Quando il corvo nero volava nel cielo: la guerra del gas

Il 22 aprile del 1915, le sentinelle algerine reclutate a fare una guerra non loro per conto degli occupanti francesi, nelle trincee davanti a Ypres, videro avvicinarsi una strana nuvola multicolore che copriva il cielo.

Era il cloro, che i soldati tedeschi lasciarono fuoruscire da 5.730 cilindri a pressione, dando una nuova dimensione al massacro tecnologico.

Alcuni giorno dopo, Fritz Haber – il chimico che aveva inventato la nuova tecnica, aveva convinto il governo ad adottarla e aveva voluto assistere personalmente alla strage, in piedi con il binocolo su una collina – diede una sontuosa festa per celebrare la propria promozione a capitano, un titolo insolito per un civile.

La sera stessa, sua moglie, Clara Immerwahr, si impossessò della pistola di lui e si suicidò, come avrebbe fatto anni dopo anche il loro figlio Hermann, che appena tredicenne scoprì il cadavere della madre.

A dimostrazione dell’ambiguità della tecnologia, Fritz Haber e il laboratorio da lui diretto avrebbero poi contribuito tre elementi fondamentali alla civiltà: il processo di sintesi dell’ammoniaca alla base dei fertilizzanti moderni, il gas Zyklon B e la sostanza oggi popolare sotto il nome di ecstasy. Ad appena due anni dalla fine della guerra, Haber avrebbe ottenuto il premio Nobel. A essere bravo, era bravo.

Per ironia della sorte, Fritz Haber, un nazionalista convinto che tanto aveva contribuito alla patria, dovette poi lasciare la Germania nel 1934: anche se convertito al luteranesimo, era nato in una famiglia ebraica chassidica. Morì a Basilea, mentre era in viaggio verso la Palestina, dove avrebbe dovuto assumere la direzione di quello che è oggi è l’Istituto Weizmann.

La scienza, si sa, non conosce confini: abbiamo visto qui come l’Italia abbia usato tonnellate di iprite per trionfare a Vittorio Veneto sull’esercito austroungarico già disciolto, un evento che centinaia di monumenti in tutto questo sciagurato paese ancora onorano.

Con l’ingresso in guerra, il governo degli Stati Uniti mise in piedi in pochi mesi, sul modello tedesco, quel sistema che oggi conosciamo come complesso militare-industriale, coordinando esercito, fondi pubblici, ricerche e tutte le imprese coinvolte nel mercato più lucrativo della storia.

Tra mille altre cose, istituirono l’American University Experimental Station (AUES), dove sperimentarono una nuova sostanza, la lewisite, su scimmie, capre, canarini e soldati, scoprendo con piacere che era 72 volte più letale dell’iprite, la seconda generazione di arma chimica tedesca. A quasi un secolo di distanza, il sito dell’AUES è ancora una zona contaminata.

L’obiettivo era preparare, per il marzo del 1919, un bombardamento aereo di tutte le città tedesche con la nuova sostanza. Le fabbriche produssero dieci tonnellate al giorno del materiale, ma l’armistizio intervenne troppo presto. Uno dei primi ricordi di mia madre fu di trovarsi in spalla a suo padre, il giorno che i soldati statunitensi rientrati sfilarono: quasi centomila di loro morirono uccisi dai gas, e altri avrebbero vissuto il resto della loro vita con il corpo distrutto.

La lewisite, ormai inutile, fu poi gettata in mare, in fragili barili, a una cinquantina di chilometri dalla costa degli Stati Uniti: non si sa nemmeno esattamente dove, ma contateci, un giorno lo scopriremo.[1]

Quella che io ritengo una della più straordinarie canzoni di tutti i tempi è dedicata proprio alla guerra dei gas, raccontando di come il nero corvo scende dal cielo e si fa sentire nel cuore e nella pelle.

Fu composto da Elsa Laura Seeman, Freifrau von Wolzogen, cantante, poetessa e suonatrice di liuto, nata a Dresda e morta il fatidico 25 aprile del 1945.

Non sono riuscito a sapere molto su di lei: dalla lista delle sue opere, sembra rientrare nella grande tradizione romantica dei collezionisti di canti popolari, cari al movimento della Bündische Jugend, messo fuorilegge già nell’estate del 1933, ma che continuò a sopravvivere clandestinamente. Elsa von Wolzogen non fu mai iscritta al partito nazionalsocialista, ma faceva evidentemente parte di una cultura fieramente nazionale.

La Flandrischer Totentanz, la “Danse macabre delle Fiandre”, fu probabilmente fraintesa piuttosto presto come l’esatto contrario di ciò che l’autrice avrebbe voluto.

La musica travolgente – basata su una vera Danse Macabre medievale – si combina con una tecnica tipicamente tedesca: parole semplici, che trasmettono immagini forti, senza bisogno di alcun commento. E’ una descrizione dell’orrore, che porta con sé una denuncia solo implicita, e quindi può essere anche vista come un’esaltazione della guerra. Un equivoco indotto anche dall’uso, nella canzone, del termine Landsknecht, probabilmente per unire varie epoche storiche della grande tragedia.

Non conosco le sorti della canzone in periodo nazista; negli anni Sessanta, il Botho Lucas Chor la inserì in uno dei loro dischi di “canti dei lanzichenecchi”, alcuni dei quali veramente del Cinquecento, altri molto più recenti. Un disco copiato e tramandato per circuiti più informali che di mercato, che in Italia e altrove fu presto ripreso da ambienti di estrema destra.

In Italia, la canzone fu tradotta da Pino Tosca di Modugno, morto nel 2001, autore di indubbio talento, meridionalista evoliano convertitosi al cattolicesimo e traduttore di numerose canzoni da altre lingue. Non so quanto lui fosse cosciente del senso originale del testo, ma certamente chi oggi riprende la sua traduzione, immaginandola come vagamente “medievale” o (spesso) “nazista”, ha capito ben poco; come probabilmente hanno capito poco vari metallari e affini che ne hanno fatto versioni piuttosto rumorose.

Non sarebbe certo il primo caso: abbiamo già parlato qui dell’improbabile destino della canzone cara a tanta estrema destra, “Il domani appartiene a noi“; e potremmo aggiungere una delle canzoni sulla prima guerra mondiale più cantate in epoca nazista, l’Argonnerwaldlied, il cui compositore fu espulso dal partito con disonore perché sposato con una donna ebrea.

Qui potete leggere (appunto su un sito di “estrema destra”) la versione di Tosca.

E questa è la mia traduzione, certamente molto meno poetica.

La morte cavalca su di un corvo nero come il carbone
Porta un opaco cappuccio
quando i lanzichenecchi marciano nel campo,
fa cavalcare accanto a loro il suo cavallo
Fiandre in pericolo!
Nelle Fiandre cavalca la morte!

La morte cavalca su di un chiaro cavallo grigio e bianco
bello come un cherubino dal cielo
se una ragazza balla la raie [2]
egli l’accompagnerà nel ballo.

La morte sa anche suonare la tromba
potete sentirla che vortica nel cuore
suona a lungo, suona forte
batte sulla pelle di un morto.

Quando battè il primo colpo [3],
portò via il sangue dal cuore.
Quando battè il secondo colpo,
portò il lanzichenecco alla tomba.

Il terzo colpo è da tempo suonato
quando il lanzichenecco riceve la sua benedizione da Dio.
Il terzo colpo è lento e dolce,
come se una madre cullasse nel sonno il suo bambino.

la morte sa cavalcare corvi e cavalli bianchi e grigi,
la morte sa entrare ridendo nella danza.
Suona forte la tromba, suona piano:
morire, morire, deve morire.

1. Der Tod reit’t auf einem kohlschwarzen Rappen,
Er hat eine undurchsichtige Kappen.
Wenn Landsknecht’ in das Feld marschieren,
Läßt er sein Roß daneben galoppieren.
Flandern in Not!
|: In Flandern reitet der Tod!

2. Der Tod reit’t auf einem lichten Schimmel,
Schön wie ein Cherubin vom Himmel,
Wenn Mädchen ihren Reigen schreiten,
Will er mit ihnen im Tanze gleiten.
|: Falalala, falalala.

3. Der Tod kann auch die Trommel rühren,
Du kannst den Wirbel im Herzen spüren.
Er trommelt lang, er trommelt laut,
Er schlägt auf eine Totenhaut.
Flandern in Not!
|: In Flandern reitet der Tod!

4. Als er den ersten Wirbel geschlagen,
Da hat’s das Blut vom Herzen getragen.
Als er den zweiten Wirbel schlug,
Den Landsknecht man zu Grabe trug.
Flandern in Not!
|: In Flandern reitet der Tod!

5. Der dritte Wirbel ist so lang gegangen,
Bis der Landsknecht von Gott sein’n Segen empfangen.
Der dritte Wirbel ist leis und lind,
Als wiegt’ eine Mutter in Schlaf ihr Kind.
Flandern in Not!
|: In Flandern reitet der Tod!

6. Der Tod kann Rappen und Schimmel reiten,
Der Tod kann lächelnd im Tanze schreiten.
Er trommelt laut, er trommelt fein:
Gestorben, gestorben, gestorben muß sein.
Flandern in Not!
|: In Flandern reitet der Tod!

Note:

[1] Della lewisite, ne parla a lungo Scott Christianson, straordinario ricercatore del lato oscuro della storia, in Fatal Airs. The Deadly History and Apocalyptic Future of Lethal Gases That Threaten Our World, Praeger, 2010.

[2] Una danza circolare di origine medievale, come la carole francese.

[3] Il termine è sempre Wirbel, che indica piuttosto un movimento vorticoso, analogo all’inglese whirl. La tromba, insomma, batte un vortice.

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28 risposte a Quando il corvo nero volava nel cielo: la guerra del gas

  1. mirkhond scrive:

    Nella cultura tedesca, almeno dall’epoca della rivolta luterana del ‘500, se non già dall’epoca della peste nera del 1348-49, è presente una forte cultura della morte, un senso apocalittico da fine del mondo violenta, in un mare di sangue, qualcosa di nibelungico, da “crepuscolo degli dei”…
    Del resto gli studi di Zitelmann e di Giorgio Galli su Hitler, sottolineano questo aspetto proprio per spiegare l’altrimenti inspiegabile cocciutaggine di Hitler nel resistere fino alla fine, e senza cercare di scappare o ricorrere a trasformismi badogliani, quando si era capito che dalla sconfitta di Stalingrado (novembre 1942-gennaio 1943) se non già dalla dichiarazione di guerra agli Stati Uniti (11 dicembre 1941) la guerra era PERSA….

  2. mirkhond scrive:

    La sera stessa, sua moglie, Clara Immerwahr, si impossessò della pistola di lui e si suicidò

    Il suicidio fu provocato da un senso di colpa per le attività scientifiche del marito?

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Il suicidio fu provocato da un senso di colpa per le attività scientifiche del marito?”

    Non lasciò alcuna spiegazione, ma aveva certamente criticato in modo deciso le attività del marito, e loro figlio avrebbe ritenuto responsabile il padre.

  4. Miguel Martinez scrive:

    per Mirkhond

    “Del resto gli studi di Zitelmann e di Giorgio Galli su Hitler,”

    non conosco Zitelmann, conosco Giorgio Galli, che finché si occupava di storia politica italiana, poteva anche andare.

    Quando ha cominciato a occuparsi della presunta psicologia dei popoli, della storia tedesca e della cultura esoterica, ha dimostrato a mio avviso di non sapere nulla della presunta psicologia dei popoli, della storia tedesca o della cultura esoterica.

    Tra l’altro, se non è un falso ricordo, mi sembra che uno dei suoi libri apra proprio con la citazione di questa canzone come dimostrazione dello spirito violento dei tedeschi.

    Dimostrando esattamente quanto abbia capito.

    Non a caso, Galli piace agli opposti estremisti che sostengono che il nazismo fu un evento “magico”, voluto – secondo i gusti – da Satana oppure dagli dèi.

  5. mirkhond scrive:

    Sull’esoterismo non sono un esperto, anche se era un fenomeno condiviso in alcuni ambienti altolocati tedeschi, britannici e statunitensi..
    Penso al mito di Shambhala e Agarthi, cercate da esploratori del calibro di Sven Hedin (1865-1952), ma anche da spedizioni “scientifiche” patrocinate da governi non solo nazista, ma anche sovietico e statunitense, come quella di Nikolaj Roerich nel 1923-1928.
    Che poi l’esoterismo venga utilizzato per spiegare il nazismo in quanto tale è sicuramente un errore di prospettiva, ma la componente esoterica, la ricerca dell'”Eden” tibetano era, ripeto, comune a certi circoli culturali non solo tedeschi e/o nazisti, circoli assai vicini agli ambienti di potere dell’epoca, se non parte di quegli stessi ambienti…
    Rainer Zitelmann è uno storico tedesco autore di un saggio su Hitler, edito dalla Laterza nella versione italiana, nel 1990.
    L’opera analizza la vita, il pensiero e l’operato di Hitler dalla sua nascita alla sua morte, il 30 aprile 1945.
    Opera interessante nel mettere in risalto gli aspetti socialisti dello stesso Hitler e del nazismo, cosa solitamente occultata da una storiografia dominante, non solo di sinistra…
    Riguardo al senso “nibelungico” della catastrofe, Zitelmann non ricorre all’aspetto esoterico, ma parla di una crescente ammirazione di Hitler nei confronti di Stalin, fin da dopo la catastrofe di Stalingrado. Ammirazione crescente con l’avanzata dell’armata rossa e della disfatta tedesca…
    Insomma Hitler, non solo non fece nulla per arginare tale catastrofe, se non imporre una resistenza fino alla fine e senza alcun cedimento, ma nel far ciò auspicava la fine cruenta della Germania, del popolo tedesco e di se stesso, tutti “colpevoli” di aver fallito i propri obiettivi, mentre riguardo a Stalin l’ammirazione (e il segreto della vittoria sovietica, secondo Hitler), verteva proprio sul carattere di “socialismo a 360° ”
    attuato in Russia da Stalin, eliminando chiese e borghesia, cosa che lui, Hitler, non aveva potuto o saputo fare….
    E tuttavia, pur da punti di vista molto diversi, entrambi questi due storici, a mio parere, colgono però un aspetto della cultura tedesca molto antico e riaffiorante in momenti di crisi di quella società…

  6. PinoMamet scrive:

    Da perfetto ignorante, concordo sull’impressione di fascinazione per il macabro che sembra essere un aspetto (probabilmente non il maggiore, ma certo uno) della cultura germanica.
    Probabilmente i tedeschi (ma mettiamoci dentro anche olandesi e compagnia) sono responsabili solo in parte di questa impressione, che forse pesca anche se non soprattutto nella letteratura romantica “gotica” soprattutto anglosassone (che però, se sceglieva di rappresentare un mondo “germanico” anche se deformato e immaginario, qualche spunto di partenza lo avrà pure ricevuto da lì…)

    del resto, quale che sia la lettura della canzone in oggetto, non è che sia il massimo dell’allegria, eh? 😉

    Io, si sa, non credo alle razze, però non ho motivo di non credere che la cultura influenzi anche pesantemente le scelte di un popolo, e in questo senso penso si possa parlare, con le dovute cautele, di “psicologia dei popoli”.
    Giapponesi e italiani (che pure io- forse in quanto yamatofilo- trovo più simili di quanto si creda) si sono comportati in modi reciprocamente incomprensibili (o meglio, comprensibilissimi ma reciprocamente riprovevoli) nella seconda guerra mondiale, e mica solo per razionali scelte politico/strategiche…

    ciao!

    • PinoMamet scrive:

      PS
      sì, lo sono bene che anche gli anglosassoni sono germanici 😉

      • Moi scrive:

        Tuttavia il fatto che gli AngloSassoni parlino un idioma come l’ Inglese, che per sua stessa natura è portato ad essere “pidginizzato di prepo” 🙂 e che anzi tale ci è nato … non può non diversificarli notevolmente dagli altri che parlano idiomi germanici nettamente più “puri”.

  7. mirkhond scrive:

    “pidginizzato di prepo”

    Che vor dì?
    Forse alludi al carattere di germanico “addolcito” dell’Inglese, grazie a 400 anni di normannocrazia francofona che ha massicciamente influenzato la locale lingua germanica che, dai testi dei secc. X-XI era molto più simile (anche nella durezza fonetica?) al Tedesco e alle lingue norrene?

    • Moi scrive:

      Sì, anche … poi c’è anche il discorso di un lessico molto latinizzato da un Francese oggi arcaico, sì insomma: penso che sia proprio “psicolinguisticamente” difficile sentirsi “puri” in una lingua poco “pura”. Ci sono lingue che sono solo dei loro Madrelingua, sia Europei che “Esotici” (ad esempio lo Spagnolo, il Francese e il Portoghese hanno dei “Madrelingua Esotici”) l’ Inglese, invece, no. Come scrive suo malgrado, anzi, suo “pessimogrado” l’ Anglofilo Beppe Severgnini , se una roba la dicono sistematicamente in decine, centinaia di milioni di persone non è più “giusta” o “sbagliata” ma semplicemente “è detta”. Esistono poi popoli che se ne fanno più o meno scrupolo, i Cinesi ad esempio se ne fanno zero.

      http://archiviostorico.corriere.it/1997/gennaio/13/Orde_cinesi_indiani_fanno_pezzi_co_0_9701133407.shtml

      … ovvio che parlare di Purezza Nordica a Londra è da sempre molto più difficile che a Reykjavík.

    • Moi scrive:

      Poi c’è il paradosso delle “espressioni idiomatiche” … considerate _ non solo in Inglese, eh ! _ delle “grezzate” se usate da dei Madrelingua e delle “figate” se usate da stranieri.

      Poi va be’, stando alla provocazione di Jacopo Fo, secondo il quale nelle scuole andrebbe insegnato direttamente un Inglese pidigin, relata refero :

      “I Madrelingua Inglesi sono stronzi, prima da Britannici e ora da Americani hanno sempre depredato e colonizzato il mondo … di parlare a degli stronzi così, quindi, non gliene frega un cazzo a nessuno. Al massimo che si adeguino loro.” [sic]

      Questo è il suo personalissimo Corso d’Inglese :

      http://www.jacopofo.it/libri/estratti/ingl1.html

  8. mirkhond scrive:

    Pino Tosca di Modugno, morto nel 2001, autore di indubbio talento, meridionalista evoliano convertitosi al cattolicesimo e traduttore di numerose canzoni da altre lingue.

    Non so nulla di Pino Tosca nella sua veste di traduttore, quanto invece di storico cattolico tradizionalista e difensore dei Borbone.
    Lo conobbi molti anni fa, nel 1996, ad una conferenza tenutasi a Bari, sul “Brigantaggio” postunitario, e Tosca era uno dei relatori accanto ad Ulderico Nisticò.
    Ricordo ancora, al termine della conferenza, come un anziano signore patito del 1799 e di Garibaldi, pur riconoscendo le atrocità piemontesi dal 1860 in poi, continuava come un disco rotto ad esaltare un modello illuministico che da noi fu foriero solo di disastri, in quanto applicato in un contesto diverso da quello originario francese e copiato pedissequamente, senza porsi il problema della “inculturazione”.
    Ora Nisticò e Tosca, tentarono invano di far ragionare l’anziano disco rotto che continuava a ripetere i soliti luoghi comuni sui biekiSSimi Borbone e ad esaltare Garibaldi, tentarono dicevo, di far comprendere che Garibaldi era ben lungi dall’essere quel cavaliere senza macchia di una certa stantia agiografia risorgimentale. Tutto inutile.
    Alla fine Pino Tosca, persa la pazienza gridò:
    “Ehi! Ch’ cudd’ Gar’bald’ stavc’ dalla part’ dei PADROOOONI!” 🙂
    Il disco rotto se ne andò bofonchiando sempre la stessa cosa….
    Fine di un ricordo personale….

    • Moi scrive:

      Eppure il capitalismo ha oggi (!) ridotto perfino Garibaldi a un buffone da spot televisivo pubblicitario TIM … con i Borbonici che si arrendono in cambio di una “bazza” sugli sms e sule tariffe per le chiamate dei telefonini.

      • mirkhond scrive:

        Mah, anche senza TIM, Garibaldi cercò RIPETUTAMENTE di corrompere l’esercito napoletano tra il maggio e l’ottobre 1860, solo che ci riuscì solo coll’alta ufficialità, massonica e/o opportunista dell’ultima ora, e saltata sul carro del vincitore.
        L’opera di corruzione verso la truppa invece, contrariamente alle buffonate di Neri Marcorè, fu praticamente nulla, e questo anche sotto la successiva, diretta e ben PIU’ DURA dominazione piemontese.
        Degli 80.000 effettivi della nostra truppa, furono quasi nulle le adesioni al nuovo ordine tricolorato, come affermato da un rapporto del ministro della guerra piemontese Della Rovere (1861-1864).

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Chi crede di combattere per conto di Dio è incorruttibile. Ci volle un po’ per riuscire a sostituire all’idea di Dio l’idea di Patria e lo stesso non si riuscirono ad avere gli stessi risultati.

        • mirkhond scrive:

          Chi crede di combattere per conto di Dio è incorruttibile.

          Non saprei. La corruzione esiste dappertutto, anche nelle società religiose…
          Certamente è da tenere in considerazione l’atteggiamento di uomini di poca o nulla istruzione che, in un paese come il nostro, considerato molto sensibile alla corruzione e al voltagabbanismo opportunista (e spesso non a torto!), questi sottoufficiali e soldati napoletani e in parte siciliani, preferirono una vita da deportati, da emarginati, da ghettizzati, spesso ammazzati e/o divenuti briganti e/o emigranti pur di NON sottomettersi al nuovo ordine massonico panitaliano, nonostante lusinghe (non TIM 😉 ), minacce e pressioni varie….
          E per una società in cui la furberia, il culto del fregare il prossimo è molto diffusa, è una bella lezione questa dei soldati della “Maruconia”….

        • Francesco scrive:

          Aspettavo da un pò una tua reazione a quell’oscena scenetta pubblicitaria, che anche per un padano secessionista come me è di un razzismo osceno.
          Ora che la storia della repressione nel Sud dopo l’Unità la insegnano anche a scuola, a me è venuto da vomitare.
          Ciao

  9. antonello scrive:

    la fascinazione tedesca per la morte e l’apocalisse è stata fatta risalire da uno storico di cui adesso non mi ricordo il nome alla Guerra dei 30 anni, che in realtà fu più un saccheggio ininterrotto della Germania da parte delle armate di mezza Europa, che portò in certe regioni a una diminuzione di popolazione pari anche a oltre due terzi, e quindi di gran lunga l’evento storico REALE (e non mitologico come la fuffa dei nibelunghi) che si è avvicinato a un’apocalisse, e può aver causato un trauma collettivo nel popolo tedesco.

  10. Moi scrive:

    http://riscossaeuropea.blogspot.it/2011/08/i-cavalli-della-morte.html

    Ci mettono un’ introduzione sui “Carmina Burana”, quello sì un brano sputtanatissimo in chiave apocalittica …

    • Moi scrive:

      Poi c’è anche un altro brano che associano sempre al Satanismo che fa una soecie di “ohm” e di cui ignoro il titolo … boh.

  11. habsburgicus scrive:

    @Mirkhond, Miguel Martinez e tutti
    “l’altrimenti inspiegabile cocciutaggine di Hitler nel resistere fino alla fine”
    in realtà credo che la “cocciutaggine” sia spiegabilissima….
    primo però desidero affermare che sono molto scettico, a voler essere moderato, sulle interpretazioni “magiche” del nazismo et similia e sono a favore di uno studio “laico”, obiettivo, rigoroso e storicamente serio ANCHE su Adolf Hitler e il suo regime, cosa che non é ancora avvenuta a 67 anni dalla sua morte (almeno per Mussolini c’é De Felice..per Hitler, tranne poche opere, stiamo peggio che negli anni ’50 !)…in questo credo (se non ho capito male) di essere più vicino alle posizioni di Miguel Martinez (fra l’altro Hitler non é il centro della storia e bisognerebbe eliminare la reductio ad hitlerum 😀 per l’Asia orientale é molto più importante la quasi ignota “performance” bellica dei giapponesi che riuscirono, pur sconfitti, a porre le condizioni che resero impossibile il ritorno dei colonialisti “bianchi”: si pensi al Vietnam, all’Indonesia e anche alle Filippine e alla Birmania e in un certo senso “aiutarono” la stessa indipendenza dell’India, realizzando così dopo oltre 30 anni il vaticinio del Kaiser Wilhelm II nel 1914 che più o meno scrisse di sua mano, dopo aver maledetto la perfidia britannica che era riuscita a coinvolgere la Germania nell’immane conflitto “noi ne usciremo con le ossa rotte..ma gli inglesi dovranno perdere almeno l’India” !)
    veniamo al Baffetto
    Hitler sapeva perfettamente che l’odio assoluto (e a posteriori irrazionale, specialmente dal punto di vista britannico) di Churchill e Roosevelt contro di lui rendeva IMPOSSIBILE ogni accordo con l’Occidente: Hitler li avrebbe fatti al volo (addirittura nel luglio 1940 avrebbe offerto ponti d’oro a Londra..figuriamoci nel 1942 e dopo !), era il suo più grande desiderio accordarsi con i britannici (e, ammesso che i “discorsi a tavola” siano autentici, più tardi se ne dolse amaramente così come dell’alleanza con l’Italia, pur mantenendo stima ad personam per Mussolini)…
    dunque l’unica possibilità che restava ai tedeschi, contro gli occidentali, era resistere, nella speranza che si stancassero o che venisse al potere negli USA un nuovo presidente (era ancora fresco nella mente di ognuno il révirement USA effettuato dal REP Warren Harding, entrato in carica il 4/3/1921 rispetto alle politiche di Wilson e ancor prima il NO del Senato, a maggioranza REP dopo il mid term del novembre 1918, alla ratifica del Trattato di Versailles del 28 giugno 1919, architrave del wilsonismo)
    restano i sovietici….qui probabilmente Hitler avrebbe potuto sino a tutto il 1943 (specialmente sino all’offensiva fallita di Kursk nel luglio 1943, Operation “Zitadelle”), e forse un po’ oltre, trattare con il Cremlino, dove se non altro c’era al potere un uomo crudele, brutale, perfido ma razionale, sensibile quindi al do ut des…si c’era Kaganovič che per ovvie ragioni etniche era un nemico irreconciliabile della Germania NS ma Kaganovič poteva, all’occorrenza, essere purgato..bastava una lettera sulla Pravda del solito compagno operaio Ivan Kharitonov delle fabbriche “Stalin” di Ulan-Udé in Buriatia esprimente lo sdegno delle “masse” per il corrotto Kaganovič, nemico del popolo e fautore del capitalismo, chiedendone l’eliminazione e il gioco era fatto ..e magari si poteva purgare un bel po’ di altra gente, tanto per non perdere le buone vecchie abitudini! 😀
    Mussolini infatti giunse a questa conclusione dopo il tradimento di Vichy del’8/11/1942 (Operation Torch, sbarco USA in Nord Africa, senza resistenza francese, tranne qualcosa in Marocco) che, lo intuì subito, avrebbe avuto effetti nefasti per l’Africa italiana e subito dopo per la nostra Italia (nella sua “Storia di un anno” inizia appunto dall’8 novembre 1942; non é un caso che é da quell’epoca che le cricche massonico-badogliane nell’Esercito incominciarono SERIAMENTE a porsi il problema di deporre il Duce, progetti cui il Re aderirà solo in epoca tarda, io credo verso il 15/5/1943..l’allora sottosegretario alla Guerra gen. Scuero parlò di queste cose addirittura un po’ prima, già il 5/11/1942, secondo la memorialistica)
    Mussolini quindi comprese la necessità di un accordo con i Sovieti (quello che io chiamerei una “Brest-Litovsk” all’incontrario che, per quanto dolorosa, avrebbe salvato i fascismi, così come il 3/3/1918 fu salvato il leninismo)
    purtroppo il Duce era malato e non poté recarsi a Görlitz in Prussia orientale il 19-20/12/1942 e tale assenza, credo, influenzò la storia dell’Asse (c’erano Ciano e Cavallero, fra loro nemici, cacciati entrambi dopo poco più di un mese)
    Il Duce pensò poi anche, idea giusta, di far intervenire il Giappone (come “mediatore” fra Germania e URSS, con una punta di minaccia verso i Sovieti) e il 25/7/1943, poche ore prima di recarsi al fatale incontro a Villa Savoia (e DOPO il voto del Gran Consiglio), vide pur essendo di domenica Hidaka Shinrokurō, Ambasciatore nipponico presso il Re Imperatore (che si ritroverà a Salò, accreditato presso di lui, 8/3/1944)…il difficile era convincere gli astuti nipponici a mettersi in gioco e ciò era realizzabile solo dimostrando loro che, prendendosi un indubbio rischio (guerra POSSIBILE con l’URSS), avrebbero avuto un vantaggio CERTO maggiore, cioé l’INTERO appoggio dell’Asse contro gli anglosassoni, unico nemico del Sol Levante
    Ribbentrop stesso nel suo “Zwischen London und Moskau” scritto mentre attendeva il boia nella farsa di Norimberga (e viene il sospetto che lui fu messo a morte per impedirgli di scrivere ai posteri la sua verità…Ribbentrop era “colpevole” solo di “crimini” politico-diplomatici, che furono, sono e sempre saranno commessi da tutte le Potenze in guerra) dice che la sera stessa dell’ 8/11/1942, apprendendo in treno speciale diretto a Monaco la riuscita dello sbarco USA in Nord Africa, riferì al Führer che non si poteva fare una guerra su due fronti e dunque bisognava eliminarne uno (scilicet con la pace con i Sovieti); se ciò é corretto, Ribbentrop che gode pessima fama universale (antinazisti di tutte le tendenze, fascisti cianiani, fascisti salotini, altri gerarchi nazisti in primis Goebbels) forse era meno fesso di quanto si é voluto far credere 😀
    in epoca tarda, credo inizio 1944, anche il fanatico ma intelligente Goebbels aderì a questo punto di vista, “pace con il Cremlino ad ogni costo” ed inviò un lunghissimo memorandum a Hitler (sarebbe bello leggerlo !) ma Bormann lo intercettò e il Führer non lo lesse mai (e purtroppo neppure noi) !
    varie figure, come il diplomatico Peter Kleist (uomo di Ribbentrop) ebbero a Stoccolma contatti con il faccendiere Edgar Clauss (da alcuni definito “non ariano” 😀 ma all’occorrenza anche un diplomatico NS poteva stringergli la mano :D) uomo della NKVD che lo mise in contatto con la compagna Kollontaj, membro del VKP (B) marxista dura e pura, che rappresentava il Cremlino a Stoccolma (forse non era l’interlocutore adatto essendo una “vecchia” leninista-pura che Stalin non osò eliminare e si limitò ad “esiliare”—un generale senza troppi grilli nella testa forse avrebbe ascoltato i tedeschi con più interesse, purché il Reich avesse offerto, é chiaro..e cosa offrire ? Finlandia, Baltico, Polonia orientale, se proprio necessario Bulgaria ma soprattutto gli Stretti e la Turchia)
    questi contatti vennero a nulla perché il Reich offrì poco (e con scarsa convinzione) finché aveva qualcosa da offrire..e più tardi iniziò a perdere terreno su tutti i fronti senza interruzione (dal giugno 1944) rendendo non più appetibile una pace separata per il Cremlino che da allora si mosse sulla strada che porterà a Jalta (4-11/2/1945)..e che già aveva intrapreso a Mosca (conferenza dei Ministri degli Esteri, 18/10/1943-1/11/1943) e a Teheran (28/11/1943-1/12/1943)
    dunque Hitler aveva poco da fare se non (e questa é la critica seria che gli si può opporre) cercare ad ogni costo un accordo con Stalin nella prima metà del 1943..FORSE il Cremlino fece capire di essere disposto a parlare…infatti richiamò con éclat gli Ambasciatori a Londra e Washington, gli ebrei Majskij e Litvinov e li sostituì con due russi, i compagni Gusev e Gromyko (che iniziò allora la sua brillante carriera)…nel maggio 1939 il significato della sostituzione dell’ebreo Litvinov al Narkomindel con il russo Molotov (ancorché sposato ad un’ebrea) fu colto da Hitler e portò tre mesi dopo al Patto Molotov-Ribbentrop—nella tarda primavera -inizio estate 1943 Hitler non volle o non seppe cogliere quei segni..e da allora l’unica sorte per il Reich era la fine !
    P.S: forse il 25 luglio “indurì” i sovietici e rese più difficile un eventuale compromesso; infatti tutte le persone raziocinanti compresero immediatamente che il regime di Badoglio voleva dire il passaggio dell’Italia agli ordini degli anglosassoni, l’unica incognita era il quando (ecco perché io amo dire che la guerra “classica” finì in Italia il 25 luglio 1943 e non l’8 settembre….successivamente ci saranno orrendi bombardamenti alleati e molto altro come é noto ma l’Italia badogliana non é già più moralmente in guerra, almeno non più contro gli anglosassoni ! la guerra dello Stato fu una guerra fascista e dunque cessò con la fine del fascismo….dopo il settembre 1943 ci sarà la guerra civile ma é un’ altra cosa), perciò diveniva più debole la posizione della Germania anche di fronte all’URSS
    ciao a tutti

  12. mirkhond scrive:

    Non dimenticare però che Brest-Litovsk nel marzo 1918 NON impedì la sconfitta della Germania ad opera delle fresche forze statunitensi sul fronte occidentale…
    Hitler, se guardiamo le cose col senno di poi, si era cacciato in un vicolo cieco fin dall’aggressione alla Polonia.
    Poteva vincere la Francia, poteva rendere inoffensiva l’Inghilterra, ma non avrebbe MAI potuto sconfiggere gli USA, dotati di risorse industriale non inferiori a quelle tedesche.
    Non dimenticare infine che gli USA gettarono due bombe atomiche per piegare un Giappone, peraltro già prossimo alla resa…
    Il mistero di Hitler, a mio parere è proprio nella sua, per me davvero inspiegabile, sottovalutazione degli Stati Uniti, i quali come già nel 1917-18, non sarebbero rimasti per sempre neutrali, permettendo il risorgere di una nuova e temibile potenza germanica, per loro molto più pericolosa dell’Urss.
    E questo, tenendo conto che già nel Mein Kampf del 1924, analizzando la geopolitica europea, Hitler si rese perfettamente conto che l’era della vecchia Europa stava volgendo al tramonto e che due nuove potenze minacciavano di spartirsela, e cioè proprio la Russia sovietica e gli Usa.
    Nel 1945 la situazione era proprio quella paventata da Hitler vent’anni prima, soltanto con l’aggravante dell’accelerata provocata da lui stesso e dalle sue ambizioni che non tenevano conto degli Usa. Eppure lo stesso Hitler era cosciente che una guerra contro gli Stati Uniti sarebbe stata inevitabile, solo che riteneva che sarebbe scoppiata sotto il suo successore…
    Dunque un gravissimo errore di valutazione con le conseguenze che conosciamo….
    E’ questa, per me, una questione che non trova spiegazioni razionali….
    ciao!

    • Francesco scrive:

      Mah, Hitler andò vicinissimo a piegare i britannici e anche a sconfiggere i sovietici, smentendo molti strateghi del “doppio fronte”, con gli USA formalmente neutrali e la guerra del tutto impopolare.

      E i giapponesi, grazie a Pearl Harbour, andarono molto vicini a obbligare gli USA alla pace. Che io sappia, la battaglia navale successiva vide la vittoria di una US Navy decisamente inferiore di mezzi, e un esito “normale” avrebbe dato ai giapponesi il controllo totale del Pacifico, con possibilità di attaccare le coste USA e i cantieri. Ossia la vittoria.

      Non vedo in questi fatti la follia di Hitler.

      Per questo tengo un Penate di Churchill nel mio piccolo Pantheon privato: un uomo più ragionevole avrebbe ceduto.

      Ciao

  13. paniscus scrive:

    La storia di Clara Haber, insieme a moltissime altre storie di tragedie e misfatti legati a scoperte scientifiche e tecnologiche, sta anche qui:

    http://www.libreriauniversitaria.it/morti-scienza-crimini-scienziati-scoperte/libro/9788889969670

    Lisa

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