Invalsi, ideologia, internazionalità e altri virus

E’ vecchia di qualche anno, ma scopriamo solo ora questa fantastica prova di comprensione di italiano, che lo Stato italiano ha imposto come prova nazionale INVALSI per la terza media, nell’anno scolastico 2008-2009:

Sviluppare la cultura dell’internazionalità e della mobilità

Nella società globale del 2000 bisogna perdere l’ossessione del posto fisso ad ogni costo ed acquisire il “virus” dell’internazionalità ed il gusto della mobilità professionale. L’interesse del lavoro, l’apprendimento di cose nuove, la responsabilità e l’iniziativa, sono elementi da valorizzare e non da relegare in secondo piano. Se una persona, soprattutto giovane, ritiene di aver imparato tutto quello che c’era da imparare in un determinato posto è meglio che cerchi altri posti dove poter continuare il suo processo di apprendimento continuo; che poi resta la vera garanzia contro la minaccia di disoccupazione tecnologica.

Tratto e adattato da: N. Cacace, Oltre il 2000, Franco Angeli, Milano, 1993

Poi, uno dice che in Italia il problema sono i politici, e non i tecnici.

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35 risposte a Invalsi, ideologia, internazionalità e altri virus

  1. Moi scrive:

    Be’ , se (!) i Tecnici han già deciso tutto e i Politici sono soltanto un costosissimo spettacolino per distrarsi dai Tecnici … tanto vale non tornare alle urne mai più, no ? Teniamoci questi qua, che prima di schiattare naturaliter (!) nominano i successori e poi … chi si vuole ribellare _ SE si vuole ribellare_ almeno sa contro chi, no ?

  2. Roberto scrive:

    Prima ti dicono che ci vuole il virus dell’internazionalità e poi se la prendono con gli stranieri

  3. Francesco scrive:

    Considerando quel poco che so dei miei compatrioti, non è che obbligarli, con le buone e le cattive, a togliersi dalla testa il posto fisso sia un’azione malvagia.

    Siamo una nazione in cui chi perde il posto cade in depressione, se non si suicida. E sapendo che le condizioni materiali oggettive e lo stato di progresso dei modi di produzione e la distribuzione internazionale del potere e del denaro rendono sempre più impossibile il posto fisso, o cambiamo la nostra testa o staremo sempre peggio.

    Non vedo buone ragioni per condannarsi alla fine dei dinosauri.

    Ciao

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Siamo una nazione in cui chi perde il posto cade in depressione”

    Visto che hai il virus dell’internazionalità, propongo di:

    1) riciclarti come contractor a Kandahar, così apprendi cose nuove

    2) tua moglie la mandiamo a fare la cassiera in un supermercato a Bogotà, così continua il suo processo di apprendimento continuo

    3) tua figlia a fare la ballerina a Kursk, così le viene il virus della mobilità professionale.

    Il tutto per un po’, che ci sono occasioni interessanti per tutti e tre poi tra Ontario, Lagos e Dubai, rispettivamente nel settore vendita porta a porta di contratti ENEL, cuoco in un ristorante cinese e badante.

    Mica vorrai condannare te stesso e i tuoi a fare la fine dei dinosauri.

    • Francesco scrive:

      Miguel

      io prendo metà dello stipendio che merito perchè sono un dinosauro. Lo so e do la colpa a me stesso (come fa anche mia moglie).

      Mia figlia studia l’inglese, leggermente pressata dal sottoscritto, perchè lo impari bene e in fretta e passi poi a studiare quant’altro. E fa la quarta elementare.

      Più di così non posso fare.

      Certo troverei sterile ululare alla luna perchè non troverà un posto in Comune o in FIAT, da grande.

      PS mi dissocio dal linguaggio demenziale del signor Cacace ma non per questo i suoi banali ed evidenti contenuti possono essere ignorati.

      • GroG! scrive:

        GroG!
        Se vuoi veramente bene alla tua bimba non pressarla troppo e lasciala giocare con le amichette e gli amichetti.
        GroG!
        Se vuoi veramente bene alla tua bimba e se sarà portata per lo studio delle lingue indirizzala sul russo e sul tedesco e perchè no sull’arabo.
        GroG!

        • Francesco scrive:

          il problema è quale scegliere, con un futuro così incerto, non certo riconoscere che italiano e inglese non basteranno.

      • Peucezio scrive:

        Povera figlia… Pensa piuttosto ad assicurarti che impari decentemente l’italiano, così quando sarà adulta farà parte dei pochi che sapranno parlare decentemente, non perché gli altri sapranno l’inglese, ma perché tutti sapranno biascicare sì e no tre parole nell’una e nell’altra lingua e non saranno capaci di mettere insieme tre concetti in croce, perché il deficit linguistico sarà anche (lo è già) un deficit cognitivo e logico.

        • Francesco scrive:

          Anche quello è un campo di battaglia aperto ma sarebbe ben futile vittoria sentirle usare in modo corretto il congiuntivo, se non si accompagnasse alle nozioni necessarie per vivere.

  5. GroG! scrive:

    GroG!
    A me stu’ Cacace proprio nun mi piace!
    GroG!

  6. Moi scrive:

    “Se vuoi veramente bene alla tua bimba e se sarà portata per lo studio delle lingue indirizzala sul russo e sul tedesco e perchè no sull’arabo”.

    GroG!

    Was hast Du gesagt ?!?! Come sarebbe a dire “perchè no sull’arabo” ?! L’ unica parola da sapere in Arabo è “petrolio”, anzi no, manco più quella : ci avranno pure messo tanti decenni,ma … hanno già imparato loro a dirlo nelle nostre lingue.

    … Beccato ! Sei una Quinta Colonna di Eurabia che cospira per l’ Islamizzazione. Bene. Hai diritto di scegliere se la visitina a sorpresa la vuoi da parte dalla Digos, dalla CIA o dal Mossad !

  7. Moi scrive:

    Soltanto a me, leggendo il testo e il con-testo della prova invalsi è venuta in mente questa impagabile scena ?

    http://www.youtube.com/watch?v=7CuasWEX5Xg

  8. PinoMamet scrive:

    ” Se una persona, soprattutto giovane, ritiene di aver imparato tutto quello che c’era da imparare in un determinato posto …”

    ma come una persona “soprattutto giovane”, ad aver imparato tutto quello che c’è da imparare?
    E poi, cosa vuol dire “tutto quello che c’è da imparare?”
    L’affermazione evidentemente è priva di senso.
    Sarà che la mia idea di lavoratore è un artigiano bravissimo che per passione passa la vita a costruire manici di scopa, finchè diventa il più bravo manicidiscoparo del mondo, beninteso nello stile di manici di scopa tipico della sua città, perchè in quella vicina sono tutti diversi…

    invece il senso quando ‘sto Cacace usa il verbo “imparare”, bisogna leggere “pulire il culo ai vecchi” o “tirare le viti”: quando hai finito di pulire il culo ai vecchi in Francia, puoi andare a tirare un po’ di viti in Germania, e infine fare la raccolta differenziata in Romania;

    lo scopo è proprio quello di NON farti specializzare, e continuare a pagarti una miseria.

    • Francesco scrive:

      x Pino

      la conosci la storia di quello che era il più bravo fabbricatoredicappelli della città? è morto di fame quando la gente ha smesso di usare il cappello, insieme col fabbricatorediselle, quello di cateneperschiavi, di pergamenepernobili, di macchinedascrivere, di pennedoca, e moltissima altri specialisti …

      ciao

      • PinoMamet scrive:

        Guarda, con pochi altri sfigati (perlopiù statunitensi) mi sto battendo per far tornare di moda il cappello
        (ci si accapiglia per definirne le cause della morte: probabilmente ce n’è stata più di una), ma ci sono ben poche speranze, ormai.
        La pergamena mantiene un qualche uso residuale, curiosamente parallelo a quello di cappelli&copricapi vari. Il pergamenista si è messo in società con quello che fa penne d’oca (ma il fratello di queste lavora nel campo “biro&affini”) e più o meno campano.
        Quelli che facevano catene per schiavi credo si siano riciclati con la neve e gli antifurto 😉 (del resto il coltellinaio Messerschmitt si era buttato sugli aerei da guerra e il fabbro Ferrari sulle automobili..)
        La selleria va ancora alla grande, non solo nei concorsi ippici ma anche sulle automobili del già citato Ferrari.

        A parte gli scherzi, logicamente non si può essere tutti artigiani specializzati, tantomeno in campi in via d’estinzione, però proprio questi ultimi, a ben vedere, sono assai meno estinti di quanto si crederebbe.
        Proprio in Italia, dove tutti blaterano a cazzo di “coniugare tradizione&modernità”, ci sarebbe spazio per chi una tradizione ce l’ha davvero.
        Certo quello che fa il coltello col manico in corno di bue non ha il mercato che aveva nell’Ottocento, in compenso ha anche molta meno concorrenza, e una clientela disposta a pagare molto di più (non è un esempio finto, ci sono davvero, sia gli artigiani in oggetto che i clienti).

        Ebanisti, liutai, vetrai ecc. ecc. c’è ampia scelta, volendo.

        ciao!!

        • Francesco scrive:

          1) come si aderisce al club “amici del cappello”? è un oggetto che amo, nei limiti del mio portafoglio
          2) chiaro che per una ristretta elites di artigiani del lusso c’è posto, c’è sempre stato da quando le macchine hanno iniziato a produrre tessuti economici e di media qualità. ma è assai ristretta, temo.
          3) vieni a Milano all’Artigiano in Fiera? ci sono certi stand che solo il profumo del cuoio vale la visita …
          ciao

        • roberto scrive:

          pino,
          per me:
          – cappello alla pavarotti o berretto in inverno (il primo per andare in ufficio o per serate formali, il secondo nel tempo libero.)
          – cuffione da ambrogio fogar quando si scende sotto i -10 (bellissimo, di tartan rosso con copriorecchie pelosi)
          – panama in estate.

          tutti su misura (tranne la cuffia) visto che ho un capoccione fuori taglia (ho il cranio grande, dentro c’è solo segatura)

          se i cappellai falliscono non è colpa mia
          🙂

        • PinoMamet scrive:

          Purtroppo i cappelli sono estremamente cari, quelli fatto bene cioè…
          se qualcuno ama il vintage e non ha problemi ha farsi ripulire il cappello (e una taglia normale, meglio ancora piccola, perchè i capoccioni una volta erano molto più rari… mi dispiace Roberto! 😉 ) fa meglio a cercare su eBay…

          io ne possiedo alcuni che non oso portare, in compenso metto il basco 😉
          ah, sono iscritto a The Fedora Lounge, i tizi parlano di cappelli e abiti vintage tutto il tempo 😉

          Francesco: non sapevo ci fosse, la prossima volta tienimi informato e verrò 🙂

          (il sottoscritto conosce un tale che si fabbrica spade giapponesi con tutti i crismi… elsa rivestita in pelle di razza, intesa come pesce, fodero laccato e così via; mi ha informato anni fa, quando praticavo arti marziali, sui prezzi di una spada giapponese vera, cioè non su quelle da “esercizio sportivo”- iaito- e neppure sui souvenir sanmarinesi- che peraltro, a prima vista, fanno anche bella figura; beh, insomma, anche lì, se qualcuno di voi decidesse di fare il samurai 😉 , gli conviene buttarsi sull’usato!)

        • roberto scrive:

          “Purtroppo i cappelli sono estremamente cari, quelli fatto bene cioè…”

          mode fashion victim on

          qui nel gran ducato, per i cappelli fatti su misura ho speso tra i 120 (berretto) e i 180 (panama e cappello), prendondo un ottimo tessuto per il berretto ed il più scarso per il cappello (che poi scarsissimo non è, goretex antipioggia)

          mode fashion victim off

        • Francesco scrive:

          parlando di artigiani, ecco il sito della fiera di Milano

          http://www.artigianoinfiera.it/ita/home-visit.php

          e la raccomando anche per il cibo (se non avete pretese eccessive, come la mia dolce metà)

          ciao

  9. Roberto scrive:

    Pino
    Mi sembra il momento adatto per l’Aneddoto Personale Non Richiesto, o apnr!

    Allora, ho un conoscente irlandese che per tutta la vita ha fatto il tecnico per la riparazione degli aerei della air lingus. Suo figlio, che è un mio buon amico, ha fatto una scuola pagata dalla air lingus per imparare a riparare i suoi aerei. Poi l’air lingus gli ha dato una borsa di studio, per studiare indovina cosa? Gestione dell’officina di riparazione (o qualcosa del genere). Per un po’ di tempo tutto è andato bene, papà tecnico sprcializzatissimo figlio ingegnere capo officina. Buon stipendio con benefit importanti.
    Poi che succede? Tre anni fa air lingus si accorge che è molto più economico fare la manutenzione in svizzera e semplicemente chiude l’officina di Dublino.

    Qual è la morale? Che se hai passato la tua vita a fare la manutenzione degli aerei e sai fare solo quello, appena ti capita di vivere in un isola che non ripara più aerei passi a fare il coltivatore di patate

    • mirkhond scrive:

      Sempre che, nel frattempo non sei troppo vecchio e/o pieno di acciacchi, che per coltivare la terra bisogna avere le forze…..

      • Roberto scrive:

        Che è esattamente quello che è successo al padre del mio amico (mi rendo conto che il tono lieve del mio apnr nasconde un vero dramma. In quel caso se la cavano con lo stipendio della moglie e della figlia, ma è un caso relativamente fortunato)

    • PinoMamet scrive:

      Già, nel mio mondo immaginario (e lassame sognà!) le compagnie aeree appartengono allo Stato e sono gestite dal Soviet dei lavoratori aeronautici 😉

      • Roberto scrive:

        Se aggiungi che le hostess sono delle meraviglie siberiane che salutano i passeggeri con un bacio appassionato dividiamo lo stesso sogno

        • Z. scrive:

          Roberto insiste e persiste nella torbida lussuria!

          Li facevo più freddini, questi cittadini del Granducato!

          😀 😀 😀

          Z.

      • Francesco scrive:

        Nel qual caso, sono sparite con la caduta del Muro di Berlino, oppure hanno smesso di pagarti da 5 anni. Anche perchè chi può sceglie di volare con aerei stranieri meno propensi a precipitare e gli altri non possono neppure pagare il biglietto “sovietico”.
        Certo, se tu fossi il genero del Compagno Segretario dello SLA potresti ancora cavartela …

        PS ma che sogni fai?

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    “Mi sembra il momento adatto per l’Aneddoto Personale Non Richiesto,”

    Indubbiamente, è così. Si può anche leggere l’aneddoto dicendo che il tuo amico ha sprecato la vita a studiare “gestione dell’officina di riparazione”, avrebbe dovuto intuire che il Mercato del Futuro sarebbe stato un altro.

    E se gli manca l’intuito con dieci anni di anticipo in un mondo in cui non sappiamo ormai cosa succederà domani, è un perdente e se lo merita.

    Io faccio il traduttore, come forse fanno – poniamo – centomila persone in Italia. Google translator, che probabilmente impiega dieci persone, si sta dimostrando sempre più efficace, lo ammetto senza problemi.

    Allora, per poter sopravvivere, dovrei probabilmente ingegnarmi a trovare un sistema ultra-concorrenziale che lasci nel fango i miei centomila colleghi; oppure dovrei improvvisarmi agente pubblicitario di Facebook, o operatore di borsa, campo in cui ci sono ovviamente decine di migliaia di persone più brave di me in concorrenza per pochi posti.

    Certo, posso dare lezioni private d’inglese, quindi sono un privilegiato rispetto a tanti altri: pensa alla laureata in lingue di Palermo, che sarà pure brava a tradurre dall’inglese, ma che non avrà mai le competenze per fare l’insegnante madrelingua d’inglese.

    Mi manca poi l’intelligenza fisica, ormai, per apprendere lavori come quello di idraulico, che probabilmente sarà richiesto ancora per un lungo periodo. Non sono cose che si improvvisano, come non ci si improvvisa guardia del corpo o insegnante di danza aerobica, o tante altre cose.

    • Roberto scrive:

      Non sono d’accordo sul “se lo merita” (che immagino sua ironico).

      Temo però, che a prescindere da quello che uno può pensare della società moderna, che ci sia una responsabilità della mostra generazione a spiegare a chi studia o entra nel mondo del lavoro che la loro vita non sarà “entri in una ditta e ne uscirai 35 anni dopo”

      (al tuo posto proverei a cercare di diversificare un po’ dai manuali tecnici per occuparmi di testi che non potranno mai essere tradotti da google. Certo all’inizio non sarà un lavoro remunerativo, ma chissà… Poi magari è anche più divertente dei manuali tecnici)

  11. mirkhond scrive:

    Pino, anch’io penso che lo stato sociale sia l’unica garanzia moderna per mantenere la pace sociale….
    Non riuscirò mai a capire il fanatico cacace di turno che parla di “flessibiltà”, di continui mettersi in discussione lavorativi…
    Questo può valere per manager di alto livello, che, lasciato un incarico molto ben remunerato, ne trovano subito dopo un altro altrettanto molto ben remunerato…
    Ma un operaio, e soprattutto un impiegato che perde il posto a 50 anni e non riesce a trovarsene un altro, oppure non ha “spirito d’inventiva” (che cos’è poi?), che fa?
    E tuttavia, penso da tempo che il passaggio da un sistema di massa primario ad uno di massa industriale-terziario negli anni ’50-’60 del XX secolo, sia stato uno dei più gravi errori delle classi politiche democristiane, socialiste e soprattutto comuniste, tutte innamorate dello sviluppo industriale e spregianti il mondo contadino visto solo come arretratezza e miseria morale e culturale….
    Mondo contadino che, invece, avrebbe dovuto essere aiutato ad evolversi nel necessario, ma non stravolto totalmente in nome di un mito dell’eterna crescita e dell’eterno benessere, che appunto come le vacche grasse di biblica memoria sono solo un mito…
    Ed oggi noi, la nostra generazione vive in un senso di baratro, di vuoto, proprio per la crescente consapevolezza che il regime delle vacche grasse volge al termine e ciò che ci attende ci getta nel panico….
    Vedasi la vicenda dell’euro e della crisi dello stesso concetto di comunità europea (a cui personalmente, non ho mai creduto), i “Greci” che ritirano i loro risparmi dalle banche, gli Spagnoli idem, e i nostri governanti parlano di coniugare rigore e crescita.
    Insomma la botte piena e la moglie ubriaca contemporaneamente, il che è impossibile…

  12. mirkhond scrive:

    Fin da piccolo, oltre alla mia passione per la storia, coltivavo un sogno più profondo: quello di essere un contadino o un pastore di pecore, magari sui monti dell’Irpinia o della Basilicata che tanto attiravano la mia fantasia…
    Sogno che, coll’adolescenza e la crescente consapevolezza che il mondo dei miei sogni in Italia non c’era più, sogno dicevo, spostatosi in Medio Oriente, nei deserti tra Turchia e Siria, e questa segreta speranza mi faceva sopportare la scuola, il pensiero borghese dei miei coetanei e una civiltà che trovavo insopportabile…
    A 14-15 anni dissi chiaramente ai miei genitori che non ne volevo più sapere della scuola e che avrei voluto fare il bracciante.
    A casa mia, dove le esperienze agricole si perdono nella notte dei tempi della non conoscenza documentata, che tutti i miei antenati noti erano tutti borghesi, alto-medio-bassi, i miei ovviamente si opposero…
    Risultato, a 40 anni mi ritrovo con una laurea in lettere moderne, pieno di acciacchi fisici e psicologici e una vita sprecata nella NON realizzazione di sogni impossibili…
    Però se avessi potuto imparare il mestiere dei campi, o meglio ci fossi nato in quella cultura, magari oggi sarei un analfabeta, un ignorante patentato, ma avrei più di 30 anni di esperienza di lavoro e di vita, una moglie e dei figli, vivrei a contatto con la natura, e oggi che il mondo occidentale rischia di sprofondare nel baratro della recessione, per una generazione di giovani nata e cresciuta nel benessere, tornare a forme di economia primaria, che personalmente non abbiamo mai conosciuto e di cui non abbiamo alcuna esperienza, per la nostra generazione sarebbe un disastro….

    • Francesco scrive:

      credo sia stato lo stesso per i “romani di città” al momento del crollo dell’Impero, con intellettuali costretti a riciclarsi in cortigiani di selvaggi capi Goti o Vandali per non morire di fame. loro hanno avuto più tempo, però.

      dovesse capitare in Italia, credo che da 60 milioni dovremmo tornare a una ventina, prima di ristabilire l’equilibrio popolazione-risorse … e immagino sarei nei 40 milioni che non ce la fanno

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    “al tuo posto proverei a cercare di diversificare un po’ dai manuali tecnici “

    Mi citavo come esempio, in realtà la qualifica di Madrelingua Inglese non è acquistabile da nessuno, e quindi mi preoccupo relativamente poco per la concorrenza, almeno se si tratta di fare lezioni private a poco prezzo.

    Però è interessante sottolineare come i “manuali tecnici” non siano affatto una nicchia da dinosauri: sono quasi l’unica cosa che si traduca oggi, e significa capirci di diritto, di ceramica, di motori sezionati, di alimentazione, di denocciolatrici per olive, di informatica, di tinture per capelli e praticamente di qualunque altra cosa.

    Cioè ho indubbiamente già appreso il massimo e con la massima apertura, non mi sono certamente limitato, che so, a essere un esperto di macchine da scrivere nel momento in cui arrivavano i computer.

    Chiaro che potrei mettermi per dieci anni a studiare abbastanza da diventare il massimo esperto mondiale di localizzazione di Windows XP, peccato che lo stanno già sostituendo.

    La mia condizione è insieme uguale e diversa da quella di chi ha cominciato a lavorare in fabbrica a sedici anni, e si trova a cinquanta senza lavoro e senza competenze.

    Ho indubbiamente qualche vantaggio in più, nonché una parlantina più sciolta che può fare comodo, ma i miei studi non mi sono serviti molto più dei suoi.

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