Nicolai Sennels, lo psicologo che dice il problema musulmano è genetico

Nota: commenti, correzioni e aggiornamenti a questo post si possono trovare qui

Gli islamofobi dicono di non essere razzisti. “Per noi basta che si integrino“.

D’accordo, a patto di estendere lo stesso esonero alla giudeofobia cattolica, che sosteneva anch’essa, “basta che si convertano“.[1]

Però le remore cadono presto, come in ogni guerra. Ecco che compare il danese Nicolai Sennels.

Arriviamoci partendo da Guantánamo, dove Omar Khadr è entrato in prigionia all’età di quindici anni ed è stato detenuto per otto anni senza processo.

Hanno mandato a studiarlo un certo Michael Welner, psichiatra di New York che ama esibirsi anche in televisione, noto per le sue esorbitanti tariffe. Michael Welner ha scoperto che:

1) Omar Khadr legge Harry Potter, e quindi sogna l’evasione

2) a Omar Khadr non piace stare a Guantánamo, e quindi non gli piace l’Occidente

3) Omar Khadr vuol bene alla propria famiglia, e quindi non si distacca dalle sue radici

4) Omar Khadr è credente

E quindi, Omar Khadr deve restare prigioniero.

Michael Welner dice di essersi ispirato, per la sua perizia, al lavoro di Nicolai Sennels. Nicolai Sennels, in realtà, ha scritto un solo libro, e pure in danese, comunque Welner dice di aver avuto una conversazione per telefono riguardante Omar Khadr con Sennels.

Chi è dunque questa autorità?

Nicolai Sennels ha trentaquattro anni, una faccetta da Facebook, una laurea in psicologia (presumo, nemmeno sul suo sito trovo un curriculum) e una breve esperienza di lavoro con i detenuti minorenni del carcere di Sønderbro, “dove circa il 70 percento dei detenuti sono di origine musulmana“. Oppure di “origine straniera“, il dato varia secondo le interviste.

Ha ricavato dalla sua esperienza un libro, Blandt kriminelle muslimer (“Tra musulmani criminali”), che finora è stato pubblicato solo in danese: il circuito neocon lo ha evidentemente accettato per fede.

Non leggiamo il danese nemmeno noi, per cui ci accontentiamo, come i suoi ammiratori, delle interviste che abbiamo trovato in rete.

In Danimarca, secondo il Pew Report del 2009, ci sarebbero circa 88.000 musulmani, pari al 2% della popolazione. Evidentemente, quindi, la Danimarca è un paese al 98% non islamico, dove la politica del governo è ormai dettata dal Dansk Folkeparti (DF) che lo sostiene dall’esterno e che basa la sua politica sulla guerra contro il suddetto 2%. Sennels è infatti attualmente un candidato proprio per il Folkeparti.

In un’intervista sparata in prima pagina sul quotidiano gratuito, MetroXpress, Sennels sostiene che il 22% dei maschi di “discendenza immigrata” tra i 20 e i 29 anni siano stati condannati per uno o più reati, contro il 9,8% dei maschi danesi etnici; e che il 70% dei detenuti nelle carceri per minorenni siano di “origine etnica non danese“.

Ora, ci risulta che la Danimarca abbia uno dei tassi più bassi di incarcerazione al mondo, con appena 3.774 detenuti, pari a 59 ogni 100.000 abitanti.  Per contro, gli Stati Uniti, dove i musulmani costituiscono una proporzione trascurabile della popolazione carceraria, i detenuti sono 737 ogni 100.000 abitanti. E quindi stiamo parlando del 70% di una cifra assai modesta.

Nelle carceri italiane, prima dell’immigrazione dall’estero, come ha documentato Giulio Salierno, il quadro era molto più sbilanciato a danno dei meridionali che vivevano a nord. Più facile, poi trovare un ago nel pagliaio che un ricco in carcere. Date queste premesse,  sembra pure incredibilmente alta la cifra che Sennels fornisce per i “danesi etnici” condannati. Almeno in base a questa tabella, farebbero circa 40.000 pregiudicati di pura stirpe vichinga.

Sennels sostiene che i musulmani delinquono ancora di più delle altre comunità immigrate. Lasciamo a lui sbrigarsela con la crescente scuola dei suoi colleghi statunitensi, che ritengono che invece i neri siano i più portati a delinquere.[3]

Ma ciò che è interessante, è che Sennels fa piazza pulita delle solite affermazioni secondo cui l’Islam sarebbe un sistema ideologico, con relative citazioni di sconosciuti testi giuridici del nono secolo.

“La grande maggioranza [dei detenuti da lui intervistati] sanno pochissimo del Corano e non vivono secondo i comandamenti islamici”.

Se ha ragione Sennels, hanno torto il 90% degli altri islamofobi.

No, per Sennels la causa fondamentale è genetica.

La cultura islamica, dice Sennels, ha due caratteristiche, il terrorismo e l’endogamia. La ricerca più recente mostra che le due cose potrebbero essere in stretto rapporto tra di loro“. [4]

Riguardo alla prima caratteristica, ricordiamo come circa 16 milioni di musulmani residenti nell’Unione Europea,  abbiano commesso esattamente un atto definito “di terrorismo” in tutto l’anno 2009, secondo le statistiche dell’Europol.

Mentre le tesi di Sennels sulla natura delinquenziale dei musulmani sono ampiamente confutate dal successo sociale dei musulmani statunitensi,  che sono semplicemente partiti da un livello molto diverso di istruzione e di benessere di quelli danesi.

Invece è interessante il riferimento  all‘endogamia, inteso come matrimonio tra cugini di primo grado, che è una pratica realmente diffusa nel mondo arabo e in Pakistan, molto meno in Turchia.

Dice Sennels,

“un gran numero di musulmani nati da matrimoni endogamici sono a loro volta figli di genitori nati da matrimoni endogamici, e ciò aumenta grandemente il rischio di conseguenze mentali e fisiche”.

Sennels poi cita uno studio su un gruppo di bambini in India, per affermare che i figli nati da matrimoni endogamici avrebbero un quoziente d’intelligenza inferiore alla media. E ci informa, che la “mortalità perinatale tra i bambini pakistani è 1,5 volte più alta di quella tra i bambini norvegesi“, che ci sembra più che altro un inatteso elogio al sistema sanitario pakistano.

Ma il punto fondamentale per lui è la citazione di alcuni studi che dimostrerebbero che c’è una maggiore incidenza di depressione e di schizofrenia tra i figli di matrimoni endogamici. Sennels dice che oltre il 40% dei detenuti dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Roskilde, Sct. Hans hanno un retroterra di immigrazione. Evita accuratamente, invece, di dirci che la Sct. Hans Hospital ha in tutto 265 posti letto, per cui stiamo parlando di un centinaio di persone, cifra facilmente spiegabile con la mancanza di alternative per immigrati senza famiglia.

Comunque, se i musulmani sono matti, possono mettere bombe – lui attribuisce il “terrorismo” alla “depressione” che risulterebbe dall’endogamia.

Davvero? Lo psichiatra statunitense Charles Nemeroff dice:

“Il rapporto tra la depressione e la violenza non è stato molto studiato. Ma il fatto principale è che i pazienti depressi in generale non sono a rischio di violenza. La maggior parte dei pazienti psichiatrici che commettono atti violenti sono psicotici e solo una piccola parte dei pazienti affetti da depressione sono psicotici.”

Ma per Sennels, ecco le conseguenze delle tare genetiche dei musulmani:

“morte, basso livello di intelligenza o anche ritardo mentale, handicap e malattie che portano spesso a una morte lenta e dolorosa… capacità e comprensioni sociali limitate… comportamento antisociale… i bambini immigrati costano caro ai servizi sociali… i migranti musulmani non sono in grado di reggere alle sfide del nostro mercato di lavoro occidentale: gli immigrati musulmani e i loro discendenti in Europa hanno un alto tasso di disoccupazione… solo nove musulmani hanno mai vinto il premio Nobel… La limitata capacità di capire, apprezzare, produrre conoscenza che risulta da un QI basso è anche in parte il motivo per cui i paesi islamici producono 1/10 della media mondiale quando si tratta della ricerca scientifica”.

Un modo elegante per dire che chi non sopravvive nel “nostro mercato di lavoro occidentale” deve essere scemo, insomma; e anche uno scemo pericoloso. E questa pericolosa scemenza è inscritta nei geni dei musulmani, anche quando non sanno nulla della propria religione.

A questo punto, o si accetta tale situazione; o si identificano le persone di origine islamica e le si espellono.

Sennels infatti dice:

“Innanzitutto, dovremmo immediatamente fermare ogni immigrazione verso l’Europa di persone provenienti da paesi musulmani finché non avremo dimostrato che l’integrazione dei musulmani è possibile.

In secondo luogo, dovremmo aiutare i musulmani che non vogliono o non sono in grado di integrarsi nelle nostre società occidentali a costruirsi una vita nuova e significativa in una società che capiscono e che li capisce.”

Che è davvero un modo elegante di definire la deportazione.

Bryan Fischer è un entusiasta ammiratore di Sennels. Pastore evangelico dell’Idaho, è relatore a convegni con tutti i principali esponenti della destra repubblicana. E sostiene che bisogna impedire ai musulmani di entrare nell’esercito, deportare tutti i musulmani non cittadini, privare della loro cittadinanza i musulmani che la cittadinanza ce l’hanno e vietare completamente la costruzione di moschee negli Stati Uniti. E si lamenta del fatto che i soldati americani in Iraq e Afghanistan non abbiano convertito tali paesi al cristianesimo.

In due parole: ogni musulmano che entra negli Stati Uniti porta in petto i semi della sedizione”.

Non ho niente contro l’espressione di teorie razziste; il problema è che in genere si presentano con delle fallacie che dovrebbero essere evidenti più o meno a chiunque.

In quella di Sennels, le fallacie sono biologiche e antropologiche.

La riproduzione di un gruppo geneticamente isolato rende più facile l’emergere di eventuali mutazioni, perché è più probabile che siano presenti in entrambi i genitori. Le popolazioni isolate sono quindi “più diverse” rispetto alle altre. Ma la diversità può essere tanto negativa quanto positiva. Ad esempio, una trentina d’anni fa, hanno scoperto che il sangue degli abitanti di Limone del Garda, luogo storicamente isolatissimo, possiede l’apolipoproteina A-l Milano, preziosa contro gli infarti.

Quindi, l’endogamia può anche dare risultati positivi; e comunque saranno limitati a quel gruppo specifico. Proprio perché l’endogamia isola, non ha senso generalizzare sull’endogamia, come fa Sennels.

Il problema antropologico, invece, è che l’endogamia, pur essendo diffusissima tra i musulmani, non è limitata ai musulmani e non costituisce alcun tipo di obbligo islamico; anzi, dicono che Muhammad abbia detto di “scegliersi una moglie da una tribù diversa dalla sua, di scegliere per il proprio figlio una moglie da una terza tribù e di cercare per il secondo figlio una ragazza da un’altra tribù ancora”.

Infatti, lo scopo dell’endogamia è palese – conservare il patrimonio in famiglia e creare un’unità chiusa, capace di sopravvivere a tutte le intemperie. Casomai, gli antropologi trovano più difficile spiegare l’esogamia, cioè l’obbligo, in alcune culture, di sposarsi al di fuori della propria famiglia immediata.

Israele sembra che costituisca un eccezionale laboratorio di studio sui gruppi endogamici. Perché sono largamente endogamici i musulmani palestinesi, ma anche i cristiani; e sono endogamici molti gruppi ebraici, che provengono da tutto il mondo.

L’endogamia è permessa dalla legge ebraica non solo tra cugini; ad esempio, uno zio può sposare la propria nipote, mentre una zia non può sposare il proprio nipote (lo stato americano del Rhode Island sembra che abbia introdotto un’apposita dispensa).

L’endogamia tra gli ebrei ashkenaziti ha certamente avuto il suo costo in termini di malattie: esattamente come Sennels, i giudeofobi non mancano di sottolineare la malattia di Tay-Sachs e altri morbi che affliggono esclusivamente ebrei ashkenaziti.

Ma – come sottolinea Joey Kurtzman, secoli di matrimoni tra cugini hanno  promosso anche mutazioni che sono risultate positive, ad esempio una che aiuta a difendersi dall’HIV; una che rende sgradevole il consumo di alcol; l’immunità al cancro del collo dell’utero; cui si aggiunge la questione più discussa, la presunzione che gli ebrei ashkenaziti siano riusciti a sviluppare un grado di intelligenza superiore a quello del resto della specie umana: la partenza, come sempre, è il mitico Quoziente d’Intelligenza. Una teoria sostenuta simultaneamente da Kevin MacDonald, un marcato antisemita, e da John Entine, ebreo ashkenazita e ricercatore del think tank neocon, American Enterprise Institute, dove si dedica soprattutto a combattere contro gli ecologisti.

Insomma, l’endogamia sicuramente comporta dei prezzi; ma anche dei vantaggi. E data l’immensa varietà di provenienza dei musulmani immigrati in Europa, è probabile che vantaggi e svantaggi siano diversi per ogni gruppo.

L’endogamia ha indubbiamente conseguenza sociali. Vari studiosi hanno elencato, il ruolo particolare delle mogli che non hanno una propria famiglia esterna a quella del marito cui rivolgersi; la creazione di un nucleo familiare forte ed esclusivo, che si allea solo cautamente e provvisoriamente con altri, senza potersi fondere in uno stato-nazione; una notevole tolleranza basata sul principio, tu non guardi mia figlia e io non guardo la tua.

Io credo che l’endogamia in senso ampio (non limitata ai matrimoni tra cugini) abbia svolto un ruolo importante nella conservazione delle tante comunità mediorientali, dai cristiani giacobiti della Siria ai samaritani, dai mandei alle ben tre correnti chiuse dei Dönme che hanno vissuto per secoli nella stessa città di Salonicco.

Ma ammesso che sia così… tante famiglie chiuse, che fanno fatica a collaborare, sarebbero un’invasione?

Facendo questa ricerca, mi ha colpito la mancanza di studi critici sul lavoro di Sennels. Certo, non leggo il danese; ma la sua influenza ormai arriva in molte lingue, in tutta la rete. Eppure coloro che in nome dell’antirazzismo si dedicano a dare la caccia a topi – come, in Italia, chi protesta per l’apertura di sedi di Casa Pound – non sembrano nemmeno essersi accorti di questo elefante. Che sospetto sarà solo il primo di una schiera di restauratori del razzismo biologico.

cranio-lombroso

Una collezione di Cesare Lombroso

Note:

[1] Infatti, io ci vado piano con la parola razzismo, che utilizzo soprattutto per definire una corrente precisa di pensiero positivista, prevalente tra gli antropologi dell’Ottocento. Che prima divideva gli esseri umani in razze, e poi le classificava secondo un criterio ben preciso: la loro modernità, cioè la loro presunta capacità di avere successo nel mondo dell’imperialismo, delle fabbriche e del commercio internazionale.

Essendo gente positiva, cioè pratica, gli antropologi volevano rendersi utili al progresso, come tutti gli scienziati e inventori del loro tempo, e quindi proponevano varie cose per migliorare il livello umano della nazione a cui appartenevano.

Questo discorso sembrava scomparso negli anni Sessanta, fatta eccezione per il pittoresco mondo dei melaninodeficienti.

Il discorso razzista soffre, ma non scompare, per la sconfitta del nazismo – in fondo, la sua vera patria erano gli Stati Uniti. Comincia a spegnersi soprattutto a causa della grande integrazione sociale delle società socialdemocratiche del dopoguerra, che non avevano più bisogno di definire “razze inferiori”; e tramonta definitivamente con la fredda ricezione, nel 1962, di The Origin of Races di Carleton S. Coon, l’ultima grande opera razzista.

Oggi, il discorso razzista riemerge, prima di tutto negli Stati Uniti. Nel 1995 è uscito The Bell Curve, che sottolineava la differenza nel quoziente d’intelligenza tra neri e bianchi negli Stati Uniti; nello stesso anno, lo psicologo Philippe Rushton ha pubblicato Race, Evolution, and Behavior: A Life History Perspective; nel 1997, Michael Levin ha pubblicato Why Race Matters: Race Differences and What They Mean, dove passa direttamente all’offensiva – il fallimento dei neri negli Stati Uniti è colpa della loro naturale inferiorità. Nel 2007, John Entine ha pubblicato Abraham’s Children: Race, Identity, and the DNA of the Chosen People, in cui sostiene che il giudaismo avrebbe  selezionato nei secoli solo le persone intelligenti, trasformando gli ebrei ashkenaziti (dei sefarditi non gliene importa molto, pare) in una “IQ machine“.

Tra le righe si legge sempre lo stesso discorso: l’America capitalista è un destino, chi non riesce a goderne è insieme incapace e colpevole.

[2] I danesi etnici sono 4,987,656, quelli di “discendenza straniera”, meticolosamente registrati nel censimento, 483,390. Diciamo 10 “danesi etnici” per ogni persona di “discendenza immigrata”. Se la percentuale di persone condannate su ciascuno dei due gruppi etnici è di appena 2 volte di più tra le persone di discendenza immigrata, come fanno a costituire il 70% della popolazione carceraria?

[3] Tagliamo la testa al toro, supponendo che abbiano entrambi ragione. Facciamo finta anche che sia delinquente solo chi finisce in carcere, non chi ha i mezzi per riuscire a derubare il prossimo legalmente. Ammettiamo che in Danimarca, i bianchi musulmani, negli Stati Uniti i neri cristiani delinquano di più: la prova più evidente che si tratta di un fenomeno sociale e non genetico. Detto questo, sono il primo a dire che non bisogna fare una lettura semplicistica in termini di “integrazione” e di reddito.

[4] In realtà, Sennels – almeno in traduzione – non dice endogamy, ma inbreeding, un termine in genere riservato per l’allevamento degli animali e che non ha un esatto equivalente italiano. Wikipedia ci offre “selezione genealogica”, che però ha un senso più ampio; mentre endogamia ha spesso solo il senso di matrimonio all’interno del proprio gruppo, comunque definito.

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134 risposte a Nicolai Sennels, lo psicologo che dice il problema musulmano è genetico

  1. Claudio Martini scrive:

    “[..] coloro che in nome dell’antirazzismo si dedicano a dare la caccia a topi – come, in Italia, chi protesta per l’apertura di sedi di Casa Pound –[..]”
    Dacchè si deduce che quelli di Casa Pound sono paragonabili ai topi. Ora, non ti senti in colpa nei confronti dei topi?

  2. mirkhond scrive:

    “Io credo che l’endogamia in senso ampio (non limitata ai matrimoni tra cugini) abbia svolto un ruolo importante nella conservazione delle tante comunità mediorientali, dai cristiani giacobiti della Siria ai samaritani, dai mandei alle ben tre correnti chiuse dei Dönme che hanno vissuto per secoli nella stessa città di Salonicco.”

    Non dimentichiamo gli Armeni, anche quelli diventati realmente musulmani e integratisi a tutti gli effetti nella società turca moderna, come l’attuale capo dello stato, Gul e sua moglie che sono cugini di primo grado, in questo seguendo un’antichissima tradizione armena pre-cristiana, accettata poi con la cristianizzazione e risalente forse, allo Zoroastrismo e alla forte influenza iranica sull’Armenia antica e medievale.
    Ma anche gli Armeni sopravvissuti ai massacri tra il 1894 e il 1922, e rimasti in segreto dei cripto-cristiani con identità “ufficiale” turca e curda, hanno mantenuto la coscienza della loro origine, sposandosi tra loro.
    Ma anche gli Albanesi cattolici di rito bizantino del Pollino e della Sila, hanno potuto preservare fino ad oggi la loro identità in un ambiente che tendeva ad assimilarli, proprio grazie ad una politica matrimoniale endogamica durata almeno fino a 20-40 anni fa, come mi dissero quando andai a San Costantino Albanese, sul versante lucano del Pollino, una quindicina di anni fa.

    • mirkhond scrive:

      Per Armeni sopravvissuti, mi riferisco a quelli rimasti in Anatolia che, secondo stime fornite dal sito armeno Noravank, dovrebbero essere circa 1000000-1500000.

  3. mirkhond scrive:

    Questo Sennels mi sembra il nuovo Lombroso.

  4. Moi scrive:

    A me la partenza dalla criminologia ricorda di più Cesare Lombroso, che ha goduto di aura di scientificità molto più a lungo di altri perché insisteva sui crani anzicché sulle pelli.

    _______

    Ma come fanno “gli Islamici” a insidiare donne “nostre” e al tempo stesso a essere endogamici ?

    _______

    Nell’ articolo che linki c’ è un riferimento nell’ articolo di Blondet a un “Sayan” [sic] sfigato … purtroppo l’ articolo non è recuperabile. Fatto sta che è la prima volta in assoluto che io sappia in cui viene tirata in ballo nell’ attualità una razza aliena (notare che sono sempre politici, archeologi, giornalisti, politologi ecc… Bianchi Occidentali a menarla con Razze Aliene superiori a quella umana e i PaleoAstronauti) e dichiaratamente (!) immaginaria :

    http://it.wikipedia.org/wiki/Saiyan

    … contrariamente ai Rettiliani di David Icke, agli Elohim dei Raeliani, o agli Dèi-Alieni Mesopotamici di Zacharia Sitchin & Co ecc …

    • PinoMamet scrive:

      ??
      Non so a cosa ti riferisca di preciso, ma credo che Blondet usi il termine “sayan” per indicare un collaborazionista o simpatizzante israeliano;
      tu invece mi sa che ti riferisci ai manga di Akira Toriyama, che sono tutt’altro paio di maniche
      😉

      • Moi scrive:

        “sayan” per indicare un collaborazionista o simpatizzante israeliano

        _________________

        Ma è un caso l’ assonanza ? … lascia stare il discorso anagramma di “yasai” come “verdura” ecc … c’ è dell’ altro ?

        Va be’ che il Giappone a differenza di Germania e Italia di Ebrei (presumibilissimamente) non ne aveva !

        • Moi scrive:

          “Sayan” in quel significato non l’avevo mai letto né sentito, qui c’ è la lista di proscrizione :

          http://holywar.org/italy/sayanim.htm

          al plurale fa sayanim … che suona quasi come sayajin 😉

          Quindi “Sayan” per gli Israeliani è un “Goi Servile” ?

          • PinoMamet scrive:

            Allucinante la lista del sito, quasi una vera e propria lista di proscrizione, come dici giustamente…
            comunque:
            penso che i “sayanim” in senso stretto siano le persone fidate di cui gli agenti del Mossad possono servirsi come aiutanti (informatori, ospiti ecc.) quando sono all’estero.
            Così perlomeno mi è capitato di leggere, poi non so se si tratti di fanta-spionismo, più che di realtà.

            Poi Blondet immagino lo usi in senso lato, gli antisemiti veri e propri probabilmente ci aggiungono anche una sfumtura di insulto.

            Peraltro i sayanim, sempre stando alla letteratura spionistica reperibile in rete, dovrebbero essere ebrei (o è solo una preferenza?)

            In senso religioso e tradizionale, il termine mi è del tutto ignoto, e credo inesistente.

            Ciao!

            • corrado (qualc1) scrive:

              Ah, ma questo è niente:
              Qualche anno fa questo simpaticissimo sito pubblicava la lista dei cognomi ebraici italiani.

              • Z. scrive:

                Meglio dell’ufficio anagrafe, perbacco. Solo – come hanno superato il problema costituito dal fatto che l’ebraismo è matrilineare?

                Z.

  5. mirkhond scrive:

    Per Moi

    L’ossessione tipicamene “norrena” per gli incroci razziali all’origine di tante disgrazie dell’umanità, la trovi anche nel romanzo “Il segreto della Genesi” di Tom Knox, edito in Italia da Longanesi.
    Solo che, invece dei rettiliani, Konx ci mette i fantomatici Uomini del Nord, una gigantesca razza ominide alta tre metri e dagli occhi a mandorla, discendente dal Gigantopiteco, e proveniente dalle fredde terre dell’estremo oriente siberiano, nella valle dell’Amur, Mongolia e Manciuria.
    Questi giganti settentrionali nel 10000 a.C., si sarebbero spostati nell’alta Mesopotamia, nella regione tra Urfa e Diyarbakir (attuale frontiera tra Turchia e Siria), dove avrebbero sottomesso i nanerottoli” armenoidi e stuprato le loro donne, creando la nostra razza a cui avrebbero dato i geni dell’intelligenza all’origine della nostra civiltà, ma anche la propensione al male e alla violenza, qualità queste intelligenza&malvagità insieme, che Knox in una delirante classificazione di quozienti intellettivi per “razze”, considera SUPERIORI tra i gruppi PIU’ SETTENTRIONALI della terra, tra cui i Tedeschi, gli Anglosassoni (Americani compresi), gli Ebrei (che lui vede come “nordici”, evidentemente pensando agli Askhenaziti), e i Cinesi.
    Queste “razze” per Knox, possiderebbero tale quoziente in maniera più elevata rispetto al resto dell’umanità, perchè GENETICAMENTE e in molti casi, GEOGRAFICAMENTE, più vicini a quelle gelide terre settentrionali da cui fa provenire questi Uomini del Nord.
    ciao

  6. corrado scrive:

    «L’endogamia è permessa dalla legge ebraica non solo tra cugini; ad esempio, uno zio può sposare la propria nipote»
    Ma il Levitico (o il Deuteronomio, non ricordo) non proibisce le nozze fra parenti di grado inferiore al quinto?
    E la parentela zio-nipote è di terzo grado.
    («Non c’è cosa più divina…», ma solo oltre il quinto grado… mi sembra ragionevole :-p)

  7. p scrive:

    Vedo che in rete “inbreeding” è tradotto tecnicamente con “inincrocio”, termine molto orecchiato, devo dire. Infatti il calco non è meno incomprensibile dell’originale inglese per un italiano. Il significato si può esprimere meglio con “riproduzione consanguinea”, come ho visto da qualche parte, che fa subito capire che si tratta dell’atto riproduttivo tra esseri viventi dello stesso sangue.p

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Claudio Martini

    “Dacchè si deduce che quelli di Casa Pound sono paragonabili ai topi.”

    Ma no, mi vengono in mente al limite le drosofile, che non fanno né bene né male, né caldo né freddo.

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond e Moi

    “Questo Sennels mi sembra il nuovo Lombroso.”

    Uno, Lombroso comunque aveva studiato.

    Due, aveva una bella barba mentre Nicolai Sennels ha la faccettina da Facebook.

  10. Miguel Martinez scrive:

    Sayanim è un termine che proviene da un libro scritto negli anni Ottanta da un ex-agente del Mossad, Victor Ostrovsky, che smentiva la tesi ufficiale del Mossad, secondo cui il Mossad farebbe uso solo di agenti locali non ebrei per non creare problemi alle comunità ebraiche.

    Il testo di Ostrovsky mi sembra credibile in parte, in altre parti troppo romanzesco, e quindi non riesco a formulare un mio giudizio definitivo.

    Qui si trovano i brani sui sayanim (lasciate perdere il sito demenziale, quello che conta è il libro di Ostrovsky):

    http://www.the7thfire.com/new_world_order/zionism/mossad_local_assistants_or_sayanim.htm

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “Allucinante la lista del sito, quasi una vera e propria lista di proscrizione, come dici giustamente…”

    Il gestore del sito Holywar, che brilla più per passione che per intelletto, ha preso semplicemente la lista dei firmatari di una petizione a favore di Israele, senza spiegare che cos’era, e ci ha messo la sfilza di punti esclamativi, teschi e tutto il resto.

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per p

    “Vedo che in rete “inbreeding” è tradotto tecnicamente con “inincrocio”

    Grandioso

    • falecius scrive:

      Io lascerei “inbreeding” in inglese.
      Per come l’ho sempre visto usare io, se applicato ad esseri umani, è per descrivere ad esempio l’endogamia di vertice praticata dalle case reali ellenistiche e dalla nobilità europea moderna. In entrambi questi gruppi credo che non sia difficile dimostrare che follia, demenza e tendenza a “delinquere” siano probabilmente un ordine di grandezza sopra la media o qualcosa del genere. 😀
      Non so se ciò abbia a che fare con l’inbreeding, con l’esercizio continuato del potere o, nel caso dei monarchi ellenistici, col crescere nella convinzione di essere degli Dei.

      • Ritvan scrive:

        Se la biologia non è un’opinione:-), certo che l’inbreeding è responsabile di manifestazioni di patologie di derivazione genetica superiori alla media nella progenie. In zootecnia l’inbreeding viene usato per selezionare razze/linee animali con determinate caratteristiche: in questo caso, la progenie manifestante difetti viene eliminata e si procede con il resto. Nel caso degli umani, invece, non si eliminava nessuno, pertanto….

  13. PinoMamet scrive:

    “Il gestore del sito Holywar, che brilla più per passione che per intelletto, ha preso semplicemente la lista dei firmatari di una petizione a favore di Israele”

    Beh immaginavo qualcosa del genere… nell’era di internet è molto più facile fare così che una ricerca seria
    (lo stesso si applica a molte tesi di laurea!)

    ma la cosa che mi colpisce non è dove abbia preso la lista di personalità pro-Israele, ma il modo in cui vengono additate come “sayanim”… poi naturalmente bisogna vedere che significato dà lui alla parola.
    Ora, naturalmente quando qualcuno mette la sua firma su qualcosa di pubblico, la cosa è appunto pubblica, e vabbè;
    ma se io mettessi la mia firma su un appello contro la discriminazione dei musulmani, non mi piacerebbe vedermi poi additato come “fiancheggiatore di AlQaida” dallo svitato di turno.

    E secondo me AlQaida manco esiste!

    Ciao! 🙂

  14. PinoMamet scrive:

    Ho letto il link di Ostrovsky, e la cosa che mi stupisce di più di queste confidenze di ex spie o omologhi (l’ex sovietico Viktor Suvorov, omonimo del più famoso e antico Aleksandr) è il tono:
    sempre lo stesso, non saprei bene come definirlo, un misto di cinismo e voglia di stupire.

    Chissà, forse si copiano tutti un po’ a vicenda: anche ammessa la veridicità della propria origine spionistica, che non discuto, si tratta sempre comunque di campare e vendere un prodotto, quindi non stento a credere che più di qualche particolare sia romanzato.

    Lo stesso per i vari ex militari (perlopiù anglosassoni) diventati romanzieri, che i miei conoscenti militari italiani leggevano spesso, pur sapendo che molti particolari tecnici erano sballati e molte cose non potevano essere andate come raccontate…

    ciao!

  15. p scrive:

    Il risultato è grandioso, effettivamente. Sono riusciti a rendere più astruso da capire il vocabolo italiano di quello straniero. È chiaro che quell’ “in” non è italiano, ma inglese, nel significato aggettivale che dovrebbe avere, e appiccicato a una parola italiana che non fa neppure subito pensare a procreazione e riproduzione, anche se può essere usata in quel senso. Non hanno fantasia, usano la lingua come stupidi giornalisti, madosca.
    Quanto a “inbreeding” usato dall’ineffabile “c’è del marcio in danimarca”, penso abbia intenzioni spregiative: questi non procreano come uomini ma figliano come bestie. Per assurdo, endogamia è più giusto da tradurre, sono umani, checché ne pensi l’esimio scienziato, ma si perde la sfumatura spregiativa dell’originale. In italiano si potrebbe trovare qualcosa come “intrafiglianza”, che certo si capisce d’acchito più di “inincrocio”.p

  16. PinoMamet scrive:

    Non escluderei che “inbreeding” in quel senso sia la riverniciatura colta e presentabile di “motherfucker” e delle dicerie sui contadinotti hillibilly che a forza di sposarsi tra cugini sarebbero tutti ritardati…

    interessante che che l’inbreeding produca risultati opposti secondo studi diversi mirati a gruppi diversi: un razzista ci vedrebbe forse qualche prova del suo razzismo, ma, a rigore, non si capisce per quale motivo che non sia il caso assoluto un gruppo di “inbreeders” dovrebbe migliorare e uno peggiorare nel tempo…

    per cui io tendo a vederlo come prova dello scarso valore di questi studi.

  17. Leo scrive:

    Una domanda mi tormenta :

    ma questi psichiatri saranno mai riusciti a curare qualcuno ? E se sì, come era ridotto una volta “curato” ?

  18. Z. scrive:

    In rigorosiZZimo ordine alfabetico:

    Inbreeding: naturalmente non significa robe astruse come “inincrocio” (carina, però!). Il prefisso “in” sta per “within”, e il lemma (eeh? 🙂 ) è tipicamente usato per riferirsi – ad esempio – alle persone nate da rapporti endogamici, senza che il suo uso implichi sfumature negative di alcun genere.

    Lombroso: al di là di alcune teorie bizzarre – e anch’esse, per quanto mi riguarda, per nulla prive di riscontri 😉 – parliamo di uno studioso che, come dice Miguel, si è fatto il mazzo sui libri, che ha anche affrontato in modo serio problemi seri del suo tempo, e che nessun manuale decente di diritto penale si sognerebbe di espungere. Non parliamo di un pirletti da Feisbuc, insomma.

    Suvorov, Viktor: secondo me è un grosso cazzaro, che dà pure qualche chilometro al connazionale Mitròcchin. E il fatto che qua e là salti fuori qualche destroide che cerca di rivenderselo me ne dà, com’è giusto, ulteriore conferma…

    Z.

    PS: Eh… come fanno “gli Islamici” a insidiare donne “nostre” e al tempo stesso a essere endogamici? Buona domanda. Secondo me la risposta è questa. Loro sono endogamici perché sono selvaggi e ignoranti: le nostre donne le insidiano solo per cattiveria, per il gusto di farci arrabbiare.

    • mirkhond scrive:

      “Lombroso: al di là di alcune teorie bizzarre – e anch’esse, per quanto mi riguarda, per nulla prive di riscontri 😉 – parliamo di uno studioso che, come dice Miguel, si è fatto il mazzo sui libri, che ha anche affrontato in modo serio problemi seri del suo tempo, e che nessun manuale decente di diritto penale si sognerebbe di espungere. Non parliamo di un pirletti da Feisbuc, insomma.”

      Ciò non toglie che è stato uno sporco razzista e a sua aggravante, proprio per il fatto che ha STUDIATO.

      • Z. scrive:

        Bisognerà anche considerare che le teorie secondo cui

        1) siamo tutti uguali
        2) chi dissente è cattivo

        non erano ancora diffuse al suo tempo, di cui inevitabilmente Lombroso era figlio. Il razzismo, così inteso, era assai diffuso nell’Ottocento; l'”antirazzismo” comincia a prendere piede non prima del secondo dopoguerra. E soltanto grazie a Hitler, senza il quale, probabilmente, il razzismo sarebbe rimasto la norma.

        E’ noto del resto che Voltaire, Kant e compagnia cantante erano razzisti eccome. Sporchi? Può essere: i Francesi sono noti per trascurare l’igiene personale, e col freddo che fa a Kaliningrad…

        Z.

        • mirkhond scrive:

          Sta di fatto che il non da me compianto Lombroso, le sue aberrazioni le abbia applicate nei confronti del MIO popolo, e ciò, scusami, non me lo rende affatto simpatico.
          Come consideresti chi avesse detto la stessa cosa dei Cispadani?
          ciao

          • mirkhond scrive:

            E comunque studioso o no, sempre uno sporco razzista rimane, anche se non ha la faccina da faceass.

          • mirkhond scrive:

            errata corrige :
            conidereresti

          • Z. scrive:

            Ma non dico che ti debba essere simpatico, ci mancherebbe! Così come non è obbligatorio che a me sia simpatico quel burlone di Voltèrr e quel monomaniaco di Chént. Che tra l’altro dicevano del mio “popolo” cose (almeno) altrettanto odiose rispetto a quelle che Lombroso diceva del tuo.

            Ciò non toglie:

            1) che il contributo di Lombroso alla criminologia sia più significativo di quello – piuttosto modesto – che Voltèrr aveva dato alla filosofia;
            2) che Chént sia, e senza serie possibilità di paragone, il filosofo più importante dell’età moderna;
            3) che nessuno dei tre fosse una faccetta da Féisbuc: e se permetti, ceteris paribus, è già qualcosa!

            Poi possiamo tranquillamente chiamarli “sporchi razzisti”, ci mancherebbe altro. Resta però un dubbio: quanti sono gli studiosi prima del Novecento ai quali non sarebbe possibile affibbiare l’epiteto? Non moltissimi, temo.

            Z.

            • mirkhond scrive:

              Sul Voltaire sono d’accordo con te.
              ciao

            • Francesco scrive:

              ma non era Hegel il mejo fico der bigoncio de li tempi moderni?

              io rimango a Platone e Aristotele, come livello assoluto non c’è paragone.

              • Z. scrive:

                Francesco,

                — ma non era Hegel il mejo fico der bigoncio de li tempi moderni? —

                Forse in Unione Sovietica…

                — io rimango a Platone e Aristotele, come livello assoluto non c’è paragone. —

                Beh, lo squilibrio a favore del secondo è piuttosto evidente anche per il lettore medio (anche se, per contro, come scrittore il secondo si mangia vivo il primo).

                Ma qui stiamo parlando di filosofia contemporanea, non classica, ed è Chént che comanda 🙂

                Z.

              • Z. scrive:

                errata: come scrittore il primo (Pl.) si mangia vivo il secondo (Ar.)

                Z.

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Z

          Tendo a concordare con te. Lombroso era certamente un razzista, ma il punto è che all’epoca tutti lo erano.

          Condannare Lombroso per questo sarebbe come condannare Tolomeo per aver posto la terra al centro del cosmo.

          L’esistenza delle razze in senso biologico era data per scontata al punto che lo stesso ‘manifesto degli scienziati fascisti per la difesa della razza’ non la argomenta neppure, la dà per scontata citandola appena nelle prime righe. Dubito che Darwin, o Huxley. o Churchill (o Cannizzaro, per citare un Borbonico caro a Mirkhond) fossero meno razzisti di Lombroso.

          Il dibattito semmai era fino a che punto la razza (in termini moderni diremmo la genetica) prevale sull’ambiente: una dialettiva questa presente ancora oggi, senza per questo che ci si debba ridurre alla ‘sociobiologia’ di Wilson.

          In caso di regimi apertamente razzisti, era inoltre cura del regime stabilire fin dove l’influsso della razza su spingeva nel campo delle reazioni umane. La razza assume significato di volta in volta a livello spirituale (con Evola) o di fenotipo (caratteristiche somatiche in rado di promuovere l’adattamento – è il caso di Rosenberg). Chi ha sfogliato gli annali de ‘La difesa della razza’ di telesio interlandi e giorgio almirante sa quante fluttuazioni ha subito il concetto di ‘razza’.

          Soprattutto la linguistica fornì un chiaro supporto al modo di pensare razzista – con l’ovvia differenza fra le ingue indoarie da una parte e quelle semitiche dall’altra. Tant’e’ che i nazisti ci misero parecchio a decidere di sterminre i Rom.

          Lombroso usa il concetto di razza per fondarvi la criminologia. E anche se le sue idee oggi si sanno essere errate, Lombroso ha avuto ad es. il merito di diffondere i metodi della criminologia scientifica -senza di lui le impronte digitali, che Galton consiglio’ alle polizie di tutto il mondo, in Italia sarebbero entrate molto più tardi.

          Galton stesso invento’ il termine ‘eugenetica’, propugnando il controllo della riproduzione dei malati mentali al fine del geneale benessere, e il Nobel svedese Myrdal -padre insieme con la moglie del concetto di Satto sociale- ne ricavo’ la sterilizzazione forzata degli zingari del suo Paese.

          Ora, queste pratiche che oggi consideriamo abomini – la classificazione Lombrosiana di certi Italiani del Sud come ‘delinquenti per tendenza’, curioso termine rimasto nella nostra legislazione, la propugnata eugenietica Galtoniana delle impronte digitali, la sterilizzazione forzata- non tolgono validità nè alla rilevazione delle impronte digitali nè allo Stato sociale.

          Quanto ad ‘inbreeding’, puo’ forse interessare un citazione di un discorso di Hitler tenuto davanti al futuro gauleiter di Danzica, Forster, e a Rauschning, che poi -siamo nel 1938- sarebbe scappato in Francia e avrebbe scritto il profetico opuscolo ‘Hitler m’a dit’.

          Hitler avrebbe confidato che lo sapeva benissimo che da un punto di vista puramente scientifico il concetto di ‘razza’ come lo usava nei sui discorsi era impreciso. Ma aggiungeva di usarlo ‘nel senso in cui gli allevatori parlano di razze di maiali, mucche, pecore ecc.’

          In altre parole, il concetto di ‘razza’ sembra essere per Hitler usato come strumento per l’allevamento, cioè per la generazione fisica e morale di soldati forti, robusti e resistenti. Come lo era stato lui nelle trincee, dove senza essere nè biondo nè con gli occhi azzurri aveva davvero rischiato la pelle. Questa è un’idea ripetuta continuamente nel ‘Mein Kampf’: la Germania umiliata da Versailles è incapace di utilizzare le risorse fornitele dai soldati di leva sfornati dall’esercito, mentre ‘anche un Mongolo puo’ diventare cittadino’.

          (Più in piccolo: mai sentite le polemiche per una Miss Italia di pelle nera?)

          L’uso del termine ‘inbreeding’ mi sembra dunque utile per evidenziare – anche nei moderni mascalzoni illustratici dai post di Martinz- lo scopo puramente pratico del razzismo: il superamento dei problemi attraverso la rimozione del diverso.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • mirkhond scrive:

            o Cannizzaro, per citare un Borbonico caro a Mirkhond

            Non so nemmeno chi sia.
            ciao

            • mirkhond scrive:

              “Lombroso era certamente un razzista, ma il punto è che all’epoca tutti lo erano.2

              Tutti colpevoli, nessun colpevole…
              Odiare alcuni è sbagliato, i Meridionali no.
              E poi si difende l’unità (?) d’Italia.
              Se queste sono le premesse….
              ciao

              • PinoMamet scrive:

                Beh, non mi sembra però che Z. o Andrea Di Vita sostengano questo…
                comunque, nel caso ti interessi, Lombroso sta sulle palle anche a me
                🙂

                (a me gli antropologi fisici mi hanno classificato, forse te l’ho già detto: non hanno trovato che io sappia segni di propensione a delinquere- ingenui 😉 – ma dicono che sono tipico del Mediterraneo orientale)

              • mirkhond scrive:

                Speriamo che nel Mediterraneo Orientale non ci siano troppi equivalenti di Lombroso e Sennels, sennò addio ai miei sogni di trasferirmici per passarvi almeno gli ultimi anni della vita….
                ciao

              • mirkhond scrive:

                Naturalmente non credo neanch’io che Andrea possa nutrire simpatie per certi cattivi soggetti della “cultura” e proprio per le sue tormentate origini duosiciliane.
                ciao

              • Andrea Di Vita scrive:

                Per Mirkhond

                ”duo-siciliane”

                Non per quello ma perchè hanno scoperto il DNA e i neuroni specchio. E anche perchè un collega di mio padre, Cavalli Sforza, dimostro’ definitivamente decenni fa quello che Einstein aveva proclamato di getto: che di razza ce n’e’ solo una, quella umana.

                ‘OT: Stanislao Cannizzaro, laureto sotto i Borbone e specializzatosi a Parigi, fu il primo a distingure fra ‘atomo’ e ‘molecola’.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

      • Ritvan scrive:

        Beh, sulla “serietà” scientifica di Lombroso parla il seguente aneddoto. Lombroso chiese alla polizia parigina di mandargli delle foto di prostitute che le sarebbero servite per illustrare un suo lavoro “scientifico” sulla fisiognomica applicata ai delinquenti. Non si sa se per errore – come recita la versione ufficiale -oppure più verosimilmente per burlarsi del cugino d’oltrealpi:-), la polizia parigina gli mandò le foto di (presumibilmente) onestissime bottegaie parigine che avevano portato una loro foto alla polizia per essere applicata alla loro licenza di commercio. E su quella solida base:-) Lombroso mise su il solito suo lavoro altamente”scientifico”:-) in cui si mettevano in evidenza le tipiche caratteristiche fisiognomiche della prostituta nelle foto allegate…:-):-)
        P.S. Ovviamente, i cari lombrosofili sono liberi di sostenere che Lombroso avesse ragione e che fossero, invece, le bottegaie parigine ad aver sbagliato mestiere:-).

        • Z. scrive:

          E’ che i mangiarane erano invidiosi del Nostro e lo boicottavano!

          🙂

          Z.

          PS: Dove hai letto l’aneddoto?

          • Ritvan scrive:

            Caro Z. non me lo ricordo, sai, fa parte di quel bagaglio culturale privo di bibliografia che ci portiamo dietro….però, ho fatto una ricerca in rete e una prof universitaria ne parla qui (vedi a pagina 39)
            http://www.di.unipi.it/~romani/DIDATTICA/CMS/RazzismoI.pdf

            Ciao e Buon Natale
            Ritvan

            • Z. scrive:

              Interessante il pdf che hai linkato.

              Soprattutto è bene ricordare che quelle minchiate sulla razza sono state seriamente credute fino a pochi – talvolta pochissimi – anni fa, e non di rado da studiosi di pregio. Io sono convinto che Lombroso lo fosse, e magari non tutti sono d’accordo: ma chi dissentirebbe su Watson?

              Oggi ne ridiamo, come domani i nostri figli rideranno di noi, ma intanto la gente continua e continuerà a morirci.

              Ricambio gli auguri, ma credo che avremo modo di farceli di nuovo più avanti comunque 🙂 e poi, non eri musulmano? 🙂

              Z.

              PS: Molto bella la frase di Gould: “Spesso [gli scienziati] non riescono a discernere il pregiudizio che li guida
              verso una interpretazione tra le molte coerenti con i dati”. Penso sia un po’ vero per tutti noi.

  19. Moi scrive:

    Secondo un luogo comune becero ma non infondato sarebbero le femministe o cmq le “sinistrate” le più attratte dagli islamici … proprio perché le maltrattano, ed è ciò che le donne vogliono veramente, nonostante il femminismo. Anzi, proprio il femminismo ha reso i masculi autoctoni deboli e fragili, “senza palle”. In verità la donna non potrebbe lottare contro la sua stessa natura, che aspira alla sottomissione.

    …Ma a onor del vero è un argomento usato a suo tempo anche dagli autoctoni per i milioni di “Terroni al Nord” e per i milioni di “Macaroni all’ Estero”.

    • Moi scrive:

      Naturalmente, per le dirette interessate che non rispondono, lo prendo come un Silienzio-Assenso. 😉 🙂 😉 🙂 😉 🙂

  20. PinoMamet scrive:

    Ritorno fuori tema sulle spie, per svagarmi un po’:

    se fossi un dirigente di servizio segreto e avessi un agente o un funzionario un po’ spaccone e tendente alla vanitosità; o stanco e deluso dal lavoro; o pigro e fancazzista…
    e questo mi facesse capire, o io intuissi, che se ne vuole andare dal paese;
    magari lo incoraggerei, ecco.
    E gli direi anche, in mezzo alle cose vere che sicuramente ha imparato del lavoro, un paio di stronzate, spacciandogliele per vere, che mi fa comodo che lui sparga in giro.

    La cosa dei famosi “sayanim” può benissimo essere vera, chi lo sa.
    Ma sembra anche messa in giro apposta, specialmente come la racconta Ostrovsky o come cavolo si chiama (ma tutte russe ‘ste ex spie?), per aumentare la sospettosità verso le comunità ebraiche nel mondo, e in ultima analisi l’arrivo di nuovi cittadini e coloni in Israele.
    Chi lo sa!

    • Z. scrive:

      Ma liquidarlo e riga, l’agente?

      Mica sono così contorti, i Grandi Capi dei Servizi. Quelli siamo noialtri dell’Izqr Disunida 🙂

      Z.

  21. Moi scrive:

    @Mirkhond :

    Hai letto “Terroni” di Pino Aprile ? Non sarà uno Storico Professionista ma è stato l’ unico a vendere oltre 100.000 copie sulla Questione Meridionale … o forse c’ è riuscito proprio perché NON è uno storico professionista, gente che “toglie l’ anima” alla Storia 😉

  22. mirkhond scrive:

    Per Moi

    Ho ascoltato Aprile sul tubo e devo dire che non è il solito pataccaro.
    Per esempio ha il merito di analizzare le ragioni dello scetticismo diffuso tra la mia gente su un’eventuale ipotesi indipendentista, un pò come l’ultimo e lucidissimo Zitara.
    Se puoi, leggitelo il romanzo di Knox. Aiuta molto a comprendere il razzismo “norreno”, così vivo ancora oggi e di cui Miguel Martinez ci fornisce saggi quotidiani per altre vie.
    ciao

  23. Moi scrive:

    Gli islamofobi dicono di non essere razzisti. “Per noi basta che si integrino“.

    D’accordo, a patto di estendere lo stesso esonero alla giudeofobia cattolica, che sosteneva anch’essa, “basta che si convertano“.[1]

    Però le remore cadono presto, come in ogni guerra. Ecco che compare il danese Nicolai Sennels.

    Miguel
    ______________

    Scusa tanto Miguel, ma te lo devo chiedere :

    … non ti sembra un po’ di esagerare ?

    Cioè, tu non accetti l’ idea che qualcuno possa trovare sinceramente inquietante un ” monoteismo esotico ” ancor più “tetragono” (come da felice definizione non mia) di quello “autoctono” e che faccia ripiombare le libertà individuali in “Occidente” a prima del ’68 ?

    Senza Sionisti e/o Massoni a manipolarlo, intendo.

    Islam e Cristianesimo hanno in comune la smània tendenzialmente autoreferenziale e totalitaria di voler ragionare sempre in termini di Governo / Opposizione, sono refrattari e insofferenti all’ idea della Libera Concorrenza fra religioni … e una volta al governo, applicano il famoso “chiagn’e e fott’e”.

    Parafrasando il vecchio slogan femminista :

    ” Lo Spirito è mio, e lo gestisco io ! ”

    Questo Cristiani e Musulmani non lo accettano !
    Non sono uno uarrino, penso cioè che l’ Ateismo di Stato Sovietoide potrebbe rivelarsi una cura peggio del male … mi basterebbe e avanzerebbe la Laicità, purché effettiva !

    ____

    Gli Ebrei, i Monoteisti Originari , saranno pure più severi anche dei Musulmani con le norme religiose (e forse non è un caso che Freud appartenesse per cultura all’ Ebraismo ! … di “materiale umano” 😉 per studiare fobie e paranoie ne ha avuto a non finire !), ma fortunatissimamente ci tengono a fare Elite …

    • Ritvan scrive:

      ——-….Islam e Cristianesimo hanno in comune la smània tendenzialmente autoreferenziale e totalitaria di voler ragionare sempre in termini di Governo / Opposizione, sono refrattari e insofferenti all’ idea della Libera Concorrenza fra religioni…Moi——

      Si vede che non hai mai letto il Corano. Non so se il cristianesimo sia o meno favorevole alla “libera concorrenza” fra religioni, ma nel Corano sta scritto:”Ad ognuno di voi (ebrei, cristiani, musulmani-ndr.) abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi.”(Corano, V;48).

  24. Daouda scrive:

    MA come?

    Le impronte digitali e lo stato sociale sono cose buone?

    Secondo me invece la teoria Lombrosiana è corretta.
    Il problema è che egli non era poi così a conoscenza della Fisiognomica, ossia Lombroso si è lasciato trasportare da suoi preconcetti e sue antipatie invece di dedicarsi alla Scienza.

    Che un individuo possa essere classificato dalla sua esteriorità , questo io non metto in dubbio. E evidente che una tale componente da sola NON BASTA. Ad ogni modo…SI SIA COMPETENTI, CAZZO!

    eh eh

  25. Jam scrive:

    …se Tolomeo mette la terra al centro del cosmo non crea nessun tipo di razzismo astrale, ma soltanto un’idea metafisico-filosofica che volenti o nolenti, essendo noi anche abitanti della terra siamo anche il centro del nostro universo, un lapsus freudiano necessario, niente di più.
    Lombroso invece aggiunge scorrettezze chiamate scientifiche ad idee già delirantemente ignoranti e questo dopo aver studiato a lungo. Lombroso legittima la perversità e se avesse studiato di meno la sua perversità sarebbe forse meno perversa?
    Siccome in periodo di barbarie intellettuali le parole studio ragione e scienza legittimano sempre qualcosa da dover imporre come giusta, anche chi dice cavolate diventa superiore x’ ha studiato?
    ciao

  26. PinoMamet scrive:

    “Naturalmente non credo neanch’io che Andrea possa nutrire simpatie per certi cattivi soggetti della “cultura” e proprio per le sue tormentate origini duosiciliane.
    ciao ”

    Vabbè, mo’ non è che Z. invece per essere del “Nord” sia anche razzista e lombrosiano, eh!
    Comunque sono sicuro che vi spiegherete benissimo tra voi due senza che io metta becco.
    🙂

  27. mirkhond scrive:

    Penso che anche Z non sia lombrosiano….
    ciao

    • Z. scrive:

      mirkhond,

      il fatto stesso che “lombrosiano” significhi oggi, ironicamente, “qualcuno che giudica le persone in base alla loro faccia”, mi fa dubitare persino che qualche “lombrosiano” esista davvero 😉

      Z.

  28. p scrive:

    Le razze esistono, se le intendiamo come i tratti specifici che gruppi umani hanno preso vivendo e riproducendosi in uno spazio delimitato per un certo tempo. Quelle che sono in causa sono le teorie sulla razza. Non è che la terra e il sole non esistevano solo perché gli uomini in maggioranza credevano alla teoria tolemaica, che fu peraltro un buon salto conoscitivo per quel tempo di come dare ordine ai movimenti celesti che osservavano.p

  29. Daouda scrive:

    Daouda: dovrebbe significare Davide ossia Dawud in senegalese. Io sono di qua.

    p.s. comunque sia la fisiognomica FU cosa seria, mica Lombroso.

  30. Miguel Martinez scrive:

    Per Andrea Di Vita

    “L’esistenza delle razze in senso biologico era data per scontata al punto che lo stesso ‘manifesto degli scienziati fascisti per la difesa della razza’ non la argomenta neppure, la dà per scontata citandola appena nelle prime righe. “

    Verissimo. Però ciò che colpisce, con il senno di poi, è la fragilità della costruzione razzista.

    Quella tolemaica era una teoria razionale, che non strideva in apparenza con i dati noti, e che solo lentamente è stata messa in crisi da piccoli dati fuori norma.

    Se invece leggiamo i testi dei normali antropologi dell’Ottocento, restiamo colpiti dal fatto che nessuno di loro sembra aver ragionato seriamente sulle basi del proprio discorso.

    Tutti partono con fideistica certezza dalla premessa dell’esistenza delle razze e della loro radicale diversità comportamentale.

    Data questa premessa, poi, ognuno di loro stila liste a caso di razze, in contraddizione tra di loro.

    Prestando un’enorme attenzione ai singoli dettagli, ad esempio le misure dei crani.

    Manca quasi sempre l’elemento fondamentale del metodo scientifico, cioè la capacità di cercare contro-argomentazioni, di cercare ipotesi alternative. Anche San Tommaso, a modo suo, arrivava alle sue conclusioni dopo aver detto, “uno si può dire questo, due a tale ipotesi si può obiettare che”, prima di arrivare a “tre quindi vi dico io come stanno le cose”. I grandi razzisti dell’Ottocento non lo hanno fatto.

    Barbujani fa vedere i difetti di ragionamento degli antropologi razzisti in una maniera che più o meno chiunque può capire: non ci vuole oggi uno specialista per coglierne i difetti di ragionamento, anche con i dati che erano disponibili ai razzisti stessi.

    E dietro questa irrazionalità, non c’era nemmeno una radicata fede religiosa, anzi: stiamo parlando di positivisti, che per definizione non temevano di cadere nell’eresia o di contraddire i testi sacri.

    La loro cultura certamente contribuiva alla promozione dell’imperialismo, ma non credo che fossero nemmeno costretti: l’Ottocento offriva un’immensa libertà di pensiero a persone curiose e colte che avevano mezzi economici propri. Anzi, il fatto che gli scienziati dell’epoca fossero in gran parte uomini benestanti, garantiva la loro libertà anche dal conformismo accademico.

    Non erano certo servili conformisti, insomma. E nemmeno stupidi o ignoranti. E hanno anche lavorato molto e studiato molto, e con una vasta visione di insieme, che abbracciava la storia, la geografia, la letteratura, oltre alle scienze esatte.

    • Francesco scrive:

      Miguel

      un tempo ero giovane e andavo a vedere le partite di pallacanestro

      ti posso garantire che dopo averne viste poche, la differenza razziale tra un bianco (lento, goffo, sfigato) e un negro (veloce, coordinato, elegante) era lampante al di là di ogni possibile smentita o di ogni negazione teorica

      i casi di lungagnoni bianco fisicamente decenti sono rarissimi e detti appunto “come un nero”

      quindi qualcosa di vero nel concetto di razze c’è

      qualcosa, non mi prendere per un churchilliano

      ciao

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Francesco

        ”qualcosa di vero”

        Come si insegnava ai bei tempi in Polonia, ”l’essere lo stabiliscono le condizioni”. Metti generazioni di pastori a sorvegliare le greggi sulle alture contro le iene a decine di Km dalla fonte più vicina, e avrai Abebe Bikila. Che era più bianco di molti Africani, e correva assai meglio di loro.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      ”Tutti partono con fideistica certezza”

      Guarda che il perpetuarsi -anche in sofisticati ambienti accademici- di concetti mal definiti da una generazione all’altra di ricercatori non è mica un’esclusiva delle scienze umane.

      Nessun discorso razionale evita di partire da una qualche fideistica certezza. La differenza fra ‘razionale’ e ‘fideistico’ sta proprio nella disponibilità di abbandonare le certezze che ci parevano evidenti. Imbroglione non è chi entra nel mistero. Imbroglione è chi rifiuta di uscirne.

      E’ ovvio che gli esseri umani non nascono uguali. Semmai, è la Costituzione che li rende uguali. Solo che la disuguaglianza non è nè necessariamente immutabile, nè va necessariamente al di là delle caratteristiche individuali temprate e condizionate dall’ambiente.

      Nel nostro caso, probabilmente senza la Shoah saremmo ancora tutti convintamente razzisti.

      Basti pensare alla confusione fra ‘chimica’ e ‘alchimia’, al concetto di ‘calorico’, a quello di ‘etere’. Sono durate secoli, queste confusioni, e adesso anche uno con la laurea breve in Ingegneria sa cosa farsene.

      E’ ben facile capire le incongruenze di un modo di pensare standone fuori. E’ ingeneroso. E’ l’equivalente del senno di poi (ed è anche, in campo etico, una ulteriore riprova della validità del relativismo etico).

      Chissà in quante in incongruenze siamo impastoiati adesso!

      Ma quelle incongruenze non hanno impedito a Paracelso di scoprire una serie di acidi, nè a Carnot di formulare il secondo principio della termodinamica, nè a Lavoisier di capire che nulla si crea e nulla si distrugge, nè a Fourier di formulare la lefgge di conduzione de calore, nè a Lorenz di introdurre la contrazione relativistica delle lunghezze nel senso del moto.

      Questo ci fa ben sperare per il nostro futuro – ammesso che i nostrani Difensori dei Valori ci consentano di averne uno.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  31. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Cioè, tu non accetti l’ idea che qualcuno possa trovare sinceramente inquietante un ” monoteismo esotico ” ancor più “tetragono” (come da felice definizione non mia) di quello “autoctono” e che faccia ripiombare le libertà individuali in “Occidente” a prima del ’68 ?”

    Il punto fondamentale non è il giudizio su ciò che implica vivere secondo valori islamici per uno che nasce musulmano. E’ un legittimo argomento di discussione, ma non riguarda i non musulmani, salvo i rari casi di conversioni o di matrimoni misti.

    L’Islam è in teoria una religione che fa proselitismo, e lo è anche in pratica in alcuni paesi in cui i musulmani sono socialmente superiori ai non musulmani, come capita spesso nell’Africa Nera.

    In Europa, i musulmani – salvo rare eccezioni, che comunque si fanno i fatti loro – stanno in fondo alla scala sociale. E si sa che in tali casi, sono gli sfigati ad adattarsi e non viceversa: per ogni italiano che impara l’arabo, ci sono mille marocchini che imparano l’italiano.

    E per ogni italiano che si fa musulmano, ci sono mille marocchini che magari non si fanno cristiani, ma scendono a infiniti compromessi con un mondo radicalmente non islamico.

    Quindi l’ipotesi che gli immigrati, dal fondo dei loro tuguri, possano far cambiare la società italiana, è indizio di pura e semplice paranoia e non merita nemmeno di essere discussa.

    Sarebbe come se qualcuno nell’Ottocento avesse previsto che a forza di portare schiavi neri negli Stati Uniti, tutti i bianchi avrebbero cominciato a parlare Yoruba e andare in giro con i gonnellini di paglia (tanto per citare un luogo comune).

    No, sono i neri che si sono messi la cravatta e hanno imparato l’inglese. Casomai i bianchi hanno aggiunto ai propri divertimenti quello di andare a vederli suonare il jazz, ma ciò non ha cambiato la loro vita più di quanto l’occasione consumo di cuscus o le vacanze in Marocco cambino la vita degli italiani.

    • Francesco scrive:

      Miguel

      non è che dicevano lo stesso i pagani nel II secolo DC?

      o i persiani pensando agli sciiti?

      non sei così convincente, mi pare tu voglia confermarti in un pregiudizio

      ciao

  32. Jam scrive:

    .. in questi minuti sta finendo l’eclissi totale di luna nell’emisfero sud. Non ci capisco più niente, il sole é diventato luna, la luna é diventata il sole, la notte brillava poi é diventata scura, (ma cosa succedeva nel cielo?), e adesso brilla di nuovo. Ma la luna sembra ubriaca e in questi ultimi minuti indossa un cappellino color grigio perla in testa: é il sole che stà partendo lentamente lasciandole un’ultimo tocco di magia…e tutt’attorno alla luna c’é un’alone di luminosità verde… inutile dire che anch’io sono euforica insieme alla luna e mi sembra già natale, quindi buon natale a tutti!
    ciao

  33. PinoMamet scrive:

    “Miguel

    non è che dicevano lo stesso i pagani nel II secolo DC?

    o i persiani pensando agli sciiti?”

    posso risponderti io?

    I pagani del II (ottimista: diciamo pure del IV e del V) secolo sono diventati cristiani mica per l’immigrazione di poveri sfigati dal Vicino Oriente;
    ma perché il cristianesimo era stato imposto dall’alto come religione ufficiale.
    L’editto di Teodosio, ti dice niente?
    (imposto dal vero “papa” di allora, il tuo conterraneo Ambrogio… che poi era greco-gallo-tedesco, insomma, Romano, ma non divaghiamo…)

    E i Persiani sono diventati musulmani (vabbè, quasi tutti) mica perché avevano l’immigrazione di poveri cristi dall’Arabia; ma perché sono stati conquistati militarmente…

    insomma, c’è un motivo per cui i neri in America parlano inglese, e non i bianchi yoruba!

    Ciao!

  34. PinoMamet scrive:

    “ti posso garantire che dopo averne viste poche, la differenza razziale tra un bianco (lento, goffo, sfigato) e un negro (veloce, coordinato, elegante) era lampante al di là di ogni possibile smentita o di ogni negazione teorica”

    Non c’è mica bisogna di vedere il basket per accorgersi che ci sono differenze tra una persona e l’altra: uno è più chiaro e l’altro più scuro…

    Quello che non è affatto lampante, e invece che si possa costruire da tutto ciò una divisione netta e precisa tra vari gruppi in qualche misura “fissi”.

    Insomma, i vari teorici delle razze ritenevano che esistessero, come dire, degli “insiemi”, dei grandi serbatoi di popolazioni diverse: i bianchi, i neri, i gialli…
    ognuno con sue caratteristiche fisse e abbastanza precise.
    E poi “casualmente” si potessero anche mescolare.

    Si trattava di una cazzata: e per mantenerla in piedi dovevano ipotizzare che ognuno di questi serbatoi avesse un’origine diversa; e perdersi in mille dettagli per definire dove finiva uno e cominciava l’altro…

    (l’idea che questi gruppi dovessero assolutamente essere distinti, con caratteristiche immutabili- e magari in qualche modo gerarchiche- era indispensabile all’amministrazione coloniale)

    purtroppo per loro, gli esseri umani a quanto pare discendono tutti dalla stessa popolazione, e nel corso dei secoli non hanno fatto altro che mescolarsi continuamente… come è anche logico che sia…

  35. Athanasius scrive:

    “un tempo ero giovane e andavo a vedere le partite di pallacanestro
    ti posso garantire che dopo averne viste poche, la differenza razziale tra un bianco (lento, goffo, sfigato) e un negro (veloce, coordinato, elegante) era lampante al di là di ogni possibile smentita o di ogni negazione teorica
    i casi di lungagnoni bianco fisicamente decenti sono rarissimi e detti appunto “come un nero”
    quindi qualcosa di vero nel concetto di razze c’è”
    ————————————————–

    Come se non ci fossero differenze enormi regionali (ed individuali) tra “bianchi” e “ne(g)ri”? Dove sono i confini tra le razze? (Infatti, non esistono, da un’area “bianca” si passa lentamente, per aree transizionali, “mulatte”, all’area “nera”) In fine, quante “razze” ci sono? Quale è la lista delle caratteristiche che un inidividuo deve possedere per essere considerato come appartentente ad una certa “razza”? E soltanto il colore della pelle, o forse qualcos’altro di più? Misure craniali ecc?

    “Razza”? E un concetto troppo vago, troppo impreciso, infine, troppo adatto a varie manipolazioni. Non spiega nulla, anzi contribuisce all’oscuramento delle cose.

    • Athanasius scrive:

      Errata corrige

      Volevo dire: come se non ci fossero delle differenze enormi dentro delle popolazioni “bianche” e “nere”.

      • Francesco scrive:

        tutto quello che vuoi: prendi un tifoso di una squadra di basket troppo ignorante per sapere la parola razza e chiedigli se preferisce avere un due metri e dieci in squadra bianco o negro

  36. mirkhond scrive:

    “E i Persiani sono diventati musulmani (vabbè, quasi tutti) mica perché avevano l’immigrazione di poveri cristi dall’Arabia; ma perché sono stati conquistati militarmente…”

    Un’immigrazione araba in Iran nel VII secolo d.C., effettivamente ci fu, oltre ai familiari dei soldati delle guarnigioni. Si trattò di un gruppo di 50000 persone, perlopiù appartenenti alla nascente Shiah, fatti deportare nel 676 d.C. dal califfo omayyade Mu’awiya ibn Abi Sufyan nel lontanissimo Khorasan per alleggerire la pressione dei partigiani del defunto Alì e di suo figlio e successore, l’Imam Hussein.
    Questi Arabi shiiti avrebbero costituito uno dei nuclei della ribellione abbaside anti-omayyade del 747-750 d.C. e partita proprio da Merv nel Khorasan, dove costoro erano stati deportati.
    Ancora oggi nell’Iran orientale (Khorasan iraniano, Afghanistan e Bukhara), vi sono i discendenti di questi e di altre tribù arabe deportatevi dai primi conquistatori Arabi.
    Certamente si tratta di gruppi minoritari e del resto, l’Iran divenne in maggioranza musulmana solo nel X secolo e prevalentemente sunnita. Gli shiiti, divisi tra Imamiti, Zayditi e più tardi Ismaeliti come il famoso gruppo dell’Alamut, costituivano dei gruppi minoritari, stanziati prevalentemente sul litorale caspico meridionale (Gilan e Mazandaran), zona sfuggita alla conquista araba musulmana del VII secolo e rimasta tenacemente zoroastriana sotto il comando di dinastie iraniche locali, fino appunto alla loro conversione direttamente alla Shiah nel IX secolo.
    Il passaggio del grosso dell’Iran alla Shiah, prima Alevi e poi con Shah Abbas I (1587-1628) nella versione imamita, avvenne solo a seguito della conquista di Shah Ismail Safawi nel 1499-1512, a capo di una confraternita alevi, i Qizilbash (Turbanti Rossi), stanziata ad Ardabil nell’Azerbaigian orientale, e composta da Turcomanni di lontana ascendenza curda.
    ciao

  37. Miguel Martinez scrive:

    Per Jam

    “.. in questi minuti sta finendo l’eclissi totale di luna nell’emisfero sud. “

    Caspita, bellissimo, grazie!

  38. luca scrive:

    “Quindi l’ipotesi che gli immigrati, dal fondo dei loro tuguri, possano far cambiare la società italiana, è indizio di pura e semplice paranoia e non merita nemmeno di essere discussa.”
    Più che paranoia per me è una speranza che si basa su un parametro fondamentale: quante volte vado alla Mac Donald Italia a mangiare e quante al Doner Kebab. La tendenza negli ultimi anni sposta decisamente l’ago della bilancia sul piatto arabo-turco-persiano, sia per costi che per qualità.

  39. Miguel Martinez scrive:

    ““ti posso garantire che dopo averne viste poche, la differenza razziale tra un bianco (lento, goffo, sfigato) e un negro (veloce, coordinato, elegante) era lampante al di là di ogni possibile smentita o di ogni negazione teorica”

    Ma è ovvio che esistono differenze fisiche. Il problema riguarda le differenze di altro tipo, cioè quelle che hanno effetti sociali – l’intelligenza, l’autocontrollo, l’impegno, la memoria, lo spirito di gruppo, la creatività individuale. E’ su queste cose che si è costruito il mito dell’Uomo Rosa (il colore della pelle del sottoscritto, che se diventa bianco corre dal dottore).

    Personalmente, ho conosciuto abbastanza bene pochi neri. Quelli che ho conosciuto erano quasi tutti di un’intelligenza straordinaria, roba che farebbe schizzare in alto le lancette almeno del mio personale IQmetro. Posso dedurne che i neri, dall’Alabama al Botswana, siano tutti dei geni? Direi sicuramente di no. E’ un esempio di come l’esperienza personale possa indurre in errore.

    • Francesco scrive:

      e chi ha allargato l’analisi alle caratteristiche che hanno effetti sociali?

      ho solo fatto notare che almeno UN elemento oggettivo che pare spiegabile in termini razziali esiste eccome

      per il mito degli uomini rosa, anche qui esiste un elemento oggettivo: pochi, divisi, partiti da una penisolette asiatica del menga, nel settecento e ottocento sono divenuti i dominatori di tutto quello che c’era da dominare. vedila come vuoi, è un grosso risultato.

      il giudizio complessivo (come siamo fighi noi “bianchi”, che come italiano poi io c’entrerei pochissimo nel gruppo ideologico) è un’aggiunta.

      ciao

  40. Miguel Martinez scrive:

    Altro esempio di induzione in errore…

    Siccome la differenza del colore della pelle è ciò che colpisce di più, i neri africani e i neri della Nuova Guinea mi sembrano simili; e invece credo che siano geneticamente le popolazioni più lontane le une dalle altre.

  41. Miguel Martinez scrive:

    Altro punto: la confusione tra “razza” e “gruppo di cui mi sento parte”. Il gruppo di cui mi sento parte è in genere estremamente limitato, e si espande solo in vista di nuovi nemici esterni.

    Ci sono testi inglesi tremendi dell’Ottocento sulla “razza celtica”, cioè gli irlandesi. Con tutte le solite riflessioni su barbarie innata, violenza, stupidità, asservimento ai preti, sporcizia, alcolismo, tendenza al furto che eccitano persone come Sennels. Mentre oggi Sennels probabilmente vorrebbe più irlandesi in Danimarca, perché ha scoperto un nuovo nemico.

    E i commentatori qui hanno ricordato le invettive di Lombroso e amici contro la razza dei meridionali, oggi uniti sotto il tricolore islamofobo ai padani…

    • Francesco scrive:

      >> uniti sotto il tricolore islamofobo ai padani

      sicuro? io di padani che accettano il tricolore pur di prendersela cogli islamici ne conosco pochini, il tema di fondo rimane “Roma ladrona” e la richiesta politica il federalismo

      ciao

      • Z. scrive:

        E ancora stanno appresso a qualcuno che non è, e non sarà mai, in grado di farglielo avere?

        Cambia frequentazioni 🙂

        Z.

  42. mirkhond scrive:

    “meridionali, oggi uniti sotto il tricolore islamofobo ai padani…”

    Purtroppo…..

  43. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “I pagani del II (ottimista: diciamo pure del IV e del V) secolo sono diventati cristiani mica per l’immigrazione di poveri sfigati dal Vicino Oriente”

    Probabilmente la presenza di comunità ebraiche nell’Impero ha aiutato la diffusione del cristianesimo. Ma gli ebrei non erano dei poveri scaricatori di porto o schiavi.

    Comunque è chiaro che il cristianesimo è stato accolto con grande entusiasmo, quasi da subito, da masse di non ebrei. E’ stato accolto, certo, dal proletariato urbano, ma anche dai ceti aristocratici, e nonostante le sporadiche persecuzioni statali.

    Oggi, invece, gli italiani attratti dall’Islam sono una piccola minoranza, molto particolare. Individui decisamente “individuali”, fuori dalla propria società. Alcuni sono persone che vanno oltre il proprio ambiente, alcuni hanno viaggiato in solitudine per il mondo, alcuni sono degli evidenti disadattati generici; alcuni appartengono a ceti analoghi a quelli degli stessi immigrati, sono cioè persone piuttosto sradicate che fanno lavori umili. Non è un giudizio, è una constatazione che i convertiti, con pochissime eccezioni, sono persone fuori dalla società, a differenza dei convertiti al cristianesimo.

    A livello di massa, l’appello del messaggio cristiano nell’Impero Romano era fortissimo. A livello di massa, l’appello del messaggio islamico nell’Impero Occidentale è quasi nullo.

    E se non “ci” convertono, se il “loro” tasso di natalità si sta assestando su quello “nostro”, se i loro mezzi economici e mediatici sono nulli (i miliardari sauditi i loro soldi li investono nella finanza, mica nella comunicazione), se basta una pattuglia di carabinieri per far fuori i loro presunti “eserciti” di sfigati, ditemi voi come ci dovrebbero “islamizzare”?

    A parte i collaborazionisti, che per definizione rafforzano “l’Occidente” (scusate la semplificazione, è per capirci), dalla “parte islamica” (ammesso che esista) non abbiamo un giornalista, un politico, un imprenditore, un regista…

    Secondo un calcolo attendibile, i musulmani costituirebbero circa l’1,4% della popolazione italiana. Certo, arrivano altri immigrati, ma ampiamente bilanciati da immigrati cristiani dall’Est europa e dall’America Latina. Siamo all’incirca alla percentuale dei voti presi dal Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica alle elezioni politiche del ’68: il ’68 è ricordato per tutto tranne che per la “monarchizzazione dell’Italia”.

    Il 98,6% della popolazione di questo paese non è musulmana.

    • Francesco scrive:

      come dice la teoria del caos, non sempre i fatti seguono un percorso lineare

      potrebbe semplicemente accadere UN singolo evento scatenante (che ne so, Totti diventa musulmano) e i fatti precipitare nella direzione “impossibile”

      le premesse culturali ci sono, direi

      ciao

  44. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “per il mito degli uomini rosa, anche qui esiste un elemento oggettivo”

    Hai assolutamente ragione: questa è stata l’ispirazione concreta del razzismo dell’Ottocento, l’hai riassunta perfettamente.

    Il problema è che rapporto c’era tra “i bianchi” in generale (compresi muzhiki siberiani, contadini del Kansas, analfabeti campani, spaccalegna norvegesi) e quelle persone, in effetti tutte “bianche”, che hanno fatto la rivoluzione francese, o quella industriale inglese e poi franco-tedesca-americana?

    Volendo fare i razzisti, aveva più senso il discorso classista-razzista, che pure esisteva nell’Ottocento, sui pochi eletti più o meno aristocratici.

  45. PinoMamet scrive:

    Riguardo alla diffusione del Cristianesimo:

    certo che le cose sono andate come dici tu (la necessità di sintesi costringe a volte a tagli brutali);
    rimane il fatto che l’elemento indispensabile della vittoria finale del cristianesimo sulla religione tradizionale e su caltri culti “esotici” che hanno conosciuto enorme diffusione nell’Impero, è stato la sua adozione da parte della classe dominante.
    Che non mi pare sia in vista per l’Islam europeo…

    Ciao!

  46. PinoMamet scrive:

    “ho solo fatto notare che almeno UN elemento oggettivo che pare spiegabile in termini razziali esiste eccome”

    Francesco:
    non proprio; hai fatto notare che le persone con capelli crespi e pelle scura in media sono più bravi a pallacanestro di quelle con pelle rosea e labbra sottili.
    Senz’altro è un dato interessante; avrai anche notato che in questo gioco le persone alte sembrano avvantaggiate rispetto a quelle medio-basse… 😉

    ma il tuo dato empirico non dice:

    -dove cominciano “i neri” e dove finiscono “i bianchi”;

    -cos’è esattamente che stabilisce che io assomigli di più al mio amico svedese Jonas (“bianco”) piuttosto che al mio amico ex-algerino Said (“nero” secondo molti americani) quando l’evidenza mostra invece il contrario;

    -e soprattutto, perché mai dovrebbero esistere come categoria “i neri”, “i bianchi” e “i gialli”, quando l’evidenza mostra invece un continuo digradare di sfumature (non solo il colore, ma anche statura, forma della testa e degli occhi ecc. ecc.); la storia ci parla di continui mescolamenti; e la genetica ci parla di una mappa di differenze piuttosto diversa;

    insomma, tutto quanto forma l’armamentario del razzismo classico.

  47. mirkhond scrive:

    “rimane il fatto che l’elemento indispensabile della vittoria finale del cristianesimo sulla religione tradizionale e su caltri culti “esotici” che hanno conosciuto enorme diffusione nell’Impero, è stato la sua adozione da parte della classe dominante.”

    Infatti. Da sottolineare come l’avanzata del Cristianesimo presso i ceti popolari fu piuttosto lenta e a macchie di leopardo. Solo a partire dal III secolo dopo Cristo, in alcune aree della Romània vi erano delle cristianità di massa e i ceti popolari non sempre ne erano favorevoli. Non dimentichiamo la Gallia, in cui solo con San Martino di Tours (315-397) il Cristianesimo penetra nelle campagne, così come nei Balcani interni, l’area degli imperatori illirici e fino a Costantino, tra i più accaniti persecutori anticristiani e provenienti come le loro truppe, da ambienti rurali.
    La stessa Spagna diventa a maggioranza cristiana all’epoca delle invasioni barbariche e con la conversione al cattolicesimo di Recaredo nel 589 d.C. Infine aree come la Barbagia, pagana ancora ai tempi di papa San Gregorio Magno (590-604) e addirittura la Valtellina, cattolicizzata a forza da Carlo Magno nel 773.
    ciao

    • Athanasius scrive:

      Infatti, no. La piu accanita resistenza al cristianesimo veniva dalle classi dominanti.

      Prima era una parte delle classi non-dominanti ad accettare il cristianesimo (una parte, dico), poi è stato l’imperatore ad accettare il cristianesimo come religione ufficiale. Dopo di questo vi si OPPOSE una grande parte della classi dominante, ma quella resistenza diminuiva col passare del tempo. Nello stesso tempo si faceva, lentamente, la cristianizzazione della parte della popolazione di ceti bassi, cioè, del resto della popolazione, che non fu cristianizzato prima che l’imperatore avesse fatto del cristianesimo la religione ufficiale.

      • mirkhond scrive:

        Si, ma la Cristianizzazione precostantiniana raggiunse le masse a macchie di leopardo, e fu solo DOPO che iniziò una più capillare cristianizzazione delle vaste aree rurali NON ancora cristiane e in alcuni casi, vedi la Valtellina, con una LUNGA opposizione a tale cristianizzazione.
        ciao

  48. mirkhond scrive:

    Del resto anche Roma stessa, ancora dopo Costantino era rimasta in gran parte pagana e ciò fino agli editti di Teodosio e di Onorio.
    ciao

  49. PinoMamet scrive:

    Verissimo;
    mi viene in mente la controversia sull’altare della Vittoria, tra Ambrogio e uno dei Simmachi di Roma (suo parente, se ricordo bene):
    dovrei ripassarmela bene, ma mi sembra più o meno la controversia attuale sul crocefisso nei luoghi pubblici, solo a parti invertite 😉 con i pagani a dire che la statua e l’altare “sono un simbolo della nostra tradizione, e che fastidio vi danno?” e i cristiani a dire “negli edifici dello Stato devono esserci solo simboli dello Stato”
    (bella forza, visto che il cristianesimo era appena diventato religione di Stato…)

    Ciao!!

  50. Jam scrive:

    …infatti Gesù che é nato é come Mitra che é nato. Pompeo aveva portato a Roma il Mitraismo che festeggiava la nascita di Mitra durante il solstizio d’inverno.
    Mirkhond potresti raccontarmi, per favore,
    in che modo miracoloso i musulmani riuscirono a vincere l’esercito persiano pur essendo numericamente inferiori, perché ho momentaneamente perso la memoria?
    ciao

    • mirkhond scrive:

      Credo che tu ti riferisca alla “battaglia delle catene” del 633 d.C., e il “miracolo” si spiega appunto col fatto che i soldati persiani sarebbero stati mandati al fronte…..incatenati!
      Comunque tutta la prima fase della conquista araba dell’Iran (636-651), fu combattuta e vinta da piccoli effettivi militari arabi, e ciò si spiega con la crisi profonda dello stato sasanide, uscito spossato e sconfitto da una lunga guerra contro la Romània bizantina (604-628), per cui gli Arabi avevano piccole, ma giovani e freschissime energie, gli Iranici erano a pezzi e stanchi e l’ultimo shah preislamico, Yezdegerd III (632-651), come già Dario III all’epoca di Alessandro, in fuga continua verso est, finchè non fu ucciso nella notte a Merv, presso la casa di un mugnaio, dove si era rifugiato.
      Diversa invece fu la situazione ad est della linea Merv-Herat-Sindh. In queste zone dell’Iran orientale, aiutati grazie ad una serie di formidabili barriere di monti e all’immensità e profondità delle steppe a nord dell’Amu Darya, le popolazioni resistettero più accanitamente e più a lungo.
      Approffittando della guerra di successione per il Califfato tra Mu’awiya e Alì e all’origine dello scisma Sunna-Shiah (656-661), Firuz, figlio ed erede di Yezdegerd III, si installò nel Sistan e vi guidò la resistenza anti-araba, poi spostandosi nell’attuale Tagikistan, dove, con l’appoggio della Cina dei Tang, continuò la lotta fino alla sua morte nel 707 d.C.
      Per farla breve, solo alla vigilia della rivolta abbaside del 747-750 d.C., queste aree sono saldamente in mano al Califfato arabo-islamico, mentre il Panjshir e le aree fino a Kabul e all’Indo, sarebbero diventate musulmane molto più tardi, sotto i Samanidi di Bukhara (874-999) e, soprattutto con i Ghaznavidi (962-1186).
      ciao

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per mirkhond

        Le mie dilettantesche conoscenza di storia Cinese mi dicono che alla severa e militarista dinastia Tang successe un’altra dinastia, il cui nome ora mi sfugge, ma che nella dolce Hanzhou fece più o meno la fine degli ozi di Capua: fino a soccombere a un invasione (Mongola?). Cio’ aiuterebbe -forse- a capire perchè col tempo l’espansione Islamica in Asia Centrale non abbia più trovato l’inizialmente salda resistenza assistita dalla Cina.

        Col senno di poi: se Bisanzio si fosse alleata con Cosroe e i suoi eredi, invece di indebolirli, forse oggi questo post sarebbe scritto in koiné… 🙂

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  51. mirkhond scrive:

    Per Andrea Di Vita

    Qua la mano da un bieko borbonico, sulla questione della razza!
    Grazie per Cannizzaro (che però era antiborbonico).
    ciao e grazie ancora!

  52. mirkhond scrive:

    Per Andrea Di Vita

    Riguardo alla Cina, col crollo dei Tang (907), l’unità cinese andò in frantumi, con il nord in mano a popolazioni e dinastie turche e mongole, e il sud in mano alla dinastia cinese dei Sung (960-1279), poi abbattuta da Kublai Khan che riunificò ancora una volta la Cina.
    Si, probabilmente il crollo della potenza cinese favorì l’avanzata dell’Islam in Asia Centrale. Ma, la controffensiva cinese antimusulmana, iniziata proprio col supporto agli eredi dell’ultimo shah Yezdegerd III (i quali, con la morte di Firuz si rifugiarono proprio in Cina, dove dettero vita ad una piccola comunità zoroastriana di alti funzionari di corte e durata fino agli inizi del X secolo), controffensiva dicevo, che si infranse nella battaglia del Talas, a nord del Syr Darya nel 751 d.C. e che bloccò il tentativo di restaurare l’alta influenza cinese nelle steppe tra i Tien Shan, il lago d’Aral e il Caspio e i bacini dell’Amu Darya e Syr Darya.
    Non credo che tra Romània e Iran vi potessero essere alleanze, in quanto i Sasanidi (226-651), fin dall’ascesa al trono, connotandosi per il forte nazionalismo iranico, si riproponevano la restaurazione dell’impero achemenide pre-alessandrino e quindi volevano riconquistare i territori ad ovest dell’Eufrate, territori che ormai costituivano la parte più ricca della Romània, e con Diocleziano (284-305) e poi Costantino (306-337), il centro stesso della Romània. Per cui non vi poteva essere che lotta tra le due superpotenze, fino appunto all’esaurimento e al crollo dell’Iran sotto gli Arabi, e il forte ridimensionamento della stessa Romània, ridottasi sostanzialmente all’attuale Turchia e ad una serie di enclavi costiere dal Mar Nero al Tirreno.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      Noto una forte ironia della storia in quanto mi dici. Se i discendenti di Roma e l’Iran non hanno potuto mettersi d’accordo e impedire così l’avanzata Islamica che allora i Cinesi non fermarono … oggi che l’Occidente se la prende con Ahmadinejad e Tehran col grande Satana solo la Cina ci potrà salvare dall’integralismo che sta prendendo piede dalla Porta delle Lacrime a Kabul.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  53. Daouda scrive:

    a) CRISTIANESIMO : Stoicismo e qualche altra scuola filosofica nella nobiltà e nei filosofi, commercianti ebrei e collegia fabrorum romani ergo gli equites, mitraismo nell’esercito , ceti popolari ed in più la “questione druidica” con la Maddalena e Giuseppe d’ Arimatea ( Costantino che guardacaso scese dall Britannia) direttamente accostabile all’essenismo.
    Poi il potere statale con Teodosio ( ricordando che Settimio Severo aveva esteso la cittadinanza ).

    Sagra dei luoghi comuni e delle diatribe.OLE!

    Sostanzialmente concordo con la visione di Miguel sull’ Islam comunque.

    Il problema non è l’Islam.
    Il problema è il mescolamento delle razze che non può NON PORTARE a due conseguenze:
    -conflitti inter-etnici ( mica per forza guerra civile , chi l’ha scritto? )
    – una pseudo autorità mondiale che possa sancire lo scavallamento dalle stesse macro razze all’ umanità intera.
    BINGO!!!!
    ehehehehe

    b) Le razze esistono. Non serve denigrare i bianchi ed elogiare i negri. Ognuna ha la sua peculiarità.Le macro razze sono 4. Bianchi , Rossi, Gialli, Neri.

    c)Mischiarsi tra razze porta instabilità.
    Può accadere ma non è né deve essere regola…Ugualmente dove prima si parlava di religioni etniche prima si parlava di sub-razze, come oggi si parla di religioni imperiali ( dando al senso di impero un significato sacerdotale, poiché religioni universaliste PER DEFINIZIONE sono inesistibili ) si parla di MACRO razze.
    Ogni popolo è sempre stato, a rigore, “razzista”, fiero della propria parte ed eredità, il ché non significa affatto disprezzo altrui.
    Solo la modernità distrugge le etnie, come d’altronde LA RELIGIONE.

    d) Le razze hanno la medesima origine.

    e)La razza non può avere a che fare con il solo colore della pelle , degli occhi o dei capelli, cose massimamente secondarie.

    f) I CELTI avevano al loro interno varie sub razze.

  54. Miguel Martinez scrive:

    Per Daouda

    “Il problema non è l’Islam.
    Il problema è il mescolamento delle razze che non può NON PORTARE a due conseguenze:
    -conflitti inter-etnici ( mica per forza guerra civile , chi l’ha scritto? )
    – una pseudo autorità mondiale che possa sancire lo scavallamento dalle stesse macro razze all’ umanità intera.”

    Mi piace questo tuo riassunto, perché è molto chiaro.

    E’ una tesi coraggiosa. Infatti, non ti limiti a criticare le tesi degli altri, ma proponi una tua. E’ una cosa che rispetto.

    E’ una tesi che ha anche una sua coerenza interna.

    E come tutte le tesi, dovrebbe portare a una serie di scelte concrete. Non ho idea come tu la pensi su Forza Nuova, ma mi viene in mente la tesi di Forza Nuova, che attacca sia gli immigrati sia ciò che chiamano mondialismo.

    Io credo che questa tesi sia errata, non solo perché non credo che esista un’unità biologica che possiamo chiamare razza.

    Molto più importante, non credo che esista alcuna unità che si senta spontaneamente “razza”. Per semplificare, se un eritreo nero vede un etiope nero, la prima parola che gli viene in mente non è “fratello” ma “nemico”. Come un livornese quando vede un pisano 🙂

  55. PinoMamet scrive:

    “Mischiarsi tra razze porta instabilità.”

    Qualunque cosa porta instabilità.

  56. PinoMamet scrive:

    “Le razze esistono.”
    Non credo.
    ” Non serve denigrare i bianchi ed elogiare i negri.”
    Mai fatto.
    ” Ognuna ha la sua peculiarità.”
    Tipo?
    “Le macro razze sono 4. Bianchi , Rossi, Gialli, Neri.”
    Ah forse per una volta ho capito dove vuoi arrivare.
    ” I CELTI avevano al loro interno varie sub razze.”
    Bingo! 😉

    Per caso stai per dirmi che siamo nel Kaliyuga?
    Ma è solo questione di punti di vista, sai.

    Ciao! 🙂

    • Francesco scrive:

      i migliori sono i Rossi e i Neri, ma solo se mescolati (NON confusi, prima una strisca rossa poi una nera e così via)

      seriamente, chi sarebbero i rossi?

      che a mente io vedo i gialli (asiatici orientali), i neri (africani sotto il deserto), i bianchi in Europa

      ma poi ci sono gli abitanti dell’Oceania, i turchi e gli arabi, i persiani e gli indiani, gli indocinesi, gli abitanti delle isole sotto il Siam (eufemismo) e molti altri

      come si mettono nel casellario a 4 macro-razze?

      grazie

      • PinoMamet scrive:

        Da quello che ho capito io,
        e visto che sostanzialmente non mi ha smentito, Daouda non sta parlando di “razze” nel senso che gli dai tu o io;
        a parte che è sempre difficile capirlo (colpa sua!) e poi sono ignorante anche io (colpa mia!) credo che intenda, aldilà delle differenze fisiche (che giudica del tutto secondarie), delle “razze” in senso meta-fisico ed etico, come appunto i “Varna”, i “colori” dell’induismo (da non confondersi, come fanno tutti, con i jati, che poi sarebbero le “caste” vere e proprie in senso di comunità, tanto per restare in tema, endogamiche ed ereditarie).
        Il confondersi di questi “colori” sarebbe uno dei sintomi, o una delle cause, dell'”epoca oscura”
        (che mi sa, nella mia personale interpretazione, sia cominciata già da un pezzo… con l’apparizione della vita sulla Terra!)

        Da qui il richiamo ai Celti, che avrebbero ereditato la tripartizione funzionale indoeuropea nobili-oranti-lavoratori (più schiavi) che è un po’ il prototipo ideale della teoria dei Varna, e che io ho giudicato comunque sempre essere una grandissima cazzata.

        O forse ho sbagliato tutto io, chissà!

        PS
        Non seguo un certo gioco a undici giocatori, ma provo un’innata simpatia per quelli neri a strisce blu. 😉

  57. jam scrive:

    …la battaglia delle catene é in effetti la battaglia di Qadissiya, ma non sapevo che i persiani erano incatenati. Si erano autoincatenati? Il generale Saad, figlio di un amico del Profeta, comandando 30.000 uomini volontari protetti da cavalieri si trovo davanti all’esercito di Rostam di 120.000 uomini protetti da cavalieri ed elefanti. Tutti pensavano che gli arabi visto l’inferiorità numerica sarebbero stati sconfitti, invece, miracolo, Saad fu vittorioso e questa vittoria fu interpretata come un segno dei cieli e apri la strada verso il caucaso e l’india. Ma quello che é importante notare é che se sotto il governo degli Omeyyade la vita per i persiani fu dura, divenne improvvisamente risplendente sotto il regno degli Abbasidi e la cultura persiana ritorno’ alla riscossa. Anzi sono i Barmakides Sasanidi ad essere gli incontestati vizir di Baghdad ed introdussero a corte e nell’impero il modo persiano di amministrare e la ricerca prioritaria del sapere. Harun Al’Rachid sposo un’araba ed una persiana. Quindi i persiani non dovevano più resistere all’invasore, perché l’invasore era diventato anche persiano ed é qui in questo concetto che è inscritta la ragione del successo.
    Perché chiami lago il mare d’Aral?
    ciao

  58. mirkhond scrive:

    Nelle cartine geografiche che conosco si dice lago d’Aral, ma credo che tu lo intenda come il Caspio.
    Si. La rivolta abbaside del 747-750 d.C. fu in effetti una rivoluzione, in quanto Abul’Abbas as Saffah fu appoggiato e sostenuto si può dire dall’intero Iran, sia musulmano, ancora in minoranza, che non musulmano. Il Khorasan divenne il nucleo della rivolta e il suo comandante Abu Muslim Khorasanì appunto un convertito iranico, così come il grosso delle sue truppe, oltre ai già ricordati discendenti dei deportati arabi shiiti.
    Gli Abbasidi posero la loro corte nell’Iraq, che era stata la sede degli imperi iranici degli Achemenidi, degli Arsacidi e dei Sasanidi, e la nuova capitale Baghdad, portava una forte impronta iranica, grazie anche ai vizir Barmecidi che hai giustamente citato, discendenti musulmani di un abate buddista del monastero di Nava Vihara (Nawbahar) presso Balkh.
    E tuttavia, proprio sotto gli Abbasidi, inizia la “devolution” del Califfato, con vari emiri che si rendono di fatto indipendenti, anche se più o meno riconoscono ancora l’autorità formale del califfo. Dall’epoca di al-Mamun (813-833), in Iran, prima i Tahiridi nel Khorasan (821-873), e poi i Saffaridi (861-1003) nel Sistan, e soprattutto i Samanidi (874-999) a Bukhara e nel Khorasan, danno vita alle prime dinastie iraniche musulmane e sono queste dinastie sunnite a loro volta, a diffondere l’Islam all’interno dei loro domini, oltre che a propagarla con le conquiste, come i Saffaridi, e con l’opera missionaria presso le formazioni nomadi turche, nel Turan, con i Samanidi.
    Alla corte dei Samanidi, a Bukhara, si assiste, inoltre, alla rinascita della civiltà persiana in lingua persiana, con Rudaghì e Daqiqi nel X secolo e poi col grande Firdusi (935-1020), il quale comporrà soprattutto alla corte dei turchi iranizzati Ghaznavidi.
    Infatti questa nuova civiltà iranica musulmana, riprende il meglio dell’Iran preislamico e dal faro di Bukhara e del Khorasan, diffonderà questa luce tra i Turchi, i quali diventeranno musulmani in questa versione iranica e dando vita a loro volta ad una simbiosi turco-iranica che darà i suoi frutti più grandi in quell’immensa area tra la Bosnia e il Bangladesh sotto tre dinastie turche iranizzate degli Ottomani, dei Safawidi e dei Moghul.
    ciao

  59. mirkhond scrive:

    “Si erano autoincatenati?”

    Da quel che ne so, furono i loro comandanti ad incatenarli, pensando così di formare una muraglia umana per fermare l’impeto della cavalleria araba. Solo che una volta sconfitti, questi poveretti finirono trucidati a migliaia dai vincitori, mentre cercavano di scappare.
    ciao

  60. paniscus scrive:

    Sulla questione delle razze umane…

    vi ho risposto qui:

    http://paniscus.splinder.com/post/23770020/

    ciao
    Lisa

  61. Daouda scrive:

    x Pino :

    Non te lo potrei mai dire. Al massimo lo scriverei!
    Ad ogni modo, indipendentemente dai numeri e dalle caratteristiche , è innagabile che ci siano differenze razziali.
    Suvvia…
    Io ad ogni modo non faccio combaciare le razze con le etnie, se ci tieni tanto posso anche scriverlo : i celti sono una razza! 😉

    Il problema dell’instabilità :
    Tutto scorre e non ci piove.
    Ottimo.
    Essendo però l’obiettivo ( sempre stato d’altronde ) L’ Uno, è opportuno avere condizioni favorevoli o sfavorevoli?
    Il “politeismo” e l’etnismo religioso hanno lasciato il passo al “monoteismo” ed alla comunità dei fedeli ( pur sempre delimitata a certi tipi di homini con determinate caratteristiche ).
    Oggi cosa rimarrà?
    Detto fra noi non è un problema, siamo vicini ad una nuova alba ( per chi ci và )
    Io ho già scritto che un bestemmiatore od uno stragista, uno stupratore, uno schiavista LODANO Dio per definizione e sono necessari affinché Dio sia Dio e l’Infinito possa Essere e Sovra-Essere quel che “n’è”, giust’appunto.
    Di conseguenza a me và benissimo quel che accade, foss’anche che mi crolli casa o mi debba amputare un braccio, se Dio vorrà, figuriamoci della “integrità razziale dell’Europa”( ovviamente solo in linea teorica , sia chiaro, mica sò santo o cos’altro )

    Il fatto è che dire che ci siano cose buone e difenderle alla luce di pseudo principi , o ponendo ( il ché è ancora più sgradevole ) giusti principi in un diverso ordine gerarchico per avallare propri convincimenti al riguardo di quelle cose buone e bellissime!
    No.
    Ed il motivo discriminante è alquanto semplice: se Max Stirner fosse realmente l’Unico in sé e per sé non sarebbe esistito.
    Neanche l’uccidersi può donare nobiltà ( vedasi Kirillov ) poichè ORMAI si è nati e non si è quell’Unico che, per definizione, E’ INNEGABILE, poiché altrimenti io non potrei esistere e bla bla , cose che dovrebbero essere almeno sentimentalisticamente sempre ricordate, ma oggi si hanno altre favole , che però non portano a nulla, e va bene così, perché ci sono i vasi predestinati a destra e quelli a sinistra.

    Quindi…
    Se dobbiamo ogni volta starci a perdere dietro le parole, sappi che è un gioco che mi piace fare volentieri, perché io sono un cazzone patentato qualunque.
    Epperò poi si deve accettare la sfida né scassare né piagnucolare… ergo vedi di rispondere in modo corretto al gioco.

    x Miguel:

    Ho provato a fare un elenco dei motivi per cui FN è una merda ed un’idiozia politica.
    Mi perdo.

    Provo a riassumere così.

    a) lo stato che impone
    b) eresia ergo convinzioni sbagliate ergo errori.
    a + b : un casino.

    Per quanto mi riguarda FN è il mondialismo, uno dei suoi migliori aggregati ideologici, sia che perde che se vince ( ma è ovvio che non vincerà mai per determinatissimi motivi, alcuni anche liquidi ).
    Il mondo “si è allontanato” in una rappresentazione…bene…i portoghesi gli hanno risposto che è dall’antica Grecia che questo è avvenuto…ed è proprio così.

    sull’eritreo ed il somalo.
    Perchè mi servi un piatto così facile? Veramente “Cado dalle nubi “.
    Le nazioni giacobine non danno né le razze né le etnie.
    Difatti ci sono due tipi di razzismo : quello etnico e quello di razza che può essere anche esteso a sub razze del proprio gruppo razziale ( i 4 che ho indicato per esemplificare ).
    Per il resto appare evidente che ci sono le razze.
    Manco che stessimo a dì che i negri sò na specie, i bianchi un’altra , i mongoloidi un’altra.
    Che facevate sinnò?

    ____________
    Bene.
    MOOOOOOOOOOOLTO Bene. Io devo ancora capire, ma cazzo un giorno capirò, soprattutto voi che pensate che non vi si pensa mai, quando invece lo si fà per voi ma anche per lui, e per Lui ( ovviamente ) ed anche per quell’ it là, quer coso che è sto coso che me stà qua.

    Io sò contento. Voi pure. Ma che volete di più ?
    http://www.youtube.com/watch?v=KsTjAM3F4Xg

    Saluti.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Daouda

      ”Le nazioni giacobine non danno né le razze né le etnie.”

      🙂 🙂 🙂 🙂

      Hai mirabilmente spiegato la mia profonda ammirazione per i Giacobini.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  62. PinoMamet scrive:

    Daouda

    l’ultimo dei miei pensieri sono i celti!
    Il penultimo le razze, che, cosa vuoi, continuano a sembrarmi inesistenti. In tutti i sensi. E anche le etnie, mi sembrano in realtà molto evanescenti. Ma cosa non lo è?
    Comunque, ciao! 🙂

  63. p scrive:

    Ma chi ha detto che parlando di razza si parla forzatamente di biologia? Storicamente non è vero, essendo il primo vocabolo ben più vecchio del secondo. I cambiamenti umani più importanti, da un certo punto in poi, sono stati culturali in senso lato. Tutta ‘sta storia di chi afferma o nega biologicamente le razze, mentre la cosa va risolta con ben altri strumenti, mi puzza di materialismo volgare. Siamo molto sotto il filosofo hegel, altro che scienza.p

  64. jam scrive:

    …sarebbe assurdo dire che i sasanidi sotto gli arabi, non sono crollati bensi rinati, come se gli achemenidi fossero resuscitati?
    L’ultimo shah sasanide preislamico Yezdegerd III, regnava su di un impero declinante ed allora sembra quasi che la portata storica degli avvenimenti che si sono prodotti con l’arrivo degli arabi fosse come quando si aspetta la pioggia dopo troppo caldo, acqua necessaria per salvare la cultura zoroastriana e sasanide in fase di sgretolamento e quindi qualcosa di nuovo doveva nascere grazie a questa innaffiata e a nuove sementi per evitare un disastro.
    Infatti il khorasan che all’inizio con Firuz, fu il luogo decisamente anti arabo, ne divenne poi l’utile difensore e propagatore! Questo é un dettaglio di fondamentale importanza, cioé non é un dettaglio ma piuttosto l’evidenza che il diffondersi della rivelazione Coranica fino in India e della sua intensità civilizzatrice, non fosse incompatibile e contro la cultura precedente, ma la continuazione, meglio il compimento. Cioé la cultura, l’arte la poesia il pensiero sono diventati più raffinati e risplendenti, proprio quello che gli achemenidi e la loro idilliaca Persopolis, il loro desiderio di ‘giadini’ e di armonia, avevano sempre cercato, (Persepolis aveva un carica anticipatrice) smentendo cosi tutti i pregiudizi e le illazioni “sull’arretratezza” e barbaria dell’etica islamica.
    Tutti i filosofi, gli scienziati, gli astronomi, gli storici, nati nel khorasan e Balkh e limitrofi Bukhara, Samarkanda erano coscienti che il Corano fosse il Libro e Mohammed il Profeta e mai e poi mai sarebbero ritornati ad un livello religioso che non considerava questa rivelazione. Se l’angeologia Zoroastriana ad esempio rimaneva valida é perché era rivisitata, ricontemplata e amplificata con la nuova Rivelazione. Cioé Firdusi, Avicenna, Attar ecc..non stavano accettando una fede imposta, ma vivendo un evento creativo, uno svelamento della loro profonda personalità…non ti sembra?
    ciao

  65. Qûr Tharkasdóttir scrive:

    Miguel,

    Qualcuno che si è occupato di Sennels, e non poco:

    http://tinyurl.com/38sxlkn
    (da notare il ripetitivo “pseudo” che viene applicato a quel personaggio)

    Si tratta del bloghista/commentatore/autore/saggista/umanista/islamofobo-fobo ecc. danese Rune Engelbreth Larsen

    http://www.panhumanism.com/engelbreth.php

    http://humanisme.dk

    http://blog.politiken.dk/engelbreth/

    http://tinyurl.com/38blda5

    anche noto per essere il coautore, assieme a Tøger Seidenfaden, caporedattore di Politiken (+/- equivalente danese di La Repubblica) dell’UNICA opera autorevole sull’affare delle vignette di Maometto. Articolo in inglese qua, sotto il titolo The Cartoon Crisis – how and why it all began in Denmark:

    http://www.panhumanism.com/articles/2010-01.php

    oppure: http://www.counterpunch.org/larsen09242010.html

    nonché: http://www.panhumanism.com/articles/2006-05.php

    Nel 2009, Sennels ha querelato Politiken e Engelbreth (ma non so che fine avrà fatto).

    Sul tuo post, un paio di commenti:

    Sulla base di alcuni brutti casi osservati, io sarei credo che l’assenza di rete di appoggio personale (“personal network“) come la famiglia, + la facilità emozionale con cui si sciolgono i legami personali in Danimarca, + la credenza generalizzata che chi ha il dovere di aiutare le persone in difficoltà (specie lo scomodo vicino) è lo Stato, ecc. spiegherebbe una percentuale più alta di “detenuti” con le origini fuori dalla Danimarca nell’ospedale di Sct. Hans (che è di Roskilde, non di Copenhagen). La Danimarca aveva una politica apertissima prima dell’onda di xenofobia istituzionale che iniziò una quindicina di anni fa e che ormai occupa tutte le energie dello spettro mediatico-politico, ed ha accolto non pochi rifugiati politici, spesso gente che era stata torturata nei loro paesi di origine. Queste persone, una volta sistemate nel nuovo paese d’accoglienza, si sono spesso ritrovate isolate nella cultura danese e nell’individualismo emozionale dominante che la caratterizza, o piuttosto l’incapacità che le persone hanno di dimostrare una autentica empatia (ci vorrebbero volumi per spiegare questo più in dettaglio). A proposito, la parola “detenuti” è tutta relativa, dato che molti pazienti sono lì in regime aperto.

    Le socialdemocrazie del dopoguerra: nei casi della Svezia e della Danimarca, di cui sono un po’ informata, si sono affermati, al livello istituzionale, i principi dell’eugenismo – ben prima della seconda guerra mondiale. Un modo non così diverso (a parte l’uccisione, ovviamente) di liberarsi degli “anomali” quanto quelli applicati dalla Germania nazista. Chi fosse “anomalo”, e per ciò dovesse venire rinchiuso in modo permanente in istituzioni dalla disciplina ferrea ed innanzitutto impedito di procreare, poteva non solo essere una persona con, come si direbbe oggi, il sindrome di Down, ma anche, al altro estremo dello spettro, una ragazza, ovviamente di strato popolare, che secondo le norme dell’epoca era considerata “di facili costumi” (stiamo parlando fino agli anni 60!). Alcuni anni fa, lo scandalo a scoppio ritardo si fece sentire in Svezia, ma in Danimarca la vicenda, come di solito quando si tocca alla sporcizia nazionale, è rimasta fuori dell’attenzione mediatica. Anzi, ci sono medici socialdemocratici per bene, ancora oggi, che si dichiarano in favore dell’eugenismo – in privato, non pubblicamente. In questo senso, è integrata la realtà Sennels, che dice a voce alta quel che gli altri dicono a voce bassa.

    Hai scritto: “Se la percentuale di persone condannate su ciascuno dei due gruppi etnici è di appena 2 volte di più tra le persone di discendenza immigrata, come fanno a costituire il 70% della popolazione carceraria?“. Solo un’ipotesi, quindi non confermata: da una parte, succede spesso che i membri del gruppo “etnico” cosiddetto neodanese (questo termine non l’ho inventato io) non hanno imparato a giocare i giochi psico-culturali che gli darebbero la possibilità di venire rilasciati per buona condotta. Ad esempio, l’espressione di aggressività, o semplicemente il gesticolare, oppure il parlare a voce alta, cose considerate più o meno normali secondo le culture, sono ritenuti poco accettabili in Scandinavia ed in Danimarca in particolare – specie se a manifestarli è un non-“danese etnico” (del danese etnico che dimostra aggressività, a meno che abbia ammazzato qualcuno, si dice che è “un po’ particolare”, e basta così). Poi, dall’altra parte, esiste un razzismo ancora più diffuso negli ambienti del personale carcerario (come in quelli della polizia) quanto nella popolazione in generale, che gli rende meno disposti a concedere la buona condotta agli incarcerati che non sono danesi etnici (fenomeni che sicuramente conoscerai, tra l’altro, dagli Stati Uniti, con gli afroamericani).

    In fine, dettaglio secondario: folkeparti vuol dire “partito popolare”, e ce ne sono più di uno – come il Konservativ Folkeparti (destra tradizionale come i Conservatives in GB o, appunto, il PP spagnolo), o anche il Socialistisk Folkeparti, scissione del Partito Comunista fondata da un agente della CIA negli anni 50 (a sinistra dei socialdemocratici, ma ormai giocando al populismo islamofobo come quasi tutti gli altri gruppi parlamentari). Per cui, per parlare dei mascalzoni del DF, ci vuole sempre il “Dansk” davanti.

  66. mirkhond scrive:

    Per Jam

    Si, credo anch’io che l’Islam, passata una ostilità iniziale, abbia fecondato profondamente l’Iran che a sua volta ha fecondato e trasformato profondamente l’Islam, e quindi concordo in toto con quanto dici.
    Quando insegnavo, parlavo ai miei alunni proprio del caso iranico, per mostrare come l’Islam possa dare nuova vita ad una civiltà molto più antica.
    Il Khorasan, come sai meglio di me, fu il faro e il vero centro dell’Iran musulmano fino alle devastazioni mongole del XIII secolo.
    Quanto ai Sasanidi, se ti riferisci alla civiltà che da loro prende nome, ovviamente non posso che concordare come già detto. Quanto alla dinastia invece, si estinse in Cina in esilio, dopo aver tentato inutilmente di riprendersi il trono.
    Riguardo a Yezdegerd III, in Iran, il regista Bahram Beyzai, ha scritto e diretto un dramma teatrale, Marg-e Yazdgerd (La morte di Yezdegerd), da cui poi trasse un film nel 1981, in cui sono narrate le vicende della sua tragica fine, nella casa del mugnaio di Merv, dove fu assassinato.
    ciao

  67. Daouda scrive:

    Pur essendo distributisti , papisti ( credo addirittura assolutisti monarchici ) ed in fin dei conti progressisti-modernisti loro sono molto meglio di FN, soprattutto perché si autofinanziano e non hanno precedenti criminali o delinquenti.

    http://www.militiachristi.it/

    Saluti

  68. Pingback: Dalla Danimarca: Nicolai Sennels, islamofobia e altro | Kelebek Blog

  69. Z. scrive:

    mirkhond,

    — Tutti colpevoli, nessun colpevole…–

    Corretto. Una delle poche massime che mi sento di condividere completamente.

    — Odiare alcuni è sbagliato, i Meridionali no. —

    Odiare è sempre una gran brutta cosa.

    — E poi si difende l’unità (?) d’Italia —

    Io non la difendo di certo. Per me è stato qualcosa di terribile tanto per il Nord quanto per il Sud.

    Z.

  70. jam scrive:

    …da notare che l’espansione nel Sind degli Abbasidi, all’inizio del 700, fu rapido e nemmeno troppo faticoso perché la popolazione buddhista delle città del Sind era stanca del regno di Kanauj, un indhu tiranno e questi buddhisti aiutavano le truppe musulmane ecc…eh! buon natale!!!
    ciao

  71. mirkhond scrive:

    Il Sindh fu annesso nel 712 d.C. sotto gli Omayyadi, e ciò avvenne anche per porre termine alla pirateria che da lì infestava il commercio del Califfato nel Golfo di Mascate.
    ciao

  72. jam scrive:

    …si il Sindh fu ammesso con gli Omayyadi, ma subito dopo furono gli Abbassidi che continuarono le conquiste infatti la città di Brahmanabad fu chiamata Mansura il nome del califfo Abbasside al ‘Mansur, ed é in questo periodo ,seconda metà del 700 non la prima, hai ragione!, che i buddhisti “aiutarono” gli Abbasidi a conquistare molte città. E’ una storica dell’arte, Yolande Crowe, che parla di questa complicità buddhista-musulmana. Lo sapevi?
    ciao

  73. mirkhond scrive:

    Si, al- Mansur (754-775) e al-Mahdi (775-785), non solo completarono la conquista, ma si avvalsero di maestranze e studiosi buddisti e indù sia per la fondazione di Baghdad (il cui nome, secondo Alexander Berzin, potrebbe derivare dal sanscrito Bagha Dada, dono di Dio), che per la traduzione di trattati di matematica e medicina, e questi scienziati non erano tutti convertiti all’Islam, ma anche buddisti e indù.
    In internet, puoi trovare, in inglese, gli studi di Alexander Berzin, sui rapporti fecondi tra Buddismo e Islam.
    ciao

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