i loro fratelli
E il Signore e la Signora si odiavano l’un l’altro
Finché le filatrici si alzarono con il loro lavoro sulle dita
comandando la presenza di cantori celesti
Che parlavano del silenzio che presto sarebbe arrivato
Quando tutto sarebbe stato immobile nel meraviglioso palazzo
La pace non è immobilità, ma un pacifico cambiamento
Questa speranza è la speranza dell’uomo sulla forca
La canzone va bene va bene va bene come segue

Il bambino che ero nel grembo di mia madre
Sperma bianco ero nei lombi di mio padre
Prima di allora ho nuotato negli oceani del nulla
Dove i pesci sono fini come il colore dei colori
Dove le onde sono il messaggio dei secoli che rotolano
Dove il vento è il respiro del Santo Creatore
Dove nessuna nave naviga, ma solo l’oceano
Dove tutti i fiumi crescono possenti con il mostrare
E coronati con i doni delle miriadi di valli
Ritornare con un sospiro al mare dell’avvento
Per sempre e per sempre e per sempre sii felice O sii
lieti, perché la canzone non ha fine.

Se rispondi a questo indovinello
Se rispondi a questo indovinello, non comincerai mai
Terra, acqua, fuoco e aria
si sono incontrati alla fiera in un giardino
Messi in un cesto legato con la pelle

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez, Firenze, mundus imaginalis, Questo blog e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

132 risposte a Le Premesse

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “premesse”

    Se si accetta la premessa che tutti parlino allo stesso modo, allora sono possibili intelligenze intellegibili a tutti.

    Se si accetta la premessa di poter specificare in ogni singola parola se si riferisce a qualcosa di atteso oppure di ricordato, allora possiamo abolire ogni riferimento al tempo cronologico nei nostri discorsi.

    Se si accetta la premessa che solamente affermazioni certificate da un testimone in vita sono accettabili, allora aboliamo il futuro, il mito e con esso la storia e la religione, e concetti astratti come i colori e i numeri.

    Il primo caso è quello della grammatica generativa di Chomsky dell’ MIT.
    Il secondo è quello della lingua degli Hopi studiata da Whorf all’inizio del Novecento.
    Il terzo è quello della lingua dei Pirahã del Brasile: l’unico popolo al mondo che non sa contare, che non ha miti della creazione ed è dunque completamente ateo. Ed e’ singolarmente immune all’ansia.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      Scusa ma aboliamo anche quello che mi disse mio nonno, ‘sti Piranha mi paiono strambi al massimo livello. Per non parlare dei bugiardi e della intrinseca aleatorietà dei testimoni.

    • Daouda scrive:

      Un progressista come ADV che ama un popolo avulso dal progresso e rimasto al livello larvale della viviltá solo per proferire stronzate. Vai da loro invece di difendere la ecienza, che ne dite?

      Ma o

  2. Moi scrive:

    I pirahã non hanno un concetto di spirito supremo o divinità; hanno perso l’interesse in Gesù quando hanno scoperto che il ricercatore e missionario Daniel Everett non lo aveva mai visto dal vivo. Al contrario, credono in spiriti che possono prendere numerose forme come giaguari, alberi o altri oggetti tangibili (compresi gli esseri umani).

    Wikipedia

    ———————-

    Interessante … cmq si dice anche che imparano altre lingue e la matematica. Sul fatto che NON sappiano contare, NON significa che siano menti incapaci di matematica … forse non ne hanno mai avuto bisogno di contare in modo preciso; in fondo anche in matematica ci sono quantità che NON richiedono numeri , tipo “a , = b” o criterii di “equiscomponibilità” geometrica , o principii “visibili” come quello di Cavalieri … boh, va be’ : ci ho provato 😉 .

    • Moi scrive:

      La faccenda del Missionario Everett, deve aver mandato in brodo di giuggiole tutta la UAAR ! 😉

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Moi

      “contare”

      Esattamente.

      Gordon, uno degli emuli del primo traduttore della lingua dei Pirahã, Everett, è un seguace dell’ipotesi di Sapir-Whorf. In tale ipotesi Whorf e il suo maestro Sapir affermano (partendo proprio dal caso degli Hopi, degli Shawnee e dei famosi Yahi di cui Sapir aveva raccolto le parole dell’ultimo parlante ancora in vita alla fine dell’Ottocento) che il linguaggio determina la struttura cognitiva. In altre parole, per Gordon non avendo le parole per i numeri i Pirahã non saprebbero contare.

      Everett contesta tale tesi. I Pirahã non hanno neanche termini per i colori (concetti tanto astratti quanto i numeri) ma non sono in genere daltonici; se lo fossero non potrebbero distinguere i frutti velenosi nella foresta e morirebbero.

      Il fatto è che siccome i Pirahã sono gli unici a non imparare a contare in tutto il genere umano si falsifica l’idea della grammatica generativa di Chomsky, che essendo secondo Chomsky radicata nella struttura stessa del cervello è universale.

      In particolare, la lingua dei Pirahã è l’unica lingua umana a non essere ricorsiva, non permette cioè di mettere una frase dentro l’altra. (L’essere ricorsivo è la prima delle caratteristiche postulate per la grammatica universale di Chomsky). “Andrea mangia la mela che Miguel ha messo sul tavolo” è una frase e contiene la frase “Miguel ha messo sul tavolo”. Un Pirahã dice “Miguel mette la mela sul tavolo. Andrea mangia la mela”. Ma nulla nella lingua indica che la mela sia la stessa.

      La ‘premessa’ dei Pirahã, infatti, è che un’affermazione ha senso solo se testimoniata da una persona viva. Se un Pirahã, senza frasi ricorsive, vuole dire che la mela è la stessa deve aggiungere una terza frase: “La mela è uguale”. Ma nel farlo, dice anche che lui o una loro essere umano vivente è stato lì tutto il tempo a guardare la mela sul tavolo dal momento in cui Miguel l’ha messa al momento in cui Andrea l’ha mangiata.

      Frasi astratte sono dunque impossibili. Quello che hai correttamente scritto sui numeri è semplicemente intraducibile. Ciò esclude la presenza non solo dei numeri e dei colori, ma anche di una storia, dunque di un mito della creazione, dunque di una divinità. Se si chiede a un Pirahã “chi ha fatto il mondo” risponde “interezza uguale”, cioè (traduce Everett) “il mondo è sempre così”.

      La differenza fra i Pirahã e il resto del genere umano non è assolutamente biologica, ma culturale. Solo che è talmente profonda che non solo è praticamente impossibile una traduzione, .a non si conosce un solo caso di Pirahã convertito dai missionari (come Everett) in duecento anni. Se provi a dire “Gesù è il mio Salvatore” un Pirahã chiede subito “L’hai visto? Conosci qualcuno che l’ha visto?” Appena dici di no, smette di darti retta sul serio e ti ascolta solamente per dovere di ospitalità.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Miguel Martinez scrive:

        Per ADV

        “I Pirahã non hanno neanche termini per i colori ”

        Basandomi solo su quello che dici tu, viene il sospetto che la stranezza non risiede nei Pirahã, ma nel linguista.

        Semplifico, facendo sicuramente degli errori:

        Se ho capito bene, un unico linguista, di chiara marca anglosassone, afferma di aver parlato con un popolo che parla una lingua incomunicabile e incomprensibile, e ci spiega la loro grammatica e quindi visione del mondo.

        E con questo caso unico, dimostra che la tesi di Chomsky, fondata su altre 9999 lingue, è falsa.

        E che quindi la natura umana è completamente diversa da quello che pensa la “scienza ufficiale”.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Tra l’altro più che un linguista era un missionario evangelico che stava imparando la loro lingua per convertirli. Alla fine sono stati loro a far diventare ateo lui per motivi tipo “quando gli ho chiesto ‘sapete chi ha creato le stelle?’ loro mi hanno risposto ‘nessuno: sono sempre state lì’ e allora ho avuto un’illuminazione!”.
          Insomma, non so quanto siano attendibili le deduzioni, che mi pare siano state anche criticate da altri perché parrebbe aver frainteso qualcosa.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          la “scienza ufficiale”

          La scienza ufficiale dice anche che le stelle non sono sempre esistite, ma i Pirahã hanno convinto il nostro del contrario 😀

          • PinoMamet scrive:

            In realtà le frasi dei Piraha, come riportateci perlomeno da ADV, sono più che sospette.

            Ecco dei novelli Buoni Selvaggi, che si fanno maestri di materialismo all’uomo moderno.
            Mah.

            Ricordiamo comunque i Dogon, che negli anni Settanta o Ottanta hanno goduto di grande fama come sostenitori della teoria paleoastrinautica “secondo la loro tradizione orale”, finché non è saltato fuori che si erano inventati tutto per fsr piacere a quello che Jack London chiamava “l’immancabile bianco”.

            O perlomeno avevano dato un bella riverniciata ai loro miti “ad usum europaeorum’.

    • PinoMamet scrive:

      Leggo che l’ipotesi di Whorf sulla lingua degli Hopi “priva di tempo grammaticale” (tenseless) e quindi addirittura “priva del concetto di tempo” (time) è stata messa in discussione ed è assai dibattuta.

      Gli esempi che riporta Wikipedia a me sembrano chiare indicazioni di tempo grammaticale, e anche di concetto di tempo ben chiaro, ma non sono un linguista e che ne so? 😉

      copio incollo:
      “Time reference can be marked on verbs using the suffix -ni

      Momoyam piktota, “The women are/were making piki,” Women piki-make
      Momoyam piktota-ni, “The women will be making piki,”[16] Women piki-make-NI
      The -ni suffix is also used in the word naatoniqa which means “that which will happen yet” in reference to the future. This word is formed from the adverb naato “yet,” the -ni suffix and the clitic -qa that forms a relative clause with the meaning “that which…”[17]

      The -ni suffix is also obligatory on the main verb in conditional clauses:[18]

      Kur nu’ pam tuwa nu’ wuuvata-ni, “if I see him I’ll run away,”[18] If I him see I run-NI
      The suffix is also used in conditional[19] clauses referring to a past context then often combined with the particle as that carries past tense or counterfactual meaning, or describes unachieved intent:[20]

      Pam nuy tuwáq nu’ so’on as wayaani, “If he had seen me I wouldn’t have run,”[19] he me see I Neg Past/Counterfact. run-NI
      Nu’ saytini, “I will smile,”[20] I smile-NI
      Nu’ as saytini, “I tried to smile/I should smile/I wanted to smile/I was going to smile,”[20] I Past/Counterfact. smile
      The suffix -ngwu describes actions taking place habitually or as a general rule.

      Tömö’ taawa tatkyaqw yámangwu, “In the winter the sun rises in the southeast”[16]”

      Di recente, a causa di qualche popolo del cazzo dell’Amazzonia (sempre lì… vabbè gli Hopi no) che non distinguerebbe il colore azzurro dal verde, o meglio non avrebbe una parola per distinguerlo, qualcuno si è ricordato del “mare color del vino” di Omero e se ne è uscito con la storia che i greci arcaici non vedevano chissà quali colori.

      Io su queste cose andrei con i piedi di piombo, e prima di tirare in ballo improbabili mutazioni del nervo ottico determinate dalla lingua, rifletterei su quale distanza culturale possa esserci tra noi e un signore dell’età micenea… o poco dopo 😉
      E quante cose, semplicemente, non sappiamo di lui.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Si sa che noi non ci accorgiamo della differenza tra la neve fresca e quella farinosa perché, al contrario di non so quale popolazione, non abbiamo decine di termini per definire la neve.

        • PinoMamet scrive:

          😀

        • Moi scrive:

          Il linguista Georges Mounin collezionò diversi termini regionali / dialettali Francesi Alpini e Pirenaici … che però l’ Académie Française (stolidamente, direi …) rigettò d’ adottare in Francese ufficiale, proprio perché di origine dialettale.

          • Moi scrive:

            Cmq è molto diffusa l’ idea che gli uomini sarebbero “geneticamente daltonici” perché … non danno, come le donne,”decinaia” 😉 [cit.] di nomi strampalati alle sfumature cromatiche.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Pino Mamet

        “Whorf”

        Infatti oggi alla versione originaria dell’ipotesi di Sapir e Whorf (che, a onor del vero, nessuno dei due formulo’ in modo così netto come è stato poi divulgato in seguito) non ci si crede più.

        Anche sul greco antico, che com’e’ noto non ha l’esatto equivalente del nostro ‘blu’ (e la cosa non manca di suscitare discussioni dottissime e infinite) e dove appunto il mare nei poemi Omerici è ‘color del vino’ si tende a dire che i greci antichi più che i colori sottolineavano l’aspetto più o meno opaco o traslucido degli oggetti. Persino il fatto che l’Eschimese di Groenlandia abbia diversi termini per la neve è stato portato a supporto dell’idea che gli Eschimesi abbiano una sensibilità particolare per i vari tipi di neve; un famoso poliziesco scandinavo di una decina d’anni fa, ‘Il senso di Smilla per la neve’, parte appunto da questa idea. Ma ho letto che si tratta di una leggenda metropolitana.

        Il successo di Sapir-Whorf (oltre che nell’aver definitivamente riscattato lo status delle lingue dei Pellerossa, di cui certuni all’epoca volevano addirittura vietare l’uso) è sopratutto nella letteratura. Il più noto esempio è la Neolingua di ‘1984’, dove appunto la riduzione sistematica del lessico dovrebbe ridurre la stessa capacità di pensiero indipendente. Ma in tanti romanzi di fantascienza c’è lo stesso concetto (primo fra tutti “Babel17” di Samuel Delany, dove in una guerra interstellare la lenta diffusione di un linguaggio privo del pronome ‘io’ spinge i soldati che lo parlano a perdere fiducia in se stessi e a divulgare così segreti militari al nemico).

        Ma a scriccchiolare con i Pirahã è soprattutto Chomsky, perchè la loro lingua è il classico controesempio che falsifica una teoria: non è vero che tutte le lingue umane sono ricorsive. Infatti Everett è stato messo in croce in tutti i modi possibili. Lui ha risposto in un modo molto semplice: venite qui a impararvi la lingua dei Pirahã poi potete parlare. Trattandosi di una lingua diversa da ogni altra (anche da quelle delle altre tribù amazzoniche), in cui non esistono numeri, colori, pronomi relativi, articoli, genere e plurale ma dove la flessibilità della lingua è garantita dal verbo che può assumere più di sessantamila forme diverse (contro la cinquantina dell’italiano) la cosa non è banale. Tra l’altro, non conoscendo i numeri i Pirahã sono l’unico popolo conosciuto che non usa le dita o altre parti del corpo per contare, quindi anche capirsi a gesti è problematico.

        Addirittura, siccome si richiede che uno parli sempre solo di ciò di cui si è testimoni personalmente o di cui si conosca un testimone in vita, la lingua non contiene le espressioni ‘destra’ e ‘sinistra’ che sono ambigue perché una persona che parla di fronte all’altra ha il proprio lato destro che corrisponde a quello sinistro dell’interlocutore. Per orientarsi un Pirahã dice ‘secondo la corrente del fiume’ o ‘contro la corrente del fiume’. Il risultato è che appena arrivato in una citta la prima cosa che fa un Pirahã è chiedere ‘dove sta il fiume?’

        Come si va lontano, partendo da ‘premesse’ diverse!

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Moi scrive:

          Eschimese
          [cit.]

          … Inuit [ᐃᓄᐃᑦ] ;), anzi : Inuk [ᐃᓄᒃ] !

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Addirittura, siccome si richiede che uno parli sempre solo di ciò di cui si è testimoni personalmente o di cui si conosca un testimone in vita…”

          A me questo sembra un esempio di possibile fraintendimento culturale da parte di una persona che cerca di calare intellettualistici concetti occidentali in qualcosa di molto più semplice.
          La nostra popolazione conta ottocento persone e vive in un’area in cui la lingua veicolare non è la loro, per cui appena questi hanno rapporti con l’esterno non usano più la loro lingua. Ottocento cacciatori-raccoglitori (però hanno anche forme di agricoltura rudimentale, leggo: coltiverebbero manioca) difficilmente vengono a conoscenza di qualcosa di cui nessuno di loro, direttamente o de relato, non abbia esperienza.

          Certo, magari ha influito il trascorso di Everett: se arriva lo statunitense (non un gesuita con gli strumenti culturali che aiutano nel contatto con una cultura profondamente diversa, ma uno che quando un indigeno gli dice che le stelle sono sempre esistite resta a bocca aperta e ci crede!) che gli racconta una storia svoltasi in un altro continente (che magari non ha mai visto) e un numero di anni fa che fa girare la testa (soprattutto a quello che al massimo si ricorda di suo nonno), allora è ovvio che a questi parrà un alieno o un pazzo, visto che nessuno può avergli raccontato i fatti che riferisce.

        • PinoMamet scrive:

          “Per orientarsi un Pirahã dice ‘secondo la corrente del fiume’ o ‘contro la corrente del fiume’. Il risultato è che appena arrivato in una citta la prima cosa che fa un Pirahã è chiedere ‘dove sta il fiume?’”

          Ma davvero lo dice, o è una supposizione del missionario -linguista? O di chi ha letto la teoria del linguista?

          In ogni caso, non è tanto strano o fuori dal mondo.
          In un trekking in montagna, i residenti mi davano indicazioni per me incomprensibili in termini di “su” e “giù “, anziché lì gira a destra, là gira a sinistra.
          Ma sicuramente se vanno in una città in pianura non chiederebbero se il bar è più giù o più su della stazione 😉

          Del resto, se questi Piraha sono così isolati: 1 non vanno in città
          2 possono credere che tutto il mondo coincida con il corso del fiume.

          Romani e Greci erano civilizzatissimi, eppure le loro idee geografiche più precise per molto tempo andarono poco oltre l’anello delle terre mediterranee…

          Comunque tutto mi fa pensare che se fossi un Piraha sarei molto incazzato per come vengo descritto 😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Leggo che fuori dalla loro comunità parlano o nelle lingue veicolari amazzoniche o in portoghese: in città si esprimeranno.
            Everett sosteneva che fossero strettamente monolingui, ma altri osservatori lo hanno smentito. Inoltre leggo che il governo ha aperto una scuola anche da quelle parti, quindi ormai qualunque osservazione sui piraha oggi è inattendibile perché si può sempre dire che i concetti non esistevano e sono stati importati.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ mauricius Tarvisii

              “leggo”

              Io ho citato quasi alla lettera le parole del libro di Everett, che ho letto. Vi si legge anche che i Pirahã parlano coi commercianti che vendono loro coltelli in cambio di pesce un portoghese molto rudimentale. Insiste che rifiutano di imparare anche una pratica tecnologica semplice come quella di togliere la ruggine dai coltelli comprati con l’antiruggine, tanto ci sarà sempre un pesce da barattare.

              Everett è stato messo in croce dai linguisti della scuola Chomskyana cui lui stesso inizialmente apparteneva. Il punto è che quasi nessuno parla la lingua dei Pirahã, che è un unicum linguistico, e certo nessuno come lui.

              Di sicuro sia la grammatica generativa di Chomsky sia il relativismo linguistico di Sapir e Whorf hanno subito un colpo probabilmente irreversibile coi Pirahã. Questo stanno alla linguistica un po’ come l’esperimento di Michelson-Morley sta alla teoria dell’etere.

              I Pirahã sono stati una salutare lezione di umiltà. L’idea che potesse esistere una lingua senza l’equivalente di una proposizione relativa (“Andrea mangia la mela che Miguel mette sul tavolo”) e che si potesse vivere tranquillamente parlando una lingua simile non era mai passata per la testa a nessuno.

              L’idea che le ‘premesse’ di cui parla Martinez siano a livello profondo, culturale e non linguistico – che cioè la linguistica sia una branca dell’etnologia – non era mai stata formulata prima con tanta chiarezza, a quanto ne so.

              La lingua dei Pirahã ci è tanto estranea quanto quella degli alieni del film “Arrival”.

              Ciò spiega tra l’altro la totale assenza di conversioni religiose fra i Pirahã, anche nei secoli passati. Un esempio dei qui pro quo che un missionario può incontrare mentre evangelizza gente di cultura diversa è nel discorso del gesuita anziano interpretato da Liam Neeson in “Silence”. Lì era nel Giappone del Seicento; ma qui siamo su un altro pianeta.

              https://www.pulplibri.it/alieni-nella-giungla/

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Everett in un primo momento aveva detto che era ricorsiva e aveva portato esempi. Poi ha cambiato idea.

              • Moi scrive:

                Un non ancora famoso Liam Neeson c’è anche in “The Mission” del 1986 … semore a tema Missionari.

                Altro film interessante ma poco noto è “Manto Nero” / “Black Robe” , 1991 , sui Missionari nel Nel Quebec del Diciassettesimo Secolo .

                Nel Diciannovesimo, il Metodista James Evans creò un sistema di scrittura per gli Indigeni … basato su simboli consonantici che si vocalizzano cambiando i gradi di rotazione nella scrittura.

                https://www.youtube.com/watch?v=_tjz9vD5xNU

              • Francesco scrive:

                Sento puzza di grande soddisfazione uarina per il rifiuto di convertirsi più che altro.

                😉

              • Miguel Martinez scrive:

                Per ADV

                “Io ho citato quasi alla lettera le parole del libro di Everett, che ho letto. ”

                Io sono affascinato dalle persone che presentano tesi che rovesciano il mondo: in fondo, basta trovare l’eccezione che distrugge la presunta regola.

                E’ quello che provo questi giorni leggendo Arthur Firstenberg, The Invisible Rainbow. Scritto con grande chiarezza, enorme erudizione in cento campi che conosco poco, che rovescia tutto ciò che siamo abituati a pensare sul corpo umano e sull’elettricità.

                Tendo a essere molto attratto da queste cose, ma so che è bene porsi continuamente delle domande; e riconoscere che mentre magari i “demoliti” non sono in grado di giudicare, perché troppo coinvolti; ma anche noi non esperti dobbiamo riflettere sul fatto che c’è sempre “altro”.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Martinez

                “Rainbow”

                Ma è la tesi dell’,unico romanzo di fantascienza di Emilio Salgari, “Le meraviglie del Duemila”…!

                https://it.wikipedia.org/wiki/Le_meraviglie_del_duemila#:~:text=Le%20meraviglie%20del%20duemila%20(scritto,di%20un%20viaggio%20nel%20futuro.

                …dove, a parte l’assenza di lieto fine (!) e l’elettrosmog, si prevede la fine dell’impero britannico, i gulag per gli anarchici, la televisione, le prigioni galleggianti…

                Ciao!

                Andrea Di Vita

  3. Moi scrive:

    Poi c’è un altro popolo “giù di lì, sempre” 😉 che avrebbe una lingua semplicissima ma che strutturalmente consentirebbe di imparare qualsiasi lingua straniera con un grande vantaggio … non ricordo almomento il nome. Li ha talvolta citati l’ Innominabile 😉 , perciò da prender con le pinze ! 😉

  4. Moi scrive:

    Dai Paesi Bassi, per qualcuno sarà senz’altro una buona notizia …

    _____________________________

    LA SCELTA

    In Olanda la prima città al mondo a vietare la pubblicità della carne

    Ad Harleem il divieto, operativo dal 2024, riguarderà spazi e trasporti pubblici. Il settore degli allevamenti minaccia querele per violazione della libertà di espressione

    https://www.agrifoodtoday.it/ambiente-clima/in-olanda-la-prima-citta-al-mondo-a-vietare-la-pubblicita-della-carne.html

    Vietare la pubblicità della carne. La misura, che intende supportare la riduzione dei consumi e le emissioni di gas serra, riguarderà gli autobus, le pensiline e gli schermi presenti nei dintorni o all’interno dei trasporti pubblici

  5. Moi scrive:

    Altra (folle) Buona Notizia … da “Oltralpe”,’sta volta :

    https://auto.hwupgrade.it/news/trasporti-elettrici/pubblicita-auto-in-francia-le-case-obbligate-a-sconsigliarle-come-si-fa-con-le-sigarette_103677.html

    Pubblicità auto in Francia: le case obbligate a sconsigliarle, come si fa con le sigarette

    Sarà presto effettiva una nuova legge in Francia, che obbliga i costruttori a sconsigliare l’uso delle auto in ogni tipo di pubblicità, a favore di pedoni, bici o trasporto pubblico

  6. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Battuta che sta spopolando, di un certo Dadsaysjokes :

    I’ve asked so many people what LGBTQ stands for.

    So far no one has given me a straight answer.

    😉

  7. roberto scrive:

    Pazzesco “gargoyled”!
    L’inglese è davvero una lingua affascinante

  8. Moi scrive:

    ” Gargoyle “… mi pare che l’ origine del termine sia un’ onomatopea Francese : “gargouille”; in effetti, la funzione primaria era marziale … far colare olio bollente sui nemici .

    • roberto scrive:

      No la funzione primaria è sempre stata quella di far cadere l’acqua dal tetto…o pensi che ci sia gente che si arrampica sui tetti con paioli di preziosissimo olio bollente?
      😉

      • Moi scrive:

        Be’, ho visto un attimo in Google che , a quanto pare, l’ utilizzo di olio bollente per difendere cattedrali e fortezze dagli assalitori non era tanto frequente … come popolarizzato dai vecchi film ambientati nel Medioevo “di cappa e spada” :

        però almeno _ come scrisse Pino _ esistevano, a differenza di quelli di oggi, in quei film … l’ avvicendarsi delle stagioni e dei giorni alle notti !

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Diciamo che non era affatto frequente: le chiese godevano di immunità totale in caso di conflitto, non a caso la gente ci si rifugiava dentro. Trasformarle in campo di battaglia avrebbe voluto dire perdere questa immunità.

      • Moi scrive:

        Cmq erano fighe, le gargolle … peccato che non vadano più di moda !

        https://www.youtube.com/watch?v=RfOBUA0f4qo

        😉

        “Noi siamo le creature della notte,noi siamo i gargoyles!”

    • PinoMamet scrive:

      Quello dell’olio bollente buttato in testa agli assalitori è uno di quei miti del Medioevo che non muoiono mai. Poi il Medioevo è durato mille anni, e qualche volta sarà pur successo, perché no.

      Ancora l’anno scorso un mio studente se n’è uscito con la storia dei cavalieri troppo pesanti per salire a cavallo da soli e della gru che li doveva caricare, e c’è voluto del bello e del buono, con filmati di bravi ricostruttori, per convincerlo che i cavalieri in armatura potevano benissimo cavalcare, e anche combattere liberamente a piedi e persino scalare le mura, come ci mostrano del resto le miniature dei manoscritti.

      Non si capisce altrimenti perché si sarebbero portati dietro un’attrezzatura talmente pesante e scomoda, solo per farsi ammazzare meglio.

      Ma anche lì, può darsi che in qualche giostra molto tarda sia successo che le armature- “sportive” in questo caso – fossero abbastanza pesanti e rigide, visto che dovevano servire a un movimento solo, da richiedere un aiutino per montare in sella (il famoso “spingitore di cavalieri” 😉 )

      Ci sono miti peggiori, a dire il vero, che tutti accettano come verità indiscusse…

      • roberto scrive:

        Quello dell’olio mi è sempre sembrato un mito contro intuitivo. Perché sprecare olio invece che buttar giù acqua bollente (che poi pure è una risorsa non infinita e pure il legno che ti serve per il fuoco)?

      • PinoMamet scrive:

        Infatti… però al mondo succede di tutto, non escludo qualche caso aneddotico (“quella volta a Castelluccio Ghibellino di Sotto avevano molto olio perché avevano fritto le anguille del fossato e allora…”) poi diventato leggenda e infine luogo comune.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “della gru che li doveva caricare”

        A me l’hanno raccontata alle elementari durante la gita al castello di Soave: la guida in un cortile ci mostrò una specie di gancio di pietra che – a suo dire – sarebbe servito a far passare la fune per issare i cavalieri.
        Ci raccontarono anche che uccidevano gli ospiti sgraditi portandoli sull’ultimo piano del torrione, aprendo tutte le botole e buttandoli giù, in modo che si sfracellassero al pianterreno, dove si gettava la calce viva.
        E poi che nel Medievo la gente cercava di essere più sporca che poteva perché erano tutti convinti che lo sporco formasse una seconda pelle.

        • PinoMamet scrive:

          Perfetto.
          Mancava solo la cintura di castità poi siamo al completo…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “cintura di castità”

            No, quella ci hanno detto che era un mito: avevamo cambiato guida nel pomeriggio 😀

            • Moi scrive:

              Cmq “Medioevo” parliamo di ben undici (!) secoli , trattati solitamente come se fossero un decennio … va be’che la società umana non è mai cambiata cosìin fretta come dagli Anni Sessanta del Novecento … ma NON esageriamo, eh ! 😉

              A volte viene usato come sinonimo o quasi di “Economia Feudale/ specie Agricola PreIndustriale”, per culture con tutt’ altra Storia ove il Cristianesimo (Impossibile immaginare un “Medioevo” senza “Cristianità” … in teoria !) è ancora oggi marginale …

            • PinoMamet scrive:

              Io continuo a credere che i peggiori nemici della storia medievale siano certi suoi amanti, o sedicenti tali.

              Molti scambiano il Medioevo per la copertina di un disco metal… e gli piace per questo 😉

              L’esotismo medievaleggiante è forte oggi, al tempo del Trono di spade, come lo era al tempo di Ivanhoe, e l’esotismo prevede che la descrizione sia piena di stranezze, assurdità e brutalità.

  9. Moi scrive:

    Me l’ero persa … pazzesco !!!

    Un po’più recente 😉 …cmq, da Marco Rizzo NON me lo sarei MAI aspettato, che potesse essere così becero !

    https://www.ilriformista.it/morte-gorbaciov-il-brindisi-di-marco-rizzo-aspettato-questo-momento-morto-uno-della-banda-dei-globalizzatori-316484/

    Morte Gorbaciov, il brindisi di Marco Rizzo: “Aspettato questo momento, morto uno della banda dei globalizzatori”

    • PinoMamet scrive:

      “Privilegio di maschio bianco”: scopriamo dall’articolo che Crialese è in realtà una donna nera.
      Che talento nel nascondercelo!

      • PinoMamet scrive:

        Non ce l’ho con Crialese, che per quanto mi riguarda poteva benissimo non dire a nessuno della sua transizione, ma con l’articolo che mi sembra confuso e comunque non condivisibile.

      • Moi scrive:

        S’ è toltə il privilegio di “Maschio”, finora ha fatto “stealth” (tradotto : “stèr in camòffa” 😉 … ) … però è una grande promozione del film. 😉

  10. Moi scrive:

    La cintura di castità è un topos insostituibile per un filmaccio con taglio trash 😉 …

  11. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Milli Hill: the campaigner cancelled for questioning the term ‘birthing people’

    https://www.thetimes.co.uk/article/milli-hill-the-campaigner-cancelled-for-questioning-the-term-birthing-people-dkqplw0b7

    The author says the phrase shouldn’t be used without also mentioning women. The backlash has shocked her, she tells Julia Llewellyn Smith

  12. Moi scrive:

    In Italia “siamo indietro” ? … A Bologna, un po’ meno ! 😉

    Transfobia in università: il caso Porpora Marcasciano e Gianna Pomata

    https://metropolitanmagazine.it/transfobia-porpora-marcasciano-pomata/

    • Moi scrive:

      Il “bello” è che “Porpora” omaggia “Porporino” … protagonista “Femminiello” di un romanzo Francese (di Doménique Fernandez) degli Anni ’70 del Novecento , ambientato nel Regno di Napoli del XVIII Secolo.

      Ovviamente 😉 NON ci è dato sapere il nome originario di Porpora Marcasciano … sennò è Dead Naming !

  13. Moi scrive:

    @ MIGUEL/ HABSBURGICUS (da Germanofoni … per voi, meglio in Tedesco)

    https://www.buzzfeed.de/news/geschlechter-transhass-biologie-biologismus-genderismus-hassrede-marie-luise-vollbrecht-nur-zwei-91763694.html

    „Nur zwei biologische Geschlechter“:

    Warum Marie-Luise Vollbrechts Vortrag Hass in unserer Gesellschaft befeuert

  14. Moi scrive:

    Inconciliabilità di Umma e LGBTSPQR Community … NON era questione di SE, ma di QUANDO … una comunità delle due , presto, NON sarà più “poverinabile” dalla Cultura Liberal :

    Norway shaken by attack that kills 2 during Pride festival

    […]

    OSLO, NORWAY

    – A gunman opened fire in Oslo’s nightlife district early Saturday, killing two people and leaving more than 20 wounded in what the Norwegian security service called an “Islamist terror act” during the capital’s annual LGBTQ Pride festival.
    Investigators said the suspect, identified as a 42-year-old Norwegian citizen originally from Iran, was arrested after opening fire at three locations in downtown Oslo.

    […]

    The service’s acting chief, Roger Berg, called the attack an “extreme Islamist terror act”

    […]

    ————————————————–

    PS

    Il “Suspect” e Breivik hanno in comune molto di più di quel che NON credono …

    • roberto scrive:

      non so a che ora abbiano preso questa cosa ma francamente di politica italiana ne parlano in continuazione (è normale e nauseante allo stesso tempo)….stamattina hai
      1. ucraina
      2. italia campione del mondo di volley
      3. faccia a faccia meloni letta
      4. intervista a letta
      5. pagina “verso le elezioni”
      6. generazione Z “perché può cambiare il voto”
      7. tooieilari
      8. regina d’inghilterra
      ….
      poi mi sono scocciato di scrollare

      (finora nulla sulla grandissima vittoria ai campionati europei di basket dell’italia contro la serbia)

      • Francesco scrive:

        ieri sera mi sono goduto in diretta il volley e in differita il basket, zappando tra le due partite e divertendomi un sacco

        la politica italiana purtroppo non ha avuto spazio

        PS Cile? Svezia? USA? guerra in Ucraina, Siria, Libia, Iraq, Etiopia/Eritrea/Somalia? a Formosa? elezioni in Brasile? davvero è impossibile avere notizie su dove succede qualcosa e tocca il dibattito su Peppa Pig?

        • Daouda scrive:

          Avemo vinto coi serbi? Ma che davero?

          Che poi io sò convinto che gli yugoslqvi fossero rimasti uniti praticamente in tutti gli sport di scuatra sono i più forti

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “tocca il dibattito su Peppa Pig?”

          Il partito in testa nei sondaggi parla di quello, no?

          • Francesco scrive:

            ma a me di quello che i camerati scema della Puffetta dicono cosa interessa?

            a parte che sul punto in questione c’hanno ragioni da vendere, è in generale che nun me pò frega de meno di loro

  15. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    https://www.breitbart.com/tech/2021/03/18/canadian-man-jailed-after-misgendering-his-daughter/

    A Canadian father has been arrested for “misgendering” his own 14-year-old child by calling her his “daughter,” and referring to her with the pronouns “she” and “her.”

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mauricius tarvisii

      “Erdogan”

      Trovata in Rete:

      ‘Sempre Francesco Dall’Aglio:
      I bombardamenti azeri sull’Armenia (territorio armeno, non Artsakh) sono durati tutta la notte e durano ancora, il cessate il fuoco proposto dalla Russia non è stato accettato. Pashinyan, il primo ministro armeno, ha parlato nell’ordine con Putin, Macron, Blinken e Lavrov. la telefonata a Lavrov è preoccupante, perché potrebbe preludere da parte armena alla richiesta di far scattare l’articolo 4 del Trattato sulla Sicurezza Collettivo, che vincola i paesi membri del trattato, primo fra tutti la Russia, all’intervento militare in caso di aggressione.
      Le coincidenze temporali sono significative e riguardano entrambi i paesi garanti dell’integrità territoriale dell’Armenia, ossia la Russia e l’Iran (ci sarebbe anche la Francia, ma cerchiamo di essere seri). La Russia è impegnata in Ucraina e sta per aumentare drammaticamente il suo impegno; l’Iran farà richiesta formale di entrare come membro a pieno titolo nell’Organizzazione del Trattato di Shangai, l’associazione economica che riunisce Cina, Russia, India, Pakistan e altri paesi asiatici, al vertice dell’associazione che si terrà a Samarcanda il 15 e 16 settembre e il cui pezzo forte sarà l’incontro personale tra Putin e Xi Jinping.
      Ora certo queste sono appunto coincidenze, e non abbiamo prove che l’attacco azero esattamente in questo momento sia l’apertura del secondo fronte tanto invocato dall’Ucraina (e da chi le sta dietro). La Georgia, messa più volte sotto pressione, ha sempre rifiutato ben sapendo che alla fine si sarebbe trovata da sola a gestire una guerra contro la Russia, come nel 2008. L’Azerbaijan però ha la Turchia alle spalle, e potrebbe sfruttare questa situazione per risolvere finalmente non solo la questione dell’Artsakh ma anche quella del corridoio di Syunik, prendendo il quale ripristinerebbe la sua contiguità territoriale e, soprattutto, collegherebbe la Turchia al Caspio, con tutte le conseguenze del caso per il progetto turanico turco (di sui avevo scritto qualche tempo fa, nemmeno me lo sentissi. E infatti me lo sentivo).
      Se però l’Azerbaijan volesse davvero prendere quel pezzo di territorio armeno dovrebbe vedersela anche con l’Iran, che ha più volte dichiarato che non accetterebbe nessuna variazione territoriale in quella zona, per ovvie questioni di sua sicurezza strategica e interna, vista la folta comunità azera che popola le regioni nord-occidentali dell’Iran. Poi certo c’è anche la Francia. Macron darò incarico a Bernard-Henri Lévy di scrivere un pensoso e dolente editoriale e se ne tornerà a dormire, come tutta l’Europa e come faccio adesso anch’io, sperando che al risveglio Lavrov abbia placato la situazione e la terza guerra mondiale non abbia fatto un altro notevole passo in avanti.’

      Ne ‘L’ultima spiaggia’ di Nevil Shute (il romanzo cui si ispirò l’omonimo film con Fred Astaire, Ava Gardner e Gregory Peck) si dice – a parer mio giustamente – che la fine non e’ innescata dai prepotenti più grossi, che si temono a vicenda e che sanno che nessuno li protegge, ma dai prepotenti piccoli, che pensano di avere le spalle coperte dai grossi. Li’ tutto comincia con l’Albania che attacca la base NATO di Napoli; a Sarajevo fu un paio di colpi di pistola. Del resto, se manteniamo il paragone fra guerre e terremoti (distribuiti allo stesso modo) anche il Caucaso è una faglia.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  16. tomar scrive:

    Una delle mie premesse è che le leggi vanno rispettate, salvo quando contengano palesi ingiustizie di fronte alla mia coscienza morale (e questa è certo un’altra premessa) o quando il rispetto formale della loro applicazione porti alla vanificazione di fatto del loro contenuto di giustizia (e anche qui la premessa è che sono io a valutare se e quando dal rispetto formale consegua la vanificazione).
    Faccio un esempio terra terra, proveniente come al solito dalla mia esperienza di ciclista urbano. Mi capita purtroppo molto spesso – su una pista ciclabile, su una striscia pedonale, sullo scivolo di accesso al marciapiede davanti al mio portone d’ingresso ecc. – di trovarmi la strada sbarrata da una macchina (che in prevalenza è una di quelle grosse prepotent car sempre più diffuse).
    Le mie pur senili energie ancora mi consentono di cavarmela con uno scarto o scendendo dalla bici e aggirando pazientemente l’ostacolo, ma spesso mi capita di vedere mamme con passeggino, magari doppio, che diventano matte (o in qualche caso addirittura sono costrette a scendere in strada) per poterlo aggirare anche loro.
    In casi come questo il comportamento previsto per il buon cittadino è che tiri fuori il suo cellulare (per inciso io non lo porto quasi mai quando esco in bicicletta) e telefoni alla più vicina stazione dei vigili urbani per segnalare l’infrazione in atto.
    Vediamo cosa può succedere in tal caso sulla via della giusta procedura formale:
    1) il centralino dei vigili risulta sempre occupato
    2) il centralino dei vigili è libero ma nessuno risponde
    3) il centralino dei vigili risponde ma l’addetto risponde che purtroppo al momento non hanno né uomini né macchine da inviare sul luogo del delitto (delitto ovviamente considerato veniale rispetto ad altre emergenze)
    4) l’ipotesi più favorevole anche se di più rara possibilità: un addetto risponde dicendo: manderemo qualcuno sul posto appena possibile.
    Considerando soltanto quest’ultima più favorevole ipotesi, i vigili arriveranno sul luogo del delitto 20-30 minuti dopo, con buona probabilità di non trovare più in loco il veicolo delittuoso e magari pure incazzandosi con chi gli ha fatto quella telefonata,”con tutte le cose più importanti di cui ci dobbiamo occupare”.
    Che fare, di fronte al dilemma per cui il rispetto formale delle procedure legali produce di fatto l’impossibilità che i più deboli (non io ciclista, le mamme col passeggino) vengano tutelati secondo giustizia?
    La mia risposta, ad oggi (ma mi aspetto qui ogni più utile indicazione), è che sia più confacente alla giustizia sostanziale il passaggio alla vecchia cara azione diretta: colpirne uno (e anche due, tre ecc.) per educarne cento e lasciare una bella rigata sulla carrozzeria di una prepotent car, che impari in seguito a rispettare i più deboli.
    L’ho già fatto, quand’ero proprio esasperato, due o tre volte sulle centinaia che mi sono capitate.

    • Francesco scrive:

      La capisco benissimo, Herr Tomar!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Tomar

      “Mi capita purtroppo molto spesso – su una pista ciclabile, su una striscia pedonale, sullo scivolo di accesso al marciapiede davanti al mio portone d’ingresso ecc. – di trovarmi la strada sbarrata da una macchina”

      Da co-fiorentino… la nostra sorridente assessora all’ambiente, assieme al suo eterno rivale il meno sorridente assessore alla mobilità, hanno fatto chilometri e chilometri di piste ciclabili a Firenze, facendole semplicemente disegnare da un apposito macchinario delle strisce sulla strada che comprensibilmente nessuno rispetta, senza nessuna barriera.

      Così il nostro sorridente sindaco si becca Premi per la Sostenibilità, e tu ti becchi la macchina parcheggiata di traverso.

      • roberto scrive:

        Perché comprensibilmente?
        A Firenze non la guardate la segnaletica orizzontale?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “A Firenze non la guardate la segnaletica orizzontale?”

          Io sì, ma non guido!

          Chi guida, non se ne accorge nemmeno, ci passa e ci parcheggia direttamente sopra.

          • roberto scrive:

            allora il problema è che non fate la visita medica agli aspiranti autisti e puoi prendere la patente pure da cieco (o che i fiorentini hanno un senso civico sui generis)….

            scusami , quando c’è una striscia continua far due carreggiate, cosa fanno i fiorentini, invadono la corsia opposta? no vero? e allora perché devono invadere la pista ciclabile?

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              ” e allora perché devono invadere la pista ciclabile?”

              Perché sull’altra carreggiata ti potrebbe arrivare una tonnellata di acciaio in senso contrario.

              Sulla pista ciclabile al massimo una bicicletta.

              E comunque probabilmente l’80& degli automobilisti ci sta abbastanza attenti persino alla pista ciclabile.

              Resta il 20%…

              • roberto scrive:

                scusami però vorrei proprio capire perché è, parole tue, “comprensibile” invadere la pista ciclabile o addirittura parcheggiarci sopra.

                è uno dei mille piccoli soprusi da prepotenti che approfittano del fatto che le città non sono militarizzate, ma non ci vedo niente di comprensibile

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “scusami però vorrei proprio capire perché è, parole tue, “comprensibile” invadere la pista ciclabile o addirittura parcheggiarci sopra.”

                “Comprensibile” non vuol dire che mi piace.

                Comprensibile vuol dire che capisco perché succede, tipo se lascio una borsa sul sedile dell’auto e il finestrino aperto, è “comprensibile” che qualcuno me la rubi. Poi mi ci arrabbio lo stesso.

              • Miguel Martinez scrive:

                Altro esempio di “comprensibile”: stradine del centro storico molto strette, niente posti per parcheggiare, molti negozi. E quindi la mattina i fornitori parcheggiano sempre sulle strisce pedonali, perché sono (in genere) libere.

                Io mi ci arrabbio, ma capisco perché succede.

              • roberto scrive:

                E perché succede?

                Vivete in mezzo a gente che non ha nessun senso civico, che se ne frega del prossimo, che rispetta regole solo se c’è il vigile con il manganello anche se si tratta di regole semplici e di puro buon senso

                Io non vedo altra spiegazione

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ roberto

              “ciclabile”

              Quello delle piste ciclabili è l’ennesimo esempio di come una normativa europea, di per sé magari benintenzionata, ha effetti ridicoli quando è applicata fuori contesto.

              A Genova siamo pieni di piste ciclabili: sono state tutte ottenute dipingendo una striscia bianca vicino al bordo della carreggiata e collegano posti improbabili come l’ingresso del terminal traghetti per la Sardegna con lo sbocco della sopraelevata (un’arteria che sovrasta il porto turistico e che è vietata ai veicoli a due ruote). Ovviamente non si vede una bici che sia una. Perché allora lo si è fatto?

              Perché per ottenere alcuni finanziamenti europei i Comuni devono avere dimostrato di aver preso misure concrete per difendere l’ambiente, e una di queste misure è il chilometraggio delle piste ciclabili sul territorio comunale.

              Il fatto che in Italia buona parte degli ottomila Comuni sia in territorio montagnoso per cui l’uso della bici sarebbe comunque improponibile non conta (e Genova è tutta in saliscendi, avendo monti da novecento metri quasi a picco sulle spiagge) .

              Allora si prende qua e là un tratto di strada a malapena pianeggiante per una ventina di metri e ne si dipinge un lato col bordo bianco, giusto per poter dire a Bruxelles di avere raggiunto la quantità richiesta di piste ciclabili e non rimanere svantaggiati nella richiesta di denaro.

              Proprio vero che l’Unione Europea è la Cassa per il Mezzogiorno che parla francese…

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per ADV

                “Quello delle piste ciclabili è l’ennesimo esempio di come una normativa europea, di per sé magari benintenzionata, ha effetti ridicoli quando è applicata fuori contesto.”

                Esatto, è quello che succede a Firenze (che almeno è pianeggiante). Credo che sia anche per questo che tanti se ne freghino delle piste ciclabili.

              • roberto scrive:

                Andrea e Miguel,

                ma me la spiegate una cosa? com’è in italia ogni cosa viene fatta a cazzo? letteralmente OGNI COSA!

                io non sono un grande fan di bici (o almeno lo ero da giovane, ora no), ma piste ciclabili ne ho usate un po’ dappertutto e francamente le cose che raccontate non le ho mai viste (a dire il vero nemmeno in Italia ma sarò stato fortunato).

                nel resto del mondo il peggio che può succedere è che la pista ciclabile è fatta sui marciapiedi e tra pedoni e ciclisti ci si rompe un po’ le palle, ma piste che portano in autostrada? piste usate come parcheggi? boh….mai viste

                PS so che non otterrò mai risposta (un po’ come la famosa applicazione di google map che potrebbe spiarmi a cellulare spento) ma sarei curioso di sapere quale finanziamento è legato “al chilometraggio delle piste ciclabili sul territorio comunale”

              • Miguel Martinez scrive:

                per roberto

                ” sarei curioso di sapere quale finanziamento è legato “al chilometraggio delle piste ciclabili sul territorio comunale””

                Su questo non so rispondere… so semplicemente che il Comune di Firenze si vanta all’estero di essere una città “all’avanguardia nelle questioni ambientali” e come prova tira fuori sempre il numero di chilometri di piste ciclabili.

                Non so se esiste un motivo concreto per farlo, so soltanto che tutti sono bravi a far camminare per chilometri e chilometri un camion che lascia dietro una scia sull’asfalto e chiamare il risultato “piste ciclabili”.

              • Francesco scrive:

                Celle Ligure vantava una pista ciclabile lunga … 18-20 metri, ho vista di persona.

                A Milano c’è una pista ciclabile di 200 mt che inizia in una piazza e finisce alla fermata del bus.

                Temo che in Italia molte cose siano veramente fatte alla cazzo, sapendo che i cittadini se lo aspettano e che il voto è ancora ideologico.

                Ciao

          • Francesco scrive:

            si vede benissimo dalla macchina, anche a Milano il sindaco “rosso” ha fatto un tot di ciclabili disegnate.

            rispettarle è questione di scelta, anche perchè il corpo dei vigili è stato sciolto nel 1958 e da allora non se ne vedono più in giro

  17. Mauricius Tarvisii scrive:

    Per chiunque sappia.

    Sua Nullità Ursula von der Leyen ha consigliato di mandare le bollette di luce e gas a Mosca (“Send those bills to Moscow, that’s where they belong”). Qualcuno conosce la procedura da seguire? C’è un portale, oppure l’invio deve essere cartaceo? E quali sono i tempi di pagamento previsti? Funziona anche in caso di domiciliazione bancaria, oppure è necessario avere un conto corrente presso un istituto di credito russo?

    Grazie!

    https://www.euronews.com/my-europe/2022/09/14/live-ursula-von-der-leyen-delivers-her-annual-state-of-the-union-speech

    • PinoMamet scrive:

      La retorica gigionesca e inconcludente pare la specialità della von der Leyen.

      Una bella frase non costa niente, una brutta meno ancora.

      Ricordo che citò (mi pare in lingua originale, almeno), premiandola, la frase della schermitrice Bebe Vio, “se è impossibile, allora si può fare”.
      Naturalmente non vuol dire niente, ma di certo è carina da scrivere sulla pubblicità di scarpe, magliette o shampoo antiforfora.

      Basta che non sia anche il principio ispiratore della von der Leyen, altrimenti siamo fritti 😉

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ pino mamet

        “von der Leyen”

        A parte una certa (almeno per me) attrattiva fisica e simpatia personale, la von der Leyen ha una biografia politica che per certi versi manco Salvini e Meloni. A differenza di loro due è figlia d’arte; il padre era ministro.

        https://it.wikipedia.org/wiki/Ursula_von_der_Leyen

        Ha studiato un po’ archeologia, un po’ economia e un po’ medicina. Sembra abbia scopiazzato per metà la tesi di dottorato ma non è stata sanzionata (dicono) per un conflitto di interessi di chi la doveva giudicare.

        E’ stata ministro della difesa Tedesco nel periodo forse più imbarazzante per la Bundeswehr. E’ stata coinvolta in due scandali, uno per certi elicotteri e uno per certe consulenza.

        Mi dicono fonti informate che durante le penultime grandi manovre NATO in Norvegia (le ultime si sono svolte in Ucraina neanche un anno prima della ‘operazione speciale’, tu guarda un po’ il caso) il contingente Tedesco si sia presentato senza fucili perché l’Esercito non ha fatto in tempo a comprarglieli.

        Ho sempre sospettato che Berlino l’abbia rifilata alla UE per levarsela dai piedi.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          Invece queste storie sulla Bundeswehr mi fanno pensare vieppiù male della Cancelliera. Va bene persistere nella Ostpolitik ma neppure il Papa mette la testa nella bocca dell’orso dopo aver disarmato la Guardia Svizzera!

          A parte questo, anche a me Ursula pare in linea con la carica che ricopre: ectoplasmi entrambe.

          Fortuna che gli elettori hanno mandato a casa i democristiani tedeschi di linea merkeliana.

        • roberto scrive:

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          “Ho sempre sospettato che Berlino l’abbia rifilata alla UE per levarsela dai piedi.”

          Questo è un modo di pensare/fare tipicamente italiano che porta alla situazione “non contiamo una fava”

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Roberto

            “fava”

            Può darsi.

            Alla seconda elezione del Parlamento europeo ricordo di aver visto un santino elettorale di un candidato democristiano del nostro Mezzogiorno che diceva testualmente : “La Comunità Europea è una Cassa per il Mezzogiorno che parla francese”.

            Però il CV della von der Leyen è davvero imbarazzante. Lo sarebbe pure in Italia.

            Da noi almeno si sa che certe persone fanno carriera perché parenti delle nipotine di Mubarak. Ma in Europa chi gioca il ruolo di Silvio?

            Non depone a favore delle istituzioni europee avere una persona così a capo della Commissione. Confermo dunque il mio sospetto.

            Del resto, se l’Unione Europea è vista da molti come un condominio franco-tedesco cui gli altri (a cominciare da noi) abdicano in cambio di soldi ci sarà un perché.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • roberto scrive:

              andrea

              “Però il CV della von der Leyen è davvero imbarazzante. Lo sarebbe pure in Italia.”

              è stata ministro per 15 anni (prima di essere ministro della difesa, è stata ministro del lavoro e prima ancora della famiglia)….poi certo uno dei tuoi innumerevoli conoscenti ci racconta che i soldati tedeschi vanno alle esercitazioni senza armi 🙂

              personalmente preferirei che il presidente della Commissione avesse un curriculum da primo ministro (e UVDL è abbastanza lontana dal mio campo politico), ma dire “imbarazzante” mi sembra quanto meno ingeneroso.

              • Francesco scrive:

                in effetti il suo peggior difetto è essere una cocca di Angela, non certo la qualità del suo CV

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ roberto

                “ministro”

                Vuoi davvero che ti faccia una lista delle castronerie dette e fatte da gente che ha fatto il ministro per quindici anni?

                E non tutti costoro hanno copiato (‘a loro insaputa’, come risulta dal sito Wikipedia, come no 😉 ) metà della tesi di dottorato e sono oggetto di denuncia in sede penale per scandali assortiti.

                Nemmeno Di Maio è sceso a tanto.

                E lo stato di sbando della Bundeswehr lo testimonia non solo la mia conoscenza, ma la stessa figura barbina fatta da Berlino negli aiuti all’Ucraina

                https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/22_luglio_27/farsa-carri-armati-tedeschi-ucraina-a1ea6c7a-0dc2-11ed-acc0-8ab174f71e7d.shtml

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • roberto scrive:

                andrea

                “Vuoi davvero che ti faccia una lista delle castronerie dette e fatte da gente che ha fatto il ministro per quindici anni?”

                no grazie anche perché la lista di castronerie sarebbe inevitabilmente soggettiva, parziale e non verificabile

                mi piacerebbe invece capire cosa intendi per “CV davvero imbarazzante”

                io la mia l’ho detta, quella di presidente della commissione dovrebbe essere un posto per gente che è stata primo ministro

                PS l’articolo di rampini che citi che dovrebbe trattare di una presunta figuraccia della bundeswehr (dico presunta perché non posso leggerlo) è del 2022, tre anni dopo la partenza di ursula….

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ roberto

                “CV”

                Penso concorderai che essere riconosciuto come uno che ha copiato la tesi di dottorato non sia un buon viatico.

                Non lo è neanche essere stato ripetutamente coinvolto in scandali.

                Poi, è vero che l’articolo che ho citato si riferisce a un fatto avvenuto dopo il mandato della von der Leyen. Ma lo stato comatoso in cui versa la difesa Tedesca (NON l’industria Tedesca della difesa, che rimane esemplare!) è noto da anni, e del resto un episodio come quello raccontato da Rampini non nasce dal nulla. (E lo stesso vale per l’episodio sui fucili che ho riportato io).

                Ad esempio, nella stampa specializzata lo stato dell’artiglieria tedesca nel 2018 (sotto la von der Leyen) è tuttora sinonimo di inefficienza, tanto da essere usato come termine di confronto per elogiare quanto c’è di buono (!) nell’Esercito Italiano

                https://www.rid.it/shownews/4814

                e lo stesso vale se si esce dall’ambito degli specialisti e si gira in Rete

                https://it.quora.com/Con-quale-esercito-europeo-quello-italiano-avrebbe-la-meglio-in-un-possibile-scontro/answer/Bruno-Lupis-1?ch=8&oid=198101835&share=7ea57261&srid=pLss4&target_type=answer

                La cosa di per sé non è strana. Avere forze armate credibili non richiede per forza essere molto ricchi e dotati di tecnologie molto avanzate. Richiede soprattutto avere un’opinione pubblica disposta a considerare valide e meritevoli la vita militare e le spese relative.

                Può essere vero in Israele, Cile o USA; certo non lo è in Italia, e probabilmente neanche in molti Paesi arabi; fino a pochissimo tempo fa non lo era in Germania.

                E in un contesto poco favorevole difficilmente un politico di valore va alla Difesa, perché farlo serve quasi solamente a garantirsi clientele – visto il rilevante importo di molte commesse militari anche nei Paesi più ‘panciafichisti’.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Andrea

                dovresti però imparare a distinguere i fatti dalle tue opinioni, preferenze, pregiudizi e antipatie.

                e pure dagli aneddoti.

                Piuttosto, ci sono esempi storici di civiltà risollevatesi dopo aver avuto per decenni solo politici di infimo livello?

                😀

              • Alam al-mithal scrive:

                “Piuttosto, ci sono esempi storici di civiltà risollevatesi dopo aver avuto per decenni solo politici di infimo livello?”

                Sì. O no. A seconda di come si vede la questione storiografica continuità/rottura.

                “no grazie anche perché la lista di castronerie sarebbe inevitabilmente soggettiva, parziale e non verificabile”

                E’ vero, ma o si riesce a stabilire un ragionevole criterio di oggettività nel dialogo razionale, che non degeneri in dogmatismo, o tutta la comunicazione, e la conoscenza, degenera in questo. Vedi il “Po-mo”, che è semplicemente un aggiornamento di Protagora di Abdera. Dei sofisti in generale.

              • roberto scrive:

                Alam

                “E’ vero, ma o si riesce a stabilire un ragionevole criterio di oggettività nel dialogo razionale, che non degeneri in dogmatismo, o tutta la comunicazione, e la conoscenza, degenera in questo.”

                eh certo, ma a parte criteri davvero minimi (immagino che un politico che violenta i bambini non piaccia a nessuno….ma poi penso ad un nostrano ultrasettantenne che andava con una prostituta minorenne fra gli applausi della folla) sia davvero impossibile trovare “criteri oggettivi” quando si parla di politica….

              • Alam al-mithal scrive:

                Invece penso sia possibile, di più, necessario, però richiede di tornare all’analisi filosofica dei fondamenti. Per come la vedo io Metafisica, antropologia (non la disciplina accademica) ed etica sono, insieme alla gnoseologia, inseparabili e ogni idea politica in realtà li implica, implicitamente o esplicitamente. Ma certamente, anche trovando delle buone basi oggettive (provvisorie, ad ogni fase storica bisogna tornarci, senza recidere la relazione con il passato, i “classici” ma senza imbalsamazioni) che permettano la conunicazione, non vuole certo dire che queste saranno accettate come tali, ma questo è un’altro problema. Quello dei sofisti che guadagnano e di Socrate che beve la cicuta.

  18. Mauricius Tarvisii scrive:

    Intanto pare che la mediazione di ieri non abbia proprio risolto tutti i problemi tra Armenia e Azerbaigian, visto che continuano i bombardamenti.
    https://www.rainews.it/articoli/2022/09/armenia-azerbaigian-continuano-i-combattimenti-e730166f-4d1f-497b-86c0-056a75fc8bec.html

    Gli armeni accusano gli azeri di aver sparato sui russi (che fanno interposizione da quelle parti), ma i russi non confermano.
    https://news.am/eng/news/720119.html

    Per la rubrica “articoli invecchiati male”, ecco cosa scriveva certo atlantume sull’Armenia un paio di settimane fa.

    “Non è chiaro contro chi si senta minacciata in modo da accettare di agire come base militare russa avanzata e stato delegato. Dopotutto, la normalizzazione delle relazioni tra Turchia e Armenia sta entrando in una “nuova fase” con progressi registrati dopo quattro incontri faccia a faccia e centinaia di telefonate tra rappresentanti di entrambi i paesi. L’UE sta mediando i negoziati per un trattato di pace postbellico tra Armenia e Azerbaigian.
    La normalizzazione delle relazioni dell’Armenia con i suoi due vicini – Turchia e Azerbaigian – dovrebbe portare a porre domande in Armenia sul motivo per cui il Paese ha bisogno di così tante basi militari russe. Se non vogliono difendere il Paese dai vicini, con i quali verranno firmati trattati di pace, le basi militari russe possono svolgere solo una funzione, ovvero fungere da avamposti anti-occidentali.”

    https://lindro.it/perche-l-armenia-e-ucrainofobica/

    Non è detto che nell’ennesimo conflitto caucasico abbiano ragione gli armeni, ma questo è solo l’ennesimo esempio davanti al quale vale la pena domandarsi quanta merda possiamo avere nel cervello noi occidentali quando pensiamo che il mondo intero debba allinearsi alla nostra ossessione mediatica del momento.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “Non è detto che nell’ennesimo conflitto caucasico abbiano ragione gli armeni”

      Sospetto (ma mi posso sbagliare) che il governo turco abbia capito che la Russia sta vivendo un momento difficile, e quindi abbia colto l’occasione per sferrare un attacco decisivo da parte dell’Azerbaijan contro uno stato protetto dalla Russia.

      Ricordo che il genocidio degli armeni non avvenne a caso: gli armeni anatolici (a differenza di quelli di Istanbul) avevano sostenuto subito l’invasione russa nel novembre del 1914. Da qui la decisione tremenda di sterminare la “quinta colonna” filorussa (con l’aiuto dei volenterosi carnefici kurdi).

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “kurdi”

        Un ingegnere turco mio collega mi disse anni fa che in Turchia a lui a scuola a ebano insegnato che i fatti del 1915 erano “l’eliminazione di spie russe”.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  19. tomar scrive:

    Francesco: “Cile? Svezia? USA? guerra in Ucraina, Siria, Libia, Iraq, Etiopia/Eritrea/Somalia? a Formosa? elezioni in Brasile? davvero è impossibile avere notizie su dove succede qualcosa e tocca il dibattito su Peppa Pig?”
    Giustissimo Francesco, ma, se non quel giorno, su quei paesi e su quei temi degli articoli sulla stampa ne sono usciti. Ora, io non seguo da anni la stampa su carta (a parte Internazionale) ma quella online abbastanza e nell’ultima settimana non mi sembra di aver trovato (corrigetemi se sbaglio) uno straccio d’articolo sul fatto che in Pakistan è letteralmente finito sott’acqua un terzo del suo territorio (una superficie grande come tutta l’Italia), con migliaia di morti, 33 milioni di persone colpite in modo più o meno grave e un imminente carestia data la distruzione dei raccolti e delle aree agricole più fertili del paese, che richiederanno molti anni per ritornare tali.
    Io me sono accorto appunto soltanto perché ho trovato 4 pagine di articoli su questo immane disastro sull’ultimo numero di Internazionale. Scusatemi se faccio una supposizione sbagliata, ma non è che anche fra i molto attenti frequentatori di questa pagina nessuno o quasi s’era accorto di questa immane catastrofe?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Avevo letto di alluvioni in Pakistan, ma non è che abbia attirato troppo la mia intenzione in quanto:
      – ad oggi, contrariamente alla carestia in Afganistan (di cui non parla nessuno, ma ricordo che i governi occidentali ne hanno approfittato per stringere ancora di più le “sanzioni” e strangolare il paese), non ha avuto risvolti sul nostro mondo vicino
      – in generale la regione monsonica si caratterizza per questo genere di catastrofi
      – non è che sia un argomento di discussione. Nel senso che non puoi usarlo se non per accusare gli interlocutori di insensibilità

    • Francesco scrive:

      mi sa che del Pakistan hanno parlato pure i TG anche se con una impressionante mancanza di empatia

      pare che quelli lì non rientrino nella “fratellanza umana” per qualche motivo

      • Alam al-mithal scrive:

        “per qualche motivo”

        perchè, come usato specie in area ideologica e propagandistica, è un concetto elastico, si può espandere o restringere a piacere.

  20. tomar scrive:

    Faccio ammenda: ho controllato (ma dovevo farlo prima di scrivere quel post)
    e nell’ultima settimana di agosto articoli sull’alluvione in Pakistan sono usciti sul il fatto, corriere e repubblica: in quei giorni io ero evidentemente distratto tanto che non me ne ricordavo.
    Dato che tendo a stigmatizzare affermazioni poco o per nulla documentate, non posso che rammaricarmi con me stesso di questa trave nell’occhio. Riguardando quel mio testo cialtrone non riesco tuttavia a trovarvi una sola frase da cui si possa arguire, se non da un punto di vista paranoico, che il suo scopo fosse di “accusare gli interlocutori di insensibilità”.

  21. Alam al-mithal scrive:

    Bello il discorso sulle premesse. Penso, spero, di aver fatto qualcosa del genere e di continuare a farlo, portare a chiarezza concettuale le premesse e poi continuare a pensare e agire di conseguenza, controllando la mappa (e quindi le premesse) a tappe. Ambito filosofico, insomma.

    Molto bello il quadro non lo conoscevo o me ne ero scordato. Bella anche la recita-canzone. Mi ricorda, anche se non c’entra (o forse sì?), la visione del Tempo in Momo, il libro di Ende. Solo, il riferimento agli oceani del nulla… mah il nulla è un concetto, se si riferisce a qualcosa, esso c’è, dunque non è nulla. Ma d’altronde, chissà, forse è come per i cabalisti dire che Dio è nulla, ovvero definirlo in relazione all’esistenza è limitare l’assoluto.

    • Alam al-mithal scrive:

      Peraltro l’argomento sulle premesse e la comprensione viene a proposito, ho cominciato a studiare Gadamer.

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