Andiamo tutti Na Poto!

Ho finito di leggere un libro la cui lettura consiglio vivamente a tutti, Congo, di David van Reybrouck.

Quando dall’alto del nostro EuroDitino Imperatore guardiamo il resto del mondo, ci immaginiamo una geografia tutta storta.

Se sovrapponessimo il Congo (Repubblica Democraticissima del…) sulla mappa dell’Europa, a ovest arriverebbe all’incirca a Parigi, a est a Mosca, a nord al circolo polare artico, al sud a Firenze.

Si stima (con creativa fantasia) che vi abiti qualcosa come la popolazione dell’Italia e della Francia sommati. Il libro di Reybrouck è di quasi dieci anni fa, ma l’autore ci ricorda che l’unica forma di anagrafe che i congolesi ricordavano era la tessera del partito di Mobutu, destituito nel 1997, poi più nulla…

Tralascio la narrazione degli anni di guerra totalmente ignorati dai nostri media (a differenza delle nostre istituzioni, che hanno versato miliardi di euro in un pozzo senza fondo): quelli che si divertono a fare calcoli impossibili stimano qualcosa come sei milioni di morti a partire dal 1997.

Quando diciamo “guerra”, pensiamo subito ai contendenti, e non a ciò che i contendenti appunto si contendono. In questo caso, le risorse di uno dei paesi potenzialmente più ricchi del mondo: ai tempi del famoso re Leopoldo, il Congo non aveva solo le zanne di elefanti da sterminare, aveva la gomma che faceva andare tutte le auto del mondo; ai tempi della bomba atomica e poi delle centrali nucleari, produceva uranio; ai tempi degli smarfi, produce il coltan senza il quale non potremmo andare su Instagram.

E c’ha pure i diamanti e l’oro, senza parlare del legname. Sfiga pura, insomma.

La “guerra” è semplicemente la maniera che alcuni imprenditori trovano per portare tutto questo ben di Dio nel mercato globale. E se ne non hai voglia di pagare i soldati quattordicenni, almeno li fai divertire un po’ lasciandoli stuprare in libertà.

Van Reybrouck ci racconta del principale ospedale della città di Lubumbashi, nel Katanga, una regione ricchissima di risorse e relativamente risparmiata dai massacri.

Da quattro anni, l’ospedale non riceveva una goccia di acqua.

Per cui i pazienti defecavano e pisciavano, mese dopo mese, anno dopo anno, nei corridoi, fino a formare un solido strato di deiezioni, alto ovunque quattro centimetri, una sorta di supertappeto.

Van Reybrouck dice di aver visitato l’ospedale nel 2007, saranno passati tanti anni e non so se nel frattempo sia arrivata l’acqua.

Ma leggo che nel 2018, in tutti gli ospedali della stessa città, chi non poteva pagare cifre non da poco per le cure mediche, veniva detenuto dall’ospedale. Non ho idea cosa ci facevano con i pazienti detenuti, ma immagino qualcosa di utile.

Van Reybrouck dice che quando un congolese pensa al paradiso, pensa di andare na Poto, un’antica storpiatura di Portogallo: l’Europa.

E quando pensa all’inferno, pensa a Makale, il quartiere dove si trova il grande carcere di Kinshasa. Dove da tempo immemorabile, i carcerieri non ricevono alcuno stipendio, e i carcerati non ricevono alcuna forma di alimentazione.

Se io fossi un congolese, vorrei anch’io andare nel Poto. E anche se fossi un egiziano, che fanno altri 110 milioni (circa!).

Come la splendida Fatima, che faceva l’avvocata in Egitto, e ha mollato tutto per sopravvivere con il marito pizzaiolo e i figlioli, arrangiandosi a fare le pulizie nelle case.

E anche se ne so poco, se fossi uno dei 215.548.400 nigeriani (secondo il creativo calcolo pignolo di Wikipedia); o uno dei 120 milioni di abitanti della Fēdēralāwī Dīmōkrāsīyāwī Rīpeblīk dell’Etiopia (che come colonialismo linguistico mi sembra un esempio non da poco), con una guerra civile che dura in un modo o nell’altro dal 1974.

Dei due l'una. O i terzomondiali sono poveri bambini  che devono ancora scoprire la civiltà, o trovarsi alla periferia del dominio capitalista - e l'Africa è l'esempio supremo - porta alla catastrofe.

E ci abbiamo messo solo l’Africa, senza parlare di chi ad esempio fugge dalla Siria e dalla “Primavera” che l’Occidente le regalò graziosamente nel 2011, e senza riprendere il discorso sul Messico.

L’altro giorno, per riportarci alla realtà, sono sbarcati 196 migranti nel piccolo porto di Carrara, in Toscana, salvati in mare da Open Arms.

Una giornalista della Nazione di insolita sensibilità raccoglie qualche storia:

Però è il sesto sbarco di questo tipo solo quest’anno nel porticciolo di Carrara. E nessuno ha idea dove mettere tutta questa gente.

Che è una frazione infinitesima di quella che sarebbe l’immigrazione, se tutti quelli “senza futuro” non fossero costretti a esborsare soldi che non hanno indebitando parenti che non hanno nulla nemmeno loro, non dovessero rischiare di finire truffati a morire di fame e di sete nel deserto, non dovessero subire stupri, non dovessero rischiare l’annegamento in mare.

Insomma, le cose che fanno desistere il 96,78% degli aspiranti migranti (a Wikipedia piacciono le cifre precise, me le posso inventare anch’io?).

Oggi mi raccontavano di trenta case popolari che il Comune di Firenze potrebbe recuperare vicino a casa mia, per le migliaia di fiorentini sfrattati, e che se ne stanno abbandonate. Ma sono trenta, e tra i fiorentini e le sopravvissute ai naufragi, chi se li dovrà contendere?

La Destra ha promesso di risolvere il problema, e la Sinistra l’ha accusata di razzismo.

La Destra è arrivata al potere, e ovviamente non ha risolto un problema che è grande quanto tutto il continente africano e tutta la storia del mondo dall’Ottocento in qua.

Anzi, gli “sbarchi clandestini” sono aumentati proprio con il governo della Destra. Solo che la Destra comprensibilmente nasconde il fatto, e la Sinistra non può certo accusare la Destra di essere troppo poco dura nei confronti dei clandestini.

Quindi tutti zitti, finché non entrano in crisi gli ottomila comuni italiani che devono affrontare la catastrofe planetaria.

Il sindaco piddino di Prato, Matteo Biffoni, che ho conosciuto in altri contesti, dice molte cose giuste sul piano delle piccole realtà italiane che si trovano davanti quello che sta succedendo.

Ma parte sempre da una lettura sbagliata della carta geografica e demografica: Congo, Etiopia, Nigeria, Egitto, per citare solo alcuni paesi, sono molto più grandi dell’Europa. E non sanno dove andare, se non, in Europa.

Na Poto!

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182 risposte a Andiamo tutti Na Poto!

  1. Fuzzy scrive:

    L’agricoltura dell’Africa è il settore che impiega la maggioranza dei lavoratori africani (60%). Tre quinti degli agricoltori sono impegnati nell’agricoltura di sussistenza cioè in coltivazioni familiari, con produzioni limitate di poco superiori al bisogno del nucleo familiare.

    Questo tipo di agricoltura si basa su tecniche desuete e poco efficaci, e non provvede un capitale per il reinvestimento.

    Fattorie più estese, normalmente molto vaste, investono l’agricoltura di piantagione cioè di prodotti per l’esportazione – caffè, cotone, cacao, tè e gomma. La produzione di fiori è in ascesa. Raramente queste fattorie producono per il mercato interno. Negli anni scorsi si è assistito al paradosso di paesi in preda alla fame che contemporaneamente esportavano prodotti agricoli verso l’occidente. Va inoltre notata la quasi assenza di agricoltori di medie dimensioni. Vi è un salto cospicuo tra le aziende agricole familiari – normalmente sotto i due ettari d’estensione – e le fattorie commerciali, che spesso sono latifondiste.

    -caffè, cotone, cacao, tè e gomma

    -le fattorie commerciali spesso sono latifondiste

    Adesso io non so le altre risorse, ma penso che agli africani basterebbe quella terra che serve ai latifondisti per produrre roba inutile. Oddio, forse il cotone….io magari preferirei la canapa. Ma su questo non mi pronuncio.
    C’è chi sostiene che gli ‘aggiustamenti strutturali’ (si chiamano così?) del FMI abbiano fatto più male delle armi. Adesso hanno la banca dei BRICS
    Mah.
    Notare che se non si trova una soluzione decente, questi ce li ritroviamo in casa. E non è gente che ha studiato a Oxford.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ fuzzy

      “Africa”

      Leggevo di una economista Africana che sostiene che una delle cause della povertà Africana sia proprio il sistema di “aiuti allo sviluppo” imperante. Secondo lei il sistema ha sviluppato una mentalità da mendicanti nella popolazione e ha finito col foraggiare la spaventosa corruzione delle élites.

      Che in certe regioni la corruzione sia capillare me l’ha confermato un caro amico francófono di ritorno dal Sahel. Dopo una permanenza in loco di circa due mesi, mi ha raccontato che il costo della vita è più basso che da noi, ma che in certe zone letteralmente ogni venti-trenta Km un posto di blocco della polizia, o dell’esercito, o di qualche imprecisata milizia armata taglieggia il viaggiatore per dieci o venti franchi CFA. Il risultato è che la permanenza giornaliera al visitatore non accompagnato da guardie del corpo (come tipicamente sono i tecnici di società straniere in trasferta per lavoro) costa più che a Cannes.

      Secondo quell’economista il grande successo degli investimenti Cinesi – nonostante il land grabbing – sta nel fatto che i Cinesi non fanno domande e non pongono condizioni: non pretendono cioè di interferire con la vita locale come fa la Francia nel Sahel e l’FMI – ossia gli USA, tramite il Washington consensus – dappertutto.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Miguel Martinez scrive:

        Per ADV

        “Leggevo di una economista Africana”

        concordo con tutti i tuoi commenti.

        Sicuramente gli “aiuti allo sviluppo” finiscono strutturalmente in poche mani, e quindi aumentano quella che chiamiamo “corruzione”, ma che è in realtà un sistema strutturale: definire “corrotti” certi paesi è come definire “poco democratico” l’impero ottomano.

    • Fuzzy scrive:

      https://it.m.wikipedia.org/wiki/Aggiustamento_strutturale

      Si, ti concedono un piccolo aiuto in cambio di….e tu sei rovinato. Non credo che la corruzione sia la prima causa. Potrebbe rappresentare un importante vettore, ma il gioco ha una sua logica subdola.
      Leggevo in questo ormai vecchio libro
      https://archive.foodfirst.org/publication/world-hunger-ten-myths/
      che quello che veramente serve per risollevare i paesi poveri in genere, dalla fame, è soltanto l’accesso alla terra.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Fuzzy

      “Notare che se non si trova una soluzione decente, questi ce li ritroviamo in casa. E non è gente che ha studiato a Oxford.”

      Il guaio è che da entrambe le parti politiche, si affronta la questione come al solito: esclusivamente per segnare un punto contro la presunta incompetenza dell’altra squadra.

      La questione di un miliardo di africani alla canna del gas viene tradotta: “il PD non sa fermare gli sbarchi dei clandestini, fateci governare, vi facciamo vedere noi!” seguito da, “la Destra non sa fermare gli sbarchi dei clandestini, avete visto, sono buoni solo a chiacchierare!” E giù vignette contro la Schlein o contro Salvini.

      E siccome il gioco finisce lì, e non ha altro scopo…

      Il motore perpetuo a energia avversaria https://kelebeklerblog.com/2022/10/30/il-motore-perpetuo-a-energia-avversaria/

      • Fuzzy scrive:

        Si ricordo una terribile trasmissione con una parte politica schierata da un lato e la controparte dall’altro lato.
        Io la chiamavo “e perché noi e perché voi”
        Naturalmente veniva solo fuori un gran pollaio e non ci si capiva una mazza.
        Perché il difficile è nel mezzo.

      • Francesco scrive:

        Visto che non capita spesso, concordo pienamente e rumorosamente con Miguel!

  2. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Se ti interessa, esiste un libro gemello a “Congo”, dal titolo “Siberia”. Scritto da un giornalista USA di origini Siberiane, racconta l’intera storia del mondo dal punto di vista di un abitante della Siberia. Così, la colonizzazione Russa dell’Alaska occupa un intero capitolo, mentre la storia dei Greci è quella dei lontani acquirenti dell’oro locale, mentre quella dei Polacchi è quella di fornitori di deportati e interpreti. E’ il libro dove ho letto del primo trattato fra Mosca e Pechino, del Seicento, redatto in Latino da un aristocratico Polacco per conto dello Zar e da un gesuita Polacco per conto del Celeste Impero. Il testo completo del trattato fu tradotto in Russo dopo decenni. Si legge pure delle esplorazioni Russe della costa Californiana e delle Hawaii.

    Quanto all’Africa, nella sua bellissima raccolta di articoli “Ebano” Kapuściński scrive che la cosa impressionante dell'”Africa nera” è l’immensa fiumana di giovani che la abita, una minima parte dei quali è attivamente impiegata. Si chiedeva cosa ne sarebbe stato di loro. Bouthoul rispose anni prima a questa domanda suggerendo che in presenza di un eccesso di popolazione di giovani maschi si innesca sovente una forma collettiva di infantilismo differito chiamata “guerra”.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  3. Francesco scrive:

    Beh, che MM ritenga gli africani innocenti e incapaci mi pare evidente. E’ l’unico modo per dare tutta la colpa ai bianchi.

    Che ADV preferisca i comunisti cinesi e il loro colonialismo estrattivista puro a quello occidentale, che tenta di portarsi dietro pure un minimo di democrazia e di contabilità nazionale, anche questo stupisce poco.

    Che queste cose siano utili o intelligenti, invece, ne dubito.

    Preferisco guardare a Comboni.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Il nostro colonialismo è puramente estrattivista: l’Europa ha un’industria affamata di materie prime e l’Africa non può che esserne la fonte. Un’industrializzazione africana trasformerebbe il continente dal primo anello della nostra catena del valore ad un concorrente e questo non sta bene.

      • Francesco scrive:

        Visione un pò antica dell’economia, temo.

        Secondo me potresti provare a venderla a quelli dei prezzi calmierati e delle tasse sugli extra-profitti, non vedo altri acquirenti.

        Saluti

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “Beh, che MM ritenga gli africani innocenti e incapaci mi pare evidente. E’ l’unico modo per dare tutta la colpa ai bianchi.”

      ???

      Ho mai parlato di “bianchi”? Che poi “bianchi” sarebbero il miliardario britannico come il caruso delle solfatare siciliane.

      E non penso proprio che gli africani siano “innocenti e incapaci”.

      Credo che nelle giuste circostanze, emerga il peggio di ognuno di noi, e quindi è interessante capire quali siano queste circostanze.

      • tomar scrive:

        “quindi è interessante capire quali siano queste circostanze.

        Certo, e chi non si mette in situazione può essere solo un chiacchierone.

        • Francesco scrive:

          Concordo, però le circostanze non cadono dal cielo e non mutano per forza spontanea verso il meno peggio.

          E, scusate il luogo comune, non tutti reagiscono alle stesse circostanze nello stesso modo. Il che fa la differenza negli esiti più di ogni altra cosa.

  4. PinoMamet scrive:

    “quello occidentale, che tenta di portarsi dietro pure un minimo di democrazia e di contabilità nazionale”

    quella della democrazia raccontala a un altro, Francè.

    Per la contabilità, beh, sono certissimo che i colonialisti occidentali sapessero far quadrare i loro conti. Erano lì apposta.
    O forse ti riferisci a realtà come il FMI, che dove tocca fa danni.

    • Francesco scrive:

      Pino

      io volevo raccontarti del cappello anglo-austriaco che mi sono comprato a metà prezzo ma tu mi stai diventando un giornalista dell’Unità anni 80 o del Manifesto odierno!

      quella della democrazia la racconto, grazie soprattutto al confronto con il modus operandi russo e cinese (vedi il post sopra)

      idem per i conti: mica è colpa del FMI se al governo in Africa ci stanno dei gran Mastella con tendenza Starace e Beria

      • PinoMamet scrive:

        Cos’è un cappello anglo-austriaco? Sono curioso!

        Comunque che il FMI proponga delle ricette fallimentari è il segreto di Pulcinella.

        Il grande contributo alla democrazia di aver sostenuto Mobutu, Bokassa, Siad Barre e Menghistu invece mi è ancora ignoto, ma chissà…
        per non parlare della grande lezione di democrazia del Congo belga!
        Ha ispirato un libro chiamato Cuore di Tenebra… io l’ho letto, non ci ho visto granché di democratico, ma c’è da dire che sono molto distratto 😉

        • Francesco scrive:

          No, sei fissato su alcuni casi e su un periodo, allo scopo di non vedere il quadro generale.

          Io, pur essendo un orribile conservatore filo-occidentale, non approvo nè giustifico tutte le scelte politiche degli anni ’50-80 della “mia” parte. A volte sono stati giudizi tagliati con l’accetta e azioni molto dannose.

          Però ricordo che l’Occidente aveva lasciato in Africa e Asia una serie di “governi” locali più o meno moderati e ragionevoli, che sono stati rapidamente spazzati via da gente molto peggiore. Con cui l’Occidente ha dovuto trattare.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “Però ricordo che l’Occidente aveva lasciato in Africa e Asia una serie di “governi” locali più o meno moderati e ragionevoli, che sono stati rapidamente spazzati via da gente molto peggiore.”

            E perché sono stati spazzati via? Quali erano le circostanze comuni di Congo (Repubblica Democraticissima del…), Mali, Sudan, ecc.?

            • Francesco scrive:

              Sai che non lo so? sospetto che l’indipendenza delle colonie africane sia stata prematura ma è giusto un sospetto.

              Ciao

        • Francesco scrive:

          All’interno c’è scritto “Made for Austria” ma me lo hanno venduto come fabbricato a Londra però poi per la Brexit non ne arrivano più.

          Lo ho comprato a Livigno.

  5. Miguel Martinez scrive:

    Una notizia gigantesca:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/24/argentina-egitto-etiopia-iran-emirati-arabi-e-arabia-entrano-nei-brics-il-gruppo-dei-paesi-emergenti-varra-il-36-del-pil-mondiale/7270377/

    Argentina, Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi e Arabia entrano nei Brics. “Il gruppo dei Paesi emergenti varrà il 36% del pil mondiale”

    • Peucezio scrive:

      Beh, se ci pensiamo il 36% è pochissimo.

    • roberto scrive:

      potresti sviluppare un po’ la tua idea dicendo perché è una notizia gigantesca?

      io non sono un grandissimo estimatore di questi, non so nemmeno come chiamarli, gruppi? forum? ….G7….Brics….boh?

      • Francesco scrive:

        al momento mi pare un Club informale dallo statuto assente e dagli scopi molto vaghi

        aspetto con ansia

        1) il paniere di valute che sostituirà il dollaro
        2) il centravanti di riserva del Milan
        3) la secessione della Padania

        saluti

  6. Miguel Martinez scrive:

    “Una notizia gigantesca”

    Che leggo sul Fatto Quotidiano, Repubblica non ne parla.

    Ecco i principali titoli sul quotidiano della Fiat (dopo Prigozhin, che è la prima notizia anche sul Fatto):

    Generale Vannacci stia più attento: ecco perché la pelle bianca non significa italiani

    il responsabile comunicazione della regione lazio
    Marcello De Angelis inneggia a Himmler. Fiano: “Il post antisemita è di un anno fa, nessun pentimento”

    Coperta di cioccolato nel resort, il manager: “Una vergogna, io l’unico a lamentarmi. Quella donna trattata come una stoviglia”
    di Giulia Torlone

    Mahmood, l’amarezza del padre per le canzoni che lo hanno reso celebre: “Non l’ho abbandonato, se lo pensa cambi cognome”

    Lite in volo per bambini vivaci: l’aereo per Roma torna a Olbia. La mamma ora rischia una denuncia

    “Faticavo a uscire di casa, ora sono tornata a vivere”: il racconto di Sofia Scarparo, prima bagnina trans italiana

  7. quisquiliator scrive:

    Nel 98 , credo, andai in Benin con un artista beninese con cui lavoravo, sposato con un’italiana e quindi residente in Italia.
    Il piccolo commercio, nelle città, era in buona parte in mano alle donne, il commercio all’ingrosso in mano ai libanesi. Se si esclude polli, capretti, igname e altri prodotti agricoli locali, praticamente ogni altro oggetto per la vita quotidiana e non ,era importato.
    Andai allo studio ultramoderno di Angelique Kidjo, di cui, se non la conosceste già, consiglio l’ascolto.
    A Cotonou andai anche a visitare la sede di una ONG italiana, all’epoca non avevo ancora la fissa dell’economia , ma non riuscii a capire bene cosa realmente facessero a parte dare un lavoro relativamente ben pagato a delle impiegate locali.

    Più o meno in quell’epoca una mia amica si mise con un guineano musulmano, che lavorava alla Caritas. Poi si mollarono perchè lui , che aveva moglie e figlia in Guinea , non poteva rendere ufficiale la relazione con la sua famiglia. Questo nonostante buona parte della sussistenza della sua famiglia e dei suoi genitori derivasse dalla sua disponibilità di soldi.
    Intendo dire che ho l’impressione che una parte non piccola delle società africane campi sulle rimesse degli immigrati.
    Stessa cosa , tra parentesi , il pakistano che mi ha fatto l’ultimo cambio gomme, e che lavora per altri pakistani.
    Prendeva meno di 1200 euri al mese e 500 o 600 li mandava a Islamabad dai genitori.

    Ho un amico di origine camerunese, arrivato in Italia nei primi anni novanta.Fece un figlio con un’italiana, divorziò e ora ne ha fatti 3 con la seconda moglie anche lei di Douala. Mi raccontava che la sua moglie attuale voleva farne altri , ma lui le disse ” No, non facciamo come in Africa “.
    Ho fatto un po’ di gossip per dire che un fattore negativo per l’Africa, oltre a corruzione, sfruttamento esterno delle materie prime,settore agricolo arretratao, ecc ecc, è che immagino che la crescita demografica vada contro di loro.

    Chiudo con un’altra esperienza personale, che in un certo modo mi diede una dritta su come certi slogan di destra facciano e facessero presa.
    Una decina circa di anni fa, quando avevo un’attività , e quando il tasso di disoccupazione ufficiale era intorno al 12%, che vuol dire che quello reale era ancora più alto,mi arrivò in sede un’assistente sociale con un giovane gambiano, per spiegarmi che se l’avessi assunto, lo stato italiano mi avrebbe concesso sgravi fiscali , sull’assunzione stessa, non concedibili ad un neoassunto italiano.

  8. PinoMamet scrive:

    Visto che si parla di Africa e di Vannacci…
    Vannacci, che è stato definito fascista, maschiistia, omofobo, razzista… è in fonmdo una figura molto comune:

    l’Italiano all’Estero.

    nella fattispecie, l’Italiano Che Ha Lavorato in Africa.

    Alzi la mano chi non ne ha conosciuti.

    Ti raccontano le loro esperienze- e non inventano! Può darsi che diano un tocco di coloritura, da bravi diseurs, ma questo fa parte del personaggio e anche della normalità.
    ma le cose che ti raccontano, direi, sono tutte vere.

    C’è quello che “tu al negro gli costruisci la capanna, e lui il giorno dopo ha scassato la capanna! Perché non gliene frega niente!”
    e c’è quello che “io non sono razzista, i negri erano i miei migliori amici, ho ancora la fotografia con il mio amico con la catena al collo e io che facevo finta di essere il padrone e lui lo schiavo, quante risate!”
    (Non me le invento, nel caso abbiate dubbi).

    No, le cose che ti dice sono vere. Credo proprio che l’Africa che vedono sia quella, e che motivo avrebbero di mentire?

    Il mio zio che stava in Iran al tempo dello Scià mi raccontava dei camionisti che all’ora della preghiera si fermavano tutti, non c’era verso di continuare il lavoro, e battevano la testa per terra su una specie di sasso per aver il bozzo in testa, chi aveva il segno in testa era più stimato…
    io da bambino, che conosceva l’Islam attraverso i libri, non ci credevo, a questa cosa del segno in testa, e tantomeno al sasso, perché i libri non ne parlavano, invece salta fuori che è vera:
    https://en.wikipedia.org/wiki/Turbah

    Raccontano il vero, gli credo.
    davvero credo che il tale abbia aiutato a costruire una capanna o una casetta, e un paio di giorni dopo la abbia ritrovata completamente distrutta.

    ma è il perchè che gli manca completamente: che non arriva, e non può arrivare, a scoprire.

    Il libro di Vannacci, che mi è stato inviato da due fonti indipendenti 😉 lo ho letto fino a metà, poi basta, la mia curiosità è stata abbastanza esaudita:
    e sembra tutto scritto da un tale così.

    Un tale dotato di buone intenzioni, che non si reputa razzista, ma un pochino lo è, un tale che aiuterebbe volentieri l’Africa, (“se solo non fosse piena de negri” come diceva il prete interpretato dal geniale Guzzanti 😉 ) ma non ha idea di come fare- e però ce la vuole dire lo stesso.

    In fondo, che faccia il generale anziché l’esperto di sistemi idraulici o il venditore di tubi e ventole industriali, è solo un particolare, e non segnala un suo maggiore o minore tasso di “fascismo”-
    è sempre lo stesso pasticcione fai-da-te. capace di aiutarti a cambiare una gomma se hai forato nel deserto del Kalahari con Avventure nel mondo, e che mentre lo fa ti spiega perché quel posto non si può sviluppare e di come se invece ascoltassero lui diventerebbe un paradiso…

    è sempre lo stesso italiano con il progetto del ponte di Messina sottobraccio, che quei cretini di ambientalisti non hanno capito che è semplicissimo, basta fare così e così, è sempre lo stesso italiano che ti spiega la caratteristiche della “figa” di ogni paese che ha visitato e ti racconta la barzelletta con Gesù o con il tedesco…

    Lo puoi amare e detestare, ma non è meglio o peggio di questo.

    Bibliografia: “Italiano, terrone che amo”, Skiantos

  9. Miguel Martinez scrive:

    Tutto il mondo è paese…

    https://reporterre.net/La-gauche-a-une-vraie-incapacite-a-identifier-ce-qu-est-l-antisemitisme

    In Francia, il rapper di origine algerina, Médine, viene invitato a dire qualcosa a un convegno della sinistra (verdi e France Insoumise)… ma lui nel 2014 era stato fotografato a fare la “quenelle”, l’equivalente del braccetto romano che però siccome l’ha fatto un rapper nero molto anti-israeliano, è considerato un “gesto antisemita”.

    Ovviamente ha chiesto scusa e ha strisciato ai piedi, ma niente (“mais sa réponse n’était absolument pas satisfaisante”). Nove anni dopo, l’invito a un convegno fa scandalo:

    “La polémique autour de « l’affaire Médine » est symptomatique de l’incapacité de la gauche à développer une vraie critique de l’antisémitisme, selon le doctorant en sociologie Memphis Krickeberg.”

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      La “quenelle” non è quel gesto col braccio vagamente osceno che allude alle dimensioni dei genitali?

      • roberto scrive:

        è un gesto inventato dallo pseudocomico dieudonné che all’inizio lo utilizzava nel senso “lo metto in culo ai miei nemici”….poi è diventato “lo metto in culo agli ebr…ehm ai sionisti” e poi dieudonné ha partecipato (non mi ircordo se l’ha proprio creata lui) ad una “lista antisionista” che si è presentata alle elezioni europee una 15ina di anni fa, e sui volantini elettorali era fotografato mentre faceva il gesto.
        da allora è stato appunto associato all’antisemi…ehm all’antisionismo

        • quisquiliator scrive:

          Per capirci, l’affermazione che lo stato d’Israele opprime i palestinesi la consideresti
          a) antisemita
          b) antisionista
          c) un dato fattuale
          d) …..

          • PinoMamet scrive:

            Nessuna delle prime tre (sono regolarmente iscritto alla comunità ebraica della mia città, pago la quota pure… quindi penso di poter dire la mia sull’argomento)

            • quisquiliator scrive:

              “…quindi penso di poter dire la mia sull’argomento”.
              Francamente, non mi aveva proprio sfiorato l’idea che tu non potessi dire la tua.
              Non capisco invece perchè tu neghi la risposta c), è chiaro che si potrebbe dettagliarne meglio i contorni e aprire una discussione al di fuori del mio giochino a risposta secca, ma almeno si partirebbe da un dato di realtà, poi uno eventualmente ci mette la propria preferenza, la propria scelta di campo , le proprie simpatie,i propri sensi di appartenza .
              Non so come dire, preferirei una risposta legittimamente faziosa ad una risposta che nega un fatto reale, come fa anche Roberto.

              • PinoMamet scrive:

                Beh, allora cominciamo a dire che gli arabi di Palestina sono divisi in due grossi gruppi:

                -quelli con la cittadinanza israeliana, che sono israeliani; non trovo che siano particolarmente oppressi, non nego che possano soffrire di qualche discriminazione non ufficiale (non conosco nessun israeliano che lo neghi) ma hanno tutti i diritti dei cittadini israeliani, e nel mondo arabo mi pare di capire che costituiscano quasi un’elite privilegiata, invidiata, bene o mal vista secondo i casi.

                -quelli senza la cittadinanza israeliana, che a loro volta sono divisi tra quelli che stanno in Cisgiordania e dipendono dall’ANP di Mahmud Abbas, il cui mandato è ampiamente scaduto ma senza segno di elezioni in vista, e quelli che stanno a Gaza, dove il potere lo tiene Hamas, in modo altrettanto poco democratico.

                quindi i palestinesi sono oppressi, prima di tutto, dai loro governanti.

                Ogni tanto qualche palestinese, per disperazione o per mandat di qualcuno, decide di fare un atto di terrorismo (o “lotta di liberazione”) contro gli israeliani.

                nell’ultimo di cui ho notizia, tipo settimana scorsa, la vittima è stata una ganenet ossia maestra d’asilo.

                Trovo improbabile credere che qualcuno di questi atti possa davvero portare qualche beneficio alla causa palestinese, qualunque essa sia e comunque la si giudichi, e chi glielo lascia credere è un criminale.

                Nessuno degli israeliani che conosco ha qualcosa di personale contro i palestinesi, la maggior parte non ha semplicemente contatti (tranne ovviamente con gli arabi israeliani) e pare rassegnata a un trascinarsi dello status quo, ormai scettica sulla possibilità di un accordo concreto.

              • PinoMamet scrive:

                Non voglio negare che l’amministrazione israeliana o le persone o famiglie che decidono di stanziarsi nei territori assegnati all’ANP possano compiere soprusi.

                Semplicemente credo che prima di tutto non dovrebbero neanche esserci, in quei territori.

                Ma il fatto è che o si fa uno Stato unico, che a quanto pare non piace a nessuno per motivi speculari, o se ne fanno due, e il gioco è tra Israele che offre poco e Palestina che rifiuta tutto.

                Per cui, la discussione può continuare all’infinito, per chi le ama.

                Oppure possiamo usare le solite parole d’ordine: “gli arabi capiscono solo la violenza”, “gli israeliani sono colonialisti ” ecc.

          • Francesco scrive:

            Posso votare (c)?

            e allo stesso tempo pensare che il 90% di chi vota come me lo fa perchè anti-semita e non perchè gli interessa qualcosa dei palestinesi o dei fatti?

          • roberto scrive:

            d) una stupidaggine

          • tomar scrive:

            c) per il fatto che è incontrovertibile,
            ma subito dopo mi rendo conto che ne deriva b),
            essendo il sionismo la base ideologica dell’oppressione,
            criterio che però, inteso in senso stretto
            (i partiti esplicitamente sionisti)
            rischia di essere fuorviante, dato che una politica colonialista è stata portata avanti senza interruzione dai governi di ogni colore che si sono succeduti dal 1948 ad oggi…
            e allora d) antisraeliana? … sperando che qualcuno non mi mandi alla casella di partenza a).

            • roberto scrive:

              ammetto che palestinesi ed israeliani sono davvero fuori dai miei interessi (ho conosciuto un palestinese che faceva il cuoco ed era bravo, un israeliano simpatico ed un po scemo sembrava molto americanizzato, e ho attualmente una collega israeliana che è una figa da paura et c’est tout)

              ma ciò detto, cosa intendi per “oppressione”? in cosa lo stato d’israele opprime i palestinesi?

              puoi tranquillamente farmi cambiare idea…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non può esserci oppressione: parliamo di un paese intimamente occidentale e amico degli USA, non di Putler.

              • habsburgicus scrive:

                collega israeliana che è una figa da paura

                di origine “russa” (nel senso largo che piace a Pino :D) ? baltica ?
                il regno della figaggine, come è lì 😀 😀

              • roberto scrive:

                no, francese (ha la doppia nazionalità)
                🙂

              • roberto scrive:

                maurì,

                a me degli USA piace il basket, i parchi nazionali, musica (non tutta) e cinema.
                Mi affascina l’epopea dei coloni (per quanto sia una storia terribile).
                apprezzo che non ti mandano i carriarmati se li guardi storto.

                è tutto

                tu invece hai proprio la fissa

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “a me degli USA piace il basket, i parchi nazionali, musica (non tutta) e cinema.”

                Mi sono un po’ perso. Ma mi sembra che tu chiedi di giudicare la struttura politico-economica di un paese, in base a cose come la musica, il basket ecc.

                Io non riesco a mischiare i piani. Come sai io sono proprio innamorato di Firenze (giudizio affettivo).

                Credo che un sistema economico fondato sullo sfruttamento del turismo, sulla speculazione immobiliare, su traffici finanziari internazionali, come quello fiorentino sia una cosa pessima (giudizio economico-politico).

                Allo stesso modo, la mia opinione umana/estetica sugli statunitensi, la loro natura, ecc. non ha nulla a che fare con la mia opinione sul complesso finanziario-industriale-militare che determina il ruolo nel mondo di quel paese.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Sì, ho la fissa di come si diventa improvvisamente indulgenti quando le cose le fanno “i nostri”.

              • Roberto scrive:

                Miguel

                “Mi sono un po’ perso”

                Si parlava di sionismo, interviene Mauricius secondo il quale io difenderei Israele come amico degli USA (cosa alla quale non pensavo nemmeno da lontano) e gli ho detto che degli USA mi interessano queste quattro cose e basta

              • Roberto scrive:

                Ma so che mauricius non c’è l’ha con me. Parla con un personaggio che si è inventato e che si chiama roberto

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                tu non sei filo-occidentale?

                Sei di sinistra, quindi filo- occidentale.

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                Non so come rispondere a questa domanda.

                Sono europeista, sicuramente
                Sono certamente patriottico (anche se ti sembrerà strano e in modo diverso da quello che penseresti tu)

                Del resto dell’Occidente non me ne frega praticamente nulla

                Come sai adoro gli usa come meta turistica e ci sono sentimentalmente legato per ragioni familiari, ma sono davvero stupito che qualcuno che mi legge da anni possa considerarmi filo usano (che è in contraddizione aperta con l’europeismo)

                Per me la NATO potrebbe essere sostituita domani da una difesa e politica estera europea…se solo esistesse…

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                so bene che sei molto patriottico.
                Italiano orgogliosissimo di esserlo e, direi, anche napoletano orgogliosissimo di tale origine.

                E non confonderei mai il tuo amore per gli Stati Uniti, che è lo stesso che potrei nutrire io, con le tue posizioni di politica estera.

                Il punto semmai è un altro.
                Che oggi la sinistra, quella mainstream, non quella estrema, è radicalmente occidentalista.

              • Roberto scrive:

                Grazie!

                Sul resto, evidentemente non sono d’accordo con tutte le posizioni della sinistra mainstream…pazienza, spero che prima o poi si adatteranno a me

              • Peucezio scrive:

                Un esempio?

              • Roberto scrive:

                Peucezio
                Un esempio di cosa? Posizioni della sinistra mainstream che non condivido?

                Se è questo, ne abbiamo appena parlato, non sono filoatlantista e sono molto favorevole ad uscire dalla NATO

                Poi non so quali sono per te 😁 le posizioni della sinistra mainstream

              • Peucezio scrive:

                Cioè saresti a favore di un’uscita dell’Italia dalla Nato?

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                Certo!

                Ovviamente non così, da soli, ma sostitute una difesa europea alla nato, per me anche domani

              • Roberto scrive:

                Sostituire non sostitute

            • roberto scrive:

              anzi in realtà questa è una discussione che non porterà mai a nulla, lasciamo perdere….

              per me è molto chiaro:

              critichi la politica sionista di israele? sei antisionista

              rompi le palle ad un ebreo francese per la politica sionista di israele? sei antisemita

              usi l’antisionismo senza sapere nemmeno cos`è giusto per rompere le palle agli ebrei che ti stanno intorno? sei antisemita

              molto semplice

              • PinoMamet scrive:

                Come al solito, OMDAR

              • Peucezio scrive:

                Secondo me “antisionista” non vuol dire nulla.
                È come dire che un italiano che non vuole diventare profugo e andare via dall’Italia cacciato dagli immigrati è un “anti-immigrazionista”.
                No, è solo uno che difende i suoi diritti.

                Antisionista potrebbe essere un ebreo che per motivi teologici o perché è un internazionalista antireligioso o chissà per quali ragioni è contrario alla fondazione dello stato di Israele.

                Dire che un palestinese è antisionista è come dire che un ebreo è antinazista: non sono gli ebrei ad essere antinazisti, è stato il nazismo ad essere antiebraico.

              • Roberto scrive:

                Antisionista vuol dire contrario al sionismo. Quindi si, se sono contrario all’esistenza dello stato di Israele sono antisionista

                Tutte le altre eccezioni sono un modo politically correct per nascondere antisemitismo e razzismo

                Tu che sei un feroce oppositore del politically correct dovresti disprezzare un genuino antisemita che non ha il coraggio di manifestare il suo razzismo e si maschera da antisionista, no?

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                l’antisemitismo è un’altra questione ancora.
                Io sono antisemita e non l’ho mai nascosto.
                Un palestinese non può essere antisemita, anche perché è semita lui stesso.

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                Non devo spiegare proprio a te che sei un linguista cosa vuol dire antisemita, suvvia…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Non devo spiegare proprio a te che sei un linguista cosa vuol dire antisemita, suvvia…”

                Ovviamente Peucezio ha ragione.

                Ma l’errore nasce, se ben ricordo, perché:

                a) nell’Ottocento, gli unici “semiti” noti agli europei che non erano esploratori, erano gli ebrei europei

                b) a fine Ottocento è nata una “Lega Antisemita” in Germania, che ce l’aveva solo con gli ebrei.

                Poi non escludo che peucezzizzassero con discorsi (storicamente discutibili) sullo “spirito dei nomadi del deserto”.

                Insomma, “antisemita” è un termine sbagliato, meglio sarebbe “antiebraico”, ma la colpa è… degli “antisemiti”.

              • Peucezio scrive:

                Cioè siccome uno è un linguista, dovrebbe legittimare l’uso del linguaggio alla cazzo di cane?

                “Anti-semita” vuol dire che uno è ostile alle popolazioni semitiche.
                Un errore diffuso non è meno errore.

              • PinoMamet scrive:

                Ma mi sa Peucezio che il primo a sbagliarsi era Baffetto, ché odiava i semiti ebrei, ma non li pare avesse nulla di particolare contro i semiti arabi.

                E anzi, devo dire che se antisemita vuol dire quello che dici tu, allora gli antisemiti non esistono: mai conosciuto qualcuno che ce l’avesse con tutti i presunti discendenti di Sem o i parlanti lingue del ceppo semitico.

                Qualcuno che ce l’avesse contro gli ebrei sì.
                E come lo chiamiamo? Per me va bene tutto, ma non ne farei una questione di pignoleria linguistica
                In altri casi mi pare che tu difenda l’uso, a scapito della precisione assoluta.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                C’è un casino con i termini.
                Antisemita è chi ce l’ha con gli ebrei per motivi razzisti: Hitler era antisemita (e non gliene fregava niente della religione praticata o meno dagli odiati).
                Antigiudaico è chi ce l’ha con l’ebraismo come religione: Agobardo di Lione era antigiudaico (e non aveva idea di cosa fossero le razze… se non magari quelle dei cani).
                Antiebraico è generico e può indicare una delle due cose.
                Antisionista vuol dire che si oppone al sionismo, cioè al nazionalismo ebraico che sostiene rivendicazioni territoriali in Medio Oriente e – dal dopoguerra – quantomento l’essenza ebraica dello Stato di Israele: Nasser era antisionista (e non credo che gliene fregasse granché di razze o credenze religiose di per sé).

              • roberto scrive:

                peucezio

                “Ovviamente Peucezio ha ragione.”

                peucezio ovviamente ha torto invece.

                avrebbe ragione solo se l’unico senso da tenere in considerazione è quello etimologico (un po’ come quando tu escludi che si possa parlare di dittature se non nel senso del dictator romano)

                però come tu stesso scrivi da quando quel termine è stato coniato, designa solo ed esclusivamente lo Judenhass

              • Francesco scrive:

                “Un errore diffuso non è meno errore.”

                sbaglio o in linguistica un errore diffuso diventa la regola?

              • PinoMamet scrive:

                Come sempre per me deve vigere la regola del “famo a capisse”.

                Quando si dice antisemitismo si intende l’odio verso gli ebrei.

                Non esiste un movimento diffuso di odio contro i Babilonesi, i Fenici, e i maltesi, e se a qualcuno stanno sul cazzo è una questione di gusti personali.

                Molti ce l’hanno con gli arabi, certo, ma non c’entra niente Sem e le lingue semitiche, se gli arabi parlassero eschimese sarebbe uguale;
                e anzi, nell’odio generico verso gli arabi molti ci mettono dentro anche i turchi e gli iraniani, che non c’entrano niente, gli iraniani sono anzi arianissimi (abitano nel Paese degli Ariani, anzi…)

                Quindi antisemita vuol dire questo.

                Sono d’accordissimo dal distinguerlo da antisionista, che vuol dire avercela con Israele o non riconoscerlo come Stato legittimo;

                come non mi sognerei di definire antisemita un pensatore medievale che voleva convertire gli ebrei (e magari, non è da escludersi, era ebreo di origine anche lui), anche se non manca- sempre nei tristi siti in lingua inglese- chi lo fa, e mi fa incazzare.

                Come mi fanno incazzare quelli che dicono che Colombo, che non aveva mai sentito parlare di razze, era “razzista”…

              • Peucezio scrive:

                Ragazzi, scusate, d’accordo che l’uso fa la regola, ma c’è un limte, altrimenti potremmo dire e scrivere qualsiasi cazzata e ogni arbitrio sarebbe lecito.

                Qua non parliamo di un composto opacizzatosi, ma di un composto trasparente.
                Anticomunista vuol dire uno che è contro i comunisti.
                Antifascista uno che è contro i fascisti.
                Anti- è un prefisso vitale, percepito come tale, non è qualcosa di arcaico, desueto, che ha creato secoli fa composti ormai non più decifrabili come tali dai parlanti.
                Esiste un significato composizionale trasparente, evidente.
                Un linguaggio approssimativo ed erroneo non cessa di essere tale in virtà della sua diffusione.

              • Miguel Martinez scrive:

                “Antisemitismo”

                L’ultimo capitolo del libro di Moshe Zimmermann, “WILHELM MARR. The Patriarch of Anti-Semitism”, è dedicato a un’interessante analisi del termine “antisemita”. A quanto pare un calco sulla “Lega Anti-Cancelliere” che criticava Bismarck, e anche un modo per smarcarsi dall “anti-giudaismo” cristiano – Marr era soprattutto anticristiano, e ce l’aveva con il “popolo” ebraico e non con la loro “religione”.

                Ma il termine fu sin dall’inizio criticato da altri “anti-giudei”, proprio perché esistono popoli “semiti” non “ebrei”. Goebbels avrebbe vietato l’uso del termine, perché la politica nazionalsocialista “non era contro gli altri popoli semiti”; e Marr stesso fu (falsamente) accusato di essere di origine ebraica.

                Marr stesso poi sarebbe passato a rinnegare il suo “antisemitismo”, dicendo che il vero pericolo era il nascente comunismo.

                E’ strano come un termine tecnicamente sbagliato, utilizzato brevemente da uno sconosciuto autore in polemica con l’antigiudaismo cristiano, un termine vietato dal nazismo, oggi definisca sia l’antigiudaismo cristiano che l’antiebraismo nazista.

      • PinoMamet scrive:

        Cioè se si metteva il dito nel naso, adesso le dita nel naso sarebbero un gesto antisemita.
        Mah.

        Certo che quando uno vuole trovarsi dei nemici con il lanternino…

        Va bene, le esperienze a monte non sono le stesse. Per carità.

        però apprezzo sempre di più gli italiani, che in genere quando vedono una serie TV o un cartone che li raffigura in maniera stereotipata, stupida, caricaturale, offensiva, e in un parola… comica, ci si fanno sopra una bella risata e fine.

        Non c’entra tanto con il gesto del salame francese, ma leggo che una tale ha avuto da ridire perché Helen Mirren ha interpretato Golda Meir.
        Sarebbe appropriazione culturale o (questa è bella) “whitewashing”.

        Il tutto dopo che si è difesa (io credo giustamente) Gal Gadot per aver fatto Cleopatra, mentre gli egiziani protestavano per l’appropriazione e il whitewashing…

        Penso a Russell Crowe (ma in genere a decine di attori anglosassoni) che ha fatto l’antico romano, probabilmente nativo della Spagna, e i romani, gli italiani e gli spagnoli non hanno avuto nulla da dire; anzi, a Roma è di casa, a quanto pare.

        • PinoMamet scrive:

          C’è anche Viggo Mortensen, che con i baffoni e il buon spagnolo (educato in Argentina) era un credibile spadaccino spagnolo del XVII secolo in Alatriste, ma senza baffi e con la faccia nordica è un poco credibile italoamericano in Green Book…
          ma mica gli italiani hanno protestato!

        • Francesco scrive:

          Devo darti ragione: in alcune cose gli italiani sono MOLTO meno scemi di altri popoli.

          Seguo con immenso piacere la protesta degli attori nani contro il nuovo film di Biancaneve che ha solo un nano!

          Ammetto di adorare i corto circuiti del “wokismo”, sarà il caldo o l’età.

          • PinoMamet scrive:

            Bello trovarsi d’accordo con Francesco!

            E lo dico senza alcuna ironia!

            • PinoMamet scrive:

              Ti premio con il danese-statunitense Viggo Mortensen, che fa lo spagnolo, che fa a spadate con il siciliano Enrico Lo Verso, che fa il siciliano 😉

              https://www.youtube.com/watch?v=tjbOmjXbatw

              (ho avuto il piacere di lavorarci ed è davvero un pezzo di pane, quindi ottimo per i ruoli di cattivone cattivissimo, come d’uopo!)

          • PinoMamet scrive:

            “Seguo con immenso piacere la protesta degli attori nani contro il nuovo film di Biancaneve che ha solo un nano!”

            Questa Francesco me l’ero persa ma è troppo bella!!

            Appoggio la protesta in pieno! basta antinanismo!!
            😀

            anzi, voglio suggerire un argomento agli attori nani: se fanno un film sugli schiavi neri in America, o su Wakanda immaginaria in Africa, gli attori sono tutti neri, non è che ci mettono dentro un nano, uno su una carrozzina e un cinese, per includere le minoranze!

            😀

      • roberto scrive:

        pino

        “Cioè se si metteva il dito nel naso, adesso le dita nel naso sarebbero un gesto antisemita.”

        se si mette le dita nel naso dicendo “estirpiamo i sionisti come io se fossero caccole del naso” e se poi questo gesto viene fatto sistematicamente nella vita pubblica come gesto di rivedicazione dell’antisionismo…si penso proprio che possa diventare un gesto con connotazioni antisemite (scusa non devo spiegare a te lo shift antisionismo-antisemitismo, figurati che gliene frega ad un francese di origine camerunense di famiglia cattolica dei palestinesi…)

        • PinoMamet scrive:

          Questo è vero.
          Però dei palestinesi penso che non gliene davvero niente a nessuno…
          o poco a pochi.
          hanno avuto la grossa sfiga di diventare una bandiera, e una volta sventolate, le bandiere vengono ammainate e messe via.

          • roberto scrive:

            certo!

            se mi trovassi di fronte ad uno che davvero ha un minimo interesse per i palestinesi e che mi facesse un panegirico contro l’occupazione sionista della palestina, beh ovvio che vedrei un antisionista.

            ma un movimento politico francese che si presenta alle elezioni europee con il nome di “lega antisionista” con frasi del tipo “liberiamoci (in francia cristo!) dalla schiavitù dei sionisti”…scusami ma mi sembra ridicolo non vederci una pesantissima ombra di antisemitismo

            • PinoMamet scrive:

              Come spessissimo, hai ragione, ma tieni presente che io di questo Dieudonné non so assolutamente nulla.

              • roberto scrive:

                non ti sei perso nulla

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Come spessissimo, hai ragione, ma tieni presente che io di questo Dieudonné non so assolutamente nulla.”

                Ma in realtà è irrilevante Dieudonné e anche Israele in questa discussione.

                Dei gruppi politici invitano una persona a parlare su qualche tema (non si sa nemmeno quale, visto che poi la polemica divora tutto). Un discorso che sarebbe stato del tutto ignorato, come tutti i discorsi.

                Invece qualcuno, che presumibilmente non fa nemmeno parte di quei gruppi politici, dice che non devono far parlare quella persona, perché da qualche parte c’è la foto di lui, di nove anni fa, che fa un gesto che in sé non ha nulla di particolare, ma che ricorda un’altra persona che per altri motivi è controversa.

                E’ questo meccanismo perverso che trovo insopportabile.

                Come se si dicesse che Tajani non può parlare di questioni europee, perché da qualche parte c’è la foto di lui che fa le corna, e fare le corna ricorda Silvio Berlusconi, che avrebbe avuto un intrallazzo con la nipote di Mubarak…

              • Francesco scrive:

                Beh, se ritieni che andare a puttane sia un Peccato Mortale avresti ragione. E infatti per molt* Forza Italia rimane una porcheria che non dovrebbe esistere per quello.

                E neppure i suoi elettori dovrebbero esistere. E pure gli ex-elettori. E anche i dalemiani che hanno provato a trattare con Berlusconi.

                Però se io invito un Dieudonné a parlare al mio incontro … perchè ho scelto lui? potevo mica invitare Sarkozy o la Marceau o Miguel Martinez?

                Sarà davvero stato un caso?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “Però se io invito un Dieudonné a parlare al mio incontro …”

                Nessuno ha invitato Dieudonné.

                Hanno invitato uno che una volta, dieci anni fa, ha fatto un gesto che a volte fa Dieudonné.

              • Francesco scrive:

                e che nel frattempo ha fatto anche qualcosa d’altro?

                in Italia è pieno di gente che 10 anni fa è stata fotografata a fare il saluto romano ed è ancora fascista oggi!

                😉

  10. Fuzzy scrive:

    https://ilfattoalimentare.it/amaro-un-gusto-italiano.html
    Amaro, un gusto italiano
    Ecco perché mi piace la Cicoria.
    Notizia mondiale.
    (Però ci metto anche la carota per bilanciare il dolce con l’amaro. E anche le patate lesse e talvolta i fagioli).
    Fuzzy égocentriste

  11. quisquiliator scrive:

    @Pino Mamet
    “quindi i palestinesi sono oppressi, prima di tutto, dai loro governanti.”
    Conosco la differenza tra palestinesi di cittadinanza israeliana e non, ed evidentemente mi riferivo ai secondi.
    Quelli della Cisgiordania sono sotto l’ANP, che a sua volta , non avendo cespiti propri ( soldi , sempre i soldi ) funziona come strumento dell’occupazione israeliana, voglio dire, magari non sei d’accordo che io dica che è uno strumento dell’occupazione israealiana, però almeno siamo d’accordo che c’è un’occupazione israeliana ?
    Ti propongo un altro giochino a risposta libera.
    Se sei un palestinese di Tulkarem e vuoi andare a trovare tua zia a Nablus, diciamo, e magari trovi l’israeliano del posto di blocco con la luna storta e non ti lascia passare, o magari ti lascia passare, dai, c’ha la luna buona, però il fatto che il soldato israeliano sia in un sistema che gli concede potere assoluto sui movimenti di sto palestinese, non è oppressione ?
    Ai tempi che ancora ascoltavo Radio Popolare, una volta intervistarono un colono di origine italiana, un tale Recanati, credo,sono passati tanti anni, che stava in una colonia vicino al Giordano.
    Parlava in un ottimo italiano, con solo un filo di accento,e fu quello a colpirmi, cioè sentire quello che definirei il suo suprematismo ebraico ? sionista ? espresso chiaro e forte nella mia lingua, non so se rendo l’idea.

  12. PinoMamet scrive:

    Non ho il piacere di conoscere il signor Recanati e non ho idea di cosa abbia detto.
    Ammetto che conoscendo diversi altri israeliani che si esprimono in ottimo italiano, anche perché alcuni di loro sono italiani, il dato linguistico mi colpisce poco.
    Ne conosco di quelli che tu definiresti suprematisti ebraici, e altri che la pensano esattamente come te.

    A me i giochini interessano poco, a Monopoli vinceva sempre mio fratello perché barava, e non mi sono mai appassionato ai videogiochi.

    • quisquiliator scrive:

      @Pino Mamet
      Il giochino che ti ho proposto è la realtà quotidiana e materiale di un palestinese della Cisgiordania.
      Chiaramente sei padronissimo di non voler fare il mio giochino definitorio e quindi di non prendere in considerazione la realtà che ti ho presentato,che ciò nonostante resta una realtà fattuale, materiale,esistenziale, di quella gente lì, ma alla fin fine siamo sul web, dove puoi anche trovare uno scocciante come me, ma tanto la nostra comunicazione è incorporea, cioè forse per questo sono meno scocciante, magari.

      • PinoMamet scrive:

        Guarda, capirai bene che mi arriva quotidianamente una quantità di link e articoli di segno opposto al tuo.

        Ci sono i check point? Sì, ci sono, e a me arrivano i link che dicono che se la ANP smettesse di pagare premi in denaro alle famiglie dei “martiri” che si fanno arrestare o uccidere dopo aver accoltellato un passante, probabilmente non ci sarebbe bisogno di check point.

        Per cui capirai che lo trovo in effetti un giochino, e che mi stufi.

        • quisquiliator scrive:

          Sì, mi rendo conto che non sto rispettando un tuo bisogno interiore, che in questo caso non è l’esigenza di non essere scocciato ma l’esigenza di credere in certe cose.

          • PinoMamet scrive:

            …oppure le cose non sono così evidenti come credi tu.

            Di giochini come il tuo se ne possono fare mille.
            Giochiamo che ieri sera c’era un posto di blocco dei carabinieri, e il militare aveva la luna storta, ha fatto l’alcol test a un mio amico che aveva bevuto due birre, e gli ha levato la patente per sei mesi?
            Mandandolo anche a corso obbligatorio di sicurezza stradale e 4 ore di lavori socialmente utili
            (È una storia vera, solo è una mia amica ed è successo in Luglio(.

            Giochiamo che alla frontiera dei paesi non Schengen ti fermano e ti controllano?
            Giochiamo che tra Svizzera e Germania sul Flixbus il poliziotto elvetico ha fatto un controllo casuale, casualmente sull’unico passeggero nero, e lo ha trattenuto un’oretta per niente?

            Giochiamo che la zia di Tulkarem è in realtà un cinquantenne coi baffi che deve consegnare un mitragliatore Uzi con la matricola abrasa per un atto di terrorismo che non passerà neppure sulla TV italiana?

            Giochiamo che dopo essersi fottuti i finanziamenti destinati al loro popolo per costruirsi ville stile Casamonica a Ramallah, i dirigenti palestinesi vanno a farsi curare negli ospedali israeliani?

            Perché di giochini c’è pieno, e anche di cose che si vogliono o non vogliono credere.

            E anche le tue certezze sono solo cose in cui vuoi credere.

            • quisquiliator scrive:

              Come da ogni altra parte ,anche lì c’è un sistema fatto in una certa maniera, con le sue specificità e i suoi dettagli.
              Io, per prendere un dettaglio che tu citi, sono assolutamente d’accordo con te che “dopo essersi fottuti i finanziamenti destinati al loro popolo per costruirsi ville stile Casamonica a Ramallah, i dirigenti palestinesi vanno a farsi curare negli ospedali israeliani”.
              Però la mia domanda, giochino di base, quello che vuoi, che ti proponevo è se il sistema stabilito dallo stato di Israele si può chiamare oppressione.
              Implico quindi questa cosa : ci sono dei rapporti di potere, di forza per cui qualcuno (Israele in questo caso) può imporre qualcosa a qualcun’altro.
              E’ una situazione che vediamo tante volte nella vita , a livello individuale e anche collettivo. Un individuo o un gruppo sociale mette sotto intenzionalmente, progettualmente, per proprio “legittimo ” interesse e vantaggio , un altro individuo o gruppo sociale
              Da questo punto di vista , mentre precedentemente hai detto varie cose condivisibili, non condivido che la sfiga dei palestinesi sia di essere diventati una bandiera ecc.
              La “sfiga” dei palestinesi è quella di essersi ritrovati gli israeliani, prima, e di essere sotto di loro adesso, e sottolineo sotto di loro, dopodichè concordo che la situazione migliore sarebbe uno stato unico, ma credo che questo non avverrà mai proprio perchè, in questo come in tanti altri casi della vita, è difficile rinunciare al proprio rapporto di dominio.
              L’esigenza di credere in certe cose che ipotizzo non sta nei dettagli su cui talvolta possiamo concordare e talvolta no, ma è ai miei occhi il non voler ammettere il dato reale dell’oppressione perchè per ragioni tue e bisogni tuoi non vuoi credere in questo rapporto di dominio.
              Penso di essere meno scocciante per il fatto che insisto, e più perchè vado contro tue ragioni e bisogni personali.

            • PinoMamet scrive:

              Il sistema stabilito dallo Stato di Israele nei territori, intendi?
              Boh, bella domanda.

              Per cominciare, io nei territori palestinesi non ci sono stato mai.
              Una mia amica si è trasferita a Hebron, che dev’essere un posto molto particolare, ma è sposata con un haredi e non la sento mai.

              Poi, sono divisi in due o tre zone, amministrativamente diverse, sulle caratteristiche delle quali non ricordo nulla.

              Boh, a me, per dirla tutta, pare che tu abbia in testa questa immagine del check point col soldatino israeliano che fa il bello e il cattivo tempo.
              Che magari succederà anche, come succederà il soldatino israeliano che cambia la gomma al vecchietto arabo o che regala bibite e snack ai ragazzini palestinesi, immagini che mandano a me.

              È oppressione? Boh? Diciamo che sarebbe meglio se i check point non ci fossero e non ci fosse neanche il bisogno che ci fossero.

              • quisquiliator scrive:

                “Boh, a me, per dirla tutta, pare che tu abbia in testa questa immagine del check point col soldatino israeliano che fa il bello e il cattivo tempo”.
                Non sono così ingenuo.
                Mi posso immaginare un posto di blocco, in cui i soldati palestinesi sono tutti buoni e gentili e con la luna buona,, ma il loro compito è di controllare gli spostamenti interni degli israeliani, e anche se fossero tutti buoni e gentili, chiamerei quel sistema oppressione.
                Però questo sistema ribaltato e speculare esiste solo nella mia immaginazione.
                Ma in realtà quello di prima era solo un tocco di colore nello scrivere,e il punto era un’altro,chi ha il potere su chi ecc, come continuo a dire.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “se la ANP smettesse di pagare premi in denaro alle famiglie dei “martiri” che si fanno arrestare o uccidere dopo aver accoltellato un passante, probabilmente non ci sarebbe bisogno di check point”

          Sul serio c’è in giro tutta questa gente che us fa ammazzare per un premio in denaro alla famiglia?
          Perché, se così, fosse, varrebbe la pena chiedersi perché: non è che se domani promettessi soldi ai superstiti di chi va ad accoltellare i Carabinieri allora sarebbe necessario militarizzare il Veneto…

          • PinoMamet scrive:

            Ma certo che è necessario chiedersi perché.

            Non è detto che la risposta sia tanto semplice e univoca, né che la soluzione salti fuori questa mattina.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma, obiettivamente, se tu fossi il premier israeliano negozieresti con i palestinesi? Che cosa ti possono dare in cambio delle concessioni che ti chiedono? E non avresti la certezza della fine della tua carriera politica in caso di concessioni unilaterali?
              È questo il problema quando tu hai tutto e la tua controparte non ha assolutamente niente.

            • PinoMamet scrive:

              Non so se stiano esattamente così le cose, ma sicuramente il premier israeliano non ha interesse a negoziare con i palestinesi.
              Ma neanche quello palestinese con gli israeliani, in fondo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma negoziare cosa? Il negoziato porta a uno scambio e qui non c’è niente da scambiare.
                Poi c’è la versione rassicurante che ci raccontiamo: la parte palestinese potrebbe mettere sul piatto la sicurezza di Israele. Ma sul serio qualcuno ci crede? Cioè un “governo” che controlla una parte di una parte dell’ipotetico futuro Stato di Palestina avrebbe i mezzi e la possibilità politica di impedire che gruppuscoli estremisti facciano ciò che vogliono?

              • PinoMamet scrive:

                Maurì, ma che ne so?
                Io vivo in Emilia Romagna, che è una regione bellissima.
                Ho diritto alla cittadinanza israeliana, ma non ho intenzione di trasferirmi là (a far che? pensandoci meglio, potrei informarmi sul costo di un posto barca a Tel Aviv, ma ho paura che in Italia si trovi a meno… la barca non ce l’ho, ma se ne trovano di usate a 2000-2500 euro, certo c’è un po’ da lavorarci ma il fascino della vela…)

                per me se domani finisce tutto con una stretta di mano e una bella festa, sono solo che contento.

                Che devo dirvi? Se la vedano un po’ loro.

          • PinoMamet scrive:

            Poi, non è gente che si fa ammazzare.
            É gente che tenta di ammazzare qualcuno, prima di tutto.
            Magari gli va bene e scappano.
            Oppure vengono arrestati e si fanno la galera, mentre la famiglia si fa la villetta.

  13. Fuzzy scrive:

    BRICSAEIEASEAU
    Il nuovo acronimo dei BRICS
    Un terzo del Pil mondiale e metà della popolazione.
    La Repubblica Islamica dell’Iran è diventata un membro dei Brics. La piena adesione al gruppo delle economie emergenti del mondo è uno sviluppo di portata storica

    I Paesi che finora hanno presentato domanda di adesione ai Brics sono 22, compresi i sei che entreranno a gennaio. Si tratta di: Algeria, Argentina, Bangladesh, Bahrein, Bielorussia, Bolivia, Venezuela, Vietnam, Honduras, Egitto, Indonesia, Iran, Kazakistan, Cuba, Kuwait, Nigeria, Emirati Arabi Uniti, Palestina, Arabia Saudita, Senegal, Thailandia ed Etiopia.

    Noto Cuba e Bielorussia. Ho un debole per queste due nazioni.

    A Cuba, pochi lo sanno, il piatto tipico è riso con fagioli. La produzione necessariamente organica di riso, però è soggetta a bassa produttività e diverse tonnellate di riso devono essere importate ogni anno. Invece se la cavano bene con la Batata che anzi se coltivata con metodo organico arriva a produrre di più anche rispetto al sistema convenzionale.
    Colgo l’occasione per augurare ogni bene a Cuba e anche alla Bielorussia che invece sta benissimo e non ha bisogno di niente. Magari sembrerebbe un posto un po’ triste, ma non è detto.
    Ed ora una parentesi musicale
    https://youtu.be/dlgESq5FAx4?feature=shared
    Si, quisquiliator l’Angelique la conosciamo.
    Grandiosa sezione ritmica.

    • Fuzzy scrive:

      E infine
      La Canapa
      https://www.vestilanatura.it/fibre-tessili/naturali/canapa/
      Con la canapa si possono sostituire anche le pelli per calzature e altro.
      Oltre che fonte di fibre tessili fornisce dei semi proteici. E bene si. Io li ho mangiati in varie preparazioni. Insomma…..sono un po’ insapori….fibrosi…..mah.
      Basta.

    • Miguel Martinez scrive:

      “Un terzo del Pil mondiale e metà della popolazione.
      La Repubblica Islamica dell’Iran è diventata un membro dei Brics. La piena adesione al gruppo delle economie emergenti del mondo è uno sviluppo di portata storica”

      La notizia penso che sia davvero enorme.

      Vediamo come risponderanno gli Stati Uniti.

      • quisquiliator scrive:

        @Miguel
        Penso che l’ingresso dell’Arabia Saudita sia altrettanto importante, tra l’altro ho letto non mi ricordo dove che il principe saudita aveva dato un paio di mesi fa un avviso di futuro “sfratto” alle basi USA, se anche questa fosse vera e confermata, sarebbe altrettanto grossa.

        • habsburgicus scrive:

          concordo che l’ingresso dell’Arabia Saudita è potenzialmente di un’importanza incalcolabile;
          due caveat
          1.occorre che la notizia sia confermata
          2.gli USA potrebbero non starci e usare la vecchia tattica utilizzata (spesso) con successo, quella della sovversione..presumo che MBS queste cose le sappia e abbia preso e prenda le necessarie misure profilattiche 😀 soprattutto contro gli islamici che ora potrebbero tornare in gioco (nihil novi sub sole..il fanatismo sunnita è stato sempre alleato di fatto degli USA)….e sarebbe triste, proprio ora che sta cambiando tutto, lettere il mio (noioso) poscritto 😀

          P.S
          Sull’Arabia Saudita
          MBS sta facendo riforme grandiose, quasi un Pombal in salsa araba :D..naturalmente il suo regime è autocratico (nel mondo arabo si governa così, anime belle non scandalizzatevi :D)
          io sono stato in Arabia Saudita tre volte nel maggio di quest’anno
          l’apertura al turismo occidentale è impressionante e ci tengono, a Riyadh, che uno abbia avuto una buona impressione..a Riyadh (ma non a Dammam…almeno non le ho viste) si trovano anche donne -con il velo- agli sportelli dei check-in
          ci fu un tempo, non lontano, in cui il visto saudita era impossibile da ottenere se non per sponsorizzazione (ovvero, se ti invitavano loro o lavoravi là) e in cui la parola “turismo” era tabù….ciò distingueva la easygoing Dubai (formalità ridotte al minimo) da una Riyadh che per l’occidentale medio era lontana quasi quanto lo sia P’yongyang 😀
          oggi vi è un eVisa (non per tutti 😀 per noi occidentali, il Messico non c’é e neppure il Brasile né ci sono gli Stati africani)..io l’ho ottenuto in 1 minuto e 30 secondi :D, praticamente non appena pagato il salasso 😀 eh sì, il visto saudita online è carissimo, costa 534, 98 SAR (1 E=4 riyals sauditi alla buona, a loro volta di fatto pari ai riyals qatarioti e ai dirhams emiratini) che la mia banca ha cambiato a 136, 16 E..vale 1 anno, permette entrate multiple sa ogni posto doganale ed è comprensivo di un’assicurazione sanitaria saudita obbligatoria (il mio visto è ancora valido, l’ho avuto ad inizio aprile e scadrà nei primi giorni di aprile del 2024);
          all’arrivo all’aeroporto di Riyadh manco mi hanno chiesto il visto (una volta impensabile !)..invece te lo chiedono alla Malpensa altrimenti finisce male 😀 (si potrebbe avere un visto saudita all’arrivo, che costerebbe pure meno cioè 480 SAR anche se privo di assicurazione che in tal caso andrebbe comprata a parte, ma dall’Europa è impraticabile perché le linee aeree ti stopperebbero..forse dal Golfo o dalla Turchia o al limite, dall’Europa con la sola SAUDIA): i timbri di ingresso ed uscita sauditi hanno la data lunare dell’Egira in numeri arabi (i miei sono in tre giorni dello shawwal 1444)
          al secondo ingresso in Arabia Saudita, via terra, sulla King Fahd Causeway (da Manama, BAH a Dammam, KSA) manco mi hanno fatto scendere dal taxi e si sono dimenticati di timbrarmi il passaporto (né i bahrainiti hanno ritirato il loro visto, che è un foglio in inglese e arabo….purtroppo l’ho poi perso io, grrr !)
          al terzo ingresso in Arabia Saudita, all’aeroporto di Damman (che mi è parsa più conservatrice, più “islamica”, lì ho visto la “polizia religiosa” quella che ha il compito di “ordinare il Bene e punire il Male”) invece il visto me l’hanno chiesto, ma è stato veloce lo stesso..a quell’aeroporto, come già vi ho detto, solo uomini nella security e affini
          insomma MBS, cominciando da Riyadh, sta rivoltando l’Arabia Saudita come un calzino 😀 a mezza bocca-dello stile “qui lo dico e qui lo nego”- mi è stato fatto capire che noi infedeli potremmo addirittura andare nell'(ex?)-proibitissima Medina senza fermarci troppo (:D), incredibile dictu ! (lì non ci sono andato e me ne pento..se torno, vedrò di colmare la lacuna -e se non vengo decapitato ve lo racconterò :D- e vedere con i miei occhi la Masjid an-Nabawi “la Moschea del Profeta” che da secoli nessun cristiano ha mai visto oculis suis)
          dunque, MBS promosso ! 😀
          mi dispiacerebbe che gli americani -che in tal caso meriterebbero la designazione amerikani :D-possano favorire il ritorno delle forze più oscurantiste !
          en passant, l’aeroporto di Riyadh si chiama tuttora King Khalid Airport…chi fosse Re Khalid, secondo la vox populi, ce lo disse Bin Laden 😀 il quale avrebbe sostenuto in uno dei suoi messaggi dalle grotte afghane che Re Khalid sarebbe stato l’ultimo Re saudita “fedele” al Corano..orbene, il “pio” Re Khalid è colui che fece tagliare 20.000 teste di sciiti ne 1979-1980, è colui che faceva ritirare i passaporti agli stranieri venuti nel Regno per lavoro e li costringeva a vivere da schiavi (anche se ben pagati), è colui che finanziava tutti gli islamisti..però era devoti agli USA 😀 😀 (per dire mandò il giovane Bin Laden in Afghanistan soprattutto per far piacere agli USA)..ecco, un ritorno a un “nuovo Re Khalid” non mi piacerebbe e dubito piacerebbe ai sauditi..dunque MBS avr i suoi difetti, ma prudenza e sangue freddo 😀

          • Peucezio scrive:

            Chi cazzo è MBS??

            A quando una legge contro gli acronimi??

            • habsburgicus scrive:

              Mohamed Bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita e di fatto Sovrano in nome di Re Salman, l’ultimo dei figli del mitico Ibn Sa’ud: tutti i Re sauditi, finora, sono stati figli di Ibn Sa’ud, da mogli differenti (più diventava vecchio più se le prendeva giovani, chiamatelo fesso :D):
              1.Sa’ud
              2.Feisal
              3.Khalid
              4.Fahd
              5.Abdullah
              6.Salman (ma governa MBS..eh sì, son loro stessi a chiamarlo così, prenditela con loro, è un acronimo “ufficiale” in loco 😀 )
              all’Hotel Ramada di Dammam ho visto i ritratti affiancati di Re Salman, Mohamed bin Salman e del defunto Re Abdullah che ancora fa mostra di sé sulle banconote da 50 SAR e 100 SAR…quelle da 500 SAR non le ho mai viste 😀

    • Francesco scrive:

      Un bel coacervo di Stati, con una quota che trovo impressionante di dittature, dittature in fieri, regimi autoritari, paesetti fasulli.

      Fossi io il diabolico gestore della politica estera USAna mi segnerei giusto i nomi dell’Arabia Saudita e del Vietnam. Forse anche l’Algeria.

      Volendo potrei preoccuparmi di quanti paesi esportatori di petrolio ci sono nel gruppo ma in questo caso dovrei essere tedesco o giapponese o italiano. Che americani, inglesi e francesi possono fottersene del petrolio forestiero.

      La pace in Medio Oriente è merito dei cinesi che vogliono comprare petrolio in santa pace?

      PS stupisce la presa di posizione della di solito prudentissima Indonesia, maestra andreottiana di equilibrismo.

      PPS ci sono ancora basi USA nel KSA? non erano già andati via da anni?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Cosa cazzo è il KSA?

      • Fuzzy scrive:

        https://www.rivistaenergia.it/2022/05/gli-stati-uniti-sono-impermeabili-all-embargo-sul-petrolio-russo/

        Gli Stati Uniti producono ancora molto petrolio, ma rispetto ai loro consumi non basta. Intaccano le riserve strategiche.
        In più c’è l’inghippo del diesel.
        Certo, come diceva Trump posseggono ancora enormi riserve di carbone. E con quello possono fare disastri più o meno come li hanno fatti e li stanno facendo in una logica globale Cina e India.
        La globalizzazione è stata fatta principalmente col carbone della Cina.
        Ma per estrarre carbone mi sa che occorre il diesel. (Alimenta i mezzi da lavoro e i trasporti, che nel caso del carbone hanno un certo “peso”). Mi pare che questo lo scrivesse la Friedmann.
        Poi vedo se riesco a ritrovare l’articolo
        Francia e Inghilterra come tutta l’Europa occidentale, per quanto ne so, sono nella merda.

        • Francesco scrive:

          Il Regno Unito naviga nel petrolio e la Francia ha il nucleare.

          A quanto so io, nella merda stanno Germania e Italia.

          PS il diesel è re nei mezzi pesanti e resterà tale, che l’impazzimento non è roba per ingegneri e altra gente seria. Su quello proprio non vedo il problema, sul carbone sì.

          • fuzzy scrive:

            Coal especially depends on diesel fuel to be transported by rail or ship since it can’t flow through cheap pipelines like oil or natural gas. When I wrote “When Trucks Stop Running”, 40% of the cargo hauled by rail was coal!!!
            https://energyskeptic.com/2022/peak-fossil-fuels-overview-of-peak-oil-coal-and-natural-gas/

            Il Regno Unito forse avrà delle riserve di petrolio, ma tirarlo fuori è tutta un’altra faccenda. Anche il Venezuela ha le più grandi riserva mondiali di petrolio ma è troppo costoso da estrarre.
            Se i costi di estrazione sono troppo alti rispetto ai prezzi di vendita, allora le compagnie petrolifere si tirano fuori dall’inghippo.
            Se sono troppo alti rispetto a quello che può spendere la gente, (tipo benzina troppo cara plastica troppo costosa, ecc, coi fossili si fa quasi tutto), allora la
            gente rinuncia a spendere. Pure l’Uranio per quanto ne so, è soggetto a un picco di produzione.
            Sullo stesso sito della Friedmann trovi tra le varie voci Energy, pure l’Uranio.

            • fuzzy scrive:

              Se i PREZZI sono troppo alti

              • Fuzzy scrive:

                Ah, ho usato il termine “estrarre”, frettolosamente, in modo impreciso. I costi comprendono
                l’estrazione, la raffinazione e il trasporto.
                Es il petrolio del Venezuela è complicato soprattutto da raffinare, perché occorrono dei costosi solventi.
                Il GNL è costoso da trasportare.
                Del carbone si è già detto.
                Insomma, per mantenere questo sistema economico ci sarebbe bisogno di energia a buon mercato. E oramai quella che c’era è già stata usata.
                Leggevo ma non trovo più l’articolo, che in Cina il partito comunista si sta orientando verso una fase di austerità che scontenterebbe la popolazione. Mi sa che presto ne sentiremo parlare.
                Piuttosto che auto elettriche, biciclette. E che ci vuoi fare? Forse è meglio così.

              • Fuzzy scrive:

                https://www.remocontro.it/2023/08/22/misteri-cinesi/
                Oh, eccolo, allora non era una allucinazione
                La Cina resta un paese pieno di enigmi. Ci sono anche le biciclette. Le ricordavo.
                Basta.

            • Francesco scrive:

              Che io sappia, il Venezuela ha un regime populista che rende impossibile fare cose complicate, come gestire impianti di estrazione del petrolio, figurati raffinerie.

              Mai sentito che il Regno Unito abbia problemi coi suoi giacimenti off shore.

              Ma resto dalla parte delle biciclette, appena il mio ciclista ambulante mi porta uno pneumatico da battaglia.

              PS troppo costoso? il mondo girava col barile oltre i 100 dollari, mi pare. Forse sarà meno alla portata di tutti, ecco.

              • Fuzzy scrive:

                Man mano che diventa un prodotto sempre più elitario si chiudono i pozzi. E una volta chiusi riaprirli diventa ancora più costoso. E questo fino alla quasi distruzione della capacità produttiva (petrolifera)
                Stessa cosa , credo, per il gas, meno per il carbone.
                Ma poi ho dei dubbi che l’economia globale possa funzionare a velocità intermedie. Se rallenta più di tanto, dicono, collassa.
                Se collassa e sei in un paese di biciclette non ne risenti più di tanto. Diverso se giri in Suv.
                Adesso spero che nessuno mi chieda come giro io. Che comunque giro poco e niente

              • Francesco scrive:

                >>> Man mano che diventa un prodotto sempre più elitario si chiudono i pozzi

                Ehm, non credo. Se il prezzo è molto alto, l’incentivo è a produrre di più, non di meno. E il prodotto rischio di tornare a non essere più elitario.

                E’ il bello del mercato, mi verrebbe da dire. Non sta mai fermo, non si adagia su nessun equilibrio, è sempre fanaticamente all’opera per avere un copeco in più di profitto.

                Per questo è un eccellente cavallo da tiro.

              • fuzzy scrive:

                Secondo me per i prodotti petroliferi non vale quella dinamica dei prezzi.
                C’è l’articolo della Tverberg nella risposta precedente. Comunque quando chiudi un pozzo e tutta l’attrezzatura e il pozzo stesso si degradano, poi riaprirlo non è così facile. Specialmente se si tratta di un pozzo di petrolio convenzionale.
                Non metto il link, ma ricordo che questo lo metteva in risalto Turiel.

              • Francesco scrive:

                “non è così facile” è tecnologia

                e il mercato è bravissimo a farsi fare la tecnologia che gli serve oggi, e che ieri non serviva e quindi non esisteva

                ciao!

  14. Ros scrive:

    https://www.ibs.it/fame-libro-martin-caparros/e/9788806226374
    più di 700 interessanti e, credo, esaustive, sul problema.
    E si legge che è pure una goduria, quando è finito ne avrei voluto tanto ancora

    • Ros scrive:

      C’aggiungo pure – crepi l’avarizia – William T. Vollmann “I poveri” .
      https://www.ibs.it/poveri-ebook-william-t-vollmann/e/9788833892191

      bellissimo, da un grande autore.
      Ciao

      • Ros scrive:

        …e, oramai pure un classico del lontanissimo 2006 che anticipa il futuro più prossimo – anzi già è qui! nelle nostre belle metropoli europee –
        “Il pianeta degli slum” di Mike Davis. Feltrinelli: “In base ai dati delle Nazioni Unite, più di un miliardo di persone sopravvive nelle baraccopoli sorte nelle estreme periferie delle città del Sud del mondo. Dagli slum di Lima alle colline fatte di spazzatura di Manila, i processi di urbanizzazione ormai non sono stati svincolati solo dai processi di industrializzazione, ma addirittura dalla stessa crescita economica. In questo libro, Mike Davis ritrae una vasta umanità ormai espulsa dall’economia formale mondiale: emerge un proletariato urbano che ha proprie peculiarità, assolutamente non previste né dai classici della teoria marxista né dal pensiero neoliberista. I grandi slum sono forse, come temeva una volta la borghesia vittoriana, dei vulcani pronti a eruttare? A questo riguardo, Davis descrive una panoramica a tutto campo dei diversi movimenti – politici, etnici e religiosi – che si contendono l’anima e il cuore di questi nuovi poveri urbani: dal fondamentalismo induista di Bombay alla resistenza islamista di Casablanca e Il Cairo, dal pentecostalismo di Kinshasa e Rio de Janeiro al populismo rivoluzionario di Caracas e La Paz. Il finale è inquietante: la “guerra al terrorismo” sbandierata dall’amministrazione americana deve essere intesa anche come un’anticipazione di un prossimo conflitto su scala globale tra l’Impero americano e i poveri degli slum…”

        • Ros scrive:

          A proposito di Mike Davis, mica che dal neoliberismo ci si aspettasse un urbanizzazione futurista all’ Antonio Sant’Elia, no?!!!
          Ordinata, pulita, sicura, automatizzata…. ci starà pure quella si! …ma ben circondata da alte e controllatissime mura e con un esercito di guardie armate pubbliche e private a presidiarne i confini; abitate da pochi ex normali benestanti da difendere dalla puzza dei poveri-barbari al di fuori.
          In tantissime metropoli abitate da decine e decine di milioni di abitanti è già realtà

          • Francesco scrive:

            Mah, Mike Davis mi pare un professionista della sfiga, che campa scrivendo tomi in cui tutto va di male in peggio.

            Invece sarebbe interessante incrociare studi economici su come campano questi miliardi di persone e studi sociologici su cosa pensano. Perchè tutto sommato mi paiono similissimi agli elettori di Donald Trump.

            PS metà del trucco è crede all’importanza dei dati sull’economia formale. Che è peggio che immaginare che tutte le donne non sposate siano vergini.

            • Ros scrive:

              quindi gli slum, le favelas, le baraccopoli… non esistono, son trucchi visivi o chissà cos’altro di farlocco. Fate Morgana sono!😀

              • Ros scrive:

                …slum, favelas, baraccopoli che si formano con l’arrivo nelle città di milioni di contadini sfrattati a vario titolo – buono o cattivo, che è meglio e più economico – dalle multinazionali straniere dell’agricoltura intensiva di un solo prodotto che è solo per l’esportazione.
                Il neoliberismo, quel favoloso mondo di Amélie che ci arricchisce tutti😀
                Manco l’agricoltura di sussistenza gli vogliono lasciare

              • Francesco scrive:

                Io veramente non ho mai detto che le baraccopoli non esistono. Ne ho persino viste con i miei occhi ma questo ha solo confermato una mia certezza.

                Dubito che la causa sia quella che indichi tu, penso piuttosto alla diminuzione della mortalità infantile nelle campagne, che si accompagna presto a un crollo dei rendimenti medi dell’agricoltura tradizionale e impone di abbandonare le campagne per non morire di fame.

                Poi in città deve arrivare il cibo e a prezzi popolari, quindi le campagne non sono pagate abbastanza e restano povere e poco produttive.

                La violenza e l’anarchia seguono.

                E peggiorano la situazione.

                Non so fino a che punto ma pare non abbastanza da far risalire la mortalità e riportare all’equilibrio iniziale.

                Colpa degli aiuti occidentali? per fortuna ai cinesi questo non interessa punto.

              • paniscus scrive:

                però se diminuisce drasticamente la mortalità infantile e poi non torna più ai livelli tragici precedenti, è abbastanza automatico che nel giro di pochi anni diminuisca anche la natalità (anche in situazioni ancora decisamente arretrate, in cui non c’è la disponibilità di massa di metodi contraccettivi efficaci, la diminuzione arriva comunque).

              • Francesco scrive:

                Sì, si chiama transizione demografica, forse in alcune situazioni è troppo poco e troppo tardi.

                Ma non lavoro alla Banca Mondiale e non me ne intendo abbastanza.

  15. Fuzzy scrive:

    https://www.resilience.org/stories/2023-08-24/iain-mcgilchrist-wisdom-nature-and-the-brain/
    Non l’ho ancora visto

    https://link.springer.com/article/10.1007/s11229-020-02890-y?error=cookies_not_supported&code=ae16d727-e2a3-4bef-a79d-6862c258b398#:~:text=Humans%2C%20however%2C%20often%20engage%20in,field%20and%20in%20the%20lab.

    Non l’ho ancora letto

    Gli uomini hanno sempre fatto cose terrificanti ma potrebbero essere altruisti
    Lo diceva anche Kropotkin
    Anche Peter Turchin vede nella storia umana un progresso della socialità.
    https://peterturchin.com/books/ultrasociety/
    E allora? Forza, muoversi……è in questa chiave che bisogna intendere i
    BRICSAEIEASEAU?
    Italia. Oh! Tempo di scelte epocali.

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    L’altra sera, andiamo a un ristorante cinese.

    Entra una famiglia dall’aria molto borghese-occidentale, ma la pelle piuttosto scura: un uomo molto DECISO, sua moglie e – credo – tre figlie, piuttosto carine.

    Parlano tra di loro in una lingua che all’inizio non decifro.

    Arriva la proprietaria del ristorante cinese (nostra amica) e riceve gli ordini in inglese.

    Con fare MOLTO DECISO, il Capo famiglia dice,

    NO PORK!
    NO CHEESE WITH CHICKEN!
    NO CLAM!
    NO SEA FOOD!

    A quel punto riconosco che con la famiglia sta parlando in ebraico-israeliano.

    Quando arriva il cibo, lui guarda e con fare MOLTO DECISO dice:

    TOO MUCH RICE!

    • roberto scrive:

      come “too much rice”? non è mai abbastanza!

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “come “too much rice”? non è mai abbastanza!”

        Gliel’ha fatto pure portare via e cambiare

        • roberto scrive:

          stavo pensando che in 50 anni di assidua frequentazione di ristoranti non ho mai, mai rimandato nulla indietro, con la sola eccezione di un piatto che avevo chiesto senza formaggio e che invece è arrivato con una montagna di formaggio fuso.

          se una cosa non mi piace, pazienza, non torno più nello stesso ristorante

    • PinoMamet scrive:

      Beh, che una famiglia israeliana pretenda di mangiare kosher, è già una notizia 🙂

      Che pretenda di farlo in un ristorante cinese, poi… mah, mi sembrano un po’ confusi!

      Di tutta la faccenda, l’unica cosa normale è il carattere di merda del tizio! 😉

      • PinoMamet scrive:

        PS
        Naturalmente non si può mangiare kosher in un ristorante cinese.
        O italiano, se è per questo.
        Non si può mangiare kosher in un ristorante che non sia certificato kosher, punto, e so di persone che hanno da ridire anche sulle certificazioni.

        Si può invece tentare di mangiare “il più kosher possibile”.

        la cosa strana è che in genere gli israeliani (a differenza degli ebrei italiani, per dire, o newyorkesi… per quelli newyorkesi il ristorante cinese è una tradizione! quando i cristiani festeggiano Natale…)
        in genere gli ebrei israeliani sono divisi in due categorie:

        -quelli che se ne strafregano alla grande, anzi, “più è impuro e meglio è”, come diceva un mio amico

        -quelli che non metterebbero piede in un ristorante non kosher neanche se glielo ordinasse Mosè in persona, e che sono, come dire, facilmente riconoscibili 😉

        Ma, il mondo è bello perché è vario!

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Pino Mamet

          “-quelli che se ne strafregano alla grande, anzi, “più è impuro e meglio è”, come diceva un mio amico”

          Una volta mi è capitato di fare da interprete per due esaltati estremisti israeliani, arrivati in Romagna per comprare da una ditta una roba tipo piccola vite fatta in un certo modo, che doveva servire non so a quali scopi omicidi.

          Il padrone aveva apprestato una merenda, e mi sono sentito in dovere di avvisare i due israeliani che era tutta a base di maiale.

          Mi hanno guardato stortissimo, dicendo che loro erano ATEI e non credevano alle balle dei religiosi e che mangiavano SEMPRE maiale.

  17. Miguel Martinez scrive:

    Divertente:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/08/25/la-danimarca-vieta-i-roghi-di-copie-del-corano-e-di-altri-testi-religiosi-dopo-le-proteste-ragioni-di-sicurezza-nazionale/7271931/
    Mondo
    La Danimarca vieta i roghi di copie del Corano (e di altri testi religiosi) dopo le proteste: “Ragioni di sicurezza nazionale”

    Cioè hanno paura per le proprie esportazioni.

    Ma essendo “laici”, non possono dire che sia vietato solo bruciare il Corano.

    E quindi vietano di bruciare (non so se la legge prevede anche altre forme di danneggiamento) i “testi religiosi”.

    A questo punto mi posso augurare che qualcuno faccia una denuncia da parte della Religione dello Spaghetto Volante, dicendo che loro hanno l’obbligo di… bruciare i propri testi religiosi.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “A questo punto mi posso augurare che qualcuno faccia una denuncia da parte della Religione dello Spaghetto Volante, dicendo che loro hanno l’obbligo di… bruciare i propri testi religiosi”

      E in che modo questo mette a rischio le esportazioni danesi?

    • roberto scrive:

      la destra dice che bruciare il corano è nientepopo di meno che una “libertà fondamentale”

  18. Peucezio scrive:

    Pino,
    “Ma mi sa Peucezio che il primo a sbagliarsi era Baffetto, ché odiava i semiti ebrei, ma non li pare avesse nulla di particolare contro i semiti arabi.”

    Non so se si definisse antisemita, ma comunque… che, ci aveva l’infallibilità il Baffetto? Ha fatto un milione di cazzate e ne ha dette altrettante!

    “E anzi, devo dire che se antisemita vuol dire quello che dici tu, allora gli antisemiti non esistono”

    Eh beh, pazienza.
    Probabilmente non esistono neanche gli anti-camiti.

    “Qualcuno che ce l’avesse contro gli ebrei sì.
    E come lo chiamiamo?”

    Antiebraico, antigiudaico.
    Come aggettivi esistono e non si vede perché non possono essere anche nomi.
    Mi sembra così chiaro, semplice, lineare.

  19. Peucezio scrive:

    Poi è giustissimo quello che dice Mauricius, che però registra un uso.

    D’altronde se davvero “antisemita” significa chi odia la razza ebraica, bisognerebbe prima capire cosa sia la razza ebraica, ammesso che esista.

    Mentre sicuramente esiste un popolo ebraico, fatto di religione, storia condivisa e una serie di altre cose.

    • PinoMamet scrive:

      Dai, questi sono giochi di parole senza senso.

      • Peucezio scrive:

        Non vedo dove stia il gioco di parole.

        Semmai c’è tutta una retorica che usa concetti vaghi e inconsistenti ammantandoli di parole dal forte potere emotivo ed evocativo.

      • PinoMamet scrive:

        Va bene, ok, se vuoi la precisione: non sono giuochi di parole in senso stretto, sono fallace argomentative.

        Se fossimo ai tempi di Ritvan, mi metterei qui a smontarle una a una, ma come cantava quel tale, “I dont’t find this stuff amusing anymore”.

        La parola antisemita è stata creata riferendosi agli ebrei da persone che odiavano gli ebrei
        (copio Wikipedia:
        “Il termine “antisemitismo” venne coniato nel settembre 1879, a Berlino, in Germania, da parte del nazionalista Wilhelm Marr, nello scritto La strada verso la vittoria del Germanismo sul Giudaismo, da una prospettiva aconfessionale, come eufemismo di Judenhass («odio per gli ebrei»)”

        Non è mai stato usato in un senso diverso da questo e non ha senso discuterne.

        Semmai mi incuriosisce l’accanimento con cui certa destra (quella estrema) e certa sinistra (quella antisionista) si accaniscano contro l’uso normale e comune della parola “antisemita”.
        Che gli ha fatto di male.

        Come se svilendola, annacquandola, forzandola (“allora sono antisemiti anche quelli che odiano i palestinesi… e vabbè, boom! cento punti da bar!) si ottenesse qualcosa.

        Boh, forse l’unica cosa che interessa è solo quella di smarcarsi dall’accusa di essere antisemiti, ma ci sono modi più eleganti e anche più intelligenti.

        Naturalmente il discorso non si applica a te. tu credi veramente che ci sia qualcosa di “sbagliato” in tutti i popoli semitici…

        ma sei un po’ l’unico 😉

        • Peucezio scrive:

          Tutto quello che dici è ineccepibile, ma io non faccio un discorso storico, ma logico.
          Un extraterrestre che conoscesse il lessico italiano, sentendo “antisemita” penserebbe a un signore che ce l’ha coi semiti.

          E, oltretutto, fammi capire, la mia ostilità verso i popoli semitici in genere quindi come andrebbe chiamata?

          • giuseppe motta scrive:

            un problema lessicale davvero enorme

            che spero sarà affrontato con diligenza e rigore quando stabiliremo un contatto con gli extraterrestri

            (anche se non vedo perché cavillare un po’ anche sul concetto di extraterrestri)

    • Ros scrive:

      Peucezio: “D’altronde se davvero “antisemita” significa chi odia la razza ebraica, bisognerebbe prima capire cosa sia la razza ebraica, ammesso che esista.
      Mentre sicuramente esiste un popolo ebraico, fatto di religione, storia condivisa e una serie di altre cose.”

      https://www.ibs.it/invenzione-del-popolo-ebraico-ebook-shlomo-sand/e/9788858618462
      questo libro è abbastanza noto, da leggersi, volendo, assieme a
      https://www.ibs.it/come-ho-smesso-di-essere-ebook-shlomo-sand/e/9788858657737?inventoryId=163046302&queryId=3360132c39c5ef6b1ebfd7070cfda27a
      per l’attendibilità non saprei proprio, magari Pino Mamet conosce l’autore e ne ha un opinione più fondata

      • PinoMamet scrive:

        Non li ho letti, dell’autore so solo che in Israele non lo conosce nessuno, o perlomeno nessuno dei miei amici.

        Non avendoli letti non saprei che dire, se non che ogni popolo è in una certa misura inventato, non è una novità…

        • Ros scrive:

          @Pino Mamet
          leggo da Wiki: “Shlomo Sand (in ebraico שלמה זנד‎?; Linz, 10 settembre 1946) è uno storico e scrittore israeliano, saggista di fama internazionale.
          Nasce a Linz, Austria, da genitori giudeo-polacchi sopravvissuti all’Olocausto. I suoi genitori, di estrazione comunista e anti-imperialista, si rifiutarono di ricevere compensi dalla Germania per i loro trascorsi durante la seconda guerra mondiale.
          Sand passa i suoi primi anni in un campo profughi speciale, ed emigra con la famiglia a Giaffa nel 1948.
          Nel 1977 si laurea in storia all’Università di Parigi e nel 1983 è borsista della Fondazione Luigi Einaudi di Torino.
          Ora è professore di storia all’Università di Tel Aviv.
          “L’invenzione del popolo ebraico” è il testo di successo che espone la tesi che il popolo ebraico non è un popolo con una comune origine.
          Ora ha scritto “L’invenzione della Terra d’Israele: Dalla Terra Santa alla Patria” non ancora tradotta (The Invention of the Land of Israel: From Holy Land to Homeland).
          Nel 2013 esce in Francia “Comment j’ai cessé d’être juif”, che esce a settembre in Italia, pubblicato dalla Rizzoli, con il titolo “Come ho smesso di essere ebreo”.

          Io li ho letti entrambi, nulla di polemico per intentar lo scandalo, ne tantomeno “antisemita”; sono interessanti, piacevoli, ben scritti e documentati.
          Ovviamente saranno qua o la opinabili😀

  20. quisquiliator scrive:

    Qualche decennio fa ,al netto delle eccezioni che ci possono sempre essere, i significati ed in parte le aree di riferimento politico/ideologiche di antisemita e antisionista, erano chiari .
    Poi, più o meno dagli anni novanta in poi chi aveva interesse a farlo è riuscito ad imporre progressivamente, nella narrazione e nei concetti dominanti,correnti, lo slittamento semantico per cui anche l’antisionista è antisemita.

    Aggiungo che all’antisemitismo di un tempo era anche associata la macchia tristemente reale della Shoah .Una buona quota parte di antisemiti erano teste di cazzo che negavano, giustificavano ecc la Shoah.

    Poter manovrare questo strumento è un bingo per chi può farlo .
    Accusi un politico antisionista di sinistra e
    -lo sputtani a priori perchè lo associ implicitamente ai negazionisti della Shoah (il fatto che sia implicito è fondamentale, costui può dire tutto quello che vuole, ma rimane l’alone )
    -siccome la critica ad Israele è diventata antisemitismo, blocchi a priori la possibilità di critica di Israele e ancora di più che un politico possa andare , nell’esercizio dei suoi poteri, contro gli interessi di Israele
    – puoi escluderlo dal gioco per ragioni che niente hanno a che vedere con l’accusa di antisemitismo , azionando questa accusa.

    Un esempio chiaro è stato Jeremy Corbyn.Quando i laburisti hanno voluto tornare al centrismo,per escluderlo dal gioco gli hanno fatto il processino per antisemitismo, con mini purga annessa dei dirigenti a lui vicini.
    Chiaramente la partita vera era tornare al centrismo.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Questo tuo commento è antisem… antisionista.

      Ehi, funziona!

      • quisquiliator scrive:

        Non ne sono così sicuro, se ti limiti strettamente al commento, cioè escludi l’idea che ti sei già fatto precedentente di me, e non vai troppo a sottilizzare, potrebbe anche passare per un commento di un sionista che spiega dei meccanismi a lui favorevoli 🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Cioè tu nel tuo antisem… antisionismo sostieni che esisterebbero dei meccanismi che favoriscono gli ebr… i sionisti?

          • quisquiliator scrive:

            Non riesco portarti sul mio piano di ragionamento, se mi rispondi dopo che ti ho invitato a provare a rileggere il mio commento , però tralasciando l’idea che ti sei già fatto di me, e mi rispondi rietichettandomi tale quale prima, vuol dire che non ci capiamo .
            Sul piano personale ,l’etichetta di antisemita la considero insultante, e lo sai meglio di me che ebrei e sionisti non sono sovrapponibili, sia perchè ci sono ebrei non sionisti sia perchè ci sono una marea di gentili filosionisti, che è una delle ragioni ( non l’unica, certo, la realtà è sempre multifattoriale ) per cui il sionismo se la passa piuttosto bene.
            Dettaglio un po’ meglio l’esempio che ho fatto di Corbyn: era un noto laburista socialista, non centrista, e antisionista e nessuno fino ad un certo punto aveva “osato” dargli dell’antisemita.Durante il suo mandato di leader laburista c’erano altre serissime gatte da pelare, cioè gestire un partito spaccato, nei dirigenti e nell’elettorato, tra pro e contro Brexit, e quindi nel Labour che peraltro non era, come non è, al potere il tema Israele Palestina non era proprio all’ordine del giorno, se mai lo era stato…
            Quando ha perso il mandato,proprio per la ragione di cui appena sopra, cioè la spaccatura interna che impediva di prendere una posizione chiara e coerente sul tema Brexit , i laburisti sono tornati al centrismo, e per tagliarlo fuori l’hanno accusato di antisemitismo. Il fatto che i centristi del Labour fossero anche sionisti o filosionisti non toglie e aggiunge nulla al fatto che la vera posta in gioco era il tornare al centrismo.
            Niente di strano nel gioco della manipolazione politica.

          • PinoMamet scrive:

            Credo che Mauricius fosse ironico 😉

  21. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “Congo”

    Non ritrovo più il libro sulla Siberia – temo di averlo perso nell’ultimo trasloco. Se lo ritrovo ti faccio sapere.

    Quanto al Congo pochi sanno come forni’ la materia prima per Hiroshima

    https://www.wired.it/article/oppenheimer-uranio-congo-sfruttamento/

    Ciao!

    Andrea Di Vita

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