Caravaggio a Halloween

In questi giorni, l’autore del blog latita.

Il primo motivo è un improvviso sovraccarico di lavoro: l’ultima sgradevole novità è che una banca ha minacciato di mandarmi centinaia di pagine da tradurre.

Il secondo motivo è più complesso da spiegare, e riguarda l’Oltrarno, il suo cuore che è il rione di San Frediano, e il cuore del cuore, che è il grande isolato in cui cresce il giardino che cerchiamo di gestire.

A prima vista, il problema è che c’è una quantità incredibile di cose da fare, che vanno dall’andare all’Agenzia delle Entrate a far registrare la Onlus (dove scopro un impiegato che a vent’anni, essendosi lasciato con la ragazza, girò tutto il Messico in autostop), al cercare di capire come si fa a far entrare un’arpa per la rampa di ingresso di una ludoteca.

Ma c’è qualcos’altro. Più fai, e meno capisci del mondo.

Prendete questo giardino, pochi metri quadrati, in fondo solo un gran cortile in un quartiere senza verde, in una stradina tutta storta con i marciapiedi dove non ci stanno due gatti insieme.

Che è un po’ come l’ultimo granello di sabbia di cui parla Michael Ende, o se preferite, come guardare il mondo in una goccia d’acqua.

Venerdì sera, la nostra Francesca vi ha organizzato la festa di Halloween – attaccando locandine sui muri con un figlio che corre davanti e un altro nel passeggino – e anche questo mi fa ripensare tante certezze.

Cioè, Halloween c’entra con l’Italia, figuriamoci con l’Oltrarno, come le patate lesse a colazione. Eppure ti rendi conto come una cosa del tutto inventata, e magari con le peggiori intenzioni, improvvisamente si infila nei canali naturali della vita, come una volta fecero i santi astutamente imposti dai cristiani. Persino quando sbagli giorno, come abbiamo fatto noi, organizzando Halloween il 1 novembre, i riti funzionano.

E funzionano esattamente nella misura in cui le cose vanno male. La festa di Halloween nella ludoteca che c’era una volta, non sarebbe stata nulla, una banalità che piove dall’alto.

Questa volta, c’era la rete che ha eretto chi ci ha rubato mezzo giardino, che prima nemmeno ci rendevamo conto che era nostro. Il ladro ci ha rubato anche l’acqua, e quindi  abbiamo dovuto portarla noi.

E non c’era nemmeno la luce.

Così, per la prima  volta in vita loro, i bambini hanno potuto giocare a nascondino, vestiti da diavoli e streghe, al buio, nascondendosi in un bosco. Senza che nessuno avesso costruito qualcosa per loro – tutto è venuto da sé.

I bambini lo raccontano, e lo racconteranno per molto tempo, in modo completamente diverso da come raccontano una qualunque bella festa. I doni dei genitori, per quanto graditi, non valgono mai quanto i doni degli dèi.

Mentre la luce scompariva, i genitori improvvisamente si trovavano l’uno accanto all’altro sulle panchine, senza vedere più nulla. E a ridere e raccontarsi storie.

Ma sul tavolo di legno che avevamo trovato abbandonato per strada, steso sopra il grande bidone dei rifiuti all’ingresso, qualche bambino ha voluto continuare a disegnare lo stesso, e così i genitori si sono improvvisati generatori. E nemmeno Caravaggio avrebbe potuto dipingere una scena di tanta bellezza, con sullo sfondo, oltre la rete, una betoniera.

Ma dove eravamo?

Cosa vogliono dire privato e pubblico?

Da una parte, c’è qualcuno che ha rubato un giardino ai bambini, non c’è dubbio; e questo qualcuno rappresenta un intero aspetto della nostra specie, che di cose ne ha fatte ben di peggio.

In questo senso, la lotta di  classe, la capisci subito. “Destra” e “sinistra” sono concetti assai sfuggenti, sfruttatore e sfruttato, molto di meno.

Che poi il nostro di sfruttatore sarebbe questo signore qui in mezzo a due amiche, e ti chiedi se il male è solo banale, oppure anche ridicolo.

Ma cosa c’è dall’altra parte? Dall’altra parte, intanto, ci siamo noi, che abbiamo le chiavi. Abbiamo le chiavi, perché uno Stato in fuga ce le ha gettate prima di scappare. Direte, finché è un giardino dell’Oltrarno, chi se ne frega… ma è la stessa fuga da tutto l’insieme, dalla scuola alla sanità, e dovrete essere lesti come noi a raccoglierle, se non vorrete fare una brutta fine.

Ma chi è poi che fugge? E’ una strana idolatria quella che attribuisce personalità a ciò che chiamiamo Stato.

Io non vedo alcuno Stato.

Vedo piccole persone.

E qui non posso raccontarvi molto, un po’ per non infierire, un po’ perché non mi conviene, e anche questo spiega qualcosa del mio silenzio in questi giorni. Ci sono storie fantastiche e assurde, che non potrò mai mettere per iscritto.

Considerate solo che su questo pugno di giardino, dove le foglie d’autunno svolazzano libere, pretendono di esercitare sovranità tre, quattro, cinque uffici, della cui esistenza non sospettavi nemmeno.

Ti muovi tra di loro, sentendo la paura che provano, il timore del collasso che li aspetta e il timore ancora maggiore dell’ufficio rivale, il sospetto e l’astio, e provi compassione, persino quando sai che qualcuno di loro ti potrà pungere con l’ultimo veleno che gli resta in corpo. E qualcuno invece no, perché la gente di Stato non è migliore dell’altra, ma nemmeno peggiore.

Ma di quanta di questa compassione avremo bisogno, a mano a mano che tutto ciò che chiamavamo mondo esploderà.

Fu a una notte di luna, a una luna di notte, che Daniel Viglietti dedicò le parole fondamentali:

“Yo descubrí que el combatiente
es más honrado y más valiente
cuando no olvida la ternura
bajo la piel de su armadura,
lo comprendí ante la hermosura
del lado claro de la luna,
sí.”

Ho scoperto che il combattente è più onesto e coraggioso, quando non dimentica la tenerezza sotto la pelle dell’armatura, l’ho capito davanti alla bellezza del lato chiaro della luna, sì”.

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez, Firenze, mundus imaginalis, riflessioni sul dominio e contrassegnata con , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

76 risposte a Caravaggio a Halloween

  1. Tortuga scrive:

    – E qui non posso raccontarvi molto, un po’ per non infierire, un po’ perché non mi conviene, e anche questo spiega qualcosa del mio silenzio in questi giorni. Ci sono storie fantastiche e assurde, che non potrò mai mettere per iscritto. – Miguel –

    E’ proprio così, sono sempre tante le cose che si vorrebbero scrivere ma poi per un motivo o per l’altro ci se le deve tenere per sé.

    Fantastici i doni degli déi.

  2. mirkhond scrive:

    Anche perché non vieni nemmeno capito…..

  3. mirkhond scrive:

    Comunque l’amica di batman vestita da pirata obelix è una bella figona….

    • Z. scrive:

      Duca, la tua passione per la donna massella conferma il tuo gusto passatista da Antico Regime anche in materia di fimmene 😉

    • PinoMamet scrive:

      Io preferisco la Madama Butterfly un po’ scucchiona (o baslettona, secondo le parti d’Italia) sulla sinistra… poi uno dice i gusti. Ho sempre avuto anche una passione per le nasone.

      Il pirata Obelix: ho come l’impressione che il costume popolare europeo, ma proprio popolare, proletario, sia cambiato in realtà piuttosto poco nel corso dei secoli. La stoffa a righe probabilmente doveva essere economica (chissà perché… leggerei volentieri questo:
      http://www.ibs.it/code/9788870181876/pastoureau-michel/stoffa-del-diavolo.html )

      il tizio olandese trasferito in Nuova Zelanda che ha un blog sui baschi (copricapo) ne ha anche uno sulle maglie a righe da marinaio, e le righe in generale.
      I tizi strani li becco tutti io…

      • mirkhond scrive:

        Le nasone piacciano anche a me, ma POSSENTI…
        E che sono reduce da un paio di video arabi e iraniani, giusto per rifarmi gli occhi per la depressione di questi giorni… 😉

        • mirkhond scrive:

          Peccato che Martinez non conosca anche la bella piratessa Obelix…
          Che pure un amico di Milano con cui mi sono incontrato ieri, anche lui dice che in Francia passerei inosservato.
          Purché, ovviamente, tenessi la bocca chiusa…. 😉
          ciao!

        • mirkhond scrive:

          Comunque su una cosa Zanardo ci ha azzeccato al 100%, e cioè che qua dentro l’unico vero retrogrado sono io :)….
          Peucezio e Habsburgicus amando le femmine mazze, sono figli di QUESTO tempo, a differenza dell’alienato fuoritempo e fuorimoda che sta scrivendo……
          ciao!

        • PinoMamet scrive:

          A parte che, adesso come adesso, credo che chiunque passerebbe inosservato in Francia 😉
          a parte tutto non credo proprio che un pugliese darebbe nell’occhio neppure nel più sperduto e isolato paesino di soli francesi de souche dell’Alvernia.

          Forse forse in Normandia, ma non ci sono stato mai e non ci giurerei.

          Io ho un’amica, già lo raccontai, alla quale in Galles si rivolgevano tutti quanti in gallese, prendendola di routine per una del posto; è vero che è una biondina (biondo scuro, da italiani, non slavato da nordici) molto carina, però a parte tutto in UK i gallesi credo passino per “scuretti”, per terroni via 😉 ;
          lei è emiliana, sì, ma conosco tantissime regazze meridionali indistinguibili da lei…

        • mirkhond scrive:

          “a parte tutto non credo proprio che un pugliese darebbe nell’occhio neppure nel più sperduto e isolato paesino di soli francesi de souche dell’Alvernia.

          Forse forse in Normandia”

          E quello che mi dice sempre mia sorella, quando sono triste perché non posso recarmi in Medio Oriente per via dei miei tratti somatici…. 🙂
          Mentre, per lei, in Guascogna, a Bordeaux, in Normandia e nella Franca Contea di Gustave Courbet (il mio pittore preferito fin dall’infanzia, sembrerei proprio un franco occidentale…. 😉
          ciao!

        • Z. scrive:

          Eretici che non siete altro! Le donne sono tutte belle: esili e massicce, alte e basse, bionde e castane, camuse e nasute.

          Tutte.

          Beh, dai, quasi 😀

  4. Pietro scrive:

    Piu’ fai e meno capisci del mondo… Il motivo per cui sto decidendo di smettere di scrivere. Basta blog, basta Facebook, basta di tutto.

    • mirkhond scrive:

      Deluso anche dall’Estremo Oriente, vero Pietro?

    • Z. scrive:

      Non sono affatto d’accordo.

      “Facendo” si impara molto. Spesso molto di più che non limitandoci ad ascoltare quello che gli altri hanno, spesso, appreso a loro volta per sentito dire. Che spesso è infarcito di approssimazioni, errori, ideologia, nozioni non più esatte né vere.

      Questo stesso articolo ne è la conferma: “facendo”, infatti, Miguel ha appreso tante cose. Ce ne ha raccontate solo una parte, eppure da quella parte noi siamo rimasti affascinati 🙂

      • Andrea scrive:

        ” “Facendo” si impara molto. Spesso molto di più che non limitandoci ad ascoltare quello che gli altri hanno, spesso, appreso a loro volta per sentito dire. Che spesso è infarcito di approssimazioni, errori, ideologia, nozioni non più esatte né vere.”

        Sottoscrivo.

  5. Peucezio scrive:

    Bel post.
    Si sentiva la tua mancanza, Miguel.

  6. Pietro scrive:

    @mirkhond: tu metti sempre troppo in ogni emozione 🙂 Se scrivo un articolo in cui dico che in Oriente accadono cose che non mi piacciono non significa che non mi piace piu’ l’Oriente. Tu secondo me dai giudizi troppo netti, portando la logica alle sue estreme conseguenze. Non dico che sbagli, assolutamente, non mi permetterei mai. Ma le tue posizioni sono secondo me dannose per te in primis. A volte meglio mandare la coerenza a quel paese e vivere piu’ leggeri, almeno questo penso io. Un abbraccio

  7. mirkhond scrive:

    Che dirti…
    Personalmente non sono attratto dall’Estremo, ma dal Medio e Vicino Oriente.
    In cui e per mancanza di coraggio, e per l’oggettiva INstabilità della regione per motivi che conosciamo, non potrò mai recarmicisi……
    Per cui non posso non essere pessimista, anche se non vorrei esserlo….
    ciao!

  8. mirkhond scrive:

    Un tempo, magari, recandomi nella remota Brianza 😉 ad esempio, una brava tosa con cui farmi una famiglia, l’avrei pure trovata, ma OGGI?
    IN QUALI REMOTE CONTRADE della terra potrei trovare la felicità affettiva anelata DA UNA VITA?
    Ci sono vaste aree tra il Marocco e l’Iran, in cui, forse, un 10% di possibilità per me potrebbe esserci, ma purtroppo NON mi ci posso recare….
    Ergo, sono condannato all’infelicità di vivere in una società FRANGISTANA in cui sono un pesce fuor d’acqua e in cui non mi riconosco e da cui sono visto come un alieno…
    Passo e chiudo!

    • Pietro scrive:

      Sei giusto UN FILINO esagerato, ma almeno abbiamo capito qual’e’ il problema… Non vedo perche’ tu non possa trovare una donna. Basta cercarla nei posti giusti, sapere cosa si cerca e non avere ambizioni troppo esagerate.
      Io la penso cosi’: la donna perfetta non esiste quindo o ci si accontenta con il meno peggio o si sta soli ma non ci si lamenta e non si fa della solitudine (scelta) una costruzione filosofica 🙂

  9. mirkhond scrive:

    Ecco un altro esempio di INCOMPRENSIONE dovuta ad un DIVERSO VISSUTO….
    Quando qualcuno qui parla un po’ di più di se stesso, intervieni sempre tu con risposte certe, ma in questo caso SBAGLIATE…..

    • Pietro scrive:

      Infatti secondo me internet non e’ il posto giusto dove parlare del personale o cercare relazioni, non sara’ mai un alternativa al mondo vero. Internet aiuta perche’ lo schermo del virtuale evita il confronto diretto ma per contro il virtuale non potra’ che avere per sempre i fraintendimenti che sono eludibili solo dal contatto diretto.
      Se si sceglie il virtuale se ne devono accettare i limiti.
      Tutto qui
      Se in questo blog ci sono molte persone ottime ed un bel clima non per questo sara’ mai allo stesso livello della vita vera
      mi spiace

      • mirkhond scrive:

        Ciò che sembri ignorare dall’alto della tua tuttologia è che ci sono persone SOLE che non hanno ALTRA POSSIBILITA’ DI COMUNICARE se non questo schermo e questo blog….
        Ma che pensi? Che a me faccia piacere stare sempre qui a rompere le palle a te e a quelli che per carità…umana non me lo dicono, ma pensano le tue stesse cose?
        Se avessi ALTRE POSSIBILITA’, certo non starei qui…
        Ma CHE PUO’ CAPIRE uno che ha fatto in macchina la Milano-Pechino?
        Passo e chiudo, sperando FINALMENTE di essere stato chiaro!

        • Pietro scrive:

          Generalmete gli insulti partono quando uno e’ toccato sul personale e non riesce ad essere razionale
          quindi ti abbraccio e ti saluto
          con stima

        • Francesco scrive:

          Mirkhond

          sei tu che ci hai raccontato che non vuoi uscire di casa perchè hai già deciso di schifare tutti i baresi

          faccilo, una buona volta, scommetto che non sono peggio dei milanesi!

          ciao

  10. Tortuga scrive:

    Miguel ti lascio la segnalazione di tre piccoli refusi:

    1) Venerdì sera, la nostra Francesca ci ha organizzato organizzato
    Qui c’è “organizzato” due volte

    2) e così i genitori si sono improvvisamente [trasformati in (?)] generatori.
    Qui forse hai saltato un paio di parole, qualcosa tipo quello che ho messo fra parentesi quadre.

    3) “Ho scoperto che il combattente è più onorato e coraggioso, quando non dimentica le tenerezza sotto la pella dell’armatura, l’ho capito davanti alla bellezza del lato chiaro della luna, sì”.

    qui è LA tenerezza sotto la pellE

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Miguel ti lascio la segnalazione di tre piccoli refusi:”

    Grazie! Mi devono fare un PDP (Piano Didattico Personalizzato) per dislessici, anzi per distypici (o disdattilici?).

    • Tortuga scrive:

      Ma dai 😉 Non so se augurarti o meno quelle centinaia di pagine di traduzione, io preferirei che stessi un po’ con noi ma mi sa che le mie preferenze non converrebbero molto alle tue tasche 😀

  12. nic scrive:

    Miguel, “honrado” io lo tradurrei con “onesto”.

    prima di Viglietti…
    “Hay que endurecerse sin perder jamás la ternura”.
    Nota: su “teoría del coco”, duros por fuera, pero blandos por dentro, de Pasajes de la Guerra Revolucionaria. Ernesto Guevara.

    Ma la questione in questi tempi mi sembra totalmente ribaltata: a forza di non voler cioccare mai, i cocchi “buoni” hanno adottato gusci troppo flessibili e permeabili.

  13. Roberto scrive:

    “I doni dei genitori, per quanto graditi, non valgono mai quanto i doni degli dèi.”

    Giustissima osservazione! Mi capita a volte di dimenticarmene (il classico “e che cavolo con tutto lo sbattimento che mi sono dato per organizzare x, giochi con le foglie in giardino”) ma è una cosa importante da tener presente nei rapporti con i figli

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    “Miguel, “honrado” io lo tradurrei con “onesto”.

    Hai ragione, mi sono italianizzato! Il riferimento al Che lo conoscevo, ma qui la questione che mi ponevo era anche la compassione per le piccole vite dei funzionari, mentre probabilmente Che parlava della compassione verso gli oppressi, tanto più facili da definire in quei contesti.

  15. nic scrive:

    “mi sono italianizzato”

    questa sí che é una disgrazia… jajaja

    yo hice todo lo que pude por desitalianizarme; a la fecha creo que me quedó solo la mamma, la caffettiera e gli odiati cccp, por supuesto 🙂

    • Z. scrive:

      Ma tra tutti, compañero, proprio i CCCP? sigh! 😀

      • nic scrive:

        ci risiamo?

        è un percorso laterale
        una fluida divinità
        una convergenza stilistica
        con il primitivo preistorico
        è l’attualità è l’attualità
        noia normale noia mortale
        noia noia noia noia noia
        mi annoio normalmente
        mortalmente
        mi annoio mortalmente
        normalmente
        non so bene non so cosa
        non so quando non so dove
        non so più non so non so …

        • Z. scrive:

          Eheh… ci risiamo sì, compañero…

          ma sei tu che hai ricominciato 😀

          Secondo me il problema di certi emiliani è che si deprimono, in quella terra senza mare!

        • nic scrive:

          mah, sará? io di mare ero pieno ma come antidepressivo preferivo il tavor mescolato all’alcool.

          E’ una questione di qualità è una questione di qualità è una questione di qualità
          O una formalità non ricordo più bene una formalità
          Come decidere di tagliarsi i capelli
          Di eliminare il caffè o le sigarette
          Di farla finita con qualcuno o qualcosa
          Una formalità una formalità una formalità
          O una questione di qualità

          Io sto bene io sto male io non so dove stare
          Io sto bene io sto male io non so cosa fare
          Non studio non lavoro non guardo la tivù
          Non vado al cinema non faccio sport

          Ma è una formalità, una formalità …

          Ricordo che era un inno globalizzato: si cantava anche per le strade di Berlino, Fez o Casablanca.

        • Z. scrive:

          nic,

          ” io di mare ero pieno ma come antidepressivo preferivo il tavor mescolato all’alcool”

          …dopodiché eri ancora più depresso, presumo, visto che entrambi sono agenti depressivi!

          😀

          (da non confondersi con gli “agenti oppressivi”, los que te extorsionan el dinero :D)

    • PinoMamet scrive:

      ” yo hice todo lo que pude por desitalianizarme”

      Il che dimostra quanto sei italiano.

  16. nic scrive:

    …e rispetto ai funzionari (che purtroppo frequento per lavoro tutti i gg) ricordo sempre il monito dei tuoi compaesani molotov:

    “Si le das más poder al poder, más duro te van a venir a joder”
    Oppure (e sembra dedicata anche al tuo amico renzi e non solo al peje Obrador)

    “Cuando era chico quería ser como Superman
    pero ahora ya quiero ser diputado del pan
    o del pri o del prd
    o cualquier cosa que tenga un poco de poder
    quiero convertirme en un músico político
    y construirle un piso al periférico
    quiero acabar con el tráfico
    tengo que entrar en la historia de México
    y luego miro al pecero que va medio pedo
    jugando carreras con los pasajeros
    pero él tiene que pasar primero
    sin luces, sin frenos, junto al patrullero
    y aunque no sepa leer, casi no sepa hablar
    él es el quien te brinda la seguridad
    así lo tienes que respetar
    porque él representa a nuestra autoridad”

  17. Moi scrive:

    A proposito di identità e di tuberi: i Celtari “Halloween” lo chiamano “Samonios” e dicono che una festa pagana “riscoperta” …

    Certo, a parole dissentono categoricamente dalla buffonata nella buffonata di scimmiottare gli USA “da film” e “da tv”…

    • Moi scrive:

      Ah, già nelle parrocchie postconciliari “Halloween” va alla stragrande … giusto i Pargoli “Secchioni del Catechismo” sanno che “una volta, ai tempi dei nostri genitori si chiamava con il buffo nome Ognissanti …”

      Ma nel Mondo Cattolico contemporaneo PostConciliare se sono possibili i Grest con Pasquale … è possibile qualunque cosa.

      Radici Cristiane in crisi identitaria ? Altro che Umar Andrea Lazzaro che non gli dispiacerebbe trasformare la Lanterna di Genova(-Bad) nel Minareto più alto di Liguristan !

  18. Furio Detti scrive:

    gentile MM,
    io non riesco a essere neppure invidioso, tanto bene ha espresso in sintonia con una splendida frase la cosa che forse sta alla base non solo della mia poetica (il che sarebbe nulla) ma che di certo e indubbiamente sta alla base della poesia vera e grande:

    E non c’era nemmeno la luce.

    Così, per la prima volta in vita loro, i bambini hanno potuto giocare a nascondino, vestiti da diavoli e streghe, al buio, nascondendosi in un bosco. Senza che nessuno avesso costruito qualcosa per loro – tutto è venuto da sé.

    “I bambini lo raccontano, e lo racconteranno per molto tempo, in modo completamente diverso da come raccontano una qualunque bella festa. I doni dei genitori, per quanto graditi, non valgono mai quanto i doni degli dèi.”

    per me quel momento c’è stato cinque volte nei miei 41 anni di vita: una di queste era sulle montagne del Casentino, da bimbo, travestito con un amico come l’Armata Brancaleone in due, cosa che poi mi regalò la passione per i Cavalieri arturiani e infine l’amore più grande che un uomo possa ottenere (un’altra delle cinque volte).

    lei ha colto nel segno. come sempre.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Furio

    “io non riesco a essere neppure invidioso, tanto bene ha espresso in sintonia con una splendida frase la cosa che forse sta alla base non solo della mia poetica (il che sarebbe nulla) ma che di certo e indubbiamente sta alla base della poesia vera e grande:”

    Grazie. A me piacciono molto i complimenti, e non perché siano oggettivamente veri, ma perché indicano che ci siamo capiti. Quando un seienne di mia conoscenza ieri mi ha detto, “però è stato bellissimo, ma non bello come altre cose, non so come dirlo”, gli ho risposto “però ho capito benissimo”.

    Ecco, il dialogo tra me e te, a ruoli rovesciati, è il dialogo tra me e lui.

  20. PinoMamet scrive:

    Bruce Wayne sarebbe un plurimilionario (lascio ad altri l’esegesi e l’interpretazione politica del ruolo positivo dei milionari nei fumetti), ma filantropo. Non ruberebbe un giardino ai bambini. Ditelo, al sig. Amore&Psiche; magari, chissà, lo convincete.
    Non che ci speri troppo; ma tutto può essere
    🙂

    Halloween (per rispondere a Moi, e un po’ all’articolo):
    una festa, dopotutto, è vera quando viene festeggiata, e non lo è quando non viene festeggiata o non viene festeggiata più.
    Halloween è ormai festeggiata anche in Italia: non troppo, approssimativamente, plasticosamente…. un po’ come tutto quanto, insomma. Però è festeggiata.
    Quando ero ragazzo, no, solo qualche pallido tentativo di importazione dall’americanofilo di turno, e ci si poteva discutere. Adesso invece suppergiù ha attecchito, autentica e taroccata come tutto, quindi non ha più tanto senso discutere se sia pagana, satanista, cristiana, celtica, statunitense, irlandese…
    esiste.

  21. Moi scrive:

    @ FRANCESCO, ZE OFFISCIAL ECONOMIST ; -)

    Ocio che è arrivata Pilli *, l’ Ape Radical-Chic … dall’ Alveare BioEquoSolidalKilometroZero !

    http://www.editoririuniti.it/libri/pilli-silvia-e-la-decrescita-felice.php

    ; -)

    La Sciura Liverani però è un po’ scettica sul “GastroFighettismo” [cit.] :

    http://www.dissapore.com/primo-piano/decrescita-felice-e-abbondanza-frugale-ossimori-utopistici-da-salotti-radical-chic-o-alba-del-nuovo-gastrofighettismo/

    Forse perché conosce l’ inveterata usanza italiana, dell’ intero “SubContinete Italico”, di “Voler Fare DåunScìftingh” : -) sempre e solo con lo sfintere anale … altrui ?

    PS

    Molti operai l’ Inglese non lo sanno, però dicono che “Da quando il Partito e i Sindacati si sono messi a parlare Inglese [ossia usare termini come “spread” o “spending review” o “welfare”, ndr] … l’ inculata è assicurata !” [cit.]

    PPS

    Altro Frasone Mitico : “L’Inglese non è proprio che non lo so: non me lo ricordo … è da un pezzo che mi son diplomato/a !” [cit.]

    *********************************************************

    [Ibidem]

    * “Pilli, Silvia e la Decrescita Felice”

    di: Maurizio Pallante

    Il libro è una favola che, tramite un serie di incontri tra Pilli, l’ape simbolo della decrescita felice, e Silvia, una bambina dei giorni nostri, descrive le alternative al nostro attuale modo di vivere basato sulla crescita e sui consumi.

    Silvia passerà non solo dalla non conoscenza dei problemi che ci affliggono alla progressiva consapevolezza, ma saprà convincere il papà riluttante a cambiare il suo stile di vita. Una serie di schede, scritte con un linguaggio accessibile agli adolescenti, approfondisce le tematiche della narrazione. Il libro include una serie di illustrazioni relative ai vari temi affrontati. Fondamentale per comunicare ai ragazzi la necessità di cambiare prima che sia troppo tardi.

    Indice:

    1. Un incontro inaspettato pag. 5

    2. La maledizione del petrolio pag. 11

    3. Un pungiglione magico pag. 17

    4. Un altro mondo possibile pag. 23

    5. Chi sa fare fa, chi non sa fare compra pag. 29

    6. Saper fare pag. 35

    7. Sprechi e rifiuti pag. 41

    8. I gas: Gruppi d’acquisto solidali pag. 47

    9. Il pil: prodotto interno lordo pag. 53

    10. Le proteine animali pag. 59

    11. La crisi economica pag. 65

    12. Meno produzione, più creatività pag. 71

    13. Autoproduzione e occupazione pag. 77

    14. Città e campagna pag. 85

    15. Lavori ben fatti pag. 91

    16. Missione compiuta pag. 95

    SCHEDE

    1. Gli sprechi fanno aumentare o diminuire la ricchezza? pag. 101

    2. Cosa significa essere ricchi? Avere tanti soldi? pag. 105

    3. Il grande equivoco: i beni e le merci sono la stessa cosa? pag. 109

    4. Come e di quanto si può ridurre la produzione di merci che non sono beni? pag. 113

    5. Conviene aumentare la produzione di beni che non sono merci? pag. 117

    6. I tre cerchi concentrici dell’economia e dei rapporti sociali. pag. 121

    7. Sviluppo e sottosviluppo. pag. 125

    8. È ragionevole proporsi di produrre quantità sempre maggiori di merci? pag. 131

    9. Avere sempre più cose rende felici? Le cose nuove sono migliori di quelle vecchie? pag. 137

    • Francesco scrive:

      come si chiamava quel telefilm col giovane Michael J Fox?

      😀

      • Moi scrive:

        “Family Ties” / “Casa Keaton”

        http://www.youtube.com/watch?v=4WHIRFqWx8I

        Una volta era come Elyse e Steven anche Cat Stevens, poi è diventato come Umar Andrea Lazzaro 😉 … un voto dopo essere sopravvissuto a un naufragio.

        • Z. scrive:

          Muà, ma ci racconti chi caspita sarebbe sto Umar Andrea che citi ogni tre per due? 😀

        • Moi scrive:

          Z, NON stai mai attento:

          Umar Andrea Lazzaro è il gestore dell’ IslamForum con il quale ha litigato Tortuga … assimilandolo indebitamente !) a Ritvan. Come se uno assimilasse Padre Livio a Mauricius, più o meno. A quanto pare Umar Andrea è anche Imam a Genova: Ibrahim Giuliano Delnevo, “quello della Siria”, ne era un “Guidato”….

  22. Moi scrive:

    @ FRANCESCO (2)

    (Copincollo altrimenti il link darebbe la rivista intera !)

    ……………………………………………………………………………………………

    “Pilli, Silvia
    e la decrescita felice”
    di Maurizio Pallante

    tratto da “La Gazzetta della Scuola”; Recensione:

    L’argomento di maggiore attualità dei nostri
    giorni, di cui si parla ormai da anni e che riempie le
    pagine dei giornali e i programmi televisivi, è la cri-
    si economica. Non so bene perché ma pare che il
    mondo occidentale, così ricco e sviluppato, sia en-
    trato in una crisi da cui nessuno sa come uscire.
    Aumenta la povertà, chiudono le aziende, diminu-
    iscono i servizi pubblici, aumentano i costi e le tasse
    e per molti diventa sempre più difficile arrivare alla
    fine del mese. Ma perché accade tutto questo e co-
    me si potrebbe uscirne?

    Mio padre mi ha detto che si tratta di una questione
    molto complessa ma anche molto importante per il
    mio futuro e mi ha suggerito di leggere un libro scrit-
    to per i ragazzi della mia età, dal titolo “Pilli, Silvia e
    la decrescita felice”.

    Il libro racconta l’incontro fra Pilli, una piccola e sag-
    gia ape, e Silvia, una ragazza semplice e sensibile che
    inizia con Pilli un dialogo molto profondo e interes-
    sante. Pilli racconta a Silvia che le api amano molto
    la vita, a tal punto da farsi carico anche di quella di
    tutte le altre specie viventi. Esse infatti lavorano otto
    ore al giorno per trasportare il polline di fiore in fiore
    in modo che nascano i frutti di cui si cibano gli ani-
    mali erbivori, di cui si cibano i carnivori, mentre i semi
    contenuti nei frutti, cadendo a terra, fanno nascere
    altri fiori che diventeranno arbusti e alberi. Insomma,
    tutti i viventi ricevono vita dal lavoro delle api.

    Pilli però racconta preoccupata che l’esistenza delle
    api, e quindi la vita stessa, è messa in pericolo dall’in-
    quinamento. Silvia ogni mattina si reca in auto col
    papà a scuola e davanti ad essa si forma sempre una
    lunga colonna di auto ferme col motore acceso. Pilli,
    tossendo, chiede a Silvia se non sia meglio andare a
    scuola a piedi o in bici, così non ci sarebbero tante
    colonne, l’aria sarebbe meno avvelenata e forse ci
    metterebbero anche meno tempo. Silvia ascolta per-
    plessa, poi decide di invitare Pilli a casa sua. Entrati
    in casa, Pilli si lamenta per il troppo caldo e chiede
    di aprire la finestra ed anche quanto spende la fami-
    glia di Silvia per il riscaldamento. Silvia non lo sa, sa
    solo che il papà si lamenta sempre quando arriva la
    bolletta da pagare! Allora Pilli le chiede: “Che sen-
    so ha pagare tanti soldi per avere la casa così tanto
    calda da dover aprire la finestra?” Arriva il momen-
    to della cena e la mamma prende dal freezer una
    confezione di surgelati che vengono cotti nel forno
    a microonde.

    Finita la cena, mentre papà e mamma ricominciano
    la solita discussione sui soldi che non bastano mai e
    sulle cose da acquistare il sabato successivo al centro
    commerciale, Pilli decide di fare a Silvia un regalo e
    di farle conoscere un altro mondo e un altro modo
    di vivere che non sia solo mangiare, consumare, dor-
    mire, vestirsi, andare a scuola e guardare la TV. Pilli
    ha un pungiglione magico che ha il dono di aprire
    gli occhi a chi ne viene punto e di fargli vedere un
    mondo diverso. Silvia accetta, si lascia pungere sen-
    za sentire alcun dolore e si ritrova in un altro mondo,
    un mondo parallelo dove mamma e papà trascorro-
    no più tempo con lei perché lavorano entrambi part-
    time, ricavano la maggior parte del cibo dall’orto e
    l’energia la prendono dal sole.

    Non si recano al centro commerciale ma acquistano
    i beni necessari attraverso i gruppi di acquisto soli-
    dale direttamente dal produttore. In questo mondo
    ci si aiuta di più e gratuitamente, si scambiano be-
    ni come i vestiti, si riparano o si riciclano gli oggetti
    rotti o dismessi, invece di buttarli nelle discariche o
    negli inceneritori. Non si spreca l’acqua e nemmeno
    l’energia, perché tutte le case sono costruite in mo-
    do tale da garantire un isolamento ottimale e quindi
    con consumi molto bassi.

    Pilli spiega a Silvia che se una parte dell’umanità non
    ha nemmeno il necessario per vivere è perché un’al-
    tra parte spreca quantità enormi di risorse per avere
    il superfluo. Basti pensare a tutto il cibo che viene
    sprecato, migliaia di tonnellate ogni anno. Cibo che
    è stato prodotto, trasportato per migliaia di chilome-
    tri…per finire nella spazzatura! Silvia inizia a rendersi
    conto che c’è qualcosa di sbagliato nel mondo reale.

    ………………………………………..

    Hai da ridire, Francesco ? ; -)

    … Prego.

    PS

    Credo che l’ Imenottero Radical-Chic abbia mutuato il proprio nome dal “PIL”, Prodotto interno lordo. Ricordo, inoltre, una vecchia puntata de “L’ Ape Maia” in cui le Formiche davano dei “FanKazzisti” (va be’, il termine non era proprio quello ; -) lì, ma il concetto sì !) agli altri Insetti, che “si facevano” di un particolare miele tipo i Fattoni di Piazza Verdi!

    • Moi scrive:

      @ FRANCESCO

      http://www.youtube.com/watch?v=0k3AHaVWfAU

      Eccoti l’AntiCristo ! 😉 🙂 😉 🙂

    • Z. scrive:

      Dov’è finita la marmotta??

    • roberto scrive:

      giusto due cose:
      l’ape si fa il mazzo tanto lavorando 8 ore al giorno in un mondo in cui la mamma ed il papà ideali lavorano part time. sono d’accordo. lavorerei volentieri part time se ci fosse uno schiavo che finisse il mio lavoro

      i genitori ideali “ricavano la maggior parte del cibo dall’orto” ergo:
      1. sono dei ricch i proprietari terrieri. ché per “ricavare la maggior parte del cibo dall’orto” un po’ di terreno ci vuole. anche qui sono d’accordo basta che sia io nel ruolo del ricco proprietario
      2. vivono in california o posti simili dove puoi fare 2 raccolti all’anno. io in inverno posso limitarmi a mangiare le mele raccolte in autunno, perché non cresce nulla

    • PinoMamet scrive:

      Quest’idea di “ricavare la maggior parte del proprio cibo dall’orto” deve essere venuta in mente a uno che un orto non l’ha visto mai.

      A parte questo, migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni e la distribuzione alimentare, in modo da evitare sprechi inutili, sono buone idee, che si tenta di attuare (sicuramente si può fare molto di più) ma non le definirei “decrescita”.

      • Francesco scrive:

        beh, tenere il riscaldamento a manetta e dover aprire le finestre e lamentarsi di avere troppe spese è un esempio perfetto di stupidità, non c’entra con l’economia

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “beh, tenere il riscaldamento a manetta e dover aprire le finestre…”
          Non farmi pensare a quando il padrone di casa ci manderà la bolletta del riscaldamento di quest’anno, ti prego…

    • Francesco scrive:

      direi che non potrei sperare in una propaganda migliore, se fossi un bieco sostenitore del turbocapitalismo e del consumismo come ragione di vita

      è colpa della Chiesa se l’insegnamento per i ragazzi è melenso e mellifluo e rivoltante?

      questo per non parlare delle stronzate contenute negli insegnamenti di Pilli, per quelle basta tornare ad Adamo (Smith) e al suo imprescindibile “Indagine sull’origine della ricchezza delle nazioni”

  23. Moi scrive:

    Cattolici Veramente Veri & Halloween :

    http://www.youtube.com/watch?v=7t3lfVXVo_Q

  24. Moi scrive:

    Decrescisti che non han mai visto un orto ?

    Lui invece nei campi ci ha lavorato …

    http://www.youtube.com/watch?v=lShzK4C95Lw

    😉 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *