Germania, immigrati, nazisti e altre paure

L’altro giorno, abbiamo parlato della politica simbolica in Germania. Oggi parliamo di quella seria.

Il nazionalsocialismo tedesco è uscito dalla storia, e vive nel mondo dei fumetti, del heavy metal e delle agenzie turistiche che organizzano gite ad Auschwitz.

In questo mondo parallelo, ci immaginiamo i nazisti come individui mossi da ideali, magari molto malvagi, ma anche molto puri. E tra questi ideali, ci mettiamo ovviamente quello di escludere lo straniero dal sacro suolo germanico. Su questo, c’è una sotterranea complicità tra i tanti demonizzatori del nazismo e i suoi pochi cultori.

In realtà, le cose stanno un po’ diversamente.

I nazisti erano perfettamente coscienti del fatto che l’economia tedesca aveva bisogno di immigrati, e in questo almeno erano più seri dei melaninodeficienti attuali che sostengono che l’immigrazione sarebbe il frutto di un complotto mondialista e non di forze storiche.

Nel 1937, Adolf Hitler e Benito Mussolini firmarono personalmente un accordo per importare manodopera italiana in Germania, regolamentando così un antico fenomeno: già nel 1871, 120.000 immigrati italiani lavoravano in Germania come operai; nel 1910, in periodo di piena pace, 249.000 minatori polacchi lavoravano nel distretto del Ruhr.

Durante la guerra, si stima che qualcosa come tredici milioni di stranieri abbiano lavorato nel Reich, tra volontari e reclutati a forza, senza contare tutti coloro che nello stesso periodo lavoravano, nei paesi occupati, per la grande impresa economico-militare. Le statistiche dell’agosto 1944 ci rivelano che in Germania, oltre un quarto della manodopera era costituita da stranieri.[1]

Possiamo immaginarci che, a guerra vinta, molti di questi immigrati avrebbero fatto la fine dei due milioni di messicani deportati con la forza dagli Stati Uniti nel 1929 (di cui 1,2 milioni nati negli Stati Uniti), ma resta il fatto che gli ultimi a lamentarsi per l‘Überfremdung, i “troppi stranieri”, dovrebbero essere i nostalgici di Hitler.

A dimostrazione che i simboli sono un conto, i fatti un altro, il governo della Germania federale, depurato attraverso gli anni di denazificazione e messo in piedi dagli occupanti, ha agito secondo gli stessi principi di Hitler: avere il massimo numero di immigrati, sotto il massimo controllo.

Le migrazioni del dopoguerra, fino al 1964, si basavano infatti sul Rotationsprinzip, per far entrare nuovi lavoratori, quelli vecchi dovevano andarsene: così 4 milioni di italiani hanno lavorato in Germania, 3,5 milioni sono dovuti tornare a casa.

Oggi comunque, secondo l’ufficio statistico federale, 15,3 milioni di tedeschi sono immigrati o figli, almeno da una parte, di immigrati.

Un buon investimento, evidentemente, visto che oggi quella tedesca è di gran lunga la prima economia europea, ed è in grado di dare ordini al resto del continente.

Meno noto il caso della Germania dell’Est, dove negli anni Ottanto furono importati – con accordi tra i governi – lavoratori vietnamiti, cubani, angolani, algerini e del Mozambico. Dopo il 1985, la DDR ammise solo lavoratori manuali, sotto il doppio controllo politico delle autorità tedesche e vietnamite e con il divieto di frequentare gli autoctoni. Poco prima della caduta del Muro, la DDR impose alle donne straniere rimaste incinte di scegliere tra il rimpatrio e l’aborto.

Ora, il benessere senza precedenti, nonché mezzo secolo e passa di controllo statale su ogni espressione di “estremismo”, non hanno portato in linea di massima alla cosiddetta “integrazione” tra autoctoni e immigrati.

Un sondaggio dell”Istituto Allensbach del 2006 scoprì che il 91% dei tedeschi associava l’Islam all’oppressione delle donne, l’83% lo ritenevano “fanatico”, il 71% “arretrato”, il 71% “intollerante” e il 60% “non democratico”.

Risultati così alti si ottengono truccando brutalmente le domande.

Ma se teniamo a mente che nei fatti, Islam in Germania vuol dire la vasta comunità di immigrati turchi, possiamo dedurre due cose.

Uno, la maggioranza dei tedeschi non ama gli immigrati turchi, e due, la stessa maggioranza ha imparato a esprimere la propria ostilità usando abilmente il registro del politicamente corretto.

Un sondaggio un po’ più obiettivo, nel 2010, stabilisce comunque che il 46,1% dei tedeschi ritiene che ci sono “troppi musulmani in Germania“, il 54,1% che sono “troppo esigenti“, il 52,5% che l’Islam è una religione intollerante, anche se appena il 17,1% afferma che la “maggioranza dei musulmani giustifica il terrorismo“. E’ giusto dire però che i tedeschi sono meno islamofobi degli italiani, dei polacchi e degli ungheresi, e hanno in media più amici immigrati degli altri europei.

Nel 2010, in Germania, paese con almeno 4 milioni di musulmani, c’è stato un unico atto di terrorismo, che lo stesso rapporto al Congresso descrive così:

“Incidenti di terrorismo nel 2010: Il 2 novembre, un pacco bomba inviato dalla Grecia e indirizzato al cancelliere Merkel fu scoperto e distrutto. Uno di due greci arrestati successivamente ad Atene sarebbe un membro dei “Nuclei della congiura di fuoco”.

Eppure, in seguito alla scoperta del trio di neonazisti tedeschi [2] che ha fatto strage di musulmani, il Ministro per la Gioventù, la signora Kristina Schröder, ha pensato bene di  organizzare un convegno a Berlino intitolato “‘Islamismus’: Perspektiven – Positionen – Prävention” (“Islamismo: prospettive, posizioni, prevenzione“), in cui ha spiegato che “Anche in questi tempi, non bisogna trascurare la lotta contro l’islamismo“.

La signora Schröder ha anche informato i presenti che “anche se l’islam non è fondamentalmente ostile all’integrazione, a differenza del cristianesimo non costituisce nemmeno un fattore di protezione contro l’estremismo”.

Il discorso della signora diventa più comprensibile, se pensiamo a ciò che ha detto in un’intervista su NTV il redattore di Stern, Hans-Ulrich Jörges:

“Constatiamo scioccati che non c’è simpatia per le vittime [del trio di killer neonazisti]. Almeno non nella società tedesca maggioritaria. C’è in un ambiente minoritario. Di tanto in tanto, si vedono piccoli gruppi di persone che si mettono nei luoghi in cui c’è stata una vittima, e accendono una candela davanti alla porta la sera o portano cartelli. Sono gruppi di poche centinaia di persone. La società maggioritaria tedesca, scopriamo così, vive apertamente un misto di indifferenza, paura e anche sospetto nei confronti della società immigrata turca. Hanno poco a che fare gli uni con gli altri.”

Il vero problema, come sottolinea Jörges, non sono i gruppetti estremisti, ma sta nella Mitte, nella parte centrale della società:

“La parte centrale della società (die Mitte der Gesellschaft) rifiuta la cultura turco-islamica, ne è spaventata. Non la vuole. Ma respinge anche l’integrazione. Così guardiamo sempre ai migranti e la loro disponibilità a integrarsi. Nemmeno la società maggioritaria tedesca è disponibile all’integrazione. E se guardiamo ancora più da vicino la parte centrale, troviamo che in Internet c’è una piattaforma che nel frattempo è diventata relativamente nota contro turchi e musulmani”.

Jörges accenna così a Politically Incorrect, il sito fondato dall’insegnante di ginnastica Stefan Herre  , un sito nato ai tempi dell’attacco all’Iraq per sostenere la politica statunitense e “combattere l’antiamericanismo“, passato da una decina di visite al giorno a 50.000.

Il sito si mantiene con la pubblicità  a pagamento, tra l’altro, della Jewish Defence League, e ha dato vita a una cinquantina di gruppi locali. Politically Incorrect esibisce sulla homepage il volto di Oriana Fallaci e un classico Zio Sam che punta il dito verso il lettore.

Fu Stefan Herre, assieme a René Stadtkewitz, a invitare Geert Wilders un anno fa a Berlino per il lancio del nuovo partito della destra “borghese”, Die Freiheit.

Jörges dice che il sito di Herre

“ormai è arrivato a 50 milioni di visite che hanno visto più di 125 milioni di pagine. Non si tratta più di un ambiente marginale, di un ambiente di destra radicale, questa è la parte centrale della società. E non bisogna guardare la destra, come pure sarebbe giusto, ma anche il centro della società, per vedere cosa sta succedendo lì”.

Insomma, l’alfabeto runico di Thor Steinar è l’ultimo dei problemi. E l’1,5% del voto (senza deputati eletti) all’NPD nel 2009, è certo il penultimo dei problemi.

Note:

[1] Statistiche di Gustavo Corni, Il sogno del ‘Grande Spazio’. Le politiche d’occupazone nell’Europa nazista, Laterza.

[2] Non ci piace usare il termine “nazista” a caso. Definiamo la banda di assassini neonazisti semplicemente perché loro stessi si dichiaravano “nazionalsocialisti”. Poi possiamo immaginare la fine che avrebbero fatto, negli anni Trenta, dei banditi che cercavano di cacciare invece di procacciare stranieri per il Reich…

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26 risposte a Germania, immigrati, nazisti e altre paure

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  2. Claudio Martini scrive:

    Complimenti.

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  4. Francesco scrive:

    Possiamo dire che qui da noi ci sono gli zingari? anche senza truccare le domande, tremo al pensiero di cosa uscirebbe da un sondaggio sulle devastazioni “per sbaglio” a Torino

    In cambio, poco tempo fa ho festaggiato il compleanno dei figli di miei amici nella comunità di una suora matta che ha usucapito una chiesetta e circondario per farne una casa rifugio, oggi piena di donne immigrate.

    Non ci sono solo quelli, nel grande “Mitte”

    PS ma come sono i turchi di Germania? non è che invece stanno sulle palle gli arabi?

    • Moi scrive:

      L’ unica concessione che ho sentito mai fare al ” Nazismo “, ma l’ ho sentita fare veramente più di una volta da gente “del popolo”, è stata :

      “La figa bionda occhi azzurri è frutto di geni recessivi, la Germania dovrebbe perciò salvaguardarla dall’ estinzione impedendo l’ immigrazione di popoli in cui questi geni “girano poco” o mancano del tutto !”. [sic]

      ___

      A parte “ovviamente” _si fa per dire !_ il classico : “Va be’ Hitler gli Ebrei e gli Omosessuali doveva lasciarli stare … ma gli Zingari Porco D** ha fatto bene !”
      [sic] … con tanto di tale accenno veramente (!) tutto italiano alle famose “Radici Cristiane” 🙁

  5. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Possiamo dire che qui da noi ci sono gli zingari?”

    Concordo. Però il discorso è un po’ diverso – i Rom in Italia sono poco più di centomila, i turchi in Germania quasi 4 milioni. E non ci sono i problemi di “degrado” di vario ordine associati, a torto o a ragione, ai Rom.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “non è che invece stanno sulle palle gli arabi?”

    Ma gli arabi in Germania non sono particolarmente numerosi.

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “A parte “ovviamente” _si fa per dire !_ il classico : “Va be’ Hitler gli Ebrei e gli Omosessuali doveva lasciarli stare … ma gli Zingari Porco D** ha fatto bene !”

    Anni fa, ebbi occasione di conoscere un giovane marine texano, di servizio alla base NATO a Napoli.

    Sente che io dico a un altro che sono messicano, e lui interviene, peraltro con un tono di voce molto piatto, per dire: “l’unica cosa che ha sbagliato Hitler è stato non aver ammazzato tutti i negri e tutti i messicani”.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “vabbè, il solito derby tex-mex!”

    Non è la prima volta però che sento l’ex-cancelliere tedesco, fissato con cose tipo la parità navale con la Gran Bretagna, lo sviluppo di un’alternativa al petrolio e l’accesso al granaio dell’Ucraina, trasformato in una specie di giustiziere globale, che disinteressatamente ammazza messicani per i texani, zingari per i romani e calabresi per i veneti.

    • Claudio Martini scrive:

      Sant’Adolfo, pensaci tu
      Ammazzaci quelli
      Dell’altra tribù

      • Karakitap scrive:

        Anch’io ho sentito gente che si sarebbe un minimo (ma proprio un minimo) dispiaciuta se fossero scomparsi per mano nazista ebrei e omosessuali, ma avrebbe fatto volentieri un eccezione, non so per quale motivo, forse per la presenza di numerosi “ritratti di famiglia”, che rendono quelle categorie (a torto o a ragione) una “fucina di geni”, come se Einstein fosse stato un grande scienziato solo perché ebreo o Wilde uno scrittore sublime solo perché omosessuale, mentre nessuno associa ai rom figure importanti.
        Interessnate questo ruolo “salvifico” attribuito all’ex cancelliere tedesco, come qualcuno sperava che arrivasse “Baffone”, altri invece si aspettava che facesse qualcosa “Baffetto” (nel caso del marine texano forse non sapeva che ai tempi della rivoluzione messicana la dilomazia del Kaiser avrebbe voluto tenersi buono il Messico contro gli USA, mandando un messaggio che finito tra le mani del controspionaggio britannico mandò su tutte le furie Wilson…)
        Salutoni, Karakitap

  9. falecius scrive:

    Interessante, molto.
    Ci sarebbe qualche precisazione da fare sullo heavy metal, ma adesso non ho tempo :).

  10. Bene, i nazisti amavano gli immigrati, ma con ciò? L’immigrazione è necessaria? La richiesta di immigrati è una necessità storica? Spiegatemi questo:

    Ma dubito che i processi immigratori del passato siano simili a quelli recenti… Per le stesse ragioni per cui un tempo il lavoratore e il cittadino acquistava diritti e ora tende a perderli…

  11. Bene, i nazisti amavano gli immigrati, ma con ciò? L\’immigrazione è necessaria? La richiesta di immigrati è una necessità storica? Spiegatemi questo:

    Ma dubito che i processi immigratori del passato siano simili a quelli recenti… Per le stesse ragioni per cui un tempo il lavoratore e il cittadino acquistava diritti e ora tende a perderli…

  12. Miguel Martinez scrive:

    Per Lif

    “Bene, i nazisti amavano gli immigrati, ma con ciò? L’immigrazione è necessaria? La richiesta di immigrati è una necessità storica? Spiegatemi questo:”

    Beh, mi sembra una domanda molto sensata.

    Il fatto che i nazisti volessero questo o quello, in sé non dimostra nulla in un senso o nell’altro, e sarebbe bene ricordarselo.

    Detto questo, non sostengo che i nazisti amassero gli immigrati :-), sostengo che avevano capito benissimo che l’economia tedesca, senza di loro, non poteva funzionare. Ovviamente in condizioni di guerra, ma anche in condizioni di pace.

    E penso che questa sia un’ovvietà su cui sarebbe bene che riflettessero i (tanti) antinazisti e i (pochi) filonazisti, che credono entrambi che “nazismo” e “immigrazione” siano due antitesi. E che quindi litigano su premesse sbagliate.

    Sul resto, discutiamone, qui la pensiamo probabilmente assai diversamente da te, ma non per questo abbiamo problemi a parlarne.

  13. Lif scrive:

    Miguel, ho fatto un po’ di casini col post, ma nel mezzo doveva starci un link. Lo ripropongo completo:

    Bene, i nazisti amavano gli immigrati, ma con ciò? L’immigrazione è necessaria? La richiesta di immigrati è una necessità storica? Spiegatemi questo:

    http://euro-holocaust.splinder.com/post/22933844/cacciata-dei-lavoratori-italiani-dal-mondo-delledilizia

    citando dal link: […] nel 2008-2009, nel Nord Italia, sono stati licenziati 15.861 lavoratori edili italiani e, nello stesso periodo, sono stati assunti 12.431 lavoratori stranieri […]

    Dubito che i processi immigratori del passato siano simili a quelli recenti… Per le stesse ragioni per cui un tempo il lavoratore e il cittadino acquistava diritti e ora tende a perderli…

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per Lif

    “nel 2008-2009, nel Nord Italia, sono stati licenziati 15.861 lavoratori edili italiani e, nello stesso periodo, sono stati assunti 12.431 lavoratori stranieri”

    Splinder in questo momento è in manutenzione (ricordati poi che Splinder chiude a fine gennaio!).

    Perciò mi baso solo sulla frase che ho messo tra virgolette qui sopra.

    Ora, si vede subito che al dato, che appare molto preciso, mancano degli elementi: possibile che in tutto un anno non sia stato licenziato un solo straniero e non sia stato assunto, o riassunto, un solo italiano?

    Inoltre, “in Nord Italia” è un concetto ambiguo: licenziamenti nella provincia di Rovigo, per dire, non si possono misurare in modo preciso contro assunzioni in provincia di Cuneo.

    Però diamo per valida l’affermazione generale – “le imprese edili assumono sempre più stranieri”.

    La risposta alla domanda “spiegatemi questa”?

    Intanto, andrebbe rivolta non a me, ma all’associazione professionale degli imprenditori edili. Comunque la risposta è certamente, perché ci guadagnano.

    Esattamente tramite quali meccanismi, sarebbe da capire. Infatti, so per esperienza che:

    1) i clienti italiani, cioè il 99,9% dei clienti delle imprese edili, preferiscono lavorare con operai italiani

    2) le piccole imprese edili (non so nulla di quelle grandi) preferiscono operai italiani, sia per motivi di immagine, sia perché ci comunicano meglio.

    Il problema è che non li trovano; oppure devono scegliere tra un ragazzotto autoctono che appena trova un posto meno faticoso, sparisce, e un albanese che ha fatto il muratore in patria cominciando a tredici anni, e che siccome deve comprarsi casa, è disposto a lavorare come un mulo; e inoltre sa che la propria possibilità di sopravvivenza è legata al permesso di soggiorno, e il permesso di soggiorno è legato alla fedeltà al posto di lavoro.

    Questo è quello che ti so dire, solo in base ai dati che hai citato. Poi magari c’è dell’altro, dimmi tu la tua di spiegazione.

  15. La spiegazione è nell’articolo citato, ossia che per ragioni di ricattabilità più convenienza varia si preferisce cacciare gli italiani e assumere gli stranieri. Io ho riportato solo quelli del Nord Italia, ma nell’articolo si afferma che è così in tutta la Penisola.

    Il punto non è quello: è, ovviamente, che è inutile citare il nazismo (o l’America del primo Novecento o la Germania degli anni 60) e le loro politiche immigratorie perchè si tratta di situazioni totalmente diverse. Totalmente. Credi forse che la Germania nazista cacciasse i lavoratori autonomi per far spazio a quelli stranieri? O che l’America dei primi decenni del Novecento facesse spazio ad immigrati non europei, togliendo magari lavoro ai propri cittadini? No, ovviamente.

    Il punto è che ora non ce n’è più per nessuno. Conta il piccolo interesse delle singole, più o meno piccole, aziende (e di chi ovviamente “campa” con l’immigrazione, associazioni, ecc.). Il problema che poi si pone è un altro ed è la ragione per cui non si riesce a capire il perchè di tutti i movimenti e personaggi etichettabili come destra estrema e identitaristi e nazionalisti, ecc. Ossia non si riesce a capire che, inevitabilmente, molti di coloro che ruotano attorno a tali idee e movimenti notano come l’attuale fenomeno dell’immigrazione di massa cresca e venga fatto crescere senza tenere conto degli autoctoni e degli stili di vita loro tipici.

    Il punto è che se la sensazione che molti sentono è di un genocidio contro gli autoctoni per lasciar spazio a qualche operaio straniero meno pagato in più, tali movimenti e figure potrebbero aumentare.

    La Norvegia docet? Forse sì (al di là dei dubbi sulla figura di Breivik).

    Firenze docet? Forse sì (al di là del fatto che ora come ora non si conosco abbastanza dettagli).

    Detto altrimenti: il razzismo c’entra meno di quel che si creda…

    • Moi scrive:

      “sensazione che molti sentono è di un genocidio contro gli autoctoni per lasciar spazio a qualche operaio straniero meno pagato in più.”

      LIF

      ___

      Premesso che si parla appunto di “sensazione”, che sta all’ opposto della “cognizione di causa” … il discorso che fai può avere estremisticamente (!) senso se-e-solo-se al sostantivo “genocidio” aggiungi l’ aggettivo “culturale”.

  16. x Moi:

    non vedo perché parlare di “genocidio culturale” e non di genocidio tout-court. Su che basi limitarsi ad un aspetto e non a tutti quelli evidenziabili (o immaginabili, se più vi aggrada)?

    E poi, perchè “sensazione”, se l’economia di molte nazioni “occidentali” prevede l’immigrazione di stranieri, piuttosto che la riorganizzazione del mondo del lavoro in funzione della società civile e non il contrario, la società in funzione del lavoro? Non mi sembra una “sensazione”… Basti ricordarsi di quello che disse Anna Maria Artoni:

    http://euro-holocaust.splinder.com/post/16678405/nuovi-signori-del-genocidio

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Lif

    “O che l’America dei primi decenni del Novecento facesse spazio ad immigrati non europei, togliendo magari lavoro ai propri cittadini? No, ovviamente.”

    Scusami, qui ti devo dare torto, non sui principi, ma sui fatti.

    1) I grandi proprietari delle piantagioni del Sud hanno ridotto in miseria i piccoli contadini bianchi e i propri braccianti, per far posto agli schiavi neri.

    2) Se leggi Il maiale e il grattacielo di Marco D’Eramo, vedrai come nell’Ottocento ci sia stata una successione incessante di popoli-crumiri importati dagli imprenditori, ovviamente tutti bianchissimi: gli irlandesi per sostituire gli angloscozzesi diventati troppo esigenti, i tedeschi per cacciare gli irlandesi, gli italiani per cacciare i tedeschi, i neri per cacciare gli italiani.

    E’ questo massacro sociale e umano che ha reso grandi e potenti gli Stati Uniti, altro che olocausto.

  18. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Lif

    Perché non riprendi il discorso tra i commenti al post più recente, che qui ormai non so quanta gente venga a leggere?

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