Leonardo e la guerra

Sono in genere molto diffidente verso petizioni e raccolte di fondi.

Questa volta ci ho messo il tempo di pochi clic, da quando ho letto il messaggio a quando ho mandato 17 euro. Proprio perché lo scopo è mirato e ci riguarda molto, molto da vicino. Quanto la Leonardo S.p.a.

Chip in to STOP arms sales to Israel!

È ufficiale. I bambini hanno iniziato a morire di fame a Gaza.

Le Nazioni Unite affermano che più di mezzo milione di persone sono “a un passo” dalla carestia. Ma il governo israeliano non mostra alcun segno di fermare il suo assalto – e le armi provenienti da tutto il mondo stanno alimentando questo incubo.

Gli avvocati si stanno muovendo in fretta, raccogliendo prove contro il gigante italiano delle armi Leonardo, una delle maggiori aziende che spediscono armi letali a Israele. Ma hanno bisogno del nostro sostegno se vogliono battere questo gigante da miliardi di dollari in tribunale!

Se tutti noi contribuiamo con il costo di un caffè, potremo fargli avere immediatamente i soldi per pagare le costose spese processuali e FERMARE l’invio di armi a Israele da parte di Leonardo. Ma abbiamo bisogno di voi per riuscirci.

Potete contribuire oggi stesso a fermare il massacro?

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)

Questa voce è stata pubblicata in Guerra, Israele Palestina Canaan e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

158 risposte a Leonardo e la guerra

  1. Ros scrive:

    Non è che qualche volpone ha trovato un filone da sfruttare…

    Qualcosina di riscontrabile, tanto esagerato sono alla semplicistica menzogna…

    Che brutto è averci i dubbi dietrologici pelosi da cinicocriticone☹️

    Mia madre diceva “sempre fai la carità e non guardare mai a chi la fai”

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “Mia madre diceva “sempre fai la carità e non guardare mai a chi la fai””

      Negli anni scorsi, mi è capitato di girare l’Europa con un siciliano straordinario, dal nome profondamente siciliano.

      Nicunicu di statura, settant’anni passati, da quando nacque nel villaggio che in Sicilia porta, in arabo, il nome della Morte.

      La madre aristocratica, il padre borghese, nel senso di farmacista del paese.

      La famiglia della madre analfabeta, perché un vero signore non si abbassa a leggere e scrivere.

      Lo zio Massone, che gli insegnò tante cose.

      E iddu nicunicu e saggio, diventato professore che se gli parli in latino o in greco, ti capisce, in inglese no, ma ci basta na taliata, per capire un cinese macàri.

      Comunista, alla siciliana, piddino alla siciliana…

      Che lo ascoltano perché è del Partito, e a me no, ma poi mi sorride, perché capiamo benissimo insieme perché hanno ascoltato a lui e non a me, e ci sta bene a entrambi, e sappiamo entrambi, cu n’autra taliata, cosa vale il Partito.

      E il bello è che mentre giriamo l’Italia, oppure l’Olanda, o il Belgio, o la Romania, possiamo parlare tra di noi in siciliano.

      Sapendo che è una lingua solo in parte verbale.

      • Ros scrive:

        Miguel: “…Sapendo che è una lingua solo in parte verbale…”

        sguardi, smorfie quasi invisibili, segni,
        linguaggio corporeo, espressività non verbale fatta di ammicchi…

        È la lingua dei laconici che mezza parola già è troppo🤐

        I masculi parranu picca!

        Ma picca quantu?

        Cchiu picca😏

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        ma tu oltre a italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco, turco, arabo, farsi, georgiano, armeno, romaní parli pure il siciliano?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “ma tu oltre a italiano”

          Fermo lì!

          Georgiano studicchiato sui libri e poi totalmente dimenticato, armeno mai sfiorato.

          Turco e farsi “capiti” ma non praticati, quindi covano sotto le ceneri.

          Siciliano invece sì! Ovviamente con accento pessimo, e inteso come dialetto siracusano. Ma inteso soprattutto come modalità di comunicazione, che è il lato affascinante.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “siciliano”

            È Camilleri che insiste spesso sulle modalità non verbali di comunicazione fra Siciliani. Racconta l’aneddoto di due carcerati Siciliani che dovevano assolutamente essere messi nell’impossibilità di comunicare fra loro e che aggirano il divieto semplicemente guardandosi da un capo all’altro di un’aula di tribunale.

            Ciao !

            Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              per ADV

              “e aggirano il divieto semplicemente guardandosi da un capo all’altro di un’aula di tribunale.”

              Una mia amica incarcerata per motivi politici, mi raccontò che una sua compagna di carcere, calabrese, le spiegò che doveva imparare a comunicare con gli occhi e non con la bocca.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            sì, lo so, l’armeno ce l’ho aggiuto arbitrariamente ad honorem, sapendoti appassionato di lingue del Caucaso. 🙂

      • Ros scrive:

        Miguel: “…Nicunicu di statura, settant’anni passati, da quando nacque nel villaggio che in Sicilia porta, in arabo, il nome della Morte…”

        مَوْت
        mawt, mōt, mūt, mövt, mevt, mowt, maut…

        Maltese: mewt

        وفاة – wafāt???

        Maler mit tod?

        https://i.postimg.cc/qBx4y0nT/Maler-mit-Tod-Totentanz.jpg

        Maler mit tragikomisch seltsames Leben 😎

        https://s3-us-west-2.amazonaws.com/sfmomamedia/media/t/uploads/images/s_matxXCzCyM.png

        Insomma!!!

        Miguel, qual’è questo paesino che piglia il nome arabo di Tod?
        … che non ci sono arrivato🤔🥺

        • Ros scrive:

          Recalmuto forse che fosse?

          dall’arabo Rahal Maut che può essere tradotto “Villaggio morto”?

          • Ros scrive:

            “Universitas Racalmuti – Obmutui et silui – Cor meum enituit”

            Obmutui et silui = parrai picca e nenti;
            mai mai unt’ha scurdari u parrapicca e u véstiti buonu

            «Tutti amiamo il luogo in cui siamo nati, e siamo portati ad esaltarlo. Ma Racalmuto è davvero un paese straordinario.»

            Leonardo Sciascia “La Sicilia come metafora”

  2. Ros scrive:

    sono voleva essere sino, Sorry

    sino alla sempliciona fesseria di comodo

  3. Peucezio scrive:

    Non ho ben capito però questi soldi a cosa servono.
    Per fare causa a Leonardo da parte di chi e con quali accuse esattamente?

    L’intento parrebbe nobilissimo, ma la cosa mi pare confusa e generica.

  4. Roberto scrive:

    Sembra davvero una truffa…poi fare causa dove? Negli Stati Uniti? In Italia? E chi sono gli avvocati che si stanno muovendo in fretta?

  5. Fuzzy scrive:

    La nouvelle fixation concerne le renversement du Premier ministre israélien intransigeant Benjamin Netanyahou et un “changement de régime” vers un équilibre de pouvoir à Tel-Aviv – tout cela devant être assuré en temps réel pour que la candidature à la réélection du président Biden puisse se dérouler de manière optimale lors de l’élection de novembre.
    https://lesakerfrancophone.fr/la-victoire-de-poutine-est-une-realite-geopolitique

    • Fuzzy scrive:

      https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-acciaio_italiano_e_oligarchi_ucraini/11_53797/
      Acciaio italiano in mano a oligarchi ucraini.
      Monopolio.
      Questa è ben strana, però.

      • Fuzzy scrive:

        https://www.riciclanews.it/istituzioni/associazioni-consorzi/acciaiol-riciclo-aiuta-tagliare-emissioni-consumi-energia_25134.html
        Ohhh, il ritorno (riciclo) dell’acciaio.
        La vendetta.
        Il percorso virtuoso degli imballaggi in acciaio – ha ricordato Rinaldini – inizia nelle case degli italiani e si conclude in acciaieria, dove vengono fusi per tornare a nuova vita, riciclati al 100% e all’infinito. La rinascita dell’acciaio sotto forma di nuovi prodotti rappresenta un perfetto esempio di economia circolare e di convenienza, tanto economica quanto ambientale”. Già, perché riciclare l’acciaio piuttosto che produrlo a partire da carbone e minerale di ferro ha aiutato l’Italia a tagliare l’utilizzo di 398mila tonnellate di materia prima vergine e la dispersione in atmofera di 548mila tonnellate di CO2 equivalente. Senza dimenticare che il riciclo dell’acciaio consuma meno energia rispetto al ciclo tradizionale. Un risparmio che nel 2022 ha toccato quota 6.750 TJ di energia primaria. Un contributo fondamentale al contrasto del caro energia, che lo scorso anno ha messo in ginocchio l’intera filiera siderurgica nazionale.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ fuzzy

      “Netanyahu”

      Tranquillo. Non farà la fine di Noriega.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Manuel_Noriega

      e nemmeno di Milošević

      https://it.wikipedia.org/wiki/Slobodan_Milo%C5%A1evi%C4%87

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Non vedo punti di contatto tra questi due e Bibi, però. Perchè dovrebbe fare la stessa fine?

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ francesco

          “stessa fine”

          E perché no?

          Milosevic ha fatto morire tanti civili innocenti. Noriega faceva gli interessi USA finché non ne fu scaricato. Entrambi raggiunsero il potere tramite elezioni.
          Metti insieme i due, e hai Netanyahu.

          (Cioè, lo sappiamo tutti perché no, ovviamente).

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            Milosevic ha creato i problemi etnici della Serbia con una politica fanaticamente nazionalista. Non c’era nessuna Hamas che ha massacrato i serbi e preso ostaggi e si è nascosta in mezzo ai civili.

            Noriega, ma vado a memoria, era un dittatore, non un primo ministro eletto in uno Stato di diritto con tutti i crismi.

            Il fatto che tu cerchi di mettere Bibi nel mucchio mi dice molto. Su di te. Meglio, sulle tue idee.

            🙂

            • Peucezio scrive:

              Francesco,
              “Non c’era nessuna Hamas che ha massacrato i serbi e preso ostaggi e si è nascosta in mezzo ai civili.”

              Ma che cavolo stai dicendo?
              Ma di cosa parli? I macellai cossovari sterminavano i cristiani, distruggevano le chiese e i monasteri medievali…

              • Francesco scrive:

                se lo dici tu, io non ricordo affatto queste cose teribili

              • Peucezio scrive:

                Memoria selettiva.

                Anch’io non mi ricordo dell’Olocausto, propaganda pura per creare lo stato d’Israele e colpevolizzare gli sconfitti: è tutto un bieco complotto!

              • Francesco scrive:

                La memoria selettiva esiste. Ma anche le bugie e la propaganda.

                E persino, dicono alcuni, i fatti!

            • Peucezio scrive:

              Vedi perché l’Occidente meritadi sparire dalla faccia della Terra?
              Perché ha fatto del nichilismo e dell’autonegazione la sua bandiera ufficiale.

              E tu ne sei la simostrazione: dei cristiani ammazzati dai mussulmani non te ne frega un niente, ma deplori l’uccisione degli ebrei israeliani e quella, peraltro fittizia, dei mussulmani cossovari: guai a uccidere chiunque purché non sia cristiano, perché se è cristiano va bene.
              Bene difendere l’Ucraina, anche se questo è un danno enorme per l’economia italiana.
              Sempre dalla parte degli altri contro di noi.

              • Francesco scrive:

                Io?

                chiedi a Miguel o ad Andrea da che parte sto.

                🙂

              • Peucezio scrive:

                Devo chiedere ora…

                Quello che leggono loro leggo io: verba volant, scripta manent.
                Mi baso su quello che scrivi.

              • Francesco scrive:

                OK.

                Sono un sostenitore dei cristiani egiziani. E di quelli del Medio Oriente in generale. Compresi quelli di Palestina ma un pò quelli che hanno deciso darsi al terrorismo.

                Sono un sostenitore dei cristiani indiani e pakistani. E cinesi e coreani.

                E dei poveri cattolici latinoamericani abbandonati dalla Chiesa.

                E dei poveri protestanti USA privi della Chiesa.

                E di quelli francesi che devono sottostare a uno stato iperlaicista.

                E anche di quelli ortodossi, prigionieri di chiese nazionali in mano al potere temporale.

                Ti basta?

              • Peucezio scrive:

                No.

              • Francesco scrive:

                Peggio per te!

                😀

                PS vedi che non è quello il problema, per te?

                PPS e dei cristiani africani, perseguitati e massacrati da musulmani

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Fuzzy

      “out cela devant être assuré en temps réel pour que la candidature à la réélection du président Biden puisse se dérouler de manière optimale lors de l’élection de novembre.”

      Chissà.

      Certo, se la questione palestinese scomparisse per qualche mese dalle notizie, magari “risolta” con qualche diplomatico intervento usano, sarebbe meglio per Biden.

      Ma dubito che i filopalestinesi voterebbero per Trump, che è radicalmente filoisraeliano; mentre se Biden dovesse smarcarsi da Israele, tanti filoisraeliani – ebrei e cristiani – potrebbero passare con Trump.

      • Fuzzy scrive:

        Trump
        Mi pare che negli ultimi tempi Trump abbia preso una piega che alcuni definiscono nazista.
        Non seguo la politica, tranne notare che in occidente le ultradestre spopolano.
        Non che siano molto peggio degli altri, ma insomma, hanno questa sfacciata mancanza di ritegno. Che peraltro corrisponde a un senso di frustrazione nel vedersi, in quanto occidentali ex egemoni, sempre più deboli e marginali.
        Mah.
        Spero che a Gaza, almeno, riescano a sopravvivere fino a Novembre.

        • Fuzzy scrive:

          Leggendo un libro sulla fermentazione, trovo che siamo composti al 90% da microrganismi non umani, e le cellule umane rappresentano solo il 10%
          Siamo umani al 10%.

        • Francesco scrive:

          Non hai qualche dettaglio su questa presunta piega nazista di Trump? io ho sentito poco, le solite cazzate sugli immigranti, le solite bugie sulle elezioni del 2020, delle ridicole rodomontate su un “bagno di sangue” se lui le perdesse di nuovo … coglione e criminale sì ma nazista perchè?

          Che poi forse è quasi tutta solo campagna elettorale, poi quando era alla Casa Bianca si è comportato benino, fino a che non ha perso le elezioni. Lì ha sbroccato malamente.

          Parlando di nazisti, noto quanto Hamas e gli ostaggi israeliani siano spariti dalla narrazione dei fatti di Gaza. Un capolavoro di comunicazione ma anche di malafede dei comunicatori.

  6. Ros scrive:

    “…Gli avvocati si stanno muovendo in fretta, raccogliendo prove contro il gigante italiano delle armi Leonardo, una delle maggiori aziende che spediscono armi letali a Israele. Ma hanno bisogno del nostro sostegno se vogliono battere questo gigante da miliardi di dollari in tribunale!…”

    Once upon a time …
    all’inizio del conflitto in Afghanistan per stanare Paperinik Bin Laden,
    una sera andai a Teatro

    (nientepopòdimeno! Allora ero nobile: Cavaliere di Seingalt)

    All’ingresso c’era un comesichiama
    – che cantava “I Like Chopin”? No, no! Era normale –

    col tavolino sotto il comesichiama per le firme e un porcellino per le donazioni e un manichino metafisico in burqa nero smerlettato di Provenza alla Lavanda e Wisteria Nutt.

    Elegantissimo ma sexi😉

    Loro, i buoni, col nostro aiuto economico
    (che ve lo dico a fare)
    t’avrebbero liberato le donne musulmane dal burqa kattivo buuuuuuuuuu….☹☹☹

    Mi fermarono per l’obbligo d’offerta volontaria da fargli se ero restato umano.

    Gli chiesi come intendevano, in pratica pragmatica, fare ciò;

    e se le musulmane sarebbero – nel caso si potesse fare – state d’accordo.

    Ma per adesso m’abbastava sapere come concretizzare l’impresa.

    Non ci fu risposta😒
    solo un balbettar di supercazzole a cagnaràre per far fumo e bruma.

    Non ci fu donazione😒
    solo un centesimo che mostrai ai loro occhi facendogli l’aeroplanino prima che glielo l’infilassi nel porcellino.

    Il comesichiama di Chopin:

    https://www.youtube.com/watch?v=_ih2Asr4jpY

  7. Fuzzy scrive:

    https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-terza_guerra_mondiale_attenzione_al_fattore_disperazione/47311_53821/
    Bene. O sarebbe meglio dire “male”.
    Come dice questa recensione e nel mio piccolo trovo una certa corrispondenza di cose lette recentemente
    “ci si accorge che oggi qualcosa è cambiato, l’equilibrio del terrore si è rotto. L’emergere dei BRICS, il regime change a Kiev, il genocidio del popolo palestinese, le sfide Usa contro la Cina a Taiwan riportano a galla l’incubo nucleare”.

    “Secondo gli autori, in questo quadro, l’auto-sterminio può essere evitato solo se non si aggiunge il fattore Malvinas, il sentimento di sconfitta americano. Purtroppo, secondo gli autori, la bancarotta d’oltreoceano sarebbe inevitabile a causa dell’aumento del debito pubblico, della stagnazione dell’industria, della disoccupazione e della bassa tassazione delle multinazionali”

    Adesso, non avendo letto il libro
    https://www.ladedizioni.it/prodotto/la-terza-guerra-mondiale-il-fattore-malvinas/
    non saprei dire quale sia l’antidoto.

    https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/28/ucraina-putin-colpiremmo-gli-f-16-anche-in-aeroporti-nato_e782dd13-2a1b-40a0-8a94-b9cd8aa9344d.html
    E poi ogni giorno ne viene fuori una nuova.
    Come se con la guerra si potesse risolvere qualcosa.

    • Fuzzy scrive:

      https://www.remocontro.it/2024/03/28/israele-laici-contro-religiosi-quei-66mila-militesenti-diaspora-usa-alla-rottura/
      Si fa una gran fatica a capire quello che sta succedendo a Gaza rispetto alla guerriglia di Hamas (è guerriglia?)
      Direi che non trapela quasi niente a meno che non si ricavino informazioni trasversali.
      “L’esercito ha bisogno di almeno settemila uomini oltre a quelli schierati sui vari fronti e si parla di migliaia di soldati da combattimento aggiuntivi. I riservisti che sono stati già richiamati più di una volta negli ultimi mesi, sostengono il grosso dello sforzo bellico e rappresentano il maggior numero di morti e feriti dell’assalto a Gaza”.
      Insomma, sembra che Israele sia in difficoltà. Non è stata e non sarà una guerra lampo. Questo minaccia la coesione interna mentre più passa il tempo più l’economia ne risente. Inoltre hanno questo leader che sembra agire più nel proprio interesse che per quello della nazione
      Anche in questo caso la disperazione potrebbe generare delle reazioni sproporzionate
      Basta

      • Francesco scrive:

        Beh, se i privilegi degli estremisti religiosi furbetti israeliani venissero revocati sarebbe una ottima cosa.

        E forse anche un fattore di pace: a nessuno piace andare a farsi sparare.

        Ciao

    • Francesco scrive:

      “Emergere dei BRICS”: non appena Russia, Brasile o Sud Africa iniziano a emergere avvisatemi.

      “regime change a Kiev” è il nuovo “Golpe di Majdan”?

      “genocidio del popolo palestinese” … no comment

      “le sfide Usa contro la Cina a Taiwan”: ho come l’impressione che qualcuno abbia bisogno di un bel paio di occhiali!

      😀

    • Francesco scrive:

      >>> Come se con la guerra si potesse risolvere qualcosa.

      Eppure, nonostante oggi sia Giovedì Santo, non riesco a credere che non sia così!

      E ci provo.

      Ciao

      • Fuzzy scrive:

        Consumano le ultime risorse che ci sono rimaste per ammazzare la gente.
        Poi ammazzeranno con le pietre, se qualcuno sarà sopravvissuto.
        Comincio a pensare che qualcuno abbia bisogno di un calmante.
        Poi, da calmi:
        Tucson, una città in cui circa un quinto della popolazione vive a più di un miglio da un negozio di alimentari. Sta lavorando a un progetto per piantare alberi di mesquite di velluto che prosperano nell’arido deserto di Sonora e sono stati utilizzati per secoli come fonte di cibo. I baccelli dei semi degli alberi di mesquite possono essere macinati fino a ottenere una farina dolce e ricca di proteine ​​utilizzata per preparare pane, biscotti e pancake. Merchant, che lavora presso la Community Food Bank dell’Arizona meridionale, vede la coltivazione del mesquite intorno alla città e nelle aree circostanti come un’opportunità per alleviare sia il caldo che la fame. Il risultato potrebbe essere una rete di “foreste alimentari”, spazi comunitari in cui i volontari si prendono cura di alberi da frutto e altre piante commestibili affinché i vicini possano foraggiarle.
        https://grist.org/food/heat-hunger-food-forests-edible-parks-tree-planting/
        La ricchezza dovrebbe essere misurata non in dollari o bitcoin ma in alberi.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Fuzzy

          “bitcoin”

          La premier Islandese ha dichiarato di recente: ‘dovremo occuparci più di pecore e meno di bitcoin’.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            Beh, questo è banale.

            I bitcoin sono i nuovi tulipani, una aberrazione.

            Ma non sono i talleri.

            • Fuzzy scrive:

              Il bitcoin
              Se nel tuo paese povero c’è l’iperinflazione, tu compri i bitcoin e questo ti consente di sgavagnartela in un certo senso.
              Se devi scappare dal tuo paese in guerra compri bitcoin e ti porti dietro solo il codice.
              Se perdi il codice sei fottuto. Hai perso tutti i soldi
              Se prende piede il bitcoin, tutto il mondo della finanza e degli speculatori
              che sono cresciuti come una pianta parassita sulla società e la stanno dissanguando, sparisce di botto.
              Il punto è che sto ancora studiando il fenomeno. E potrei aver detto delle idiozie.
              Se uno vuole rattristarsi nel vedere come gli rubano i soldi e la democrazia, allora deve studiare come funzionano le monete.
              Niente di più noioso e deprimente.
              Ma sono sicuro che ce la posso fare.
              Per chi volesse auto infliggersi questo supplizio c’è un bel canale you tube
              https://youtu.be/xMTS9dXAyLg?feature=shared

              • Fuzzy scrive:

                https://www.rinnovabili.it/ambiente/politiche-ambientali/foreste-periurbane-241-miliardi-alberi/
                Oramai è ufficiale.
                Le foreste periurbane salvano il pianeta.
                Con o senza emissioni.
                (Francamente mi sembra un pò troppo facile, ma lo dice Mancuso…)

              • Fuzzy scrive:

                https://www.nature.com/articles/s44284-024-00049-1?error=cookies_not_supported&code=8b102588-a45f-439e-a6aa-42a96b10debe#Abs1
                Va be’, lo studio non è scaricabile gratuitamente, comunque nell’abstract c’è una precisazione importante
                (Per quello dicevo che mi sembrava troppo facile)
                “Sebbene le attività di ripristino delle foreste come la piantumazione di alberi non possano sostituire la riduzione delle emissioni di carbonio”
                E quindi: foreste periurbane più
                riduzione delle emissioni di carbonio
                La formula della salvezza. Non ci sono alternative.
                La geoingegneria è come fare un treno al lotto. Può andar bene ma è altrettanto probabile che vada male.
                Mr Bean è sempre in agguato.

              • Fuzzy scrive:

                https://oilprice.com/Energy/Energy-General/Transport-Recovery-Rekindles-Threat-of-Diesel-Shortage.html
                Carenza di diesel
                C’è una forte ripresa economica che si scontra con una carenza di diesel.
                Il diesel è il carburante che fa funzionare una civiltà industriale.
                Cose complicatissime, anche perché tra chi opera nel settore, nessuno dice oggettivamente come stanno le cose. Troppi interessi.
                Basta

              • Francesco scrive:

                Il rimedio all’iperinflazione è usare i dollari (o gli euro!). Molto meglio che infilarsi nel Magico mondo dei bitcoin, credo.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “Bitcoin”

                I Bitcoin sono un vero crimine contro l’ambiente.

                https://www.fastweb.it/fastweb-plus/sostenibilita-inclusivita/qual-e-limpatto-delle-criptovalute-sullambiente/

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                Bitcoin
                È un tema che meriterebbe un buon approfondimento.
                Poi, magari, dopo aver approfondito, scopri che non ne valeva la pena.
                Da tempo gira voce che i bitcoin siano energivori e volatili.
                Ma hanno di buono che si tengono in piedi senza il sistema bancario.
                Quanta energia consuma il sistema bancario?
                Non lo so.
                Comunque, le famose banche che non possono fallire, che moltiplicano la moneta giocando al casinò finché la bolla non esplode ecc. Col bitcoin, credo, ma non sono sicuro, si farebbe piazza pulita di tutto.
                Ho tra le mani due libroni da 500 pagine ciascuno, noiosissimi e deprimenti. Uno è in inglese
                L’autrice è questa “ingegnera” con voce androgina
                https://youtu.be/xMTS9dXAyLg?feature=shared
                E perché il cambiamento climatico in altri tempi ha messo in ginocchio certe civiltà ed altre no?
                La risposta in questo articolo.
                https://www.resilience.org/stories/2024-03-29/climate-change-has-toppled-some-civilizations-but-not-others-why/
                Praticamente ci si può adattare a quasi tutto, purché la società non sia affetta da un eccesso di diseguaglianza (si, Pareto, ma in questo caso è l’eccesso)
                -Con l’aumento delle pressioni e le fratture della società, il governo perde legittimità, rendendo più difficile affrontare le sfide collettivamente. “La disuguaglianza è uno dei più grandi cattivi della storia”, ha affermato Daniel Hoyer, coautore dello studio e storico che studia i sistemi complessi. “Conduce davvero ed è al centro di molte altre questioni”.
                -Con queste misure, gli Stati Uniti non sono esattamente sulla strada del successo. Secondo uno standard chiamato coefficiente di Gini – dove 0 è perfetta uguaglianza e 1 è completa disuguaglianza – gli Stati Uniti ottengono un punteggio scarso per un paese ricco, a 0,38 sulla scala, battuti da Norvegia (0,29) e Svizzera (0,32) ma migliori di Messico (0,42). La disuguaglianza è “fuori controllo”, ha detto Hoyer. “Non è solo che non stiamo gestendo bene la situazione. La stiamo gestendo male, esattamente nello stesso modo in cui tante società in passato hanno gestito le cose male”.
                La diseguaglianza va a cavallo della moneta. Poi vengono le banche. Circa.
                Ci vorrebbe uno che sa.
                Io lo so chi sa, ma non lo dico.
                Ma lui sa che io so che lo sa.

              • Fuzzy scrive:

                https://youtu.be/JTbZaSL1pHI?feature=shared
                Il link corretto per l’ingegnera
                Lyn Alden

        • Miguel Martinez scrive:

          per Fuzzy

          “La ricchezza dovrebbe essere misurata non in dollari o bitcoin ma in alberi.”

          Bellissimo!

    • Francesco scrive:

      Alcune perle raccolte dai tre autori (e chissà se non si mettevano in tre per farlo!)

      >>> le provocazioni imperialiste con le sue esercitazioni alle periferie di Mosca [alla faccia dell’hinterland moscovita]

      >>> nel nostro paese nel 1948 vinse la DC, cioè la CIA, [alla faccia della sintesi estrema]

      >>> Lo status quo a vantaggio statunitense viene mantenuto attraverso politiche economiche mirate ad accrescere la disoccupazione in Europa [alla faccia del Piano Marshall e del forte avanzo commerciale europeo con gli USA]

      >>> Nel secondo dopoguerra abbiamo assistito al crescente e capillare legame tra servizi segreti e intelligenza artificiale nell’intesa con colossi come Amazon, Microsoft e Facebook [alla faccia della sintesi. e del boomerismo, questi sono rimasti a FB]

      >>> sono solo tre le mega agenzie, le grandi fonti di informazione, da cui attingono tutte le agenzie nazionali [alla faccia del “fuori i nomi”]

      >>> forse nessuno stato come Cuba ha subito attacchi su ogni fronte e in ogni ambito della vita civile. [e qui cascano due asini: i vecchi comunisti e il fatto che Cuba resiste ancora]

      >>> Gli Usa si sono spesi alla conquista di nuove dimensioni: quelle dei microbi con l’ingegnerizzazione di virus e quella extraplanetaria con sonde e satelliti per il controllo siderale. [come confermano sia la Marvel sia la DC]

      >>> Gelido anche l’inverno nucleare che potrebbe piombare sulla terra a causa dello scudo di radiazioni nell’atmosfera. [Andrea, questa ce la spieghi tu!]

      😀

      • Fuzzy scrive:

        L’emergere dei BRICS, il regime change a Kiev, il genocidio del popolo palestinese, le sfide Usa contro la Cina a Taiwan riportano a galla l’incubo nucleare”.
        Sono tra i fattori che aumentano il rischio di un conflitto nucleare
        Le altre frasi non so dove tu le abbia trovate, ma non fanno parte dei miei commenti.
        Non che siano tutte sbagliate, a parer mio.
        Forse lo scudo di radiazioni….polvere?

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Francesco & Fuzzy

        “inverno nucleare”

        Qui posso dare qualche informazione.

        Fino a 30 anni fa i climatologi erano grosso modo divisi in due partiti.

        Il primo partito si ispirava alle ipotesi del premio Nobel Svante Arrhenius e sosteneva che l’atmosfera si sarebbe surriscaldata per l’effetto serra causato dalla CO2 che emettiamo noi esseri umani, con riduzione dei ghiacci artici ecc.

        Il secondo partito sosteneva al contrario che la fuliggine prodotta dalla combustione dei motori, dagli incendi della deforestazione ecc. avrebbe riflesso parte della radiazione che ci proviene dal Sole, causando un progressivo raffreddamento e – nel caso la cosa duri abbastanza tempo – una nuova era glaciale. L’effetto raffreddante della fuliggine è lo stesso che ha la polvere vulcanica. Un esempio lo danno le grandi eruzioni vulcaniche del passato tipo Krakatoa, Tambora ecc. negli anni successivi alle quali si sono avuti bruschi abbassamenti della temperatura un po’ in tutto il globo (gli ‘anni senza estate’). Capofila di questa corrente di pensiero era l’astrofisico Carl Sagan, non precisamente l’ultimo venuto (è quello che ha descritto in dettaglio l’effetto serra che abbrustolisce Venere).

        Oggi col senno di poi sappiamo che avevano ragione quelli della prima scuola.

        Anche oggi, tuttavia, esiste un sostanziale accordo su un fatto.

        Benché l’effetto serra adesso prevalga, ogni sostanziale aumento della fuliggine in atmosfera produce un raffreddamento in accordo con i calcoli della scuola di Sagan. Se un giorno la fuliggine in atmosfera (e in genere ogni polvere sottile) aumenta a sufficienza, allora il suo effetto può superare l’effetto contrario dei ‘gas serra’ come la CO2 e innescare un raffreddamento. La cosa importante è che questo vale a prescindere dal meccanismo che produce la fuliggine.

        Lo stesso Sagan, pacifista convinto, puntualizzò che se al posto di grandi eruzioni vulcaniche la fuliggine fosse stata prodotta dagli incendi di grandi città distrutte da bombe nucleari la superficie della Terra si sarebbe raffreddata per decenni: è il cosiddetto ‘inverno nucleare’. Non sono le esplosioni in sé a contribuire all’effetto, ma la polvere degli incendi delle città bruciate dalle onde di calore prodotte da esplosioni vicino al suolo. Ciò spiega perché le mille e passa esplosioni nucleari nell’atmosfera avute finora non hanno avuto alcun effetto misurabile sul clima: le città distrutte sono state soltanto due, e tutte le altre esplosioni si sono avute o per aria o comunque lontano da materiali infiammabili (tipicamente in atolli o deserti).

        Studi recenti hanno ripreso l’indagine di Sagan. Io ne ho letti tre. Sagan pensava a una guerra nucleare globale, con tutte le bombe esistenti lanciate in una volta. Al contrario, gli studi attuali concordano nel concludere che uno scambio limitato di bombe produrrebbe un raffreddamento di qualche grado della temperatura media della troposfera per un periodo da cinque a dieci anni. Alcuni autori immaginano una guerra nucleare fra India e Pakistan con l’1% di tutte le bombe attualmente esistenti lanciate sulle città del nemico; altri all’effetto di 100 bombe dell’energia della bomba di Hiroshima (praticamente dei petardi) lanciati dagli USA su altrettante città Cinesi.

        In tal caso, il raffreddamento produrrebbe una discesa fino al 10% dei raccolti di cereali, con conseguente grave turbativa dei prezzi dei prodotto agricoli e crescenti difficoltà nel procacciarsi cibo. Il conseguente numero di morti di fame potrebbe arrivare al miliardo, con almeno centomila morti negli USA fra le fasce più povere della popolazione solo per l’aumento dei prezzi.

        Gli studi non considerano l’effetto del fall-out.

        Trattandosi di un’azione sulla temperatura della troposfera, vengono interessate anche le nazioni non belligeranti.

        Insomma, la guerra nucleare può essere vista come una gigantesca, ancorché magari involontaria, opera di geoingegneria su vasta scala. Allo stato attuale, una guerra nucleare limitata sembra davvero essere l’unico mezzo a disposizione con tecnologie attuali e comprovate per ottenere immediatamente due risultati: fermare per dieci anni l’effetto serra e abbassare sensibilmente la popolazione umana. Questa curiosa circostanza spiega forse il rinnovato interesse per i calcoli di Sagan.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Lucia scrive:

          Grazie della spiegazione, AdV!

        • Peucezio scrive:

          Molto interessante.

          Mi chiedo come mai non si sia investito di più nella bomba N, la bomba al neutrone, che fa danni limitatissimi alle infrastrutture ma impatta sugli esseri umani: nell’orrore in sé della guerra, come arma è perfetta.

          Ma l’effetto che dici riguarda specificamente le città o comunque i manufatti umani o varrebbe anche se si colpiscono boschi o foreste?
          E nella prima ipotesi, qual è l’elemento specifico dei manufatti umani che produce tutta questa fuliggine che la natura, gli alberi, ecc. non producono?
          Il cemento…?
          È curioso: a noi le città sembrano grandissime, ma in fondo sono uno sputo, sono un sottilissimo strato di cemento, metalli e altri materiali, su una piccolissima parte della superficie del globo. Impressionante che possano produrre una quantità di fuliggine tale da ridurre la temperatura globale. Evidentemente è molto concentrata, sono materiali friabili che, divenuti polvere, diventano nubi immense.

          • Francesco scrive:

            In effetti vorrei vedere qualche dettaglio sui calcoli degli incendi …

            Sospetto che i prezzi del cibo non sarebbero affidati al libero mercato, in quelle condizioni, tra l’altro.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ francesco

              “libero mercato”

              È una delle questioni affrontate in uno degli articoli. Gli autori hanno estrapolato una correlazione fra l’ampiezza delle fluttuazioni dei raccolti di cereali e l’ampiezza delle fluttuazioni dei prezzi. Ovviamente si dovrebbe arrivare a una qualche forma di controllo, non fosse che per evitare speculazioni ; ma raramente gli interventi sarebbero così rapidi da prevenire efficacemente turbolenze devastanti. Gli autori ricordano che anche nelle nostre società opulente esiste un qualche percento di popolazione già adesso in difficoltà nel procacciarsi il cibo; una frazione di questo sarebbe a rischio di morte per fame. Oltre a tutto, ricordano gli autori, si porrebbero anche problemi etici: fra due affamati che si rivolgono alla mensa dei poveri tipo Caritas, uno più in carne ma contaminato dalle radiazioni e uno più denutrito ma per il resto sano, a chi dare la precedenza?

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                Mi sembrano i soliti fregnoni. In caso di guerra nucleare, le normali fluttuazioni di mercato sarebbero meno rilevanti delle diatribe sulla pronuncia corretta del greco antico.

                Forse con un Trumop presidente, forse.

                Il problema della Caritas sospetto esista già oggi. Non credi?

              • PinoMamet scrive:

                La diatriba sulla pronuncia del greco antico a me sembra interessante!!

                😀

                e in questo blog spopolerebbe

              • Francesco scrive:

                Anche in caso di guerra nucleare?

                Non parlo di tempi normali!

                😀

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ francesco

                “nucleare”

                Interventi sui mercati agricoli presuppongono Stati forti e funzionali, che non ho idea quanto resterebbero tali in caso di guerra nucleare.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Ma ci sono cose che non si sanno o dibattute sulla pronuncia del greco antico?

                Parliamo dell’attico: “greco antico” è un mondo, non vuol dire niente ovviamente.

              • PinoMamet scrive:

                Parlando di attico e di koiné, in Italia diamo abbastanza per scontato- per pigrizia intellettuale- che “Erasmo ha ritrovato la pronuncia corretta”, punto e basta.

                Che a sua volta scambiamo per la versione di comodo in uso nei licei: “tàlassa” o “tzàlassa”, secondo le regioni, per Θάλασσα, “ùbris”, “übris” o il terribile e inascoltabile “iùbris” per ὕβρις, e così via.

                Ora, basta un’occhiata ai famosi òstraka degli ostracismi per capire che le cose non dovevano essere esattamente così neppure nella stessa Atene classica, e questo è risaputo.

                Meno note ed indagate, ma proprio per questo interessanti, le varietà di pronuncia della koinè già in epoca romana, che ricostruiamo dagli “errori” delle iscrizioni e che dovevano essere già notevoli, sia per quanto riguarda le vocali (evoluzione della monottoganzione, pronuncia itacistica ecc.) sia per quanto riguarda le consonanti (trasformazione delle aspirate in fricative…)

                Tra l’altro sto leggendo le Etiopiche di Eliodoro, “fenicio di Emisa” (Emesa o Homs) come si definisce lui stesso;
                grammaticalmente e sintatticamente è complesso e incasinato, tutto un pastiche di citazioni delle più varie epoche messe insieme da una costruzione della frase quasi sempre ardita e traballante, tutto l’opposto dell’atticismo esasperato del suo quasi conterraneo Luciano, un paio di secoli prima;

                ma noto per esempio l’uso frequente di participi in -ontas (tutti giustificati grammaticalmente, però, cioè uniti a participi maschili in accusativo plurale) come gerundi, che è proprio come si fa il gerundio in greco popolare, falsamente noto 😉 come greco moderno…

              • PinoMamet scrive:

                Non è l’unica cosa interessante di Eliodoro, ma le altre esulano dalla linguistica

                (mancanza di amori omosessuali; culto della verginità e della riservatezza sessuale, sesso solo dopo il matrimonio!
                ma ancora più interessante:
                tratta Omero- al quale attribuisce, unico!, un’origine egiziana- come un libro sacro, da interpretare come nel mondo ebraico si interpreta la Torah, cioè cercando significati nascosti nel testo, a costo di forzarne la lettura…)

              • PinoMamet scrive:

                Errata: uniti a sostantivi maschili…

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                eppure non era cristiano, giusto?
                (Eliodoro intendo).

                Circa la pronuncia, se non sbaglio l’unica criticità, non nel senso di cosa non nota o non chiara, ma di cosa poco intuitiva per i discenti (cioè, nessuno, visto che la pronuncia scolastica non solo non ha nulla a che fare con quella effettiva, ma di quest’ultima al liceo di solito non viene nemmeno accennata l’esistenza) credo che sia la differenza di pronuncia di ει e ου secondo che siano dittonghi veri, cioè originati dagli omofoni dittonghi indoeuropei, o vocali medioalte lunghe per allungamento di compenso.

                Cioè quello che mediamente il profano non sa è che anche il sistema vocalico del greco attico, un po’ come quello romanzo, era a quattro gradi di apertura, cioè eptavocalico, sia pure limitatamente alle vocali lunghe e che quindi se ε rappresenta [ɛ], ο [ɔ], η [ɛː], ω [ɔː], ci sono anche [eː] e [oː] rappresentate da ει e ου, che però a volte invece, secondo l’etimo, indicavano davvero [ɛi̯] e [ɔu̯].

                Poi ci sono i problemi legati alla prosodia: credo che per un italiano rendere non dico le lunghe e le brevi, ma addirittura la differenza fra accento acuto e circonflesso, cioè fra intensità (o più probabilmente tono, come una nota musicale) ascendente e discentende della vocale lunga o del dittongo sia davvero un problema. Peraltro non c’erano i registratori: non sapremo mai com’erano le sfumature della loro prosodia.

                Le aspirate, vabbè, da italiani non abbiamo niente di simile, ma non ci vuole nulla, basta pensare alle occlusive sorde prima di vocale tonica del tedesco o dell’inglese, chessò, ten.

                Come nella pronuncia scolastica poi la theta sia diventata un’affricata è qualcosa che sfugge anche alla mia mente abituata a interpretare il mondo in termini di patologia psichiatrica.

                Io almeno ho avuto una professoressa del ginnasio pochissimo simpatica ma che le pronunciava fricative, come in neogreco (o, meglio già greco romano, bizantino, ecc.).
                Credo lei sapesse bene il greco moderno perché una volta per errore pronunciò come ‘af’ un dittongo αυ davanti a consonante sorda.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “ει e ου” non lo sapevo!

                Gli accenti scritti mi sembra di ricordare risalgono all’epoca bizantina, quando immagino non avessero più valore “musicale”, quindi mi chiedo se sia vero che il greco fosse una lingua “con i toni”.

              • Peucezio scrive:

                Comunque non sono un grecista, posso aver detto qualche imprecisione.

              • Peucezio scrive:

                Ovviamente la differenza col tedesco e con l’inglese è che lì l’aspirazione è un tratto ridondante, non fonologicamente pertinente, in quanto è il contesto a produrre l’aspirazione e alle aspirate, nella medesima posizione, non si possono opporre, come in greco, delle non aspirate.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Ovviamente la differenza col tedesco e con l’inglese è che lì l’aspirazione è un tratto ridondante, non fonologicamente pertinente”

                Credo che l’unica lingua europea a conservare la distinzione fonematica sia il romanè.

              • PinoMamet scrive:

                Eliodoro non era cristiano, ma una tradizione più tarda vuole che si sarebbe convertito al Cristianesimo e sarebbe diventato vescovo di Tricca (in Tessaglia), ma forse lo confonde con un omonimo?
                Chissà.

                Circa la pronuncia del greco, oltre agli elementi che citi mi interessano in effetti le differenze geografiche di pronuncia della koinè, che già in epoca romana erano evidenti;

                cioè il greco della Magna Grecia, quello della Grecia e quello dell’Egitto non erano pronunciati allo stesso modo, proprio in riferimento alla monottogazione, itacismo e soprattutto all’evoluzione o meno delle aspirate in fricative, anche se la differenza non era tale da renderli “lingue” diverse e incomprensibili.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Le aspirate, vabbè, da italiani non abbiamo niente di simile, ma non ci vuole nulla, basta pensare alle occlusive sorde prima di vocale tonica del tedesco o dell’inglese, chessò, ten.”

                Aspetta, mi stai dicendo che le aspirate sono più simili alle consonanti “normali” che usiamo in italiano che alle fricative che abbiamo deciso di usare al loro posto?

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Aspetta, mi stai dicendo che le aspirate sono più simili alle consonanti “normali” che usiamo in italiano che alle fricative che abbiamo deciso di usare al loro posto?”

                Assolutamente sì.
                Un esempio migliore di quello che ho fatto prima: hai presente la pronuncia dell’inglese pen?
                È [ˈpʰɛn], cioè la ‘p’ è seguita da una lieve aspirazione.
                Tedesco tun ‘fare’: [ˈtʰuːn] (credo che ‘u’ sia lunga e tesa, ma non sono sicuro).
                Pensa anche a come pronunciano le occlusve sorde molti calabresi e salentini: [lu saˈlɛntʰu]. Lo stesso vale per ‘k’: i can: [aɪ̯ ˈkʰæn].

                Ovviamente c’è un’enorme differenza fra una fricativa e la sua omorganica (occlusiva) aspirata, anche se nel linguaggio comune, non tecnico, i due concetti si confondono.
                Il ‘t’ di ted. thun è molto diverso dal ‘th’ inglese di thing.
                Il primo è un’occlusiva aspirata, in cui cioè la maggiore apertura delle corde vocali, che ne impeidsce la virbazione e qundi la sonorità, si prolunga qualche attimo dopo l’esplosione, dell’occlusiva, dando quell’effetto come se dopo ci sia una ‘h’, ed effettivamente c’è.
                La fricativa invece consente il passaggio dell’aria, non c’è occlusione, come nel th sordo inglese, nel chvelare tedesco (Buch) o nella ‘f’ italiana (che però non è l’esatto corrispoettivo fricativo di ‘p’).

                Quando si dice che i toscani “aspirano” ci si esprime impropriamente: non aspirano, ma spirantizzano: in posizione intervocalica rendono fricative sorde le occlusive sorde.

                I Greci antichi invece aspiravano (almeno gli attici); i greci moderni hanno spirantizzato.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per peucezio

                “La fricativa invece consente il passaggio dell’aria, non c’è occlusione, come nel th sordo inglese, nel chvelare tedesco (Buch) o nella ‘f’ italiana (che però non è l’esatto corrispoettivo fricativo di ‘p’).”

                Tant’è che i bambini e gli analfabeti alle prese con la “th” inglese non la pronunciano “t” – come fa che invece vede la lettera – ma “f”. “Fink” per “think” ad esempio.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “mi interessano in effetti le differenze geografiche di pronuncia della koinè, che già in epoca romana erano evidenti;

                cioè il greco della Magna Grecia, quello della Grecia e quello dell’Egitto non erano pronunciati allo stesso modo, proprio in riferimento alla monottogazione, itacismo e soprattutto all’evoluzione o meno delle aspirate in fricative, anche se la differenza non era tale da renderli “lingue” diverse e incomprensibili.”

                Interessantissimo.
                Puoi fornirmi della bibliografia?

              • PinoMamet scrive:

                “Credo che l’unica lingua europea a conservare la distinzione fonematica sia il romanè.”

                perchè è una lingua indiana, e nelle lingue indiane (le chiamo così per semplicità) la distinzione tra i vari tipi di consonante è ancora vitale…

              • PinoMamet scrive:

                Per Peucezio:

                c’è un po’ di bibliografia in calce a questo video divulgativo:
                https://www.youtube.com/watch?v=dQBpwKWnZAo

              • Peucezio scrive:

                Grazie!

  8. Andrea Di Vita scrive:

    @ peucezio

    “bomba N”

    La bomba N era una bomba dall’uso tattico (cioè, sul campo di battaglia) che doveva produrre abbastanza neutroni da rendere radioattivo il materiale delle corazze dei carri Sovietici, fino a farne morire di malattia da raggi in poche ore gli equipaggi e vanificare quindi la superiorità numerica Sovietica in fatto di tank. Nel dettaglio, nella bomba (con energie anche di un decimo di quella di Hiroshima) ci sono un po’ di isotopi dell’idrogeno che, scaldati dall’esplosione, producono fusioni nucleari che liberano neutroni. Il materiale non esplosivo della bomba e’ fatto di metalli relativamente trasparenti ai neutroni prodotti dalla fusione, che si propagano tutto intorno fino a colpire le corazze metalliche dei tank. Queste sono molto spesse e fermano bene i neutroni, al prezzo però di diventare a loro volta radioattive ed emettere gamma. Gli equipaggi protetti al loro interno vengono così esposti a una dose tale da morirne in poche ore. Parliamo di mini bombe con un raggio di distruzione totale molto inferiore al Km, poco più grande cioè di quello delle più grandi bombe convenzionali esistenti. Se non esplodono al suolo ma per aria, in modo da irraggiare quanti più tank possibile, il fall-out è minimo. Uno dei motivi che portarono all’abbandono del progetto è stato il fatto che la morte degli equipaggi comunque avviene in qualche ora, e la bomba non impedirebbe comunque loro di combattere con fanatismo raddoppiato sapendo di essere ormai condannati, un po’ come nella “carica dei morti” a Osowiec

    https://it.wikipedia.org/wiki/Carica_dei_morti

    Un altro motivo di abbandono dell’idea e’ che i neutroni sono efficacemente schermati dall’acqua. (Un via Panisperna Fermi e i suoi si schermavano usando un acquario dei pesci rossi). In un giorno di pioggia, o anche particolarmente umido, l’efficacia della bomba sarebbe dunque sensibilmente compromessa.

    “manufatti”

    In teoria con le foreste sarebbe lo stesso. In pratica, però, buona parte della distruzione per fuoco di Hiroshima e Nagasaki sappiamo essere stata provocata dalla “tempesta di fuoco” dopo l’esplosione. Vale a dire, il “fungo” è l’effetto del moto verticale della palla di gas rovente generata dall’esplosione, palla che sale perché l’aria calda è più leggera dell’aria fredda. Questa salita risucchia aria dal “ground zero”, il punto al suolo immediatamente sotto l’esplosione. Questo risucchio, unitamente al ritorno precipitoso dell’aria allontanatasi dal ground zero a causa dell’onda d’urto, provoca venti furiosi che convergono dall’esterno verso la base dello stelo del fungo, stelo dove il moto diventa ascensionale. A contatto col materiale arroventato o fuso dal calore dell’esplosione, l’ossigeno fresco dell’aria entrante innesca incendi furiosi che bruciano ogni materiale combustibile. La fisica della tempesta di fuoco è la stessa anche per grandi incendi convenzionali. Si distrussero così Tokyo e Amburgo con tempeste di fuoco innescate da grandi concentrazioni di bombe incendiarie convenzionali, e si falli’ con Milano. A differenza di Tokyo e Amburgo, Milano aveva relativamente poco legno, e (nelle parole di un aviatore Inglese) “too much marble”. Anche le città Giapponesi erano ricche di legno. Si potrebbe quindi pensare che nel caso della Bomba la tempesta di fuoco dipenda dai materiali presenti in città. Ma c’è da tenere presente che nei bombardamenti convenzionali il mito ascensionale che genera il risucchio che a sua volta alimenta la tempesta è dovuto al solo fatto che l’aria calda è più leggera dell’aria fredda. Nel caso della Bomba, invece, il moto ascensionale e’ anche alimentato dal veloce ritorno verso il ground zero dell’aria violentemente scacciata via dal ground zero al momento dell’esplosione, per via dell’onda d’urto. Quindi non solo c’è la tempesta di fuoco, ma il fungo si alza parecchio verso l’alto, e con esso la fuliggine prodotta dagli incendi. Solo in piccola parte questa fuliggine forma nuclei di condensazione che, nelle ore successive, producono una pioggia nerastra (il “cadrà dura la pioggia” della ballata di Bob Dylan). Già con Hiroshima il fungo si innalzò verso la stratosfera, figuriamoci con le bombe attuali, mille volte più potenti. Dalla stratisfera le correnti a getto spostano la polvere nel .ondo, come per i vulcani. E la fuliggine delle città moderne contiene in questo caso anche prodotti di combustione delle materie plastiche, come benzopirene e simili, velenose… e soprattutto assai stabili chimicamente.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Peucezio scrive:

      Grazie mille, molto esaustivo e interessante.

      Mi chiedo però se è così facile far abbassare la temperatura, come mai ci fanno la “capa tanta” col riscaldamento globale.

      Non fraintendemi, non è che sto pensando che all’occorrenza si può buttare qualche bombetta atomica su qualche città, ma, mi chiedo, basterebbe ammassare del materiale adatto in qualche luogo desertico.
      Insomma, in pratica abbiamo un termometro regolabile quasi a piacimento.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ peucezio

        “mi chiedo”

        Non sei il solo, credimi!

        La climatologia è tutto un insieme di processi a soglia, che non scattano cioè finché una certa quantità non supera una certa soglia. Superata la quale, però, sono inesorabili. La nostra fortuna è che di questi processi a soglia ce ne sono parecchi, spesso in competizione fra loro; il nostro guaio et che ne conosciamo ancora molto pochi.

        È un po’ come con la corrente del Golfo. Arrivata all’Artico, l’acqua proveniente dai Tropici si raffredda, e – dato che l’acqua calda è più leggera dell’acqua fredda – si inabissa, chiudendo il ciclo. Ma se scaldiamo troppo l’atmosfera, facciamo sciogliere più ghiaccio, e sciogliendosi questo libera acqua dolce proprio nell’Artico. Ora, l’acqua dolce è più leggera dell’acqua salata: se si scioglie troppo ghiaccio, l’acqua in superficie dell’Artico diventa troppo dolce, non si inabissa più e la corrente del Golfo si ferma. E non si ferma in millenni, ma un pochi mesi. E così l’Europa si trova di colpo ad avere le temperature di Terranova. Ciò non stupisce, dato che New York ha la stessa latitudine di Napoli ma è molto più fredda perché priva della corrente del Golfo.

        Ecco così che una conseguenza dell’effetto serra può essere inaspettatamente il congelamento dell’Europa.

        Quando succede di preciso? A che livello di salinità superficiale dell’Artico?

        E chi lo sa?

        In laboratorio è stato verificato osservando il moto dell’acqua in grandi piscine appositamente raffreddate e salate per l’occasione. Ma ci sono mille fattori: la forma delle coste, l’effetto dei fiumi, e soprattutto la rotazione della Terra.

        Sappiamo solo che una soglia esiste, e che ci stiamo avvicinando a questa soglia perché il permafrost Siberiano si scioglie e la superficie del ghiaccio Artico si riduce.

        Dovrebbe essere sufficiente per darci una mossa, no?

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          Giusto per la cronaca, cosa c’è a Nord di New York in America? e il freddo sarebbe un problema inglese e francese o più ampio?

          Ciao

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ francesco

            “New York”

            La costa fino al Canada e oltre. Tutti posti molto più freddi delle corrispondenti regioni Europee. In Islanda fa ancora abbastanza caldo da fare crescere rigogliosa l’erba per le pecore, nelle corrispondenti regioni Canadesi c’e’ giusto il lichene.

            Il Mediterraneo e il Mar Nero sarebbero relativamente al sicuro dal raffreddamento, che impatterebbe soprattutto su Scandinavia, Francia, Germania, Isole Britanniche e penisola Iberica lato Atlantico; non a caso i primi a studiare la cosa sono stati gli Svedesi e gli Inglesi, e lì infatti è nata la climatologia (Arrhenius, Welander, Richardson; la sede della World Meteorological Organisation dell’ONU e’ a Reading, nell’Oxfordshire). Noi faremmo i conti “solo” con la tropicalizzazione del clima (alternarsi di stagioni aride e monsoni, tifoni ecc.). Venezia ce la siamo giocata; vicino Palermo cresce il caffè.

            • Peucezio scrive:

              Ma quando la corrente non era attiva, nell’ultima glaciazione würmiana, non erano ricoperte di ghiaccio tutte le Alpi e pezzi di pianura, non faceva un freddo cane in tutta l’Italia e il Mediterraneo?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “attiva”

                L’interruzione della corrente del Golfo non è una glaciazione. E’ un fenomeno che interessa soprattutto le coste atlantiche dell’Europa, mentre la glaciazione è un fenomeno globale. Per dirne una, con la glaciazione il livello del mare si abbassa, con l’effetto serra (altro fenomeno globale) si alza.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

  9. Ros scrive:

    Miguel:
    “Das Leben ist ein Würfelspiel.
    Wir würfeln alle Tage.
    Dem einen bringt das Schicksal viel,
    Dem and’ren Müh’ und Plage.”

    https://www.youtube.com/watch?v=nZMNanOTsEg

    https://it.wikipedia.org/wiki/L%27avventuroso_Simplicissimus

    QUADRATI SVIZZERI E FURIE LANZICHENECCHE:

    “Nello studio della storia del mercenarismo, particolare attenzione merita il “servizio straniero” della Svizzera che, tra il XIV° e XVIII° secolo, fornì all’Europa più di un milione di soldati. Sorprendente, se si pensa al Paese elvetico di oggi, pacifico e neutrale dal 1815, dove il mercenarismo è strettamente vietato
    (a parte l’eccezione, simbolica, delle Guardie svizzere al servizio del papa).

    All’epoca la Svizzera era una terra povera, con un’agricoltura abbastanza depressa, un’economia basata più che altro sull’artigianato e limitati commerci locali.

    Per contro, i suoi soldati erano molto apprezzati in tutta Europa per il loro gusto delle armi, il loro senso del dovere e dell’onore militare, la loro riconosciuta efficienza.
    Numerosi giovani svizzeri, poveri e disoccupati senza prospettive lavorative, si resero presto conto delle favorevoli opportunità, in termini economici e sociali, che schiudeva loro il mercenarismo, dove erano in corso alcune trasformazioni che lo rendevano ancora più appetibile.

    In effetti, ai contratti brevi, legati cioè a una determinata campagna bellica, della durata di qualche settimana o al massimo di qualche mese, seguì la possibilità di esercitare per lunghi periodi l’arte delle armi al di fuori del Paese, nell’ambito del famoso “servizio estero” svizzero, un istituto giuridico frutto di un buon compromesso che avvantaggiava tutte le parti in causa.

    Le autorità confederali elvetiche, cioè, imposero un controllo molto stretto sul reclutamento, diventando nei fatti esse stesse “imprenditori militari” che subappaltavano queste attività ad agenti professionisti, affidando le unità a capitani e traendo da questi passaggi burocratici immensi profitti.
    Un mercenarismo in qualche modo ufficiale e riconosciuto, a cui le autorità davano il loro consenso.

    Di conseguenza i mercenari passati attraverso la filiera del “servizio estero” andarono a combattere in altri Paesi europei: Italia, Spagna, Savoia, Ungheria eccetera. La Francia fu uno dei regni che fecero più spesso ricorso a loro.

    Nel 1453 Luigi X reclutò un corpo di ausiliari svizzeri. Molti anni più tardi, inoltre, Parigi accolse con un certo entusiasmo la prima compagnia di “cento guardie svizzere”.

    Nel 1616 fu creato il Reggimento delle guardie svizzere. Luigi XIV, dal canto suo, moltiplicò gli ingaggi. La presenza militare degli elvetici in Francia diventava senza dubbio sempre più importante.

    Naturalmente i soldati svizzeri erano visti dal popolo come mercenari che difendevano – dietro pagamento di alti salari – l’ordine costituito e soprattutto la persona del re e dei suoi familiari.

    Non potevano dunque andare d’accordo con i rivoluzionari che, di fatto, li massacrarono quando si recarono alle Tuileries, l’antico palazzo reale, per prelevare il re, Luigi XVI, il quale prima ordinò di resistere, poi, in pieno combattimento, intimò ai granatieri di Friburgo di arrendersi.

    Nel frattempo gli svizzeri avevano già perso dai 300 ai 400 uomini su un totale di 900. Avevano dovuto affrontare 12 mila sanculotti inferociti. Un vero massacro.

    Il governo rivoluzionario francese, non appena in possesso delle leve del potere statale, abolì formalmente il mercenarismo, in un’opera modernizzatrice di accentramento e razionalizzazione dello strumento militare.

    Era finita la lunga stagione dei mercenari svizzeri in Francia. Del resto, oltre alla formale cancellazione del mercenarismo, altri elementi suggerivano che fosse preferibile tornarsene nelle valli elvetiche:

    la diminuzione dei salari, l’impossibilità di procedere ai saccheggi, considerati oramai gravi reati, il notevole indurimento della disciplina. Insomma, non rimaneva che fare le valigie e lasciare l’Esagono, dove stava emergendo un concetto nuovo delle forze armate, con l’istituzione del servizio di leva obbligatoria e dell’esercito nazionale.

    Mezzo secolo dopo, nel 1859, lo stesso Consiglio federale della Svizzera abolì ogni forma di mercenarismo, e chi lo avesse ancora praticato sarebbe stato considerato un fuorilegge.

    Rimaneva un’unica eccezione: i mercenari destinati a proteggere il papa. Una lunghissima storia di collaborazione, quella tra il soglio di Pietro e gli uomini d’arme elvetici, che iniziò nell’ottobre 1505, quando Giulio II richiese ufficialmente alla Svizzera l’invio di 200 alabardieri per assicurare la propria protezione.

    Dopo un rapido reclutamento nei cantoni di Zurigo e Lucerna, 150 soldati, armati di alabarde e picche, al comando di Kaspar von Silenen, si misero in marcia verso Roma, dove arrivarono il 22 gennaio 1506.

    Nell’autunno dello stesso anno il contingente fu completato ed ebbe presto il suo battesimo del fuoco.

    Il 6 maggio 1527 i lanzichenecchi al soldo dell’imperatore Carlo V saccheggiarono Roma durante mesi di anarchia e di disordine. Inevitabile fu lo scontro con le Guardie svizzere, che persero ben 140 elementi in difesa di San Pietro. I superstiti riuscirono fortunosamente a mettere in salvo il Papa.

    Al prezzo di tanto sangue versato, gli svizzeri avevano rispettato la principale clausola della loro condotta: salvaguardare la vita del capo della Chiesa.

    Da allora il 6 maggio diventò il giorno del giuramento, in ricordo appunto della prima, sanguinosa, battaglia che tenne a battesimo il contingente svizzero.

    Oggi le nuove reclute, dopo aver ascoltato il cappellano che legge il testo del giuramento, rinnovano l’impegno nel cortile di San Damaso, con la mano destra sulla bandiera della Guardia e la sinistra con tre dita dispiegate per simboleggiare la Trinità, secondo la tradizionale formula:

    «Io, alabardiere… giuro di osservare lealmente, fedelmente e onorevolmente tutto ciò che mi è stato letto, invocando la protezione di Dio e dei Santi Patroni della Guardia svizzera».

    La Guardia svizzera del Vaticano è composta di 110 “alabardieri”, impegnati con contratti dalla durata di due anni. Per essere ammessi nel corpo i richiedenti devono essere celibi, di fede cattolica romana, aver frequentato in Svizzera la Scuola delle reclute e godere d’una reputazione irreprensibile.

    Quando sono in servizio, indossano la tradizionale divisa dalla connotazione decisamente rinascimentale, dai colori rosso, giallo e blu (i colori dei Medici, dalla cui famiglia scaturirono due Papi, Leone X e Clemente VII).

    La leggenda racconta che l’uniforme sarebbe stata disegnata da Michelangelo… Ma, appunto, si tratta di leggenda. In realtà essa fu l’opera di Jules Repond, comandante della Guardia svizzera tra il 1910 e il 1921, traendo forse l’ispirazione dalle opere di Raffaello. In ogni caso le uniformi odierne sono immaginate più per ragioni di rappresentanza e di cerimoniale storico, che non per effettive esigenze militari, come invece dovevano essere quelle originali.

    Gli svizzeri che esercitavano il mestiere delle armi all’estero ebbero nel XVI secolo un temibile concorrente: i landskenecht, italianizzati in lanzichenecchi, letteralmente i “servitori della patria”, corpo nato sotto il regno dell’imperatore Massimiliano I.

    Contadini poveri, artigiani indebitati, avventurieri e sbandati di ogni tipo, inizialmente mal equipaggiati e tutti in ogni caso spinti dalla fame, furono reclutati e organizzati in compagnie di 500 uomini, per formare una forza di fanteria che acquistò rapidamente fama di efficienza e ottimo assetto, tanto da essere spesso reclamata da principi e sovrani.

    Reclutati da colonnelli (Oberst) a cui il sovrano accordava il diritto di arruolamento, erano comandati da capitani (Hauptmann), i quali percorrevano instancabilmente campagne e città per fare proseliti col miraggio dell’alto salario e del diritto al saccheggio.

    La maggior parte dei lanzichenecchi proveniva dalla Germania meridionale. Alla base dell’arruolamento c’era una “lettera d’impegno”, un contratto, in cui erano definiti paga, termini e durata del servizio.

    Ebbero fama di combattenti efficienti e coraggiosi, ma anche violenti, saccheggiatori, distruttori, sanguinari. Il loro arrivo era considerato alla stregua di una catastrofe naturale, che al suo passaggio avrebbe lasciato solo morte e desolazione.

    Gli svizzeri, che pure erano abilissimi combattenti, ebbero grandi difficoltà, durante il sacco di Roma nel 1527, a contenerli e a stento riuscirono a salvare il papa.

    Non indossavano una divisa propriamente regolamentare. C’era una certa libertà di abbigliamento per i soldati. Anche se doveva pur esistere un minimo denominatore comune, per essere ben riconoscibili in combattimento.

    I vestiti erano sempre molto colorati e sgargianti. I cappelli erano ad ampie falde, con sopra una o più piume di struzzo.

    Indossavano una giacchetta corta decorata con maniche tagliate a sbuffo (per far sembrare più robusto chi l’indossava), portavano la calzamaglia, ricoperta da ampi pantaloni fino al ginocchio. Il tutto contrassegnato, in varie combinazioni, in giallo e rosso.

    In Francia, sotto il regno di Carlo VII e Luigi XII, i lanzichenecchi furono reclutati a migliaia. Servirono anche sotto le bandiere di Francesco I nella battaglia di Pavia (1525), che terminò con la netta vittoria di Carlo V, nelle cui truppe militavano 12 mila lanzichenecchi, i quali di conseguenza si ritrovarono a combattere in due campi opposti.

    Situazione peraltro che non era così rara per i mercenari, truppe cioè fedeli solo al committente che pagava di più.

    Come gli svizzeri, i lanzichenecchi erano armati di picche, alabarde e una spada corta e robusta (Katzbalger), con lama a doppio taglio, pericolosissima.

    L’arma era portata orizzontalmente sulla pancia, in modo da potersi sbarazzare agevolmente della picca, una volta iniziato lo scontro frontale, e dar seguito subito al combattimento corpo a corpo.

    Da ricordare che i “dragoni tedeschi”, diretti discendenti dei lanzichenecchi, furono assoldati dagli inglesi e, tra il 1776 e il 1783, combatterono nel Québec contro i coloni in rivolta.

    Nel corso del XVI secolo svizzeri e lanzichenecchi adottarono nuove tattiche.
    Il quadrato dei picchieri perse ogni interesse e utilità con la moltiplicazione delle armi a fuoco individuali e la piccola artiglieria da campagna.

    Nel 1520 il corpo degli archibugieri nei reparti lanzichenecchi rappresentava solo il 10 per cento.

    Appena qualche anno più tardi divenne del 30.
    Dal canto loro gli svizzeri fino alla Rivoluzione fornirono alla Francia reparti d’élite che però, col passare del tempo e delle evoluzioni tattiche, persero gradualmente tutta la loro specificità tecnica.

    Scompiglio creato dall’incontro in battaglia di due formazioni a riccio, una di lanzichenecchi e una di mercenari svizzeri, in un’incisione di Hans Holbein il Giovane (1497-1543), chiamata Schlechten Krieg (“Cattiva guerra”).

    Le lunghe aste delle picche diventavano scomode da maneggiare se la spinta della formazione diventava troppo disorganizzata.
    In quel caso, alabarde e spade diventavano le armi più letali”

    Domenico Vecchioni: “Mercenari. Il mestiere della guerra dall’antica Grecia al gruppo Wagner” (2024, Diarkos)

    “…Che la guerra è bella anche se fa male Che torneremo ancora a cantare E a farci fare l’amore, l’amore dalle infermiere…”

    … pur ti pensa ogni Marte in Ariete in VIII° Casa ☠😼

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Ros

      “svizzeri”

      In Svizzera Рcredo proprio a Friburgo Рcӏ una lapide a ricordo dei caduti Svizzeri a protezione del re durante la rivoluzione Francese.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “l’impossibilità di procedere ai saccheggi, considerati oramai gravi reati”

      L’amica Olivia ha una splendida bottega di antiquariato, nel palazzo che fu della Bianca Cappello.

      La sua fortuna la deve ai lanzichenecchi che portavano lì quanto riuscivano a saccheggiare.

  10. Fuzzy scrive:

    Le banche centrali stanno sperimentando differenti sistemi di moneta digitale
    -il Token che funziona esattamente come le banconote. Anonimo ma consente indagini da parte delle autorità giudiziarie e polizia in modo da non poter essere usato dai criminali e dai terroristi. Si basa sulla stessa tecnologia della bolckchain
    -moneta digitale di banca centrale.
    Funziona come un comune conto corrente bancario, ma sarebbe aperto presso la banca centrale. Si tratta di un conto in moneta legale e non in moneta bancaria.
    La banca centrale potrebbe anche corrispondere un interesse.
    In questo modo le banche centrali entrerebbero in diretta concorrenza con le banche commerciali.
    Questo è ciò che le banche commerciali temono profondamente.
    Le banche centrali colpirebbero al cuore un elemento fondante del core business delle banche private: la possibilità di disporre della grande quantità di denaro dei correntisti come riserva a basso costo per fornire crediti e operare nei mercati finanziari.

    E perché le banche sperimentano?
    Perché il sistema bancario viene oramai visto con diffidenza dalla stragrande maggioranza dei cittadini dei paesi occidentali
    Inoltre i colossi del web hanno iniziato a mettere a punto delle proprie monete digitali per ora bloccate dai vari Stati, ma solo in via transitoria, dato ci si aspetta che questi divieti non possano essere prorogati per lungo tempo.
    Insomma, attorno ai sistemi monetari c’è un gran fermento e sono attesi cambiamenti significativi a breve termine.

    Ho fatto un po’ il riassuntino dal libro
    “Il fallimento della moneta” di Enrico Grazzini (è lungo….c’è de morire. Ma è fatto bene, mi pare).

  11. Andrea Di Vita scrive:

    @ tutti

    DISTINTI AUGURI

    Il sottoscritto “augurante”, in proprio nome e conto, senza alcuna qualità spesa, comunica al lettore (di seguito anche definito “augurato” o “beneficiario”) i propri auspici per una serena Pasqua (di seguito indicato come “l’augurio”).
    L’augurante dichiara, e l’augurato ne prende debito atto, che l’auspicio di cui sopra non costituisce offerta, promessa e/o altro atto o fatto giuridicamente vincolante e che l’eventualità che l’augurato non sia felice e/o sereno non comporterà alcuna responsabilità dell’augurante, né contrattuale, né aquiliana, sicché l’augurato dichiara di non avere nulla a che pretendere per preoccupazioni, infelicità, sfiga e qualunque altro evento naturale e/o umano che possa escludere dalla Santa Pasqua la serenità e la felicità.
    L’augurato dichiara altresì di essere a conoscenza che i termini “sereno” e “felice” vengono utilizzati nella loro accezione generica e di uso comune, non implicando alcuna valutazione religiosa e/o politica e senza distinzioni di sesso, razza e orientamento sessuale.
    Il beneficiario dichiara di contraccambiare l’augurio all’augurante e famiglia, chiarendo che l’augurio viene contraccambiato a corpo e non a misura, alle stesse condizioni di fatto e di diritto con cui è stato ricevuto, e che il termine “famiglia” viene utilizzato facendo riferimento al nucleo di affetti più cari (emotivamente) indipendentemente da legami di sangue, rapporti di coniugio, e/o unioni civili. Le parti unitamente dichiarano che qualunque problema di interpretazione ed esecuzione della presente scrittura verrà risolto senza arbitri o giudici, ma venendo direttamente alle mani, con esclusione di colpi sotto la cintura.

    Buona Pasqua!

    Andrea Di Vita

    • Ros scrive:

      facciamola più semplicemente lieta,
      all’Arbasino:

      «auguvi, auguvi»,

      come fra il tormentone e la pigliata pu culu, ad ogni domanda seria e impegnata fattogli😀

      Auguvi di una Buona Pasqua anche a te e a tutti i commensali di questo vicolo
      😊

      • Ros scrive:

        Auguvi Auguvi!
        (rigorosamente sventolando la manina col polso floscio, mi raccomando😑)

        Auguvi ai suonatori un po’ sballati
        ai balordi come me
        a chi non sono mai piaciuto
        a chi non ho incontrato
        e a chi sa mai perché
        ai dimenticati
        ai playboy finiti
        anche per me🎵🎷

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “Il sottoscritto “augurante”,”

      Bellissimo, è tuo?

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “tuo”

        No, l’ho preso da un messaggio di auguri – debitamente modificato – della Pasqua di qualche anno fa mandatomi da uno dei Magistrati che conosco

        Ciao!

        Andrea Di Vita

      • Roberto scrive:

        Gira da anni su FB, per Natale, capodanno e Pasqua (c’è anche una versione inglese piuttosto divertente)

  12. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “Credo che l’unica lingua europea a conservare la distinzione fonematica sia il romanè.”

    Per quanto ne so sì.
    Anche l’armeno ce l’ha, ma non è una lingua europea.

    “Tant’è che i bambini e gli analfabeti alle prese con la “th” inglese non la pronunciano “t” – come fa che invece vede la lettera – ma “f”. “Fink” per “think” ad esempio.”

    Sì, non essendo nel nostro inventario fonematico. In questo modo confondono “3” con “albero”.
    E allo stesso modo ‘v’ per ‘th’ sonora: ricordo alle elementari (o alle medie) una mia compagna di scuola che lesse l’articolo determinativo inglese come ‘vi’.

    Invece è curioso come i bambini molto piccoli sostituiscano le fricative, per loro difficili da pronunciare, con le omorganiche (non sempre) occlusive, per cui ‘s’ diventa ‘t’, ‘v’ diventa ‘b’ o talvolta ‘g’, ‘f’ diventa ‘p’, ecc.
    Infatti Checco Zalone ha fatto il film “Tolo tolo”, che vuol dire “solo solo” nel linguaggio infantile.
    E pare che se un adulto adotta con loro lo stesso uso e dice “tolo”, loro non capiscano.
    Un po’ come l’imitazione di De Mita fatta da Lionello, che diceva le sonore al posto delle sorde, ma quando Pippo Franco ripeteva stupito la parola con la sonora lui lo redarguiva dicendo una cosa tipo: “lei angora non ha imbarato a distinguere la “b” dalla “b”!”.

  13. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “mi chiedo se sia vero che il greco fosse una lingua “con i toni”.”

    Ottima domanda!
    Si tende a ritenere di sì, anche banalmente in virtù della stessa loro terminologia.
    Cioè non che il greco sia una lingua tonale, ma che avesse un accento di tipo musicale, cioè che si distingueva in virtù del tono.
    Non mi è chiaro però perché questo non è sufficiente a far parlare di “lingua tonale”; forse perché la cosa non era così sistematica, cioè non è che la maggior parte delle parole avesse un corrispettivo perfettamente identico sul piano segmentale ma diverso quanto ai toni e quindi quanto al significato.

    Canepari, fonetista veneto, sostiene che in generale, in linguistica, non dovremmo dire “tonico” e “atono” nel senso di “accentato” e “non accentato”, ma usare queste ultime locuzioni, benché meno comuni nel linguaggio specialistico.
    Sul piano storico ha ragione: noi abbiamo mutuato il termine dai Greci, che a sua volta è legato al concetto di “tendere” (secondo quanto tendi una corda di chitarra, la nota è diversa), solo che per loro aveva davvero un valore tonale, per noi (ma neanche per i latini, pare) no o non solo, quindi avremmo trasferito alla nostra tipologia di accento (basata anche su lunghezza e intensità) la loro, puramente musicale.

    • PinoMamet scrive:

      “Non mi è chiaro però perché questo non è sufficiente a far parlare di “lingua tonale”; forse perché la cosa non era così sistematica”

      credo che il motivo sia quello;
      cioè, ad Atene ti capivano lo stesso anche sbagliavi un tono qua e là, così come, mutatis mutandis, in Italia ci capiamo benissimo anche se “sbagliamo” sistematicamente tutte le aperture o chiusure delle vocali (nessuno parla come il Dizionario di Ortografia e Pronuncia…)

      e infatti la Grecia ha abbandonato quel sistema, o per meglio dire, è stata possibile la sua evoluzione

      (mi chiedo se sia possibile una evoluzione del cinese- che antichisssimamente non nasce come lingua tonale, credo- verso un nuovo abbandono dei toni…

      mi spiego: se in una lingua X per far capire che parlo- invento a caso- dell’ “oca” e non dell’ “autoscontro” che suona identico, io dico sistematicamente “oca-animale”- e credo che in cinese si usino strategie simili- allora prima o poi si arriverà a usare semplicemente la parola “ocanimale”…
      probabilmente in cinese è la scrittura a fare da freno!)

      • Moi scrive:

        … e le vocali lunghe vs brevi del Latino, con i loro esiti aperti / chiusi Toscani ?

        • Moi scrive:

          Fra l’ altro, vocali Toscane poco e niente (più niente che poco 🙂 ..) assimilate complice il mancato uso dei diacritici allo scritto.

          • Moi scrive:

            poco e niente (più niente che poco 🙂 ..) assimilate nel resto d’ Italia … a parte magari il centro limitrofo dove erano già più o meno uguali.

            Ad esempio, i Romani sulla base del Romanesco ne “beccano” tante ma NON tutte.

        • Peucezio scrive:

          Moi,
          “… e le vocali lunghe vs brevi del Latino, con i loro esiti aperti / chiusi Toscani ?”

          Sì, ma qual è la domanda…?

      • Moi scrive:

        La scrittura logografica le pseudo-etimologie per assonanza … tipo “Easter” derivato da “Ishtar”, molto gettonato dalle Femministe formatesi sul film Barbie 😉 !

        • Moi scrive:

          logografica ***evita*** le pseudo-etimologie

        • Moi scrive:

          Ēostre / Ostara … Paganesimo Norreno.

          • PinoMamet scrive:

            Questo delle etimologie o legami linguistici “strampalati” e incosistenti è un argomento che comincia a incuriosirmi.

            Ester, dell’omonimno libro biblico, è assai probabilmente legata a Ishtar, e per niente a Ostara…

            (o no?? da dove viene Ostara? sicuramente è parente del Greco Eos, da Awos arcaico, e del latino Aurora, da Ausosa arcaico, e vabbè…
            ma siamo sicurissimi che Ishtar non lo sia altrettanto?
            Cosa c’era prima delle lingue indoeuropee e di quelle afro-asiatiche? il nostratico? è mai esistito? e non si possono supporre legami e prestiti che “by passano” i gruppi linguistici, magari in epoca preistorica? o una sprachbund di cui non sappiamo e non sapremo mai nulla?)

            ma teniamo la versione semplice: Ester e Easter inglese non c’entrano nulla una con l’altra.

            Ma Levanah (uno dei nomi della luna) e Luna sono esattamente la stessa parola, solo Levanah, o per meglio dire Lewanah, è vocalizzata diversamente… e le vocali, nelle lingue semitiche, si sa che vanno e vengono, e che quelle dell’ebraico sono state messe giù molto tardi
            (prova ne è la stessa trascrizione delle parole greche nel Talmud, a volte così corrotta da renderne difficile la comprensione)

            Ora, mi si dirà che Levanah è semplicemente una forma femminile di Lavàn, “bianco”, ma questo non cambia il problema, lo sposta semplicemente…

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Pino Mamet

              “Questo delle etimologie o legami linguistici “strampalati” e incosistenti è un argomento che comincia a incuriosirmi.”

              Davvero, è affascinante.

              Perché in fondo la “correttezza filologica” (a cui io ci tengo maniacalmente) è certo la “verità”. Ma riguarda tempi che non ci sono più, se non dentro la nostra fragile mente. E’ vero che nel Dugento, la Luna e la Levanah non erano la stessa cosa, ma è anche vero che il Dugento esiste solo nella tua e nella mia fantasia. Proprio come la parentela tra Luna e Levanah.

              • PinoMamet scrive:

                Ecco, sì, è vero!
                C’è anche questo aspetto.

                C’è una verità filologica, storica, assolutamente;

                ma in qualche modo, non è, non può essere l’unica.

                Il mondo è troppo vario per una verità sola.

            • Moi scrive:

              @ PINO / MIGUEL

              Fra lo “schifato” e il divertito, mi sono imbattuto in una “tradutrascrizione” 🙂 (poi disattivata) fatta da una IA , parlando di Ebraismo in un video in Inglese … ebbene : Noè aveva un figlio di nome _ reggetevi forte ! _ di nome “Prosciutto” !

              … Infatti, curiosamente, il “Cam” (v.di il controverso “Camiti”, presunti “Black” distinto da “Semiti”, presunti “Caucasian” …) Biblico … in Inglese standardizzato (!) è reso “Ham” , cosa davvero bizzarra !

            • Moi scrive:

              Eh, ma senza questa Diavoleria Moderna 🙂 della Scrittura Fonetica, avremmo meno ambiguità :

              月 (Luna) , 東 (Est) ognuno lo pronuncia come vuole ma sul significato … pochi pugnàtt ! 😉

      • Moi scrive:

        @ PINO MAMET

        https://www.youtube.com/watch?v=Iro19GB6fH8

        Why Chinese HATES 1 Syllable Words

        • PinoMamet scrive:

          Grazie! Molto istruttivo

          credo che una (e sottolineo una) delle difficoltà del cinese classico sia proprio l’uso delle parole “monosillabe”…

  14. Roberto scrive:

    OT solo per ricordarvi che ve ne avevo parlato due anni fa

    Così come non credo che sia un reato prendere soldi per dire stronzate sul Qatar, non credo che sia un reato prendere soldi per passare le veline del Cremlino, ma mi piacerebbe sapere il nome dei politici coinvolti, visto che tra poco si va a votare

    https://www.bbc.com/news/world-europe-68685604

    • PinoMamet scrive:

      “Czech media, citing intelligence sources, reported that politicians from Germany, France, Poland, Belgium, the Netherlands and Hungary were paid by Voice of Europe in order to influence upcoming elections for the European Parliament.”

      Che vergogna, noi italiani non ci facciamo neanche pagare!!

      • Roberto scrive:

        Per il momento hanno preferito i soldi degli sceicchi del Qatar, ma tranquillo, ho una mezza idea che prima o poi un po’ di italiani salteranno fuori

    • Peucezio scrive:

      Pazzesca la rilevanza mediatica che si dà a queste stupidaggini.
      Sono decenni che gli Americani lo fanno qua e in tutto il resto del mondo, sono riuscito perfino a fare un colpo di stato in Ucraina, ma oggi il problema del mondo sono i russi che vogliono influenzare la politica degli altri paesi.

      Io vorrei capire su quale pianeta le grandi potenze non cercano di influenzare la politica degli altri stati.

      Peraltro poi i più fanatici sono gli eredi politici diretti di quelli che prendevano i soldi dall’Unione Sovietica.
      I nipotini di Stalin, uno che ha sterminato milioni di persone, deportato popoli interi, tenuto mezza Europa fino oltre Berlino sotto il tallone russo, hanno il coraggio di fare la morale a Putin, che difende un pezzettino del suo giardinetto di casa.

      • PinoMamet scrive:

        “I nipotini di Stalin, uno che ha sterminato milioni di persone, deportato popoli interi..”

        quando uno è nipote di Stalin, è nipote di Stalin 😉

        ripeto fino alla noia (perché basta non ripeterlo una volta, e hai Francesco alle calcagna che ti dà del putinista): la Russia ha invaso il territorio internazionalmente riconosciuto
        (e storicamente aberrante, ma vabbè) dell’Ucraina, quindi la Russia ha torto.

        Detto ciò, e fatta la tara alla profonda disistima che ho per Zelenski (che sta cambiando generali e bracci destri come calzini… forse non sono l’unico a stimarlo poco 😉 ) , detto ciò, non mi colpisce tanto il nazionalismo ucraino, quanto il nazionalismo ucraino… richiesto agli italiani, e al quale i media paiono avere aderito entusiasticamente.
        (Ora leggermente meno, va detto: forse pura stanchezza, forse si sono accorti che le prospettive di una vittoria netta assoluta e soprattutto veloce dei, ehmmmmm, “”””buoni”””” non è poi così realistica…)

        ma lo si era già visto con Speranza, che era Stalin fatto e finito, tolta l’indubbia genialità e grandezza del dittatore georgiano: diciamo uno squallido epigono.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ pino Mamet

          “ripeto fino alla noia”

          E io ripeto fino alla noia che Putin ha fatto all’Ucraina quello che Polk ha fatto al Messico e Bush all’Iraq.

          Ma nessuno si è sognato di fare sanzioni agli USA.

          Dunque farle a Putin è ipocrita servilismo verso Washington.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Peucezio scrive:

            Andrea,
            credo che Pino sia d’accordissimo su tutto ciò.

            • Francesco scrive:

              Ma è una incredibile stupidaggine! o meglio, significa riportare in auge i tempi e i metodi di Polk, chè gli USA hanno lasciato l’Iraq, non lo hanno nè annesso nè occupato in modo permanente.

              Chiedere le sanzioni agli USA che ci pappano metà Messico è wokismo della peggior risma.

              Chiedere loro conto delle scuse con cui attaccarono l’Iraq è del tutto lecito. Sarei interessato a sapere cosa dice in materia il governo iracheno, eletto dagli iracheni, che è ora al potere. Mi sembrano i diretti interessati.

              Usare gli USA per legittimare l’imperialismo di Putin non ha senso, invece.

              PS mai sentito nessuno accusare Draghi di essere pagato dal governo USA. Dite che è una coincidenza?

              • PinoMamet scrive:

                Gli USA sono imperialisti.
                Putin è imperialista.

                Il resto mi sembrano chiacchiere.

              • Francesco scrive:

                E invece direi che sono tre quarti dell’universo.

                Hitler era imperialista, Churchill anche. Eppure non sono stati uguali.

                E si possono mettere mille nomi al loro posto, questi sono giusto i primi che mi vengono.

                Ciao!

              • PinoMamet scrive:

                “Hitler era imperialista, Churchill anche. Eppure non sono stati uguali.”

                Non solo ti do ragione, ma rilancio:

                neanche Putin è uguale a Hitler, e Zelenski è diversissimo da Churchill 😉

      • Roberto scrive:

        Pazzesca la rilevanza che si da alle influenze americane mente quelle putiniane sembrano così innocenti

        • PinoMamet scrive:

          Se ti riferisci ai commenti, certo.

          Ma i commenti sono la reazione ai media, dove la situazione è all’opposto: che l’America “influenzi”, per meglio dire che detti la politica estera italiana virgole comprese, è presentata come normalità, che qualcuno possa divergere di.un solo particolare dalla narrazione su San Zelenski vergine e martire lo rende passibile di ostracismo…

        • Peucezio scrive:

          Roberto,
          “Pazzesca la rilevanza che si da alle influenze americane mente quelle putiniane sembrano così innocenti”

          Scusami, ma questo è un discorso irricevibile.
          Gli USA non influenzano, ma sostanzialmente DETERMINANO la politica italiana dal 1943 a oggi, primo aprile 2024 (e non è un pesce d’aprile!) e continueranno a farlo.
          Putin, che c’è da molto molto dopo (nel ’43 non era neanche nato), non determina un cazzo, al massimo determina in parte (perché Lukašenko è un osso duro, ma con interessi convergenti con quelli russi) la politica bielorussa e in una certa misura quelle di alcune repubbliche centroasiatiche, tutti peraltro territori non solo ex sovietici ma ex russi pre-rivoluzione.
          Certo non quella italiana, né quella di alcun paese occidentale.

          Avere il senso delle proporzioni delle cose è la base prima e fondamentale di qualsiasi analisi sulla realtà.

          • Francesco scrive:

            >>> Gli USA non influenzano, ma sostanzialmente DETERMINANO la politica italiana dal 1943 a oggi, primo aprile 2024

            Ma anche no, prego. Questa è la propaganda della Repubblica di Salò e dell’Unità, quella storica. Ma non credo abbia più di qualche minima traccia di verità.

            Credo che la spiegazione sia nel ritenere intollerabile che gli italiani facciano certe scelte politiche di loro volontà, gratis, per convinzione.

            E questa cosa fa troppo male ad altri italiani di specifiche famiglie politiche.

            😀

          • PinoMamet scrive:

            “Ma anche no, prego.”

            ma anche sì.
            Citofonare Mattei.

            • Francesco scrive:

              premesso che mancano le prove per accusare chicchessia, e che sono stati i francesi, sarebbe sufficiente?

              cioè l’Italia ha liberamente votato diez mila volte ma è stata tutta una finta?

              non mi pare proprio

            • PinoMamet scrive:

              Se è per questo mancano anche le prove per accusare Putin di aver ammazzato Navalny…

              bello il depistaggio francese, mi mancava.

              Comunque nessuno nega che in Italia si voti.

              Tutti invece, tranne chi proprio non vuole vedere, sanno da sempre che la politica estera italiana non può andare contro gli USA.

    • Peucezio scrive:

      Semmai nessuno nota che proprio il fatto che in Europa ci sia questo antiputinismo fanatico è la dimostrazione più palmare di quanto sia eterodiretta dagli Stati Uniti la politica europea.
      Gli USA non hanno nemmeno bisogno di pagare direttamente qualche parlamentarucolo europeo (e probabilmente lo fanno comunque, direttamente o attraverso chissà chi): sono tutti già, per statuto, per definizione burattini di Washington.

      • PinoMamet scrive:

        Mo’ te ne accorgi?

        • Peucezio scrive:

          Lo sapevo da quand’ero bambino.
          Ma sono sempre sorpreso quando un adulto, grande grosso e vaccinato, sembra non saperlo.

      • Francesco scrive:

        Peucezio,

        e se ti ribadissi che il problema è quanto figlio di buona donna sia Putin? e che se Trump davvero riportasse a casa i boys e se ne sbattesse le palle, per l’Europa questo sarebbe un grosso problema ma non cambierebbe di un millimetro il giudizio su Putin?

  15. Moi scrive:

    BUONA PASQUA !

  16. Mauricius Tarvisii scrive:

    Buona Pasqua a tutti!

  17. Moi scrive:

    @ MIGUEL / PEUCEZIO / PINO / HABS / LUCIA / PANISCUS … TUTT*

    https://www.youtube.com/watch?v=_wSk8e2nnl8

    L’ insostituibile (!) Yasmina Pani e il Femminile Sovraesteso all’ Università di Trento !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *