La festa del Rione del Drago Verde

Festa di Primavera, che ricorda insieme una nascita e una morte.

La nascita fu il 7 di maggio del 2013, quando entrammo con le chiavi nel Giardino alle spalle della Chiesa del Carmine, costruendo qualcosa di incredibilmente piccolo e forte.

La morte fu quella, il 6 di maggio di due anni fa, di Casadei Sincero, l’ultimo degli uomini del Mondo Antico.

A organizzare il tutto, alla fine, è la Francesca, che ho conosciuto quando facevo la fila al Penny Market, e vedevo la gente che si piegava dal ridere a mano a mano che si avvicinava alla cassa, che c’era lei che raccontava storie su storie mentre distribuiva scontrini.

Sì, la Francesca è proprio come nella foto, anche se lo so che sembra poco plausibile:

Il sole splende, le foglie sui rami sono verdissime, e una donna mi chiede cosa sia quell’albero così particolare, e le racconto del tasso – che come dice la Laura, “è l’anima del giardino, lo so che sembriamo grulli a dirlo, ma è così!” Non siamo grulli, se siamo quasi l’unico faro di vita condivisa rimasto nel centro di Firenze, è certo che sia grazie al tasso.

Nel rione sfrattato e svuotato, c’è ancora tanta gente, e ci sono tanti bambini, mamme che allattano, babbi che portano i figlioli in spalla, palloni lanciati non si sa da dove che ti prendono in testa.

E’ il giorno in cui ci troviamo tutti o quasi.

A partire dalla Gelateria la Carraia sul ponte, che ci ha regalato un carretto intero, e dalla Trattoria I’Raddi (luogo di tanti raduni sediziosi) che ci regala lasagne e pappa al pomodoro. Che Firenze ha da sempre questa dimensione delle botteghe, fonti di vita, di svendita e di rinascita.

Ci sono i Bianchi di Santo Spirito, che hanno aperto una palestra accanto alla chiesa del Carmine. E mi viene in mente Giannozzo Pucci: in gran parte, il Calcio Storico è figlio suo, ma Giannozzo sognava di estenderlo a tutta la città, trasformando ogni periferia in un rione vivo, con gonfaloni e racconti propri.

"Con il cartoncino e la scatola dei colori, il Re era felice e trascorse tutta la mattinata a disegnare uniformi e blasoni per le varie municipalità di Londra. Gli davano pensieri profondi e non trascurabili; ne avvertiva tutta la responsabilità." 
GK Chesterton, Il Napoleone di Notting Hill

I Bianchi di Santo Spirito

Giannozzo ha creato anche il mercato detto della Fierucola, con sede principale in Piazza Santo Spirito: l’altro giorno, lui mi raccontava di come era nato.

Giannozzo aveva conosciuto uno studioso - se ben ricordo di Prato - che si occupava di Hildegard von Bingen, la grande mistica medievale, e che gli aveva permesso di sfogliare i manoscritti originali. Mentre parlavano di lei, lo studioso gli raccontava di un mercato di contadini in Alsazia, e Giannozzo si entusiasmò e riuscì a realizzarne uno anche a Firenze.

Poi c’è la Ronda della Carità e della Solidarietà, che è un mondo messo in piedi da Paolo Coccheri, uomo di teatro e mistico, creatore della Scuola di Alta Barbonologia (purtroppo le immagini nel link sono andate perdute temo per sempre). Al nostro giardino, abbiamo salvato la biblioteca di libri di Paolo. La Ronda di notte va in giro a portare coperte e cibo ai clochard, e in buona parte è fatta essa stessa di disastrati che hanno trovato nuova vita, come il gigante Leonardo, agronomo, che da noi cura l’orto.

Prossimo tavolo, ci sono Eriko, cantante lirica giapponese, e Silvia, educatrice nata nelle Marche, che hanno creato insieme un modo di avvicinare alla musica i bambini piccoli, attraverso il Giocomusica.

Avanti ancora, c’è Montaonda, che si occupa di api:

“Dal 2011 la casa editrice cerca di diffondere una cultura in cui l’uomo non si veda come un dominatore ma un soggetto consapevole di essere uno dei tantissimi presenti sulla Terra.
Cerca di pubblicare libri utili, favorevoli alla decrescita e a una vita serena e soddisfacente.”

Un altro tavolo e c’è Diego, nato in Colombia e neo-babbo, che si dedica a ricostruire i sedici gonfaloni di Firenze (quattro Quartieri, ogni quartiere ha quattro Gonfaloni, ci sta, no?), e ha tirato fuori i simboli di ciascuno, per farne un torneo di calcio.

Poi c’è la Comunità di Sant’Egidio che da noi organizza la Scuola di Pace, e gli Angeli della Città che danno da mangiare a 900 famiglie senza arte né parte.

C’è Salvina delle Donne Ganze, che ha raccolto le donne del Rione, e racconta concitata di come cercano di capire insieme come allevare i figlioli e far mille mestieri.

E ci sono quelli che hanno organizzato il Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) di San Frediano, e hanno organizzato un progetto per riscoprire la storia orale del nostro rione, a partire da Libertario, che di anni ne ha 102 e vive in Via del Leone.

Poi ci sono i ragazzi dell’Avamposto delle Cinque Punte, comparsi improvvisamente in Borgo San Frediano, in un fondo del Trecento che hanno decorato con strani oggetti, che sognano, il loro mondo è quello sospeso tra medievalerie e il virtuale: il fantasy. Hanno costruito spade (si spera non di acciaio), con cui fan giocare i figlioli:

Dietro di loro, quelli del Covile, con la loro grafia molto riconoscibile e che riassume tante resistenze, a partire da Blake e Ruskin. Quelli del Covile hanno introdotto in Italia il pensiero eretico di Jacques Camatte. Stefano mi confida un pensiero fondamentale:

“Basta con l’essere sempre contro, dobbiamo costruire qualcosa!”

E poi, i Giovani Accademia Mediterranea, laureati in filosofia che stanno cercando di riproporre l’Accademia platonica, attraverso un progetto chiamato mens sana in corpore sano, dove i ragazzi delle scuole superiori vengono coinvolti in progetti (PCTO, già alternanza scuola lavoro) in cui si impara insieme, sui tatami nel nostro Centro Polivalente, a sostenere sul piano mens le proprie tesi, e sul piano corpus, a battersi senza violenza.

Poi c’è l’amica di Ratafià, circondata da un allegro stuolo di bimbi che dipingono borse di tanti colori.

Quelli dell’Arcobaleno avevano altri impegni oggi, ma ci hanno lasciato una locandina che nessuno leggerà, su un servizio fondamentale, di consulenza legale, per tutta la gente sprovveduta, che si trova improvvisamente di fronte un abisso di problemi.

Passa un gruppo di donne pakistane velate, e poi anche il parroco.

Infine (e scusatemi se mi sono dimenticato di qualcuno) c’è una banda che suona musiche meridionali, l’Amistade Sud Sound Project.

E dietro l’abside del Carmine, sentiamo risuonare:

“A lu suono de grancascia
viva lu populo bascio.
A lu suono de tamburrielli
so’ risurte li puverielli.
A lu suono de campane
viva viva li pupulane.
A lu suono de viuline
morte alli giacubbine.”

Chi guida la banda, si candida per il consiglio di Quartiere con la Sinistra, contro PD e Destra. La cosa interessante è che a uno dei tavoli che ho menzionato sopra, c’è qualcuno che si candiderà invece proprio con il PD; a passeggio per il giardino c’è l’aspirante candidato a sindaco della lista civica, RiBella Firenze; mentre a raccogliere i tesseramenti alla nostra Associazione, siamo in tre:

io, un’amica che si è candidata al Quartiere con Fratelli d’Italia, e un amico che proviene dal Partito Comunista e poi è passato al Partito Democratico.

Dopo cinque minuti, iniziano animatamente a pensare insieme a cosa serve al Quartiere, trovandosi d’accordo su praticamente tutto.

La partitica, che divide in parti, si fonda in sostanza sulla negazione dell’altro. Cosa inevitabile in un sistema che ci vede come individui isolati di fronte a istituzioni.

Ma quando si va oltre, si mette in comune, allora la politica nasce dall’amare la nostra gente e i nostri luoghi, la nostra polis. Spezzando l’isolamento, ciò che divide resta, ma diventa meno importante di ciò che unisce.

Questa voce è stata pubblicata in Commoning, esperienze di Miguel Martinez, Firenze, resistere sul territorio e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

71 risposte a La festa del Rione del Drago Verde

  1. Francesca scrive:

    Meraviglia

  2. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Molto bello. Veramente!

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  3. Miguel Martinez scrive:

    Notavo una cosa, che credo sia significativa.

    Gli ultimi tre o quattro post sono sempre e solo sulla nostra Resistenza Oltrarnina.

    Eppure i commenti sono quasi tutti su Palestina e Ucraina.

    Ora, pochi commentatori conoscono direttamente l’Oltrarno; ma sono di più di quelli che conoscono direttamente la Palestina e l’Ucraina.

    Parlare di Palestina e di Ucraina sicuramente ci porta in territori interessanti; ma anche parlare di Oltrarno ci dovrebbe portare a riflettere sul rione in cui ciascuno di noi vive;

    su come gli esseri umani del rione in cui voi vivete si organizzano o non si organizzano;

    sui problemi fondamentali, immediati, della vita vissuta – avere una casa, avere dei figli, come rapportarsi con gli “stranieri”, se rischiate di farvi ammazzare dalle auto;

    in questo post ho raccontato una cosa tremenda, cioè di come persone legate per un motivo o per un altro ai più conflittuali schieramenti politici, si trovano insieme, e anche questo dovrebbe ispirare qualche riflessione che va molto oltre l’Oltrarno;

    come sul rapporto tra le scuole, gli spazi pubblici, i cittadini che si organizzano da soli;

    insomma, la cosa che sognerei di più, è sentire voi parlare del VOSTRO territorio, dei vostri alberi sacri, della vostra gente.

    • Peucezio scrive:

      Il problema è che oggi i rioni non sono affatto una cosa scontata.

      Io non ho un rione: la mia rete di contatti radicati sul territorio è su scala cittadina e prima non avevo neanche quella.

    • roberto scrive:

      miguel

      “è sentire voi parlare del VOSTRO territorio, dei vostri alberi sacri, della vostra gente.”

      io non ho un *mio* territorio. ci sono posti che conosco benissimo e che amo. il più vicino fisicamente a me: le foreste lussemburghesi, ma non sono *mie*, mi limito a passeggiarci, portarci gli amici e sporadicamente qualche turista (cosa che vorrei fare più regolarmente), fare picnic, cercare funghi e guardare piante e uccelli. Passo e basta

      amo la palestra dove gioco, ma non è *mia* è del comune, mi limito a giocarci, a tenerla in ordine quando la usiamo

      poi ho un rete di amicizie o frequentazioni molto ampia e diversificata, ma nessuno che si occupi di un territorio…siamo probabilmente fortunati a vivere in un paese dove gli spazi per fare attività non mancano, sono molto ben curati e non c’è nessun bisogno di occuparsene direttamente e allo stesso tempo abbastanza sfigati da vivere in un posto dove piove 400 giorni all’anno

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Martinez

      “VOSTRA”

      Mia figlia è in Svizzera, mia moglie cura il terrazzo, i miei amici – vuoi per lavoro, vuoi per lontananza geografica – li vedo ogni tre-quattro mesi. Io mi divido fra l’ufficio (che mi mantiene na non mi interessa) e l’accademia (che mi interessa ma non mi mantiene). I miei vicini sono pochi (vivo in una palazzina di tre piani) e li conosco a malapena. In chiesa ci vado solo ad accompagnare mia moglie a Pasqua e a Natale. La storia della mia città la so leggere un po’; ho ottimi ricordi di alcuni ulivi secolari in Lazio dove ho fatto le vacanze. Non ho TV ma una casa ricolma di libri tutti da sistemare, più la Rete. Non temo di sbagliare se dico che parte integrante della “mia gente” sono i frequentatori di questo blog.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • paniscus scrive:

        ” Non temo di sbagliare se dico che parte integrante della “mia gente” sono i frequentatori di questo blog.”—

        Ma quando si fa il mitico raduno?

        Io ho un passato glorioso di organizzatrice di raduni di comunità virtuali (tutte rigorosamente simili a questa, cioè in epoca pre-social, pre-smartphone, e non eccessivamente numerose… quindi membri di semplici mailing list, blog, forum-vecchio-stile e perfino newgroups della vecchia mitica usenet).

        Datemi una delega e ci riprovo!

  4. habsburgicus scrive:

    bellissimo !

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Il problema è che oggi i rioni non sono affatto una cosa scontata.”

    Infatti, credo che non lo siano per tanti.

    E credo che anche a San Frediano abiti tanta gente, che non sa dove abita: è un dormitorio/nonluogo come tutti gli altri.

    Ma anche questo ci pone domande profonde su cosa significhi vivere: se non possiamo dire la nostra sullo spazio stesso in cui viviamo, siamo solo atomi in mano alle istituzioni.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      “Ma anche questo ci pone domande profonde su cosa significhi vivere: se non possiamo dire la nostra sullo spazio stesso in cui viviamo, siamo solo atomi in mano alle istituzioni.”

      Tristemente vero.

  6. Ros scrive:

    Non lo so mica se qui dove sono adesso è il mio “territorio”.
    Non so nemmeno se ho mai avuto qualcosa del genere.

    Quando vado a vivere in un posto nuovo tendo a girarmelo a piedi da mane a sera, nei posti più nascosti, nelle stradine secondarie, viuzze dimenticate anche dagli abitanti;

    acquisisco un buon rapporto con la città, le case, le strade…
    La faccio mia, mi faccio suo.

    Ma non basta!
    Il mio nuovo territorio resta così soltanto mentale, proiettivo, soggettivo e solipsistico;
    resta il mio Giardino Segreto che non è possibile condividere,
    ahimè! Me tapino me meschino😔😳!

    E tale resterà se non mi trova la mia umana “compagnia”.
    I miei Virgilio a farmi da Cicerone ed “iniziarmi” al posto.
    Ad adottarmi😄

    Qui, piccolo, ma l’ho trovato e (forse) buono.

    Ma è un territorio di persone, di anime;
    e – si sa –
    le persone come vengono poi vanno

  7. Francesco scrive:

    In effetti il mio parroco, che non mi piaceva punto da prete aiutante, si sta rivelando molto bravo e finirà che avrò anche io una “mia” parrocchia, che pensare a un rione a Milano è decisamente troppo. Ma a ogni Messa la chiesa è piena di gente, di bambini che fanno casino, dei matti “Semprevivi”, qualcuno si porta il cane, molti vecchi manco stanno in piedi … una disdicevole umanità che viene voglia di esserne parte.

    L’Ucraina non la conosco di persona ma mi è molto vicina, per mille motivi quello che era un esercizio politico astratto per non lasciare la Resistenza ai comunisti oggi diventa criterio fondamentale di giudizio e di scelta di voto. Come se tutto quello che ho pensato e smesso di pensare e cambiato idea mi portasse lì.

    (lo dico per Pino che sennò pensa sia mosso solo dalla passione per le magliettine di Zelensky)

    Un abbraccio forte a voi tutti balordi oltrarnini. Sincero.

    PS un pò di turisti dirottateli ad Asti: cittadina molto bella in un territorio stupendo, in più si beve e si mangia “come Dio comanda”.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      ” una disdicevole umanità che viene voglia di esserne parte.”

      Bello!

    • habsburgicus scrive:

      ad Asti*: cittadina molto bella in un territorio stupendo

      già che ci siete, fate un passo ulteriore…venite a Alba, la cui area è altrettanto bella…e passate a trovarmi 😀

      Asti fu legata a Milano sin dal Medioevo, prima dei Savoia..tout se tient

      • Francesco scrive:

        A me è parsa una città con un clamoroso passato risorgimental-monarchico, oggi visibile in monumenti, palazzi, nomi di strade, targhe.

        Ignoro se sia stata molto fascista. O molto cattolica.

        Nel Medioevo una piccola New York, ancora oggi ci sono parecchie torri solo che nel 1700 (imho) si vergognavano degli antenati pacchiani e le hanno demolite/abbassate/inglobate nei palazzi.

        Si beve benissimo.

      • Francesco scrive:

        Seriamente: Alba come meta turistica per un fine settimana allungato? me la consigli?

  8. habsburgicus scrive:

    vi dirò qualcosa sui luoghi in cui sono nato, come ERANO…
    1.durante la mia fanciullezza, il ricordo della Monarchia era ancora onnipresente e non mancavano i pellegrinaggi a Cascais dal Re (ancora nel 1983, in IV Ginnasio, la mia professoressa di italiano e latino, Donna elegante e di grande cultura apparentemente molto fredda e distaccata, pianse -unica volta- in classe alla notizia della morte del Re in esilio); repüblica era usata come sinonimo di confusione e disordine, è na repüblica (è tutto confuso, disordinato); ça va sans dire, anche secondo i dati ufficiali, il Roero scelse la Monarchia dal 65 all’85 % dei voti, nel 1946 (il mio paese non tanto, 68 % circa, Vezza era molto più monarchica e anche Canale)
    2.la religione cattolica era fortissima e pervadeva ogni cosa…ho vaghi ricordi di Venerdì Santo in cui si fermava letteralmente tutto….il Concilio non era ancora arrivato, pienamente (anche se all’epoca manco sapevo cosa fosse il Concilio eh :D) e mi rammento funerali (ahinoi, sempre comuni nei piccoli paesi) con preti in paramenti neri, donne inginocchiate davanti agli altari laterali e prediche dal pulpito durante le “Quarant’Ore” con toni apocalittici (morirete tutti, pentitevi !)..altro che i “preti sociologici” di oggi 😀 😀 da noi non esistevano ma nel paese di mio papà, in provincia d’Asti nell’area del Moscato e proprio vicino al luogo natio di Pavese (già in prov CN), i protestanti -là esistenti- erano tenuti separati dai cattolici anche da morti e avevano un’area laterale nel cimitero
    3.il piemontese era ancora lingua d’uso nei paesi e comune anche ad Alba (oggi non più)..i miei genitori, particolarmente mia mamma, avevano insistito che parlassi sempre italiano e così avevano insistito con la coppia di contadini, persone ottime che rammenterò sempre con affetto, che badavano a me quando i miei genitori non potevano….ecco perché io ho appreso a capire il piemontese, anche quello stretto che è molto diverso dall’italiano, con facilità (uso “passivo”) ma non riesco a parlare il piemontese, se non con sforzo..una volta, era il 1979, ero ad Alba e ho chiesto un’informazione, naturalmente in italiano….quello mi guarda, mi squadra e infine risponde in italiano stentato..e poi continua, in piemontese sàti nèn ‘l fjö ‘d Vanda ? ‘t smiji ‘n mandarín* (non sei forse il figlio di Vanda [la mia povera mamma] ? sembri un meridionale !)
    3.politicamente, DC partito unico, PCI ridotto a pochi votanti, MSI trattato da appestato e fuori da ogni gioco (il voto di destra, da noi, andava al PLI o anche a certi DC); in passato, prima che io nascessi, alcuni votavano “partito dei contadini” e nel paese di mio papà mio zio acquisito che mai amò i DC fece propaganda da giovane nel 1948 e nel 1953 per il partito dei contadini che ebbe anche qualche seggio ma la DC lo stritolò e il partito scomparve (mio zio si avvicinò, se non sbaglio, al PLI); nei paesi i comunisti erano rari, temuti e isolati (anche se io avevo un altro zio acquisito, con cui io e la mia famiglia avevamo rapporti splendidi, che era comunista anche se non ideologico in quanto credente, ma viveva nella rossa Torino :D)..mi ricordo al mio paese un signore di Torino, persona distinta e purtroppo già in precarie condizioni di salute, che mi trattò bene e sempre lo rammenterò per questo ! ebbene, mi dissero “quello è comunista”, come se fosse qualcosa di strano e inaudito..morì poco tempo dopo e mi dispiacque molto.. non fu seppellito religiosamente ciò che scandalizzò…..a proposito, la cremazione era ritenuta cosa da arci-eretici (si, lo so, credo che Paolo VI l’avesse già “sdoganata” ma come vi ho detto il Concilio mica era ancora arrivato :D)..mi ricordo la paura della gente, anche della coppia di contadini che badavano a me, nel 1976 per la possibile vittoria dei comunisti (che non ci fu) e sentii frasi come “adesso arrivano i russi”
    ecco, se volete capire il Piemonte “profondo” (non-torinese) pensate a Briatore, che è piemontese (e cuneese, sigh !)..
    ecco Briatore è esattamente l’ESATTO OPPOSTO del “buon piemontese” dell’epoca della mia fanciullezza 😀 😀 😀

    *“mandarín” era la forma affettuosa e scherzosa per “meridionale” forse perché in Sicilia e Calabria donde venivano i primi immigrati c’erano i mandarini..oggi si usa molto di più il lombardo terún/tarún che da noi era soprattutto, nella variante con la “a”, un nome di fungo tanto che le prime volte in cui lo sentii usato per “meridionale” non capivo :D; si usava anche nàpuli (per tutto il Sud eccetto la Sicilia); j’itajan (gli italiani) erano talora definiti tutti quelli oltre Novara

    • roberto scrive:

      habsb

      “ecco Briatore è esattamente l’ESATTO OPPOSTO del “buon piemontese” dell’epoca della mia fanciullezza”

      molto chiaro!

  9. mirkhond scrive:

    E oggi com’è il Piemonte profondo in cui vivi?

    • habsburgicus scrive:

      oggi ormai il Nord è tutto eguale
      dialetto decaduto, ma sussiste nei paesi (diciamo a metà fra dialettofono Veneto e dedialettizzata Emilia)
      religione decaduta, anche se manca l’anticlericalismo toscano (e di altre zone)
      mentalità para-leghista
      la Monarchia ormai non dice più nulla a nessuno 😀
      molti immigrati, in parte “bianchi” (romene/i, albanesi, qualche ucraina) ma anche “arabi” (marocchini) e in misura minore “neri”

      • mirkhond scrive:

        “religione decaduta”

        A Becetto di Sampeyre (Cuneo) ogni anno, il 15 agosto e l’8 settembre fanno due processioni con la Madonna Nera (che dicono, un tempo venerata in gran parte del Piemonte) e le donne e le ragazze vi partecipano indossando il costume tradizionale occitano. Alcune ragazze sono oriunde albanesi e sono indistinguibili dalle piemontesi doc.

        • habsburgicus scrive:

          in altre parti d’Italia (anche nel nord) è decaduta di più, d’accordo…
          ma non c’è paragone fra allora e oggi

        • Francesco scrive:

          Io ho visto tutta la sfilata degli sbandieratori e tamburini e qualche trombettiere di Asti.

          Molto carina, non di più. Ma anche molto multietnica.

          A quanto pare le medievalerie, anche quelle tarocche, fanno integrazione.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Francesco

            “A quanto pare le medievalerie, anche quelle tarocche, fanno integrazione”

            Posso confermare con l’esempio di mia figlia, che ha appena assistito a una parata di sbandieratori e carri allegorici a Zurigo. Ha visto insieme gente appena arrivata e fieri discendenti di otto generazioni di Zurighesi purosangue, in una manifestazione di genuino entusiasmo popolare (tanto più sorprendente, data la nota scarsa estroversione Elvetica).

            Ciao!

            Andrea Di Vita

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ habsburgicus

        “il Nord è tutto uguale”

        Beh, da noi a Genova l’azienda degli autobus e alcuni negozi la pubblicità la fanno in Genovese. Dialetto che viene pure insegnato (facoltativamente) in alcuni licei. Inoltre c’è un teatro dialettale, e il quotidiano cittadino pubblica anche articoli in Genovese.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • mirkhond scrive:

          Gli immigrati imparano il zeneise?

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ mirkhond

            “immigrati”

            Alcuni sì, anche perché se no quando si trovano con operai madrelingua che parlano Genovese tra di loro sarebbero tagliati fuori. Personalmente ho visto un ragazzino inequivocabilmente latinoamericano, con la mamma che indossava il poncho e la bombetta, chiedere di un biglietto al bigliettaio come un Genovese madrelingua.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

  10. mirkhond scrive:

    “questo ci pone domande profonde su cosa significhi vivere: se non possiamo dire la nostra sullo spazio stesso in cui viviamo, siamo solo atomi in mano alle istituzioni.”

    Io da una vita abito nello stesso quartiere popolare di Bari, ma a parte poche persone, praticamente non conosco nessuno. Nel mio condominio è già tanto se ci si saluta (giusto qualcuno, ogni tanto, chiede della salute di mia sorella).
    Con una parte della mia famiglia non ho più alcun rapporto da quando è morto mio padre, e con l’altra ci siamo recentemente riavvicinati, ma il senso di solitudine, di incomprensione rimane.
    Gli unici amici che ho, Peucezio e un mio compagno di scuola, vivono a Milano e non li vedo e sento da tempo.
    La solitudine peggiore è vivere circondati da tanta gente per la quale se ci sei o non ci sei è la stessa cosa.
    Se dipendesse da me, me ne andrei da questa terra in cui l’estate è insopportabile per vivere da qualche parte sulle Alpi, con un clima più freddo.
    Per quel che mi riguarda il mondo di Miguel non è replicabile nel contesto in cui vivo….

  11. mirkhond scrive:

    Sta meglio rispetto all’anno scorso, ma ha problemi di obesità e di movimento. Praticamente sta quasi sempre a casa, a parte quelle volte in cui va (controvoglia) ad un centro diurno per disabilità psicologiche.
    Inoltre prende ancora l’ossigeno e aspettiamo la visita della pneumologa. Per fortuna ci sono due signore che ci aiutano con i servizi, la cucina e la aiutano a lavarsi perché da sola non è in grado di farlo, ma la situazione è comunque pesante.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ mirkhond

      “pesante”

      Ti capisco più di quanto tu possa immaginare. E ti sono vicino.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  12. Andrea Berti scrive:

    Al Penny Market o alla Conad?

  13. mirkhond scrive:

    Grazie. ciao

  14. tomar scrive:

    Tristezza: è morta Giovanna Marina:

  15. tomar scrive:

    Corrige: Giovanna Marini.

  16. Peucezio scrive:

    Ah, che peccato, non l’ho mai ascoltata, ma è stata una figura di riferimento della musica popolare 🙁

  17. Miguel Martinez scrive:

    Antologia dei commenti, poi commento io…

    “Io non ho un rione: la mia rete di contatti radicati sul territorio è su scala cittadina e prima non avevo neanche quella.”

    “Io da una vita abito nello stesso quartiere popolare di Bari, ma a parte poche persone, praticamente non conosco nessuno.”

    “poi ho un rete di amicizie o frequentazioni molto ampia e diversificata, ma nessuno che si occupi di un territorio”

    ” I miei vicini sono pochi (vivo in una palazzina di tre piani) e li conosco a malapena. ”

    “Non lo so mica se qui dove sono adesso è il mio “territorio”.”

    “Io da una vita abito nello stesso quartiere popolare di Bari, ma a parte poche persone, praticamente non conosco nessuno. Nel mio condominio è già tanto se ci si saluta”

    • Miguel Martinez scrive:

      “Antologia dei commenti, poi commento io…”

      provo a riflettere, perché devo stare attento a non cadere nella tentazione di dire, “io sono fortunato e voi no, pappappero!”

      Anche perché qualcuno potrebbe rispondere, “tu vivi in un’eccentrica bolla di sapone, noi siamo normali!”

      Ora, “normale” ha due significati: comunemente, “come fa la maggioranza”; etimologicamente, “secondo la norma”, quindi “secondo natura”.

      Terribilmente difficile dire cosa sia l’essere umano, ma sento che sia anche un essere sociale, che vive di reti di rapporti: con persone, animali, luoghi e cose.

      Le persone, in una situazione “normale”, sono molto diverse: hanno carattere diverso, interessi diversi, sesso diverso, età diversa, esperienze diverse.

      Ecco perché sostengo la “comunità” ampia, contro la “community” alla statunitense, quelli che condividono fanaticamente un unico interesse.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        La mia tesi, ripetuta più volte negli anni, è che l’unica comunità tradizionale ad esserci rimasta è l’assemblea di condominio: è l’unica cosa in cui sei ingabbiato (a meno che tu non fugga), che ti impone spese, ti frustra i desideri ed in cui i litigi hanno ripercussioni reali sugli aspetti più intimi della tua vita.
        Lì trovi tutto: quello che pretende di comandare perché ha più millesimi e si è costruito una corte di seguaci, quello che fa quello che crede e poi impone agli altri il fatto compiuto, quello che non non paga, quello che non partecipa e si limita a firmare deleghe ogni volta. E c’è un bene comune da cui dipende effettivamente la tua possibilità di godere dei tuoi beni privati.

        E non ho mai, dico MAI sentito parlare bene dell’assemblea di condominio, rispetto ad altre esperienze di comunità.
        Ho una mia spiegazione che non piacerà a nessuno, ma per ora non la esplicito. Anche perché credo si colga abbastanza facilmente tra le righe.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “La mia tesi, ripetuta più volte negli anni, è che l’unica comunità tradizionale ad esserci rimasta è l’assemblea di condominio:”

          Capisco perfettamente, e ti do ragione.

          Perché secondo te, funziona il nostro Giardino (pieno di gente litigiosa) e non funziona un’assemblea di condominio?

          Dove sta la differenza?

          • tomar scrive:

            Miguel:
            Perché secondo te, funziona il nostro Giardino (pieno di gente litigiosa) e non funziona un’assemblea di condominio?

            Dove sta la differenza?

            Forse perché nel Giardino c’è una tensione verso il comunismo.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “Dove sta la differenza?”

            Beh, è la vecchia storiella Cinese.

            All’Inferno tutti mangiano da una sola scodella gigante di riso con bacchette lunghe quattro metri.

            In Paradiso tutti mangiano da una sola scodella gigante di riso con bacchette lunghe quattro metri

            La differenza è che in Paradiso ci si imbocca l’un l’altro.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Perché il vostro giardino non è una comunità naturale, ma d’elezione: nessuno è costretto a frequentare il Nidiaci per motivi che vadano oltre la volontà. È una community, insomma.

            • Francesco scrive:

              Ecco, per una volta devo concordare con MT e ammettere che a me non veniva come dirlo ma è la prima cosa che mi è venuta in mente.

              Anche se il Nidiaci ha un elemento oggettivo di “viviamo tutti vicini” che è comunità.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “Perché il vostro giardino non è una comunità naturale, ma d’elezione”

              Ma forse no… praticamente tutte le famiglie sono “costrette” a frequentarlo, per mancanza di alternative. Casomai la particolarità sta nel fatto di non condividere SOLO il giardino, ma anche tutte le problematiche del rione.

      • Miguel Martinez scrive:

        “Antologia dei commenti, poi commento io…”

        Ora, quello che vivo io può sembrare radicalmente diverso da tutti i vissuti che avete descritto voi.

        Eppure l’umanità in questione è quasi altrettanto mobile, sradicata, confusa; tra di noi non ci capiamo sempre; siamo persone diversissime.

        Però quando si uniscono le persone diversissime, e si prende cura del territorio, si scopre di avere una forza molto grande.

        Che non può certo influire su ciò che succede a Gaza o in Ucraina, o sul cambiamento climatico. Ma quando parliamo del nostro territorio, possiamo essere più forti delle istituzioni.

        Possiamo metterle con le spalle al muro.

        • roberto scrive:

          poi questa è un’altra grande differena rispetto a tante comunità

          nelle varie attività che faccio non ho il minimo bisogno di mettere le autorità con le spalle al muro.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “nelle varie attività che faccio non ho il minimo bisogno di mettere le autorità con le spalle al muro.”

            Ecco, per noi invece non è così.

            Ti do un esempio su cento: scusami i dettagli noiosi, ma il diavolo si nasconde nei dettagli.

            C’è l’ex-granaio mediceo a due passi da casa mia, poi caserma abbandonata.

            La Fondazione Bancaria che a Firenze decide tutto (finanzia anche noi a volte) ha deciso di farne un “centro di startup innovative”.

            https://innovationcenterfirenze.it/chi-siamo/

            Ganzo, no?

            Solo che siamo in un rione dove le scuole non hanno palestre;

            dove gli sfrattati – spesso anziani – se va bene trovano case popolari all’altro capo della città;

            dove gli artigiani sfrattati non sanno dove sbattere la testa;

            dove non ci sono più i medici di base perché sono tutti scappati fuori dal centro storico;

            e il primo indigeno che ha chiesto di fare un’attività nello spazio “aperto alla città” è stato cacciato a male parole.

            La Fondazione ha pagato gli oneri di urbanizzazione, che il Comune può spendere come vuole; solo che la Fondazione ha ordinato che venissero spesi per fare un grande parcheggio sotterraneo esattamente davanti all’ex-caserma medicea.

            Il parcheggio sotterraneo implica la pedonalizzazione della piazza, e quindi la perdita dei posti macchina dei residenti; in cambio si possono comprare spazi “pertinenziali” nel parcheggio: cioè l’albergo o il locale fighetto può comprare uno spazio dove possono parcheggiare i suoi clienti.

            E questo significa lo sfratto anche delle persone munite di auto, e quindi altre case abbandonate e trasformate in B&B.

            Ora, quando il giovane assessore schleiniano mi dice, “Miguel, io ti do il patrocinio per questo evento… e tu sosterrai il parcheggio sotterraneo”, beh, in quel momento sì, sento un ENORME bisogno di mettere le autorità con le spalle al muro.

            • Roberto scrive:

              Capisco e sono cosciente di vivere in un posto tutto sommato fortunato

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Capisco e sono cosciente di vivere in un posto tutto sommato fortunato”

                Grazie!

                Poi ripeto, il diavolo si nasconde nei dettagli… se non mi sbattessi da dodici anni per il rione in cui vivo, non li conoscerei.

                Ciascuno di noi, in Sanfrediano, sbatte la testa contro il muro in un certo momento, e solo dopo iniziamo a fare i conti: io l’ho sbattuta quando hanno chiuso la ludoteca dove portavo a giocare i miei figli, altri l’hanno sbattuta quando è arrivato l’avviso di sfratto, altri ancora quando si sono trovati la cantina allagata o le crepe nei muri di casa, o senza pediatra.

                C’è il momento di scontro violento con una realtà di cui fino a un momento prima non ti eri accorto (io per primo), solo dopo inizi a mettere insieme tutti i pezzi.

              • Miguel Martinez scrive:

                “C’è il momento di scontro violento con una realtà di cui fino a un momento prima non ti eri accorto”

                Però – e qui torno a contestare affettuosamente MT – lo scontro vincente non è quando gridi e ti arrabbi.

                Lo scontro vincente è quando proponi e crei qualcosa di positivo/propositivo.

                Oggi da noi c’era la festa del gioco, che in realtà nasconde un’altra realtà: la tragedia di chi si gioca la vita, e Anna mi racconta di come da noi ci siano donne che si rovinano di nascosto, a differenza degli uomini che in fondo al nostro Borgo stanno a scommettere.

                Solo che della festa del gioco, ci dimentichiamo presto, perché oggi una di noi ha trovato tre gattini abbandonati dalla mamma, avranno avuto una settimana di vita, li ha messi in una scatoletta e poi?

                Tra una folla di bambini che ci assediava, cercando di prendere in mano i minuscoli esseri affamati,

                i consigli di questo e di quello,

                il Calciante de’ Bianchi che parte silenzioso come sempre e torna con un biberon per umani e un litro di latte, e mi viene in mente l’orafa finlandese e busso al suo laboratorio in cui vive da quando è stata sfrattata, e mi dice che è pronta a dare da mangiare ai gatti, ma non ha posto nella sua minuscola buca,

                e la ginecologa che ha visto nascere mio figlio che dice al calciante che non va bene per niente il latte per umani e che i gattini hanno bisogno di mangiare ogni tre ore,

                e mi mette in mano cinquanta euro per cercare in farmacia il latte in polvere per gatti,

                e io che corro in farmacia e mi dicono che se ordiniamo il latte per gatte forse domani, e così corro in un’altra farmacia, e mi danno la stessa risposta, e poi penso al negozio minuscolo per animali, e il proprietario mi dà la stessa risposta, e restituisco allora i cinquanta euro…

                Cala in mezzo a noi la giornalista che ci dice, “per favore, per favore, non mi parlate di candidati ed elezioni!”, e le diciamo, “ma finora, noi s’è parlato solo di gatti!”

                Alla fine, mi dice la Donna Saggia di San Frediano, i tre gattini sono stati salvati da una che abita dalle parti di Piazza Tasso. E la Donna Saggia di San Frediano, con cui avevo mezzo litigato una settimana fa, mi manda un fortissimo abbraccio.

                Ecco il nostro mondo.

            • Miguel Martinez scrive:

              “Ora, quando il giovane assessore schleiniano mi dice”

              Preciso di non avere nulla contro la Schlein, che sospetto sia una povera disgraziata capitata in un posto molto più complicato di lei.

              Non la conosco personalmente, ma immagino una persona partita con le migliori intenzioni, che si è messa nella situazione peggiore immaginabile.

              Conosco anche tante belle persone che l’hanno votata alle primarie del PD, sognando in qualcosa di migliore.

              Parlo solo di quelli che hanno saputo saltare subito sul carro della vincitrice.

              Che tristezza.

              • Moi scrive:

                Alla Schlein viene rimproverato di solito di difettare di esperienza pratica … di concretezza inerente il mondo reale. Un po’, almeno,’ è oggettivamente vero : una “Privilegiata” che non si rende conto e di esserlo , e anzi si crede oppressa !

  18. tomar scrive:

    Ho sentito adesso “dal ’68 al blog”, non la conoscevo, forse il suo ultimo pezzo, l’ha composta e cantata solo 5 anni fa ed è un’amaramente scherzosa riflessione sul tramonto dello spirito di una generazione. E da bene l’idea di che tipo era questa donna.
    (https://www.youtube.com/watch?v=Z-sv9qPuZpQ)

  19. Roberto scrive:

    Miguel

    “ Perché secondo te, funziona il nostro Giardino (pieno di gente litigiosa) e non funziona un’assemblea di condominio?

    Dove sta la differenza?”

    Azzardo una ipotesi non romantica: il caso ha voluto che un gruppo di persone “positive” (intendo persone con empatia, voglia di stare insieme, gentilezza, intelligenza non comuni) si sua ritrovato insieme e intorno a quel gruppo gravitino tante altre persone attratte da questa forza positiva

    Mutatis mutandis mi è capitato di lavorare in una unità in cui io ed un collega avevamo (mi permetto un po’ di immodestia) quel ruolo positivo, e per un paio d’anni è stato un ambiente fantastico: si lavorava bene, si stava bene insieme e tutti ci dicevano “ma come è bello da voi”. Poi io ed il collega ce ne siamo andati, al posto nostro sono arrivati due cazzoni, e hanno finito tutti come nella peggior assemblea di condominio

    • Francesco scrive:

      Sono d’accordo: ci vuole qualcuno che si sbatta perchè le cose funzionino, in qualsiasi gruppo.

      E allora può capitare che la maggioranza venga dietro e gli elementi potenzialmente distruttivi siano “neutralizzati”.

      Penso alla numerosa famiglia di mia mamma, per una volta non faccio teoria.

  20. Roberto scrive:

    Miguel

    “ Ora, quello che vivo io può sembrare radicalmente diverso da tutti i vissuti che avete descritto voi.”

    A me a dire il vero non sembra poi diverso se non per il fatto che appunto vi occupate di un giardino come interesse comune (c’è chi ha come interesse comune uno sport, chi la chiesa, chi il cibo…voi il giardino) . Mi sembra diverso, o meglio, particolare come dicevo prima il fatto che ci siano tante persone positive messe insieme.

  21. Moi scrive:

    Il sole splende, le foglie sui rami sono verdissime, e una donna mi chiede cosa sia quell’albero così particolare, e le racconto del tasso – che come dice la Laura, “è l’anima del giardino, lo so che sembriamo grulli a dirlo, ma è così!” Non siamo grulli, se siamo quasi l’unico faro di vita condivisa rimasto nel centro di Firenze, è certo che sia grazie al tasso.

    ————————————————————-

    https://www.youtube.com/watch?v=423gd04Fz_s

    🙂

  22. Moi scrive:

    Ma … esisterà mai Calcio Storico Fiorentino Femminile ?

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