“L’industria europea nelle mani di Biden: così il potere si sposta verso l’America”

Noterete che il titolo dell’articolo è tra virgolette, perché è una citazione.

Non è una citazione da un comizio di Marco Rizzo.

E’ il titolo di un articolo sul meinstrimissimo Corriere, scritto dall’economista Federico Fubini, membro peraltro della advisory board della famosa Open Society Foundation di Soros.

Insomma, se lo dice persino lui…

“Non mi ero reso conto fino in fondo di cosa stesse accadendo con il progredire dei mesi di questa terribile guerra in Ucraina.

Razionalmente lo sapevo, ma non avevo tirato tutte le somme. Forse non sono stato il solo, in Italia e in Europa. Ma ora i fatti sono lì, davanti a noi: erano decenni che noi europei siamo più stati tanto nelle mani degli Stati Uniti sul piano militare, industriale, strategico. E questa debolezza europea – se si protrae – è in grado di ribaltare le narrazioni degli ultimi vent’anni. Potrebbe non essere più l’Estremo Oriente a erodere la base industriale dell’Italia e dell’Europa. Quel ruolo potrebbe passare all’Estremo Occidente: l’America.

La frase “siamo più stati” probabilmente contiene un refuso, ma il concetto è chiaro.

Fubini ricorda che i semiconduttori – il 90% dei quali vengono prodotti attualmente a Taiwan

“sono nel 21esimo secolo quel che erano gli schiavi nell’antichità: fanno gran parte del lavoro e la maggiore potenza è quella che ne controlla di più.”

Sappiamo tutti vagamente che la globalizzazione si regge su una delicato sistema di accordi, che vietano quei “trade distorting subsidies” che possono agevolare la concorrenza sleale di un paese contro l’altro.

Gli Stati Uniti, con la guerra, hanno fatto saltare quest’ordine, scegliendo l’autarchia.

Il Chips and Science Act mette 50 miliardi di dollari a disposizione delle imprese private americane per sviluppare semiconduttori sul suolo degli Stati Uniti.

“Ma non è questo il solo settore industriale che Biden sta sussidiando fortissimamente. Dall’informatica quantistica, alle biotecnologie, all’idrogeno, alla produzione di pannelli solari e altre tecnologie per l’energia rinnovabili, la Casa Bianca è già impegnata a finanziare a fondo perduto la sua industria di frontiera per 100 miliardi di dollari all’anno per i prossimi cinque anni.”

Normalmente, tali sussidi sarebbero caduti immediatamente sotto la censura europea. In guerra, no.

Fubini coglie un’altra ovvietà:

“Ad essi si aggiungono 40 miliardi stanziati per l’Ucraina, che servono in gran parte a passare ordini all’industria della difesa americana perché il Pentagono possa continuare a sostenere Kiev. Un ministro europeo (non italiano) stimava di recente che il livello medio di sussidi industriali negli Stati Uniti è talmente superiore a quello prevalente in Europa, che per un’impresa i conti sono presto fatti: se investe in America, anziché da questa parte dell’Oceano, riceve dal governo sostegni quattro volte superiori.”

Fubini non aggiunge che tutti questi sussidi sono anch’essi pagati sostanzialmente da noi, grazie al meccanismo studiato da Michael Hudson e su cui non ritorniamo qui.

In questo contesto, gli Stati Uniti, dopo aver imposto all’Europa di boicottare il gas russo, ci vendono il loro gas alle loro condizioni, anche se qualcuno mugugna:

Non possiamo accettare che il nostro partner americano ci venda il suo Gnl a un prezzo quatto volte superiore a quello al quale vende agli industriali americani», ha dichiarato i 12 ottobre il ministro francese, Bruno Le Maire, intervenendo all’Assemblea Nazionale a Parigi.”

Il fracking – una specialità tutta americana per una serie di motivi – è un’attività che a breve rende moltissimo, e garantisce l’autarchia statunitense; ma ha costi enormi, per cui tutto questo meccanismo è indispensabile per metterlo in moto: Fubini accenna appena a questo, criticando solo “l’ambientalismo” per cui noi europei non ci dedicheremmo alla stessa pratica.

Fubini attribuisce la causa al fatto che siamo troppo ambientalisti e, non armandoci da soli, contiamo sull’America per difenderci; ma coglie perfettamente l’effetto:

“Dunque dobbiamo tacere, perché non vogliamo dotarci di una nostra credibile capacità di difesa. A maggior ragione dobbiamo tacere perché abbiamo e avremo sempre più bisogno del gas liquido americano, a caro prezzo, prodotto con tecnologie che noi ci rifiutiamo di utilizzare sui nostri territori. Tutto questo mette l’Europa in una stato di inferiorità strategica, competitiva e industriale con pochi precedenti recenti. Rischiamo una deindustrializzazione a favore dell’alleato atlantico, a causa dei nostri stessi errori. Eppure non ne stiamo parlando.”

Fin qui Fubini.

Due commenti, miei.

Ciò di cui Fubini parla è chiaramente una questione di sovranità. Uno stato/sistema straniero usa le nostre risorse, per imporci di acquistare da lui i prodotti fondamentali per la nostra sopravvivenza, al suo prezzo. Su scala si spera meno tragica, è un meccanismo non tanto diverso da quello con cui l’Impero Britannico provocò le tremende carestie indiane del tardo Ottocento.

Giorgia Meloni, che si dichiara sovranista, deve gestire quindi il capitolo italiano della fine di decenni di benessere europeo.

Come primo gesto, la Meloni difende vittoriosamente la sovranità del proprietario di un capannone industriale abbandonato minacciato dall’invasione di qualche centinaio di perditempo in un rave party.

Nel mito, gli achei venuti da Occidente e che attraversano il mare, conquistano la città di Troia con il noto stratagemma:

i duci achèi costrussero, con arte
ispirata da Pèllade divina,
un enorme cavallo, una montagna
intessuta di tavole e di travi,
come se fosse una votiva offerta
per il ritorno; e n'ando lungi il grido.
Ma, tratti a sorte i lor migliori eroi,
li chiusero di furto entro gli oscuri
suol fianchi e tutta empirono d'armati
la sterminata cavità del ventre.

Fulminante il parallelo con il rigassificatore che vogliono portarre a Piombino, e che riassume simbolicamente e materialmente tutto ciò di cui parla Fubini.

Il bello è che mentre litigano sui capannoni invasi, stanno tutti insieme a tirare la fune per portare il cavallo dentro le mura.

E se non era sì contrario il Fato
e sì stolto il cuor nostro, ei ben ci aveva
spinti a squarciar le argoliche latèbre
col ferro ! E Ilio ancor sarebbe ! Ancora
alta staresti, rocca priamìde !

Invito tutti a guardare il documentario Il metodo Piombino, cui ho dato una piccolissima mano anch’io.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, Collasso, esperienze di Miguel Martinez, Italia, riflessioni sul dominio, Storia, imperi e domini, USA e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

39 risposte a “L’industria europea nelle mani di Biden: così il potere si sposta verso l’America”

  1. Francesco scrive:

    Peccato solo che ci siano anche dei dati, noti a oscuri figuri che sappiano accedere ai misteri dei dati, che informano quanto gli USA siano in rosso e l’Europa in nero nella bilancia commerciale dei manufatti. Per non parlare dell’Asia orientale.

    In sintesi: il rischio che l’industria USA spiani quella europea è paragonabile a quello che la Juventus vinca la Champions League. Intanto però la Cina lo sta ancora facendo, intralciata “solo” dal COVID e dal comunismo.

    Gli Usani si sono accorti di essere, come gli antichi Romani, pericolosamente vicini ad avere solo chiacchiere e distintivo (e valuta, che dipende dalla credibilità dell’Impero, non ha valore in sè) e cercano disperatamente di recuperare un poco.

    Saluti

    PS se poi spendono i soldi per le rinnovabili e l’idrogeno, siamo più vicini al Monza che vince la Champions League. 😀

    • firmato winston scrive:

      L’italia stessa ha se non da sempre da diversi decenni un notevole surplus commerciale verso gli usa, se non erro, per cui non sarebbe strano che tentassero di pareggiarlo chiedendoci di comprare la loro energia (come fecero a suo tempo cercando di farci pagare i loro software che gia’ usavamo copiandoli), ma secondo te i comunardi della cerchia di Miguel sono in gradi di comprenderlo?
      Negli usa oramai l’economia e’ tutta servizi, circa l’80 per cento?, resta sempre se non erro meno di un 10 per cento di manifatturiero, forse il 7, e un paio di percento di agricolo. Su wikipedia c’e’ un casino di dati ma non riesco a trovare questi esposti in modo semplice.

      • Miguel Martinez scrive:

        per FW

        “ma secondo te i comunardi della cerchia di Miguel sono in gradi di comprenderlo?”

        sicuramente no. Non capiscono nemmeno cosa voglia dire “comunardi”.

        Sulla Treccani leggo:

        comunardo

        s. m. (f. -a) e agg. [dal fr. communard, spreg., der. di Commune: v. comune3]. – 1. In senso storico, chi prese parte all’instaurazione e alla difesa della Comune di Parigi nel 1871. 2. estens. Chi, o che, partecipa attivamente a moti rivoluzionarî popolari.

      • Francesco scrive:

        negli USA hanno capito, da almeno 20 anni, che la manifattura gli serve, solo che ricostruirla è un’operazione colossale, tanto più che il dollaro sta su per i servizi e la finanza, cosa che penalizza la manifattura USA

        Trump è la risposta errata a un problema vero

  2. tomar scrive:

    Ma no, figurati se la sovranista Meloni si occupa di difendere il sistema industriale italiano dall’espropriazione usana!
    Si occupa di questa sovranità a buon mercato per il suo pubblico:
    Germania al governo: “Presti soccorso alla Humanity 1”.
    Farnesina: “Chiesti chiarimenti”
    Perché l’Italia andrà a soccorrere una nave con bandiera tedesca che ha salvato dei migranti fra cui un centinaio di bambini solo se questi migranti se li prende la Germania, altrimenti “sarà considerata una nave pirata”.
    Almeno quando c’era LUI e l’Humanity zero gli irregolari venivano spediti in Germania senza chiedere troppi chiarimenti.

  3. Fuzzy scrive:

    Mi pare che le produzioni energivore si stiano già trasferendo dall’Italia (non so l’Europa) agli Stati Uniti dove il gas costa meno.
    Poi c’è questa inflazione strutturale. Le economie non crescono, i debiti sono alle stelle..
    Come suggerisce il cattivissimo Orlov, per un’inflazione del genere occorrerebbero
    1 pianificazione economica centrale
    2 erogazione di risorse per il settore pubblico
    3 controllo dei prezzi
    4 razionamento
    Invece sembra che la si voglia combattere con i metodi monetari. Cioè fallimento assicurato. Mi sa che questo sia il dilemma che dovrebbe porsi il nostro governo. Ma dai primi provvedimenti subito tecnicamente sbagliati e in parte corretti, direi che non ci sia molto da essere ottimisti.

    • Fuzzy scrive:

      C’è da dire che se si mantengono i tassi d’interesse al di sotto dell’inflazione gli speculatori ci porteranno si alla rovina, ma guadagnandoci sopra diciamo temporaneamente.
      Chiedono in prestito del denaro e lo utilizzano per acquistare dei prodotti che tengono da parte finché il loro prezzo aumenta sufficientemente per realizzare un guadagno e poi li rivendono.
      Ma questo aumenterebbe ulteriormente l’inflazione. Al passo successivo, iperinflazione, svalutazione della moneta e
      crollo finanziario.
      Invece nel caso di tassi d’interesse più alti dell’inflazione esploderebbero i debiti, si dovrebbero stampare soldi per ripagarli e di nuovo iperinflazione e tutto quello che ne consegue.
      Se le economie non crescono non c’è pezza. Ma come possono crescere in questa situazione?
      Se c’è da insultare qualcuno si insulti Orlov.
      Io ho fatto soltanto il riassuntino.

    • Francesco scrive:

      Non so chi sia Orlov ma la sua ricetta è nota e rigettata. Mi tengo i miei monetaristi tutta la vita!

      Spostare le produzioni energivore … sospetto che si tratti di impianti di un certo peso, ci vuole soldi e tempo per spostarli

      io sarei più cauto nel fare previsioni

    • firmato winston scrive:

      Le produzioni energivore e sporche sono gia’ state da un bel pezzo trasferite in Cina, dove usano alla grande il carbone. Piu’ di meta’ dell’acciaio mondiale e’ prodotto negli altiforni cinesi, in Cina che da sola emette piu’ CO2 di Usa, India ed Europa messe assieme. E’ solo cosi’ che in occidente abbiamo fatto bella figura nel diminuire le nostre emissioni: spostandole altrove e importando il prodotto finito. A spingere verso questa soluzione sono state non la finanza ma le regolamentazioni ambientaliste, nel trionfo del paraculismo. La finanza si e’ solo adeguata ad estrarre il massimo guadagno nello sfruttare le regolamentazioni, ed e’ gia DA ANNI che i fondi verdi “ESG” rappresentano la maggior parte dei nuovi investimenti finanziari speculativi, che sfociano per la gran parte in green-washing, ma tu continua a leggere SOLO quella merda che parla di un mondo che non esiste piu’ da un pezzo ammesso che sia mai esistito, cosi’ a me poi tocca fare la figura dello stupido troll che cerca di correggere almeno le stronzate piu’ grosse. Inutilmente.

      • Fuzzy scrive:

        Limitandoci alle imprese, secondo Daniel Kral, economista senior presso Oxford Economics: “Se i prezzi dell’energia rimangono così elevati, c’è il rischio che una parte rilevante dell’industria europea diventi strutturalmente non competitiva, con le fabbriche che chiuderanno e si trasferiranno negli Stati Uniti, dove c’è abbondanza di energia da scisto a buon mercato”.
        Ah, mi mancava la consueta sparata di Winston.
        Ma cosa c’entra adesso la Cina? L’articolo, che è stato scritto ricavando affermazioni di economisti vari, (un normale articolo che ripete le stesse cose di altri simili articoli) dice che industrie di certi settori che ancora si trovano in Europa, potrebbero trasferirsi in America per una questione di costi energetici.
        Poi, della Cina e dei fondi verdi ne parliamo meglio un’altra volta. Ora mi sembrerebbe completamente fuori tema. E poi sono cose risapute. (Che bello, faccio il saccente).

      • quisquiliator scrive:

        Beh, è tutto vero quello che dici tranne che a mio modo di vedere manca uno sguardo generale su come funziona realmente il sistema : la finanza non “si adegua” a sfruttare regolamentazioni, guarda caso le regolamentazioni prevedevano per l’appunto la finanziarizzazione di sè stesse.

  4. Andrea Di Vita scrive:

    @ martinez

    Eh, ma c’è un aggredito e un aggressore, cosa vuoi che sia?

    E anche se cos’ non fosse, stiamo ancora a pagare per lo sbarco in Normandia… 🙁

    Noi poi abbiamo pure da impedire ai cosacchi di abbeverare i cavalli in piazza San Pietro… 😉

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      scusa ma concorrenza tra russi e americani per venderci delle materie prime … non ti senti il centro del mondo?

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ francesco

        ” Entro del mondo”

        Finché avrò i soldi per comprarne, sì.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          se i venditori corrono a bussare alla tua porta significa che sanno che i soldi li hai, caro Andrea

          spero di non doverti illustrare la differenza economica tra chi vende manufatti ad alta tecnologia e chi vende materie prime

  5. firmato winston scrive:

    Miguel, a parte le bestialita’ che ci riporti tu dell’articolo di Fubini riguardo i processori, ribatto su una cosa sola ben sapendo che e’ donchisciottesco: liquefare e rigassificare il metano COSTA UN FOTTIO di energia e di soldi, per liquefarlo bisogna comprimerlo e raffreddarlo a meno 160 gradi celsius, per trasportarlo bisogna mantenerlo a -160, al punto che alla fine l’emissione di CO2 e’ uguale se non peggiore che se si usasse il carbone o la lignite: SE LIQUEFARE E RIGASSIFICARE COSTA, E SE SI VUOLE A TUTTI I COSTI USARE IL METANO fra le fonti fossili, LO SI DEVE PAGARE per quel che costa il processo, che e’ di varie volte il costo dell’estrazione in loco vicino al consumo (costa anche fare gasdotti da 10000 km, anche i gasdotti lunghissimi moltiplicano il costo energetico ed economico di produzione).

    Tieni conto inoltre che l’intelligenza dei nostri amici ambientalisti si e’ sempre opposta strenuamente alla ricerca e all’estrazione di metano nel territorio nazionale che altrimenti potrebbe anche essere relativamente abbondante (ma si oppongono pure agli stoccaggi, e non solo di metano ma anche di acqua nei serbatoi delle dighe).

    Inutile che ti ricordi che l’uso delle rinnovabili intermittenti OBBLIGA a pesanti stoccaggi e/o all’uso di centrali tradizionali sempre pronte per sopperire alla mancanza di luce, vento e acqua.

    • Francesco scrive:

      ops

    • Miguel Martinez scrive:

      Per FW

      “Tieni conto inoltre che l’intelligenza dei nostri amici ambientalisti si e’ sempre opposta strenuamente alla ricerca e all’estrazione di metano nel territorio nazionale”

      Non ne so molto, tranne nel caso dell’Alto Adriatico, dove c’è una tendenza “nimby” che dice… si mette in pericolo la sopravvivenza di Venezia, meglio mettere in pericolo quella dell’ambiente del Texas.

      Hai qualche fonte che presenti gli argomenti a confronto?

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ firmato Winston

      “FOTTIO”

      Vero.

      “abbondante”

      No.

      https://fb.watch/femSed2eqF/

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  6. Fuzzy scrive:

    Francesco e Winston
    https://www.reuters.com/business/energy/energy-crisis-chips-away-europes-industrial-might-2022-11-02/
    Dunque, poltrona, lampada, occhiali da vista di quelli buoni, sottofondo musicale….e poi vi invito a farvi questa bella lettura che vi delizierà.

    • Fuzzy scrive:

      Borsa dell’acqua calda. Color Azzurrino.

    • Francesco scrive:

      scusa ma l’articolo è purissima fuffa (lo so, ci lavoro nel campo della comunicazione lacrimosa per mungere soldi agli Stati, anche se nel back office)

      dove sono i chips?

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ francesco

        “mungere”

        Oh! Finalmente uno che vive di mamma Stato! Ci voleva, fra tutti questi adoratori del libero mercato e del capitalismo!

        😉 😉

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          mica ho detto che (1) sia quello che ci da da vivere o (2) ci si riesca spesso! 🙁

          è solo una “piacevole” abitudine a cui non sanno rinunciare, per colpa di voi rossi che avete sempre fatto entrare lo Stato nella gestione dell’economia! 🙂

          quello di cui mangiano è la loro capacità di vendere macchinari a clienti di tutto il mondo e ammetto che è libero mercato al mille per mille (io non ci resisterei un attimo credo) 😉

          ciao

      • Fuzzy scrive:

        https://insideover.ilgiornale.it/schede/economia/la-guerra-dei-chip-spiegata.html
        I chip stanno qui
        Quell’altro articolo usava l’espressione chip
        away (fare a pezzetti).
        Aoh, Francesco, ma vuoi fare l’oracolo di Delfi? Fatti capire eh!
        Disambigua.
        Comunque l’articolo fuffa ha in sé una base di verità molto solida laddove afferma che il gas negli Stati Uniti costa molto meno che in Europa. (Se non sbaglio quando un pozzo di petrolio da fracking si esaurisce, resta da estrarre solo il gas. Quindi, nonostante l’apparente abbondanza energetica, siamo all’epilogo dell’epopea petrolifera americana. Si giocano gli ultimi spiccioli).
        Poi la partita passerà ai chip. Credo.

        • fuzzy scrive:

          https://oilprice.com/Energy/Energy-General/Europe-May-See-Forced-De-Industrialization-As-Result-Of-Energy-Crisis.html
          Un altro articolo fuffa. E non l’ho nemmeno cercato. Me lo sono trovato davanti agli occhi(ali)

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Fuzzy

          “Aoh, Francesco, ma vuoi fare l’oracolo di Delfi? Fatti capire eh!”

          Francesco usa il metodo bulldozer: tu tiri fuori a fatica un sacco di dati; e lui ti dice, “ma dai, non vedi che è un mucchio di scemenze?” Siccome lo devi vedere da solo, non ti dà una mano a spiegare perché.

          • Fuzzy scrive:

            Non ti dà una mano e tu continui a pensarla come ti pare.
            Tipicamente questo mi è accaduto con un esperto in energia nucleare (non di Vita) e uno di genetica agraria. (Ma mi è servito per informarmi, entro i miei limiti).
            Poi si lamentano che la gente non si lascia convincere.

          • Francesco scrive:

            Allora, una prima e solidissima ragione è che se un articolo contiene un fantastiliardo di dati di breve periodo (ieri il gas costava 30 volte in Europa più che in America) si tratta volutamente e certamente di fuffa.

            Nel breve periodo andiamo al bar con Peucezio, che è meglio.

            Se poi l’articolo formula previsioni di medio periodo (qualche annetto) sulla base dei predetti dati, siamo alla spazzatura.

            Vi basta come spiegazione metodologica?

            Ciao

            • Fuzzy scrive:

              Beh, mi sembra un metodo che porta a non fare niente in qualsiasi periodo.
              Gli imprenditori veri sono quelli che si assumono un rischio. Dice Taleb, ammirandoli moltissimo. Poi c’è la finanza taroccata. E lì non si rischia niente. Sempre Taleb. Il grande Maestro.

              • Francesco scrive:

                No, se nell’articolo ci fosse scritto “negli ultimi 5 (o 10) anni il prezzo dell’energia in Europa è in media il X% più alto che negli USA” allora ci sarebbe una base su cui iniziare a ragionare.

                Senza, siamo a Salvini-Conte-Letta.

                Preferisco Milan-Spezia

              • Fuzzy scrive:

                “Il conglomerato tedesco BASF ha dichiarato il mese scorso che avrebbe registrato un calo permanente nel suo paese d’origine e si sarebbe espanso in Cina. L’annuncio è servito come un duro colpo….”(oil price fuffa 2)
                Cambia la destinazione ma il principio è lo stesso.
                Non è che aspettano di avere le previsioni sulla base di un quinquennio, ci sono altre ragioni, e comunque devono assumersi dei rischi.
                La BASF secondo un vecchio articolo di Turiel (che non sei tenuto a sapere chi sia, in Europa è praticamente tutto. Poi se trovo l’articolo, quando sarà giorno, e avrò smaltito questa maledetta insonnia, lo allego.
                Buona notte.

              • Francesco scrive:

                Fuzzy

                sai la differenza tra Economisti aziendali ed Economisti politici? io appartengo al secondo gruppo e diffidiamo delle “case histories”.

                Traducendo, i singoli casi, anche se si tratta di un colosso come BASF, hanno un’importanza molto ridotta, rispetto alla tendenza generale e alle motivazioni di fondo.

                Ti ricordo che io ce l’avevo solo con l’articolo, non con la tesi sostenuta.

                Ciao

  7. paniscus scrive:

    Fubini?

    Meglio il bisnonno (o trisavolo), meglio il prozio, e perfino meglio il fratello! 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *