Community contro comunità

L’altro giorno vi ho raccontato del questionario che mi ha presentato un amico.

Un amico, ci tengo a precisare, molto in gamba, che sta facendo una ricerca sulla maniera migliore di favorire lo sviluppo di “quartieri sani“, e proprio perché partiamo da esperienze molto diverse, ci capiamo subito.

Stamattina, siamo tornati sul concetto di inclusione, con la lista di motivi potenziali di esclusione che vi segnalai l’altra volta:

“Diversità di genere
Questioni identitarie/razza/etnia
Stato/classe socio-economico/a
LGBTQIA+
Disabilità e/o neurodiversità
Religione
Età
Immigrati/rifugiati
Condizioni di malattia/salute (fisica o mentale)”

Sono categorie che sento aliene al vissuto reale del rione in cui vivo, per i motivi che ho già raccontato.

Ma mi sono venute in mente alcune riflessioni.

Cominciamo con diversità di genere. Ho un grosso problema ad applicare un termine che proviene dalla grammatica ai corpi sessuati, ma so che sex nell’inglese puritano è diventata una brutta parola…

Verissimo: per anni, sono stato uno dei tre babbi tra venti mamme a raccattar i figlioli a scuola. E mi faceva soffrire per quello che si perdevano gli altri babbi. E non mi sembrava nemmen giusto verso le mamme.

Ma è esclusione?

Poi, inclusione ha due possibili significati.

Il primo è il grado di accettazione che si riceve in un contesto burocratico/anonimo;

il secondo quello che si riceve in un contesto vissuto/diretto.

Prendiamo il compianto Zio Bechir, zingaro kosovaro affetto da non so che cosa (poteva sembrare sindrome di Down, ma mi dicono che non lo era), che parlava incessantemente da solo in una lingua che capivano solo lui e la nipote zoppa e poliomelitica e saggia e ironica, e abbracciava tutti.

In una società burocratica/anonima povera, sarebbe stato seppellito vivo in un’istituzione da paura.

Manicomio di San Salvi, Firenze, una novantina di anni fa

In una società burocratica/anonima ricca, come la nostra, sarebbe stato fatto oggetto di progetti di cooperative di laureati precari abili a scrivere bandi, che si sarebbero alternati secondi i fondi a disposizione a fargli piovere dall’alto un po’ d’Inclusione (pensa che figata, neurodiverso Rom immigrato musulmano rifugiato, il punteggio schizza pazzescamente in alto).

Lo Zio Bechir invece fece una vita piena e felice e libera, perché ebbe la fortuna di nascere in una mahalla Rom del Kosovo, dove un’immensa e complessa famiglia di matti e sognatori analfabeti veniva mantenuta dal lavoro in miniera di uno, finché non chiusero la miniera: il bello degli zingari, è che vivono lo stesso anche senza lavoro.

precisazione… io dico “zingaro”, perché nella loro lingua, “rom” vuol dire “marito”. Poi se volete fare i maschilisti, chiamateli pure “rom” e sentitevi assolti

Poi arrivarono gli albanesi e cacciarono tutti gli zingari dal Kosovo, e lo Zio Bechir si trovò su uno scafo a ridere e ridere mentre viaggiava clandestino verso l’Italia sul mare spumeggiante, e infine un burocrate italiano ebbe la ventura di interrogarlo per capirlo se era un Perseguitato per le sue Profonde Idee Politiche oppure no.

E Daio Bechiri gli rispose subito con un fiume di parole gioiose in gadzhokhané, la lingua di tutti i non Rom del mondo. Che è qualcosa che somiglia al serbo, ma lo capiva solo lui e la nipote zingara zoppa.

Ma lo Zio Bechir era incluso perché svolgeva un ruolo cruciale: mentre c’era chi andava a fare lavoretti, e chi andava a chiedere l’elemosina, lui si prendeva cura con grande attenzione e affetto dei tanti bambini che nascevano ovunque.

Lo Zio Bechir

Oppure prendiamo il bulash del Poderaccio. Bulash vuol dire, maschio effeminato. Ora, gli zingari non hanno mai letto Judith Butler, e siccome fanno il meno possibile di scuola, non hanno mai goduto di progetti edificanti organizzati da laureati precari.

Sicuramente la loro è una cultura paurosamente maschilista, ma non approfondiamo. Ed è una società in cui l’aborto è visto con grande praticità: le bocche vanno sfamate, solo se servono al bene comune.

Semplicemente, il bulash è di una utilità pratica straordinaria, perché può entrare nelle stanze delle donne. In un mondo in cui i corpi sono ancora importanti, può aiutare le donne grazie alla sua forza fisica.

Quindi, abbiamo una comunità che con risorse all’orlo della morte per fame, con esattamente zero valori occidentali e moderni, condivide queste risorse alla pari con un neurodiverso e con un, boh… risparmiamo a una società che si basa sulla comunicazione orale quel mucchio alfabetico impronunciabile di LGBTQIA+.

Che oltretutto è roba inglese, mentre il romanè si è tramandato dall’India grazie proprio alla trasmissione totalmente orale.

Dunque una comunità reale, anche con risorse minime, include tutti perché tutti possono essere utili, in qualche modo, per tutti gli altri.

Altra riflessione: la lista che abbiamo visto, è una lista coloniale.

Nel senso che è una lista statunitense.

Non solo perché ci impone obbrobri anglobali come LGBTQIA+.

Io sono (anche) statunitense, anzi avevo un avo che fu tra i primi, nel Seicento, a sbarcare sul continente nuovo. E sono fiero di esserlo. Però, in nome di mia madre che rinunciò alla cittadinanza statunitense per prendere quella messicana:

Tagliando con l’accetta, gli Stati Uniti sono una società che nasce senza istituzioni. Con mostruose disparità di ricchezza, ma con poco senso di classe.

Il paradosso fondante: ogni individuo si deve arrangiare da solo, se fallisce è colpa sua. Ma vivere senza parenti, amici, pioggia, grano, boschi, funghi, microbi è impossibile.

Per fingere di vivere, l’americano deve forgiarsi una community, che sta lla comunità come l’Anticristo sta al Cristo.

Un cattolico va a vivere vicino ad altri cattolici, frequenta la parrocchia dove si organizza il mutuo soccorso; un ebreo vive con altri ebrei… Il territorio è irrilevante, le persone si spostano continuamente, e comunque la terra stessa è in fondo rubata e poi geometrizzata.

Dietro questo, una religione condivisa da tutti, che dice che volere è potere.

Cioè quello che io penso diventa realtà: mi immagino miliardario, e lo divento; mi immagino salvato da Gesù e volo in paradiso; mi immagino donna e lo sono. E la mancanza di fede diventa un peccato che porta all’immediata esclusione: tanto ci sono mille altri posti dove andare.

Così nascono nuove community che sono in realtà lobby che riuniscono individui attorno a qualche singolo problema personale: la community gay, la community dei proprietari di fucili, la community dei malati di Alzheimer, la community degli utenti dei voli low cost, difesi da agguerriti avvocati del corpo, pronti a fare cause miliardarie e comprarsi i politici.

L’Italia – come anche il 90% degli altri paesi del mondo, se togliamo la coltre coloniale statunitense – ha un’altra storia.

Penso alla Tina che ho incrociato oggi sotto il sole e l’afa, e mi chiede, “ma oggi è lunedì o martedì?” e quando le dico è lunedì mi sorride e ritorna a casa… e mi chiedo se questa fantastica, surreale persona, casualmente lesbica, appartiene alla community LGAGASPQR, o appartiene alla nostra comunità che le vuole bene?

Fino a decenni recentissimi, nessuno immigrava in Italia.

La religione era una sola, fondata (al di là della teologia) sull’idea che esiste un Dio buono, che siamo tutti peccatori, ma alla fine tutto si perdona con qualche Avemaria.

C’erano famiglie molto, molto allargate, e c’erano parrocchie e rioni e confraternite e c’erano tante persone che si davano una mano a vicenda, e si nascondevano a vicenda i peccati.

C’erano distinzioni enormi, ma molto, molto diverse da quelle che troviamo nella lista coloniale statunitense.

La prima, la distinzione, tra città e campagna. I contadini non erano però esclusi. Erano sfruttati, che è tutt’altra storia.

La seconda, la distinzione tra Signori e Manovali, mettendo nella seconda categoria tanto contadini quanto operai, o magari giardinieri. Che faresti sposare tua figlia con un manetta, come si chiamava il guidatore del tram a Milano?

Manovale/manetta, vuol dire che il lavoro con le mani è disprezzato.

Ora, il Signore di una volta non è detto che usasse più di tanto la mente, ma non doveva certo sporcarsi le mani.

E qui il primo parallelo che viene è con qualcosa a cui io e l’amico stiamo cercando di dare un nome: la discriminazione in base al livello di istruzione.

Qui il discorso si fa insieme sottile e cruciale.

Caso Uno: camorrista figlio di camorrista, che forse ha fatto qualche anno di istituto professionale con scarso rendimento, che si compra quaranta palazzi storici di Firenze e dopo un breve periodo agli arresti domiciliari, vende proprietà nel metaverso con bitcoin da Dubai. Fesso non è di sicuro, ma non saprei attribuirgli altre virtù.

Caso Due: muratore con la terza media, con un carattere burbero da morire, e discorsi che in seconda elementare l’avrebbero bocciato se si boccia ancora, che a gratis curava il nostro giardino e faceva nascere fiori dal deserto. E siccome il nostro è proprio un giardino, era una persona fondamentale, indispensabile. Poi l’abbiamo seppellito, ma sottoterra e non in un’istituzione. Come l’Ultima Gatta, che proprio lui aveva scoperto.

Un secolo fa a Firenze, gli Istruiti erano i rampolli dei Signori, che frequentavano il Liceo Classico e l’Università, e quando arrivarono le prime squadre fasciste, si arruolarono in masse per manganellare i manovali.

Oggi a Firenze, però, gli Istruiti sono figli di tanti ceti. E vivono in un mondo tutto loro, tra progetti Erasmus e bandi e concorsi. Dove si scrivono pagine e pagine di parole teologicamente ineccepibili, in correttissimo latino inglese, si incrociano le dita e si spera di poter ricevere un po’ di Fondi da enti sconosciuti e misteriosi, persone che forse non esistono, e che proprio per questo giudicano solo la correttezza delle parole.

Gli Istruiti sono spesso degli sfigati, che arrivano ai capelli bianchi senza posto fisso, ma il loro ruolo sociale, come quello del clero medievale, è di predicare, di essere Meglio degli Altri.

E i Non Istruiti, che alla fine sono per forza di cose, l’immensa maggioranza della popolazione, li vedon lassù che li condannano con il Ditino Imparatore.

Esattamente come i loro antenati vedevano i malvestiti (come mio suocero ricorda si chiamavano i frati) che venivano a scroccare con le chiacchiere da chi usava le mani.

Certo, in questo istante unico della storia in cui le risorse sembrano illimitate, spesso il manovale è ben più ricco del predicatore, ma la rabbia, l’è la stessa.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, esperienze di Miguel Martinez, Firenze, Italia, resistere sul territorio, società dello spettacolo, urbanistica e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

287 risposte a Community contro comunità

  1. daouda scrive:

    Ammazza la predica lài scritta te.

    Più che altro quanno magnamo inzieme a Firenze?

    Dal Nilo al Reno #

    -L’abate Agheras disse un giorno che andò dall’abate Poemen e gli
    chiese: “Sono andato ad abitare dappertutto, ma non ho trovato riposo: dove
    vuoi che abiti?”. L’anziano gli aveva risposto: “Non c’è più deserto,
    ormai. Va’ dunque in un luogo popoloso, nel mezzo della folla, restaci e
    conduci te stesso come un uomo che non esiste. Avrai così il sovrano
    riposo”

    “Scrisse Eckhart: l’uomo che si è distaccato da sè stesso, è così puro che il mondo non può sopportarlo”

  2. Mauricius Tarvisii scrive:

    “Esattamente come i loro antenati vedevano i malvestiti (come mio suocero ricorda si chiamavano i frati) che venivano a scroccare con le chiacchiere da chi usava le mani.”

    E però erano l’argine. Poi si è deciso che gli Istruiti erano inutili, che la scuola deve essere “inglese-impresa-internet”, che quello che conta è ciò che è spendibile sul mondo del lavoro, lo pseudogiovanilismo (nel senso dei ggiovani di quarant’anni), il “basta chiacchiere” e via dicendo… e non dobbiamo stupirci se la cultura (in senso francese, non quella che in francese si dice “civilisation”) si è sgretolata e ha lasciato spazio a paccottiglia coloniale.
    Il martello è divertentissimo da usare, ma la natura ha paura del vuoto e qualcosa prende il posto di ciò che si è allegramente asfaltato. Perché SERVE.

    • Peucezio scrive:

      Io direi semmai che gli istruiti sono proprio quelli che descrivi.
      Non sanno niente, ma sono abituati a ragionare per astrazioni, per concetti vaghi, perché comunque sono stati alfabetizzati e, quel che è peggio, da una scuola che anziché contenuti trasmette metodi, fuffa.

      Comunque c’entrano poco le tre ‘i’: sono l’onda lunga del ’68 in salsa liberista.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        L’istruzione è stata costantemente presa a martellate da… da che io abbia memoria. Non parlo di riforme scolastiche demenziali: quelle sono l’effetto di un milieu culturale che ripete “è inutile che studiate: andate in fabbrica”. Il berlusconismo è stato l’apice più esuberante di questo fenomeno, ma quello che è venuto dopo (alternanze e buone scuole varie) è stato perfettamente in linea.
        E mi pare che tu abbia sempre presentato B. e Renzi come Uomini del Popolo che si contrappongono agli istruiti.

        • Francesco scrive:

          Scusa ma chi c’era prima? chi ha cercato di mandare a studiare stuoli di giovani che non ne avevano l’intenzione (oltre che le capacità) e per fingere che succedesse ha abbattuto la severità e la serietà delle scuole?

          Don Milani era un pazzo furioso ma la sua scuoletta era durissima, dicono quelli che la hanno fatta. Ma in suo nome la bocciatura è diventata una bestemmia e poco dopo il professore un coglione.

          Quello che tu attacchi forsennatamente è stato il tentativo di ricostruire qualcosa di funzionante DOPO il disastro, non il disastro stesso.

          E’ vero che nella tradizione culturale italiana ci stanno i Don Ferrante, gli “istruiti” capaci solo di parlare e che disprezzano i manovali. Ma ci sono anche gli ingegneri, che hanno studiato e sanno fare con le mani quanto i manovali e rispettano il lavoro di questi ultimi.

          Meglio, c’erano, prima di Mario Capanna.

        • PinoMamet scrive:

          “Ma in suo nome la bocciatura è diventata una bestemmia e poco dopo il professore un coglione.”

          In suo nome??

          La bocciatura è diventata difficile alle superiori (dove si boccia ancora), e impossibile alle medie e alle elementari (dove non si boccia quasi più), per tanti motivi discutibilissimi, cioè, fondamentalmente uno: la male intesa “inclusione”…

          ma don Milani c’entra pochissimo, poveretto.

          Francamente non ho mai capito questo astio tuo verso don Milani, che in fondo era uno dei “tuoi”, e non anche verso la Montessori o Dewey…

          • Francesco scrive:

            Forse perchè tra i “miei” se vuoi attaccare a fondo la scuola seria usi come ariete proprio Don Milani.

            Che te lo ritrovi in tutte le salse, lui e la lettera alla professoressa. Che secondo me è palesemente alla base della distruzione della dignità sociale degli insegnanti.

            Mentre l’inclusione mi pare una “new entry” con pochissima influenza.

            Ma potrei sbagliarmi, eh.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “Forse perchè tra i “miei” se vuoi attaccare a fondo la scuola seria usi come ariete proprio Don Milani. ”

              Qui vivo circondato da gente che ha conosciuto Don Milani, o che cerca di continuarne l’opera.

              Il problema nel parlarne è che Don Milani si è trovato a lavorare proprio sulla fondamentale divisione italiana, tra Città e Campagna. Che oggi non ha alcun senso: i nipoti del padrone, del fattore e del contadino sono oggi tutti uniti da una tele-cultura industriale, dalle dispute su Miss Italia e sui travestimenti dei Maneskin e roba del genere.

              Poi magari il nipote di qualche padrone è cresciuto con i libri in casa, però pure qualche nipote di contadino…

              • Francesco scrive:

                Miguel

                ma nel post precedente i manovali stanno in campagna come in città!

                deciditi!

                😀

              • Peucezio scrive:

                Questo però secondo me era vero negli anni ’90.
                Oggi sta tornando una divaricazione fra grandi città e realtà di provincia.

            • Peucezio scrive:

              A questo giro sono d’accordo con Francesco.

              Senza voler entrare nel merito delle intenzioni o degli atti di don Milani, quantomeno è innegabile che sia diventato l’icona della pedagogia permissivista e cialtrona di oggi.

              • PinoMamet scrive:

                …no?
                Io a scuola non sento MAI parlare di don Milani…

              • Peucezio scrive:

                Parlo di ideologi, intellettuali, ecc., più che di insegnanti.

                Poi considera che ne è passatd d’acqua sotto i ponti.
                I “milaniani” hanno sessantottizzato la scuola, poi quelli dopo l’hanno ereditata così e poi via via fino allo svaccamento sempre maggiore, ma nel frattempo ci si è dimenticati di questi miti fondativi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “quelle sono l’effetto di un milieu culturale che ripete “è inutile che studiate: andate in fabbrica”.

          Probabilmente c’è del vero, molto dipende dall’esperienza e la mia è al contrario: è il mondo della “politica” – dei bandi, dei convegni, dei “progetti”, della “inclusione”, delle “buone pratiche”, della “sostenibilità” e di tutto un linguaggio che si deve saper gestire e manipolare, esattamente come doveva fare un prete che voleva diventare vescovo nel Seicento.

          Considerate che il bilancio 2021-2027 dell’Unione Europea prevede di spendere 1200 miliardi di euro (quasi 3000 euro per ogni singolo cittadino europeo) per “coesione, resilienza e valori”. https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/eu-budget/long-term-eu-budget/2021-2027/spending/headings_en

          Chi sa manipolare questo linguaggio può poi fare delle cose buone e interessanti, ovviamente. Di solito fa cose del tutto inutili, sempre che trovare la maniera di sopravvivere sia “inutile”.

          • Miguel Martinez scrive:

            “Considerate che il bilancio 2021-2027 dell’Unione Europea prevede di spendere 1200 miliardi di euro (quasi 3000 euro per ogni singolo cittadino europeo) per “coesione, resilienza e valori”.”

            Considerando la mia famiglia di 4 persone, vuol dire circa 12.000 euro, o se preferite 2000 euro l’anno.

            Chiedo aiuto a roberto per meglio decifrare la destinazione di questi (anche miei) soldi.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              In genere lo stanziamento viene fatto per l’intero periodo (per cui tutto il settennato): vengono meno di 400 euro annui a testa.
              Visto che si parla di “resilienza”, una parte andrà in acquisto di munizioni…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “In genere lo stanziamento viene fatto per l’intero periodo (per cui tutto il settennato): vengono meno di 400 euro annui a testa.”

                Ho fatto i conti a mente, e ho scritto di getto: ad esempio io avevo calcolato 2021-2027 come “sei” anni, invece sono giustamente sette, per questo ho pensato a 500 e non 400 euro annui.

                Quindi non 2000 euro l’anno per la mia famiglia, ma 1600. Che comunque non mi sembra poco.

            • Roberto scrive:

              Miguel

              “Considerando la mia famiglia di 4 persone, vuol dire circa 12.000 euro, o se preferite 2000 euro l’anno.”

              Temo non funzioni così….per dire anche noi siamo in quattro e in quel mucchietto di soldi ci sarà anche il fondo sociale europeo del quale nessuno di noi quattro vedrà un centesimo o l’erasmus che nella mia famiglia riguarderà solo mia figlia (se avrà voglia di farlo) ..ci sarà anche il programma RescEU, che spero non mi riguardi (disastri naturali, magari tra terremoti, alluvioni ed incendi qualcosa arriverà a Firenze ma vi auguri di no)

        • Peucezio scrive:

          Mauricius,
          la scuola l’ha smantellata la riforma Berlinguer ma prima ancora le varie riforme postsessantottine, dal donmilanismo, ecc..
          Lo ha spiegato benissimo Costanzo Preve, che chiarisce come il pressapochismo permissivo della scuola che oggi chiameremmo “inclusiva”, cioè che promuove tutti perché, come dicevano cinquant’anni fa, la grammatica e il nozionismo sono forme di riproduzione dell’oppressione borghese patriarcale, è stato funzionale alla distruzione di un modello educativo volto a fornire consapevolezza critica e competenze dense, a davore di uno volto a creare il lavoratore precario intercambiabile che non sa fare niente, funzionale al capitalismo neoliberista odierno.

          In tutto questo il berlusconismo o il renzismo sono poco più che folclore: al massimo fanno un balletto sul cadavere già in decomposizione da anni.

          E comunque incidono poco non foss’altro perché il personale scolastico, ministeriale, amministrativo, tutto il mondo dei pedagogisti, ecc. ecc. non è legato alla destra, ma appunto ai tic e alle manie del permissivismo postsessantottesco.

          • Peucezio scrive:

            Con ciò,
            è stato un demerito smantellare la scuola?

            Beh, smantellare una scuola che, con tutti i suoi limiti, trasmetteva comunque degli strumenti critici e delle competenze a favore di una scuola-parcheggio perché le mamme lavorano, ma che comunque condiziona negativamente i modelli cognitivi dei giovani, senza però trasmettere del sapere strutturato direi che è stato un demerito.

            Ma se l’onda lunga significherà la dealfabetizzazione della società, se cioè i fact checker, cioè i prodotti attuali della dissoluzione del sapere complesso e pluralistico, saranno travolti e sostituiti da gente che nemmeno sarà più in grado di leggere e capire le cazzate che dicono e sarà tutta terrapiattista non per contrapposizione ideologica allo scientismo mainstream ma perché l’ha sentito dal cognato e gli è sembrato convincente, visto che quando gioca a bocce queste non cadono da una parte a causa della curvatura della pista, allora forse – mi duole ammetterlo – il Sessantotto sarà stato un bene, perché avrebbe rappresentato la vera chiusura della parabola storica dell’istruzione di massa.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “Ma se l’onda lunga significherà la dealfabetizzazione della società”

              Non capirò mai questa idea per cui la cultura colta sia un mero accidente che ci siamo ritrovati così, per motivi misteriosi, e di cui ci potremmo sbarazzare di punto in bianco. No, la cultura colta è un prodotto inevitabile di qualsiasi società sufficientemente organizzata. Dove per “sufficientemente organizzata” intendo qualsiasi cosa superiore alla banda isolata di cacciatori-raccoglitori.

              • Francesco scrive:

                ma erano mica loro a pittare le interiore delle caverne con cose bellissime e complicate? forse anche loro sono anti-peuceziani!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                In effetti potrei aver postdatato di un bel po’ 😀

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                io non ce l’ho con la cultura colta.
                Che è una ricchezza.
                Io ce l’ho con la scrittura elargita alle masse.
                Che comporta un tracollo cognitivo.
                Il risultato è un ritorno ai trogloditi, altro che società “sufficientemente organizzata”.

              • Peucezio scrive:

                Fosse per me la scrittura non ce l’avrebbero neanche le élite, ma la cultura alta si trasmetterebbe oralmente.
                Ma lì capisco che per una società complessa è un po’ difficile da gestire.

                Ma non c’entrano granché i cacciatori-raccoglitori. Gli agricoltori neolitici scrivevano?

          • paniscus scrive:

            Peucezio:

            il pressapochismo permissivo della scuola che oggi chiameremmo “inclusiva”, cioè che promuove tutti perché, come dicevano cinquant’anni fa, la grammatica e il nozionismo sono forme di riproduzione dell’oppressione borghese patriarcale“—-

            Ma secondo te è vero che la scuola DI OGGI include tutti e promuove tutti per gli stessi motivi addotti 50 anni fa, cioè per combattere l’oppressione borghese patriarcale incarnata dalla grammatica, dal nozionismo, o peggio ancora dall’odiatissima matematica?

            La logica dell’inclusione pelosa e fasulla attuale non c’entra assolutamente nulla con questioni di ideologia politica, e tantomeno di ideologia politica specifica di sinistra, cioè quella proletaria e antiborghese.

            Ha a che fare, soprattutto:

            a) con l’aziendalizzazione estrema della scuola (che è ispirata alla peggiore logica capitalistica occidentale e che quindi non è affatto “antiborghese”), che ha imposto l’obiettivo della “soddisfazione del cliente” invece che quello del risultato culturale;

            b) con l’ancora più estrema burocratizzazione della scuola, e aumento generale della litigiosità giudiziaria (in OGNI ambito pubblico e privato, non solo l’istruzione, vedere soprattutto la medicina) con conseguente paura diffusa di denunce e ricorsi, che spinge a comportamenti cautelativi e difensivi anche se di fatto inadeguati…

            c) con l’ideologia del diritto alla realizzazione di qualsiasi pretesa di narcisismo individuale, e dei diritto di chiunque a non essere mai criticato, contrariato, o messo di fronte a dei limiti o a degli sforzi, come se fossero questi i valori fondanti della società. Il che, analogamente, non è affatto un’ideologia “antiborghese”, ma è invece il trionfo del consumismo e dell’adagiamento sulla comodità benestante, cioè la cosa più capitalistica e borghese che ci sia.

            • Peucezio scrive:

              D’accordissimo, hai fatto un’analisi precisissima, perfetta in ogni virgola.

              Ma infatti io non penso che oggi la scuola sia permissiva per opposizione comunista ai valori borghesi patriarcali.
              Penso che la scuola di oggi sia l’onda lunga di quella cultura, cioè che fu smantellata allora da quelli, studenti all’epoca (spalleggiati da intellettuali più attempati), divenuti poi insegnanti (seconda fase di smantellamento), mentre ora gli insegnanti sono quelli formatisi già con insegnanti permissivi, che quindi non hanno mai proprio visto la scuola “autoritaria” (terza fase, ma ovviamente è un continuum senza cesure brusche).

              Cioè quei discorsi ridicoli contro i valori borghesi, che erano fatti da borghesi (come ben capù Pasolini), perché i cafoni i valori della cultura illustre li capivano benissimo, sono stati rifunzionalizzati.
              D’altronde non sono oggi i partiti di sinistra ad essere la cinghia di trasmissione del potere capitalista occidentale? E non sono quelli di destra a esprimere posizioni “populiste”, sia pure in modo velleitario e a volte sghangherato?

              D’altronde tutto ciò di cui parli non è ascrivibile in qualche modo alla sinistra (che in sé non è affatto in contraddizione col capitalismo)?
              O comunque a un’ideologia antitradizionale, antiautoritaria, contraria al sacrificio, alla struttura, alla mediazione, alla densità del sapere, alla civiltà intesa come trasmissione intergenerazionale della conoscenza…?
              Il progressismo non è esattamente la rivolta rabbiosa contro tutto ciò?

              D’altronde non ho mai capito bene la differenza fra sinistra e capitalismo.
              Il comunismo è solo la versione asiatica alla modernità: capitalismo di stato, per società accentrate e centralizzate per retaggio storico millenario.
              Chiaro che in Russia o in Cina non puoi proporre una modernità iperindividualista.

              • Francesco scrive:

                però a Taiwan, come in Corea del Sud e in Giappone, puoi avere sviluppo economico capitalistico, modernità, democrazia e una certa dose di individualismo

                e sono tutti paesi di “cultura cinese”

                mi resta da riflettere su chi abbia la colpa di una scuola che fa quello che vuole il cliente-famiglia (cioè promuovere a prescindere l’alunno). perchè non mi pare un modello aziendale, anzi le aziende si lamentano moltissimo di cosa esce dalla scuola italiana. del tutto disfunzionale per loro.

              • paniscus scrive:

                “D’altronde tutto ciò di cui parli non è ascrivibile in qualche modo alla sinistra (che in sé non è affatto in contraddizione col capitalismo)?
                O comunque a un’ideologia antitradizionale, antiautoritaria, contraria al sacrificio, alla struttura, alla mediazione, alla densità del sapere, alla civiltà intesa come trasmissione intergenerazionale della conoscenza…?”—-

                Ah, e secondo te tutto questo (almeno, parlando dell’Italia) è da attribuire alle posizioni storiche di sinistra?

                Un quarto di secolo di riflusso becero-consumista (diciamo dalle prime trasmissioni di Italia1 e Canale5 di fine anni settanta, fino all’inizio dei 2000),

                di televisione berlusconiana, di televisione di stato che si adattava a competere con quella berlusconiana, di “edonismo reaganiano”, di cultura paninara di piazza san Babila, di giacche a vento Naj-Oleari, di discoteche, di centri commerciali, di giornalucoli raccapriccianti per adolescenti…

                …tutto questo non avrebbe influito per nulla sui cambiamenti di percezione sul significato dell’istruzione e della cultura?

                Sempre solo colpa della sinistra?

                Visto che hai pochi anni meno di me ma che comunque la generazione è quella, mi chiedo dove hai vissuto, diciamo, dal 1980 al 2000??????

                In una dittatura di sinistra?

                Io no!

  3. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Il post ricorda l’ultima fatica di Jared Diamond, “Il mondo fino a ieri”, dove si paragona nel dettaglio la vita quotidiana di uno Statunitense di oggi a quella di un indigeno della Papuasia di cinquant’anni fa. Vi si considerano vari argomenti: cibo, amicizie, famiglia ecc. L’autore ha vissuto quasi quarant’anni in Nuova Guinea e parla anche alcune lingue locali.

    In particolare vi si riportano le prime impressioni dei primissimi Papuasi che hanno visitato gli USA a metà del secolo scorso: osservazioni antropologiche al contrario, ma reali, a differenza di quelle inventare da Montesquieu nelle “Lettere persiane” e da Eco in “Diario minimo”.

    Sono rimasti stupefatti dalla tecnologia, ovviamente; ma anche profondamente scandalizzati da quello che per loro era l’inaccettabile abbandono degli anziani da parte delle comunità (villaggio, città, condominio…) in cui vivono: lo commentavano fra loro con lo schifo che noi riserviamo alla pedofilia.

    In Nuova Guinea i tifoni davvero potenti, in grado di sradicare le palme da cocco, avvenivano in media ogni 50-60 anni. Quando arrivavano, i piccoli orti e gli allevamenti maiali che sostengono la tribù erano spazzati via. L’unica alternativa alla morte per fame fino al prossimo raccolto era nutrirsi di radici. Gli anziani che avevano vissuto abbastanza a lungo erano sopravvissuti al tifone precedente, e dunque sapevano quali radici fossero nutrienti e quali velenose, e dove trovarle. La cura degli anziani era la cura del backup dei dati necessari alla sopravvivenza del gruppo. In tal modo anche gli invalidi mantenevano un ruolo sociale importante al punto che la tribù metteva la loro cura al centro delle proprie preoccupazioni, in un modo a noi sconosciuto.

    L’integrazione segue dunque dallo svolgimento di una funzione socialmente utile. In assenza d’altro, l’unica funzione socialmente utile è quella di consumatore. Si “integra” il diverso perché così potrà anche lui/lei andare al supermercato e comprare Coca Cola. I primi nemici della segregazione razziale furono i supermercati, al punto che una vecchia storiella racconta che ad Atlanta in Georgia il nuovo direttore generale di un grande magazzino convoca tutti gli impiegati per promettere una promozione a chi gli saprà dire se una certa banconota da un dollaro è stata spesa alla cassa del supermercato da un cliente bianco o uno di colore. Siccome è il consumatore a decidere quando di entrare tale, ossia quando andare a comprare qualcosa, è solo lui/lei a definire la propria identità e quindi a fare parte di una “community”, mentre nella società tradizionale l’appartenenza a una comunità è data alla nascita.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “L’integrazione segue dunque dallo svolgimento di una funzione socialmente utile. In assenza d’altro, l’unica funzione socialmente utile è quella di consumatore.”

      Perfetto.

      Oggi su The Guardian, titolo:

      “‘We’ve created this beautiful community’: how Covid changed video game streaming forever

      In 2020, people of all ages and backgrounds were suddenly stuck at home, with many turning to streaming platforms to connect with their peers – transforming toxic spaces into inclusive environments”

  4. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez e peucezio – OT linguistico

    “bulasch”

    In Genovese si traduce esattamente “bulíccio”. Sono mica collegati, i due termini?

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  5. mirkhond scrive:

    “Il paradosso fondante: ogni individuo si deve arrangiare da solo, se fallisce è colpa sua. Ma vivere senza parenti, amici, pioggia, grano, boschi, funghi, microbi è impossibile.”

    Questa mentalità però non è più solo statunitense. C’è anche qui, dove si viene lasciati soli a gestire situazioni insopportabili…..

  6. PinoMamet scrive:

    Comunque, sulla questione scuola-istruzione.

    Vorrei lasciare da parte per un attimo la questione delle bocciature e della scuola più o meno dura e più o meno “inclusiva”.

    Io però, praticamente da quando ho iniziato a fare l’insegnante, forse perché sono arrivato a questo lavoro tardi e dopo esperienze molto diverse, mi chiedo:

    ma noi, insegniamo davvero qualcosa? Parlo perlomeno per le materie umanistiche.

    Sì, uno studente dotato e/o volenteroso può imparare il greco, il latino, forse persino l’italiano 😉
    (per l’italiano sono ironico ma non tanto: non si tratta solo di insegnare una lingua, ma una letteratura, un modo di scrivere, un sistema di pensiero e di riferimenti culturali…)

    ma insomma, al giorno d’oggi, con internet (ma anche al tempo di Leopardi, con le biblioteche) potrebbe riuscirci anche da solo.

    E probabilmente da solo ci riuscirebbe anche meglio: chi non ha conosciuto ragazzini che snocciolavano formazioni di squadre calcistiche di vent’anni prima della loro nascita, con campionati vinti e “ingiustamente” persi e azioni salienti dei principali calciatori?

    E poi si trovavano in improvvisa difficoltà mnemonica a ricordare la tabellina del sette o la poesia di Pascoli?

    Lo sappiamo benissimo che dove va l’interesse, lì va anche la memoria;
    e niente fa perdere l’interesse quanto l’obbligo. Non è niente di nuovo.

    Ma la nostra è appunto la scuola “dell’obbligo”. Almeno fino alle medie, ma in realtà per legge fino ai sedici anni, che poi diventano diciotto-diciannove perché non ha senso smettere a metà superiori.

    Io ho costantemente l’impressione che a moltissimi professori “umanistici” (di quelli di ambito scientifico non parlo perché conosco meno le materie e le dinamiche)-

    tolti forse alcuni di filosofia per la caratteristica della materia-

    NON interessi affatto che lo studente abbia l’interesse e tantomeno che sviluppi un pensiero autonomo.
    Gli interessa che ripeta la lezione, e se non la sa andrà appunto a ripetizione , la riporti uguale uguale a mo’ di storiella e la ripeta poi per l’ennesima volta, bella ionfiocchettata, alla Maturità.

    dove si sente perciò ripetere che Ungaretti è “il poeta della Grande Guerra”, anche se è vissuto altri cinquant’anni, che Leopardi aveva il famoso “pessimismo” diviso in “fasi” (di cui Leopardi stesso non ha mai parlato), che Verga, che passa decenni a Firenze, Roma e soprattutto a Milano, aveva “l’ideale dell’ostrica” di padron ‘Ntoni, e così via.

    Un’eterna ripetizione delle quattro cose che si trovano nei libri, cioè nelle “introduzioni” e “commenti”, che poi sono la copia sintetizzata di altri commenti scritti da un critico che magari poteva anche avere torto, eh?

    Stessa cosa per Storia.

    Poi possono dimenticarsi tutto.

    E infatti sento questi tremendi ex studenti del classico che strozzerei con le mie mani, in vacanza in Grecia, che decifrano con difficoltà un cartello stradale e scrivono su instagram “rispolvero il greco del Liceo”
    (ho perso le speranze che possano dedicarsi al greco “moderno”, disprezzato ingiustamente da generazioni di professori perché, beh, è “moderno”, e poi il greco mica è una lingua! è una rubrica della Settimana enigmistica che serve a prendere un voto… 😉 )

    e allora, forse, se davvero, non dico abolirla, ma se la si cambiasse, questa scuola, sarebbe poi un male?

    • PinoMamet scrive:

      Ricordo un tema di uno studente di prima scientifico in cui parlava delle sue difficoltà con il latino: dopo le solite cose sul latino “inutile”
      (giustamente: se lo mandano a scuola perché la scuola è “utile”, ci si aspetta che le materie servano a qualcosa)
      scriveva
      “il latino è come un sistema in cui una parola si ramifica in migliaia di desinenze e di declinazioni impossibili da ricordare!”

      e questo è il bel risultato di professori che ripetono a pappagallo che il latino è “come la matematica”: un sistema frattale…

    • Francesco scrive:

      Mi sa che ho avuto un culo incredibile coi miei professori di materie umanistiche, allora!

      Praticamente tutti capaci di suscitare il mio interesse nelle loro materie.

      • PinoMamet scrive:

        mah, i miei a volte sì, e a volte no.

        Ma aldilà della capacità individuale, credo che sia il sistema sbagliato.
        O perlomeno fuori tempo massimo.

        Assomiglia a una fabbrica: entra lo studente “selvatico”, e noialtri a forza di tirare, spingere, picchiare (ahimè metaforico) lo facciamo entrare in uno stampo, lo pressiamo, e lo facciamo uscire con un set di pensieri preconfezionato.

        • Francesco scrive:

          Io sono uscito che sapevo qualcosa della cultura italiana e di quella classica e sapevo leggere, riassumere, al caso fare un tema.

          Non che lo sapessi, allora, me ne sono reso conto dopo.

          Ed ero molto diverso come idee dalle mie professoresse!

          • PinoMamet scrive:

            Ma sì, chi non lo è? A livello personale, politico… di gusti culinari.

            Ma francamente, io credo che tu sappia di Montale o del Barocco, proprio quello che ti hanno insegnato le professoresse, a loro volta preso dal ral manuale, che poi è l’edizione aggiornata del tal altro che poi é la brutta coppia del tal critico…

            Salvo improvvisi e imprevedibili interessi personali successivi (che dimostrano appunto che… c’ho ragione)

            • Francesco scrive:

              Veramente so qualcosa di Leopardi, perchè il mio prof delle medie lo amava. Idem quel poco che so di Manzoni. E il mio odio verso Eco. Merito della prof del Liceo.

              Non so nulla di Cesare e Cicerone. Quasi nulla di Dante.

              Insomma, ho appreso quello che a loro interessava, non quello che c’era nei programmi.

              • paniscus scrive:

                “Insomma, ho appreso quello che a loro interessava, non quello che c’era nei programmi.”—-

                Che ti devo dire, se non “beati loro” (nel senso degli insegnanti, che avevano così tanta facilità a farsi seguire dagli alunni in base alla loro modalità di scelta più o meno appassionata degli argomenti).

                Anch’io tendo moltissimo a enfatizzare dettagli e approfondimenti che io ritengo culturalmente molto interessanti (e di cui mi sbatto sistematicamente pe preparare dispense mie, esercizi e bibliografia), ma nella maggior parte dei casi la risposta è annoiata, polemica o aggressiva, del tipo: “Ma perché dobbiamo studiare anche questa roba in più, se sul libro non c’è?“…

                …oppure: “Ma questa parte poi nel compito non ce la mette, vero? Perché noi della terza B la dobbiamo fare mentre nella terza H non l’hanno fatta? Mi ha detto mio cuGGino che se una cosa non sta sul programma comune di tutte le classi, il professore non la può chiedere!

            • PinoMamet scrive:

              Mmm
              forse dovresti rivalutare un po’ al ribasso il tuo “culo incredibile” 😉

              • Francesco scrive:

                Beh, mi hanno lasciato ottimi ricordi e qualcosa ho studiato, di greco. Non è colpa mia se hanno trascurato molto Latino!

                😀

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “Lo sappiamo benissimo che dove va l’interesse, lì va anche la memoria;
      e niente fa perdere l’interesse quanto l’obbligo. Non è niente di nuovo.”

      Dipende dagli stimoli culturali che hai al di fuori della scuola. Ho conosciuto ottimi studenti che al di fuori della scuola non avrebbero avuto nessuno stimolo, per cui dubito fortemente che si sarebbero mai messi a studiare il latino. Ma nemmeno io mi sarei mai messo a studiare il latino se non mi avessero costretto a scuola! E io gli stimoli extrascolastici ce li avevo.

      “Io ho costantemente l’impressione che a moltissimi professori “umanistici” (di quelli di ambito scientifico non parlo perché conosco meno le materie e le dinamiche)-”

      Ho avuto insegnanti di matematica che insegnavano con la stessa logica. Il concetto di limite l’ho capito il primo anno di università, quando ormai avevo smesso di studiare analisi: al liceo mi avevano fatto imparare quattro “definizioni” di cui nessuno aveva capito il significato. A fine anno avevo persino compagni di classe che, durante un compito con lo studio di una funzione, sollevarono il dubbio che la funzione da analizzare fosse “sbagliata” (!!!!).

      “greco “moderno”, disprezzato ingiustamente da generazioni di professori perché, beh, è “moderno””

      Ma qui vale sempre lo stesso discorso: i greci sono un popolino mediterraneo di oggi, pigro, spendaccione e corrotto. I Greci, invece, non erano esseri umani, ma semidei giunti sulla terra: non è un caso che la loro sia l’unica civiltà che ha inventato tutto da sola, che non ha mai preso in prestito niente da nessuno (che la statuaria greca sia nata importando modelli egizi l’ho scoperto da una guida in un museo in Grecia: a scuola nessuno ha mai ritenuto di doverci istruire su questo dettaglio così… blasfemo!) e che ha anticipato tutti su tutto.

      “Ricordo un tema di uno studente di prima scientifico in cui parlava delle sue difficoltà con il latino: dopo le solite cose sul latino “inutile”
      (giustamente: se lo mandano a scuola perché la scuola è “utile”, ci si aspetta che le materie servano a qualcosa)
      scriveva
      “il latino è come un sistema in cui una parola si ramifica in migliaia di desinenze e di declinazioni impossibili da ricordare!””

      E’ esattamente così che viene messa: il latino è utile perché “ti insegna a ragionare” e crea “la formaméntis”, qualunque cosa voglia dire.
      Dal momento che nessuno parla più latino, infatti, è evidente che il latino non ti potrà mai servire in concreto per comprendere un testo in latino: quelli esistono solo come versioni sui libri di testo, come sappiamo tutti.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ mauricius tarvisii

        “latino”

        Premesso che a me il latino è sempre piaciuto da matti, la questione della sua presunta inutilità che il ragazzo ha avuto l’onestà di dichiarare ammette una risposta immediata:

        “il latino serve a non farsi fregare da chi conosce il latino”.

        L’esempio ovvio è il Renzo dei Promessi Sposi, impotente a ribattere al ‘latinorum’ per lui incomprensibile di Don Abbondio.

        Ma più in generale, chi ha solide basi umanistiche (che si formano anche con ore e ore passate a capo chino sulle versioni e i dizionari, c’è poco da fare) ha acquisito sufficiente familiarità con gli strumenti dialettici e retorici che da sempre consentono di riconoscere all’impronta uno che conta fuffa da una persona seria.

        Dario Fo ebbe a dire ‘l’operaio conosce cinquecento parole e il padrone cinquemila, ed è per questo che l’operaio è operaio e i padrone padrone’.

        Ne ho avuto la prova qualche anno fa. Un operaio con cui ero in confidenza mi diceva cose mirabolanti degli abolitori di povertà. Quando gli risposi che per me erano una massa di demagoghi, mi ha guardato strano, perché letteralmente non sapeva cosa vuol dire la parola ‘demagogo’. Ora, chi ha tradotto i brani in cui Cicerone se la prende con Clodio non si dimenticherà mai più per tutta la vita non solo cos’è un demagogo, ma anche come agisce e che pericolo rappresenta.

        Ora, è vero che ‘chi ha studiato’ è – proprio per questo – più suscettibile di diventare un fanatico, preda di questa o quella ideologia, come mi ricorda Orwell. Oppure di diventare un ipocrita, come gli ‘speculatori matricolati che speculano sulla speculazione’ che fanno una brutta fine nelle ‘Lettere di Berlicche’ di Lewis.

        Però sicuramente sono gli ‘humaniora’ a trasmetterci quell’educato scetticismo, quell’umorismo riguardo la posizione nostra e dei nostri simili nel mondo, che costituisce la migliore difesa contro la malafede e a favore dell’onestà intellettuale e non.

        Certamente sono cose che si possono ottenere anche senza studiare il latino. Ma diciamo che aiuta.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Roberto scrive:

          ADV

          ““il latino serve a non farsi fregare da chi conosce il latino”

          Secondo me il latino invece non serve ad una fava…è giusto bello da studiare, come è bella la letteratura latina o la storia romana…e mi sembra una cosa bellissima fino a 18 anni fare cose belle

          • Roberto scrive:

            Per fortuna tutti e due i miei hanno scelto di fare latino e tutti e due con la miglior motivazione del mondo “se non lo faccio ora quando mai lo farò!?!”

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Il latino serve a leggere i testi in latino. Che, bene o male, costituiscono ciò che ci ha lasciato la maggior parte delle generazioni scriventi che ci hanno preceduto in questo angolo di mondo.
            Il 99% delle persone non se ne farà niente, ma lasciate che l’1% possa avere acceso a quei testi.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Testi che nella maggior parte dei casi non sono deliri di virtuosismi sintattici come quelli di certi autori classici.

    • Roberto scrive:

      Pino

      “potrebbe riuscirci anche da solo.”

      Per me da solo davanti al computer tutti imparerebbero le formazioni delle squadre di serie A e basta, e ne abbiamo avuto la prova durante il lock down (figli lasciati da soli davanti ad un computer non hanno fatto una mazza per due anni, se non in qualche rara materia dove effettivamente non erano “da soli”)

      No io credo che la scuola sia ancora fondamentale anche semplicemente per far nascere curiosità (chi si lèggerebbe mai l’odissea in greco semplicemente gironzolando su internet?) e guidare le curiosità

      Poi che il sistema si stia rompendo o si sia rotto sono d’accordo. Io ci vedo però anche una bella fetta di insegnanti che hanno una vocazione nulla ad insegnare e non parlo della parte di nullafacenti che è uguale in percentuale in ogni strato della popolazione e quindi in ogni mestiere, ma di quelli che insegnano senza esserne capaci e senza che nessuno mai nella loro carriera gli abbia mai detto “guarda che così non serve a nulla”…(il che rientra nell’idea “sistema”…bene i male, con tutte le imperfezioni di questo mondo, da me gente che non ha la vocazione per il mestiere che fa viene spinta a fare altro)

      • Roberto scrive:

        Viene spinta = è proprio il sistema di valutazione che se non sei adatto ti spinge a cambiare.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        L’insegnamento in Italia è stato costruito intorno a tre target:
        – in misura inizialmente maggioritaria, ma ora calante, la madre lavoratrice che deve rientrare a casa e che quindi ha bisogno di un mestiere che comporti poche ore in presenza e lo svolgimento di una certa percentuale del lavoro a domicilio
        – in misura molto minore (ma solo per motivi numerici), il professionista (avvocati, commercialisti, ecc.) che nelle scuole tecniche e professionali deve trovare una fonte di reddito fisso con pochi sbattimenti
        – in misura minore rispetto al primo target, ma ora decisamente crescente, le famiglie che devono parcheggiare i figli da qualche parte

        Per tutti e tre i target una valutazione dell’insegnante va dal superfluo al detestabile.

        • Peucezio scrive:

          Ahimè, descrizione esattissima.

          • Francesco scrive:

            però la prima opzione non comporta affatto una scarsa qualità dell’insegnamento, la mancanza di selezione del personale all’ingresso e la valutazione degli insegnanti

            credo ci sia piuttosto un discorso di assunzione in massa di (poco) alfabetizzati da parte dello Stato, quello sì implica un rifiuto della valutazione degli stessi

            • PinoMamet scrive:

              “credo ci sia piuttosto un discorso di assunzione in massa di (poco) alfabetizzati da parte dello Stato, ”

              Questo è un mito che non ha riscontro nella realtà.

              • Francesco scrive:

                Allora diciamo che è un mito molto diffuso e, conoscendo gli insegnanti, assai credibile.

                Di persone che hanno giusto giusto un pezzo di carta ma sanno a malapena parlare, figuriamoci sappiano le cose o sappiano insegnare, ne abbiamo incontrate.

              • PinoMamet scrive:

                Io no.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              ” assunzione in massa di (poco) alfabetizzati da parte dello Stato”

              Veramente la cosa principale su cui vengono valutati i candidati è proprio l’alfabetizzazione. Poi, certo, se passa la follia della perdita del valore legale dei titoli di studio, allora non sarà possibile verificare nemmeno quella e avremo gli analfabeti in cattedra.

      • paniscus scrive:

        “Poi che il sistema si stia rompendo o si sia rotto sono d’accordo. Io ci vedo però anche una bella fetta di insegnanti che hanno una vocazione nulla ad insegnare e non parlo della parte di nullafacenti”—-

        Tanto per cominciare, se si smettesse di usare la parola “vocazione” in questo contesto, sarebbe già un bel passo avanti.

        L’insegnamento non è un fioretto religioso o una militanza ideologica, è una professione.

        Se avessi voluto fare la missionaria sarei entrata in un ordine religioso, o in un’associazione di volontariato a tempo pieno, NON nella scuola di stato.

        • Peucezio scrive:

          Secondo me ci vuole la vocazione anche per fare lo spazzino.

        • Peucezio scrive:

          E comunque, esagerazioni a parte, l’insegnamento è una professione e d’accordo, ma non dovrebbe essere un mestiere.
          Non è affatto un lavoro come un altro.

          Sarebbe come dire che il cardiochirurgo è come l’operaio della catena di montaggio. E no: lì hai una responsabilità enorme.

        • Roberto scrive:

          Paniscus

          “ Tanto per cominciare, se si smettesse di usare la parola “vocazione” in questo contesto, sarebbe già un bel passo avanti.”

          Vedo dalla treccani

          https://www.treccani.it/vocabolario/vocazione/

          Vocazione: 2 b. Inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di vita, a esercitare un’arte, una professione, a intraprendere lo studio di una disciplina, e sim.:

          In questo senso come dice Peucezio pure per fare lo spazzino serve un briciolo di vocazione o attitudine o predisposizione…quindi idem per gli insegnanti: se a uno fa schifo stare in mezzo a degli adolescenti o non prova nessuna soddisfazione a spiegare qualcosa, dovrebbe fare altro, non mi sembra un’idea così stravagante e vale per tutti i lavori

        • PinoMamet scrive:

          Nel senso della Treccani è verissimo, ma appunto come è vero per qualunque lavoro.

          Ma agli insegnanti di solito si rimprovera la mancanza di “vocazione ” quando parlano di stipendi, ma anche in generale di condizioni lavorative nel senso più vasto.

          Non c’è la carta igienica a scuola? I genitori minacciano ricorsi legali… o ricorrono alle maniere forti per un 5? Gli stipendi sono fermi dal tempo del governo Giolitti?
          I compiti ingiustamente addossati agli insegnanti vanno dallo psicologo all’agenzia di viaggi passando per il carabiniere?
          “Eh ma caro mio, per fare l’insegnante ci vuole vocazione!”

          Ora, la sorella di una mia amica fa il chirurgo. In Africa. In un ospedale lontano almeno 100 chilometri dalla città più vicina. Ecco, nel SUO caso mi permetterei di parlare, con ammirazione e rispetto, di vera vocazione…

          • Roberto scrive:

            Ok, ma io non sono “di solito” e rimprovero tutt’altro e cioè, come dicevo sopra, non aver voglia di fare l’insegnante a scuola. Uno può essere la persona più colta del mondo ma se non ha voglia di insegnare a degli adolescenti ha sbagliato mestiere.
            Interagire con adolescenti più o meno bravi, educati, interessati è evidentemente parte del mestiere e onestamente mi spingerei a dire che anche interagire con i genitori è parte del mestiere…che poi ci siano genitori da prendere a schiaffi peggio ancora dei loro figli è pacifico ma c’est la vie (come a me capita di avere a che fare con giudici pigri ed ignoranti, o semianalfabeti che fanno disastri e mi chiedono di rimediare….me ne lamento ovviamente ma appunto c’est la vie, avere giudici e clienti perfetti renderebbe la mia vita molto più semplice e serena ma non è così)

            • Roberto scrive:

              Ma ripeto che questa cosa ella vocazione o attitudine se non piace la parola vocazione vale per tutti

              Poco prima delle vacanze ho fatto parte di un panel per assumere un nuovo collega. Ci capita una tipa che sembra davvero intelligente, ha un ottimo curriculum, lavora da anni in un altro servizio e ha ottime note di servizio…solo che è incredibilmente timida e ci dice in un’ora tre volte che si sente molto a disagio a parlare in pubblico…beh amica mia 50% del nostro lavoro rientra nella categoria “parlare in pubblico” e tipicamente dire cose sgradevoli ad un pubblico ostile (chessò riunione con deputati che non hai mai visto prima ai quali devi dire “questa cosa che volete fare è contraria agli articoli tizio caio e Sempronio del trattato”…oppure “no ragazzi non potete licenziare tizio in questo modo, dovete fare così e cosà”)….ora se sei timida e non vuoi parlare in pubblico ci sono altri posti dove puoi meglio utilizzare le tue qualità

            • Roberto scrive:

              Per gli insegnanti ho l’impressione che il modo di selezione (concorso) e poi lo sviluppo della carriera (passare del tempo) non permettano mai di fermare o indirizzare altrove chi appunto non sopporta gli adolescenti o stare in un’aula o spiegare cose ad un pubblico distratto…e così ti ritrovi gente che a fine carriera non fa mai interrogazioni “perché sono timido” (il mio prof di italiano del liceo, a mia madre, insegnante anche lei, che chiedeva “scusi ma come fa a dare a mio figlio 7 all’orale se non l’ha mai interrogato nel primo semestre?”) o quella che arrivata a metà maggio smette di far lezione perché “dopo nove mesi non sopporto più i ragazzi e loro non sopportano più me” (insegnante di storia di mia figlia alla mia domanda “scusi ma è un mese che mia figlia dice che in classe vedete solo dei film, c’è qualche problema?”)

            • Peucezio scrive:

              Roberto,
              “Uno può essere la persona più colta del mondo ma se non ha voglia di insegnare a degli adolescenti ha sbagliato mestiere.
              Interagire con adolescenti più o meno bravi, educati, interessati è evidentemente parte del mestiere”

              Esattamente.
              È questo il punto.

              • Francesco scrive:

                ehm, non solo, il punto è che io devo interagire con aziende di meccanica a cui non frega un cazzo delle mie statistiche

                loro devono agire con VERI giovani in formazione su cui possono avere un influsso importantissimo

                anche in negativo, se manca questa cosa che in mancanza di meglio chiamo vocazione

              • PinoMamet scrive:

                Ma io insegno latino e storia (in realtà vorrei insegnare greco) non educazione, buone maniere e scuola di vita.
                A questo dovete pensare voi genitori, innanzitutto.

                Tantomeno ho la pretesa di essere un modello o un maître a penser, più di quanto lo sia il salumiere dietro l’angolo.

                E trovo anzi pericolosi i professori che pensano di esserlo.

              • Francesco scrive:

                Pino

                in quanto adulto, peggio pure perchè sei insegnante, tu sei un modello di vita, volente o nolente.

                non un robottino che insegna la materia A o B

                temo che lo sviluppo umano sia tale da non poterti esimere da quello

                ciao!

              • PinoMamet scrive:

                Ma io sono adulto come lo è il salumiere all’angolo, appunto.

                O come lo è il bidello, se vuoi.

                Non è che essere laureato nella tal materia mi trasformi nel Maestro di vita Do Nascimento.

                Certo, come dice Roberto, un professore che scopre di non sopportare i ragazzi farebbe bene a cambiare mestiere, e su questo siamo tutti d’accordo, come un marinaio col mal di mare.

                Ma non significa che il professore debba diventare un misto tra Santa Teresa di Calcutta e Giulio Cesare…

              • Francesco scrive:

                >>> Ma non significa che il professore debba diventare un misto tra Santa Teresa di Calcutta e Giulio Cesare…

                temo di sì, invece, è quello che serve

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Fissiamo obiettivi impossibili in modo da poter rinunciare in partenza o giusto per poter martellare in libertà dopo?

              • Roberto scrive:

                Pino

                “ Ma non significa che il professore debba diventare un misto tra Santa Teresa di Calcutta e Giulio Cesare…”

                Certo, sono ovviamente d’accordo

              • Francesco scrive:

                MT

                nel Vangelo viene indicata la perfezione. Forse la tua lettura è un poco errata.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Veramente nel Vangelo c’è scritto “Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”.

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            direi che nei casi che citi sono i critici o comunque gli interlocutori degli insegnanti a usare a sproposito la parola “vocazione”.
            Il fatto che per fare una certa professione ci voglia una vocazione non significa mica che oltre alla responsabilità di un lavoro delicato e non facile, ci devono essere anche stipendi da fame, disorganizzazione, ecc. ecc.

            Prendiamo il mio caso.
            Io avrei tutte le carte in regola per fare l’insegnante di liceo: ho laurea in lettere (col massimo dei voti e tesi pubblicata) e dottorato.
            Ma non mi è mai passato per la mente di fare l’insegnante (lo farei solo se fossi al tubo del gas, se l’alternativa fosse chiedere l’elemosina per strada) perché sarei un pessimo insegnante: non ci so fare coi ragazzini, non mi piace, non mi ci sento in nessun senso portato e sarei un infelice a farlo, quindi lo farei male, pur avendo tutte le competenze e i titoli per trasmettere le nozioni che devo trasmettere.

            Se fare l’insegnante fosse solo una professione qualsiasi, io potrei farla. Siccome è anche una vocazione e io quella vocazione non ce l’ho, non la faccio e non sono adatto a farla.

            • PinoMamet scrive:

              Mah, io faccio l’insegnante perché ho passato il concorso, cui partecipai causa crisi nel settore cinematografico;

              non vado pazzo per l’adolescenza e non ritengo che l’insegnamento sia il lavoro dei miei sogni, nondimeno non credo di compiere un crimine contro l’umanità, e neppure di avere tutta questa influenza negativa (ma neanche positiva!) sulla vita dei giovani virgulti.

              Tento di comportarmi con loro con correttezza, ma non penso né aspiro a essere un “modello” e non vedo perché dovrei.

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      direi che hai fatto un’ottima descrizione.
      Questo metodo, quando era applicato seriamente (diciamo più o meno fino alla generazione di mia madre e poco oltre), bene o male gli strumenti te li dava e alcune poche (ma neanche pochissime) persone più intelligenti riuscivano a trarne anche un vero pensiero critico e ad andare oltre gli schematismi che giustamente hai individuato.
      Oggi si insegnano le stesse cose, senza più l’obbligo di impararle, cioè la sanzione, il filtro: doppio danno.

      Ma temo che questi modelli un po’ sclerotizzati, “scolastici” appunto nel senso deteriore del termine, che trasmettono acriticamente per generazioni luoghi comuni e semplificazioni grossolane, siano un po’ fisiologici in qualsiasi istituzione umana non elitara (e in parte anche elitaria) di trasmissione del sapere.
      La differenza la fanno quei pochi professori appassionati, che hanno il dono di saper trasmettere la passione anche ai discenti. Ma diventa una lotteria, va a culo (io parlo per francesismi).

      • Roberto scrive:

        Guarda per sdrammatizzare quanto detto sopra non so se i professori appassionati siano tanti o pochi, e per ne non è questo il punto. Il punto è che il sistema non è fatto per selezionare quelli bravi e appassionati

        • Francesco scrive:

          OK, allora parliamo del sistema – scuola.

          Da quando non funziona più per selezionare insegnanti appassionati e magari bravi? dove è successo questo?

          la vox populi lo da per successo negli USA e in Italia ma è solo qui il problema? e come è successo?

          • PinoMamet scrive:

            Io degli USA non so niente.

            In Italia, gli insegnanti si reclutano per concorso, e praticamente tutti quelli che conosco sono appassionati e conoscono bene la loro materia.

            Il singolo fancazzista o miracolato può anche esserci, come ovunque, ma non credo che il punto sia quello.

            Il fatto è che questo stile di insegnamento non funziona più.

            ha esaurito la sua funzione, più o meno come il tiro con l’arco (che da tecnica bellica è diventato un simpatico passatempo) o l’opera lirica (da intrattenimento “di massa” a ferrovecchio polveroso per decrepiti) o… fai tu.

            • Francesco scrive:

              “stile di insegnamento” che non pare aver mai funzionato, se consiste nel NON far assaggiare agli studenti la pietanza ma solo ammanirgli una recensione scelta più o meno a caso …

              no, Pino, non sono d’accordo.

            • Roberto scrive:

              Proprio il reclutamento per concorso mi pare inadeguato. O meglio dovrebbe essere a seguito o preceduto da un vero tirocinio (vai in classe insieme ad un altro insegnante, poi fai lezione con qualcuno che ti segue, cose così…)

              Chissà se con la riforma andrà meglio da questo punto di vista

              E poi nella vita professionale avere un minimo di valutazione

              • PinoMamet scrive:

                Sul tirocinio sono d’accordo…

                Ma davvero, credere che il problema fondamentale sia questo mi sembra miope.

                Sapete che seguo su Instagram le imprese di alcuni matti che hanno messo in piedi un commercio di whisky e vini con un bel veliero in legno.

                Ecco, sicuramente è importante per loro avere bravi marinai, ma…

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “Chissà se con la riforma andrà meglio da questo punto di vista ”

                Le riforme, per statuto, servono a peggiorare le cose.
                Altrimenti non si farebbero.

                D’accordo sul resto.

  7. daouda scrive:

    Domanda: non vi siete stancati di scrivere. Spero ammettiate voi come me, e verso gli altri e verso sè stessi, che ogni nostra espressione è apoditticamente cappottabile poiché da anni che lessi ed ho scritto come altrove e non solo ora qua, nessuno di noi ha mai sbagliato a vedere certi aspetti, ma ancora non abbiamo mai compiuto integrazione alcuna

    • Francesco scrive:

      Risposta: si vede che non siamo molto intelligenti, però tenaci, e continuiamo a tentare!

      • daouda scrive:

        Non se tratta de intelligenza od aitanza o sentimento impiegato. Non è che te devo spiegà perché cazzo ho buttato er tempo mio a scrive in giro pé sto mondo virtuale del cazzo, e d’altronde non è stato né male né inopportuno visto che mi era necessario,e la vostra pazienza è merito a voi e stima da darvi per me.

        Ma alla fine che cazzo “dialogamo” se si rimane i soliti stronzi de prima?
        MMo certo ciò è impossibile sia per interazione che ciclo fasico di vita, ma dobbiamo ammettere che ci stiamo arenando con una comoda scusa.
        Ovviamente è assiomatico che questo è il mio insindacabbile giudizio a cui voi dovete sottomettervi, soprattutto te Francé che riconosci di essere un coglione! AHahahaha

        • Francesco scrive:

          Un pò si rimane i soliti stronzi, un pò si migliora appena appena.

          E’ la vita normale, fratello. In pochi cadono da cavallo, vedono la Luce, perdono la vista, vanno in missione per conto dell’Altissimo, finiscono decapitati.

          • daouda scrive:

            Francé hai capito, e sai che non c’entra nulla.

            Ognuno fa come vuole, ma giustificarsi è risibile e d’altronde la mia non è un’accusa quanto una constatazione amichevole, una volta tanto

            • Francesco scrive:

              e come tale l’avevo presa! oh, mi spieghi com’è che sei diventato comprensibile? crisi di mezza età?

              • daouda scrive:

                Faccio finta de esse rinsavito pé gli ultimi spari internettiani.

                Per il resto se hai capito davvero smetti de esse statunitensista, conservatore, friedmaniano e soprattutto democratico.

              • Francesco scrive:

                diciamo che Biden ci sta lavorando

                😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Daouda

      “nessuno di noi ha mai sbagliato a vedere certi aspetti, ma ancora non abbiamo mai compiuto integrazione alcuna”

      Verissimo! Ci ho pensato spesso.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ daouda

      “stancati di scrivere”

      No, per tre motivi:

      a) è uno stare in compagnia, proprio come i pensionati che si vedono tutti i giorni sulle panchine al parco

      b) imparo cose

      c) tengo in esercizio le mie capacità espressive.

      In soldoni: scrivere qui è una gratuita ed eccellente prevenzione dell’Alzheimer.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • daouda scrive:

        ADV ma ce mancherebbe. Ma te sei rimasto er solito illuso der cazzo, e quel che hai scritto è bello e doveroso, ma decisamente insufficiente.
        Poi ao, vaffanculo, chi cazzo te se incula, io scrivo quer che cazzo me pare sò sempre stato il solo ad avè licenza de bombardamento e mm ve vojo rompe er cazzo, vabbene?

  8. PinoMamet scrive:

    ““stile di insegnamento” che non pare aver mai funzionato, se consiste nel NON far assaggiare agli studenti la pietanza ma solo ammanirgli una recensione scelta più o meno a caso …”

    rispondo qua a Francesco.

    In effetti lo stile di insegnamento HA funzionato egregiamente. gli studenti italiani sono tutt’ora tra i più “preparati”.
    Davvero, sanno molte più cose dei colleghi statunitensi e israeliani:
    e parlo di studenti statunitensi e israeliani perché i primi li ho conosciuti in Italia (ed erano studenti di un college privato prestigioso che potevano permettersi un anno all’estero…) e poi in America, mentre i secondi li conosco personalmente come amici.

    Ma immagino che la situazione di tanti altri paesi non sia diversa.

    Le “cose” gli studenti italiani (più o meno, ovviamente, inutile paragonare uno che fa l’agraria con uno che fa il liceo…) le cose le sanno.

    Quello che li mette in difficoltà è il pensiero, la rielaborazione, la creatività.

    E secondo me il difetto di noi professori italiani non è il rifiuto di una valutazione o di una meritocrazia
    (più che altro c’è la paura che questa si tramuti in opre di inutili approfondimenti che i docenti devono fare, come fanno, senza poi avere in cambio alcun incentivo economico, e perdendo tempo per la didattica…)

    molti penso che vorrebbero una vera meritocrazia! Cioè: se mi faccio il culo devo essere pagato di più del collega che fa il minimo sindacale. Ma è anche difficile stabilire chi “fa” più a scuola: le ore sono uguali per tutti…

    No, il vero difetto di noi professori italiani sta nel conservatorismo del pensiero.
    La “nostra” scuola funziona e non si tocca.
    C’è anche da dire che i progetti di riforma sono stati finora tutti talmente velleitari quando non dannosi, che la difesa dell’esistente ha una sua logica…

    ma bisogna anche pensare avanti!

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      “In effetti lo stile di insegnamento HA funzionato egregiamente. gli studenti italiani sono tutt’ora tra i più “preparati”.
      Davvero, sanno molte più cose dei colleghi statunitensi e israeliani:”

      Con buona pace di statistiche e valutazioni internazionali fatte sulla base non si capisce di cosa.
      Ho sempre pensato e constatato anch’io ciò che dici.

      • PinoMamet scrive:

        Le famigerate prove Invalsi!
        I tizi dell’Invalsi ovviamente sostengono che “lo fanno tutti” e che “le nostre prove sono identiche a quelle dei paesi arian.. ehm, civili!”

        i terribili detrattori (ma saranno tutti terrapiattisti e novax da far asfaltare a Mentana!1!) dicono che invece non c’è alcuna evidenza che le prove somministrate in Italia siano le stesse somministrate in altre paesi
        (anzi, lasciatemi dire, è piuttosto improbabile, visto che l’italiano è diverso dal finlandese 😉 e che le prove vengono somministrate in anni diversi, in sistemi scolastici diversi…) e che le famigerate scuole finlandesi che ottengono i primi posti, in pratica, dedicano l’anno scolastico proprio alla compilazione e soluzione di quiz simili, mentre gli italiani, poveri sfigati!, ancora credono che a scuola occorra davvero studiare la matematica e la letteratura…

        comunque il nord-Italia è costantemente sopra la media OCSE, mentre a frenare sono i risultati degli istituti tecnici e professionali del sud;
        e quindi il problema è sociale…

        segnalo questo articolo come esempio di uno che non ci ha capito un cazzo:
        “https://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_04/professori_studenti_scienze_54e767ac-ba99-11dc-9246-0003ba99c667.shtml ”

        Mi spiegate perché un insegnante di filosofia o di storia dell’arte deve sapere perché lievita la pasta??

        Ma già, l’impressione appunto è che l’Italia, con i test Invalsi, abbia copiato malamente un sistema di valutazione nato per scuole e realtà sociali diversissime;
        riesca nonostante tutto a primeggiare lo stesso;
        poi arriva il giornalista che non ci capisce niente e tuona che “siamo sempre gli ultimi” e dobbiamo imparare dai Biondi di turno…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Ma già, l’impressione appunto è che l’Italia, con i test Invalsi, abbia copiato malamente un sistema di valutazione nato per scuole e realtà sociali diversissime;
          riesca nonostante tutto a primeggiare lo stesso;”

          Le crocett… i test Invalsi hanno il pregio di essere oggettivi e standardizzati (per chi è sottoposto a quello specifico questionario, mica come modello astratto), per cui forniscono un dato relativamente affidabile (il “relativamente” riguarda il problema delle frodi, ma direi che qui non ci interessa).
          Però, ogni volta che si misura un dato, bisogna tenere bene in mente CHE COSA SI STA MISURANDO (lo metto in maiuscolo, perché questa è la fonte di ogni male). E l’unica cosa che questo test misura è la capacità di rispondere correttamente a domande nella materia oggetto del test: non puoi ripetere a memoria roba che non hai capito, non puoi svicolare, non puoi declamare fuffa, non puoi dire “eh, ma c’è l’impegno…”. O le sai, o riesci ad arrivarci perché padroneggi la materia, oppure spari a caso e il test andrà mediamente male per puri motivi statistici (accentuati dal fatto che si tratta di valutazioni collettive più che individuali, per cui la legge dei grandi numeri rende irrilevanti le botte di culo individuali).

          Il test Invalsi non serve per:
          – valutare il livello culturale generale di uno studente
          – valutare “lo studente nel suo complesso” (qualunque cosa voglia dire)
          – comparare campioni di studenti sottoposti a prove differenti

          Il test Invalsi, incrociato con altri dati, può servire per:
          – trovare correlazioni tra condizioni socio-economiche ed efficacia del sistema scolastico
          – rilevare differenze di apprendimento e attitudinali tra gruppi sociali diversi (un esempio tipico sono le differenze per sesso)
          – andando molto con i piedi di piombo, studiare i valutatori, ovvero comparare i risultati Invalsi con le valutazioni scolastiche convenzionali (non a livello individuale, ma sempre e solo collettivo) e MOLTO PRUDENTEMENTE cercare di comprendere eventuali incongruenze

        • PinoMamet scrive:

          Tutto vero, ma una delle cose a cui non serve il test Invalsi (e l’unica che interessa ai giornalisti) è comparare i risultati di chi fa il test Invalsi in Italia con chi fa test diversi, vagamente equiparabili, in paesi con sistemi scolastici diversi.

          • Francesco scrive:

            però dai per scontato quel “vagamente equiparabili”, il che mi pare una forzatura.

            ammetto di difendere la categoria degli scrittori di questionari!

            🙂

          • PinoMamet scrive:

            Vorrei vedere quanto è “scientifica” l’equiparazione tra le domande su un testo in coreano, uno in finlandese e uno in italiano…

            • PinoMamet scrive:

              Quiz somministrati poi:
              – a uno studente di 14 anni che va a scuola tutto l’anno, ma nelle ore che preferisce lui, -a uno di 15 ma che va a scuola tot giorni l’anno però la sua lingua madre la studia solo come test a crocette
              -a un 14enne che va scuola 180 giorni e studia soprattutto poesie e storia della letteratura…

              sì, possono dirci (vagamente) che nel tal paese gli studenti ottengono risultati migliori nella “comprensione del testo”, e sicuramente è un’indicazione (da prendere con le pinze del caso) non priva di utilità, ma insomma non può essere la bussola per orientare tutta la scuola…

              • Francesco scrive:

                Beh ma neppure il Ministro dell’istruzione è paragonabile a un titolista di giornale! non sarei così pessimista.

                O meglio, non lo sarei se usassero i test Invalsi per valutare le scuole italiane tra di loro e prendere provvedimenti in base a quello che emerge.

                Ciao

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma già quando sostituisci un testo con un altro, anche nella stessa lingua, il test diventa diverso.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Per dire, immaginate che un anno l’Invalsi dà da analizzare un commento di Peucezio, l’anno dopo uno di Moi e l’anno dopo ancora uno di Daouda. Commenti di lunghezza comparabile, scritti tutti e tre nella stessa lingua, ma di difficoltà di comprensione diversa perché scritti in stili molto diversi. Puoi confrontare? Sì, ma allora la rilevazione ti dice molto sui testi e molto poco sugli studenti che li hanno letti.

              • Daouda scrive:

                Beh citare me nun é che é il massimo per favorire l’intellegibilitá del paragone Treviso…ma te ricordi come cazzo scrivevo?
                Stai ad inzurtá Moi Moi e Peucezio che comunque tranne le stronzate che digitano hanno un bell’itagliano.

    • Francesco scrive:

      >>> Quello che li mette in difficoltà è il pensiero, la rielaborazione, la creatività.

      mah, sono molto poco convinto. se faccio fare riassunti e temi, lo studente è obbligato a pensare e rielaborare.

      e le ricerche si facevano già ai miei tempi e lì occorre pure un minimo di creatività; come serve per fare compiti in classe con risposte aperte e non test a crocette

      ciao

  9. Moi scrive:

    … Nessuno ancora qui ha ricordato Vincenzo Schettini (da Castellana di Bari), con la “i”, il celeberrimo Prof Influencer di Fisica !?

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ moi

      “Vincenzo”

      È bravo. Ho visto parecchi suoi video, e non soltanto sono accurati, ma hanno il pregio di presentare esempi concreti. Così andrebbe insegnata la fisica, non solo come una collezione di problemi risolti/da risolvere su piani inclinati,olle, pistoni e affini.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  10. Moi scrive:

    Cmq (come spesso accade, in parte o in toto …) concordo con Pino; rilancio : se Akira Toriyama facesse un anime in sette episodi sui Sette Re di Roma … non sarebbero più impossibili da memorizzare da parte di ragazzini che memorizzano tranquillamente subito tante formazioni di squadre di calcio. 😀

    • PinoMamet scrive:

      …io, che non amo il calcio, me ne sono reso conto ascoltando i miei mitici compagni di “pulmino” delle elementari e medie: simpatici scapestratelli di campagna e di periferia, non uno dei quali ritrovai come compagno di ginnasio, ma tutti grandi esperti di calcio… o di altro, basta che non fossero le materie scolastiche 😉
      (ricordo con affetto il siculo-piacentino tifoso della Roma, e il figlio-di-comunista con nome russo con zaino dell’esercito italiano, grande conoscitore di cose belliche, che ci parlò di “bombe intelligenti” anni prima che fossero sulla bocca di tutti…)

      e poi notai anch’io in corpore vili, cioè su di me 😉 , la facilità con cui imparavo nomi e teorie relative alla mia passione, le arti marziali…

      • Francesco scrive:

        quindi ha ragione Peucezio?

        il problema è la scuola in sè?

        • PinoMamet scrive:

          Ma io non credo che ci sia “un problema”, prima di tutto.

          Credo che occorra pensare di andare avanti e di non fare scuola come nell’Ottocento.

          Non credo alle risposte facili (“è colpa dei professori cretini!”, “è colpa dello Stato!”, “è colpa dei genitori che viziano!”, “è colpa dei soldi che sono pochi!”, “è colpa dei professori che fanno troppe vacanze!”, “è colpa dei ragazzi che stanno sempre attaccati a internet!”)
          che mi sembrano delle non-risposte, e anzi un modo di dirottare la questione.

          • Peucezio scrive:

            Ma sai che forse se si facesse scuola come nell’Ottocento sarebbe il meno peggio?

            Non so se davvero esista una terza via fra la scuola ottocentesca, “nozionistica”, cioè in cui si imparavano le cose, ma secondo schemi davvero a volte eccessivamente mnemonici, a tratti aneddotici, e l’assenza di istruzione di massa?

            Nel senso che ogni esperimento in questo senso ha solo prodotto la scuola-parcheggio, “inclusiva”, dove si coccola lo studente e non si impara più.

            Metodo Montessori? A parte che non so se esista anche per le scuole superiori. Ma, boh… non ho conosciuto gente allevata così. Magari funziona. Magari è una cagata. Non mi sbilancio.

            Sessantotto, immaginazione al potere, no nozionismo, gerarchie, trasmissione di valori borghesi, patriarcali, autoritari…? si è visto il risultato: formazione di giovani privi di competenze e interessi, perfetti per il mercato del lavoro precarizzato che li sfrutta.

            Riforme tre “i” e altre cagate varie perché “la scuola non forma per il mondo del lavoro”, ecc. ecc.? Più che produrre una pletora di ingegneri e scienziati capaci che hanno costruito la meravigliosa Italia degli anni 2000 ha prodotto una manica di ignoranti incompetenti e incapaci.

            Alternanza scuola-lavoro? Transeamus…

            Riforma Pino Mamet? Probabilmente sarebbe molto migliore di tutte queste, manterrebbe il valore dello studio, delle lingue classiche al liceo classico, ecc. ecc. ecc. Ma anche le cose fatte coi migliori intendimenti e valide sulla carta, poi applicate concretamente, mah…

            La mia impressione è che la scuola italiana ottocentesca e poi gentiliana sia una macchina imperfettissima ma con un suo fragile equilibrio, che ogni volta che la tocchi si rompe e oggi stiamo smantellando gli ultimi pezzi.

            • PinoMamet scrive:

              In effetti le cose stanno più o meno così.

              Le remore sociali contro Gentile non hanno più senso: un operaio guadagna quanto un professore, e inizia anche a guadagnare prima.
              Se autonomo, vai col nero, i prezzi li fai tu e guardacaso c’è sempre qualche imprevisto che li fa alzare.
              So di edili, manco italiani, che hanno un conto in banca che io me lo sogno.

              Un avvocato, un medico? Venti, trent’anni di studio, esami su esami, e poi se hai culo ti assume lo Stato in condizioni di semi sfruttamento, altrimenti è la giungla?

              In queste condizioni, non ha senso parlare di discriminazione verso i figli dei lavoratori e degli incolti.

              I discriminati sono semmai i colti!

              E infatti, dati alla mano, i liceali sono ormai una casta ereditaria: non ricca, tranne pochi casi, ma ereditaria: esattamente come i brahimini.

              Poi ovvio che esagero e taglio con l’accetta.

              Ma il discorso è un po’ questo: o Gentile, o Qualcosa di completamente diverso, almeno come metodo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Basta confrontare la retribuzione media dell’impiegato con quella dell’operaio e si smette subito di invidiare il secondo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Poi sì, noi istruiti del ceto intellettuale subalterno siamo un po’ incazzati perché ci avevano promesso ben altro nella vita, ma benvenuti nel

                Capitalismo, aspettative tradite dal 1789

              • Francesco scrive:

                MT

                non dovrei essere io a dubitare delle statistiche ma, sapendo quanto guadagna un operaio specializzato, mi chiedo cosa significhi “operaio” in quella tabella.

                Per non parlare degli idraulici, quelli sì che hanno saputo scegliere!

                PS non so cosa c’entri il capitalismo col 1789, il suo libro è del 1776. E già Marx ha ben illustrato cosa ha fatto il capitalismo!

              • PinoMamet scrive:

                “Basta confrontare la retribuzione media dell’impiegato con quella dell’operaio e si smette subito di invidiare il secondo.”

                Insomma..
                Prendiamo il settore manifatturiero che è quello che impiega la maggior parte dei lavoratori, e NON uno di quelli meglio retribuiti:

                io leggo retribuzione media annua 28.954;

                più sotto, tra gli ultimi, istruzione, 13.651.

                attività aritistiche sportive, meno ancora, 12.000 e rotti.
                Eh cazzi degli sportivi e degli artisti direte, dovevano scegliere un lavoro serio.
                Ma per esempio sanità e assistenza sociale è 17.432, mentre Trasporto e magazzinaggio 24.210… (pag. 7)…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “In queste condizioni, non ha senso parlare di discriminazione verso i figli dei lavoratori e degli incolti. ”

                Tra l’altro ragionando così dovevano estendere il classico e lo studio duro e serio a tutte le scuole, per trasformare tutti in “signori” (parlo degli anni ’60-70), invece hanno esteso l’ignoranza e il pressapochismo, per far diventare tutti tamarri.

                E ci sono più o meno riusciti creando un ceto di piccoli imprenditori, esercenti, artigiani, ecc. e va bene.
                Gli “istruiti” sono diventati docenti precari, praticanti in studi di avvocati, ecc.

                Ma non credo fosse quello il loro intendimento, creare una classe di autonomi, evasori (per necessità), che votano a destra e sbeffeggiano gli intellettuali (secondo me giustamente, perché quando al popsto di Pasolini hai Saviano e la Murgia non puoi non sbeffeggiare gli intellettuali).

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Basta confrontare la retribuzione media dell’impiegato con quella dell’operaio e si smette subito di invidiare il secondo.”

                Esistono ancora gli operai?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “esistono ancora gli operai”

                Direi di sì.

                Ne vedo circa 1800 dal lunedì al venerdì.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “per necessità”

                ROTFL

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • PinoMamet scrive:

                “perché quando al popsto di Pasolini hai Saviano e la Murgia non puoi non sbeffeggiare gli intellettuali”

                in questo caso…
                OMDAP!!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Ma per esempio sanità e assistenza sociale è 17.432”

                Sì, perché ci sono dentro badanti, quelli delle cooperative sociali e via dicendo.

              • paniscus scrive:

                Pino:

                E infatti, dati alla mano, i liceali sono ormai una casta ereditaria: non ricca, tranne pochi casi, ma ereditaria—–

                Questo era vero fino a 15-20 anni fa, quando gli ordinamenti di liceo erano pochissimi (classico, scientifico e linguistico, più qualche sparuta sperimentazione rarissima) ed effettivamente al liceo ci andavano solo i figli di chi aveva a sua volta fatto il liceo.

                Ma NON vale certamente adesso, in cui esistono millemila corsi di studio che si chiamano “liceo” ma che raccolgono indefinitamente ragazzi di qualsiasi provenienza etnica e qualsiasi classe sociale (il che è anche un bene) e che richiedono un impegno di studio e una preparazione di base infime (il che invece è un male).

                Citofonare a licei sportivi, licei socio-economici, licei musicali-coreutici e altra simpatica roba del genere.

                Un caso a parte è lo scientifico di scienze applicate che, a seconda delle scelte interne, in alcuni istituti risulta quasi identico all’ordinario (non fanno latino, ma si fanno un mazzo così di chimica, biologia e informatica) mentre in altri raccatta un’utenza paragonabile a un professionale…

              • PinoMamet scrive:

                D’accordissimo, Paniscus!

                Il fatto è che non mi viene mai di ricordare “sportivi” “socio psico fuffici” eccetera tra i licei… dove infatti non dovrebbero stare!

                Anche sottoscrivibile tutto quello che dici delle “scienze applicate “.

            • paniscus scrive:

              “Metodo Montessori? A parte che non so se esista anche per le scuole superiori. “—

              Uno dei danni più gravi contro l’istruzione e la cultura, fatti da certi fronti di pedagogisti, è stato proprio questo:

              la pretesa di generalizzare all’infinito delle strategie che si sono rivelate valide in alcuni ambiti molto specifici, ma per le quali non esiste alcuna prova (o indizio iniziale significativo) che siano altrettanto valide anche per tutti gli altri.

              Nella scuola questo ha preso due forme modaiole-sfiziose-inclusive che hanno fatto più danni della grandine:

              a) quella di estendere a tutti delle strategie didattiche che inizialmente erano state pensate per disabili o per altre categorie con bisogni speciali (giuro che ho conosciuto di persona qualche collega cog*liomber* che sosteneva che dare a tutta la classe le stesse prove preparate per chi ha un DSA portasse a un aumento strepitoso del successo educativo)… ettecredo, si danno compiti più facili e tutti prendono voti più alti!

              b) quella (come nel caso montessori) di prendere di peso delle delle metodologie che erano state pensate su misura per bambini delle elementari, e applicarle a ragazzi molto più grandi, con processi mentali completamente diversi e obiettivi completamente diversi.

  11. Andrea Di Vita scrive:

    @ Moi, peucezio – OT linguistico

    https://www.ilpost.it/2023/07/26/sala-il-cinese-non-esiste/

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Moi scrive:

      Capisco che la tizia sia “oppressa” dall’ Inglese e debba lottare Vs il “simpatico” 🙂 Chinglish ogni giorno, ma … proprio “decade” in “quel senso lì” doveva scrivere ?!

      Cmq è vero che il Cantonese ha influenzato la pronunzia SinoXenica più del Mandarino nei Paesi attigui (Corea, Giappone, Vietnam …) ciò spiega anche _ oltre a fenomeni di eufonia _ perché in Giapponese vi sia spesso più di una sola pronunzia specie On , oltre che Kun : stesso logogramma , diverse regioni della Cina, diverse epoche, ecc …

    • PinoMamet scrive:

      Però si dimentica di dire che non è un caso che il cinese mandarino si chiami appunto così, e non “pechinese” (che semmai ne è una delle varianti colloquiali…)

      Comunque la perdita linguistica non è mai un bene.

  12. giuseppe motta scrive:

    quando si parla di operai bisogna ricordare che non ci sono solo gli operai di fabbrica

    ci sono anche commessi, camerieri, inservienti, bidelli, netturbini, aiuto-cuochi, lavapiatti…

    dubito che il loro reddito sia considerevole

    • PinoMamet scrive:

      Bidelli… è presto detto:

      https://www.orizzontescuola.it/stipendi-personale-ata-meno-di-9-euro-a-ora-per-un-assistente-amministrativo-12-euro-ai-dsga-tabella/

      sono cifre assolutamente comparabili a quelle del personale docente, con la differenza che non è richiesta la laurea…

    • PinoMamet scrive:

      Per i netturbini ho trovato cifre variabili da 29.000 a 23.000

      (non mi fa inserire i link, non so perché)

      il mio contratto da insegnante, se non ricordo male, è 22.000, fino allo scatto di anzianità dell’anno prossimo, dopo dieci anni di assunzione cioè (oh, non è che scatti a 40.000 eh? 😉 aumenterà un pochino)

      fate voi i conti.

      Senza contare che ho la fortuna di essere stato assunto a tempo indeterminato subito dopo il concorso, mentre tanti colleghi bravissimi (più di me, vi assicuro) arrivano da precari, regolarmente licenziati d’estate, fin quasi alla pensione…

      • Roberto scrive:

        Pino

        “ regolarmente licenziati d’estate, fin quasi alla pensione…”

        Questo è un vero grande scandalo

      • giuseppe motta scrive:

        pino dopo 10 anni di assunzione hai uno stipendio lordo di 22.000 euro?

        sicuro?

        quelli della tua tabella non sono bidelli ma assistenti amministrativi (impiegati pet usare le categorie del privato)

      • PinoMamet scrive:

        “sicuro?”

        Sì, sono ragionevolmente sicuro come puoi facilmente immaginare 😉

        Comunque sono assistenti amministrativi E tecnici.

        • giuseppe motta scrive:

          allora siete davvero pagati troppo poco

          i bidelli però che io sappia sono collaboratori scolastici non assistenti

  13. Moi scrive:

    Una triste definizione di Liceo Classico è che sarebbe da Figli di Papà che giunti alla veneranda età di 13 anni … possono permettersi per almeno 5 anni di NON pensare a diventare “produttivi”. Lo ha detto un Mediatore Culturale Poliglotta Woke Italiano di quelli che combattono gli stereotipi … incarnando il perfetto stereotipo del “Cosmopolita” Esterofilo che pur considerando “Italiano Medio” sinonimo di “Untermensch” però si offende a morte SE qualcuno di “Sopra” che “tiene solo la Nebbia” osa criticare minimamente il suo Paesello di Gggiù !

    … ed è “Reduce” [sic] proprio di quella Scuola lì, che gli sarebbe servita molto meno del propagandato e che gli avrebbe inculcato l’ idea “razzista” che Capiti Antichi Romani e Antichi Greci Capita l’ Umanità Intera Passata Presente & Futura !

    ;-D

  14. Moi scrive:

    . Bulash vuol dire, maschio effeminato. Ora, gli zingari non hanno mai letto Judith Butler

    ————————————————

    Ma infatti Giuditta Maggiordomo 🙂 sostiene di “scoprire” anziché “inventare” …

  15. Miguel Martinez scrive:

    Sulla questione del cinese, un’amica che è vissuta in Cina mi risponde:

    Da profana che non vive più in Cina da dieci anni posso dirti la mia semplice opinione. Concordo sia un vero peccato veder scomparire certe lingue, certi dialetti che si portano dietro ere, culture e soprattutto comunità di persone legate tra loro anche da quello! Quando vivevo a Shanghai ricordo che negli autobus le fermate erano annunciate in mandarino, shanghainese e inglese. Ero rimasta colpita da questa cosa perché in Italia chi parla dialetto è visto un po’ come un provinciale poco evoluto, un ignorante e compagnia bella. Invece lì era qualcosa di cui vantarsi. Tipo l’essere fiorentini!
    Con il tempo, infatti, io stessa ho sentito l’esigenza di imparare questa vera e propria lingua, perché mi permetteva di essere ancora più vicina ai cinesi con cui avevo stretto un forte legame, di sentirmi una di loro e non una straniera. E così fu.
    La politica non è il mio pane quotidiano e quella cinese mi risulta ancora più complicata. Posso solo dire che quello che il governo dice, il popolo fa e come ci riescono loro, nessuno mai.
    Non sono d’accordo invece nel rammaricarsi di vedere certe forme arcaiche o tradizionali, come si usa dire, scomparire. Credo sia fisiologico, la lingua evolve continuamente e in cinese, soprattutto lo scritto, magari usato nei messaggi digitali c’è bisogno di semplificare.

  16. habsburgicus scrive:

    https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/demolizione-dei-monumenti-ai-poeti-e-generali-russi-in-ucraina-la-gru-solleva-i-busti-a-poltava/vi-AA1epRUY?ocid=msedgntp&cvid=09fcc371394949f18311b6136d5297a0&ei=13

    prosegue la derussificazione e desovietizzazione in Ucraina..
    questo video mostra la rimozione delle statue del noto poeta russo Aleksandr Pushkin e del generale sovietico Nikolaj Vatutin, a Poltava;
    en passant, Vatutin fu ucciso illo tempore dagli ucraini seguaci di Bandera, nel 1944..fu forse la più alta perdita che mai i sovietici ebbero in guerra e non fu opera dei tedeschi ma degli ucraini…ecco perché AH non ne fece parlare molto..e pensare che nel 1944, fra scoppole continue :D, l’uccisione di Vatutin fu forse l’unico serio successo contro i bolscevichi..
    questa azione eclatante dell’UPA preannunciò la dura lotta del dopo guerra allorché gli ucraini non furono realmente sottomessi se non verso il 1950 e forse oltre..altre due vittime eccellenti della guerriglia ucraina furono nel 1947 il generale marxista polacco Karol Świerczewski (poi sugli złotych della PRL) -comunista duro e puro, veterano rosso della guerra di Spagna ove si distinse per la sua brutalità verso preti e frati- e il prete rinnegato Havryil Kostel’nyk, uno dei caporioni della disunione (partecipò al famigerato Sinodo di L’viv del 1946 in cui agenti della Ghepeù vestiti da popi proclamarono il “ritorno” della Chiesa ucraina di L’viv al Patriarcato di Mosca) e noto ad alcuni come codificatore nel 1923 della lingua rusina di Vojvodina (eh sì, Kostel’nyk non era un galiziano, bensì nacque nei Balcani e si trasferì in Galizia nella sua fase ucrainofila prima di passare alla russofilia sovietizzante che fu causa della sua fine)

    • Francesco scrive:

      ma cosa c’entra il povero Pushkin?

      • Peucezio scrive:

        Ahahahahah, Francesco, che domande.

        Questi sono i tuoi alleati.
        Odio per la cultura, iconoclastia, cultura della cancellazione.

      • PinoMamet scrive:

        C’è stato anche l’episodio della schermitrice ucraina che rifiutato la mano dell’avversaria russa ed è stata squalificata.

        Come praticamente tutto, è un po’ più complesso: le due schermitrici si sono salutate con la sciabola, com’è uso, a inizio gara;

        alla fine, l’ucraina, anziché porgere la mano, porge sempre la sciabola (leggo che questa variante era stata prevista in epoca covid) per toccare il “ferro” dell’avversaria;

        la russa invece porge la mano (variante tradizionale) ma l’ucraina rifiuta scuotendo la testa e indicando la sua sciabola.

        Il gesto io l’ho interpretato come “il massimo che posso offrire come cordialità è questo”.
        Comunque l’effetto è stato proprio quello della mano rifiutata, e quindi scatta la squalifica come è d’uso.

        I vari judoka egiziani o iraniani che si sono rifiutati di fare il saluto all’avversario israeliano non hanno avuto sorte diversa;
        poi è saltato fuori che erano in qualche modo le loro federazioni nazionali a obbligarli
        (un judoka iraniano credo sia ora esule proprio in Israele)

        nel caso dell’ucraina non ho idea, magari è una sua decisione personale.

    • Moi scrive:

      derussificazione

      —————

      Escape from Cyrillic. Latin alphabet grows away from Putin

      https://tvpworld.com/68515340/escape-from-cyrillic-latin-alphabet-grows-away-from-putin

      Belarus, Kazakhstan, Azerbaijan… What the post-Soviet countries are doing about changing the alphabet. Paradoxically, Ukraine – after Russian aggression – no longer needs this.

      • habsburgicus scrive:

        l’Azerbaigian l’ha già introdotto..il cirillico oggi è scomparso, quasi impossibile trovarlo (l’ho visto in un monumento a Landau di età sovietica)..
        il lacinka bielorusso ha una sua tradizione, è vero, ma l’attuale regime non lo introdurrà mai..è già tanto che sopravviva il cirillico bielorusso 😀
        in Qazaqstan Nazarbaev aveva decretato l’introduzione all’alfabeto latino verso il 2025, vi furono anche dei tweets in alfabeto latino, ma Qasym-Jomart Toqaev non sembra più interessato

  17. Andrea Di Vita scrive:

    @ francesco

    “Pushkin”

    Come sarebbe a dire “cosa c’entra”?

    La mela non cade lontano dall’albero.

    https://images.app.goo.gl/ZDv8mPLtWQjyTdEF6

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  18. Andrea Di Vita scrive:

    @ tutti

    No, non è OT.

    Quando si ricomincia, alla bell’e meglio peraltro, non è mai OT

    https://time.com/6296743/los-alamos-lab-plutonium-pits-nuclear-weapons/

    E che non sia OT lo spiega bene Eraclito

    https://www.lefrasi.com/frase/eraclito-guerra-madre-tutte-cose-tutte-regina

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  19. Mauricius Tarvisii scrive:

    Ma lo sapevate che i russi hanno imposto al mondo il Calendario Giuliano?

    https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/07/28/lucraina-ha-spostato-la-data-del-natale-al-25-dicembre_03cbb7d7-d0a3-413d-a1ae-c6faaef3f644.html

    “Lo scopo della legge è quello di ‘abbandonare l’eredità russa di imporre le celebrazioni natalizie il 7 gennaio'”

    • PinoMamet scrive:

      ” “La lotta per la propria identità contribuisce… al desiderio di ogni ucraino di vivere la propria vita con le proprie tradizioni e festività””

      Habs ne sa senz’altro di più, ma questa frase mi suona di riscrittura della Storia: gli ucraini hanno mai festeggiato il Natale il 25 Dicembre??
      Tranne forse gli uniati (ma francamente credo neppure loro…)
      (anzi, ho controllato: neppure loro).

      Ho anche il serissimo sospetto che le tradizioni natalizie ucraine siano “leggermente” più simili a quelle russe che a quelle “occidentali”, comunque…

      • habsburgicus scrive:

        Tranne forse gli uniati (ma francamente credo neppure loro…)
        (anzi, ho controllato: neppure loro).

        in Italia i greco-cattolici l’hanno adottato nel 2021, altrove nel 2022…insomma pure loro -di regola- hanno utilizzato il calendario giuliano sino ai nostri giorni;
        per quanto riguarda gli ortodossi, direi che la questione vada vista da un punto di vista generale;
        innanzitutto, come qui è ben noto ma “nel mondo” (come si sarebbe espresso un pio e santo monaco secentesco :D) no, i cambiamenti riguardano solo le feste fisse, insomma il Natale..
        la Pasqua continuerà a essere computata con il calendario antico per mantenere l’unità del mondo ortodosso (che io sappia, solo i rari ortodossi finnici celebrano la Pasqua all’occidentale) cosicché la locuzione giornalistica “Pasqua ortodossa” per una volta è giusta 😀 invece l’espressione “Natale ortodosso” è un’assurdità…
        eh sì…molte Chiese ortodosse celebrano, non da oggi, il Natale con il nuovo calendario ovvero al 25 dicembre (con effetti su ogni festa, tipo San Nicola al 6 dicembre e non al 19 ecc);
        il Patriarcato Ecumenico, la Chiesa ellenica, il Patriarcato di Romania fin dal 1924 in seguito all’influenza di Meletios Metaxakis (Patr Ecumenico 1921-1923), il Roncalli degli ortodossi 😀 😀
        la Chiesa di Alessandria lo fa dal 1928 quando Metaxakis assunse la cattedra alessandrina
        la Chiesa cipriota lo fa dagli anni ’20
        la Chiesa di Antiochia, in passato russofila, resistette fino al 1940 poi introdusse il calendario nuovo
        quando le tenebre del comunismo divisero l’Europa, il 25 dicembre era festeggiato da greci, romeni, ciprioti, alessandrini e antiocheni e il 7 gennaio da tutti gli altri
        nel 1968 per ragioni che, lo confesso, non riesco a spiegarmi, la Chiesa bulgara adottò il nuovo calendario..se consideriamo che la Bulgaria obbediva al Cremlino e la Chiesa obbediva al Partito :D, perché i bulgari fecero questo allontanandosi da Mosca ? boh
        il nuovo calendario fu adottato anche da Chiese “figlie” di Mosca (quella polacca e quella ceco-slovacca)
        quando il comunismo finì, solo la Chiesa russa, la Chiesa georgiana, Gerusalemme e la Chiesa serba restavano fedeli al 7 gennaio non a caso le Chiese più anticattoliche…
        dunque è vero che gli ucraini hanno sempre celebrato il Natale al 7 gennaio ma è anche vero che crescentemente quella è divenuta una tradizione russa (e serba)….si può quindi ben capire che gli ucraini abbiano voluto eliminarla..il governo avrà fatto pressioni 😀 nihil novi sub sole, in Romania nel 1924 il governo ci andò giù duro per “convincere” i presuli romeni a passare al nuovo calendario che era criticato dal Metropolita Gurie di Bessarabia, non a caso terra di influenza russa

        • habsburgicus scrive:

          en passant, la questione del calendario fece nascere gli “omologhi” ortodossi dei lefebvristi e sedevacantisti :D..
          infatti in Grecia e Romania (poi financo in Bulgaria) alcuni prelati denunciarono le innovazioni “papistiche” e rimasero fedeli al vecchio calendario donde la setta dei “veterocalendaristi” che sostengono che sono gli unici a mantenete l’ortodossia
          secondo alcuni “popi” russi la teoria del monaco Filofej di Pskov della “Terza Roma” resterebbe valida: la Chiesa russa, mantenendo contro venti e maree il vecchio calendario sarebbe l’unica a conservare la purezza dell’ortodossia che Costantinopoli avrebbe tradito..
          secondo un Metropolita veterocalendarista greco dei ’30, gli “infami latini” e gli ancora più “infami” melezisti 😀 (seguaci di Meletios Metaxakis) con il loro nuovo ed eretico calendario avrebbero -ovvove !- violato il Concilio di Nicea, rischiando di far cadere la Pasqua prima dell’equinozio (doppio ovvove !!) e addirittura rendendo possibile la coincidenza della Pasqua cristiana con quella ebraica (triplo ovvove !!!) 😀 😀 😀

    • Moi scrive:

      Fomenko … Hold my vodka ! 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Fomenko e simili sono interessanti:

        sono un esempio perfetto di come si possa partire da un’intuizione, o per meglio dire un’osservazione, interessante
        (abbiamo pochissimo su alcune epoche e molto su altre, e altre che non cito)
        e arrivare a un cumulo di cazzate.

        L’ipotesi che le nostre cronologie possano essere in qualche misura “sbagliate” non è fuori dal mondo: il nostro Habs, che ne è un esperto, sono sicuro che potrebbe proporci una caterva di dubbi sulla datazione di questo o di quell’evento.

        E quando andiamo nelle epoche più remote, ai confini del mito, beh… non brancoliamo nel buio, ma poco ci manca (le cronologie dei re sumeri “antediluviani”…)

        e anche un osservatore occasionale non può non notare, tanto per restare nel semplice, che Romolo e Remo sono due come Castore e Polluce o come Eteocle e Polinice, o come i due re spartani o come il wanax e il lawagetas micenei…
        che sono salvati dalle acque come Mosè, Perseo e Lamissione;
        che sono figli di mignotta come il medesimo longobardo Lamissione;
        che hanno a che fare con una lupa come i turchi antichi…

        che vuol dire? che c’era un repertorio di temi mitici comuni, e che il mito romano è straordinariamente composito…

        mica che si tratti delle stesse persone!!

        • PinoMamet scrive:

          intendevo “altre intuizioni che non cito”, tipo appunto quella della moltiplicazione degli stessi personaggi…

          anche questa, applicata correttamente, non è così fuori dal mondo: per esempio abbiamo un Origene cristiano e uno pagano, entrambi di Alessandria, ed entrambi allievi di un Ammonio, che forse è in entrambi i casi Ammonio Sacca e forse no…

          ma certo, questa diventa una questione di esegesi e di filologia, e non appassionante come dire “il Medioevo non è mai esistito!” 😉

        • habsburgicus scrive:

          che vuol dire? che c’era un repertorio di temi mitici comuni, e che il mito romano è straordinariamente composito…

          mica che si tratti delle stesse persone!!

          sono pienamente d’accordo con Pino !

        • habsburgicus scrive:

          E quando andiamo nelle epoche più remote, ai confini del mito, beh… non brancoliamo nel buio, ma poco ci manca (le cronologie dei re sumeri “antediluviani”…)

          100 % d’accordo…
          ai tempi, l’erudito Beloch nella sua Griechische Geschichte sosteneva che la PRIMA data certa, almeno agli occhi di noi fallibili mortali, della storia greca era l’uccisione di Ipparco ad opera di Armodio e Aristogitone nel 514/513 a.C, meno di un’Olimpiade prima 😀 della memorabile rivoluzione ateniese del 511/510 a.C che rovesciò Ippia e pose le basi per il clistenismo (508/507 a.C), più o meno negli stessi grandiosi anni in cui a Roma veniva consacrato il tempio di Giove Capitolino (e questo forse è vero, tanto che si contava piantando un chiodo da quel punto) sotto un fantomatico console M. Orazio (che la tradizione ha poi recuperato facendone un suffectus nel 509 a.C….anno già strapieno di consoli 😀 :D) e la leggenda pone il ratto di Lucrezia, la rivolta dei patrizi sotto Bruto e Collatino, la cacciata del Superbo e la nascita della Repubblica (e questo forse non andò proprio così :D)
          secondo il citato Beloch, per trovare la prima data certa della storia romana dovremmo scendere fino all’estate del 280 a.C allorché ci fu la diabasi di Pirro in Italia (anche il sacco dei Galli è abbastanza sicuro che vada psto nel 387/386 a.C anche se certamente non nel “canonico” 390 a.C)
          insomma, financo per Grecia e Roma -conosciutissime e studiatissime- non abbiamo nulla di certo prima della fine del VI secolo a.C per la Grecia e inizio IV (Galli) o inizio III (Pirro) per Roma…
          immaginiamoci la certezza che possiamo avere per civiltà meno conosciute nel II o III millennio a.C 😀 😀
          per l’Egitto, il belga Depuydt mi pare sostenesse che il primo faraone con data di ascesa certa sarebbe il nubiano Taharqa nel 690 a.C (XXV Dinastia)….che a prima volta parrebbe una data arcaica, ma per l’Egitto siamo già in età tarda, tardissima 😀 😀 hanno iniziato prima 😀
          per il Vicino Oriente, dal poco che so, molti ritengono che la battaglia di Qarqar dell’853 a.C (importante anche per la storia biblica) dovrebbe essere stata combattuta in quel periodo, anno più ano meno….sono gli anni di Achab e Jezabel che “fecero male agli occhi del Signore”, contro i quali si scagliò Elia
          per il II millennio a.C, basti pensare che -ad esempio- per la storia babilonese ci sono almeno 4 cronologie (alta., media, bassa e bassissima) a seconda di quando poniamo l’incursione dell’hittita Murshilish a Babilonia…..
          prima, ancora peggio 😀
          Hammurabi -non l’ultimo fesso, insomma 😀 anzi l’unico Sovrano di quei posti lì noto a quasi tutti. lo hanno regnare i un arco che va dal 2002 al 1960 a.C (Jules Oppert nel 1889 addirittura lo pose fra 2394 e 2339 a.C) al 1696-1654 a.C (Gasche 1998)…insomma 4 secoli ! è come se fossimo indecisi se Cavour fosse un contemporaneo di Ludovico il Moro
          prima, siamo nel buio via via più assoluto 😀
          di fatto, “danno i numeri” 😀
          in quanto non ne sappiamo nulla..purtroppo, eh

          • PinoMamet scrive:

            Pensa il mio imbarazzo (autentico) quando devo far fare le verifiche agli studenti di prima superiore, partendo da libri di testo che, sia amore di semplicità, sia pigrizia degli autori, danno per certe quelle stesse date che citi come incertissime!

            Tra l’altro i libri di testo, mi sono accorto, non vanno affatto d’accordo uno con l’altro, e non si possono neppure riciclare le verifiche degli anni precedenti! 😉

  20. Moi scrive:

    https://www.imolaoggi.it/2023/07/22/pecoraro-scanio-tso-per-chi-nega-cambiamenti-climatici/

    Pecoraro Scanio: TSO per chi nega i cambiamenti climatici

    PS

    c’è il video con l’ audio

  21. Andrea Di Vita scrive:

    @ moi

    “nega”

    https://www.imolaoggi.it/2023/07/25/clima-condannare-chi-nega-le-colpe-delluomo/

    Siamo sempre lì.

    Gridare “al fuoco” in un teatro affollato quando il fuoco non c’è è punito dalla legge.

    Perché non dovrebbe esserlo propalare notizie false la cui propagazione impedisce di salvare delle vite?

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • PinoMamet scrive:

      Avanzare teorie alternative, per bislacche che siano, non è proibito.

      è proibito presentarle falsando i dati.

      Caio o Sempronio possono benissimo presentare una cura alternativa per la carie o per il cancro;
      non possono farlo offrendo dati falsi o falsificati.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ pino Mamet

        “teorie”

        Ma qui non si avanzano teorie.

        Magari fosse così!

        Niente di meglio per capire le cose di avere più teorie di erse che avanzano predizioni diverse

        Ciascuna mette a nudo le debolezze delle altre.

        Poi ci pensa la Natura a giudicare.

        No, qui non c’è il metodo scientifico.

        Siccome le teorie contrapposte a quelle dell’effetto serra antropogenico sono già state avanzate decenni fa da gente del calibro di Freeman Dyson e Carl Sagan e sono state clamorosamente falsificate dalle osservazioni, oggi la comunità scientifica dei climatologi considera valido il modello dell’effetto serra antropogenico.

        Si può dire che non è valido? Certo. Ma si ha l’onere della prova. Come diceva lo stesso Sagan, “extraordinary claims require extraordinary evidence”. Non basta un intervento alla TV o su Facebook. Ci vogliono modelli e predizioni in contrasto con quelle attuali e suscettibili di controllo.

        Ma i negazionisti climatici – proprio come i negazionisti della Shoah e i terrapiattisti – non si sognano di fare questo.

        Si limitano a dire che “è tutto un complotto dei poteri forti che hanno inventato l’idea dell’origine antropica dell’effetto serra per i propri oscuri disegni di dominio del mondo”.

        Solo che mentre i terrapiattisti (non parlo della fusione fredda perché è passata di moda) sono innocui, questi negazionisti sono pericolosi per tutti.

        Perché se la maggioranza crederà a loro sarà difficile per governi democraticamente eletti cercare di attenuare le conseguenze negative del cambiamento climatico.

        Tanto per dirne una, è uscito due giorni fa uno studio che prevede – modificando calcoli più ottimstici del passato – il blocco della Corrente del Golfo a seguito dello scioglimento ghiacci artici entro mezzo secolo da oggi. (È ho una vaga idea che gli autori siano stati anche troppo ottimisti).

        E questa è solo l’ultima delle piacevolezze che ci aspettano se non facciamo nulla.

        Al confronto la Shoah sarà da rimpiangere.

        Il complottista minaccia anche te.

        Digli di smettere.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • PinoMamet scrive:

          Posso dirgli di smettere senza invocare galere e TSO…

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ pino Mamet

            “posso dirgli”

            Certo che puoi.

            Basta?

            Ciao!

            Andrea Di Vita

          • PinoMamet scrive:

            Mettiamola così: non ho mai conosciuto complottisti che abbiano preso la minaccia di sanzioni come prova che hanno torto.

            Credo che quasi tutti la prendano come prova di avere ragione :
            “mi censurano perché dico la verità!”

            Invece conosco persone che, dopo aver seguito un ragionamento pacato e razionale… hanno cambiato idea.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ pino Mamet

              “complottisti”

              Ma lo Stato non è la mamma.

              Mica deve salvare i complottisti dalle conseguenze della loro follia, “convincendoli” o che.

              È tutti gli altri che deve salvare.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Va bene, ma chi decide cosa è complottismo e cosa no?
                Posso ricordare che nell’ultimo anno e mezzo sono state bollate come complottiste tutte le posizioni non servilmente filonato e filoucraine?

              • PinoMamet scrive:

                Lo Stato è tanto mamma quanto aguzzino, e, mi auguro, più l’una dell’altro.

              • giuseppe motta scrive:

                immagino che possa deciderlo l’opinione corrente della comunità dei saggi

                esempio

                a marzo 2020 se dici che lavare il tavolo è inutile e la maschera è meglio portarla in tutte le interazioni con altri, sei complottista

                un anno dopo vai in galera se sostieni l’esatto contrario

                per evitarlo ti porti in tasca lo stampato di qualche sito web come al tempo delle autocertificazioni covid

                dopotutto non c’è idea così assurda che non sia stata sostenuta da qualche parte su internet

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Pino Mamet

              “Mettiamola così”

              Bellissimo, condivido.

              Aggiungiamo però che in tutti i discorsi di questo tipo, c’è il motivo per cui il discorso viene usato.

              Per dire, un conto è “se veramente Hitler quasi un secolo fa ha ucciso esattamente quel numero di ebrei solo perché erano ebrei”.

              Un altro, è “uno stato mediorientale di nome Israele, oggi, a causa di quello che si dice che abbia fatto Hitler quasi un secolo fa, può fare cose che nessun altro stato può permettersi di fare”.

              Oppure,

              “Il CO2 è antropogenico e induce davvero una serie di effetti catastrofici”

              è diverso da

              “siccome il CO2 antropogenico induce effetti catastrofici, tu devi dare 20.000 euro alla Fiat per comprarti l’auto che ti controlla in tutto ciò che fai”

              Abbiate per cortesia un minimo di tolleranza per il palestinese che quando gli stanno per buttare giù la casa, mette in dubbio le camere a gas, o per lo squattrinato che deve comprarsi l’auto nuova che mette in dubbio l’effetto climatico del CO2.

              • giuseppe motta scrive:

                in ogni caso non capisco perché dovrebbero essere messi in galera o anche solo multati quelli che non credono alle camere a gas

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “Si limitano a dire che “è tutto un complotto dei poteri forti che hanno inventato l’idea dell’origine antropica dell’effetto serra per i propri oscuri disegni di dominio del mondo”. ”

          Bene, la mia amica Maria ha la stessa auto da 26 anni, e ci ha fatto finora 100.000 chilometri, perché quando può, va a piedi. Solo che abiti tra i monti, e alla sua età non può andare ovunque a piedi.

          Mangia solo cibi organici, in gran parte raccolti da lei nell’orto, e non tocca carne perché non vuole alimentare le aziende che distruggono la terra con gli allevamenti intensivi.

          In casa, non usa il riscaldamento un po’ perché è povera e un po’ perché non vuole inquinare, né tantomeno ovviamente l’aria condizionata.

          Beve l’acqua del pozzo, e per pulire usa l’aceto per non inquinare con prodotti sintetici.

          E ha un telefonino addirittura meno smarto del mio.

          Adesso, per farla diventare “ecosostenibile”, l’Europa minaccia di obbligarla ad arricchire le multinazionali comprando una nuova macchina piena di diavolerie elettroniche, di mettere in casa un contatore che spii i suoi consumi al millimetro, e ad arricchire altre aziende coibentando la sua casa a sua spesa, con i soldi che da pensionata non ha.

          E Maria è “scettica” ogni volta che le si dice che qualche strapotente Ente Planetario le dice che deve obbedire perché il CO2…

          La sbattiamo in galera?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Pino Mamet

        “Avanzare teorie alternative, per bislacche che siano, non è proibito.

        è proibito presentarle falsando i dati.”

        Falsare i dati, da qualunque parte, è l’eccezione.

        Basta presentare POCHI dati, del tutto autentici.

        Invento un caso di cronaca…

        “Sapevate che in tutto il Lazio, il 66% degli omicidi con decapitazione sono stati commessi da albanesi, che rappresentano appena l’1% della popolazione del Lazio? Vorreste avere un albanese come vicino di casa?”

        I dati (ripeto, immaginari) sono assolutamente “veri”: semplicemente, ci sono stati tre omicidi con decapitazione in cinque anni in tutto il Lazio, e il colpevole di due è un albanese, il terzo non si sa chi l’ha commesso.

        Ecco, nove volte su dieci il problema dei “fake news” e affini è di questo tipo.

    • giuseppe motta scrive:

      diciamo che io penso che le restrizioni a tutela dell’ambiente siano inutili e anzi dannose

      ho convinto diverse persone

      ne avrei convinte ben di più se fossi un giornalista

      quanta galera merito?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “ho convinto diverse persone”

        Non che ci voglia tanto: anche portare qualche argomento del cazzo a sostegno della tesi per cui mangiare cioccolata e bere Fanta è salutare convincerebbe molta gente che non aspettava altro. E’ molto facile raccontarsi puttanate di comodo.

        • giuseppe motta scrive:

          vero, c’è sempre gente che non aspetta altro se non di sentirsi dare ragione

          torniamo alla legge per mandarmi in galera

          come dovrebbe funzionare?

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ giuseppe motta

            “funzionare”

            Non sono un giurista. Da profano, direi di estendere pari pari la legge Mancino contro il negazionismo della Shoah. Ma lo dico solo perché non so escogitare una soluzione più efficace.

            Come difendersi, allora, visto la probabile vaghezza di un’eventuale accusa di negazionismo?

            Citando la fonte.

            Se io sostengo, come fanno di recente certi podcast Polacchi di storia, che Roosevelt era un agente della NKVD (non sto scherzando) allora dovrei essere tenuto ad aggiungere: “secondo il podcast tal dei tali Roosevelt era un agente della NKVD”.

            Se invece sono proprio io a voler sostenere quella tesi, non c’è problema: basta che citi le prove che porto a sostegno (ad es. qualche nota d’archivio inedita degli archivi di Mosca).

            Insomma, qualcosa che il pubblico possa controllare.

            Se io dico che esiste un complotto giudaico per il dominio del mondo e porto quelle che ritengo essere prove valide della mia affermazione allora ritengo giusto il non essere punibile, così come se io mi limito a citare i sostenitori di tale tesi come “I protocolli dei Savi di Sion”

            Ma se io dico “l’Ebreo ci vuole dominare tutti!” e quando mi chiedono come lo so rispondo che mio cugino l’ha letto su un fumetto, allora merito la galera perché suscito odio immotivato.

            Insomma: non si dovrebbe poter dire nulla che non si sia disposti a ripetere in tribunale sul banco dei testimoni, consapevoli della pena in caso di spergiuro

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Roberto scrive:

              Continuo a pensare che fra tutto i mondi orribili immaginati/desiderati dai lettori di questo blog, il tuo è sicuramente quello in cui mi troverei peggio

              🙁 🙂

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Roberto

                “peggio”

                Sicuro?

                Peggio di un mondo dove ci sono bambini che muoiono di malattie per cui esistono i vaccini solo perché i genitori sono convinti che Bill Gates ci abbia iniettato i microchip per controllare tutti col 5G?

                Peggio di un mondo dove genitori e figli muoiono di sete in un deserto perché ci sono politici che dicono che l’effetto serra è un’invenzione dei Cinesi e altri che dicono che i migranti sono uno strumento del piano voluto dai poteri forti per la sostituzione etnica?

                Peggio di un mondo dove si spendono per gli oroscopi più denari che per la prevenzione delle malattie curabili?

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Roberto scrive:

                Nessuno sogna bambini che muoiono di fame, ma tu sogni una specie di stato poliziesco orwelliano

            • PinoMamet scrive:

              “allora merito la galera ”

              No, meriti che qualcuno ti spieghi perché sbagli.

            • giuseppe motta scrive:

              basta citare qualsiasi cosa scritta da chiunque su internet per essere assolti?

              mi sembra più che altro una legge contro chi è poco pratico di internet

              carina però l’idea di introdurre il giuramento per l’imputato

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ pino Mamet

                “Internet”

                Scusa, ma se tu ti metti a gridare “al fuoco!” in un teatro affollato e poi non c’è nessun incendio, ti aspetti davvero che gli inquirenti non te ne chiedano conto?

                Come minimo ti giustificherai dicendo di aver visto un bagliore che ti è sembrato una fiamma – e in quel caso farai meglio ad averlo fotografato per tempo, se vuoi evitare una bella incriminazione per procurato allarme.

                Lo stesso se non gridi “al fuoco!” ma ti diverti a vandalizzare gli allarmi antincendio, così che quando poi scoppia per davvero nessuno se ne accorge in tempo per salvarsi.

                Ecco, direi che per i negazionisti la situazione sia più simile alla seconda che ho detto: propalare notizie false che impediscono o rallentano di provvedimenti atti a salvaguardare la pubblica incolumità è criminale, a meno ovviamente di non poter comprovare la propria buona fede.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • giuseppe motta scrive:

                quindi basterebbe davvero citare una cosa letta su internet per essere assolti

                e siccome su internet si trova pressoché di tutto non dovrebbe essere troppo difficile

                meno male

                anche sul procurato allarme direi che possiamo dormire tranquilli:

                https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-terzo/titolo-i/capo-i/sezione-i/art658.html

                credo che tu abbia anche scambiato un giuseppe per un altro…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “torniamo alla legge per mandarmi in galera
            come dovrebbe funzionare?”

            Tranquillo, ti ridimensiono subito: non sei così importante ai miei occhi perché io possa essere minimamente sfiorato dal desiderio di avere una legge che ti mandi in galera.

            • giuseppe motta scrive:

              questo è chiaro, l’influenza di una persona qualsiasi è assai limitata rispetto a quella di politici giornalisti celebrità eccetera

              mettiamo che io fossi uno di loro

              come dovrebbe funzionare la legge?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Banalmente, in Italia non potrebbe funzionare perché incostituzionale.

              • Moi scrive:

                Sull’ intramontabile :

                ” in Italia non funziona mai niente !”

                ” […] in Italy, for thirty years under the Borgias, they had warfare, terror, murder, and bloodshed, but they produced Michelangelo, Leonardo da Vinci, and the Renaissance. In Switzerland, they had brotherly love, they had five hundred years of democracy and peace. And what did that produce? The cuckoo clock. ”

                😀

                Orson Welles

              • giuseppe motta scrive:

                ecco anche a me pareva incostituzionale

                meglio così

              • giuseppe motta scrive:

                comunque neppure quelli in realtà, i cucù li producono soprattutto in Baviera…

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ mauricius tarvisii

                “incostituzionale”

                Questo non vuol dir nulla, ho paura.

                Anche la macelleria Messicana alla caserma Diaz era anticostituzionale.

                La Costituzione è pur sempre un pezzo di carta, e come tutti i suoi simili si applica ai nemici e si interpreta per gli amici.

                Se pensi che Roosevelt si accordo’ a Yalta per lasciare la Polonia a Stalin pochi mesi dopo avere firmato la Carta Atlantica con Churchill che prometteva l’autodeterminazione a tutti i popoli…

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Mi sento più tranquillo se non rischio di venire arrestato per essermi sbagliato.

              • habsburgicus scrive:

                pochi mesi dopo

                in realtà 3 anni e mezzo dopo..che in quel frangente valgono decenni 😀
                infatti la Carta Atlantica è di metà agosto 1941, quando gli USA non erano ancora formalmente in guerra e sussistevano rapporti diplomatici pieni fra USA e Giappone e fra USA e Italia*, e rapporti a livello di Incaricati di affari fra USA e Germania
                Jalta è del febbraio 1945..
                in mezzo ci fu di tutto, inclusa l’ignominiosa caduta il 25 luglio 1943 del regime che i sovietici utilizzarono per definire in primis non gli italiani bensì i tedeschi 😀

                *non saprei se in novembre 1941 Roosevelt fece gli auguri al nostro Re il cui genetliaco cadeva a novembre, secondo prassi..penso di sì (invece con la Germania erano cessate le normali cortesie diplomatiche)

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Giuseppe

        “diciamo che io penso che le restrizioni a tutela dell’ambiente siano inutili e anzi dannose”

        concordo con quanto dici, ma riscriverei la frase così.

        “Diciamo che io penso che le misure proposte in emergenza, proprio dalle multinazionali che hanno creato l’emergenza, siano inutili e anzi dannose”.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “Siamo sempre lì.

      Gridare “al fuoco” in un teatro affollato quando il fuoco non c’è è punito dalla legge.”

      La questione è tremendamente complessa.

      Siamo in un teatro, arriva Greta e urla, “al fuoco!”

      Ora, il teatro è sovraffollato, le travi stanno per crollare, le sedie sono tutte tarlate, e la temperatura è in effetti leggermente aumentata.

      A questo punto, cosa succede e chi arresti?

  22. Andrea Di Vita scrive:

    @ PinoMamet

    “stalinisti”

    Sono vivi e vegeti perché evidentemente certi metodi orrendi sono più efficaci di quanto amiamo pensare.

    Mi sono sempre chiesto (ma la storia non si fa coi se) dove sarebbe finita la Rivoluzione Francese se la Vandea non fosse stata distrutta.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • PinoMamet scrive:

      “Sono vivi e vegeti perché evidentemente certi metodi orrendi sono più efficaci di quanto amiamo pensare.”

      una delle mie grandi consolazioni, Andrea, è che tu non hai alcun potere politico.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ PinoMamet

        “politico”

        Niente wishful thinking, per carità! 🙂

        Che qualcosa sia efficace non lo rende meno orrendo, e viceversa.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Pino Mamet

        “una delle mie grandi consolazioni, Andrea, è che tu non hai alcun potere politico.”

        E l’altra è che esiste Andrea, che non ha paura di esprimere fino in fondo le sue idee.

        Ho molta più paura delle persone che covano le stesse idee, ma non le ammetteranno mai.

        • PinoMamet scrive:

          Ma sono sicuro che Andrea sia un’ottima persona, e tra le sue doti c’è la chiarezza trasparente delle idee.

          Che poi sia una fortuna, secondo me, che non possa metterle in pratica, è un altro discorso…

          • Miguel Martinez scrive:

            Per PinoMamet

            “Che poi sia una fortuna, secondo me, che non possa metterle in pratica, è un altro discorso…”

            OTAPM (Occasione Totale di Accordo con Pino Mamet)

            Il bello è che ieri ho provato la stessa sensazione con un’amica cui voglio un grandissimo bene, che ha scelto una vita alternativa austera quasi quanto la Maria di cui vi parlavo, e che è convinta che dietro la storia del CO2 ci sia un complotto dei poteri forti per nascondere tutto l’impatto dell’inquinamento, del capitalismo, della devastazione ambientale.

            Per un attimo mi sono immaginato lei con il potere di giudicarmi e condannarmi,

            poi mi sono ricordato che lei è piccola e fragile, e sa fare disegni bellissimi, e ci siamo abbracciati.

            • giuseppe motta scrive:

              se la tua amica avesse il potere avrebbe accesso a molti più dati e informazioni

              e forse sul CO2 e su altre cose cambierebbe idea

              lo stesso vale per tutti noi in effetti

              magari anche Andrea cambierebbe alcune delle sue idee e deciderebbe di non arrestare i negazionisti

              anzi penso proprio che andrebbe così

              • Miguel Martinez scrive:

                Per giuseppe motta

                “se la tua amica avesse il potere avrebbe accesso a molti più dati e informazioni”

                Il problema è che le cose ci vengono imposte con i miti, e quando una cosa brutta ci viene imposta, tendiamo a prendercela con il mito.

                Arrivano le truppe italiane in Slovenia, dicendo che fu parte del Glorioso Impero Romano? Il mio primo istinto è di mettere in dubbio che i Romani ci siano mai arrivati.

                Non c’entra in maniera rigorosamente logico, posso anche essere facilmente smentito, ma sto ponendo confusamente una vera domanda sulla legittimità dell’occupazione italiana, che è la vera posta in gioco.

                E oggi la vera posta in gioco per la mia amica non è il CO2, ma l’obbligo di dare soldi che non ha alle case produttrici di auto, con un ricatto morale.

              • PinoMamet scrive:

                In effetti quando ho sentito il famoso discorso spagnolo della Meloni, uno dei punti che ha suscitato applausi era l’accenno al fatto che in seguito a qualche direttiva “verde” europea (ovviamente in italiano 😉 era “green”, in spagnolo “verde”)
                avremmo tutti dovuto comprare “coches electricos costosissimos”.

                E questo- non il supposto razzismo della Meloni o degli italiani- è forse il segreto del suo successo:

                parla, sicuramente in maniera semplicistica e fuorviante, ma concreta, di un tema di cui la sinistra non parla affatto;

                o se lo fa, lo fa in direzione contraria, nel senso cioè di farci comprare “coches electricos costosissimos” in nome di presunti benefici all’ambiente- che non metto in dubbio, ma che potrebbero essere raggiunti in modi diversi, per esempio migliorando il servizio pubblico-
                e di realissimi benefici ai costruttori di auto.

              • Fuzzy scrive:

                Bravissima. Ma non parla mai di inflazione. Infatti in Spagna è bassa e da noi è ancora alta.
                Tutto torna.

              • paniscus scrive:

                E comunque non mi risulta che la Meloni si sia realmente smarcata dalla logica del turbocapitalismo, della finanza internazionale e della necessità di sottomissione a decisioni di potenze straniere, e della “normalità” del controllo digitale selvaggio di tutte le nostre vite.

                Forse esprimeva una forma di blando antiglobalismo di bandiera, che sventolava per compiacere il suo potenziale uditorio prima di essere eletta,

                ma da quando sta al governo mi sembra perfettamente allineata con TUTTI i criteri più mainstream e più globalisti che vanno per la maggiore in qualsiasi processo decisionale importante, dalle guerre internazionali al mercato selvaggio…

              • PinoMamet scrive:

                “E comunque non mi risulta che la Meloni si sia realmente smarcata dalla logica del turbocapitalismo”

                e mai lo farà;

                il che significa che i suoi elettori sono doppiamente presi in giro.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Giuseppe motta

                “arrestare”

                Arrestare?

                E mantenerli a spese dello Stato (cioè anche mie)?

                Non ci penso neanche.

                Io mi preoccuperei di metterli in condizione di non nuocere.

                Scrivi di clima e viene fuori che non sai distinguere fra “vapore d’acqua” e “ossido di di-idrogeno in forma gassosa”?

                Scrivi del Risorgimento e risulta che non sai neanche quando è finita la seconda guerra mondiale?

                Scrivi del nucleare e confondi atomi e molecole?

                Via dai social per un anno.

                L’ignoranza oggi è una scelta.

                Bisogna avere il coraggio delle proprie scelte.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • giuseppe motta scrive:

                non ho capito bene come funzionerebbe

                e se funzionasse ho idea che per un motivo o per l’altro resterebbero in pochissimi a scrivere sui social

                quasi nessuno di quelli che mi è capitato di leggere

                ora che ci penso però…

                i social si svuoterebbero…

                sai che a pensarci bene non sarebbe una cattiva idea?

  23. Moi scrive:

    Ma se si blocca la Corrente del Golfo sarà più freddo, a pareggiare il Roscaldamento Globale … non dovremmo invece esserne contenti, qualcuno sa dare una spiegazione coerente (!) del perché preoccuparsene ?

    • Roberto scrive:

      Da quello che ho capito farà un freddo porco nei posti che adesso sono temperati dalla corrente del golfo, costa est degli Stati Uniti, Irlanda e Gran Bretagna e Scandinavia.
      Voi vi arrostirete

      • Moi scrive:

        Be’, in Scandinavia fino agli Anni ’70 venivano certe “più fatte” 🙂 ghiacciate invernali nei porti delle capitali che ci giravano sopra i camion con le gomme chiodate : saranno felici di tornare ai vecchi tempi, almeno loro !

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “Da quello che ho capito farà un freddo porco nei posti che adesso sono temperati dalla corrente del golfo”

        Almeno finché ci sarà l’acqua dei ghiacciai groenlandesi: poi torna a fare caldo anche là.

        • Moi scrive:

          Nei porti delle capitali Scandinave, molte navi rompighiaccio sono state riadattate a rimorchiatori per navi da crociera …

      • Peucezio scrive:

        Io sapevo che l’interruzione della corrente del Golfo crea una nuova era glaciale, con ghiaccia perenni fino alle prealpi e temperature più basse di 10 o 20 gradi anche in Italia.

        • PinoMamet scrive:

          E col riscaldamento globale andiamo a pari…
          😉

          (Dai non incazzatevi, si fa per scherzare; Andrea, non farmi carcerare! A parte che in carcere andrei in famiglia…)

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ moi

      “coerente”

      La risposta si studia al terz’anno a Fisica, per cui la conoscono in pochi

      Semplifico: aumentando l’energia a disposizione di un sistema caotico come l’atmosfera, non aumentano solo le temperature medie, ma anche l’ampiezza delle fluttuazioni di temperatura.

      Così, impedendo all’atmosfera di raffreddarsi con l’aumento colossale della CO2 dovuto alle attività umane (circa cento volte quella emessa dalle eruzioni vulcaniche ogni anno) noi aumentiamo l’energia in essa contenuta. A questo modo non aumentano solo i valori medi di temperatura,a anche le oscillazioni intorno a quei valori medi.

      Nel caso specifico dell’arresto della Corrente del Golfo, ad un aumento della temperatura media terrestre di 1,5 °C può corrispondere un raffreddamento dell’Europa di 15 °C (non scherzo), raffreddamento prima delle Isole Britanniche e delle coste atlantiche e poi di tutto il continente, Mediterraneo compreso.

      E durerebbe almeno qualche decennio.

      I dettagli li potete trovare qui

      https://www.nature.com/articles/s41467-023-39810-w#Fig1

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  24. Moi scrive:

    riscaldamento globale

    —————-

    In effetti bisogna mettersi d’accordo fra Allarmisti Catastrifisti : ,,, che film mentale si son già fatti ?

    Waterworld perché si squaglia tutto il ghiaccio The Day After Tomorrow perché si surgela tutto ? 🙂 … O Mad Max / Hokuto no Ken pure senza Atomica perché si desertifica tutto ?

    Di sicuro, cazzi di chi non avrà i soldi per il biglietto per Elysium !
    😉

    • Fuzzy scrive:

      https://climate.nasa.gov/
      Che l’atmosfera si stia riscaldando è fuori discussione.
      Il difficile è identificarne con certezza deterministica le cause.
      Poi ci sono i pregiudizi culturali. E quelli vanno alla grande.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ fuzzy

        “cause”

        No.

        A differenza della CO2 emessa dai vulcani o dalla biosfera attuale (che prende CO2 dall’atmosfera continuamente bombardata da raggi cosmici, che facilitano la produzione di carbonio13), la CO2 prodotta dalla combustione dei combustibili fossili è povera di carbonio13, un isotopo radioattivo del carbonio che è completamente decaduto nel corso dei milioni di anni in cui metano, petrolio e carbone sono rimasti sottoterra.

        Le analisi mostrano che la CO2 degli ultimi anni (ne emettiamo in un anno cento volte più di tutti i vulcani della Terra messi insieme) è povera di carbonio13.

        In altre parole, viene in buona parte dalla combustione di metano, petrolio e carbone.

        https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7757245/#:~:text=Carbon%20isotopes%20are%20present%20in,%E2%88%9212%2014C/C.&text=C%20and%2013C%20are,a%20radioactive%20isotope%20called%20radiocarbon

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Fuzzy scrive:

          Di Vita
          Forse non ci siamo capiti
          Volevo dire questo.

          “Le cause sono insite nelle qualità del sistema climatico e atmosferico: dinamicità, complessità, non-linearità”
          https://www.eptas.it/news/clima-meteo-e-latmosfera-come-sistema-complesso/

          Poi, per carità, ogni tanto si leggono notizie nuove tipo:
          https://physicsworld.com/a/climate-change-fingerprint-is-identified-in-the-upper-atmosphere/

          • Fuzzy scrive:

            E notavo che con la storia che “il clima è sempre cambiato” o altre “rivelazioni” del genere, certi ci marciano, rassicurando chi vuole essere rassicurato.
            E sono in tanti.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ fuzzy

              “marciano”

              OAAF!!

              E non solo: grazie mille per l’eccellente articolo che hai postato e che non conoscevo! In effetti tutto torna: la stratosfera è scaldata dal calore irradiato dalla troposfera, dunque se quella viene isolata termicamente la stratosfera si raffredda! Con tanti saluti ai negazionisti!

              Ciao!

              Andrea Di Vita

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ fuzzy

            “questo”

            Infatti, non solo il concentrarsi della CO2 al suolo (è più pesante dell’aria) tende a trattenere il calore vicino ad esso e dunque a lasciare più fredda la stratosfera…

            …ma un sistema caotico (come proprio Lorenz dimostrò essere l’atmosfera) al progressivo variare di certi parametri (come la concentrazione di CO2) ha dei punti di svolta, dei “tipping point” (o “biforcazioni”) superati i quali il sistema cambia completamente e irreversibilmente la sua struttura di base: e non basta riportare i parametri al loro valore iniziale per tornare indietro.

            L’interruzione della corrente del Golfo è appunto uno dei tipping point previsti dai modelli.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ fuzzy

          “cause”

          Dimenticavo: la Terra riceve energia dal Sole sotto forma di luce e la riemette sotto forma di infrarossi. In atmosfera, ogni gas trasparente alla luce e opaco agli infrarossi tende quindi a tenere la superficie terrestre al calduccio; e si parla appunto di effetto serra. Alcuni gas comuni con queste caratteristiche sono la CO2, l’anidride solforosa, il biossido d’azoto, il vapore d’acqua, l’esafluoruro di zolfo e il metano. Di questi, il metano fugge nello spazio perché più leggero dell’aria e quindi vi galleggia sopra (ci mette circa cinque anni). Il piu’ pericoloso di tutti è l’esafluoruro di zolfo, usato come isolante negli interruttori delle sottostazioni elettriche per le sue eccezionali capacità isolanti: ma in giro c’è n’è pochissimo perché il fluoro tende a combinarsi alle rocce. Tutti gli altri tranne la CO2 o vengono eliminati quando in eccesso (il vapore d’acqua, che ricade sotto forma di neve e pioggia) o si combinano all’acqua formando piogge acide e ricadendo con essa al suolo (anidride solforosa, biossido d’azoto): entrambi sono prodotti dalla combustione del carbone e del petrolio di qualità peggiore, il biossido d’azoto da tutti i tipi di combustione (inclusa quella dell’idrogeno). Per finire, la CO2 rimane allo stato gassoso (niente ghiaccio secco) a temperature e pressioni tipiche della biosfera, rimane vicina al suolo perché più pesante dell’aria (come nella Grotta del Cane in Campania) e si scioglie in acqua (l’acqua frizzante!) che acidifica (distruggendo le barriere coralline) ma da cui si libera col calore ritornando gassosa. Dei tre pianeti rocciosi con atmosfera del sistema solare, la Terra è ancora quello con meno CO2 in percentuale in atmosfera, ma ci stiamo dando da fare per produrne ogni anno cento volte più dei vulcani bruciando combustibili fossili. Marte ha più CO2 ma è più lontano dal Sole. L’altro pianeta è Venere.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Fuzzy scrive:

            Si. E chi lo nega? Il Co2, a partire dagli anni 60′, è cresciuto in modo esponenziale. Ma non per modo di dire. I grafici mostrano proprio una crescita esponenziale.
            Inoltre, ricordo che già tanti anni fa si diceva che il clima terrestre era sempre cambiato, e già allora venivano fuori gli esperti a dire che si, era cambiato ma non con l’attuale velocità. Dopo decenni siamo ancora fermi lì.

  25. Moi scrive:

    … c’è un’ altra questione , alla quale quasi nessun “Climatologo Gretino” 😀 risponde :

    l’ Asse Terrestre che “balla” 🙂 in Moto di Precessione , le Estinzioni di Massa pre-Umane …

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ moi

      “Asse terrestre”

      La precessione degli equinozi ci mette circa 11300 anni a compiere un periodo completo. L’effetto serra attuale dura da circa un secolo.

      “Pre-Umane”

      A parte l’asteroide che ha eliminato i dinosauri si tratta di eventi che hanno richiesto centinaia di migliaia o milioni di anni.

      Quasi metà delle specie viventi un secolo fa non ci sono più.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  26. giuseppe motta scrive:

    ne dubito

    come fanno i ricchi a sottomettere i poveri in una nave in cui non esistono davvero ricchi o poveri?

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Giuseppe motta

      “nave”

      Come non esistono?

      Più sono limitate le risorse disponibili, più diventano evidenti le disparità.

      Per citare il mio autore preferito, “in una città assediata tutta la differenza fra ricchezza e povertà è il possesso di un pezzo di carne di cavallo”.

      C’è un famoso racconto di Heinlein, “Universo”, che descrive una situazione simile: la divisione spontanea in caste dell’umanità che abita un’astronave generazionale, di quelle cioè dove a destinazione arrivano i bisbisnipoti di quelli che sono partiti.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • giuseppe motta scrive:

        secondo me ne risulterebbe una società molto diversa da quella cui siamo abituati noi e i nostri romanzieri

        non possiamo davvero sapere cosa succederebbe

        e io non sono così sicuro che i coloni accetterebbero una sottomissione spontanea in caste

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “che i coloni accetterebbero una sottomissione spontanea in caste”

          Noi l’accettiamo, per cui che problema c’è? Anzi, ci sarebbe lì persino un momento critico in cui la società potrebbe essere costretta ad una scelta estrema: parliamo del subentro della seconda generazione, quella che non si è imbarcata volontariamente e che potrebbe aver voglia di tornare indietro.

          • giuseppe motta scrive:

            noi ci siamo ritrovati in un mondo che “è sempre stato così”

            quello della nave colonia sarebbe un mondo nuovo dove l’oppressione dei ricchi sui poveri dovrebbe essere reinventata da zero

            penso o forse mi piace pensare che non sarebbe altrettanto facile

            e poi è vero che le seconde o le terze generazioni potrebbero voler tornare indietro o dirigersi altrove o chissà

            è difficile immaginare un futuro così diverso e imprevedibile con gli occhi del nostro presente

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Già le terze generazioni sarebbero meno propense ad invertire la rotta: verosimilmente avrebbero già passato il punto di non ritorno e sarebbero comunque condannate a morire nello spazio.

              • giuseppe motta scrive:

                un viaggio del genere riesco a immaginarlo solo come una specie di gulag siderale e surreale

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Giuseppe motta

                “siderale”

                Come la Terra, insomma.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

                P.S. la Terra è la culla dell’umanità. Mica si può vivere sempre nella culla. (Tsiolkowski)

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • giuseppe motta scrive:

                beh però la Terra non è un gulag

                non solo e non per tutti almeno…

  27. Mauricius Tarvisii scrive:

    Adesso mi aspetto ministri in campo che gridano al terrorismo, sindaci che insorgono contro la barbarie, stampa che protesta a testate unificate, tanto più che la vernice non è lavabile.

    https://www.ansa.it/veneto/notizie/2023/07/29/sono-due-soldati-usa-i-vandali-della-basilica-palladiana_1c47d750-83ee-43fa-8b7e-63aba822bcdc.html

  28. Mauricius Tarvisii scrive:

    Intanto ora bisogna fare una bella guerra in Sahel perché laggiù è in gioco “la sicurezza dell’Europa”.

    https://www.repubblica.it/editoriali/2023/07/29/news/niger_golpe_rischio_russia_occidente-409403846/?ref=RHLF-BG-I409484565-P1-S3-T1

    Improvvisamente niente più aggressori e aggrediti, ma si passa a “dobbiamo restaurare il governo legittimo rovesciato”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mauricius tarvisii

      “sicurezza”

      Trovato in Rete:

      ‘La situazione in Niger diventa sempre più complessa e, soprattutto, le ramificazioni internazionali del colpo di stato aumentano. Il 26 luglio il generale Abdourahamane Tchiani, capo della Guardia Presidenziale, si è proclamato “capo del Consiglio Nazionale per la Difesa della patria” e il 29 è stato proclamato nuovo capo di stato, ma il presidente Mohamed Bazoum ha dichiarato che non ha intenzione di lasciare il suo posto e che continuano i negoziati con i ribelli, anche se non è chiaro chi le conduce e a che scopo. Il 27, anche l’esercito si è schierato con i ribelli e nella capitale Niamey sono cominciate manifestazioni pro-esercito e sono comparse le prime bandiere russe, il cui numero è aumentato di parecchio nei giorni successivi. E mentre la Russia, tramite Prigožin, si è complimentata con i ribelli e ha promesso sostegno, le reazioni internazionali sono state ovviamente molto critiche, soprattutto quelle della Francia e degli USA che hanno dichiarato che non riconoscono il cambio di governo.

      Oggi ad Abuja (Nigeria) si sta tenendo un vertice straordinario dei capi di stato dei paesi dell’ECOWAS, la Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale, preoccupati delle potenzialità destabilizzanti del colpo di stato. Il vertice ha dato sette giorni di tempo ai rivoltosi per sgomberare il campo, altrimenti non esclude la possibilità di un intervento militare; anche l’Unione Economica e Monetaria dell’Africa Occidentale (UEMOA), che raggruppa i paesi che utilizzano come valuta il Franco CFA, ha minacciato sanzioni quali la sospensione del Niger dall’associazione, l’esclusione dalla Banca Centrale e dai mercati finanziari UEMOA, e la chiusura dello spazio aereo dell’Associazione per gli aerei del Niger. Anche il Ciad, che confina a est con il Niger ma non è membro di nessuna delle due organizzazioni, è stato invitato al summit ECOWAS. Inoltre, a parte la presenza militare statunitense e francese, con circa 15000 soldati, in Niger è attiva da febbraio una missione militare dell’Unione Europea guidata da un italiano, il colonnello guastatore paracadutista Antonio D’Agostino (questo il sito della missione: https://www.eeas.europa.eu/eumpm-niger_en?s=410280), cosa che spiace ulteriormente ai ribelli – e siccome nessuna crisi internazionale può dirsi completa senza un elemento surreale, il 25 luglio il governo dell’Estonia ha chiesto al proprio parlamento di approvare la partecipazione di cinque (CINQUE) militari estoni alla missione, cosa che, senza dubbio, chiuderà la crisi (https://news.err.ee/1609043522/estonia-seeking-mandate-to-deploy-up-to-five-edf-service-members-to-niger).

      La prospettiva (che in realtà non è chiaro quanto fondata) di un intervento militare ha ulteriormente esacerbato la situazione: le manifestazioni si sono fatte più accese, la presenza di bandiere russe più diffusa, e la folla ha dato l’assalto all’ambasciata francese (foto) senza fare in realtà troppi danni – come al solito, i tricolori sventolati dagli insorti non sono quelli francesi ma quelli russi.

      Se il colpo di stato dovesse avere successo, si tratterebbe del quarto paese dell’area che si libera della presenza francese e occidentale con un colpo di stato e la creazione di una giunta militare, dopo Mali, Guinea e Burkina Faso, e che ovviamente guarda con simpatia, ricambiata, alla Russia per garantire la propria sopravvivenza politica e militare. Ma oltre a motivi di prestigio, ciò che preoccupa maggiormente la Francia è la questione dell’uranio, di cui il Niger è il settimo produttore al mondo e che in buona parte viene estratta in una miniera di proprietà del gruppo francese Orano (https://www.reuters.com/markets/commodities/uranium-mines-niger-worlds-7th-biggest-producer-2023-07-28/?utm_source=Sailthru&utm_medium=Newsletter&utm_campaign=Weekend-Briefing&utm_term=072923). A fine giugno, però, la Cina si era già fatta avanti, proponendo al governo del Niger la riapertura di una miniera di uranio chiusa e la costruzione di un oleodotto e di un parco industriale (https://www.voanews.com/a/niger-china-discuss-uranium-mine-and-other-deals-/7169720.html). Il governo precedente si era detto interessato ed è molto verosimile che lo sarà anche quello attuale, se riuscirà a reggere. Che ci sia una correlazione tra le offerte economiche cinesi, le offerte militari russe, e il colpo di stato?

      (Post semiserio)

      Il secondo summit Russia-Africa si è concluso, ma alcune immagini non ce le leveremo più di testa. In primo luogo lui, Lama Jacques Sevoba, che non contento della maglietta con facce di Putin dal secondo giorno ha cominciato ad andare in giro con una bustina dell’Armata Rossa. Poi ovviamente Prigožin, sia in versione meme che in versione “stretta della morte” nell’incontro con Justin Tagouh, direttore molto filorusso dell’emittente camerunense Afrique Média (non Justin Tagaugh, come scrive Open, che non esiste…: https://www.open.online/2023/07/29/prigozhin-wagner-africa-intervista-afrique-media-a-san-pietroburgo/).

      Ad ogni modo (ora viene la parte seria) proprio ad Afrique Média Prigožin ha concesso un’intervista nella quale ha dichiarato che il gruppo Wagner incrementerà la sua presenza in Africa, non soltanto per rispettare i contratti già firmati ma anche per “sviluppare nuove relazioni” con altri paesi. Non ha ovviamente specificato quali, ma credo stiamo tutti pensando al Niger.’

      Commento mio: solo a me viene in mente la pagina di “1984” dove Oceania, Eurasia ed Estasia si combattono per l’Africa, che passa incessantemente di mano da una sfera di influenza all’altra?

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  29. Andrea Di Vita scrive:

    @ Paniscus

    “Meloni”

    Un interessante articolo di qualche tempo fa

    https://www.kulturjam.it/politica-e-attualita/letta-e-meloni-ma-quale-scelta/

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  30. Moi scrive:

    @ PANISCUS

    La Miss Italia “vecchia” 27enne fu Nadia Bengala … che era in effetti molto bella. Fece qualcosina fra TV e Cinema, ma a parte Miss Italia la ricordo solo come “Supplente Bbona” 🙂 in Pierino Torna a Scuola con Alvaro Vitali del 1990, comicità becera sessista fuori tempo massimo già allora … figurarsi adesso !

    Fra l’altro Nadia Bengala era “Supplente Rizzi” [sic … OK, è un cognome normale ma “si presta !” 😀 ] con effetto nostalgia di Michela Miti.

  31. Moi scrive:

    @ ANDREA DI VITA

    Via dai social per un anno.

    L’ignoranza oggi è una scelta.

    ————————————————

    Operativamente non è così semplice : ci sarebbe un mercato nero sotterraneo di Nerd che hackerano e crackano a pagamento illegalmente … non sarebbe più efficace espellere per almeno una tornata elettorale dal Suffragio Universale ? 😀

    • Moi scrive:

      magari tipo nel calcio con cartellino rosso per sgarro grave o due gialli che fanno un rosso per casi meno gravi … 🙂

  32. Moi scrive:

    Scrivi del nucleare e confondi atomi e molecole?

    ————————-

    Quando la COOP ingaggiò Dario Bressanini VS le bufale scientifiche agroalimentari … lui rispose che iniziassero loro a smetterla con le pubblicità tipo “100% zucchina 0% chimica” [sic] , come se esistesse l’ elemento “Zucchina” sulla Tavola Periodica 😀 !

    • PinoMamet scrive:

      eh vabbè, bravissimo Bressanini (mi pare di ricordare di aver visto qualche suo video, almeno), ma esiste anche il linguaggio figurato…

  33. Moi scrive:

    Purtroppo nel linguaggio “figurato” la parola “chimica” significa sempre e soltanto “porcherìa / velenìa” … come se in quanto esseri viventi non fossimo laboratori di chimica ambulanti estremamente complessi.

    • PinoMamet scrive:

      …ma no, ci sono anche le ragazze che usano la parola “chimica” come sinonimo di darla al primo venuto (“sai, tra di noi c’era una chimica…”) e non darla a chi li corteggia da mesi (“non è scattata la chimica…”)

      Infatti la chimica, si sa, “scatta” 😉

  34. maria heibel scrive:

    Bello e lungo, sono arrivata per ora solo a meta. Poi riprendo. Commento fino a qui –
    Dici: “Ora, il termine crisi climatica permette di focalizzare tutto su un unico sintomo, il riscaldamento globale. Dovuto a un’unica causa, l’aumentata concentrazione di CO2 nell’atmosfera.”

    Da quando si è spostato il focus il movimento ambientalista precedente, che denunciava l’inquinamento a vari livelli è stato sterminato.

    Dici “E con ogni probabilità, alla fine innalzeranno un tecnosistema di solar radiation management (geoingegneria) per oscurare i cieli e vedere l’effetto che fa.”

    E succede già. La NOAA parla di Geoingegneria INVOLONTARIA

    https://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/areosol/lo-dice-la-noaa-le-scie-degli-aerei-sono-geoingegneria/

    Il mito del cambiamento climatico?
    Come in molti casi, il significato delle parole viene distorto. Il cambiamento climatico è vita, esiste.
    L’attuale riscaldamento deve essere analizzato da molti punti di vista. Se ho la pressione alta, è difficile che io veda solo un aspetto come causa, perché ci sono molte cause coesistenti, come anche nel caso del clima. Se si prendessero in considerazione le tante cause che producono CO2 (ma soprattutto l’inquinamento), non ci sarebbe nemmeno da discutere, ma si indicherebbero i modi per rimediare alla situazione. Il consumismo, le monocolture nei campi, l’inquinamento industriale e individuale (stile di vita), l’inquinamento atmosferico ( stranamente non considerato nelle statistiche compreso quello delle grandi navi e questo dal 1999), la manipolazione dell’atmosfera in vari modi ecc. ecc. C’è qualcosa di sbagliato nel non voler analizzare l’impatto sul tempo e sul clima non tenendo conto degli interventi umani in questo complesso sistema. Secondo le Nazioni Unite, il meteo viene manipolato in più di 70 Paesi, e questo solo a livello civile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *