L’uomo che io voglio uccidere

La guerra ci sembra di tutte le cose, la più assurda. Viola la prima regola della sopravvivenza – non farsi uccidere – e la prima regola dell’etica – non uccidere altri.

Sappiamo che le guerre sono esistite, come sappiamo che le lavandaie sciacquavano i panni in Mugnone (me ne parlava una donna anziana proprio ieri). Ma la guerra è fuori dalla storia.

Se rientra nella storia, deve provenire sempre da fuori. Come un terremoto. Oppure da un alieno in forma umana: ecco perché la guerra è sempre e solo colpa dell’Altro.

Quando lo Spirito satanico di guerra ci vuole tentare, ci sentiamo rapiti da una strana emozione, che prima non conoscevamo.

Qualcosa di profondo, mi chiama a uccidere un altro essere umano. E’ un invito così profondo, che pur di uccidere, sarei disposto a rischiare mutilazione e morte.

Ma che strana sensazione, io di solito sono una persona buona.

La domanda che pochissimi osano porsi è perché io voglio uccidere.

La domanda normale invece è, cosa ha fatto l’Altro per meritare di essere ucciso da me?

Deve essere qualcosa che io, che sono buono, non mi sognerei mai di fare. Qualcosa che separa quindi l’Altro dalla normale umanità di cui faccio parte io.

Quindi noi sappiamo che l’Altro ha commesso qualcosa di enorme: dobbiamo solo cercare il sentore di un fatto specifico, del Delitto.

Il Delitto deve essere qualcosa di insensato. Di politicamente inutile, di superfluo.

Ha sfrattato la novantaseienne mezza cieca su sedia a rotelle per affittare casa sua su Airbnb e le ha fatto pure causa per il mancato guadagno”, non è una bella cosa, ma è un delitto con la d minuscola, perché ha una sua logica ineccepibile: e infatti la storia è vera. Le atrocità sensate, dove il dolore inferto è solo un incidente alla ricerca di un beneficio, sono fin troppo comuni.

No, il Delitto va cercato in una violazione inutile e più intima. L’intimità è la sfera più biologica, quella in cui siamo protettivi, quella del contatto fisico – il sesso e la riproduzione, in genere.

Quindi noi sappiamo che il Delitto commesso dall’Altro tocca qualche tabù fondamentale: spesso lo stupro, ma ancora prima, l’uccisione di bambini.

Strage degli innocenti, cattedrale di Acireale

E’ facile cogliere queste storie quando sono inventate deliberatamente, con l’intenzione di mentire: qualcuno ricorda la finta infermiera, poi risultata figlia di un diplomatico kuwaitiano, che testimoniò di aver visto uccidere neonati kuwaitiani negli incubatori dai soldati iracheni.

Ma se si inventano queste storie, è perché funzionano, si relazionano a qualcosa di spontaneo in noi: ne abbiamo bisogno per poter uccidere.

E’ una cosa di cui mi accorsi molti anni fa, quando un bracciante turco sciita a Siracusa mi raccontò di come nella guerra del 1921, i soldati greci fossero soliti lanciare per aria i neonati turchi e raccoglierli sulle punte delle loro baionette.

Bene, sentii poi la stessa storia raccontata da greci, ma i lanciatori questa volta erano i turchi.

Altri raccontavano di come i soldati guatemaltechi, negli Anni Ottanta, estraessero con perizia chirurgica i feti dalle pance squarciate delle donne incinte.

E un’amica albanese, persona davvero generosa e limpida, diceva che non aveva nulla contro i serbi, ma non riusciva a capire come potevano i serbi uccidere i bambini albanesi.

Il sillogismo è quindi universale: sono sicuro che anche tra i palestinesi, circolino storie di israeliani che hanno decapitato neonati.

Io voglio uccidere l’Altro. Evidentemente è qualcosa di profondamente umano, altrimenti non avremmo ancora e sempre con noi la Guerra.

Siccome io sono anche Buono, questo mio desiderio è la prova che l’Altro, per meritare di essere ucciso da me, deve aver commesso qualche Delitto atroce.

Il racconto specifico (ad esempio del lancio di bambini sulle baionette) quindi conferma semplicemente qualcosa che già sapevo. E il fatto che io lo sapessi, conferma che è vero.

A questo punto, uccidere diventa una buona azione. Non solo posso farlo per difendere me (e i neonati di casa). Lo devo fare, al costo di rischiare la mia stessa vita.

Adesso, posso essere tentato di compiere anch’io un delitto. Certo, sempre meno di quello che ha commesso l’Altro. Ma è solo giusto far provare all’Altro una piccola parte del dolore che lui ha inflitto.

Ne è un’affascinante testimonianza il Salmo 13, versetti 8-9:

Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.

Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sfracellerà contro la pietra.

Qui colui che può sfracellare i bambini diventa beato, ’ašrê, nel doppio senso che Dio gli dà l’occasione di vivere l’impulso omicida e quindi di raggiungere la felicità. Eppure, anche qui abbiamo un delitto mai compiuto nei fatti, questa volta non una denuncia, ma un auspicio.

La madre di tutte le stragi di bambini è quella attribuita a Erode, che vediamo nell'immagine sopra.

Dove si vive tutto il dolore, ma che non libera alcuna passione omicida, non autorizza alcuna vendetta. E lo stesso succede con tutto l'impressionante martiriologio che fonda l'immaginario cristiano. Come se queste storie potessero portare a un esito diverso dalla strage. Da rifletterci.
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22 risposte a L’uomo che io voglio uccidere

  1. tomar scrive:

    Anche solo il buon senso ci fa capire che la postura cristiana, francescana è quella più attrezzata a dissolvere le spirali paranoiche che producono le guerre, se io ti mostro che preferisco essere martire piuttosto che carnefice, anche tu mostruoso nemico, ma che pur sei umano, sarai più facilmente portato alla compassione e alla comprensione.
    Nell’epoca contemporanea il più geniale applicatore e sviluppatore di questa postura mi sembra sia stato senza dubbio Gandhi, che vinse gli inglesi senza ulteriori spargimenti di sangue, ma ahimé fu anche lui obbligatorio martire e prima di venire ucciso dovette soffrire la spartizione India Pakistaan e il più di mezzo milione di morti per reciproci scannamenti durante i trasferimenti. Senza poi dire dell’abissale divergenza dall’India del fascioinduista Modi.
    Papa Francesco si chiedeva qualche tempo fa perché non ci sia stato un Gandhi cristiano, chiaramente auspicandone l’avvento.

    • Francesco scrive:

      mezzo milione solo? credevo almeno il doppio.

      ed essendo una cattiva persona ho sempre trovato paradigmatico che il sistema di Gandhi abbia funzionato con i britannici e totalmente fallito con gli indiani. ma il pacifismo impone di non vedere.

      il cristianesimo ha sviluppato la teologia della guerra giusta, in un’epoca in cui a presentarsi martiri disarmati davanti al nemico questo ti ringraziava perchè poteva sbudellarti con meno fatica. e ti sbudellava.

    • habsburgicus scrive:

      dovette soffrire la spartizione India Pakistaan e il più di mezzo milione di morti per reciproci scannamenti durante i trasferimenti

      non per essere antibritannico [anzi qui, sono uno di quelli che lo è meno :D] ma cosa c’é in comune fra India/Pakistan 1947 e Palestina 1947/1948 ? la Gran Bretagna…e ho detto tutto 😀

      • Francesco scrive:

        Beh, dai, prof, dovresti attribuire alle colpe dei britannici il sionismo, la Shoah, il risveglio del nazionalismo arabo, il nazionalismo indù, il timore dei musulmani indiani già dominatori dell’India.

        Mi pare più corretto rilevare che a gestire un impero mondiale così grande si finisce per impelagarsi in un sacco di casini … e credo a lasciare un sacco di rimpianti.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Francesco

          “prof”

          Per quanto riguarda la Polonia, fra le persone che hanno una certa cultura storica non è che Lord Curzon e Winston Churchill abbiano lasciato tutto questo bel ricordo di sè.

          Curzon è quello della famigerata Linea omonima

          https://it.wikipedia.org/wiki/Linea_Curzon

          mentre Churchill è spesso visto come quello che ha insabbiato le prove delle colpe di Stalin per il massacro di Katyń e che in generale ha svenduto la Polonia a Stalin con Yalta.

          https://winstonchurchill.org/publications/churchill-bulletin/bulletin-051-sep-2012/churchill-and-roosevelt-hid-the-truth-about-stalin-atrocity/

          In generale nella storia i Britannici sono visti dai Polacchi come sedicenti alleati molto potenti che al momento buono voltano le spalle a Varsavia.

          L’8 giugno 1946, a Londra, si tenne la grande Parata della Vittoria. Sfilarono truppe di diverse nazioni, di tutti i colori. Ma non i polacchi. Non furono invitati i polacchi che combatterono in Italia e in Francia. Degli aviatori polacchi che probabilmente decisero l’esito della Battaglia d’Inghilterra ne furono invitati soltanto ventisei (che rifiutarono sdegnati l’invito).

          https://lanuovabq.it/it/quando-la-polonia-fu-tradita-dal-regno-unito

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Francesco scrive:

            Beh, Churchill è l’uomo che commissionò lo studio del piano per far combattere l’Impero Britannico contro l’Unione sovietica. Lo studio dimostrò che detta guerra sarebbe stata impossibile da vincere, se non da combattere.

            Ed è anche l’uomo che con grande energia denunciò la calata della Cortina di ferro, preparando quella resistenza contro l’URSS che avrebbe portato al 1989 e al 1991.

            Direi che nelle condizioni storiche in cui visse fece abbastanza bene. Liberare la Polonia dai sovietici era impossibile, nel 1945.

  2. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “uccidere”

    Come dice il Cumberbatch/Turing di “The Imitation Game”, “la violenza è popolare perché è piacevole”.

    Che poi è anche quello che dice il protagonista di “Arancia a orologeria” di Burgess.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Fuzzy scrive:

      https://lesakerfrancophone.fr/israel-divise-et-la-guerre-dal-aqsa

      La scacchiera del conflitto.

      Uccidere.
      Bisognerebbe partire a ragionare dagli alberi, poi dagli animali e infine dagli uomini.
      Se stermini le foreste, poi gli animali, prima o poi stermineranno anche gli uomini.

      • Fuzzy scrive:

        Sterminerai. Voce del verbo sterminare.
        Lo dico al correttore.
        Ma lo sterminio è qualcosa di collettivo. Forse impersonale.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Infatti è noto che i vegetariani non hanno mai preso parte ad alcun conflitt… ops!

        • Fuzzy scrive:

          Tarvisii
          E chi ha mai scritto vegetariani?
          Casomai vegani.
          No intendevo qualcosa di molto più profondo che tu non puoi capire
          -bravo Fuzzy, una bella bastonata a Tarvisii
          non gli fa mai male.
          -Ma cosa volevi dire, che non ho capito….

          Ah per me, basta che non capisca neanche Tarvisii.
          Il presupposto è che si discuta senza che nessuno ci capisca niente.
          Fa più figo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            In genere se nessuno capisce niente, incluso chi ha scritto, allora vuol dire che non c’è niente da capire.

            • Fuzzy scrive:

              Veramente era Furby quello che non aveva capito.
              Io avevo capito ma non volevo che si capisse per darmi un certo contegno.
              In ogni caso il vegetarianesimo non faceva parte del mio ragionamento.
              -dai, Fuzzy, bastona….
              Beccati questa. Tie’
              -bravo!

  3. Antonino scrive:

    Paiono cosette senza alcuna importanza, ma nel mondo di oggi sono quelle che spalancano le porte all’abisso. Sono le parole di circostanza, laddove sono le uniche a trovare “vasta eco” tra chi si ritiene di “restare umano”. Sono la chiara traccia di un potere che si scava una tana sottoterra dove agire indisturbato. Come una talpa che, quando scende l’oscurità, emerge e fa quelle bellissime e vaporose collinette di terra… Il suo mondo è sotto. Senza l’oscurità non libera i cunicoli e fatica pure a respirare.
    La prima collinetta è la dichiarazione di “crimine di guerra”. Non appena il concetto è sprecato, magari perchè ci si accorge che perfino c’è qualche “convenzione internazionale” a definirla in punta di diritto, si passa a qualche altra collinetta. Dopo averla portata nei cunicoli per poterla utilizzare impunemente, ovvio. La seconda parola vuota è “reazione proporzionata”. Si conta sul fatto che nessun diritto potrà mai definire una proporzionalità misurabile in ogni circostanza, specie se è un Balletto delle Nazioni. E’ così che ci ritroviamo a confidare nella vita che si sviluppa sotto il prato. Quando riemerge la talpa in pieno giorno, non la cacciamo più come avremmo fatto qualche anno fa. Ecco allora che un Minniti va in tv a lanciare i suoi messaggi d’allerta, lo accogliamo speranzosi. Confidiamo che, sotto, ci sia un’intelligence (???) capace di tessere qualche tela al di là delle parole di circostanza. Trascuriamo che, per autoconservarsi, la talpa di certo non si è mangiata solo insetti infestanti o pericolosi. Trascuriamo che il suo potere non sia collaterale, ma sia fondativo per quello sedicente “democratico”. Ci bastano le collinette, e pensiamo di farci ricrescere sopra l’erba buona?

  4. Francesco scrive:

    E Odisseo che ammazza il figlio di Ettore e Andromaca mentre Troia brucia? è ancora più antico di Erode e molto meno stigmatizzato.

    Non capisco

  5. Harmachis scrive:

    Magari senza razionalizzare bene come fa Miguel, ho sempre percepito questa contraddizione che mi fa sentire alieno dagli altri umani. Io so che agli dei oscuri spetta la loro parte, che la “malvagità” è parte integrante di me. Questo mi ha reso nichilista, io sono un serpente, a differenza degli altri umani.

  6. habsburgicus scrive:

    intanto Toqaev è in Cina, da Xi
    (per chi non lo rammentasse, Qasym-Jomart Toqaev è il presidente del Qazaqstan -ora si scrive così in caratteri latini pure sul loro aereo presidenziale (poi nei fatti tutti adoperano il cirillico kazako e molti direttamente il russo) come si vede dalle foto- guida suprema della Nazione centroasiatica che regge con moderazione unita a fermezza..
    Putin, poco per volta, si lascia esautorare da terre “sue”, il tutto per l’assurdità di non voler riconoscere che gli ucraini NON sono russi (o, almeno, non lo sono più…fino a centodieci anni fa poteva andare tutto diversamente, l’ho sempre riconosciuto) e un giorno, quando finirà l’Era di Lukashenka, bisognerà prendere atto che neppure i bielorussi sono russi, anche se lì molto è ancora da giocare e la consacrazione definitiva di una Nazione bielorussa separata è ancora in fieri e potrebbe fallire, lo ammetto…..
    un’Europa “seria” -che, dunque non ci sarà mai :D- dovrebbe cercare questo compromesso “giusto”, “equo” e “razionale” con i russi:
    i.rinuncia DEFINITIVA russa all’Ucraina e, se possibile, anche alla Bielorussia che dovranno essere NOSTRE cioè europee
    ii.riconoscimento esplicito da parte nostra del ruolo dirigente della Russia nel Caucaso e sull’Asia Centrale
    iii.alleanza strategica per contenere Pechino
    iv.cooperazione economica e, dopo pochi anni, abolizione reciproca dei visti: ingresso con un passaporto semplice, senza alcuna formalità, dei russi nello spazio Schengen per 90 gg ogni volta e 180 gg all’anno (le donne fighe, senza limiti di tempo :D) e ingresso nostro in Russia con un semplice passaporto, per 90 giorni (180 gg all’anno in tutto); abolizione delle “zone proibite” per noi o, qualora i russi le mantengano, introduzione della proibizione per i russi di visitare almeno l’Oltrarno, per reciprocità 😀 😀

    • Andrea Di Vita scrive:

      @habsburgicus

      “Europa”

      Tu saresti stato benissimo al congresso di Vienna. O anche, che so, alla pace di Westfalia e di Kuciuk-Kainargi o alla conferenza di Berlino o all’incontro dei due imperatori a Tilsit.

      Ah, la beata illusione dei diplomatici di risolvere tutti i problemi con un bel trattato tappezzato di sigilli, decorato di svolazzi, coperto di timbri, garantito da ceralacche!

      Se vieni a La Spezia c’è la più importante collezione al mondo di sigilli. Alcuni sono Cinesi, altri precolombiani.

      Tutti, dico tutti si sono illusi di mettere a posto le cose con la diplomazia.

      È per questo che tutti fanno finta di dimenticare cosa sia la ultima ratio regum.

      Era più onesto Ramsete che si faceva turlupinescamente raffigurare in trionfo nei bassorilievi successivi alla mezza batosta di Qadesh.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Beh, preso atto che il pericolo per la Russia viene da Oriente, l’offerta ipotizzata dal professore mi pare ottima.

        In cambio della rinuncia a una sega mentale imperialistica e impossibile, si offrono i mezzi per resistere al risorgere del Dragone.

        Si chiama realismo, mi pare.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Francesco

          “realismo”

          Esiste una vecchissima freddura Polacca che risale ai tempi dello stalinismo.

          ‘Qui Radio Varsavia. Trasmettiamo le ultime notizie. Tutto tranquillo sulla frontiera fra Polonia e Cina’.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

    • PinoMamet scrive:

      Da quello che mi racconta la studentessa e da quello che vedevo dall’amica di famiglia…
      ai bielorussi ancora nessuno glielo ha detto che non sono russi.

      O meglio, glielo hanno detto pure, ma non se l’è bevuta nessuno.

      Diverso gli ucraini, almeno una parte.

      Già una ventina d’anni fa ricordo un’intervista del giornale locale ai tizi- per tutti “russi “- che gestivano l’elegante bar (non ironico) della stazione della mia cittadina.

      Loro puntualizzavano mezzi scandalizzati di essere ucraini, e richiesti di esplicitare la differenza, dicevano (mi stupì molto) che i russi erano tutti servi della gleba.
      A me pareva che dovesse essere semmai il contrario, ma boh? Rubricai il tutto a sfottó regionalistico.

  7. Martin Daiquist scrive:

    Quando i bambini si sono sgozzati da soli nelle culle, quando i popoli si bombardano da soli, quando le donne si stuprano da sole, quando le persone si sparano da sole, sappiamo per certa una sola cosa: c’entra la propaganda russa. Solo a Mosca la decenza politica si e’ persa fino a questo punto.

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