La disputa di Alice e Babbo Natale

Babbo Natale, il golem buono e trasversale del consumo natalizio, è una figura demoniaca dei nostri tempi, che contribuisce alla deformazione e al pervertimento di solito irrimediabile delle più giovani generazioni.Se si osa dire questa banale verità, si viene accusati di voler privare tali giovani generazioni della magia dell’infanzia.

Vorrei proprio sapere cosa avrebbe di magico questa sorta di facchino per conto della GD (Grande Distribuzione), la cui magia consiste nel far comparire merci; cosa avrebbe di magico la sua fabbrica di giocattoli dove non si sciopera mai; o il suo costume indossato per le vie commerciali da decine o centinaia di replicanti immigrati e precari.

Babbo Natale porta addosso poi il segno più chiaro dell’artificialità: il moralismo. Creatura imposta dai genitori ai figli, che aiutano a stilare le famigerate Lettere a Babbo Natale, la sua funzione più evidente è quella ricattatoria Babbo Natale arriverà solo se ti comporti bene.[1]

Se mi è lecita una nota personale – la mia grande fortuna è di essere cresciuto con una visione opposta, che rivendico fieramente.

Sapevo da sempre che il Babbo Natale di cui si parlava (a quei tempi relativamente poco) era una truffa. Invece, la mia magia veniva dai libri di Lewis Carroll, Alice’s Adventures in Wonderland e Through the Looking Glass and what Alice Found There.

Dico “libri”, e ne cito i titoli in inglese, perché si tratta per me sempre e solo di libri in lingua inglese. So che ne traggono film e fumetti e gadget e quant’altro da oltre un secolo, so che l’Industria del Bambino Felice ne ha estratto miliardi da far spendere in cocaina ai propri dirigenti; ma grazie a Dio, non ho mai avuto contatti diretti con nulla di tutto ciò.

Alice_par_John_Tenniel_34

Babbo Natale è un’imposizione dei genitori ai figli, e dell’intero sistema sociale ai genitori. Babbo Natale è disciplina ricattatoria. E la sua unica mission (per usare l’aziendalese, che non è l’inglese) consiste nella mediazione di merci.

Lewis Carroll fu l’esatto contrario.

“Il perché di questo libro non può e non deve essere spiegato a parole. Le persone per cui la mente di un bambino è un libro sigillato e che non vedono nulla di divino nel sorriso di un bambino leggerebbero invano tali parole; mentre chiunque abbia amato un bambino, non ha bisogno di parole. Perché lui avrà conosciuto la awe che cade su qualcuno che si trovi in presenza di uno spirito uscito fresco dalle mani di Dio, su cui non è ancora caduta alcuna ombra di peccato, e solo il tocco più esterno dell’ombra del lutto; avrà sentito l’amaro contrasto tra l’egoismo che guasta le sue migliori azioni e la vita che è solo amore che trabocca. Perché penso che il primo atteggiamento di un bambino verso il mondo consista in un semplice amore verso tutte gli esseri viventi. E avrà appreso che la migliore opera che un uomo possa compiere sia quando agisce solo per amore, senza pensare alla fama o al guadagno o a un premio terrestre”.[2]

Non si tratta affatto di un esercizio di retorica.

Prima di tutto, Alice non nasce per fama o guadagno, ma effettivamente per amore, grazie anche – ovviamente – alla violenza di un sistema sociale che con la fatica dei contadini e degli operai poteva permettere a un timidissimo epilettico di vivere come matematico. Come la stessa violenza ha permesso che esistesse, per la prima volta, una vera e propria infanzia con cui quel matematico potesse comunicare.

L’amore è quindi la condizione fondamentale dell‘autenticità – e nel racconto di Babbo Natale non si trova traccia, né dell’uno né dell’altra.

Lewis Carroll non fu certamente un sovversivo politico; eppure la sua opera sottintende un’idea davvero rivoluzionaria, possibile solo grazie alla natura indefinita della religione anglicana: la verità si trova dentro lo “spirito uscito fresco dalle mani di Dio”. L’anima non proviene dal peccato, da cui la deve guarire la correzione sociale; piuttosto, per Carroll, l’anima si guasta, tra lutto, peccato ed egoismo, nel corso della vita.

“Still she haunts me, phantomwise.
Alice moving under skies
Never seen by waking eyes.”

Chi invece è in grado di ascoltare ciò che vive dentro il bambino, è sopraffatto da ciò che Lewis Carroll chiama con quella meravigliosa e intraducibile parola inglese che è ‘awe’ – una parola che lascia, letteralmente, a bocca spalancata.

La morale implica distinzione: questo si può fare, questo no… invece, l’atteggiamento primario di un bambino consiste nel “semplice amore verso tutte gli esseri viventi“. Questo rifiuto di operare una distinzione è quindi amorale (non immorale); e tutta l’opera di Lewis Carroll è infatti assolutamente amorale. Non pretende di insegnare nulla, non indica esempi né positivi né scellerati.

Ma scorre con l’amore radicale che c’è nel bambino, nei suoi punti di vista imprevisti, arricchito solo dall’ironia e dal dominio del linguaggio dell’adulto.

Nella storia di Babbo Natale, sono i grandi magazzini che parlano, con la complicità dei genitori.

Nella storia di Alice, è Alice che parla, racconta, si perde, si addormenta, si risveglia e ride, si tira su le maniche e con bright eager eyes, raccoglie eccitata le piante profumate che crescono nel fiume.

“What mattered it to her just then that the rushes had begun to fade, and to lose all their scent and beauty, from the very moment she picked them? Even real scented rushes, you know, last only a very little while – and these, being dream-rushes, melted away almost like snow, as they lay in heaps at her feet – but Alice hardly noticed this, there were so many other curious things to think about”.

Note:

[1] Ci deve essere un motivo, poi, per cui i genitori preferiscono scaricare sul Grande Distributore Automatico Rennamunito le complessità psicologiche implicite nello scambio di regali, invece di vivere speranza, gratitudine, felicità e disappunto insieme.

Lewis Carroll (Charles L. Dodgson), The Complete Illustrated Lewis Carroll, with an introduction by Alexander Woollcott, Wordsworth Editions, 1996, Ware, UK, p. 7.

 

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54 risposte a La disputa di Alice e Babbo Natale

  1. abdannur scrive:

    In ambito religioso, la distinzione morale è la porta d’accesso alla visione unificata; il Furqan (“il Discrimine”, altro epiteto tradizionalmente attribuito al Corano) introduce alla conoscenza del Wahid (“l’Unico”), “Ciò cui nulla è simile”, e dunque che non né equiparabile né contrapponibile ad alcunché – “l’Uno-senza-un-secondo” della tradizione hindu. Conoscenza, prossimità, estinzione, che spesso induce un’amorale santità, da cui i saggi mettono in guardia, in quanto esempio incomprensibile ai più, prima che come condotta in sé scorretta.

    In ambito natalizio, la perversione di questo processo è esemplificata alla perfezione. La morale, degradata a moralismo, introduce al mondo uniforme, omogeneo, omologante, del flusso commerciale standardizzato. Ancora una volta, dai molti all’Uno, ma in senso tutto materiale e peggiorativo, stavolta.

    Babbo Natale è il dantesco Virgilio dei nostri giorni, che guida diligentemente entro un’immaginario capovolto da capo a piedi.

  2. georgiamada scrive:

    Tanti auguri, miguel

    georgia

  3. utente anonimo scrive:

    Rock & Troll

  4. 6by9add6add9 scrive:

    Carino il post Miguel e dovrebbe far riflettere davvero..

    un saluto.

  5. utente anonimo scrive:

    Dopo le troie trionfali ti sei ripetuto con questa filippica tra Santa e Alice… e paragoni una storia (tail) a una morale collettiva (common sense).

    Come pensi che si trasmettano i valori di fratellanza: leggendo Alice in the wonderland? o uniformandosi nei comportamenti (positivi in questo caso).

    Vabbe’… torna alle troiette trionfali che tanto ti eccitavano… e lascia Alice, con i suoi pesantissimi doppi sensi (oh che strano che l’hai ignorato nell’articolo) la dove deve stare (una fiaba uguale/diversa a 1000 altre da quelle africane a quelle inuit).

    Guarda… oggi, che e’ Natale non ti insulto nemmeno 🙂 anche se lo penso.

  6. kelebek scrive:

    Per n. 5

    Tail vuol dire coda, come in the Mouse’s tail.

    Firmare, anche con uno pseudonimo, ti fa troppa fatica?

    Miguel Martinez

  7. utente anonimo scrive:

    Babbo Natale, il golem buono e trasversale del consumo natalizio, è una figura demoniaca dei nostri tempi, che contribuisce alla deformazione e al pervertimento di solito irrimediabile delle più giovani generazioni.

    un po’ sopra le righe, suvvia.

  8. LaPat82 scrive:

    La disputa di Alice e Babbo Natale

    [..] Babbo Natale, il golem buono e trasversale del consumo natalizio, è una figura “demoniaca” dei nostri tempi, che contribuisce alla deformazione e al pervertimento di solito irrimediabile delle più giovani generazioni. Se si osa dire questa banale veri [..]

  9. irSardina scrive:

    Babbo Natale…

    Ci pensavo proprio stamattina. si potrebbe dire che Babbo Natale è, tutto insieme, il primo indicatore dell’indice d’inflazione e della diseguaglianza con cui il bambino viene a scontrarsi.

    Ho voglia, io, Sardina bambina di fare da brava se poi Ritvanetto che è pestifero riceve lo stesso i regali e anche più belli dei miei!

    Tuttavia Carroll mi sembra un autore le cui letture siano da apprezzare in età, se non adulta, almeno adolescenziale. Certi brani ti proiettano più che in un mondo fantastico in un mondo lisergico e non so se un seienne sia pronto a un’esperienza del genere.

    Questa è stata l’impressione che ho avuto leggendo ad esempio “Il falegname e il tricheco”. Sarà stato uno scherzo dei traduttori? :-))

    Sardina

  10. utente anonimo scrive:

    Per n. 5

    Tail vuol dire coda, come in the Mouse’s tail.

    E’ ovvio che volevo scrivere “tale”… che fai a gara per vedere se vivendo qua mi ricordo ancora l’italiano o l’inglese ?

    La sostanza non cambia…

    Quale pseudonimo vuoi: ti ho mosso una critica reale perche’ mescoli comportamenti sociali a fiabe.

    cheers

  11. utente anonimo scrive:

    Babbo natale é l’iniziazione alla menzogna.

    Mentire é normale (lo fanno i genitori, la tv e persino la maestra), é bello e divertente (“la magia del natale”) e soprattutto, nonostante tutte le palesi contraddizioni alla portata di un duenne di questa prima MegaCospirazione, CONVIENE CREDERCI (che arrivano i regali).

    Si inzia cosí e si finisce votando, liberi cittadini nell’era democratica post-spaziale.

    PS: In etá giá avanzata c’e’ persino chi arriva a credere in un santaclaus che da una grotta afgana manda megaregali a tutti gli antimperialisti… 🙂

    piterpan

  12. PinoMamet scrive:

    A me Babbo Natale ricorda gli anni ’80 (schifosi per giudizio unanime di tutti, tranne qualcuno che, guarda un po’, era bambino proprio in quegli anni e non ha studiato abbastanza per sviluppare gli anticorpi).

    Quei film ambientati a New York, commedie dove ogni tanto appare la figura di Babbo Natale, magari in forma di un suo avatar da centro commerciale con barba finta (Una poltrona per due) e che alla fine esaltano il successo economico-commerciale.

    L’utilizzo della figura di Babbo Natale come simbolo dell’anima del commercio nella commedia: sarebbe un titolo da tesi, ma se mi laureo un’altra volta giuro che lo faccio sulle figure retoriche nelle canzoni di Edoardo Vianello.

    -Poi ci sono i filmetti per bambini under 5, che servono a far in modo che i bambini facciano finta di credere a Babbo Natale accettandolo con il meccanismo della sdrammatizzazione (se lo sdrammatizzo vuol dire che esiste…), gioco che pure mostra la corda (ormai si è visto di tutto, e Babbo Natale continua a sembrare finto); ma quelli sono un’altra storia, sono fatti semplicemente perché qualcuno deve lavorare.-

    Vabbè, buone feste a tutti.

    Ciao!

  13. utente anonimo scrive:

    Grazie, Miguel.

    Il più bel dono natalizio che potesse giungermi dal web.

    Sereni giorni a te

    Annamaria

  14. utente anonimo scrive:

    questo babbo natale, soprattutto, ci distrae con tante merci e promesse per “bravi (?) bambini” da quel sentire che dovrebbe permetterci di riconoscere in ciascun altro l’essenza del Bambino, semplice amore verso TUTTI gli esseri viventi.

    Auguri a tutti

    F.

    http://www.youtube.com/watch?=MXlErJOmLTc

  15. mariak scrive:

    Babbo natale é l’iniziazione alla menzogna.

    maria

    e la befana cos’è la sua continuazione ?

    Il babbo natale di oggi, prima la sua presenza era molto più lieve, è lo specchio del consumismo esasperato di questi tempi che utlizzano tutto pur di fare affari, cosa c’entrano la menzogna e la credulità futura?

    Io da bambina ero contenta che la befana e babbo natale mi portassero qualche regaluccio che non vedevo mai durante l’anno, ero affascinata anche dall’albero di natale e dalla capannuccia, eppure in casa non erano credenti, ma quelle usanze popolari erano praticate senza troppi interrogativi e più che per nascondere carenze, che ci saranno state, per meravigliare e festeggiare i più piccoli della famiglia.

    Anche a me pare che il post sia un po’ sopra le righe, anche se ha un fondo di “verità”

  16. roseau scrive:

    Da notare il processo di sterilizzazione moralistica e rassicurante, ad uso più degli adulti che dei bambini, attuato dalla Disney nella trasposizione in film d’animazione di Alice nel Paese delle Meraviglie e di Pinocchio, che, come ogni buon libro per l’infanzia, contengono dosi abbondanti di ambiguità, suspence, paura, incongruità logiche ecc…

    La stessa Alice, sia quella che ha ispirato il romanzo, sia quella della storia, è affascinante perché “demonica”, incoercibile alle convenzioni, alle buone creanze, alle decenze vittoriane (ma anche contemporanee) degli adulti. Alice Liddell era una piccola strega, una ninfetta nel senso etimologico del termine, capace di avvincere a sé, ancora completamente ignara delle gabbie imposte dal gender e dalla maturità sessuale, il timidissimo, epilettico Lewis Carroll. Il potere di seduzione -ignaro della gravezza della sessualità e del desiderio- di Alice risiede nella sua volontà di potenza quasi demiurgica: è lei che fa sì che le si inventino fiabe che le liberino il mondo che ogni giorno crea e distrugge a piacimento, che la si adori e se ne abbia timore come di una piccola divinità capricciosa, da portarsi in processione sul fiume.

    Non mi stupisce che molti critici moralisti, con la mente tutta orientata verso il consumo sessuale e culturale, abbiano visto nella relazione tra Carroll e Alice qualcosa di simile alla pedofilia.

    Ma basterebbe leggere la biografia della Liddell per capire che, anche da grande, aveva conservato quell’ espressione di tedio infantile, di lieve irrisione, di capriccio protervo, che aveva nell’ infanzia, e che l’ha resa musa di William Holman Hunt o di Dante Gabriel Rossetti. L’espressione è quella di certe Madonne annunciate neghittose, che, appunto accolgono lo spirito uscito fresco dalle mani di Dio .

    Babbo Natale mi ha sempre fatto paura: un omone esageratamente rdanciano, con le guance troppo rosse, vestito in maniera discutibile: somiglia al Mangiafoco colodiano, spacciante divertimento ai bambini in cambio di un’ amara contropartita: la riduzione in burattino, o in schiavo.

  17. utente anonimo scrive:

    Roseau:-))))

    Babbo Natale e Alice sono temi profani.

    La madonnina ce la metti tu.

    Pure io, con le mauiscole ma, guarda caso, domani è Natale per davvero.

    Punto.

    F.

  18. roseau scrive:

    Per F. :

    Perché, secondo te le Madonne preraffaellite, che hanno a che fare più con una Lolita che con il l’ Annunciazione, non sono un tema profano?

    Babbo Natale è più che un tema profano: è un tema de-sacralizzante. Lo scambio dei regali spacciati -simbolicamente o non- dal fattorino rossovestito turba la sacertà dei rapporti tra individui. Io è da quando ero piccola che sento ripetere: “Aiuto, il tale mi ha fatto un regalo, come posso disobbligarmi?”

    Il dono è vissuto come una pena collettiva o come un tormento, rivelando pienamente la sua radice ambigua gift , sia dono che veleno.

  19. paniscus scrive:

    per Maria, n.16:

    il punto è che sbattere il muso sul Babbo Natale attuale, come capita a chi ha figli piccoli adesso dopo aver ignorato il problema per decenni, è tutt’altra cosa che fare i conti con il Babbo Natale lieve e fiabesco che ricordi tu.

    Ti assicuro che fino a tre o quattro anni fa nemmeno noi ci vedevamo nulla di sgradevole, nella storiella.

    Frequentando uno spaccato medio di famiglie di oggi con bambini in età di scuola materna o elementare, e soprattutto frequentando virtualmente forum telematici a tema “infantile”, ad alta densità di Mamme Italiane Medie, capita invece di vedere le classiche cose che voi umani non potete immaginare.

    Storie di contrattazioni snervanti a partire da due mesi prima su che cosa si può “chiedere a Babbo Natale” e che cosa no;

    di “letterine” infarcite di dettagliatissime istruzioni prese di peso dalla pubblicità televisiva;

    di bambini che non hanno nessuna voglia spontanea di scegliersi il regalo e che preferirebbero di gran lunga la sorpresa… ma che vengono spinti dalla famiglia a scrivere ugualmente la famigerata letterina, perché “si deve fare così”, e cacciati in imbarazzo pesantissimo;

    di mamme che chiedono consiglio ad altre mamme su come fare a “pilotare” i desideri del figliolo in modo che finisca con lo scrivere nella lettera quello che i genitori hanno già deciso di comprare;

    di genitori che impediscono a parenti e amici di fare al bambino anche qualche regalino a proprio nome OLTRE a quelli canonici di Babbo Natale, “perché non deve capire che a Natale ci si scambiano regali anche fra di noi”, altrimenti gli viene il sospetto;

    e soprattutto, del miraggio di Babbo Natale usato come spauracchio moralistico (anche quello, a partire da due mesi prima), a colpi di predicozzi ossessivi che “se non ti comporti bene non ti porta niente” e “sei sicuro di meritartele davvero, le cose che hai chiesto?”

    E chi tenta di sottrarsi a questa logica, appunto, viene accusato di “voler togliere ai bambini la magia e l’incanto dell’infanzia”.

    Ma la magia e il fiabesco, per loro stessa essenza, non dovrebbero essere qualcosa che esula dalla routine della vita di tutti i giorni, e che, per un momento limitato, consente di sovvertire le regole, le abitudini e le convenzioni ordinarie?

    Ecco, per favore qualcuno mi spieghi cosa ci sarebbe di magico e di incantato in un rituale standardizzato che viene svolto sotto dettatura degli adulti, e che incarna i più banali stereotipi di perbenismo sociale quotidiano.

    Perché, pur con tutto l’impegno, da sola non ci sono ancora riuscita, a capirlo.

    saluti

    Lisa

  20. utente anonimo scrive:

    per Roseau,

    sui doni esu babbo natale dici giusto e molto bene, come al solito.

    sulle “Madonne preraffaelite” non saprei.

    Mi era parso di leggere dell’altro nel tuo commento precedente per via della Madonna maiuscola.

    ciao

    F.

  21. utente anonimo scrive:

    #1

    ecco, il tono dell’intero post mi sembra molto più moralista, nelle intenzioni, di qualsiasi uso si possa fare del Santa commerciale – il quale compare, appunto, esclusivamente in contesti commerciali.

    >una figura demoniaca dei nostri tempi, che contribuisce alla deformazione e al pervertimento di solito irrimediabile delle più giovani generazioni.

    “deformazione” e “pervertimento” in virtù di quale insindacabile giudizio universale, di grazia? rispetto a quale età dell’oro?

    Il bello è che io sono potenzialmente d’accordo con quanto scritto, ma non avrei mai usato un tono così moralista, a rischio di apparire quantomeno ipocrita, ad avere occhi per vedere.

    Ché l’essere umano è sì egoista e autolesionista, ma non così fesso come ci piacerebbe.

    tanti auguri

  22. controlL scrive:

    babbo natale era verde non rosso, come scrisse in un altro post miguel. Ma insomma, buone feste a tutti.p

  23. utente anonimo scrive:

    ti rispondo

    qui

    rosalux

  24. Yupa1989 scrive:

    «Hai mai visto il Nulla, figliolo?»

    «Sì, più di una volta.»

    «E com’è?»

    «È come essere ciechi»

    «Bene! E quando ci siete caduti dentro, vi rimane addosso, il Nulla. Siete come una malattia contagiosa che rende gli uomini ciechi, così che non distinguono più l’apparenza dalla realtà. Sai come vi chiamano laggiù?»

    «No», mormorò Atreiu.

    «Menzogne» abbaiò Mork.

    Ateiu scosse la testa. Le labbra gli si erano sbiancate, come se tutto il sangue lo avesse abbandonato.

    «Come può essere?»

    […]

    «Che cosa sei laggiù, mi domandi? Ma che cosa sei qui? Che cosa siete dopotutto, voi abitanti di Fantàsia? Chimere, visioni fantastiche, immagini di fantasia, invenzioni del regno della poesia, personaggi di una storia senza fine! O forse che tu ti ritieni realtà, figliolo? Be’ sì, certo, qui nel tuo mondo lo sei, Ma una volta che sei passato attraverso il Nulla, non lo sei più. Allora diventi irriconoscibile. Allora sei in un mondo diverso. Laggiù non avete più nessuna somiglianza con voi stessi. Voi portate nel mondo degli uomini accecamento e illusione. Indovina un po’, figliolo, che fine hanno fatto tutti gli abitanti della Città dei Fantasmi che si sono buttati nel Nulla?»

    «Non lo so» balbetto Atreiu.

    «Diventano manie, idee fisse nella mente degli uomini; immagini d’angoscia, là dove non c’è ragione di disperdersi; desiderio di cose che poi li fanno ammalare.»

    […]

    Mork proseguì:

    «Per questo gli uomini odiano e temono Fantàsia e tutto ciò che viene di qua. Vogliono distruggerlo. E non sanno che in tal modo non fanno altro che accrescere il flusso di menzogne che si rovescia incessantemente nel mondo degli uomini, questo fiume di creature di Fantàsia diventate irriconoscibili, che laggiù devono condurre l’illusoria esistenza di cadaveri viventi e avvelenano l’animo degli uomini con il loro puzzo di putredine. Non lo sanno. Non è divertente?»

    «E là non c’è più nessuno», chiese Atreiu a bassa voce, «che non ci odii e non ci tema?»

    «Io comunque non ne conosco nessuno», rispose Mork, «e questo d’altronde non è neppure sorpendente, dal momento che voi stessi laggiù siete costretti a far credere agli uomini che Fantàsia non esiste.»

    «Che Fantàsia non esiste?» ripetp Atreiu sconvolto

    «Ma certo, figliolo», rispose Mork,«questa è anzi la cosa principale. Non riesci a capirlo? solo se credono che Fantàsia non esiste, non verrà loro l’idea di venirvi a cercare. E tutto dipende da questo, perché se loro non vi conoscono per quello che siete veramente si può fare di loro quello che si vuole»

    «Cosa… fare di loro quello che si vuole?»

    «Tutto quello che si vuole. Si ha il potere si di loro. E nulla dà maggior potere sugli uomini che la menzogna. Perché gli uomini, figliolo, vivono di idee. E quelle si possono guidare come si vuole. Questo potere è l’unico che conti veramente. Per questo anch’io sono stato dalla parte del potere e l’ho servito, per avere la mia parte, anche se in modo diverso da come potete fare tu e i tuoi simili»

    «Ma io non voglio aver parte del potere!» gridò Atreiu

    «Resta calmo, piccolo sciocco», brontolò il Lupo Mannaro, «non appena verrà il tuo turno di saltare nel Nulla, diventerai anche tu un servo del potere, senza volontà e irriconoscibile. Chi lo sa a che cosa potrai servire. Forse servirà il tuo aiuto per indurre gli uomini a comprare cose di cui non hanno bisogno, o a odiare cose che non conoscono, o a cose che li rendono ubbidienti, o a dubitare di cose che li potrebbero salvare. Con voi, creature di Fantàsia, nel mondo degli uomini si fanno i più grosso affari, si scatenano guerre, si fondano imperi…»

    Mork osservò per un momento il ragazzo a occhi socchiusi e poi aggiunse:

    «Là ci sono anche una quantità di poveri sciocchi (che naturalmente si considerano molto intelligenti e credono di servire la verità), zelantissimi nel convincere i bambini a non credere all’esistenza di Fantàsia. Chissà, forse sarai utile proprio a loro»

    […]

    «In questo istante il Nulla si è posato come un anello intorno alla città, tu sei prigioniero e non potrai sfuggire alla tua sorte»

    «Così periremo insieme», esclamò Atreiu.

    «Certo, questo è certo», rispose Mork,«ma in maniere ben diverse, mio piccolo pazzo. Perchè io morirò prima che il Nulla sia qui, tu invece ne verrai inghiottito. E questo fa una grande differenza. Perchè quello che muore prima ha concluso la sua storia, la tua invece non avrà fine, continuerà a vivere sempre come bugia.»

    (Michael Ende, La Storia Infinita pp. 154-156)

    =======================

    Mi scuso per la lunga citazione, ma credo che in qualche modo abbia a che fare sia col post di Miguel che con la discussione in atto nei commenti.

    In particolare forse sarebbe da riflettere sull’ambiguità che attraversa i due campi opposti(?) di verità e menzogna, fantasia “libera” e “sfruttamento” (commerciale, ma non solo) della stessa.

    Davvero Alice e Babbo Natale sono il “vero” e il “falso”, per sempre inconciliabili e nemici mortali? O non sono entrambi il falso o non sono entrambi il vero?

    Io mi limito a riflettere su come il mito di Nonno Inverno (come viene chiamato Babbo Natale in altre regioni d’Europa) è anche quello del signore dell’Al di là che, nel tempo critico dell’Anno (quello prossimo al Solstizio), quando la notte si fa quasi eterna, giunge dalle dimensioni altre per far commercio col mondo del di qua e proprio per tramite dei bambini, coloro che nell’immaginario dei secoli sono sempre stati percepiti come esseri umani a metà strada tra il mondo nostro e quelli altri.

    È lo scambio col mondo dei morti che si ha praticamente in tutte le culture a tutte le latitudini.

    Che poi tale costrutto mitico venga declinato e fatto proprio (ma fino a che punto?) dai meccanismi del commercio e della vendita… be’, non c’è tanto da stupirsene, visto che questa sembra sia la cifra dominante del nostro tempo.

    Forse è ben più inquietante che sia fatto invece strumento delle ossessioni dei genitori, così com’è messo ottimamente in luce dal commento di Paniscus; genitori che desiderano a tutti i costi che i bambini vivano un incanto preconfezionato, forse perché ormai incapaci, i genitori, di vivere loro stessi quell’incanto.

    Ma quest’ultima cosa non ha necessariamente ha che fare con la (supposta) perfidia del mercato, quanto anche con le spesso inammesse frustrazioni di un mondo adulto che, disperato, coltiva l’immaginario dell’infanzia come luogo di paradiso immacolato, inviolato, inviolabile e inviolando. Immaginario che, a ben vedere, affonda le sue radici proprio nel periodo Vittoriano popolato da Carroll & Alice…

  25. Harmachis scrive:

    Tanti auguri a tutti!

  26. utente anonimo scrive:

    A me gli anni ’80 sono piaciuti un sacco, e sono nato nel 1968.

    Francesco

    PS Miguel, come ti accade quando dai il megli di te, hai ragione all’80% e torto al 90%.

  27. mariak scrive:

    ciao lisa,

    che replicare, con la tua descrizione , a cui credo, mi hai convinto!

    Caspita quanto tempo è passato dalle “mie” feste

    Aiutoooo

  28. utente anonimo scrive:

    http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/cronaca/borghezio-moschee/2.html

    Padania cristiana??? E dove diavolo sono i cristiani? Io vedo solo devoti al dio denaro.

  29. PinoMamet scrive:

    Francesco:

    ti sono piaciuti gli anni Ottanta?? Davvero??

    Sei l’unico che conosco assieme a un amico rapper (il che non depone a tuo favore 🙂 )

    e faccio notare che l’unica cosa che avete in comune tu e lui è l’America.

    Io li ricordo come un periodo triste e terribilmente malvestito. Cattivo gusto in ogni campo, il che è imperdonabile più di ogni delitto.

    O forse abbiamo solo gusti diversi.

    Miguel

    io non ho a che fare con bambini (i figli degli amici sono troppo piccoli per occuparsi di queste cose); se posso fare un appunto, che poi non è tale, direi che io questi scrittori anglofoni tutti fantasia e innocenza dell’infanzia li ho sempre trovati antipatici e ipocriti, perch i motivi di sfruttamento che dici tu, ma non solo, anche se so per cos’altro (ci devo pensare); se di Alice ho un giudizio neutro, nutro profonda antipatia invece per Peter Pan, che mi pare artificiale, per dirla tutta, quanto e più di Babbo Natale.

    Non porta doni a comando, ecco, questo no.

    Per il resto, sono d’accordo con te 🙂

    Ciao!!

  30. paniscus scrive:

    direi che io questi scrittori anglofoni tutti fantasia e innocenza dell’infanzia li ho sempre trovati antipatici e ipocriti,

    …non ho capito, dove starebbe il concetto di INNOCENZA? 🙂

    Lisa

  31. PinoMamet scrive:

    “in presenza di uno spirito uscito fresco dalle mani di Dio, su cui non è ancora caduta alcuna ombra di peccato, e solo il tocco più esterno dell’ombra del lutto; avrà sentito l’amaro contrasto tra l’egoismo che guasta le sue migliori azioni e la vita che è solo amore che trabocca. Perché penso che il primo atteggiamento di un bambino verso il mondo consista in un semplice amore verso tutte gli esseri viventi”

    Qua.

    🙂

  32. utente anonimo scrive:

    premetto che amo lewis carroll e che anche io ho letto in originale (ho una copia della penguin books in edizione integrale originale con le illustrazioni originali, veramente belle, acquistata nei primi anni ’80), e che concordo pienamente con quanto dici a proposito di babbo natale e di quanto sia “rivoluzionario” carroll, ma devo anche dire, a proposito di amore per i bambini, che su carroll aleggiano pesanti sospetti di pedofilia

  33. utente anonimo scrive:

    …l’amore di babbo natale é scivolato nelle sue renne. E’ la renna il grande sogno carico d’amore, e babbo natale é l’eroe tragico che offre se stesso in sacrificio al consumismo affinché l’amore puro delle renne continui a volare nelle tundre, nelle steppe e nei camini delle stufe a legna e non di tutta l’umanità. Mimetismo di babbo natale che riesce ad essere anche quello che non é! Per fare apparire la creazione l’Uno é diventato multiplo pur restando Uno, ecco il paradosso della Divinità, il paradosso dell’Amore e quando nella ricerca si cade nel pozzo nero é soltanto per poter risalire alla luce bianca…ed in effetti babbo natale é renna verde! auguri a tuttiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!jam

  34. utente anonimo scrive:

    Pino,

    — Io li ricordo come un periodo triste e terribilmente malvestito. Cattivo gusto in ogni campo, il che è imperdonabile più di ogni delitto. —

    “Cattivo gusto in ogni campo” è una locuzione che va benissimo perché è Natale e siamo tutti più buoni 🙂 Ma troverei riduttivo definirla soltanto riduttiva: io direi piuttosto totale sprezzo del ridicolo a 360 gradi 🙂

    Le assurde acconciature di Madonna, i vomitevoli paninari da Zanarini, i primi sfigati col cellulare modello portaerei, il lessico orribile che tentava di scimmiottare in modo patetico le tendenze di oltreoceano.

    E foto di classe di studenti vestiti in un modo che allora doveva sembrare molto “in”, e che visto oggi pare oscillare tra il totalmente casuale e il pugno in un occhio. Un ragazzo che oggi vestisse alla maniera degli anni Cinquanta, Sessanta o Settanta sarebbe probabilmente considerato una curiosità fuori moda. Ma un ragazzo – e ancor peggio, una ragazza – che vestisse alla maniera degli anni Ottanta sarebbe costante vittima di incessanti prese per il culo 🙂

    E Jovanotti.

    Direi che si salvano giusto qualche sano album metal e alcuni pezzi di Dylan.

    Z.

  35. utente anonimo scrive:

    “cattivo gusto in ogni campo,il che è imperdonabile più di ogni altro delitto”.

    Mah.

    C’è qualcosa di peggiore persino dei paninari: sono le accuse di pedofilia costruite su commissione e fomentate da personaggi magari anche ben vestiti che origliano alle porte delle camere da letto in casa d’altri.

    F.

  36. utente anonimo scrive:

    La favola di Babbo Natale è la figura che esprime la finta gioia del mondo capitalista che adopera e sperpera la “filosofia” del consumo come metodo per raggiungere la felicità.

    Le favole di Esopo sono mirabolanti, integrano una morale educativa nel vero senso del termine, confronto alla favola di Babbo Natale!

    Ne cito una e la dedico alla figura del “Babbo”.

    Il cane e la lepre

    Era un caldo pomeriggio assolato di inizio estate arricchito da un cielo limpido e azzurro senza l’ombra di una nuvola. Un grazioso leprottino se ne andava fischiettando allegramente tra le distese fiorite dei campi che circondavano la fattoria in cui viveva. Il tempo quel giorno era talmente bello che al piccolino venne una gran voglia di raggiungere il delizioso laghetto posto al limitare del bosco e, senza riflettere, oltrepassò con un agile salto il recinto di casa, dimenticando le raccomandazioni di mamma lepre che gli ripeteva sempre di non uscire mai dalla staccionata e di non parlare con gli sconosciuti.

    Si avviò così verso la meta ambita, ma il suo cammino venne bruscamente interrotto da un pericoloso cane che, balzandogli davanti gli chiese: “Mio piccolo amico, cosa fai tutto solo per la strada? Non sai che esistono animali che potrebbero assalirti?” Il leprotto preoccupato rispose: “Volevo andare al laghetto”. Cogliendo al volo l’occasione l’astuto animale propose: “Posso accompagnarti se vuoi, così non correrai rischi inutili”. Il cucciolo accettò volentieri, ma fatti solo pochi passi il cane gli piombò addosso catturandolo con una piccola rete che teneva nascosta. Il suo nemico gli legò tutte quattro le zampine impedendogli di fuggire e lo sistemò all’ombra di una pianta, allontanandosi alla ricerca di qualche pezzo di legno per il fuoco.

    Rimasto solo il leprottino cominciò a piangere. Aveva paura.Sapeva che presto sarebbe finito in padella per diventare un ottimo arrostino. Ma proprio quando tutto sembrava perduto ecco che un grande e vecchio orso che aveva assistito. alla scena, approfittando dell’assenza del cane, lo andò a liberare. “Oh, grazie! Mi avete salvato la vita!”. Strillò il cucciolo dalla gioia. “Smetti di gridare” borbottò il vecchio orso “e tornatene subito a casa. In men che non si dica il piccolino si precipitò alla fattoria dalla quale non sarebbe mai dovuto uscire. Quel pomeriggio egli aveva imparato una dura lezione.

    Morale : Dietro ai sorrisi eccessivi e alle cortesie gratuite di persone sconosciute si nasconde spesso un secondo fine subdolo e pericoloso.

    ippocrito

  37. utente anonimo scrive:

    sarei un po’ eno categorico su papà natale ma il resto è molto bello e interessante

    roberto

    ps. io sono del 1973 e gli anni 80 hanno racchiuso il peggio ed il meglio di tutto.

    fra il peggio la pacchianeria e cattivo gusto come dice pino, fra il meglio lo scudetto e la coppa uefa del napoli, i queen, la meraviglia dei primi passi della rivoluzione informatica, l’inizio della fine di un certo opprimente provincialismo…

  38. utente anonimo scrive:

    …Lewis Carrol ha ragione e conosceva bene la cosmogenesi, l’anima non proviene dal peccato perché l’argilla con la quale fu fatto Adamo é estratta dalla Terra Primordiale, e la sua anima che é assimilabile all’anima unica dell’umanità, é entrata in Adamo nel momento di questa ‘Purezza Primordiale’. Il peccato é arrivato dopo, quindi il bene ha fra l’altro anche la caratteristica di essere ‘il Primo’ , ecco perché Alice lo porta dentro di sé come l’amore ed il profumo inebriante delle erbe, cose delle quali non si priverebbe, per nulla al mondo perché sono la sua essenza. I love Alice! bye! jam

  39. utente anonimo scrive:

    Roberto,

    — fra il peggio la pacchianeria e cattivo gusto come dice pino, fra il meglio lo scudetto e la coppa uefa del napoli, i queen, la meraviglia dei primi passi della rivoluzione informatica, l’inizio della fine di un certo opprimente provincialismo… —

    Beh, provincialismo in Italia per quanto mi ricordo ce n’era, eccome se ce n’era. Ancora rabbrividisco quando ricordo espressioni per così dire idiomatiche, come “troppo giusto” o “troppo ganzo”. Direi quasi che in quel decennio si celebrava proprio l’idioma 🙂

    Il resto è soggettivo assai.

    Ad esempio, quando ci avete rubato la coppa Uefa (allora contava ancora qualcosa) con un gol di Laudrup sacrosanto annullato dall’arbitro e una serie vistosa di errori arbitrali nella stessa partita, beh, io non ero precisamente al settimo cielo. E pure lo scudetto del ’90, con quei milanisti espulsi uno dopo l’altro da Lo Bello, non è stato un capolavoro di limpidezza. Lo so, voi in genere replicate che vi siete venduti quello dell’88 e sempre due scudetti sono, e forse avete ragione. Però bleah!

    E poi i Quìn mi han sempre fatto scago 🙂 Ma sui primi passi della rivoluzione informatica tocca darti ragione (a proposito dei pericoli connessi alla quale leggetevi The Cuckoo’s Nest, che lessi in originale e di cui ignoro il titolo italiano, una storia – vera – di spie komuniste e kattivissime).

    Z.

    PS: Per fortuna che Agnelli (molto competente di calcio) ha pensato bene di cacciare Zoff dopo che gli aveva vinto una Coppa Italia e una UEFA lo stesso anno per prendere quel fenomeno di Maifredi…. come per Enea, il ricordo rinnovella l’antico dolore. Mamma mia che roba. Abbasso gli anni Ottanta 🙂

  40. utente anonimo scrive:

    Ippocrito,

    — Morale : Dietro ai sorrisi eccessivi e alle cortesie gratuite di persone sconosciute si nasconde spesso un secondo fine subdolo e pericoloso. —

    E’ quello che sospettavo: l’orso ha liberato la lepre per mangiarsela lui 🙂

    Z.

  41. utente anonimo scrive:

    x martinez e per anonimo n.38:

    Premesso che il cuculo infetta i nidi altrui con le sue uova, e uccide i suoi “fratellastri”, che il leone uccide la prole che sospetta non sua, che il neanderthal si è estinto per mano del sapiens, che la storia dell’uomo nasce e si sviluppa nel sangue e nell’oppressione, che i bambini dell’asilo tendono a isolare i più deboli e a vessarli con crudeltà inaudita, dove collocate voi con precisione questa aurora di “bene” che dovrebbe caratterizzare la “natura” dell’umana specie se non fosse corrotta dalla cultura?

    Nel senso: dove sono le vostre prove?

    Io sospetto che sia proprio questa idea di “bene” originario, corrotto dal tempo, che porta a versare il sangue alla ricerca di un passato di purezza mitico e mai esistito. Laddove c’è il bene, c’è anche il male, e la ricerca del bene è lavorio costante e quotidiano: collocare un “bene assoluto” nel passato o nel futuro implica la rinuncia a cercarlo nel presente.

    rosalux

  42. utente anonimo scrive:

    “Beh, provincialismo in Italia per quanto mi ricordo ce n’era, eccome se ce n’era”

    si certo, ma quello che volevo dire è che negli anni 80 mi sembra che si sia iniziato a considerare “normale” un viaggio a parigi, una vacanza in grecia o studiare per un po’ all’estero, cose che prima erano riservate all’elite (o ai disgraziati che adavano nelle miniere belghe)

    l’erasmus è stato creato nell’86 (o 87?), l’interrail diventa fenomeno di massa in quegli anni…

    roberto

  43. utente anonimo scrive:

    Rosa,

    perfettamente d’accordo con te. Credo che l’istinto di violenza e di sopraffazione siano parte ineliminabile della natura umana, e che la cultura possa al più aiutarci a indirizzare queste pulsioni in una direzione o nell’altra.

    Anche se non credo che Miguel intendesse sostenere le tesi da te stigmatizzate.

    Z.

  44. utente anonimo scrive:

    Precisando meglio, io non credo che siano mai esistiti né il bene né il male assoluto.

    Che poi si identifichi quest’ultimo col comunismo, il capitalismo, il nazismo, l’islam (e magari domani col buddismo o il cattolicesimo) è naturale questione di propaganda: un altro aspetto dell’istinto di sopraffazione, insomma.

    Z.

  45. utente anonimo scrive:

    ti sono piaciuti gli anni Ottanta?? Davvero??

    erano a colori, dopo il grigio degli anni settanta.

    un grigio scelto, voluto, accettato, autoimposto.

    dopo l’era del “we can’t”, anche il blasfemo “we can everything we want” pareva una meraviglia

    Poi io sono cattolico e quelli erano gli anni di un Papa che proclamò Non abbiate paura

    difficile averli vissuti senza amarli

    Francesco

  46. utente anonimo scrive:

    …la tartaruga magica nasconde i suoi auguri sotto la sabbia aspettando che il bene del sole li faccia brillare. La spiaggia é bianca di sabbia e coralli che stanno raccogliendo i raggi del sole. Camminare sui coralli fa lo stesso scricchiolio che si produce camminando sulla neve un po’ gelata. Una musica quasi metallico ovattata amplificata dal silenzio del cuore e un po’ di Platone o Pitagora quando parlano della musica delle sfere celesti. Biancore di neve nei ricordi , biancore di sabbia e coralli negli occhi. Passeggio su neve-corallo, accarezzata dal mare-cielo, mentre l’orizzonte disegna il confine, la frontiera magica che produce lo stupore-rispetto (awe) necessario all’emergere del Sogno. jam

  47. utente anonimo scrive:

    Francesco,

    — dopo l’era del “we can’t”, anche il blasfemo “we can everything we want” pareva una meraviglia —

    Pure tu seguace di Obama?? :-)))

    Z.

  48. GEOPARDY scrive:

    SCUSATE SE VADO FUORI TEMA DEL POST, MA LA SITUAZIONE STA PRECIPITAANDO IN MANIERA PREOCCUPANTE IN PALESTINA.——–

    CHI RITIENE OPPORTUNO FARLO, FACCIA GIRARE QUESTA SCONVOLGENTE NOTIZIA, DA IERI ISRAELE HA DICHIARATO GUERRA ALLA STRISCIA DI GAZA E LE VITTIME SONO CENTINAIA.—–

    Geopardy

    ——————-

    CRIMINI DI GUERRA A GAZA, ISRAELE STA BOMBARDANDO LA STRISCIA ASSEDIATA. 200 MORTI E CENTINAIA DI FERITI

    Scritto il 2008-12-27 in News

    ——————-

    Gaza – Infopal. 200 morti e centinaia di feriti: questo è il bilancio attuale (ore 12,30 ora locale) degli attacchi aerei israeliani in corso contro la Striscia di Gaza.

    L’aviazione da guerra israeliana sta bombardando diverse sedi delle forze di sicurezza palestinesi a Gaza. E’ un vero massacro! Sul terreno ci sono già 200 morti e centinaia di feriti, ma il bilancio è destinato a salire tragicamente.

    Le ambulanze stanno accorrendo sul luoghi dei bombardamenti per soccorrere i feriti e portare via i cadaveri.

    Ci sono decine di cadaveri di membri della polizia sparsi per terra, a seguito del bombardamento delle postazioni 17, Tawam, la sede delle forze preventive, Ansar, la direzione civile, al-Safina, la sede dei passaporti. Sono state bombardate tutte le sedi amministrative e politiche della Striscia di Gaza. Ucciso anche il capo generale della polizia di Gaza il colonello Tawfiq Jaber.

    Fonti mediche hanno riferito che ci sono centinaia di feriti.

    Gli aerei da guerra israeliani continuano a sorvolare lo spazio della Striscia di Gaza.

    Stato criminale. E’ una vera guerra: gli attacchi aerei stanno colpendo il nord, il sud e il centro della Striscia. ISRAELE HA SCELTO IL MOMENTO OPPORTUNO PER BOMBARDARE: L’ORA DI USCITA DEI BAMBINI DALLE SCUOLE. ——- —- —-

    E’ UNA TRAGEDIA IMMENSA.———–

    I nostri giornali e le nostre tv, le cui direzioni hanno perso completamente il senso della dignità professionale, ci stanno raccontando che ad essere bombardate sono le basi dei “terroristi”. Non è così! SONO CIVILI, BAMBINI, LA DIRIGENZA DELLE FORZE DELL’ORDINE AD ESSERE COLPITE, DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA, A ESSERE COLPITI.—–

    La propaganda mediatica italiana filo-sionista ha iniziato già da qualche settimana a prepararci alla ineluttabilità di questa guerra a senso unico, vera carneficina di biblica memoria, dando la colpa a Hamas e ai razzetti Qassam, quando la verità è un’altra: Israele ha bisogno di queste stragi di innocenti in funzione elettorale. Hamas era disposta alla tregua a patto di far fermare gli attacchi israeliani mai sospesi, nonostante il cosiddetto “cessate il fuoco” siglato a giugno, e di far riaprire i valichi per far entrare i rifornimenti alimentari e il carburante, necessari alla sopravvivenza di 1,5 milioni di persone.

    Questo i nostri sempre più indecenti giornali e tg non ce lo hanno raccontato.

    Siamo di fronte alla morte dell’informazione, al Grande Fratello che manipola le menti e le coscienze.

  49. utente anonimo scrive:

    x Z

    seguace dell’originale ed unico MegaPrez Ronald Reagan, of course.

    L’uomo che ha ridato significato alla nostra esistenza, come “occidentali”.

    I tardi epigoni interessano meno.

    Francesco

  50. utente anonimo scrive:

    Al di là dell’indiscutibile valore letterario dei libri di Lewis Carroll, ho sempre fatto un po’ fatica a rapportarmi alla visione dell’infanzia che vi trapela.

    Una visione abbastanza patologica, pedofila per l’esattezza, che contempla con orrore l’ineluttabilità che l’infante possa un giorno diventare adulto.

    Lo stesso discorso vale per Barrie, il creatore di Peter Pan, o per Salinger, alias il giovane Holden.

    Le biografie di questi tre scrittori la dicono lunga, tra l’altro…

    Non che sia molto migliore l’antitesi di questa visione dell’infanzia, ovvero quella del nostro Collodi, secondo cui il vivace seppur burattino Pinocchio doveva il prima possibile diventare un bambino verobe, però ben disciplinato. A furia di bacchettate sulle mani, se necessario.

    Con certi maestri elementari in giro viene voglia di fermare la gente per strada e scongiurarla di leggersi o rileggersi Ivan Illich.

    Rispetto ai quattro romanzieri che ho citato preferisco decisamente la trattazione dell’infanzia nei libri di John Tolkien, di Mark Twain e di Stephen King.

    Non si può non diventare grandi per far contento il Lewis Carroll di turno, e il carattere lo si forgia anche in modo più intelligente che non con le bacchettate di qualche Collodi. Magari pur sempre in modo doloroso, ma perlomeno intriso di ciò che i bambini adorano maggiormente, l’avventura, e non di ciò che odiano, l’irregimentazione.

    Tra non diventare grande e diventarlo a pedate, preferisco decisamente diventarlo e basta.

    Cambiando discorso, è notizia di queste ore la scomparsa di Samuel Huntington. Questè è l’annuncio ufficiale della morte dello studioso sul sito dell’università di Harvard:

    http://thecaucus.blogs.nytimes.com/2008/12/27/samuel-huntington-foreign-policy-theorist-dies-at-81/

    Io l’ho saputo dalla homepage di un portale italiano di news. Sui portali americani, nel momento in cui scrivo, non vi è traccia della notizia, almeno non nelle homepage.

    La notizia, insomma, sembra avere più risonanza nello Stivale d’Europa che oltreoceano.

    Quali osservazioni possiamo fare di fronte a questa dsparità di copertura mediatica di una stessa notizia tra USA e Italia?

    Eppure Huntington è americano…

    Stradivari

  51. utente anonimo scrive:

    …i lewis carrol di turno,forse ,più che dire che non bisogna diventare grandi, dicono che non bisogna diventare ‘ciechi’ come i grandi. Ecco quello che sta succedendo a Gaza, chi vede veramente l’orrore e quanti invece ‘lo vedono senza vederlo???’ Tutti ciechi! L’ipocrisia é diventata la nostra pelle e i bambini sulle macerie da quale pianeta vengono??? sono soltanto una lontana fotografia??? Ma Gesù, nelle ‘fotografia’ del presepio, é al calduccio fra l’asinello ed il bue. Perché i bambini di Gaza invece hanno soltanto macerie, nemmeno più un asinello…??? bye! jam

  52. kelebek scrive:

    Qui è stata tirata in ballo varie volte la presunta “pedofilia” di Lewis Carroll.

    Se per “pedofilia” si intende una qualche attività fisica, non esiste il minimo indizio in merito: siamo di fronte alle solite ricostruzioni da psicobar.

    Comunque, diversi studiosi propendono per una tesi molto diversa, che si basa sulle differenze culturali delle nostre epoche.

    Ai tempi vittoriani, l’infanzia voleva dire innocenza e purezza, mentre ogni accenno a rapporti tra adulti rischiava di apparire sconveniente.

    Ecco che Lewis Carroll esprimeva limpidamente il suo reale affetto per il mondo e l’immaginario infantile, senza i freni moderni.

    Mentre i parenti di Lewis Carroll, alla sua morte, avrebbero mutilato i suoi diari per far sparire ogni traccia degli “sconvenienti” amori adulti ed eterosessuali dell’autore.

    Con il risultato che un’altra epoca, con altre fissazioni, avrebbe tacciato Lewis Carroll di… pedofilia.

    Per il resto, sono totalmente d’accordo con il commento della nostra meravigliosa Jam:

    “…i lewis carrol di turno,forse ,più che dire che non bisogna diventare grandi, dicono che non bisogna diventare ‘ciechi’ come i grandi.”

    Miguel Martinez

  53. kelebek scrive:

    Per Stradivari,

    Su Collodi sono d’accordo con te; Peter Pan me lo hanno rovinato da piccolo facendomi vedere un film, e quindi lo odio, senza aver letto il libro.

    Attenti però ai discorsi sulla “maturazione”, sul valore di “diventare adulti”.

    Da una parte, è giustissimo – lo scopo della vita, se esiste, è proprio quello.

    Eppure, nove volte su dieci, l’esaltazione della maturazione significa semplicemente l’esaltazione dell’integrazione.

    Le persone “mature” non hanno più grilli per la testa, non sognano più e, come i gorilla adulti, si grattano lentamente la pancia.

    Miguel Martinez

  54. utente anonimo scrive:

    Miguel,

    dopo aver letto quello che scrivi di carrol, penso proprio che peter pan ti piacerà

    roberto

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