Il tasso Guglia d’Ardiglione

E’ affascinante come i conflitti più profondi e sentiti ruotino sempre attorno a cose che sembrano piccole, ma sono vere.

A Firenze, ci sono tanti conflitti, e anche su temi importanti: migliaia di persone sono senza casa e chi occupa le case degli speculatori, viene buttato in mezzo alla strada dalla polizia.

Oppure, se preferite... ieri sono rimasto intrappolato in un ingorgo stradale accanto al terrificante aeroporto-dentro-la-città dove ogni cinque minuti un aereo minaccia di fare strage di case e automobili; ebbene, siccome il signore che ha prestato per un certo periodo casa sua gratuitamente all’attuale primo ministro d’Italia gli ha presentato il conto, questa polveriera dovrà diventare un mega-aeroporto internazionale. Eppure nessuno dei sacrosanti conflitti di Firenze ha raggiunto un radicamento nella comunità come quello attorno a un giardino in Oltrarno.

Lo possiamo capire solo se pensiamo a cerchi concentrici.

C’è Firenze, che è il prototipo di tutte le città moderne, nel bene e nel male.

C’è quanto resta di ancora vivo di Firenze, che è l’Oltrarno, se la vita si misura in persone che si conoscono e sanno dove stanno, e non nel senso, c’è vita!

L’Oltrarno ruota attorno a un grande isolato che ha due aspetti speculari.

Davanti, c’è la chiesa del Carmine – il lato costruito e visibile – e dietro c’è il giardino detto de I’ Nidiaci o l’Ardiglione, il lato verde e invisibile, dalla cui vita dipende in qualche modo la sopravvivenza di tutto il resto.

Ma anche quel giardino ha un angolo molto particolare, dove si trovano cinque alberi, e che prima che arrivasse il Privante, era la parte di gran lunga più bella di tutto il giardino.

E tra i cinque alberi, ce n’è uno che è unico in tutto il quartiere, e si chiama la Guglia d’Ardiglione.

La gente non conosce, in genere, le specie degli alberi; eppure questo albero se lo ricordano tutti, perché è l’unico veramente indimenticabile e insostituibile di tutto il giardino.

E’ un tasso, taxus baccata, una delle specie più antiche d’Europa.

E il tasso è davvero qualcosa di così meraviglioso, da segnare per sempre anche chi non sa assolutamente come si chiami.

taxus-smallNasce come arbusto, dal legno bruno rossiccio, e cresce molto lentamente.

Sempre verde e sempre oscuro, a un certo punto, sollevandosi da terra, allarga i rami in tutte le direzioni, creando una specie di tetto che copre una vasta area e che nei caldi pomeriggi della tarda primavera fiorentina offre un fresco straordinario.

Qualcuno ha anche calcolato anche in improbabili impianti di aria condizionata, l’enorme lavoro che svolge ogni albero – figuriamoci un tasso come questo.

Poi il tronco del tasso crea nuovi tronchi attorno a sé e il tronco originale marcisce; e il tasso getta radici dentro se stesso, cosa che rende impossibile datare i tassi con il solito sistema degli anelli – si possono solo fare confronti con alberi di età nota. Per il resto, sappiamo soltanto che si tratta di alcuni degli alberi più longevi del mondo. Decine, centinaia, migliaia di anni.

tasso-tronco-smallIl tronco morente racchiuso dentro i tronchi nascenti

La Guglia d’Ardiglione, che ha una circonferenza di un po’ meno di due metri e un’altezza di circa quindici, dovrebbe avere quasi due secoli d’età.

Quindi ha dato la sua ombra non solo al suocero della Fernanda, morto due settimane fa, che da bambino giocava sotto i suoi immensi rami, ma allo scultore Emilio Santarelli, alla saggia Vernon Lee che lo veniva a visitare, e indietro ancora.

cosa vuol dire appartenere, cosa sono le radici… a guardare la Guglia d’Ardiglione, c’è una donna de’ Bianchi che in questa via ci è nata, come ci sono nati tutti i suoi antenati

c’è una giornalista inglese che mi dice, “I feel as if I were in the land of Oz!”

c’è un bambino egiziano alla cui madre velata stiamo tutti insegnando l’italiano…

Come sapete, alcuni anni fa un’impresa immobiliare si impossessò degli edifici e di buona parte del giardino e alzò una rete per tener fuori le famiglie di San Frediano.

Poi, visto che i titoli di proprietà dell’impresa erano a dir poco discutibili, l’impresa fece una proposta all’Amministrazione Comunale: l’Amministrazione avrebbe abbandonato ogni rivendicazione su ciò che per cento anni era stato un bene pubblico e avrebbe anche cambiato i propri regolamenti in modo da permettere al privato di costruire un parcheggio nel giardino.

In cambio, il privato avrebbe restituito un angolo di giardino e avrebbe pagato se stesso 275 mila euro per costruirci una ludoteca, che poi avrebbe ceduto al Comune.

Non solo quindi avrebbe costruito un palazzo nuovo (che nessuno vuole) in un giardino storico, ma lo avrebbe costruito proprio nell’angolo in cui cresce il tasso.

L’Amministrazione Comunale ha annunciato che vuole accettare la proposta della proprietà.

E’ in momenti come questo che ti rendi conto di tante cose. Non solo del rapporto tra speculazione e istituzioni, ma anche della natura sottile e difficile da spiegare di tante cose che ci riguardano da vicino.

Persone, alberi, sassi, nella misura in cui sono veri, sono anche insostituibili.

In questo semplice concetto, che non ha nulla di complicato, nulla di radicalchic, nulla di antagonista per partito preso, c’è il motivo per cui ci sarà sempre guerra con chi ritiene che tutto si equivalga, perché tutto si può comprare, e che di sacro al mondo, vi sia solo la fantasia della proprietà privata.

E questo è il motivo profondo per cui questa vicenda di un giardino, una ludoteca e qualche albero è diventata un incubo per l’amministrazione di una delle principali città d’Italia.

Solo se sappiamo ascoltare il silenzio del tasso, capiremo l’essenza dei cento altri conflitti di questa città.

Leggiamo molto, molto lentamente le parole che seguono, prima in inglese per la loro bellezza – ditemi se non ci sia da voler per sempre bene a Jehanne Mehta per aver inventato il verbo to hymn – poi nella mia penosa traduzione italiana, per il significato (magus è il magio come in “re magio”).

Quando un mondo passa, anche grazie a un tasso, da  un apparente sonno di familiarità ad attraversare le crepe delle porte della percezione…

Hooded by the silence of centuries,
in the sombre needle dusk, unheeded,
the presence of yew,
beads of shadowed green
braided into the hill folded fabric of the land,
has slept a seeming sleep of familiarity;
magus in waiting,
saluted only by regiments of staggering moss clad gravestones,
(but never taking death for an answer),
and hymned in high frequencies at sunfall by the silkwinged bats.
But the moment is at hand:
the surface is eroding and
the old road, a freshet rising,
runs away under your feet.
You are stepping through the cracks
of your opening perception.
The wound under your heart gapes
and what you could be, but evaded,
is bleeding through
unstaunched.

Incappucciata dal silenzio di secoli
nell’oscuro crepuscolo di aghi, inascoltata,
la presenza del tasso,
perle di verde ombroso
intrecciate nel tessuto collinoso della terra,
ha dormito un apparente sonno di familiarità;
magio in attesa,
salutato solo da reggimenti di pietre tombali barcollanti e ricoperte di muschio,
(ma che non accettano mai la morte come risposta),
cantato negli inni ad alta frequenza dei pipistrelli dalle ali di seta al tramonto.
Ma il momento è arrivato:
la superficie si erode e
il vecchio sentiero, un ruscello di neve che si scioglie,
scorre via sotto i tuoi piedi.
Stai attraversando le crepe
della tua percezione che si apre.
La ferita sotto il tuo cuore si spalanca
e ciò che avresti potuto essere, ma a cui sei sfuggito,
sanguina inarrestabile.”

Jehanne Mehta, Heart of Yew, Cygnus Publications, 2012.

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59 risposte a Il tasso Guglia d’Ardiglione

  1. va fangul scrive:

    Invitate quel privato ai Nidiaci e offritegli una bella tazza di decotto di foglie vecchie di tasso…

  2. mirkhond scrive:

    Jehanne Mehta

    Ma è parsi? Parente del più famoso Zubin?

    • PinoMamet scrive:

      Io invece, in effetti, sono più interessato alle curiosità etniche che a quelle botaniche, e ho googlato Jehanne Mehta: la foto è quella di una bella signora molto britannica, che pare non avere molto a che fare con i parsi;
      ma, leggo, fa musica con suo marito, che è un signor Rob Mehta e che sembra assai meglio coordinato col cognome 😉
      (c’è anche un signor Mercer, tanto per non dimenticare nessuno).

      Non ho idea se Rob Mehta sia parente di Zubin, però, con Sorabji e Freddie Mercury, fanno già quattro parsi che si dedicano alla musica, e può essere non sia del tutto un caso.

    • PinoMamet scrive:

      Ora che ci penso:

      i britannici sono gente colta (beh… quando sono colti 😉 ) e non credo sia impossibile che qualcuno, latinizzando, utilizzi magus nel senso di mago o wizard ;

      ma quello che forse può interessare, è che magus è anche, leggo online, “a Zoroastrian priest”, quindi non è escluso che la signora Mehta abbia in qualche modo pensato a suo marito o alla di lui tradizione.

      (Ora bisognerebbe, per completezza, vedere se il tasso ha qualche ruolo nella religione zoroastriana, come sicuramente i tassi longevi sembrano una presenza abbastanza costante nel mondo britannico:
      http://en.wikipedia.org/wiki/Llangernyw_Yew )

      • MOI scrive:

        In Inglese c’è anche “mage” … “méig’ “, nonché “warlock” (che però è cattivo mentre “wizard” è buono … no ?)

      • Z. scrive:

        Pino,

        — ma quello che forse può interessare, è che magus è anche, leggo online, “a Zoroastrian priest” —

        Ci stai prendendo in giro o cosa? 😀

        Voglio dire, io sono un vile miscredente e tu un perfido deicida. Ma entrambi, credo, abbiamo imparato sin da bambini che i magi erano sacerdoti persiani, anche quando non esisteva internet!

        • Francesco scrive:

          lezione di catechismo:

          “i re magi non erano re ma di saggi e astronomi che venivano dall’Oriente, forse dalla Persia

          e non erano un bianco, un negro e un cinese”

          stupore e delusione dei presenti

        • Z. scrive:

          In che senso “un bianco, un negro e un cinese”?

          è l’iconografia tradizionale dei Magi dalle vostre parti? uno bianco, uno di colore, uno con tratti orientali?

        • Francesco scrive:

          eccerto che sì!

          pure i miei Playmobil sono fatti così!

          da voi come sono?

          :0

        • PinoMamet scrive:

          “Ma entrambi, credo, abbiamo imparato sin da bambini che i magi erano sacerdoti persiani, anche quando non esisteva internet!”

          Certo, ma non è così scontato che un inglese leggendo “magus” pensi proprio al “magio”, come traduce Miguel
          (anche perché in inglese i Magi- del presepe, per intenderci- hanno anche altri nomi popolari, tipo “three wise men”)

          notavo che il significato ce l’ha (da cui forse un rimando al signor Mehta, scovato dall’occhio di Mirkhond per i cognomi) e ha anche quello di “mago”, in qualche modo.

        • Z. scrive:

          Anche tu pochi RPG, eh?

          Però tu sei parmense, quindi lombardo, quindi mezzo milanese. E non sei giustificato come Moi.

          Vergogna.

          😀

        • PinoMamet scrive:

          In effetti a Parma la “cultura degli RPG” c’è anche troppo, e come ti dicevo, ho sempre resistito eroicamente ai tentativi di tirarmici dentro…
          😉

      • Z. scrive:

        Detto questo, “magus” nel fantasy storico è utilizzato eccome. Ad esempio è utilizzato in Dragon Warriors, i cui autori effettivamente sono inglesi; è utilizzato dalla WoTC in M:tG (così facciamo arrabbiare Moi 😀 ). E chissà da quanti altri…

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    Non ho la minima idea, e mi interessa poco.

    Mi interessano di più i tassi.

    Condivido tutte quelle parole, e sono quelle parole che mi interessano, non chi le ha espresse.

    Diciamo che è quello che avrei scritto io, se fossi più bravo a scrivere 🙂

  4. MOI scrive:

    @ Mirkhond

    E tu , quel Caracciolo che citavi nell’interminabile commentario del post sugli Smantellatori di Dio … è per caso discendente del celeberrimo Ammiraglio Borbonico NEApolItano Francesco ?

    • MOI scrive:

      … Nonché Patriota, eh !

      • mirkhond scrive:

        Sì, appartiene alla stessa famiglia.

        • MOI scrive:

          Sai che, non saprei dirti come ma … me lo sentivo ?

        • mirkhond scrive:

          Inoltre pare che, Francesco Caracciolo (1752-1799) passasse alla repubblica quisling partenopea, e dunque ai Francesi, più per risentimento verso re Ferdinando IV, “colpevole” di essere troppo legato a Nelson, vero “proconsole” e longa manus degli allora nostri “protettori” inglesi, piuttosto che per una conversione ad ideali giacobini che in fondo non aveva, avendo, fino al marzo 1799 sempre servito lealmente la Corona e la patria (vedasi le sue imprese contro i Barbareschi che lo resero un eroe di guerra).
          Però, dall’aprile al giugno 1799 il cosiddetto “patriota” con una sua flottiglia bombardò dal mare i VERI patrioti che, al comando del biekiSSimo kardinale Ruffo (1744-1827) stavano liberando la patria dai francesi e dai loro ruffiani locali.
          Dunque Caracciolo pagò il suo tradimento, ma le sue vere ragioni non nacquero da improvvisa folgorazione per il giacobinismo…

        • MOI scrive:

          In realtà, il Giacobinismo-Giacobinismo in Inghiterra non ha mai attechito …

      • mirkhond scrive:

        Moi

        I patrioti sono coloro che si battono per difendere la loro patria, non coloro che la vendono allo straniero!

        • MOI scrive:

          I libri di testo che girano nelle scuole … dissentono, specie per il Risorgimento !

          Chissà perché, eh …

        • mirkhond scrive:

          Perché la storia ufficiale la scrivono i vincitori.
          Magari mistificando la realtà, tipo spacciare una repubblichetta quisling durata da Natale a Santo Stefano come tutto un lume di progresso e libertà (?) nonché, e qui siamo all’assurdo, prodromo della futura unità d’italia….
          Cosa a cui i giacobbe nostrani non pensavano affatto in quel terribile 1799….

        • MOI scrive:

          L’ espressione “durèr da Nadèl a San Stéven”, riferito a esperienze effimere, si dice anche a Bologna …

        • Thyrrenus scrive:

          Tipo Malta agli inglesi 🙂

  5. MOI scrive:

    Per chi se lo stesse chiedendo, sì : il Lungomare di Napoli deriva il suo nome proprio da lui !

  6. MOI scrive:

    @ MIRKHOND

    La Greta e la Vanessa vogliono tornare propriolah 😉 … potrebbero tirarsi appresso anche la Zia Laura, no ? 😉 🙂

    http://www.huffingtonpost.it/2015/03/23/meloni-vanessa-greta-_n_6922390.html

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “non credo sia impossibile che qualcuno, latinizzando, utilizzi magus nel senso di mago o wizard”

    Certo, infatto ho tradotto magio e non mago.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “Io invece, in effetti, sono più interessato alle curiosità etniche che a quelle botaniche”

    Diciamo che uno ci resta un po’ male quando si parla di “curiosità”.

    La Guglia d’Ardiglione non è una curiosità, è viva e qui, come tutte le altre genti di San Frediano e Santo Spirito.

    • PinoMamet scrive:

      Certo, ma anche la signora Mehta e marito sono vivi, e probabilmente ci rimarrebbero un po’ male anche loro a essere presi per curiosità…
      come ci rimango male anche io a essere preso come tale, per una categoria o l’altra (tanto più quando poi mi attribuiscono caratteristiche un po’ a caso).

      E infatti non stavo mica dicendo questo, ma solo che l’argomento degli zoroastriani mi interessa di più dei tassi fiorentini… sono gusti.

  9. mirkhond scrive:

    Miguel

    Tu VIVI in un territorio in cui ti sei radicato.
    Altri ti ammirano, ti leggono, ma non sono sempre in grado di seguirti perché non sono di/vivono a Firenze, e dunque hanno altri immaginari, altre emozioni, altre sensazioni…

    • Miguel Martinez scrive:

      Non lo so (vedete che sto rispondendo in coda, come chiesto da Peucezio!, poi non so come farò a ritrovare i commenti…)…

      Da una parte le sensazioni sono assolutamente individuali (e quindi il “mio” Oltrarno è già diverso da quello di altri); dall’altra, quando ad esempio leggo la canzone sul tasso scozzese che avevo tradotto alcuni mesi fa, mi riconosco in pieno nello spirito di ciò che esprime.

      Anzi, mi sono anche riconosciuto moltissimo in Shantaram, che parla addirittura della vita negli slum di Mumbai; e mi riconosco anche in cose che leggo sulla vita comunitaria dei villaggi messicani, non perché io sia messicano, ma perché certe cose sono in qualche modo universale.

      Oppure pensavo al Napoleone di Notting Hill di Chesterton, scritto oltre un secolo fa e dedicato a un quartiere di Londra.

      • mirkhond scrive:

        Ognuno di noi ha una sua geografia interiore, che non sempre corrisponde a quella terrena.
        Un po’ come per me, vi sono parti intere d’Italia o del mondo, che proprio non riescono a suscitarmi nessuna emozione…. 🙂

  10. PinoMamet scrive:

    C’è un’altra cosa, vale a dire che l’ammirazione per i fenomeni naturali, alberi inclusi, è un fatto estremamente privato.
    Naturalmente può essere descritto: è il regno dei poeti, e ci sta anche in un romanzo, serve, come i paesaggi di sfondo nei film di Kurosawa.

    Ma il poeta parla di una sua cosa privata; il romanziere, tenta di farci entrare nell’intimo di un personaggio. Come si può commentare? Si può solo paragonare un’altra esperienza propria privata, confrontare la descrizione e il ricordo, un po’ come quella poesia di Pessoa sul poeta che è un fingitore e il lettore che capisce sempre qualcosa di altro, qualcosa suo.

    Ma il fatto di non commentare non vuol mica dire che questa esperienza propria non esista! E ognuno ha i suoi ricordi, e i suoi alberi, anche se non tutti hanno una poetessa…

    per questo, pur non essendo per nulla una grande amante dell’erudizione, mi trovo più spesso a commentare argomenti da “eruditi”- quando credo di aver qualcosa da dire- che da poeti.

  11. MOI scrive:

    Sì, ma … Wizard VS Warlock ?

    • Z. scrive:

      Come dice en.wiki, sono due dei tanti termini che vengono utilizzati per definire quel che i primi manuali di D&D chiamavano “magic-user”. In genere si riferiscono a personaggi di sesso maschile; per il resto, a seconda del contesto assumono significati differenti.

  12. MOI scrive:

    Invece “Magician” mi pare che sia usato solo per i Prestigiatori …

  13. MOI scrive:

    E infine (?) invece “Sorcerer” e “Sorceress” sono termini molto pagani/medievali … mi risulta.

    • PinoMamet scrive:

      In italiano abbiamo:

      mago/a, strega/stregone, fattucchiere/a, negromante, incantatore/trice…
      in inglese mi sembra che i termini siano più numerosi, chissà perché.

      • Z. scrive:

        Negromante e incantatore ce li hanno pure loro! 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Sì infatti;
          l’inglese è forte nel lessico, perché pesca sia nell’anglosassone/germanico, sia nel latino colto (cosa che il tedesco fa molto meno, se pure lo fa), sia nel neolatino/normanno/francese.

          In compenso rispetto all’italiano credo gli manchi un vero legame con il mondo (linguistico) greco/romeo, che in inglese penetra solo per via colta e piuttosto limitatamente.

        • Z. scrive:

          Il tedesco lo fa eccome!

          Anche per questo è una Überlingua 😀

  14. Thyrrenus scrive:

    Un vero peccato. Firenze viene mangiata via un pezzo dopo l’altro. Mi ricordo di quando studente andavo a leggere ai Boboli. Alle fontane. C’era l’ingresso libero e la gente del quartiere anzi s’era imposta al Comune a tener tutto aperto. Al tardo pomeriggio, mentre io magari mi beavo nel sole della vista dirimpetto di qualche bella, facendo finta di continuare le mie letture, spuntava regolare un pretino piccolo e antico che si metteva a leggere il suo breviario. E potevo tenere il conto di quanto tempo stavo a sciogliermi per la bella dirimpettata scandito com’era dal lento ma solerte andare in tondo alla fontana dell’anziano pretino. Intorno la gente cicaleggiava, le mamme riprendevano, i figli piccoli giocavano e le sgnorravano, le figlie facevano le serie, i girelloni e i gabaloni occhiavano, gli innamoratini si sdilinquivano o se le dicevano e davano, … una pacchia per chi voleva stare tra umani.
    Eppoi? Chiuso. Se volevi entrare biglietto. Alla fine, per quel che ne so, il Comune (ma bisognerebbe chiamarlo in altro modo) ha chiuso tutto ai non paganti. O mi sbaglio?

    • Miguel Martinez scrive:

      Attualmente a Boboli i non residenti devono pagare il biglietto, i residenti possono entrare gratuitamente dietro esibizione della carta d’identità, ma ci sono regole rigorosissime tipo che non si può mangiare panini o portarsi dietro il violino.

      Ma pare che incomba una direttiva europea di qualche tipo, che dice che non bisogna privilegiare i locali, per cui forse toglieranno l’ingresso gratuito anche ai residenti.

      • Roberto scrive:

        La prossima volta che ti scocciano per un panino, fagli mangiare il regolamento che dice
        “Inoltre, chi consuma cibi o bevande lo farà con discrezione e non lasciando alcun rifiuto se non negli appositi cestini”
        http://www.polomuseale.firenze.it/allegati/musei/boboli/reg-boboli-ita.pdf

        Riprendendo il discorso dei diritti, hai il diritto di portarti il panino, solo che vivendo in un posto in cui i cittadini sono sudditi, basta una guardia di malumore per impedirti di esercitare il tuo diritto. Dunque il diritto esiste ma un prepotente te lo toglie.

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