Yad elay!

Ieri, giornata memorabile.

Esco di casa che forse pioverà, ma mi chiedo se serva davvero mettermi il cappellino impermeabile. E invece il cielo intero esplode.

E’ qualcosa che riconosco subito, ma che avevo visto in Italia soltanto due anni fa: agosto del 2022, cenammo nella piazza di Piombino sotto una ruota panoramica, e la mattina dopo in pochi minuti un temporale di poche decine di minuti lanciò le cabine della ruota, qualcuna sulla piazza e qualcuna in mare.

Riconosco la mia vita da bambino, in Messico, quando la Tata Conchita mi portava al parco a giocare d’estate, e il cielo improvvisamente si oscurava a bomba.

Riscaldamento globale è un modo ingannevole di definire lo scombussolamento universale in corso: stiamo diventando un paese tropicale, che vuol dire magari una cosa poco intuitiva: che d’estate piove più che d’inverno.

In quindici minuti Via Romana è diventata un fiume e sono dovuto scappare. Ci sono punti di marciapiede in cui per non trovare sommersi i piedi, devo aggrapparmi alle maniglie dei portoni.

A fuggire assieme a noi una banda di turisti con passeggini e bambini in braccio: pelle molto chiara, diversi biondi e occhi azzurri, ma (per fare il Lombroso) con un aspetto meno piatto dei tedeschi.

Cerco di aiutare una mamma con un bambino in braccio ad attraversare il fiume, il marito – molto gentile – mi precede, le stende la mano e le grida preoccupato,

YAD ELAY!

E rimango folgorato, perché dalle mie conoscenze di arabo, non può che voler dire, “la mano a me!”

E l’ebraico israeliano, con la sua buffa pronuncia asemitica (unico suono non italiano la “kh”),

vabbene che l’ebraico israeliano è una resuscitazione coeva delle Quadrate Legioni mussoliniane riscoperte da qualche professore di liceo classico.

Eppure, la lingua che oggi è araba e quella che ai tempi della cristallizzazione talmudica fantasmaticamente resuscitata, era ebraica, si saranno separate – tanto per dire una data a caso – seimila anni fa.

E queste lingue non sono state trasmesse dalle scuole, ma quasi sempre di mamma in figlia in nipote. Analfabete dopo analfabete, a guardare la manina, e dire yad, e tramandarselo senza pensarci.

Vado al nostro Giardino, il mondo che teniamo in piedi fuori dallo Stato – senza litigare con nessuno – da undici anni.

C’è Stella, una ragazza greca dai capelli neri, cantante lirica. E’ arrivata da poco, ma parla perfettamente l’italiano. Ha attaccato in giro delle locandine su carta, dove ha chiesto alle persone, noi siamo il Grecale, vuoi far parte di un coro greco?

E ha trovato subito una dozzina di persone, nessuna greca, pronta a imparare canzoni in greco e cantarle.

Ma non sapevano dove ritrovarsi.

Mi ha chiamato Germana, nella cui casa c’è una statua di Artemide, a dirmi che una sua amica di nome proprio Artemis, greca, le aveva detto che Stella, greca, cercava un luogo dove fare le prove.

Così la invitiamo nel nostro Giardino, e nella sala che un architetto geniale ha costruito con quattro soldi, abbiamo assistito al concerto del Coro Grecale, dopo meno di due mesi di formazione.

Io guardo sempre ai margini, in questo caso di uno spettacolo bellissimo. Non dico quindi nulla sulla bravura inattesa dei coristi improvvisati.

Il titolo della prima canzone: Μήλο μου κόκκινο, “milo mu kòkkino”, mia rossa mela. Piena di profondi sottintesi, ma mi colpisce quella parola per rosso, “kokkino“, che mi ricorda la cocciniglia, e infatti scavando, scopro che dietro c’è una quercia particolare, il κόκκος, dove si albergano volentieri quelli che in persiano erano i vermi, kermes, che schiacciati facevano il miglior rosso, il cremisi, che l’Europa abbia conosciuto prima della conquista delle Americhe.

E l’ultima canzone, invece è in francese, e risale al 1500:

“Quand je bois du vin clairet
Ami tout tourne, tourne, tourne, tourne.
Aussi désormais je bois Anjou ou Arbois.
Chantons et buvons, à ce flacon faisons la guerre,
Chantons et buvons, les amis, buvons donc!”

E guardo la fila della dozzina dei cantanti (un po’ più donne che uomini), e ciascuno di loro ha una particolare bellezza. E so che sono qui, in questo luogo che abbiamo costruito solo per amore, e mi chiedo, cosa ci possa essere di sbagliato nella specie umana?

E poi mi rendo conto che loro cercano un attimo di sosta alla guerra, ironizzando sull’idea di fare la guerra a una bottiglia.

Come se fosse l’eccezione alla più umana di tutte le occupazioni, farsi la guerra vera, quella che uccide e stermina, e che è sempre alle porte, oggi più che da tanti decenni.

Guardo di nuovo i volti di quelli che vorrebbero fare la guerra alla bottiglia, e cerco di immaginarli come quelli che da quando l’umanità è tale, fanno la guerra all’umanità, con le migliori intenzioni.

C’è qualcosa che non capisco. O che ha capito soltanto Vernon Lee.

Però qualcosa dentro di me dice che ha comunque senso tenere in mano le chiavi di questo spazio, un grosso mazzo condiviso con altre belle persone, dove ieri sera attorno al nostro Tasso – dove abbiamo seppellito l’ultima gatta del giardino – c’era un lago profondo di acqua, e mi sono messo a pregare sul suo bordo.

Stanotte la Gatta Grigia, che è ancora viva, era tutta arrotolata tra me e il mio braccio destro. E mentre faceva le fusa, mi ha steso una zampa sulla mano. Importante capirsi.

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30 risposte a Yad elay!

  1. PinoMamet scrive:

    Fantastico!
    L’ebraico e l’arabo sono ancora lingue sorelle e inatttesamente simili- come l’Islam e la Torah…

    Ma a gusto mio… canzoni greche tutta la vita!

  2. PinoMamet scrive:

    Qualche mattina fa, avendo poco da fare, leggevo in biblioteca la prima parte di Gargantua e Pantagruele di Rabelais, più citato che letto in Italia.

    Beh, geniale! In un’epoca travagliatissima in Europa, comincia con una storia di bevitori e mangioni… ma com’è scritta!

    A un certo punto c’è uno scambio di dialoghi- ma chi parla? Tutti! Non si sa chi! È una vera taverna.. – sul vino il bere e la bottiglia, tutti proverbi citazioni frasi fatte alla rinfusa e già questo è avantissimo.. e poi
    “Se il mio cazzo pisciasse questa robina buona, me lo succhieresti?
    Io per me mi metto in lista!”

    E mi sembra di sentire paro paro gli studenti dei tecnici e dei professionali che incontro in treno (molti stranieri..)

  3. PinoMamet scrive:

    Confido anche con voi (come privatamente a Miguel) che quest’anno, da commissario esterno per le maturità, ho un’esaminanda palestinese, di Gaza mi dicono i suoi professori.
    Lo conferma anche lei nel tema (traccia su Ungaretti, una delle sue poesie da soldato- tra l’altro, praticamente tutti gli studenti italiani pensano che Ungaretti non abbia scritto altro, mentre lui ha continuato a scrivere fino a tutti gli anni ’60, e di tutto…)

    Naturalmente nel tema, rectius, “prova scritta di italiano, traccia A1”, parla della sua esperienza personale, e mi colpisce la sua lucidità e tutto sommato imparzialità.

    Il suo cognome (non lo riporto per intero) è Abu qualcosa, e i suoi professori chissà perché si ostinano a chiamarla Abu e basta “la Abu”, che mi fa un po’ ridere perché Abu sarebbe “Padre”, no?

    Poi c’è un ragazzo albanese musulmano, e questo non è strano, lo strano è che è molto credente, ha una di quelle barbette senza baffi che portano alcuni musulmani e gli amish e i mennoniti, è molto serio, ha fatto la traccia su Pirandello (Serafino Gubbio operatore) e specifica che lui non idolatra le macchine come l’uomo moderno su cui ironizza Serafino, ma non idolatra neppure i sentimenti come i poeti, perchè “sono musulmano e non posso adorare nessun altro che Allah”.
    Prima volta, in decine di studenti musulmani che ho avuto, che trovo una simile limpida professione di fede. E da un albanese!

    è un Liceo artistico, ho due indirizzi da esaminare (architettura e scenografia) e le loro “seconde prove” sono molto tecniche con un sacco di disegni, progetti e modellini e durano tre giorni…
    per cui gli orali li inizio domani e finiranno chissà quando…

  4. Roberto scrive:

    Μήλο μου κόκκινο!

    Mi colpisce sempre come tutti i greci di qualsiasi generazione conoscono e apprezzano queste canzoni (che trovo divertenti per una serata in una taverna in riva al mare ma non tanto da sentire in macchina)

    https://youtu.be/V29r4egV6ok?si=6RTNQBihCzWl75AO

  5. Roberto scrive:

    La mia ex greca (wow 30 anni fa!) adorava Eleftheria Arvanitaki e δυνατά δυνατά

    https://youtu.be/6Aj2ah4H5dU?si=wSrak5W4pUfBSJxA

    • PinoMamet scrive:

      Beh, è una bella canzone… (un po’ teresadesio-esca, per dire…)

      comunque Libertà Albanesuccio è un bel nome 😀 😀

  6. Pier Paolo Donati scrive:

    Caro Miguel,
    è la prima volta che scrivo in un blog, il tuo. Io abito a Firenze, sono un professore universitario in pensione, e sono un concertista (pianoforte). Il mio ultimo concerto è stato a Mosca, che non vedevo da circa trent’anni. Ti leggo da tanto tempo, ma questa ultima tua ‘Grecale’ mi ha commosso fino alle lacrime; e non posso fare a meno di dirti che domani (oggi) 27 giugno cercherò il vostro giardino, per respirare perché soffoco.
    Un abbraccio.
    Pier Paolo Donati

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Pier paolo donati

      Benvenuto!

      Qua avrai modo di assistere alle più singolari tenzoni immaginabili.

      Ti copincollo quindi a titolo augurale, in onore del sapore levantino del post di Martinez, il capolavoro di Kavafis.

      ASPETTANDO I BARBARI

      Costantino Kavafis

      Che aspettiamo, raccolti nella piazza?

      Oggi arrivano i barbari.

      Perché mai tanta inerzia no Senato?
      E perché i senatori siedono e non fan leggi?

      Oggi arrivano i barbari.
      Che leggi devon fare i senatori?
      Quando verranno le faranno i barbari.

      Perché l’imperatore s’è levato
      così per tempo e sta, solenne, in trono,
      alla porta maggiore, incoronato?

      Oggi arrivano i barbari
      L’imperatore aspetta di ricevere
      il loro capo. E anzi ha già disposto
      l’offerta d’una pergamena. E là
      gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

      Perché i nostri due consoli e i pretori
      sono usciti stamani in toga rossa?
      Perché i bracciali con tante ametiste,
      gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
      Perché brandire le preziose mazze
      coi bei caselli tutti d’oro e argento?

      Oggi arrivano i barbari,
      e questa roba fa impressione ai barbari.

      Perché i valenti oratori non vengono
      a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

      Oggi arrivano i barbari:
      sdegnano la retorica e le arringhe.

      Perché d’un tratto questo smarrimento
      ansioso? (I volti come si son fatti serii)
      Perché rapidamente le strade e piazze
      si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

      S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
      Taluni sono giunti dai confini,
      han detto che di barbari non ce ne sono più.

      E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
      Era una soluzione, quella gente.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Bellissima, gli perdono addirittura la coevità di Consoli e Imperatore!

        Mi fa sempre impressione come una persona della tua cultura e sensibilità sia, in politica e in economia, un triste travet staliniano.

        E pure feroce! 🙂

        PS mi sa che anche noi siamo a corto di barbari.

        • PinoMamet scrive:

          Ma i consoli esistevano anche in età imperiale, solo che non contavano un cazzo 🙂
          (Semplifico)

          I Romani non abolivano niente! Casomai demansionavano o modificavano sotto banco o dirottavano…

          • Francesco scrive:

            sono durati tanto nella versione “non conto un cazzo”?

            credevo fosse stata una cosa temporanea

            chiedo scusa!

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              I consoli li ha aboliti de facto Giustiniano: fino alla guerra d’Italia ce n’erano stati uno a Roma e uno a Costantinopoli.

          • PinoMamet scrive:

            Fino a dopo la fine dell’impero romano d’Occidente!
            (Per l’oriente mi rimetto a Mirkhond e Habs)

            In realtà il Senato e i consoli vennero mantenuti anche dai re Ostrogoti, che per l’amministrazione civile si appoggiavano all’elemento italico e alla sua lunga tradizione.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              In Oriente il Senato è sopravvissuto fino alla fine (almeno la prima fine, quella del 1204). In Occidente, invece, sparì con la guerra di Giustiniano.

          • paniscus scrive:

            “I Romani non abolivano niente! —-

            Ah, quindi era esattamente come adesso: qualsiasi nuova riforma che introduce degli obblighi burocratici in più o della fuffa simbolica in più, NON cancella mai qualche obbligo o qualche fuffa imposti dalla riforma precedente, ma cumula tutto!

            • Peucezio scrive:

              Beh, no, lì era una cosa simbolica: i Romani erano efficienti.

              Qui invece le cose le lasciano perché intralcino tutto.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Francesco

          “un triste travet staliniano”

          Grazie per l’apprezzamento. Visto che gradisci la mia cultura e la mia sensibilità, non ti stupirai se – quanto al ‘travet staliniano’ – ti rispondo come ti avrebbe risposto Bertolt Brecht:

          “ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            Non mi interessa cosa fanno gli altri, se non sono convinto io di quello che è giusto fare.

            E Brecht lo metto con Russel e Toni Negri tra i cattivi maestri.

            Ma ribadisco che non ti riconosco nelle tue scelte politiche, per quel pochissimo che so di te. I comunisti di ampia cultura sono dei narcisi assetati di potere, a cui del comunismo non interessa nulla se non quello che può offrire loro.

            Ma tu?

  7. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “kermes”

    Un Fiorentino di genio scrisse un secolo fa il capolavoro della letteratura Italiana dove in una scena i protagonisti si combattono lanciandosi addosso un liquido dal colore rosso sangue.

    Il liquore è l’alchérmes, appunto.

    Il capolavoro è “Il giornalino di Gian Burrasca”.

    E il Fiorentino è Vamba.

    “guerra”

    Guerra e convivialità convivono da sempre. Lo testimonia Rigoni Stern, nella scena in cui un Alpino divide le cipolle di una contadina con dei soldati Sovietici. E prima di lui i guerrieri banchettano nel Valhalla, e Ulisse racconta di Ilio alla famiglia di Nausicaa.

    “greche”

    Ricordo che nel film “La recita” di Anghelópoulos (improbabile mattone Greco sottitolato in Francese dalla visione resa praticamente obbligatoria al liceo da una prof cinefila) dei partigiani Comunisti intonano un inno che in realtà è una dolce nenia… ripresa pari pari nella pubblicità di una marca di biscotti nei Carosello della mia infanzia!

  8. Pier Paolo Donati scrive:

    Ringrazio Miguel per la visita al bel giardino, dove uno stupendo albero di tasso ha diramazioni disposte in prospettiva ascendente, e il Fisico ‘puro’ Andrea di Vita (se ho capito bene) per la calorosa accoglienza. Ho già avuto modo di godere dei Vostri vivaci scambi di opinioni e di pareri, nonché della Vostra invidiabile cultura; continuerò a farlo.
    Grazie.
    Pier Paolo

  9. Carlo scrive:

    OT per Miguel: scusa, Miguel, volevo chiederti cosa è successo al tuo “vecchio” sito (kelebek.com). Sia ieri che oggi ho provato ad accedere anche cliccando sul link che tieni su questo blog e mi diceva che era impossibile raggiungere il sito.

  10. Moi scrive:

    Tutto a partire da Yad Elay …

    https://youtu.be/jenWdylTtzs?si=MuvJZHbGUQnNVts7

    ci avete visto più roba di loro.

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