Il 28 giugno, in Via Santa Maria n. 8, Oltrarno, Firenze, eseguiranno lo sfratto esecutivo contro la signora Antonietta C.
Antonietta ha sessantott’anni.
Vive con la madre, di anni novantasei, una signora su una sedia a rotelle e quasi cieca.
Il loro appartamento è al piano terra, misura 50 metri quadri e ha un elemento distintivo: al centro, una botola conduce al pozzo nero di tutto il palazzo, per cui ogni tanto le due signore devono lasciare l’appartamento per farci entrare il grande tubo del camion spurghi (il resto del palazzo è ormai interamente preso da affitti turistici).
Antonietta vive in questo oscuro antro da cinquant’anni: è nata in Basilicata, e si porta ancora dietro un delicato accento lucano.
Per cinquant’anni ha pagato l’affitto con il suo stipendio di donna delle pulizie, oggi lo paga con la sua pensione di 700 euro al mese: sono 200 euro di affitto al mese.
Un po’ di tempo fa il vecchio proprietario ha venduto l’appartamento a un certo signor Freschi. Che avrebbe poi dichiarato di non aver nemmeno visto l’appartamento, prima di comprarlo.
Antonietta ha continuato a pagare puntualmente l’affitto.
A un certo punto il signor Freschi ha avuto due idee.
Innanzitutto, ha chiesto lo sfratto per scadenza del contratto.
Poi ha fatto mandare dal proprio avvocato (una donna, Antonietta tende a sottolineare) una lettera in cui chiede ad Antonietta di pagargli 40.000 euro di “mancato guadagno”, perché è una stima di quanto lui avrebbe potuto guadagnare affittando notte dopo notte quello spazio ai turisti.
E così Antonietta e la mamma si sono trovate a cercare avvocati per difendersi, non solo dallo sfratto, ma pure dalla richiesta di 40.000 euro.
Dall’ufficio del Comune che si occupa di case, nessuna risposta, per ora.
“Case per indigenti“, che è un ente privato che esiste dal 1885, non è certo onnipotente… dice che forse a luglio potranno mettere le due signore in graduatoria, e se va tutto bene bene, in autunno magari?
Oggi, al Giardino incontro Antonietta (che conosco come “Nonna Nietta” per via di tutte le donne più giovani che le vogliono bene e la sentono come figura affettuosa e protettiva). Porta in carozzella la mamma.
E mi dice, con quel suo accento ancora lucano,
“Io sono l’ultima rimasta in tutta la strada. Tutto il resto è solo bienbi.
Ma ti rendi conto? Chiedono i soldi a me: di solito si danno i soldi all’inquilino per andarsene.”
Chiedo,
“Posso farvi una foto e darla magari anche ai giornalisti?”
“Certo, Mighè’, fai tutto quello che vuoi!”
Con un ampio gesto terrone.

E poi Antonietta mi dice piano e intenso…
“Io il 28 di giugno, non me ne vado! Anche perché dove, vado, sotto i ponti?”
E mi sorride.
E allora penso… da sempre, voglio un gran bene a Nonna Nietta.
Ma siccome il mondo si vive in una goccia d’acqua…
mi rendo conto di trovarmi sulla pelle il vero conflitto di civiltà, le due visioni del mondo terribilmente intrecciate tra di loro, ma che qui si trovano per un istante depurate di tutto il superfluo:
Il mondo è di chi ci vive e se ne prende cura, o di chi lo compra?
Vorrei invitare il mondo intero a venire il 28 di giugno in Via Santa Maria, al numero 8: gli esperti di sfratti mi dicono che colpiscono presto, tra le sette e le nove di mattina.
Io porto i biscotti, e magari qualche sorpresa, voi?
E voi, aiutateci questa volta, fate sapere, vi prego, a chiunque conosciate.
@ Martinez
“compra”
Per quello che vale, piena solidarietà alle sfrattande.
Per quello che riguarda la tua domanda, è l’insanabile contraddizione fra capitale e lavoro.
Ciao!
Andrea Di Vita
Ehm, no, direi proprio di no.
Capitale e Lavoro fanno entrambi parte del mondo ESPLICITAMENTE economico, in cui comanda “chi compra”
“Vive qui da 100 anni” da parte di un mondo che nasconde sotto il tappeto la struttura economica ineludibile e cerca di obbligarla a piegarsi ad altre dimensioni del vivere.
Peraltro, la legge italiana dovrebbe impedire lo sfratto della mamma di Nonna Nietta. Essendo stata scritta da democristiani molto più legati alla seconda visione del mondo che alla prima.
Dove è Z quando serve?
Per ADV
“Per quello che riguarda la tua domanda, è l’insanabile contraddizione fra capitale e lavoro.”
Tradotto, tra Diritto d’Uso e Diritto di Proprietà.
… tra Diritto e Denaro !
Il primo non sarà mai equo, finché il secondo sarà iniquo.
@ Martinez
“uso”
Il diritto d’uso è pertinente al valore d’uso (una cosa vale in quanto mi serve).
Il diritto di proprietà, quando esercitato, et pertinente anche al valore di scambio (una cosa vale per quanto riesco a scambiarla, di solito a fronte di danaro).
Senza casa è impossibile produrre alcunché, dunque la casa è il pro.o dei mezzi di produzione.
La limitazione della proprietà privata dei mezzi di produzione (detta in breve “socialismo”) è quindi la condizione necessaria perché casi come quello della signora Antonietta non si verifichino.
Una società basata sulla libertà – dunque anche sulla libertà economica, che include la disponibilità dei valori d’uso – implica l’intangibilità del diritto di mettere la signora Antonietta e sua madre in mezzo a una strada.
O socialismo o barbarie.
Ciao!
Andrea Di Vita
L’episodio in sé è microscopico, ma lo scontro tra Diritto d’Uso e Diritto di Proprietà è universale.
Qui si tocca nei fatti una questione fondamentale.
Infinitamente più importante e anche più universale di quella dei “diritti dei trans” o di qualche presunto “saluto romano” o altre scemenze.
In termini di “diritti”, il primo dovrebbe essere la casa.
Di fronte a questo diritto, tutti gli altri diritti – votare, scrivere liberamente, viaggiare – diventano simpatici sfizi per benestanti.
Totalmente d’accordo.
Qui si vede proprio la mostruosità di un capitalismo che non sia quantomeno corretto in forme estreme:
per legge la prima casa dovrebbe non essere pignorabile nemmeno da privati, per nessun motivo; lo stato dovrebbe facilitarne l’acquisto con ogni mezzo a chi non ce l’ha e, per chi proprio non ha nessun mezzo economico per poterla acquistare, assegnarne una in proprietà, compatibile con le esigenze del soggetto in questione (se hai quattro figli non è che puoi stare in un monolocale).
E ciò come diritto originario: la mancata assegnazione dovrebbe essere una grave inadempienza da risarcire lautamente per tutto il tempo in cui non si è provveduto a tale assegnazione.
Per fortuna non è così e sono buono solo perchè un tempo esistettero fanatici liberisti convinti che in Irlanda non ci fosse bisogno di intervento pubblico.
Ti ricordo solo che le case vanno costruite, prima di poterle abitare: senza tutto quello che tu chiami “Diritto di proprietà” chi lo farebbe mai?
Per Francesco
“Ti ricordo solo che le case vanno costruite, prima di poterle abitare:”
Intanto ti chiedo scusa di averti accusato di non commentare…
Prendiamo il Granaio Mediceo del Cestello: immensa costruzione, che i granduchi usavano per raccogliere il grano per sfamare la gente.
Poi è stato trasformato in una caserma.
E infine il Comune di Firenze, INVECE di farci case per gli innumerevoli disperati della nostra città, ne ha fatto una “startup di aziende”, con un piccolo spaccio privato giusto per i frequentatori delle startup, che è diventato un bar piuttosto grande, che è diventato un megaristorante, che qualche giorno fa ha anche invaso la piazza davanti con un dehors (e chi scarica i rifiuti del megaristorante, sono rigorosamente di pelle nera).
Però quelli della “Nanabianca” https://nanabianca.it/ parlano solo in inglese, fottendo così i tanti disperati ed emarginati del nostro rione che parlano tutte le lingue tranne l’inglese; e sicuramente sono Sostenibili e Inclusivi.
Alla faccia delle bambine peruviane e dei clochard sulle panchine e dei calzolai suicidi.
Oggi a portare i libri di Paolo Coccheri da noi c’erano due omoni, che dormono sulle panchine.
Che d’estate, dicono, ci si sta bene.
Solo che, come in Messico, piove ogni pomeriggio.
“E infine il Comune di Firenze, INVECE di farci case per gli innumerevoli disperati della nostra città”
Pensiamo alle migliaia di persone anziane, che si trovano cacciate dalle loro case, per fare posto al mercato megaturistoglobale.
Di solito, non ci sono case per loro.
Ma quando trovano casa, la trovano lontanissima dal mondo dove avevano costruito tutte le loro relazioni.
Perché le Case per Sfigati le piazzano in qualche periferia anonima; e gli spazi nel centro storico devono essere invece smerciati alle Startup dei Fighetti, agli Studentati riservati per il 10% a studenti e per il resto a speculazione immobiliare…
@ Francesco
“farebbe”
Mai sentito parlare, nel tuo mondo TINA, di case popolari?
Se vuoi ti porto in un Paese notoriamente freddo e nevoso uscito da una guerra, dove quasi la metà della popolazione era senza casa e dove tutti ebbero una casa riscaldata entro dieci anni senza neanche una proprietà privata.
Ciao!
Andrea Di Vita
e secondo te CHI le ha pagate quelle case popolari?
ti spoilero, è il protagonista di una serie di feuilleton ottocenteschi scritti da un esule crucco rifugiatosi a Londra e poco attento all’igiene personale
Qui una bella riflessione di Elisabetta Ambrosi:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/10/fermiamo-gli-affitti-brevi-o-i-nostri-centri-storici-saranno-distrutti/7187171/
@ Martinez
“bella”
Come sai, da cinquant’anni esatti passo tutte le ferie estive girando per monumenti del Bel Paese. A Roma sono stato da turista 21 volte.
Posso dire che Roma e Venezia sono eccezioni in negativo. In particolare, Roma è molto più congestionata della stessa Firenze. A differenza di Firenze, la sporcizia e l’incuria hanno raggiunto livelli da opera buffa. Sono stato sullo stesso autobus (proprio la stessa vettura sulla stessa linea alla stessa ora: andavo dallo stesso hotel allo stesso museo) in due estati consecutive: l’ho riconosciuto dalla identica posizione delle macchie di unto sporco sui finestrini, che evidentemente nessuno in un anno ha lavato.
Del resto, mi è capitata la stessa cosa frequentando l’ENEA di Frascati.
La situazione è molto diversa nei centri cosiddetti “minori”. Da Arezzo a Triora, da Pavia a Ferrara a Caltagirone a Cingoli, ordine, pulizia e informazioni turistiche abbondano.
In soldoni: nel paese dei mille campanili, la differenza la fanno le amministrazioni locali.
Ciao!
Andrea Di Vita
In questo periodo, il governo di Destra sta cercando di far passare una legge che dichiara l’utero in affitto un reato universale.
E’ una cosa su cui potrei essere d’accordo, ma che riguarda un numero minimo di ricchi, anche se ha immense ricadute diciamo “filosofiche” (il corpo può essere una merce contrattualmente regolato?).
Lo stesso governo di Destra sta mandando armi in una guerra che non è nostra, e questo riguarda molta più gente, nonché l’ambiente.
E lo stesso governo di Destra ha una ministra del turismo che difende il diritto degli speculatori di cacciare i residenti tradizionali dalle loro case, in nome del movimento globale di persone:
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/06/04/airbnb-rivolta-anti-santanche-lei-esiste-la-proprieta-privata/7182550/amp/
Che è qualcosa di molto più rivoluzionario dell’utero in affitto, come impatto reale sul mondo.
Ecco perché considero la Destra un “nemico” (nella misura in cui esistono nemici per me), ma proprio per i motivi che meno eccitano gli animi.
OMDAMM!
Esiste una categoria unica nella storia: l’immenso ceto medio occidentale, creato dalla bolla energetica del petrolio e dell’imperialismo (nel senso di uso di risorse di altre parti del globo).
Adesso che siamo arrivati al Picco del Tutto e alla resa dei conti, il capitalismo che prima divorava solo “l’ambiente” e i popoli esterni, oggi deve divorare se stesso.
Ed inizia insieme dalla classe operaia (delocalizzazione, deindustrializzazione, robotizzazione) e dal ceto medio.
Che cerca di arrangiarsi, ad esempio, affittando la seconda casa ereditata dalla nonna ai turisti; ed è difficile dargli torto.
Poi magari vende la casa a una ditta che ha come unico scopo affittare ai turisti.
“Un sistema tendente a una perpetua intensificazione produttiva può perciò
sopravvivere solo se tende contemporaneamente a un perpetuo cambiamento tecnologico.
La sua capacità di mantenere i livelli di vita raggiunti dipende dal risultato di una corsa fra il progresso tecnologico e l’inarrestabile deterioramento delle condizioni di produzione. Nelle condizioni attuali la tecnologia sta per perdere questa corsa”.
Marvin Harris nel 1977.
1977 … sospetto che questa tendenza a non azzeccare mai i tempi andrebbe corretta se si vuole ottenere ascolto.
Ah….., I remember……Kauffmann
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stuart_Kauffman
L’adiacente possibile. Già Ricombinare. ‘Spetta un attimo…..
Eccolo
https://www.galileonet.it/modello-matematico-innovazione/
https://scenarieconomici.it/creati-embrioni-sintetici-umani-senza-ovuli-o-spermatozoi-dove-stiamo-andando/
Va ben che gli articoli sempre un po’ esagerano….ma qui si parla di creazione di vita artificiale. Insomma, più innovazione di così….Il problema a questo punto diventa o può diventare la troppa innovazione.
Spiace per le due donne sfrattate per far posto a un b&b. Ma che fare? Siamo in un paese che santifica il profitto indiscriminato.
Veramente siamo il paese che demonizza il profitto legittimo e quindi crea spazio per quello “indiscriminato” (bella scelta lessicale, dice così tanto della cultura italiana!).
Per ora detti embrioni non sono molto vitali, crepano quasi subito e non si sviluppano se impiantati nell’utero (con gli animali lo hanno già provato).
Spero solo di non sapere da dove vengono le cellule staminali all’origine di questi meravigliosi esperimenti.
Demonizza il profitto legittimo…..
Io sapevo che (molto) ben che vada ci sono le “esternalità” negative che in mancanza di innovazione ti si ritorcono contro. E allora ad esempio, si può vedere cosa è successo in Romagna. Ma pure l’innovazione ha dei caratteri controversi.
Per questo mi è venuto in mente il concetto “evolutivo” dell’adiacente possibile. Di adiacenti ce ne sono tanti. Bisogna vedere quali siano veramente possibili. Evitare le linee rette.
La linea retta fa male alla salute.
Poi magari ci si ritrova a vivere dentro a una botte.
@ tutti
È morto Francesco Nuti
Ciao!
Andrea Di Vita
Mi dispiace molto
In questo post che non interessa quasi a nessuno, un commento su una storia che ci riguarda da vicino: la scomparsa di una bimbetta di cinque anni.
Famiglia peruviana, che vive in un’occupazione abusiva dalle parti di Viale Baracca, alla faccia dei B&B e di Pitti Immagine.
Il padre è in carcere per “furto e utilizzo indebito di carte di credito”.
Ora, non so se di Repubblica ci sia da fidarsi, ma leggo:
“a quanto ricostruito al momento dagli investigatori, il racket degli affitti vedrebbe coinvolti tre distinti gruppi, due composti da cittadini di origine peruviana, uno dei quali vicino alla famiglia di Kata, un terzo di romeni. Dentro l’ex albergo l’affitto per una ‘camera andrebbe dagli 800 euro senza bagno, arrivando fino anche ai 1.500 euro se con i servizi.”
Lo specchio perfetto del mondo liberista dei B&B, senza le tasse, ma con le botte.
Una mia amica mi riferisce che la mamma della bimba era sua collega, in un breve e precario lavoro presso un Carrefour.
E penso con rabbia gioiosa a Paolo, a Marisa e Carla.
A cui il Comune di Firenze ha sempre scaricato il suo immenso lato oscuro.
Paolo Coccheri, uomo di teatro, che a un certo punto si convertì alla follia e alla povertà totale.
Mise in piedi due organizzazioni che non si conoscevano tra di loro, una operava di giorno e una di notte: di giorno gli Angeli della Città, di notte la Ronda della Carità.
Poi Paolo – nostro Socio Numero Settantasei – morì di colpo.
Oggi gli Angeli sono la Carla, alta e magra dagli occhi azzurri, che senza prendere mai un euro, distribuisce due tonnellate di cibo al mese, alla luce del sole, ai disperati di Firenze;
e la Marisa e Domenico, sempre ironici, che senza prendere mai un euro, distribuiscono di notte il cibo alle migliaia di nostri concittadini non smart, che dormono sulle panchine.
Stamattina abbiamo raccolto tutti i libri di Paolo Coccheri, e li abbiamo scaricati nel nostro giardino, dove stiamo creando una biblioteca dedicata a lui.
Delicatissimo equilibrio tra noi famiglie del rione che abbiamo strappato le chiavi al Comune e la cooperativa che gestisce un centro per ragazzi adolescenti, e dove ogni giorno dobbiamo negoziare, ricreare confini, affrontare leggi che non conoscevamo, però condividendo lo spirito di fondo.
I calcianti dei Bianchi, pur avendo perso orrendamente contro gli Azzurri, costruiranno gli scaffali per ospitare i libri di Paolo Coccheri.
Miguel
io ho commentato poco perchè trovo ragionevole l’equilibrio tra diritti previsto dalla legge italiana, che contempera il Diritto di proprietà, senza di cui non ci sarebbero le case, e quello di Sopravvivenza, sia pure limitato alle categorie deboli.
In teoria, che la pratica sospetto sia diversa.
Ciao
Alcuni studenti di architettura mi avevano coinvolto per un progetto chiamato “Quartieri Sani”.
Ho assistito a una loro riunione virtuale, dove qualcuno presentava un rendering di una panchina molto carina e particolare, sulla panchina c’era seduto un tizio dall’aria fighetto-erasmus con un laptop…
E sono scoppiato, esploso…
Pensando a Roberto morto e messo in un frigo, a Passepartout di cui i frati avevano trovato il cadavere sulla collina di Fiesole, ad Antonietta e ai mille sfrattati, a tutti quelli che la mattina alle 9 vengono buttati fuori dall’Albergo Popolare, a Gioacchino suicida nella sua bottega da Calzolaio, alla bimba peruviana rapita, ai somali cacciati dalla mostra di Ai Wei Wei, a Paolo Coccheri che mi raccontava dei barboni, a Walter che aveva perso la bottega dove fondeva i metalli.
Ci vogliono sangue, rabbia e amore per costruire quartieri sani, non rendering!
Applausi.
Il quadretto del quartiere sano col tipino smart sulla panchina mi pare un bel condensato di ideologia contemporanea.
Vorrebbe essere l’opposto “positivo” del neanche tanto sottile sadismo di mettere le panchine dove non ci si può sdraiare.
Aiutare chi è in difficolta spesso è complicato, per le più varie ragioni.
Una decina d’anni fa circa abbiamo dato una mano ad un gigantesco ex-marinaio montenegrino che era scappato dalla Yugoslavia quando erano scoppiate le guerre.
Ad un certo punto della sua permanenza in Italia era diventato clandestino,aveva avuto un’alloggio finchè vendeva fumo al dettaglio, poi rimase senza smazzo e senza alloggio e per qualche tempo lo ospitammo nelle pertinenze dell’attività, era un tipo interessante pieno di storie bizzarre di quando girava il mondo come marinaio yugoslavo, ma quando beveva (cosa che succedeva spesso ) gli venivano su i ricordi di suo fratello morto sulle mine ecc e diventava intrattabile, un tipo alto 2 metri e pure massiccio.
Ad un certo momento cercò di andare in Baviera da una parente ma lo bloccarono a Ynnsbruck e lo rispedirono in Italia. Era incazzatissimo per essere stato mandato indietro ma anche perchè in attesa di rispedirlo gli austriaci lo avevano messo insieme ai “negri”.
Comunque , che io sappia, ora è tornato in Montenegro.
Sempre in quel periodo demmo lavoro ad un marocchino sui trent’anni che era arrivato in Italia a 7/8 anni ma non aveva il permesso di soggiorno.Per qualche ragione che non ricordo non lo si poteva prendere a libri,come avremmo fatto, per cui si stava sempre in campana, fosse arrivato un controllo.Poi si sposò con una figlia di calabresi supergnocca , l’ho perso di vista ma credo che abbia finalmente avuto la cittadinanza e che abbia fatto il figlio che desiderava, almeno spero.
Poi ci sono i problemi interculturali.
Stavo facendo una settimana di volontariato, e avremmo dovuto trattare anche un paio di profughe siriane, ma loro per ragioni religiose accettavano solo le donne.
Vabbè, alla fine è stata fatica in meno.
@ Martinez
“scoppiato”
Umanamente capisco il tuo sfogo, perché è morta gente che conoscevi e perché dalla riqualificazione alla gentrification è un passo.
Però, visto da un estraneo (me) il rendering del tipo sulla panchina si può leggere anche in un altro modo.
Viviamo in un paese che non bada granché ai giovani. Alcune delle persone che hai citato e tutte quelle che mi hai fatto conoscere hanno più di 30 anni, se non sbaglio.
Sarebbe un errore ignorare la presenza dei giovani che dovrebbero anch’essi vivere nel quartiere riqualificato. E i giovani, specie all’estero, hanno l’abitudine di lavorare con un laptop, e di farlo sulle panchine, perché sono nativi digitali e danno per scontato il wifi.
Se avessero disegnato un pensionato o una baby-sitter col pupo nella carrozzina non avresti probabilmente eccepito. Perché farlo per un giovane col laptop?
Ciao!
Andrea Di Vita
perchè si chiama gentrification, immagino
😀
PS scusa, questa era solo una battuta ma mi scappata
Andrea,
e dove stanno i giovani in Italia?
Forse non li vedi perché non possono stare sulle panchine nei parchi
Per roberto
“Forse non li vedi perché non possono stare sulle panchine nei parchi”
Conoscevo le Panchine Anticlochard che non permettono di dormirci… esistono anche le panchine antigiovani?
No è giusto che ci sono dei diversamente giovani che esplodono all’idea che un giovane stia su una panchina con un computer
Per Roberto
“No è giusto che ci sono dei diversamente giovani che esplodono all’idea che un giovane stia su una panchina con un computer”
Credo di aver capito.
No, non esplodo all’idea di un nerd sulla panchina, semplicemente non ne ho mai visto nemmeno uno.
Sulle panchine ho visto Romano artigiano, fumatore e organizzatore di bische clandestine, che quando non lo portano via i medici ci tossisce…
Quelli dell’Albergo Popolare che alle 9 di mattina vengono buttati fuori e devono passarci tutto il giorno;
la signora nera del lungarno che ci tiene tutti i suoi averi e legge ad alta veloce testi evangelici, prima di andarci a dormire;
il clochard svedese che si dichiara perseguitato politico;
diciamo che faccio fatica a trovare una panchina dove sedermi io, ma non mi arrabbio, visto che almeno una casa ce l’ho io.
“diciamo che faccio fatica a trovare una panchina dove sedermi io, ma non mi arrabbio, visto che almeno una casa ce l’ho io.”
E mi piacerebbe che si parlasse una volta delle persone VERE, che esistono, come la Nonna Nietta, e quelle di cui si raccolgono i cadaveri. Invece di immaginarsi un quartiere a dimensione Giovani Erasmus (che magari nel rendering ne fanno uno su tre di pelle nera, e si sentono apposto così).
“(che magari nel rendering ne fanno uno su tre di pelle nera, e si sentono apposto così).”
Se devono metterci una pelle nera per fare i buoni, ci mettano quella signora che vive sulla panchina… con tutti i suoi bagagli, la sua fede religiosa, la rabbia con cui a volte urla, e la paura che ho io di farci amicizia e chiederle qualcosa della sua vita.
Ho sempre paura di chiedere a queste persone della loro vita, perché so che dal momento che glielo chiedo, ne divento corresponsabile; e se siamo alla pari, dobbiamo condividere tutto.
Ma certo, tra il nerd con il laptop e la donna nera con i borsoni, credo che la panchina dovrebbe spettare a lei e non a lui.
Non saprei, non conoscendo Firenze dico sicuramente delle assurdità (è la ragione per la quale non ho commentato la storia) ma…l’idea di avere panchine comode e carine per tutti è completamente fuori dal mondo vero?
Per Roberto
“ma…l’idea di avere panchine comode e carine per tutti è completamente fuori dal mondo vero?”
Scusami la rabbia, ma è tanta…
Se si pensasse la città PARTENDO dai clochard, invece di PARTIRE dal fighetto nerd erasmiano con la famiglia di notai che si siede sulla panchina, ma ha ANCHE un tetto?
Fai PRIMA un archeo-rendering dove trovi come salvaguardare le quattro catrafuse del clochard, e poi dopo disegni ANCHE una panchina dove far sedere il fighetto che magari – come me – ha anche una casa dove lavorare?
Poi sui clochard è facile dire, “se la sono cercata”… ma Nonna Nietta ha lavorato tutta la vita, poi certo ha fatto la donna delle pulizie e non l’Intellettuale Borghese, non ha mai capito come funzionano appalti e contratti e retoriche di potere.
Ma spero che anche Roberto sarà d’accordo che se lei e la su’ mamma di 96 anni dovranno passare i prossimi mesi sulla panchina, il nerdino con il laptop può pure andarsene al bar La Citè se non ha voglia di starsene in casa, e può lasciare alla Nonna Nietta e alla su’ mamma la panchina.
Non so di altre città…
Ma alla base di Firenze, ci sono innumerevoli migliaia di persone che non sanno dove andranno a dormire stanotte, e se piove, è peggio.
Alcuni di loro si sono sicuramente giocati la vita, e hanno perso; alcuni di loro continuano a giocarsela, e continuano a perdere.
Ma altri non si sono giocati niente, e si trovano in conflitto con il mercato capitalisto planetario.
Per mangiare, possono rivolgersi alla Carla, che sfama 900 famiglie. Solo che Carla, alta, magra, occhi azzurri, ha ottant’anni, e non ci ha mai guadagnato nulla. E distribuisce due tonnellate di cibo da un luogo clandestino, legalmente un’occupazione abusiva.
C’è poi la Marisa, dal fantastico sorriso, anche lei ottant’anni, che dà da mangiare a centinaia di clochard, distribuendo la notte… e nemmeno lei ci ha mai guadagnato un euro.
E intanto mi scarico da Internet la lista di migliaia di beni che appartengono al Comune, abbandonati, chiusi, dimenticati….
“No è giusto che ci sono dei diversamente giovani che esplodono all’idea che un giovane stia su una panchina con un computer”
La rabbia mi nasce, quando devo andare in giro con una mia allieva di 23 anni cui insegno inglese. Cerchiamo una panchina su cui fare lezione.
E tutte le panchine sono occupate.
Non certamente da nerd con un computer – oltre alla donna nera, c’è un indiano barbuto e ci sono dieci, venti altri senza casa che ci sfidano.
Ieri a Santa Maria Novella, c’è stato un ceco, più giovane di me, ha litigato con un altro panchino-abitante lettone, ha sbattuto la testa ed è morto.
Ecco, quando penso a “panchina”, non penso a fighetto computerdotato, ma a gente che muore.
Se non la smettete vi mando Gentilini che toglie le panchine a tutti, ecco! 😀
Proprio a gentilini stavo pensando! E al fatto che davvero l’opposto di quello che immagino io per una città
Miguel
“Ecco, quando penso a “panchina”, non penso a fighetto computerdotato, ma a gente che muore.”
Scusami ma davvero non capisco nulla di questa discussione
Se il problema che ti sta a cuore sono i senzatetto, edilizia popolare, vietare airbnb, bloccare gli affitti, vietare gli sfratti…sono tutte opzioni (le ho messe a caso, ce ne è sono una che mi sembra opportuna)…non le panchine, che dovrebbero servire alla vecchietta che si riposa dopo aver fatto la passeggiata, ai fidanzati per sbaciucchiarsi, allo studente per studiare, al nerd per lavorare, ai genitori per guardare i bambini che giocano…
Per Roberto
“Scusami ma davvero non capisco nulla di questa discussione”
Nemmeno io 🙂
Ovviamente non voglio impedire a nessun nerd di sedersi con il laptop su una panchina.
Ciò che mi sconvolge è come il mondo autoreferenziale dei nerd che fanno i Progetti eurofinanziati faccia i rendering dove non si vede UNO dei normali utenti delle panchine, e faccia progetti per “quartieri sani” che sono completamente fuori dal mondo reale.
Non capisco davvero dove sia il problema.
Voi ve la ricordate quella vecchia pubblicità di Avvenire con il tizio rasta che lo legge? Non è che quello col portatile sta alla panchina come il rasta ad Avvenire, ovvero “apriremo le panchine anche a chi di norma non ci si siede” (ipersemplifico)?
Perché le panchine sono usate principalmente da:
1) spacciatori e clienti
2) barboni
3) pensionati in pausa (dalla passeggiata)
4) turisti
5) studenti
6) persone che controllano i figli (limitatamente alle panchine vicino ai posti dove i bambini giocano)
Per MT
“Voi ve la ricordate quella vecchia pubblicità di Avvenire con il tizio rasta che lo legge? Non è che quello col portatile sta alla panchina come il rasta ad Avvenire, ovvero “apriremo le panchine anche a chi di norma non ci si siede” (ipersemplifico)?”
sì può darsi; infatti l’elenco che fai è abbastanza ragionevole.
I “barboni” si chiamano “homeless” o “Esseffedì” SFD SenzaFissaDimora … cum al dgèva Zeto. 🙂
Mig
perchè mi accusi di non rispondere sul tema del post, visto che lo ho fatto?
🙁
Grazie Miguel. Leggo solo ora il tuo blog, e mi scuso. Hai trovato le parole giuste per rappresentare una situazione inaccettabile in un paese ‘ricco’ come il nostro (tutto è relativo!), per di più in una città che si considera all’avanguardia sul tema dei diritti umani, con un’amministrazione nominalmente ‘di sinistra’. Quello di Nonna Nietta purtroppo non è un caso isolato, ma è particolarmente drammatico, perché riguarda due soggetti molto fragili, con a fronte un acquirente senza pudore, che addirittura chiede i danni per mancato guadagno. Il 28 giugno ci sarò, e farò di tutto per non esserci da solo.
https://www.greenme.it/scienza-e-tecnologia/mobile/visitare-firenze-venezia-visualizzazione-immersiva-google-maps/
Ecco, prima o poi doveva accadere.
Le città d’arte in visualizzazione immersiva.
Firenze insieme a Venezia sono tra le prime realizzazioni virtuali.
Orca boia, quando si partiva in treno col sacco a pelo per andare a visitare Firenze. E si mangiava una pizza al taglio. No, questo non è virtualizzabile.
Il turista inquina viaggiando, crea rifiuti, usa i servizi della città senza dare nulla in cambio, contribuisce a svuotare le città dai suoi abitanti…meglio che diventi virtuale
PS qualche mese fa c’è stata in Lussemburgo una mostra sul virtuale e fra le varie cose un giro virtuale di notre dame…bellissimo, davvero da lasciare a bocca aperta, ma sta al turismo come guardare un film porno sta al sesso
devo darti ragione ma potrebbe permettere di alleggerire la pressione delle masse su luoghi per loro natura limitati
alla fine si visiteranno “in virtuale” nove posti e “in reale” uno solo, prenotato con largo anticipo e a cui si tiene molto
per pizza e sacco a pelo va bene anche andare a Vercelli, no?
PS e se “replicassimo” Firenze in modo da renderne la visita più agevole? ricostruisci il centro di Firenze in altri 20 posto nel mondo, dove c’è spazio
😀
A Las Vegas, mi pare, c’è una copia pacchiana di Venezia. Tra l’altro in mezzo a un deserto. Ci hanno messo pure le gondole.
Il turismo in sacco a pelo (con pernottamento in stazione) come lo si faceva 40 anni fa, credo sia diventato molto pericoloso. L’ultima volta che sono passato borghesemente per Firenze l’ho trovata insignificante. Non c’è più pathos. Meglio Lucca.
Confermo la cosa della copia di Venezia, una mostruosità in una città di una bruttezza davvero imbarazzante (e peccato perché 10 miglia fuori ci sono delle meraviglie naturali davvero incredibili)
una mostruosità in una città di una bruttezza davvero imbarazzante
a me era piaciuta, nel lontanissimo 1993 (anno I della presidenza di William Jefferson Clinton)
Davvero!?!
Io l’ho trovata orrenda e con un’atmosfera terribile. Finora l’unica città che ho detestato ancora di più è salt lake city
e su quello concordiamo 😀
Devo dire che Las Vegas e Salt Lake City hanno una loro estetica che risaltava parecchio in certi video che andavano alcuni decenni fa. Prima che arrivasse la maledizione del Rap.
https://youtu.be/kaIZWjItReI
In altre parole, pur non avendo mai visitato certi luoghi, ho un debole per tutto ciò che veicolano dal punto di vista estetico. Ma Venezia finta francamente, no. O forse si ma tra parentesi.
Dove abito io, poi, a forza di arare hanno creato qualcosa di simile a un deserto, soltanto solcato da lunghi canali e attraversato da linee elettriche. Mancano solo gli scheletri, i serpenti e gli avvoltoi.
E nonostante tutto, ha un suo non so che.
Voi ve la ricordate quella vecchia pubblicità di Avvenire con il tizio rasta che lo legge?
————-
Purtroppo no