Ecofascismo, ecognosticismo e quel Cane di Hitler (2)

… Alla prima parte

La questione ambientale ci viene spesso presentata come una questione ideologica. Non è “l’ambiente” a essere un problema, siamo noi che scegliamo di farcene un problema.

Molti a sinistra denunciano l’ecofascismo, termine usato peraltro in due modi completamente diversi, praticamente opposti: (1) per criticare certi romantici e tradizionalisti “cultori della natura”, e (2) per indicare un governo politico che impone scelte ambientaliste con la forza.

Nella voce ecofascismo di Wikipedia infatti troviamo una definizione che si rifa a (2), accanto ad esempi che si riferiscono a (1). Ma è esattamente l’uso ambiguo dei termini che permette di fare a meno di ogni riflessione.

L’uso retorico del termine ecofascismo in breve: il vegetariano Adolf Hitler aveva un amico cane, quindi le patate OGM fanno bene e chi si oppone ai pesticidi vuole sterminare gli ebrei.

In versione più lunga, è l’idea che l’ambientalismo sia un complotto di Ricchi Bianchi seguaci di un certo Malthus, che cercano di ridurre di numero i Popoli Scuri, o i Proletari, inventando la scusa di una crisi ambientale.

Ovviamente, le prove si trovano sempre – Il cane Blondi aveva davvero un amico con il baffetto, e sono sicuro che fosse un’amicizia sincera da entrambe le parti.

Se si scava negli scritti di tutti gli ultimi cent’anni, si troverà, accanto a cento fascisti futuristi, pure uno che scriveva cose carine sugli alberi.

O magari a cercare con la lente di ingrandimento, si scoverà gente nel North Dakota che vive senza corrente elettrica, legge le rune e coltiva patate bio.

Però, essenzialmente, l’ecofascismo sta nell’occhio dell’osservatore.

Accanto alla narrazione dell’ecofascismo, ce n’è un’altra, abbastanza diffusa in certi ambienti cristiani , che potremmo chiamare, dell’ecognosticismo (specifico che il nome l’ho inventato io).

Cioè l’idea che chi pens all’ambiente, o alla natura, sia sotto sotto uno “gnostico“.

“Gnosticismo” si riferisce a una varietà di correnti religiose che nei primi secoli del cristianesimo, hanno aiutato la religione nascente a definirsi per contrasto.

Per un secolo e passa dall’espulsione dell’ultimo ghibellino, dal Palagio di Parte Guelfa a Firenze si vigilava per stroncare ogni sospetto seguace della fazione-fantasma.

Decenni dopo la fine del fascismo, ci sono ancora gli antifascisti; e milleottocento anni dopo la fine degli gnostici, ci sono ancora gli antignostici.

Sicuramente ci saranno delle somiglianze con fenomeni di oggi, perché tutto ciò che è umano si rispecchia in maniera inattesa; ma a volte queste somiglianze vengono usate un po’ come il cane Blondi.

Infatti, colpisce come la narrazione dell’ecognosticismo coincida in buona parte con quella dell’ecofascismo.

La somiglianza non è casuale: in varie conferenze internazionali, l’Unione Sovietica forgiò una curiosa alleanza con il Vaticano, interessato a combattere ogni forma di controllo demografico, usando spesso come argomento qualche variante del discorso ecofascista.

Ora, voglio essere chiaro: per me, l’aumento della popolazione non è la parte principale della questione ambientale. Ma molti critici dell’ambientalismo parlano come se per gli ambientalisti lo fosse, e quindi tocca dedicarci qualche riga.

Sovietici e vescovi avevano un comune nemico, il reverendo inglese Thomas Robert Malthus.

Malthus era appassionato di matematica, e a forza di fare conti, era arrivato a sostenere, come riassume Wikipedia, che

“l’incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili, con conseguente penuria di generi di sussistenza per giungere all’arresto dello sviluppo economico, poiché la popolazione tenderebbe a crescere in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescerebbero invece in progressione aritmetica”.

In sostanza, Malthus diceva che se su una barca dove ci sono cento posti, ci puoi ficcare dieci, cinquanta, magari anche centodieci persone, ma se provi a mettercene mille, la barca affonda.

Capisco che è un pensiero sgradevole: l’altro giorno ho visto per strada una giovane mamma americana, con quattro bambini piccoli, e mi è venuto da sorriderle, e sospetto che tanti altri lo abbiano fatto.

E sospetto che Malthus abbia tirato fuori la sua tesi perché ci stava bene con altre sue idee in materia di economia, spesso arbitrarie.

Però è difficile dimostrare che Malthus avesse torto a porre il problema specifico per cui è diventato famoso.

Certo, si può dire che Malthus ha sbagliato, perché non ha previsto i fertilizzanti chimici, che hanno permesso di espandere di molte volte la popolazione. Però questo semplicemente sposta il discorso: se la barca oggi può contenere cinquecento posti invece di cento, resta il problema di come imbarcarci, non mille, ma cinquemila di passeggeri.

Certo, si può buttarla in caciara.

Cioè dire che è Malthus che vuole affondare la barca solo perché ci stanno mille persone invece di cento, e che lui odia i poveri esseri umani e vuole che crepino. O che è razzista, e se si trattasse di mille bianchi borghesi, Malthus li accoglierebbe tutti sulla sua barchetta.

In certi ambienti che potremmo definire di “Destra”, è nato un curioso discorso che mette insieme fede nel progresso, la retorica di sinistra dell’ecofascismo e quella cattolica dell’ecognosticismo.

Per vederne lo svolgimento, partiamo da un singolo, breve testo che riassume molto bene la questione.

Si tratta di un’intervista di Andrea Mariotto dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan a un certo Giulio Meotti, giornalista di Arutz Sheva, Jerusalem Post, Fox News, Jüdische Allgemeine, Yedioth Ahronoth e FrontPage Magazine.

Giulio Meotti, pur essendo cattolico, conduce quasi esclusivamente una polemica contro quelli che lui definisce “ebrei odiatori di sé” perché critici per vari motivi dello Stato d’Israele.

Adesso ha scritto un libro dal titolo Il dio verde. Ecolatria e ossessioni apocalittiche, recensito su numerosi siti cattolici. Le recensioni riportano sempre lo stesso titolo, “Tutto il discorso ecologista si basa su Malthus“.

Insomma, la ecologia non sarebbe una scienza, ma un discorso di appassionati lettori di Malthus.

Non ho letto il libro di Meotti, mi limito quindi solo a riflettere su quanto Meotti dice nell’intervista.

Alla prossima parte…

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146 risposte a Ecofascismo, ecognosticismo e quel Cane di Hitler (2)

  1. daouda scrive:

    La questione ambientale non è una questione di per sè, tralasciando le corolrazioni ideologiche che si rifanno alle parzializzazioni personali, il discorso è che è un sotto problema e farne il principe dei mali oltre che da ritardati è anche da furbi, quale tu forse non sei, ma dei quali furbi ti fai sottoposto.

    Se poi anche tu vuoi continuare a dire stronzate sullo gnosticismo , non solo non caverai un ragno dal buco ma alimenterai soltanto il problema.
    Tralasciando che la specifica di quel che stai esponendo è il “femminile” e la “natura” in quanto divina, il che non ha nulla a che fare con la gnosi in sè, anzi quel che coloro come gnostico è antignostico essendo gnostico il panenteismo impersonalista.
    Inoltre smettiamola: non esiste realtà che non sia gnostica, la scienza moderna è nel suo campo particellare gnosticissima, come le scienze psico-emotive, e le scienze psico intuitive, raccordo delle quali dovrebbero essere i rituali che per semplicità e volgarità chiamiamo magici.
    Cosa c’è di più naturale di questo, che però miri a trascendersi? Tu parli di uno scontro fittizio fra attori maldescritti e non coinvolti reinsaldando la narrativa della deviazione.
    Sei un servo del male.

    Ora tralasciando che Malthus è un cojone ed i sovietici fra gulag ed aborti non mi sembra siano stati cultori della vita, è proprio qui il problema: SIAMO TUTTI D’ACCORDO CHE IL PROBLEMA SI SPOSTA, ma non siamo d’accordo sul fatto che il problema ci sia.
    Inoltre assumere che la problematica marginale dell’ambiete sia ipso facto demografica è illogico giacché ciò che ha permesso lo sviluppo popolativo è proprio ciò che primariamente già aveva danneggiato e soggiaceva ad una logica di consumo/assoggettamento che di per sè può essere del tutto scissa dal numero delle persone, oltre quindi ad essergli antecedente per permetterla.
    Ed è inutile che dici che non lo fai, perché è esattamente quello che hai scritto èur se poi te ne smarchi…

    • daouda scrive:

      vorrei poi far presente all’illustre Luigi C. e Francesco Mario A. che non solo la dottrina sociale cattolica è una chimera, ma che tali encicliche segnano il passo della totale ambiguità ( scrivo schifosa ambiguità per esser più drastico ) del papato rispetto varie questioni che se uno andasse a leggersele bene oltre questo troverebbe tali corbellerie miste ad analeti indecifrabili che fanno piangere se non ridere.
      Giusto per ricordare come il complicismo ma soprattutto l’immanentismo sia proprio del mondo “occidentale” tant’è che i tradizionalisti tridentinisti nostrani di ogni risma sono i paladini del soverchiamento del politico sullo spirituale ( che chi ha dimestichezza con le retoriche esotericheggianti comprenderà da sè ).
      Che i jewsuiti abbiano scelto la sponda progressista piuttosto che conservatrice, infondo, non fa alcun difetto, essendo un gioco ugualmente speculare e dialettico nell’avanzamento dell’occultazione della Rivelazione la cui loro scelta per tale avanzamento era inevitabile.

  2. Ros scrive:

    Miguel: “…Accanto alla narrazione dell’ecofascismo, ce n’è un’altra, abbastanza diffusa in certi ambienti cristiani , che potremmo chiamare, dell’ecognosticismo (specifico che il nome l’ho inventato io).
    Cioè l’idea che chi pensa all’ambiente, o alla natura, sia sotto sotto uno “gnostico“.
    Decenni dopo la fine del fascismo, ci sono ancora gli antifascisti; e milleottocento anni dopo la fine degli gnostici, ci sono ancora gli antignostici.
    Sicuramente ci saranno delle somiglianze con fenomeni di oggi, perché tutto ciò che è umano si rispecchia in maniera inattesa…”

    La Gnosi (lato sensu) sembra non potersi ne volersi ridurre
    a quelle specifiche correnti ed eresie religiose dei primi secoli dopo Cristo,
    quasi che – come il Fascismo come inteso da Umberto Eco o dalla Murgia – ci sia una “Gnosi eterna” come forma mentis e psicologia comune.

    La Weltanschauung gnostica (lato sensu) sembra viva e vegeta nell’ “inconscio collettivo”,
    intorno a noi, e spesso dentro di noi. (a me è, a volte pure, simpatica😀)

    Lo è nella letteratura (Philip K. Dick per dirne solo uno e ovvio),
    nel cinema e nelle serie televisive must, che hanno fatto storia pescando nei sotterranei dell’immaginario;

    penso a “True Detective” o “Twin Peaks”);
    https://axismundi.blog/2021/04/17/negli-oscuri-meandri-di-carcosa/

    è spesso un sotto(e meta)testo quasi costante (magari senza neanche sospettarlo, senza intenzione alcuna).

    Vedi: Paolo Riberi: “Il “Rinascimento Gnostico” nel cinema moderno”
    https://axismundi.blog/2017/11/15/paolo-riberi-il-rinascimento-gnostico-nel-cinema-moderno/

    https://axismundi.blog/2021/06/10/abraxas-o-sulla-fuga-dalla-prigione-cosmica/
    che ha anche scritto:
    “Il serpente e la croce”:
    “Nel 1945 la scoperta dei vangeli apocrifi di Nag Hammadi suscitò un impatto enorme sul panorama culturale dell’Occidente contemporaneo. Il torrente carsico dello gnosticismo, per la verità, non si era mai arrestato, e aveva fatto risuonare la propria eco nel corso dei secoli, passando dal Corpus Hermeticum agli inni catari, e dalle poesie di Blake alla psicanalisi di Jung.”

    “Pillola rossa o loggia nera. Messaggi gnostici nel cinema tra Matrix, Westworld e Twin Peaks”,

    “Abraxas, la magia del tamburo. Il culto dimenticato del dio cosmico, dallo sciamanesimo alla Gnosi”

    https://www.ibs.it/libri/autori/paolo-riberi

    al link sotto un estratto da “Il serpente e la croce”
    https://www.indiscreto.org/la-storia-dello-gnosticismo/

    Ne hanno scritto, tra i tanti più facilmente reperibili:

    Eric Voegelin “Il mito del mondo nuovo. Saggi sui movimenti rivoluzionari del nostro tempo”:
    “In questo saggio, pubblicato per la prima volta nel 1970, Voegelin affronta il tema della gnosi e dello gnosticismo in rapporto con il cristianesimo e con la società. Egli intravede una chiara connessione tra la fede nel progresso, finalizzato al la creazione della società perfetta, e la concezione dello gnosticismo religioso dell’antichità: ambedue sarebbero un rifiuto della realtà e un tentativo di sfuggire ai vincoli dell’esistenza imperfetta”

    Gianfranco Bertagni “Il ritorno dello Gnosticismo”
    http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiaantica/ritornognosticismo.pdf

    Gianluca Didino “La tana del bianconiglio, teorie del complotto e gnosticismo”
    https://www.indiscreto.org/la-tana-del-bianconiglio-teorie-del-complotto-e-gnosticismo/

    Hans Jonas “Le radici del Nichilismo esistenzialista”
    https://lartedeipazzi.blog/2019/03/06/jonas-le-radici-del-nichilismo-esistenzialista/

    e Luigi Copertino che ne ha scritto molto (Lutero, i Catari e la modernità, La Gnosi e le dottrine economiche del XX° secolo, Il Genesi, o della rivelazione antignostica, Ancora su Rivelazione e Gnosi; e tanto altro che ho letto con curiosità e interesse)
    e che ha recentissimamente commentato alla I° parte dell’articolo.

    Nella visione (psicologia anche, vedi tutta l’opera junghiana) e conoscenza gnostica
    si cerca tutt’oggi una risposta al materialismo e alla crisi dei monoteismi
    (gli ambienti cristiani di cui parli ne sentono, per così dire, il fiato sul collo, la – antica – concorrenza se vogliamo) e alle ansie della “realtà” fatta troppo complicata.

    Una possibile mappa che indichi delle vie di fuga trascendenti o filosofiche

    a una situazione esistenziale sentita come intollerabile
    a cui ne il materialismo positivista ne i vecchi monoteismi sembrano dare risposte soddisfacenti.

    Giusto o sbagliato, sensato o insensato, che possa essere, questa domanda “gnostica” esiste come spirito del tempo.

    Miguel: “…Cioè l’idea che chi pensa all’ambiente, o alla natura, sia sotto sotto uno “gnostico“…”
    Avevo pur io scritto nei commenti della I° parte: “…Bisognerebbe prendere, meno ipocritamente, atto che a favore della Natura vi possa essere un (rispettabilissimo) nichilismo gnostico esistenzialista apocalittico sul tipo: filosofia di David Benatar, o il movimento dei VHEMT e consimilari..”

    Ma non è che consideri ciò regola generale valida per ogni sfaccettatura e impegno ambientalista!

    Io, per conto mio, non ho prese di posizione ne tantomeno idee in proposito,
    mi limito
    (per tanti motivi, dove quello ambientale – se cè – è forse l’ultimo)
    a consumare pochissimo, a vivere sobriamente (nella a me confacente e naturale lezione di Epicuro e dei Cinici) appartato, di poco e di quasi nulla;
    quasi da “Memorie dal sottosuolo”, memorie però tranquille,
    più oblomoviane che dostoevskijane
    (mi capita di ripensare spesso a quel tuo amico cattolico di cui ai scritto tempo fa,
    che passava il pranzo di Natale con una mela… ecco, a volte siam li!)

    E nulla di ciò che non ho pare mai mancarmi, Dio mi benedica😀!

    La mia sola e possibile parte per l’ambiente – a mia insaputa e interesse – la faccio così.

    Per gli altri… …a ognuno il suo? Non so!

    Quién sabe!?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “La Weltanschauung gnostica”

      Commenti con molti link vanno benissimo per me, ma vengono bloccati automaticamente dalla funzione antispam. Nessun problema, basta pazientare il poco tempo che ci vuole perché io passi e approvi.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “quasi che – come il Fascismo come inteso da Umberto Eco o dalla Murgia – ci sia una “Gnosi eterna” come forma mentis e psicologia comune.”

      Una delle persone a cui io sono più vicino, come visione del mondo, è Stefania Consigliere, che nei suoi scritti dedica molta energia a opporsi alla “vita fascista”. Più o meno concordo con ciò che lei intende, ma ovviamente la sua definizione di fascismo è lontanissima dalla mia.

      Anche la gnosi è così: l’importante è definire ciò che si vuol prendere di mira, dire, “lo chiamerò fascismo/gnosticismo/ghibellinismo per via di alcune somiglianze con i suddetti fenomeni storici”.

      Ma come sempre voglio sottolineare la distanza tra la “questione ambientale”, nella sua oggettività, e tutte le visioni personali che ne possiamo avere noi.

      • Ros scrive:

        Miguel: “…Ma come sempre voglio sottolineare la distanza tra la “questione ambientale”, nella sua oggettività, e tutte le visioni personali che ne possiamo avere noi.”

        Abbiamo come specie il vizio e l’artistica virtù della soggettività (e solitamente con questa ci creiamo la nostra realtà di fatto); auguri, è una bella sfida la tua😀

        Stefania Consigliere? Ho sul comodino ” Favole del reincanto” (2021, DeriveApprodi) che non vedo l’ora (non so bene perché, forse quel Favole nel titolo?) di approcciare

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Ros

          “Stefania Consigliere? Ho sul comodino ” Favole del reincanto”

          Proprio ieri stavo su una panchina alle Scuderie, con il sole in faccia, a leggere Favole del reincanto.

          Devi pensare che Stefania è forte, e sorridente, e più parla, più si entusiasma da una parte, e più diventa chiara, che è una dote di pochi.

          Stefania mi è così profondamente vicina, che riesco anche a coglierne anche le debolezze.

          Ma Favole del reincanto è un libro che potrebbe fondare un mondo, come il granello di sabbia della Storia infinita.

          Proprio stamattina ci siamo scambiati un po’ di messaggi, con la Stefania, in cui abbiamo parlato di streghe, di ninfe e di dei, ma anche di un piccione.

          • Ros scrive:

            Miguel “Stefania mi è così profondamente vicina, che riesco anche a coglierne anche le debolezze.

            Ma Favole del reincanto è un libro che potrebbe fondare un mondo, come il granello di sabbia della Storia infinita.

            Proprio stamattina ci siamo scambiati un po’ di messaggi, con la Stefania, in cui abbiamo parlato di streghe, di ninfe e di dei, ma anche di un piccione.”

            Ho preso il libro per la – credo – vicinanza di “spirito” a Mark Fisher di “The weird and the eerie”, “Realismo Capitalista”…

            Letto ciò che hai scritto sopra lo incomincio già stasera😀 (metterò momentaneamente in pausa “L’ arte francese della guerra” di Alexis Jenni)

    • daouda scrive:

      pure tu Ros continui a credere alla luce proprio di quel che citi che lo gnosticismo sia qualcosa di anormale? MA è la cosa più banale del mondo Santo DDIO!

      • Ros scrive:

        daouda “… pure tu Ros continui a credere alla luce proprio di quel che citi che lo gnosticismo sia qualcosa di anormale?…”

        Quando mai ho detto che è anormale, anzi!
        Ho detto che rientra in una delle mitopoiesi collettive più profonde e longeve,
        e come tale, quindi soggetto a frequenti sdoganamenti, “corsi e ricorsi” della psicologia e del pensiero.

        • daouda scrive:

          eh Ros te giochi sporco!

          Se lo gnosticismo per te fosse la cosa intrinseca e normale della realtà, non lo relegeresti al solo ambito ritual-simbolico come magico come meditativo o ascetico, ma lo dichiareresti permeante ogni cosa come approccio necessario all’umano. Ma anche lasciandolo solo in tali ambiti sarebbe esattamente all’interno della cornice della scienziabilità e dell’artieristica dell’umana natura mentre te cedi il fianco come tutti i cosi che si sono fatti fregare dal romanticismo esoteristico ( che poi è stato solo un altro aspetto della formazione ingegneristica della realtà ) scindendo il mondo moderno dal mondo antico.
          Te come Martinez, che si vuole rifare la verginità dimenticandosi la bocca impiastricciata di merda, farneticate sull’idillio e cose del genere quando non sapete rispondere ( come probabilmente nessuno sà fare ) sul legittimo e l’abuso, sul naturale e l’artificiale, a maggior ragione se poi tutto quello che si ha derivi da un abuso e da un’artificiosità, consolandovi con fittizie rubricazioni e declarazioni di pre e post, quello si quello no, giusto anche voi per dar senso ai vostri costrutti individual-collettivi ma ad ogni modo personali, per giustificare la narrazioni che da complici vi aggrada.
          In tal senso lo stesso Agnoli e Copertino si meritano esattamente gli strali della fantomatica desacralizzazione che si imputa al monolatrismo, non perché sia vera essedo una cazzata, ma proprio perché si asserragliano contro un fantasma ( vedi la bravura di MM? Solo lui scorge i fantasmi no? Ma anche lui è un fantasma egli stesso con le sue affezzioni irreali e depistatorie, e fa er gaggio perché però lo ha detto lui per primo! ) nella incomprensione e nell’eresia tridentinista-papista-sacerdotalista-sentimentalista-razionalista tipica del lento declino dell’occidente romano cattolico.
          -( cor cazzo che sono foziano mortacci vostra ve piacerebbe incasellamme eh? )-
          Risultato?
          Nun se capisce un cazzo tant’è che sti stronzi credono davvero che cià n senzo sta minchiata de Gaia, che il transumanesimo sia il vaglio della loro hybris e stronzate del genere.
          MAnco si rendono conto di quello che loro vogliano che si creda rispetto a quel che potrebbe essere, ma in ogni caso non avrebbe importanza, visto che dimenticano esattamente la sacra Bibbia.
          Per loro satana è uno che sfreggia DIO perché rosica e nonostante tutto si impegna allo spasmo in ciò pur sconfitto. Veramente disegnano Beliar come un provetto cojone.

          • Ros scrive:

            daouda: “…mentre te cedi il fianco come tutti i cosi che si sono fatti fregare dal romanticismo esoteristico ( che poi è stato solo un altro aspetto della formazione ingegneristica della realtà)…”

            Concordo che ho un debole per il “Romance” e adoro naufragare in tali mari.

            Goloso di rêverie velleitarie…
            ma credo e confido di rimanere impermeabile.

            Non mica per forza di virtù o disciplina,
            ma per connaturata costituzione di certa vacuità mentale equivocabile perfino con la Grazia😄

            • daouda scrive:

              Ros gnosticismo e materialismo sono la stessa cosa diamine.

              Questa finta diatriba è il prosperare di lorsignori…

  3. tomar scrive:

    “Quelli che sono a favore della preservazione della terra, non sono interessati alla preservazione delle identità, delle culture, delle tradizioni, tutte cose che dovrebbero stare a cuore ad un cattolico.”
    E naturalmente papa Francesco è un neopagano intrippatosi con pachamama.
    Direi che basta l’intervista: il meottipensiero è davvero un pensierucolo e sia lodato Jeova per averci dato odiatori di sé come Noam Chomsky.

    • daouda scrive:

      SI ma il discorso di MM non c’entra il solito beneamato cazzo. Siamo circondati da falsi ebbrei co sta stronzata del gombloddoh giudaico, tant’è che un hasidim è cosinderato l’esempio dell’ortodossia quando i realtà è un pagano, tant’è che conservatori e riformati sono considerati ebrei per la stronzata della matrilineaireità che abilmente sfruttano, quando sono atei, ergo non ebrei ( robba insomma da trucidare assieme sotto il Sinai pé capisse ).

      Cosa cazzo c’entra co sto personaggio che è il solito liberista conservator-futurista? Ben venga, la liberilibri pubblica sempre libri di grande interesse ma il solito Martinez rompe il cazzo con la sua coscienza che fa finta di essere sviluppate ed amabile ( quando sotto sotto è una merda sterminatrice infame ) chiaramente basandosi sui compari che ha, che lui è troppo stupido per elaborare alcunché.

      Alla fine tira fori sempre malthus, ma non sà stabilire cosa sia legittimo e cosa usurpazione, qual è il nesso, rapporto, possibilità dell’artificiale o del naturale e cos asiano in sè stessi.
      Parlà pé parlà, e di conseguenza è evidente che ha un interessa da comprire e na manfrina da alimentare.
      Si trova bene con Copertitno ed Agnoli perché anch’essi sono complici del decadimento del mondo ( oltre che della CHiesa ) visto che ancora tanno a perde tempo co ste puttanate della dottrina sociale che sono l’emblema dell’infiltrazione sovversiva mondana oltre che demonica nella Chiesa.
      Non mi stupirei se seguano con riguardo anche l’agente segreto Viganò…è chiaro che ce se trova bbene appresso…MM se ripulisce delle merdate marxiane e fa squadra coll’antimoderni, che poi manco sanno defì a modernità, è chiaro che cincischiano….

  4. daouda scrive:

    Sto fantomatico gaia ecofascismo blabla non esiste. E’ una pubblicista che serve per condensare esattamente le vostre reazioni. Sò loro che ve fanno crede assattamente quello che neanche fanno. MMo ve l’ho detto.

  5. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Tralascio a Daouda le considerazioni sullo gnosticismo e sulla dottrina sociale cattolica, ché ne sa più di me.

    Mi limito all’intervista di Mariotto linkata nel post.

    E’ proprio il caso di esclamare: venenum in cauda! Mariotto sembra temere prima di tutto quello che descrive compiutamente nell’ultimissima frase: “uno sradicamento di una certa visione dell’Europa, dell’occidente, della cultura, della cristianità e delle tradizioni”: un elenco, viene da dire, quasi in ordine crescente di importanza.

    A decenni dalla caduta del Muro, quasi tutti tendono a dimenticare i disastri prodotti in ecologia dal “socialismo reale”, dal prosciugamento del lago d’Aral (nipote dei piani staliniani di miglioramento della Natura) fino alle carestie semiartificiali del Grande Balzo in Avanti e dell’Ucraina del ’37 e del ’47, per concludere col tragicomico sterminio dei passeri durante la Rivoluzione Culturale. Chi vede il confine nordcoreano della zona demilitarizzata sul 38° parallelo osserva una deforestazione simile a quella del lato haitiano del confine di Santo Domingo, per cui capitalismo e anticapitalismo assassinano la natura allo stesso modo.

    Dimenticandosene, è facile identificare l’Antropocene nel Capitalocene, come dicono i seguaci del compianto Evangelisti

    https://www.carmillaonline.com/?s=capitalocene

    La distruzione degli ecosistemi viene vista come una conseguenza del modo di produzione capitalistico (il che presuppone che si salvi la Natura per l’appunto abbattendo il capitalismo e riduce Greta ad agitprop ad majorem Marxi gloriam)

    Ora, almeno fino al Sessantotto “capitalismo” era “capitalismo del paterfamilias”. Non solo i regimi inneggianti a Dio, Patria e Famiglia erano stati guardiani del capitale, nemici del movimento operaio, servi dei padroni; ma i governi capitalistici – Inghilterra vittoriana e Francia napoleonica in testa – erano sempre stati gelosi custodi della morale tradizionale. Ciò non stupisce, perché l’intangibilità del diritto di proprietà attingeva in chi la proclamava allo stesso ordine naturale “voluto da Dio” che ancora oggi i credenti evocano a condannare divorzio, omosessualità e aborto. Citofonare Olympe de Gouges e Oscar Wilde.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Olympe_de_Gouges

    Divorzio e aborto, appunto: logico che chi ne sostenesse la legittimità si ponesse per ciò stesso a sinistra, in contrapposizione alla società “tradizionale”. L’intero cinema degli anni Settanta, Italiano e non solo, attesta questo fatto.

    Negli anni intorno al Sessantotto, quindi, la critica al capitalismo, la difesa dell’ambiente e la lotta per la liberalizzazione dei costumi e per i diritti delle donne e delle persone LGBT+ecc. convergevano nello stesso pentolone “di sinistra”.

    Caduto il Muro, adesso che TINA, il capitalismo trionfante si fa accettare precisamente sposando quella liberalizzazione e quella emancipazione cui tanto teneva la sinistra e che nulla gli costano, mentre dove veramente ne andrebbe del portafoglio, cioè nella difesa dell’ambiente, si dà al greenwashing.

    Ma è normale che chi difende la Tradizione – dunque il Cattolicesimo quando se ne fa alfiere (dunque non con l’attuale Papa), dunque l’Europa quando si riconduce alle ‘radici cristiane’, dunque l’occidente in quanto erede dell’Europa – attacchi violentemente Greta e seguaci.

    La Chiesa ha da sempre il copyright di inglobare facendo sue le tradizioni altrui, dai riti pagani dell’inverno diventati albero di Natale alla divinità precristiane diventate santi del calendario fino alla lotta dei lavoratori diventata ‘dottrina sociale’ e al panteismo diventato ‘amore francescano per fratello Sole e sorella Luna’.

    Logico che mal sopporti la concorrenza. Non è contro l’ecologia di per se stessa (altrimenti San Francesco diventerebbe sospetto come Teilhard de Chardin), ma contro la centralità dell’ecologia. Come dice Mariotto “quelli che sono a favore della preservazione della terra, non sono interessati alla preservazione delle identità, delle culture, delle tradizioni, tutte cose che dovrebbero stare a cuore ad un cattolico” .

    “Dovrebbero”, appunto. In pratica, è il programma di Salazar o il “Travail, Famille, Patrie” di Vichy.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • daouda scrive:

      pur avendo scritto un sacco di stronzate, hai ragione!

      ahahahahahaha

      ma il discorso è sempre lo stesso. Tutti sti scambi sono solo il disquisire sui nostri categoriali che milliantiamo come intangibili. In realtà della realtà stessa non frega un cazzo a nessuno…

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Daouda

        “In realtà della realtà stessa non frega un cazzo a nessuno…”

        Vero.

        Stat rosa pristina nomine,
        nomina nuda tenemus.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          cioè mi citi una delle peggiori e più astruse stronzate di Umberto Eco come perla di saggezza?

          noi dovremmo conoscerci di persona, davanti a qualche pinta di rosso popolano e di farinata, e discutere finchè l’alcool prevalga!

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “cioè mi citi una delle peggiori e più astruse stronzate di Umberto Eco”

            Cosa non condividi di quella frase?

            • Francesco scrive:

              da quel poco che ricordo, l’idea che delle rose abbiamo solo i nomi

              io rimango un convinto realista invece, anche se detesto pungermi

              • PinoMamet scrive:

                Mmmm

                credo che la frase facesse riferimento alla rosa originaria , selvatica, ormai scomparsa;

                la frase non è di Eco comunque, ma di qualche “medievale” cristiano.

                Francamente, Francesco, il tuo disdegno per la cultura cristiana non cessa di stupirmi.
                E non parlo ironicamente!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                E’ una variazione di una frase di Bernardo di Cluny, presa da un testo il cui incipit è anche citato altrove nel romanzo (“est ubi gloria nunc Babylonia…”) e in origine era “stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus”.

                http://baroccominimo.blogspot.com/2005/10/est-ubi-gloria-nunc-babylonia.html

                Il motivo per cui Eco l’ha modificata è per renderla un vero e proprio manifesto di nominalismo (che è una corrente del pensiero medievale, tra l’altro ben rappresentata da Guglielmo di Baskerville) in opposizione alla frase di Shakesperare per cui una rosa avrebbe lo stesso profumo anche con un altro nome.

                In effetti se le rose scomparissero e scomparisse persino il concetto di rosa (“rosa” è un universale e l’universale, nel nominalismo di Abelardo, è un puro concetto), avremmo in un certo senso perso anche il profumo delle rose: ci mancherebbe la nozione per cui le rose profumavano.

              • Francesco scrive:

                vedi Pino che nella mia (bestiale e colpevole) ignoranza avevo ragione?

                il nominalismo è una bestialità, le rose profumano anche dove non si chiamano rose e anche prima che l’odore arrivi al nostro naso

                😀

                PS ciao

                PPS ho un vago ricordo di aver studiato Platone e Aristotele ma troppo tempo fa!

              • PinoMamet scrive:

                ” le rose profumano anche dove non si chiamano rose e anche prima che l’odore arrivi al nostro naso”

                Non è che l’argomento non mi faccia dormire la notte, ma io sono sicurissimo che le rose profumino comunque.
                (Peucezio non credo… bisognerebbe chiederglielo).

                Invece se le rose si estinguessero, sarebbe estinto anche il loro profumo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Le rose profumano”

                Una rosa marcia profuma? E una rosa non marcia che non profumasse cesserebbe di essere una rosa?

              • Moi scrive:

                Vedessimo il mondo di rose fiorito,
                ma senza spine che pungano il dito

                😉

                [cit.]

              • Moi scrive:

                Rose rosa per te
                Raso rosa per me
                Quel rossore cos’è

                🙂

                https://invidio.xamh.de/watch?v=wzQ6kLXRJtA

  6. Ros scrive:

    Malthus mi pare un po’ ciò che in altre ecosfere
    (anarchici, nichilisti, liberali, solipsisti, vattelappeschisti…) è quel coso di Max Stirner:
    (un nome, basta il nome; come Falqui, basta la parola! Stessa sorte tocca a Orwell e Huxley)

    un simbolo-contenitore ambivalente all’uso di avverse parrocchie;
    un Significante vago ed elastico come la pelle delle palle;
    che tutti ti tirano per la giacchetta da una parte o dall’altra;
    la loro preferita.

    ma quanti di questi l’hanno davvero (anche solo in parte) letto?
    Io no!😎 Non tutto.

    Ma ritengo ragionevole contestualizzarlo alle circostanze che da pastore Anglicano non privo di compassione vedeva e toccava nel suo ambito territoriale.

    L’abnorme aumento della popolazione irlandese grazie all’introduzione delle patate seguita dalla carestia delle stesse e conseguenti milioni di morti per inedia;
    ne abbiamo qui già commentato, delle cause e delle presunte colpe.

    Scriveva – sospetto – concretamente del suo tempo e territorio, delle possibili cause della miseria impellente e delle possibili soluzioni fattibili al momento.

    Far meno figli, impossibili da mantenere dignitosamente, mica fare i genocidi!
    Avversare in qualche modo la miseria e lo sfruttamento cui sarebbero inevitabilmente stati destinati.

    E ne scriveva quando il Capitalismo della Rivoluzione industriale chiedeva sempre più ricambio di braccia proletarie – presto logore e da rottamare – per la fabbrica scacciandole dalle campagne.

    Mi sovviene il Gianni Celati de “I lettori di libri sono sempre più falsi”😀:

    “…Uno studente di letteratura venuto a Milano per seguire i corsi di letteratura all’università, ha cercato a lungo di comprendere cosa vogliano dire i libri, e cosa vogliano dire i professori che parlano di libri e di letteratura.

    Appena sbarcato all’università aveva subito cominciato a sentirsi a disagio,
    perché tutti i discorsi che ascoltava durante le lezioni erano per lui incomprensibili. Inoltre si vergognava di provenire da un istituto tecnico-professionale,
    i cui studenti sono considerati inferiori a quelli che provengono dal liceo;
    e così spesso il nostro studente arrossiva.

    A volte, non capendo neanche un decimo delle frasi d’un suo insegnante,
    arrossiva fino alle orecchie e doveva fuggire dall’aula.
    Cercava dovunque un libro che potesse spiegargli di cosa parlano i libri e i professori.

    Un giorno ha conosciuto quattro studenti napoletani
    e si è accorto che questi, grazie alla loro lunga esperienza di studenti falliti e fuori corso, erano giunti a farsi qualche idea su cosa succede nelle aule universitarie.
    Il nostro studente non era ancora riuscito a trovare un libro che gli spiegasse di cosa parlano i libri e i professori, e dunque s’è rivolto ai quattro napoletani, i quali ben volentieri hanno accettato di spiegargli le idee che loro s’erano fatte in materia.

    Gli hanno detto che nelle aule universitarie ogni insegnante non fa che vantarsi d’aver capito benissimo i libri che ha letto, e che gli studenti debbono solo imparare a far la stessa cosa.

    Il nostro studente ha cominciato allora ad osservare attentamente tutti i professori, e alla fine la spiegazione gli è parsa convincente.
    S’è dato quindi a cercar di imparare i discorsi e gli atteggiamenti dei suoi insegnanti, in modo da potersi anche lui vantare d’aver capito benissimo i libri in programma, e così sostenere qualche esame.

    Sulle prime la cosa gli è parsa un po’ difficile, per via di tutti i libri in programma che avrebbe dovuto leggere; ma poi i quattro studenti napoletani sono venuti in suo soccorso spiegandogli come si fa.
    Gli hanno spiegato che da un libro bastava ricavare poche frasi di rilievo, in modo da poter opporre un’idea ad un’altra idea, e così mostrare di aver capito tutto.
    Anzi, secondo loro le frasi di rilievo non bisognava neanche ricavarle dal libro, bensì dall’introduzione che spiega di cosa parla quel libro, e questo era il metodo migliore.

    Mettendo in pratica questi consigli, lo studente di letteratura è effettivamente riuscito a superare alcuni esami con buoni voti.
    A questo punto però gli è sorto un dubbio, sul quale ha rimuginato alcuni mesi, con la testa confusa.
    Il dubbio era questo: mentre per lui era ormai molto chiaro che i professori non parlano per vantare quello che c’è scritto nei libri, bensì soltanto per vantare se stessi di averlo capito, per lo stesso motivo non gli era affatto chiaro cosa ci fosse scritto nei libri, e dunque di cosa parlasse egli stesso quando ad un esame si vantava di averli capiti.

    Bloccato da questo dubbio vagava per le strade pensandoci su, e senza più pensare agli esami che avrebbe dovuto sostenere.
    Finché un giorno ha trovato il coraggio di esporre ai quattro napoletani il suo problema, con queste parole: “Insomma, se i professori non fanno che parlare di quello che loro hanno capito, di cosa parlano i libri?”.

    I quattro gli hanno allegramente risposto di non saperne nulla, e la stessa cosa gli hanno risposto tutti gli altri studenti a cui ha sottoposto il problema, nonché due assistenti universitari piuttosto allibiti davanti ad una simile domanda.
    La domanda però gli sembrava plausibile, e allora il nostro studente ha ricominciato a vergognarsi e arrossire, non solo perché non capiva, ma perché gli altri deridevano i suoi sforzi per capire.

    La sua situazione di studente diventava sempre più insostenibile.
    Con tali dubbi in testa e vedendo che per gli altri tutto ciò non aveva senso, s’è quindi risolto ad abbandonare l’università ed a troncare ogni rapporto con le compagnie di studenti assieme a cui viveva, per i quali i libri erano soltanto qualcosa che bisognava fingere di aver capito, fingendo di aver capito cosa avevano capito i professori, onde sostenere gli esami.

    Ha deciso di cercare un posto dove potersi dare alla lettura di moltissimi libri per conto suo (senza dover ascoltare le vanterie dei professori), in modo da riuscire finalmente ad appurare di cosa parlassero e cosa volessero dire…”

    Ciò detto, pover’uomo il nostro Malthus con la forse equivocata Pietas e i lacrimoni;
    che sorte!
    E che croce sulle sue spalle bello che andate si sperava in polvere alla polvere, cenere alla cenere!😥😥😥

    Mai nessuno, a sto’ punto, che ti piglia a bandiera quel marpione brillante e melanconico misantropo di Jonathan Swift con le sue modeste proposte o i viaggi gulliveriani;
    giusto per cambiare un po’ la musica dei significanti.

    Che è pure grottescamente lucido e spassoso nella sua tragicità di fondo.
    Una goduria per la mente del lettore.

    Ne scrive magnificamente Giorgio Manganelli in “Altre concupiscenze”

    Mica sarei sorpreso se poi non si cogliesse o si volesse coglierne l’ironia, la satira sociale.

    O anche del “Biathanatos” di John Donne…

    Malthus che riposi finalmente in pace,
    c’è la fila di autori che possono dargli il meritato cambio a pensionarlo
    e rinfrescare, finalmente, le annose e classiche diatribe. tra “apocalittici e integrati”.

  7. Peucezio scrive:

    Miguel,
    io credo che Malthus avesse tutte le ragioni del mondo.
    I progressi della medicina hanno fatto scomparire la mortalità infantile. Bene. Però allora devi fare la stessa quantità di figli che sarebbero sopravvissuti, non gli stessi che avresti fatto, se no fra un po’ materialmente non ci stiamo.
    Capisco le riserve cattoliche perché sono di principio, ma su un piano non religioso non capirò mai perché c’è gente che ci tiene a che stiamo stretti.
    Intendiamoci, fare meno figli in Italia o in generale fra i bianchi occidentali, che già sono in estinzione non ha senso: vai a tagliare l’unico pezzo che già decresce di suo.

    Venendo al discorso iniziale, io non sottovaluterei, fra le ragioni antiecologiche (fondate) il fatto che oggi il potere economico-finanziario ha tutto l’interesse a spingere in senso ecologista, perché non ha più i mezzi per consentire miglioramenti di vita materiale mentre deve vendere prodotti virtuali, digitali, quindi deve relegarci tutti in casa col pc e il cellulare, non farci muovere, viaggiare, consumare energia. Un mondo virtuale, avulso dalla realtà fisica, è per definizione un mondo pulito.
    Io credo che una certa avversione verso l’ecologismo che ci viene proposto dai media mainstream venga anche da qui, dalla percezione di spinte verso l’alienazione; la stessa sensibilità che si oppone alla scomparsa dei contanti per non ridurci alla mercé di chi con un clic può toglierci tutto. Meno sei ancorato al mondo fisico, meno sei libero, perché il mondo virutale è manipolabile a piacimento da chi lo controlla.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “il fatto che oggi il potere economico-finanziario ha tutto l’interesse a spingere in senso ecologista, perché non ha più i mezzi per consentire miglioramenti di vita materiale mentre deve vendere prodotti virtuali, digitali, quindi deve relegarci tutti in casa col pc e il cellulare, non farci muovere, viaggiare, consumare energia.”

      Però è vero anche il contrario: a stare relegati in casa, ci si affida totalmente a macchine esterne, a navi che ci portano roba prodotta in Cina.

      Ma soprattutto, la crisi ambientale ci costringe a sporcarci letteralmente le mani.

      L’altro giorno ho visto un signore con una maglietta, scritta davanti:

      TESTA RUBATA ALL’INSEGNAMENTO

      e dietro

      BRACCIA RESTITUITE ALL’AGRICOLTURA

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        ma nessun potere promuove il ritorno all’agricoltura, all’autoproduzione, ecc., perché al di là di tutto non ci guadagna nulla.

        Quindi l’alternativa non è fra la gente chiusa in casa a ricevere pacchi da Amazon e la gente che si autoproduce i pomodori, ma fra la gente chiusa in casa a ricevere pacchi da Amazon e la gente che viaggia, fa esperienze del mondo, interagisce con gli altri (fisicamente), vive, scopa, corre in macchina, fa a cazzotti…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “ma fra la gente chiusa in casa a ricevere pacchi da Amazon e la gente che viaggia, fa esperienze del mondo, interagisce con gli altri (fisicamente), vive, scopa, corre in macchina, fa a cazzotti”

          Non lo so.

          Capisco che la questione c’è, e non ho le idee chiarissime.

          Ma i fondi di investimento perché vorrebbero improvvisamente privarsi dei guadagni dalle vendite di automobili e di voli aerei?

          Che poi a far calare drasticamente i secondi, mi sembra sia stato molto di più il panico da Covid che la passeggera moda ecologica del 2019.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “I progressi della medicina hanno fatto scomparire la mortalità infantile.”

      In realtà è un po’ una narrazione progressista.

      Wallerstein (nonché la sua seguace, Daniela Danna) nota come la popolazione aumenta clamorosamente prima del grande progresso della medicina.

      Un contadino che vive su un terreno limitato non ha particolare interesse ad avere tanti figli.

      I figli aumentano invece a dismisura, quando la rivoluzione industriale permette di mandarli, da bambini, ad aggiungere un reddito monetario a quello naturale.

      Per lavoro, ho tradotto un interessante studio su come siano aumentate le nascite nelle parti del Congo in cui si estrae il coltan: i bambini servono per pulire il minerale estratto dagli adulti, e quindi possono rendere quasi subito alla famiglia.

      Quando la famiglia invece diventa un mero peso economico (come in “Occidente” oggi), i figli diminuiscono drasticamente.

      • Peucezio scrive:

        Interessante.

        La sostanza però è la stessa: l’esplosione demografica è figlia della modernità e della rivoluzione industriale.

  8. Ros scrive:

    daouda: “…Ros gnosticismo e materialismo sono la stessa cosa diamine…”

    Ti rispondo qui; e sarò lungo, dispersivo e confusionario.

    “Quando [la liberazione] è turbata e si disperde negli oggetti molteplici, si chiama mente; quando è persuasa d’una sua intuizione, si chiama intelligenza; quando stoltamente si identifica con una persona, si chiama io; quando, invece d’indagare in maniera stringente, si frammenta in una miriade di pensieri vaganti, si chiama coscienza individuale; quando il movimento della coscienza, trascurando l’agente, si protende al frutto dell’azione, si chiama fatalità; quando si attiene all’idea: «L’ho già visto prima» in rapporto a qualcosa di veduto o di non veduto, si chiama memoria; quando gli affetti di cose godute in passato persistono nel campo della coscienza anche se non sono presenti, si chiama latenza inconscia; quando è consapevole che la molteplicità è illusoria, si chiama sapienza; quando, in direzione opposta, si perde nelle fantasie, si chiama mente impura; quando si trattiene nell’io con le sensazioni, si chiama sensibilità; quando rimane non manifestata entro l’essere cosmico, si chiama natura; quando suscita confusioni fra realtà e apparenza, si chiama illusione; quando si discioglie nell’infinito, si chiama liberazione. Pensa: «sono legato» e c’è l’asservimento, pensa «sono libero» e c’è la libertà.”

    Yogavāsiṣṭharāmāyaṇa.

    Gnosticismo in senso lato ed etimologico è la conoscenza per immaginazione.
    Materiale, tecnico-scientifica e immanente.

    Nathaniel Deutsch “L’immaginazione gnostica” Arkeios.

    E qui son parzialmente d’accordo con te: Un banale materialismo dell’operare – Mente e Corpo – in qualsiasi ambito (tecnico, religioso, psicologico) si ponga.

    Ma – bada bene! – può avere diverse e anche contrapposte finalità.

    Ambito che parte dal materiale (Corpo-Mente-Psyche) per giungere al trascendentale.

    C’è una serie di dottrine, tecniche e conoscenze sciamaniche, tantriche, neoplatoniche, cabalistiche, alchemiche, ermetiche, wicca eccetera; con diversi, e a volte eticamente e moralmente opposti, scopi.

    Dottrine, tecniche, Pratiche (Pràctica, attività volta a un risultato concreto in un certo campo, in contrapposizione a Teoria) e conoscenze anche cristiane (l’Esicasmo, Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, preghiera – il Rosario – come metitazione…) , islamiche (vedi Henry Corbin) ( e giudaiche (Moshe Idel “Il male primordiale nella Qabbalah”, “Cabbalisti notturni”, Gershom Scholem eccetera)
    in tal “Esoterico” senso.

    Nella Cabala giudiaca Sophia corrisponde alla Shekinah, «la Gloria di Dio», e come la Sophia gnostica, la Shekinah riveste un duplice ruolo, siede a fianco di Dio, ma viene anche esiliata nel mondo della materia, il Malkuth.
    “Nella Cabala tarda si dirà che Dio emana il mondo restringendosi su se stesso, liberando, svuotando uno spazio.

    Lo fa su due linee distinte, l’una di luce irraggiante via via sapienza, misericordia, vittoria, qualità femminee, e un’altra, opposta, di luce soverchiante, accecante, nera, fatta via via di conoscenza, violenza, gloria, qualità virili. Questa opposizione tra luce e tenebra si può comporre nell’androginia di bellezza, fertilità e regno.

    Per lo gnosticismo cristiano (in senso lato alla bersagliera) , Sophia (Gnosi) coincide con lo Spirito Santo della Trinità.
    Risiede in tutti gli uomini sotto forma di Scintilla Divina e possibilità di “Grazia”,
    e Cristo fu inviato sulla terra per accendere tale scintilla (Pneuma o Gnosi) che è nell’uomo, risvegliandolo dagli inganni del Rex Mundi e del Demiurgo (demonio-materia).

    (vedi anche: Antonio Bonifacio. Itinerari gnostici (Dalle lettere di San Paolo ai fratelli del Libero Spirito)
    https://simmetriainstitute.com/images/stories/pdf/rivista_31_2014_a5.pdf )

    “La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze (Potestà), contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”
    Paolo d Tarso (Ef 6,12).

    Ora, questo operare (col corpo e con la mente) – tecniche, practiche esoteriche
    (nell’accezione di segrete, nascoste e tramandate per iniziazione e per merito raggiunto, idoneità-purezza) –

    Tantrismo, Yoga, Buddismo, Veda, Sciamanesimo, Neoplatonismo, Ermetismo, Cabala, Alchimia, Psicoanalisi del profondo…

    …questo operare, dicevo, può, semplicisticamente e in genere, cercare due finalità,
    che sono (o sembrano) antitetiche:

    Dico sembrano poiché tradizionalmente le “Vie della mano Sinistra”, i Tantra,
    scivaismo kashmiro Kula
    (Le sette Kaula sono note per i loro esponenti estremi che raccomandano il farsi beffe dei tabù e dei costumi sociali come mezzo di liberazione.
    si pensi alle deliberate, imposte, perversioni bogomile e dolciniane…
    …ai Jurodivyj, anche, folli di Dio del Cristianesimo russo: Nikolaj Semenovic Leskov “Il viaggiatore incantato” …) *

    «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato per ridurre al nulla le cose che sono»
    (Paolo di Tarso, prima lettera ai Corinzi, 1,27-28.)

    rientrerebbero, esotericamente e per iniziazione, nei mezzi pratici (gnostici) e cammini per la “Liberazione”
    (vedi: Elémire Zolla “Le tre vie. Soluzioni sovrumane in terra indiana”)

    Dicevamo sui fini (e sulla purezza di cuore, poichè Omnia munda mundis tanto quanto Omnia immunda immundis)

    Una è mondana, profana, perfida (no buona!) : la tentazione-corruzione materialista del demonio
    su Gesù nel deserto:
    Il classico contratto della vendita dell’Anima nel mito Faustiano per
    il potere terreno del “Rex Mundi”, la gloria, ricchezza, l’immortalità e l’eterna giovinezza;
    Simon Mago, la Magia Nera…

    L’altra è (tu dirai ingannevolmente e altrettanto perfida – priva di Fede -) trascendentale, prevede la rinuncia all’Ego e a ogni desiderio materiale immanente
    e illusorio.
    (Vanitas vanitatum et omnia vanitas)

    Prevede una Quest (ricerca) spirituale (e psichica) agendo sulla materialità corporea (Practica) e psicologica con lo scopo di liberare l’Anima (o Mente o SE’) dalla prigione del Rex mundi materiale (Velo di Maya, Matrix):

    la dottrina di Marcione e quella Catara (ma non solo) ne restano gli esempi più duraturi.

    La Catara (che fu vittima di un cristianissimo genocidio in tutta la regione della Linguadoca occitana) :

    NON è desiderio di dominio sull’Essere e sulla natura-mondo, così confusa con l’immanente volontà di potenza, ma vuole essere di Liberazione dall’Essere, dal Rex Mundi incanto e Maya-Matrix di demiurghi e arconti,
    Principati e le Potestà: vedi Perfecti Catari e l’Endura…

    Le idee gnostiche dei catari possono essere riassunte nell’immagine del Bruco-Crisalide-Farfalla: Il bruco-uomo si isola come una crisalide in se stesso per effettuare l’ ” Endura” la scomposizione sistematica dell’io.

    Alla fine del processo, grazie al ” Consolamentum” dello spirito, diviene una farfalla, un essere senza più un Io egocentrico (“Individuazione” della Psicologia del Profondo,
    Psicolofia e Alchimia eccetera…) ma una coscienza ” Universale”, o quello che è.

    avevo già commentato in passato: “…Sulla Gnosi (Dio esiste ed è cattivo!) ci si informa con che so: Gherardo Gnoli, Luigi Moraldi, Francesco Zambon, Jean Duvernoy, Jean Doresse, Raniero Orioli; la Simone Weil de “I catari e la civiltà mediterranea”; Hans Jonas al limite…
    non certo i Blondet, Piero Vassallo, e Don Curzio Nitoglia: tutta gente perbene e reparata ma ad occhio e croce un po’ di parte😉…”

    Marcione sembra incarnare più di tutti quella nemesi dell’ Ecognosticismo avversato come luciferiano o satanico dai cristiani cattolici dell’articolo Miguel.

    Il suo pensiero in pillole?

    Il Vecchio Testamento era il prodotto di un Dio ampiamente malvagio (Rex Mundi).
    Questo Creatore Dio è la scaturigine di legge, giustizia e odio.

    Il Messia che questo Dio aveva promesso non venne, ma un altro e buon Dio mandò suo Figlio, Gesù Cristo, nel mondo.

    Il proposito di questo figlio fu di liberare gli uomini dal mondo della materia (pare un po’ Neo di “Matrix”😉😀) e dalla legge; di fatto, per liberarli dalla creazione.

    Poiché il mondo materiale è malvagio e illusorio,
    per Marcione era malvagio compromettersi col mondo.

    (dovrei dilungarmi su come la Materia-Matrix-Yang sia un archetipo e principio “femminile” e quindi lo spiritualismo pneumatico marcioniano… vedete voi d’arrivarci)
    Il matrimonio è una di tali forme di compromissione,
    e Marcione rifiutò di battezzare persone sposate perché sosteneva fosse peccato propagare una razza che è in soggezione al cattivo Creatore Dio.

    Naturalmente i Marcioniti negavano la resurrezione del corpo.

    Non parrebbe amassero l’ambiente e la natura, ma tant’é😎

    Esistenzialismo, pessimismo, nichilismo eccetera son tutta genìa di Marcione,
    con la differenza che Marcione aveva pur scopo e speranza, (Gnosi- Practica) di liberazione;

    la sua genìa è agnostica e disperata persa nell’accidia e nel nichilismo

    • Ros scrive:

      ps

      “…(dovrei dilungarmi su come la Materia-Matrix-Yang sia un archetipo e principio “femminile” e quindi lo spiritualismo pneumatico marcioniano… vedete voi d’arrivarci)…”

      refuso di causa fretta (ce ne saranno a mazzi😀)
      Ovviamente la Materia-Matrix è Yin, non Yan.

      • daouda scrive:

        Tralasciando le derive panenteiste impersonaliste per cui l’infinito sia individuabile il che è un crassa impossibilità che stride con la logica della possibilità che possa esistere il mondo ( ma ovviamente si sostiene perché il mondo esiste no? bella mossa! ) per il semplice fatto che disciogliendosi quel che vuoi si è appunto disciolto il che non solo implicherebbe che potresti riuscito in ciò dirigere tutto e tutti, ma che ugualmente neghi il tuo punto di partenza che a rigore non saresti neanche potuto esserlo.
        Ma tralasciando questo il punto sul fatto che lo gnosticismo sia materialista deriva da una faccenda alquanto semplice per quanto distrattiva: gnosi è la conoscenza, che è sensoriale, immaginativa, razionale, intuitiva, emozionale che però sono tutte cose individuate ( mentre lo gnostico esige che l’intuizione sia scevra da legami individuali errando ) cosicché per natura e per ovvietà siamo tutti gnostici – pur negando il mondo attuale per scopi di dominio, tenendoli a sè scissi o coartati – e la gnosi sia la cosa più scontata del mondo in quanto procedente dalla vita stessa umana.
        Nessuno spauracchio, nessuna paura. Perché dico Materia? La materia prima che non è il quantitativo né lo spazio in sè né il continuum delle cose, se la intendessimo come andrebbe intesa nella sua correlazione al fisico è sia fisico naturante che fisico naturato.
        In ciò allora meglio usare il termine physis ergo lo gnosticismo è fisica per eccellenza in questa dualità corpo-mente ( bada bene che non uso Spirito per nous ).
        Dunque ciò che è esoterico è per definizione fisico, immanente, naturale e se può portare ad una reintegrazione non potrà mai dare la paventata liberazione che non solo è un’impossibilità logica ma un “risultato” che esula dalla naturalità dello stesso gnosticismo.

        Quindi tutti i vari romanzamenti delle descrizioni di come e di quando, quindi del processo emanazionistico e riassorbitivo lasciano il tempo che trovano e non perché io voglia negare la dualità virile e muliebre o l’androgino che le determina.

        Che poi sono cose che tutto sommato sono alquanto consequenziali una volta accettati gli errori di partenza…

        Inoltre stiamo attenti alle vie descrivendole di destra o sinistra quando sappiamo che la sinistra se oggetto di contemplazione è “destra” ach’essa.

        Abbiamo i destri che sono i rigoristi e poi i lassisti, una via regolare di reintegrazione nell’Eden è centrale per definizione ( regale ).

        L’importante è che sia chiaro che lo gnosticismo è naturale e del tutto fisico, ossia non spirituale. Se dunque intendi bene che volevo dire questo e magari il termine materiale risulta troppo problematico ed improprio, correggi nel leggere “lo gnosticismo è materialista” con “lo gnosticismo è naturalista e fisico”.

        Seconda problematica è che tu associ l’ego alla natura cme promanante da essa.
        Ti faccio invece ricordare che Leonzio di Bisanzio per spiegare l’assunzione dell’umana natura da parte del Verbo Persona Divina nell’incarnazione dà magistrale spiegazione dell’enipostaticità della natura in Lui spiegando che la soggettualità esige la natura ma non promana automaticamente da essa.
        In tal senso ci aiuta l’ebraismo che i zoharisti hasidim hanno pervertito: basar ( come anche sarx ) ineriscono alla totalità umana tripartita e sovente viene tradotto come corpo ingenerando vari fraintendimenti.
        L’anima di cui parla il ciclo biblico non è dunque la psiche ( od il nous), ma la soggettualità creata direttamente dall’UNICO UNO.

        Comprenderai che così cambiano di molto le cose.

        Anche perché anzi a maggior ragione la Hyle primordiale è la femminilità del Bythos-Energheia puro che potremmo chiamare il Padre, come lo Pneuma ha la Zoe ed il Logos la Sophia.

  9. Ros scrive:

    *
    …ai Jurodivyj, anche, folli di Dio del Cristianesimo russo: Nikolaj Semenovic Leskov “Il viaggiatore incantato” …) *

    da Elémire Zolla “Lo stupore infantile”

    RELIGIOSA FOLLIA.
    “Rallegrano un villaggio primitivo il pazzo e l’ebete nella piazza centrale, vi serve da ammonimento il posseduto fra le tombe del cimitero. Costoro trovano sempre cibo, sopravvivono, segno che sono guardati dagli dèi. Il signorotto se li terrà vicino, perché lo divertono e possono dirgli ciò che altri avrebbero paura di proclamare. Sono veridici anche se insensati, le loro frasi a vanvera valgono come divinazioni. Majnun, il pazzo per amore della poesia araba, il folle di Shakespeare, gli idioti di Velazquez ci rammentano queste verità e funzioni; quando ci soffermiamo su di loro, rivive in noi il sentimento che fu dei nostri avi, una curiosità religiosa verso la demenza.

    Come sempre è in India che troviamo la gamma intera, ogni sfumatura possibile nel culto dei folli. Già nel “Rg-Veda” l’inno “Kesisukta” (X, 136) parla di asceti seminudi, impolverati, le chiome prolisse, dementi nell’anima e nei gesti. Fra i primi tantrici i “pasupata” si fingevano assopiti, incapaci di tenere a freno le membra, facevano gesti osceni alle donne senza ritegno, parlando a vanvera, cercando di proposito disonore e obbrobrio, imitando le fiere, pur di sperimentare la libertà assoluta di Siva, occhio di scimmia, impuro e senza rito, nudo, capelli al vento, errabondo, lordo di cenere, adorno di collane fatte d’ossi, con ghirlande di teschi, pazzo amato dai pazzi.

    Il tantrico “kaulacari” può mostrarsi civile e socievole, ma talvolta si aggirerà vestito da arlecchino, ignaro d’ogni differenza tra sacro e profano, sandalo e fango, amico e nemico, casa e cimitero, oro ed erbaccia. I “baul” del Bengala folli e stracciati correvano le campagne, esaltando il fondo demente dell’anima, alla maniera di Caitanya, abbigliato da donna per amore di Krsna. E Ramdas, il santo “marathi”, non era un fanciullino, un ubriaco, un posseduto? E Tukaram? E non si vedono passeggiare col portamento del drogato i Sikh armati di lancia per le città dell’India, simili agli asceti biasimati da Patanjali?

    Fra gli Indiani d’America, sia nomadi che sedentari, esistono società di buffoni, che a certe feste stagionali scendono in piazza a esibire follie. Sono esilaranti ma anche repellenti e minacciosi. Il loro potere politico è immenso. Hanno il monopolio di certe terapie.

    Nemmeno al colmo dell’ordine confuciano in Cina furono mai estinti i forsennati taoisti, e il “Tao tê ching” si può leggere come un manuale di sacra buffoneria. È forse la lettura più piana che esista, credo che chiunque lo possa assimilare. Mi capitò fra le mani quand’avevo sette anni e fu una festa. Che poi si possa mettere in dubbio ogni notizia al riguardo, ogni interpretazione dei suoi segni, è anche vero. L’ultima tesi emersa vuole che si legga non più «Libro della via e della virtù» bensì «Libro della virtù e della via». Ma già la versione di “tê” come «virtù» è sghemba: semmai si dovrebbe tradurre «energia». Le prime versioni in lingua europea furono scombiccherature, la nettezza del cinese fu resa in maniera attenuata e sbiadita, addirittura moraleggiante.

    Proprio la moralità dev’essere cacciata dalla mente, se si vuole accedere alla via taoista.

    Si potrebbe riassumere questo breve capolavoro come il risultato dell’affrancamento totale dalla moralità. Il re taoista tiene il popolo nell’ignoranza, lo lascia libero di seguire istinti, costumanze, estri e procura di star celato. Il saggio taoista si ritira sui monti e riduce i pasti, disprezza il popolo. Sa che essenza dell’universo è il vuoto. La sua azione è come l’acqua, penetra dappertutto, non si oppone a nulla, si restringe al minimo. Egli è vuoto e fuso nella natura, la sua volontà emana dal fondo dell’essere. Sa che il vuoto è la parte che serve d’ogni oggetto. Cura la pancia, non l’occhio ingannatore. E soltanto chi è capace di restringersi al proprio corpo è degno di reggere l’Impero!

    Massime minacce sono la rettitudine, la benevolenza: si scartino quelle piaghe e tutto tornerà alla perfezione originaria. Si caccino i pensieri dalla mente, si rimanga inerti. Ci si ritiri quant’è concesso all’origine dell’universo e si emergerà al punto che il destino ci assegna nel cuore dell’oggi. Debolezza e sottomissione contengono la forza e il dominio: si sappiano assumere fino alla follia.

    Ogni mistica delle ere future, da ogni parte della terra, nel “Tao tê ching” trova i suoi princìpi e le sue certezze. Ma anche la saggezza mondana trova in queste pagine deliziose le sue verità segrete.

    Il buddhismo chan in Cina generò la scuola Linji, che venera i folli, ululanti straccioni Hanshan e Shide.

    Tra “Gli strani racconti di Liaozhai” del 1740 figura “La pelle dipinta”, nel quale una strega strappa il cuore a un uomo, la cui moglie disperata si riduce a implorare un sozzo folle adagiato nella polvere della strada. Si getta ginocchioni, lo supplica, ed egli la sbeffeggia, dicendole di prendersi qualunque maschio. Lei insiste, si lascia percuotere, finché alla fine il folle sputa un muco repellente e l’invita a trangugiarlo. Lei osa farlo e lui si allontana, deridendola, la sua innamorata.

    La donna torna a casa e desolata prepara la salma per l’interramento, quando all’improvviso la scuote il vomito e il muco salta fuori, ma tramutato in un cuoricino rosso palpitante, che va a insediarsi nel buco fatto dalla strega. Nel cadavere torna a battere un cuore, la vita a poco a poco ritorna.

    Era fatale che, dopo l’èra precedente, la quale vide la fioritura dei cinici, il cristianesimo albergasse, sia pure raramente, questo culto, e i primi documenti li troviamo nella letteratura bizantina. Attorno al 1962 raccolsi, nell’antologia che preparavo dei mistici d’Occidente, alcuni passi dalla “Vita di San Simeone” di Leonzio, vescovo di Neapolis in Cipro, risalente al settimo secolo. Tradussi quel testo vivace ma disarticolato, costellato di oscurità e di contraddizioni, forse malamente trasmesso. Non volevo che si perdesse la testimonianza preziosa di una bizzarria da “trickster”, santa e pericolosa. Il punto centrale dell’operetta è la figura di Simeone come anacoreta impeccabile, che in anni e anni di esercizi spirituali aveva raggiunto il massimo grado di purezza e illuminazione; da questo grado estremo, egli aveva deciso di tornare fra gli uomini come pazzo, simulando il candore dell’ebete. Soltanto così poteva insegnare l’abbandono radicale della vanagloria. È un momento nella storia cristiana in cui sembra quasi echeggiare quello buddhista di quando il salvo, il liberato, decide di tornare fra gli uomini per purissima carità, come Bodhisattva, e incomincia la tradizione Mahayana. Il vescovo Leonzio si trovò a trattare questo tema eccelso. Ma come poteva? Era un uomo sconnesso e confuso, con un buon addestramento rettorico (doveva aver letto a fondo Ermogene) e ottenne ciò che le sue capacità gli consentirono, pressoché nulla. Fece intervenire un compagno di anacoresi ad ammonire che quanto l’eremo aveva raccolto il mondo non disperdesse, che quanto il silenzio aveva promosso il tumulto non ferisse, che quanto le veglie avevano radunato il sonno non smarrisse e via ampollosamente contrapponendo.

    Rydén rifà la storia dei folli, a partire dalla “Prima lettera ai Corinzi” (4, 10 «Noi stolti per Cristo»). Essi si facevano tormentare dandosi per pazzi in un monastero (ce ne sono testimonianze in Egitto) oppure si ritiravano nelle campagne selvagge per tornare quindi in città seminudi, trasformati, ormai apatici, senza traccia di vanagloria. San Simeone era stato il più celebre di questi liberati. Evagrio narra che si lasciò accusare d’aver messa incinta una ragazza, portò da mangiare a una prostituta affamata fingendo di frequentarla, e frustando le colonne del foro predisse un terremoto. Leonzio raccolse tutto ciò che poté di aneddoti scandalosi e perciò edificanti, alla sua maniera scolastica e sconnessa: Simeone finge d’essere epilettico, spegne i ceri in chiesa e spara noccioline alle devote, irrompe nelle terme femminili.

    La “Vita di Andrea” è invece composta con maggior ordine e anche con delicata grazia. Andrea era uno schiavo scita, favorito del suo padrone, esperto di sacre letture. Un dì ebbe un sogno nel quale debellava il demonio e corse a narrarlo all’autore della sua biografia, che gli consigliò di fingersi folle per servire Iddio. Si ritirò a compiere atti dissennati in una chiesa, finché il padrone lo congedò. Così poté esporsi sistematicamente a tutti gli oltraggi della plebe. Si lasciò condurre da una prostituta in un bordello, ma non cedette all’invito «Fornica, folle!», bevve acqua fangosa, digiunò per giorni. Venne un tremendo inverno e gli arrise un sogno paradisiaco di tepori e dolcezze, durante il quale compì un’ascensione ai cieli. Un giorno stupì dei filosofi con i suoi discorsi alati e precisi sulla trinità e sulla triade di grano, acqua e fuoco che si congiungono in un pane. Un altro giorno, al foro, mentre muoveva lo sguardo in tutte le direzioni e urlava, un giovinetto gli disse dolcemente: «Dio del cielo, che cosa stai qui a vedere?». Egli rispose: «Vedo un sogno, figliolo: questa vana vita non è che ombra e fumo».

    Esiste un’antologia dei detti mirabili di Andrea al suo devoto Epifanio. Incuriosisce nel novero la negazione dell’ascensione di Elia in cielo, tema di un’icona famosa, cui Andrea contrappone l’idea che Elia, Enoc e san Giovanni siano tutti ancor vivi al mondo, come perle nel fango, deputati a impetrare il perdono di Gesù, «e molti giusti l’hanno veduto ma non l’hanno rivelato a motivo della malvagia incredulità curiosa della natura umana». Qui si tocca l’origine della fede sciita negli Imam nascosti ma destinati a manifestarsi misteriosamente. Andrea diffondeva anche una sua forsennata apocalisse sulla prossima fine del mondo.

    Questo ritratto fu tradotto in russo almeno nel tredicesimo secolo, e la gran festa del “pokrov”, o velo della Vergine, nacque dalla visione che ebbe Andrea della Vergine che stendeva il velo sulla congregazione alla chiesa delle Blacherne. E fu la follia di Andrea a generare lo stuolo dei sacri idioti russi, fino al principe Myskin e al protagonista del “Viaggiatore incantato” di Nikolaj Leskov.

    Il giudizio implicito più sobrio e persuasivo è contenuto nelle così veridiche memorie d’infanzia di Tolstoj, che descrive uno degli innumerevoli “jurodivye”. Sui cinquant’anni, faccia pallida e butterata, barbetta rossiccia, insaccato in una casacca a brandelli, armato d’un bastone, torce la faccia, dilata la bocca in una risata innaturale e terrificante; cieco da un occhio, ruota l’altro con furia incessante, la voce gli suona rauca e greve, si muove a scatti, fa discorsi incoerenti, privi di pronomi. È il sacro folle, Grisa, libero e foresto, quasi nudo. Che sia capace di profezia, dipende da chi lo ascolti.

    Il fondamento scritturale per la pratica della follia è l’ingiunzione di Gesù a scartare padre, madre, moglie e figli «e anche la propria vita» (“Lc”, 14, 26) e l’esortazione di san Paolo a essere folli causa il Cristo (“1 Cor”, 1, 25; 3, 18; 4, 10). Può confortare che anche Gesù fosse giudicato demente (“Mc”, 3, 21) e violasse ogni norma frequentando scellerati. Tra i profeti biblici già Isaia si aggirava nudo, Geremia indossava il giogo, Ezechiele cuoceva il pane sulle feci, e si tace di Osea.

    Dove trovare nel mondo questa follia? Nei villaggi del Maghreb si rintraccia qualche errabondo ignudo, riverito o tollerato per millenaria consuetudine. Nel Marocco non mancano confraternite dove la demenza si coltiva, anche se tendono a sparire. Capita nei nostri manicomi di trovarne lo stampo; ricordo, quand’ero studente, di tra le folli di Torino colei che annotava le mistiche, soavi poesiole dettate dal feto immaginario che recava nel grembo.

    Oppure avviene d’incontrarne la specie dove meno si aspetta. Un giorno mi si parò dinanzi al Museo Nazionale di Copenaghen, all’esposizione (si era nel 1985) intitolata “Rastakunst”: documenti, pitture, sculture della religione «rasta», nata in Giamaica negli anni Trenta, celebre ormai nel mondo da quando l’industria discografica spaccia una versione commerciale della musica liturgica rasta, il reggae.

    Osservai dei ragazzi danesi: ascoltavano con aria perplessa la musica di fondo dell’esposizione, una serie di registrazioni autentiche, non il solito reggae. Guardavano i quadri, le sculture, le gigantografie di templi e interni domestici rasta; grazie al sinergismo delle icone, del rustico ornato templare e della musica cadenzata, forse filtrava in loro una religiosità lontana, solenne e tripudiante, d’intonazione un po’ demente.

    «Rasta» è abbreviazione di rastafariano, come si chiamarono i patiti giamaicani di ras Tafari, l’imperatore Hayla Sellase. Il popolo negro che viveva alla giornata nelle periferie di Kingston rimase colpito, negli anni Trenta, dalla ricorrente fotografia di ras Tafari sui giornali locali. Taluni se la ritagliarono, ci fantasticarono su, la sognarono e si scambiarono notizia di quei loro sogni «rastafariani»: nacque un movimento di follia religiosa.

    A furia di contemplare le pupille imperiali malinconiche e gravi, il naso affilato e orgoglioso, le livree dei funzionari ecclesiastici copti, molti Giamaicani ebbero visioni vere e proprie, entrarono in un mondo ieratico che avevano nel sangue senza saperlo, si sentirono partecipi di una monarchia nera, ben più sontuosa e arcana della britannica che li amministrava.

    Ras Tafari era «il leone di Giuda», «discendente di Salomone e della regina di Saba»: ecco, le prediche dei missionari protestanti, che smortamente alludevano a quei miti, prendevano sostanza nell’immaginazione giamaicana: la monarchia di Giuda era viva in Africa, reame di fiaba e notizia di stampa tutt’insieme. I rastafariani conclusero di essere una tribù dispersa di Israele, visto che Israele si trovava in Africa e a loro Ezechiele aveva parlato. Si rilessero i miti biblici in chiave rasta, come li avevano letti in chiave evangelica i cristiani secoli prima.

    Quanto può una fotografia in prima pagina!

    A Kingston l’iconografia imperiale etiopica agiva anche perché le menti erano sconvolte dal grande agitatore politico giamaicano, Marcus Garvey, che nel decennio precedente aveva esaltato i negri degli Stati Uniti, gettando nel panico i bianchi (tuttora l”American Dictionary of Biography” tralascia, una volta tanto, la sua pretesa di oggettività, e lo bolla come «sciovinista negro»).

    Garvey in realtà divulgava un vecchio sogno, sognato la prima volta nel Settecento da Emanuel Swedenborg, il quale presagiva la rinascenza religiosa negra e voleva ricondurre in Africa le vittime della tratta. La setta swedenborghiana tentò debolmente lungo un secolo di promuovere quell’esodo; adesso Garvey creava la Black Star, società di navigazione per rimpatriare i negri d’America. Come armatore fallì, e la Liberia fu indotta a rifiutare l’accesso ai suoi seguaci. Il suo insegnamento in Giamaica confluì nel rasta.

    Uno dei tratti più saggi e deliziosi del rasta è che non si preoccupò mai di ras Tafari come persona storica, anche se alcuni suoi interventi alla Società delle Nazioni furono ritagliati e incorniciati: parole del tutto ovvie, che potevano essere di chicchessia. Le vicende di governo dell’Imperatore lasciarono indifferenti i rastafariani, che si attennero all’immagine ieratica del loro idolo. Buon per loro. Infatti, un po’ prima di essere trucidato, ras Tafari rammodernò la stupenda liturgia etiopica, nella quale il sistro egizio ritmava ancora i sacri gesti, adottò la lingua volgare: altro che Salomone redivivo, custode supremo dell’arcano! Era un dozzinale aggiornatore, indegno del sogno rasta.

    Il rasta provvede a isolare dalla storia esteriore i fedeli mercé il suo sacramentale, la marijuana o ganja, fumata con lunghe pipe ricurve.

    La morale rasta, come la taoista, si compendia in una parola: spontaneità. Unico precetto è non averne nessuno. Tra i simboli rasta è lo scudo di Davide, due triangoli, l’alto e il basso compenetrati, e il centro intagliato a forma di cuore.

    La gaia spontaneità è elevata a imperativo categorico, ma è anche una realtà connaturata al popolo; i “sufferers”, come a Kingston si chiamano i diseredati, illuminano con un sorriso sgranato il loro mondo di muraglie sbrecciate, di lamiere ondulate, di fetidi scoli. Su questo fondo s’innesta il culto rasta.

    Ma se la religione della spontaneità e della marijuana può portare alla benevola, trasognata quiete dei “rastamen”, i contemplativi, può anche scatenare i micidiali Natty Dread, i quali si fanno un punto d’onore di coltivare chiome ispide da Siva furente: i “dread locks” o boccoli del terrore. Pare che costoro nei ghetti neri d’Inghilterra formino squadracce dedite al saccheggio e all’incendio, eredi dei “maroons”, schiavi fuggiaschi e indomabili delle montagne giamaicane.

    Da sempre la Giamaica mostra due volti: il paradiso terrestre d’un popolo musicale, distesa di spiagge pigre e interminabili che i crepuscoli tingono di rosa fra l’azzurro del mare e il turchino delle giogaie; ma è anche la terra elettiva d’un paralizzante terrore annidato nella boscaglia, come narra il racconto di Jean Rhys, “Il grande mare dei sargassi” (60).

    Rasta comprende tutto. Come dice una sua litania: è amore, acqua, geometria, circolarità; è inizio, curva, fiume, pane, ironia, Africa, è.

    Rasta offrì ai Giamaicani ciò di cui, più d’ogni altro cibo, avevano bisogno: aure. Creò una simbologia complessa e musiche e icone «”to rebuild vibes”», a ripristinare le vibrazioni. Sono ormai tre le generazioni di artisti rasta, musicisti, pittori, scultori, arredatori. Un artista diventa tale perché dei «Vecchi Rasta» lo visitano in sogno e glielo ordinano. Lui recalcitra: dove trova i soldi per colori e pennelli, per maglietti e ceselli?

    Ma i signori del sogno sono più forti di lui.

    E sorgono i templi dai frontoni dipinti, con le due metà, femminile sinistra e maschile destra: pesce e coccodrillo, due tori o due leoni affrontati. Si è sviluppata un’architettura rasta: camminamenti in tondo, di vimini e rafia, saloni retti da colonne di legno intagliato coi personaggi della cosmogonia rasta, i cui capitelli a calice, di vincigli intrecciati, confluiscono nella volta a botte, che può assumere la forma d’una piroga capovolta o sciorinare cestoni e panieri di vermene. Nella penombra odorosa di giunco, spiccano icone sgargianti: ras Tafari, Marcus Garvey, i grandi del reggae, i battelli della Black Star, fallita a norma della legge degli Stati Uniti, ma sempre festosamente in navigazione nella fantasia dei Giamaicani.

    A conclusione si può rammentare una sequela tibetana: chi incomincia timidamente la pratica liberatoria, si ritira «come un cervo ferito» e soltanto così si mantiene intatto; chi si sente saldo, affronta ogni situazione con disinvoltura, «come un leone»; chi infine non conosce scissioni né ostacoli e reagisce sempre a tono, ignorando ogni regola sociale, sarà «come un selvatico folle».

    • PinoMamet scrive:

      “Il buddhismo chan in Cina generò la scuola Linji, che venera i folli, ululanti straccioni Hanshan e Shide.”

      Sì, però andateci in un tempio Zen (anche non Rinzai ovvero Linji) a fare i folli ululanti, e vedete in quanti secondi vi cacciano a calci in culo 😉

      Poi non dite che non ve l’avevo detto 😉

  10. Ros scrive:

    Peucezio (21/04/2022 alle 1:44 am)
    “Miguel,
    io credo che Malthus avesse tutte le ragioni del mondo…”

    & paniscus (20/04/2022 alle 9:19 pm
    (nei commenti del I° tempo, cioè della prima parte😀),
    mi prendo la licenza di riportare il commento in questo II° del film senza così perdersi nell’inattualità oramai andata di ieri:

    “Per Luigi (e anche per Francesco Agnoli):
    mi piacerebbe sapere se c’è mai stata, in ambito cattolico, una riflessione spassionata sul PRINCIPALE punto critico che stabilisce dei limiti oggettivamente innegabili alla presunta crescita e al presunto progresso, e cioè all’insostenibilità dell’aumento vertiginoso della popolazione umana.

    La preoccupazione sul sovraffollamento umano del pianeta (che oggettivamente E’ davvero una preoccupazione fondata, non è una questione di ideologia neomalthusiana, né di gusti personali tristi e cupi di gente a cui “non piacciono i bambini”, ma è un’evidenza di fatto), in ambito cattolico è stata sistematicamente negata, o minimizzata, o rimossa, in tutte le salse per svariati decenni.

    Ma non è che sia stata rimossa per genuina convinzione che in realtà non fosse importante, o che non avrebbe mai avuto conseguenze gravi… semplicemente, per decenni è stata rimossa SOLO perché la chiesa cattolica si ostinava ad avversare qualsiasi forma di contraccezione e quindi considerava inaccettabile qualsiasi discorso sul controllo volontario delle nascite (anzi, a quanto ne so, in teoria lo sostiene ancora, solo che fa finta di nulla e non lo dice più apertamente, altrimenti perderebbe quasi tutti i seguaci che ha ancora…)

    Per cui, ha continuato a rimanere sul vago, dicendo che le famiglie numerose sono sempre un dono, ma che in fondo la genitorialità deve comunque essere responsabile (senza spiegare bene come)…. e che il problema della miseria delle famiglie numerose nei paesi arretrati dipende solo dal fatto che c’è una distribuzione ingiusta delle ricchezze, e che se solo ci fosse una distribuzione più equa, tutti potrebbero tranquillamente mantenere sette, otto o dieci figli per famiglia per generazioni indefinite.

    Poi, riconosco anche che sia vero che esistano alcune popolazioni (non solo cristiane) che sono culturalmente refrattarie alla pianificazione delle nascite per i fatti loro, e NON perché siano stati indottrinati dalla chiesa cattolica…

    …ma si può sapere perché questa oggettiva preoccupazione per il sovraffollamento del pianeta (che è un problema spaventoso che esiste davvero) sia diventata, per la chiesa cattolica, un tale tabù da non poterlo mai discutere in maniera aperta, ma solo negarlo o ignorarlo, e dire che il problema non esiste e che è stato inventato artificiosamente dagli gnostici, dai malthusiani o dai transumanisti per ragioni solo ideologiche?

    Insomma, il concetto che per mantenere dieci miliardi di umani in condizioni dignitose, le risorse non ci sono, secondo voi è una fissazione ideologica degli gnostici? O dei fricchettoni gaudenti che non vogliono figli perché non amano i bambini, e che quindi vorrebbero che non ne facessero più nemmeno gli altri?

    NON E’ un’evidenza pratica, che può portare la maggior parte di queste masse di umani a gravissime sofferenze”

    Per quel che vale, non posso che – ragionevolmente – condividere

    • paniscus scrive:

      ovviamente nell’ultima frase c’era un punto interrogativo, che è saltato

    • Ros scrive:

      “…Per quel che vale, non posso che – ragionevolmente – condividere…”

      Ragionevolmente😉

      il “Credo quia absurdum”, il “certum est, quia impossibile”
      (coerente anche con il contesto anti-marcionita),

      La Provvidenza manzoniana, la manna che vien giù dal cielo del deserto,
      la moltiplicazione di pani e pesci, la trasformazione dell’acqua in vino,
      gli uccelli del Cielo, i gigli nel campo…

      «Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.»
      Mt 6,25–33

      … e la stoltezza in Cristo slavo ortodossa (jurodstvo e jurodivyj),
      i tanti “pazzi di Dio” – nell’estratto sopra di Elémire Zolla –

      considererebbero limitata (alla regione sinistra dell’emisfero cerebrale? …anche) questa sola e parziale ragionevolezza di ragioneria.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Ros

      “Peucezio (21/04/2022 alle 1:44 am)
      “Miguel,
      io credo che Malthus avesse tutte le ragioni del mondo…””

      La cosa interessante è che la critica principale a Malthus viene da sinistra: il problema non è la sovrapopolazione, ma lo sfruttamento.

      L’opera teatrale di Ernst Toller (in cui mia madre recitò da ragazza 🙂 ) noto in inglese con il titolo “The Machine Wreckers” è giocata proprio su questo.

      Il problema è che, come dice Moi, anche se arrivassimo al “comunismo universale”, il tetto si raggiungerebbe lo stesso. E Malthus avrebbe comunque ragione.

      • Ros scrive:

        Miguel: “…Il problema è che, come dice Moi, anche se arrivassimo al “comunismo universale”, il tetto si raggiungerebbe lo stesso. E Malthus avrebbe comunque ragione.”

        Malthus – mi pare di ricordare – non proponeva soluzioni strutturali per mano umana (politiche demografiche, ingegnerie eutanasiache o altro),

        Si limitava a predicare continenza di prole, e ad affermare che al “troppo” avrebbe se no pensato da se la mano (provvidenziale😁😄😜) visibilissima del mercat, pardon, della natura.

        Epidemie, carestie, guerre: insomma gli allegorici cavalieri dell’Apocalisse:
        “A peste, fame et bello, libera nos, Domine”

        Neanche pare sbagliarsi

        • Ros scrive:

          “…io credo che Malthus avesse tutte le ragioni del mondo…””

          La cosa interessante è che la critica principale a Malthus viene da sinistra: il problema non è la sovrapopolazione, ma lo sfruttamento…”

          Per Malthus lo erano entrambe e interconnesse;
          predicava continenza poiché l’una portava all’altra e a “A peste, fame et bello, libera nos, Domine”.

          Predicava quindi controcorrente:
          quando la nascente rivoluzione industriale richiedeva massima produttività di prole (da ricambiarsi periodicamente poiché presto usurata)
          a tutto vapore,
          per l’industria, per la guerra, l’impero o la nazione che fosse (la guerra in seguito soprattutto),
          e per le colonie d’oltremare

          • Ros scrive:

            “…il problema non è la sovrapopolazione, ma lo sfruttamento…”

            “…Per Malthus lo erano entrambe e interconnesse…”

            Se guardi alla demografia dal punto di vista del mercato, l’uomo è merce come un,’altra, se vi è surplus si inflaziona e costa meno (il famoso esercito industriale di riserva e la necessaria quota di disoccupazione per abbassare e calmierare i salari)

            Il surplus demografico ad alcuni conviene.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        ” il tetto si raggiungerebbe lo stesso.”

        Come fu commentato su questo blog tempo fa, il Secondo Principio vale anche dopo la Rivoluzione.

        https://kelebeklerblog.com/2021/05/12/il-secondo-principio-vale-anche-dopo-la-rivoluzione/

        E non c’è modo femminile di risolvere le equazioni che tenga

        https://kelebeklerblog.com/2021/04/05/la-transizione-ecologica-contro-lambiente/

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  11. fuzzy scrive:

    Dunque, potrei non aver capito niente, comunque riprendendo alcune parti dell’articolo vengono fuori
    1 Hitler vegetariano che io interpreto come quelli che amano gli animali e la natura e disprezzano gli uomini. Alcuni addirittura affermano che l’uomo sia un cancro per il pianeta.
    2 Questa particolare disposizione d’animo nei confronti del pensiero magico. Movimenti new age e roba del genere
    3 L’idea che il mondo sia sovrappopolato e che occorra mettere un freno alla procreazione

    Il terzo punto viene considerato come inattaccabile.
    Mah. Francamente credo che ci siano dei fraintendimenti. Sono tutti aspetti da approfondire.
    Poi si entra nei particolari e la cose si fanno più variegate.

    Ad esempio
    https://www.remocontro.it/2018/06/22/brasile-contadini-massacrati-la-rivincita-dei-latifondisti/
    Cosa c’entra Malthus?

    • Ros scrive:

      @fuzzy: “…Ad esempio
      https://www.remocontro.it/2018/06/22/brasile-contadini-massacrati-la-rivincita-dei-latifondisti/
      Cosa c’entra Malthus?..”

      Infatti i genocidi demografici del suo tempo erano opera dell’ideologia imperialista e coloniale,
      nonché capitalista laissez-faire del “fardello dell’uomo bianco” kiplinghiano; mica ai calcoli domenicali conditi di cristiana Pietas del povero pastore – Eugen Goldstein – anglicano.

      • Fuzzy scrive:

        https://www.jasonhickel.org/blog/2021/3/28/extreme-poverty-isnt-natural-it-is-created
        Oddio, mi ricordo di aver letto l’articolo tempo fa. Forse l’ho già linkato. Comunque mi sono letto tutto il tomo di Hickel: “The divide” . Si parte da Cristoforo Colombo che faceva tagliare le mani agli indios se non gli portavano abbastanza argento e via andare atteraverso una sfilza di violenze nei confronti di varie popolazioni colonializzate, finché non hanno trovato il modo di saccheggiare usando i sistemi finanziari.
        E siamo al famoso 10% di ricchi che resteranno tali probabilmente ancora per poco, a cui si deve lo sfruttamento spropositato delle risorse e la compromissione degli equilibri ecologici.
        Non so se Malthus avesse preso in considerazione questa sproporzione e le dinamiche economiche attraverso cui si è giunti fino ad oggi.
        Insomma, lo dico. (sembrerà presuntuoso affermarlo) A me questo Malthus sembra un po’ obsoleto.

        • Fuzzy scrive:

          Colonizzate
          Mi sa che se non aggiungo altro non mi prende il commento. Di solito fa così. Non mi lascia correggere.

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Fuzzy

          “Allen’s findings indicate that, as a result of colonialism, extreme poverty in 20th century Asia was significantly worse than under 13th century feudalism. Progress, it would appear, is not a one-way street.”

          In “Burmese Days” di Orwell c’è una lunga conversazione fra il protagonista, un impiegato Inglese dell’amministrazione coloniale della Birmania, e un medico Birmano, in cui il secondo contesta fieramente l’affermazione del primo secondo cui la Birmania è parecchio arretrata durante l’amministrazione Inglese rispetto ai livelli raggiunti precedentemente. Il medico “colored” sposa in pieno l’ideologia del “white man’s burden”, che l’uomo bianco invece rifiuta. (La ragazza aristocratica di cui il bianco è invaghito confessa in un altro momento di dubitare sinceramente che i “colored” abbiano un’anima come i bianchi).

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Fuzzy

          “Insomma, lo dico. (sembrerà presuntuoso affermarlo) A me questo Malthus sembra un po’ obsoleto.”

          Malthus lo cito solo perché lo citano gli “antiambientalisti”.

          C’è una scialuppa con dieci posti. Io sono un Padrone Capitalista molto egoista, tengo tutti i posti per me e i miei bagagli e butto a mare chi cerca di salire. Hickel ha ragione a farlo presente.

          Ma anche se nessuno sfrutta nessuno, sono tutti buoni e gentili e premurosi verso il prossimo…. cento persone sulla scialuppa non ci possono salire, e se ci provano, la scialuppa affonda. E su questo Malthus ha e avrà sempre ragione, temo.

          Insomma, Hickel e Malthus non si escludono a vicenda.

          • Fuzzy scrive:

            Beh, a questo punto bisogna intendersi sulla scialuppa e sul numero di persone.
            Hickel fa tutti i suoi conteggi da economista e dice che c’è una scialuppa per 10 miliardi di persone e quelli che devono salire sono 10 miliardi. Soltanto che c’è questo miliardo di prepotenti che si sono messi di traverso.
            Malthus invece ipotizza che se quelli da salvare fossero 100 miliardi allora la scialuppa non basterebbe per tutti. E te lo dico! A tal dig! (Dialettale) per forza!
            Tutto sta a capire se Hickel sia un cialtrone o una persona che sa quel che dice.
            E poi se anche avesse ragione, non è detto che quelli che si sono messi di traverso sarebbero tanto disposti a spostarsi.
            Ed è questo secondo me, che rende le teorie di Hickel poco concrete. E io rischio di diventare catastrofista. Anzi, no. Resisto e continuo a sperare in qualcosa.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Fuzzy

              “Hickel fa tutti i suoi conteggi da economista e dice che c’è una scialuppa per 10 miliardi di persone e quelli che devono salire sono 10 miliardi. Soltanto che c’è questo miliardo di prepotenti che si sono messi di traverso.”

              Bisognerebbe leggere ciò che dice Hickel.

              A pelle:

              – certo, se io d’inverno uso il riscaldamento, mi metto in qualche modo “di traverso” ai nigeriani, peggiorando il clima a danno di tutti e due, ma solo nel mio interesse.

              – non sono sicuro che i ricchi “consumino” più di tanto. Voglio dire, Zuckerberg avrà miliardi, ma non credo che abbia anche una flotta di un milione di auto per uso personale. Casomai, l’avidità di denaro di Zuckerberg mette in moto dei processi per cui un milione di individui “normali” comprano un’auto a testa, e questo sì che fa danni.

              – non mi è chiaro dove Hickel tira la linea di confine tra i “ricchi cattivi” e i “poveri buoni”.

              L’operaio della fabbrica milanese, con la sua tredicesima, l’auto, il mutuo per la casa (con riscaldamento e magari anche aria condizionata), una doccia al giorno e le vacanze con un volo low cost alla Costa del Sole in Catalonia dove lo colloca?

              Miguel

              • Miguel Martinez scrive:

                Sempre su “dove passa il confine”… io credo di essere molto più “austero” della maggior parte degli italiani.

                Ma qualche settimana fa sono andato dal dentista. Bene, se tutti al mondo avessero le cure che ho avuto io – i costi di oggetti in plastica usa e getta, di materiali particolari, di radiografie, di formazione professionale del dentista e della sua assistente, ma anche i costi del personale – non basterebbero cinque pianeti.

                Io forse potrei rinunciare. Lo farebbero tutti gli altri clienti del dentista? Lo farei, per trovare che magari l’unico risultato è che il posto mio è stato occupato da qualcuno di un paese “povero”, e quindi che lo spreco insostenibile è esattamente lo stesso di prima?

                Non lo so, sono tutte domande aperte.

              • daouda scrive:

                veramente la tua è una domanda che se la ponevi 20 anni era ancora peggio invece è aumntata la platea ed è divenuto tutto più “sostenibile” nonostante gli inghippi sempre presenti.

                In questo i liberisti hanno ragione, e tu torto, fermo restando che non è scritto da nessuna parte che dobbiamo essere tutti ricchi allo stesso modo od avere tutti accesso alle tesse cose, come non c’è scritto che non torneremo ad 1 miliardo o diventeremo 20, 20 tutti con accesso o 20 di cui solo 10 con accesso.

                Tu parli sempre come se come se. Sei una merda

              • Fuzzy scrive:

                La linea di separazione è tra ricchi e poveri.
                Dice che fissando una soglia a 10 dollari al giorno risulterebbe che 5,1 miliardi di persone, quasi l’80 per cento della popolazione mondiale risulterebbe povera.

                Il ricco. Da qualche parte (forse sul sito di finanza etica Valori) ho letto che la categoria dei normali ricchi inizia da un patrimonio di 250.000 euro.

                Il super-ricco possiede più di qualsiasi Imperatore di altri tempi.

                Però alla fine, secondo la prospettiva di un salvataggio non si tratta di soldi, ma di terra. Chi possiede i terreni? La scialuppa a mio parere, sono i terreni (e in misura minore l’energia. Ma questo guai a dirlo a certi ecologisti).
                Non so se ho perso dei pezzi di ragionamento per strada. Può essere.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Fuzzy

                “La linea di separazione è tra ricchi e poveri.”

                Boh, il denaro da solo non mi sembra un criterio decisivo, anche se ovviamente è importante.

                E’ il consumo energetico e di risorse che ognuno fa, che conta. Compresa la filiera che porta le risorse alla persona.

                Come dicevo, io credo che le mie cure dentistiche non siano sostenibili, e semplicemente non potrebbero essere estese alla maggior parte dell’umanità. Questo crea una linea di separazione che mette me e Zuckerberg dalla stessa parte, come impatto ambientale (ed è di quello che stiamo parlando). Poi, certo, non ho un elicottero privato.

              • Fuzzy scrive:

                Troppi risulterebbe.
                Accidenti, che fatica scrivere in questo quadratino.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Fuzzy

                “Accidenti, che fatica scrivere in questo quadratino.”

                🙂

                Io come padrone di casa non me ne accorgo, scrivo su tutto lo schermo sempre. Comunque se ti trovi a disagio, puoi iniziare con un nuovo commento, mettendo magari una premessa come quelle che faccio io, tipo:

                Per Miguel

                “Io come padrone di casa”

              • Fuzzy scrive:

                Miguel
                Non si muore di mal di denti.
                Al massimo farai come mio nonno che era talmente abituato a farsi cavare i denti “al naturale”, che ha continuato anche dopo l’avvento dell’anestesia.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Fuzzy

                “Al massimo farai come mio nonno”

                🙂

        • Francesco scrive:

          >>> Cristoforo Colombo che faceva tagliare le mani agli indios se non gli portavano abbastanza argento

          non ricordo ci fosse argento nei Caraibi, mi sbaglio?

          • Fuzzy scrive:

            Oddio, ci sono due pagine su questo.
            Aveva notato che portavano ornamenti d’oro ( chissà perché mi ricordavo argento)
            Costringeva gli aruachi a portargli una certa quantità d’oro ogni tre mesi.
            (In realtà l’oro era poco e quindi non sempre
            si riusciva a portarlo. Scavavano di continuo nelle miniere)
            A chi non lo faceva venivano mozzate le mani.
            Testimone europeo Bartolome’
            de las Casas
            “Dal 1494 al 1508 più di 3 milioni di persone erano perite a causa della guerra, della schiavitù, delle miniere. I miei occhi hanno veduto questi atti così estranei alla natura umana e ora fremo mentre scrivo”

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Las Casas esagerava un poco per una giusta causa, però.

            • PinoMamet scrive:

              C’è anche da ricordare che Colombo, come vicerè (e un po’ megalomane, sicuramente) aveva molti nemici pronti a dire le peggio cose sul suo conto, per prenderne il posto.

              Non voglio dire che abbiano inventato tutto, ma ricordiamo che erano cose successe dall’altra parte dell’Oceano, nel Cinquecento… chi te controllava, se le sparavi grosse?

              • Fuzzy scrive:

                Gli Arawak furono ridotti in schiavitù da Cristoforo Colombo e dai successori spagnoli e utilizzati in grandi latifondi chiamati encomienda. Erano costretti a lavorare a ritmi massacranti e morivano a migliaia. Nel 1515 rimanevano circa cinquantamila Arawak; nel 1550 si erano ridotti a cinquecento. In una relazione del 1650 si scrive che sull’isola di Hispaniola non rimaneva nemmeno un Arawak.[1].[2].
                https://it.m.wikipedia.org/wiki/Aruachi
                Dal 1492 al 1550 sono 58 anni.
                Non lo so quanto abbia sterminato Colombo in prima persona, comunque mi pare che l’andazzo fosse quello.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                L’idea che poche centinaia di spagnoli potessero sterminare decine di migliaia di nativi con le armi di fine Quattrocentk è chiaramente un’esagerazione.
                Sulle malattie portate da quegli spagnoli se ne può parlare, invece.

              • Fuzzy scrive:

                https://www.treccani.it/enciclopedia/encomienda/
                L’encomienda
                Il domenicano Bartolomé de Las Casas si fece portavoce delle accuse contro l’e. presso il re Carlo V (I di Spagna), perorando una cristianizzazione pacifica e condannando le riduzioni in schiavitù degli indigeni
                https://www.treccani.it/enciclopedia/las-casas-fray-bartolome-de/
                Boh, qui la Treccani dice che venivano ridotti in schiavitù.
                Di che cosa morissero poi non è chiaro. Certo faccio fatica a considerare questo Las Casas come un contaballe totale. Immagino che qualcosa di vero ci deve essere stato.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Fuzzy

      “3 L’idea che il mondo sia sovrappopolato e che occorra mettere un freno alla procreazione”

      Se ti riferisci a ciò che scrivo io, mi sono espresso male.

      Intendo dire:

      1) Esiste una tremenda e concretissima “questione ambientale”, dai mille aspetti: l’aumento della popolazione è solo uno degli aspetti, anche se tutto è collegato.

      2) Per poter chiudere gli occhi davanti a questa questione, alcuni dicono che “l’ambientalismo è un’ideologia”.

      3) Questa “ideologia” può essere presentata o come “neopaganesimo” (“culto religioso della natura”) o come “malthusianesimo” (“mettere un freno alla procreazione”).

      4) Ma se è una “ideologia”, la questione ambientale diventa una scelta soggettiva.

      • Fuzzy scrive:

        Si, questa dell’ideologia è una specie di parola magica che viene usata in modalità “Clava” dai detrattori dell’ambientalismo.
        A me è stato detto non so quante volte a proposito di agricoltura.
        È che sia da una parte che dall’altra spesso si va in giro con argomentazioni da battaglia.
        Così non se ne esce. Il tempo stringe.

        • daouda scrive:

          1) NOn esiste la qustione ambientale giacché è usata come depistante rispetto alle reali questioni e quindi tu sei un biurattinaio

          2-3) l’ambientalismo come l’antiambientalismo fanno parte del tema stesso, non c’entra l’ideologia giacché basta falsare le premesse e pure i dati razionali susseguenti a suffraggio perdono capacità di cogenza con la realtà.

          4) perché, c’è mai qualcosa che non sia scelt soggettiva? Porca troia…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Fuzzy

      “Ad esempio
      https://www.remocontro.it/2018/06/22/brasile-contadini-massacrati-la-rivincita-dei-latifondisti/

      Cito l’essenziale dell’articolo:

      “Ormai il Brasile ha abbracciato l’agro business. Gran parte delle migliori terre coltivabili serve a produrre soia, canna da zucchero e mais transgenico. La produzione è in molta parte destinata alle esportazioni e proprio sotto i governi progressisti è stata mesa in pericolo e di fatto bloccata la riforma agraria. La lotta al latifondo dunque si è trasformata nel consumo e impiego di un quinto dei prodotti tossici nel mondo.”

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez & Fuzzy

        “Brasile”

        Leggo in calce al testo linkato che il curatore del blog è l’ex giornalista RAI Ennio Remondino.

        Fu insegnante di applicazioni tecniche alle medie di un mio ex collega. Adorato dagli allievi, ne puniva l’indisciplina mettendo il reo al centro dell’aula e organizzandone la fucilazione collettiva a colpi di cancellino nella schiena.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  12. Moi scrive:

    I NeoMalthusiani però smettano di fare gli Ipocriti di dirsi dispiaciuti per i Morti Naufraghi Migranti nel Mediterraneo : anzi, coerentemente (!) ne ringrazino la Malthusiana Provvidenza che sflotisce i Reprobi più incalliti. Lo stesso per Guerre, Malattie, Catastrofi, Terrorismo … l’importante è che tocchi agli Altri ! 😉

    • Moi scrive:

      Fra l’ altro, i NeoMalthusiani danno sempre per scontatodi essere fra il Mezzo Miliardo Massimo di gente degna di sopravvivere per Salvare il Pianeta ! … Chi cazzo glil’ ha detto ?! … Il Fantasma di Malthus in persona ?! … E se la cosa migliore che possano concretamente fare fosse,invece, suicidarsi in massa per il Bene della Grande Madre Gaia ?

      😉

  13. Ros scrive:

    @daouda, (20/04/2022 alle 3:33 pm)
    “vorrei poi far presente all’illustre Luigi C. e Francesco Mario A. che non solo la dottrina sociale cattolica è una chimera, ma che tali encicliche segnano il passo della totale ambiguità ( scrivo schifosa ambiguità per esser più drastico ) del papato rispetto varie questioni che se uno andasse a leggersele bene oltre questo troverebbe tali corbellerie miste ad analeti indecifrabili che fanno piangere se non ridere.
    Giusto per ricordare come il complicismo ma soprattutto l’immanentismo sia proprio del mondo “occidentale” tant’è che i tradizionalisti tridentinisti nostrani di ogni risma sono i paladini del soverchiamento del politico sullo spirituale ( che chi ha dimestichezza con le retoriche esotericheggianti comprenderà da sè ).
    Che i jewsuiti abbiano scelto la sponda progressista piuttosto che conservatrice, infondo, non fa alcun difetto, essendo un gioco ugualmente speculare e dialettico nell’avanzamento dell’occultazione della Rivelazione la cui loro scelta per tale avanzamento era inevitabile…”

    la dottrina sociale della chiesa (teorie della Liberazione e marxismi cristiani..)
    che reputi come reputi…

    Conosci l’opera e i sermoni di Padre Linus Dragu Poppian?
    “L’Anticristo. E le nostre responsabilità fondamentali”

    che ho più volte letto con piacere,
    ricorda a tratti la lucida potenza e violenza di un Léon Bloy
    (anche per la posizione, atipica in ambienti “tradizionalisti” sugli ebrei e l’antisemitismo: “Dagli ebrei la salvezza” Adelphi,
    il «Salus ex Iudaeis est» del Vangelo di Giovanni)

    (leggo di tutto, sono un ninfomane dei magici segnetti dell’abbecedàrio, non mi ci riesco ancora a capacitare di queste tecniche gnostico-magiko-sortilegiche)

    Bene, leggendolo non si può dare Ragione – anche a te, crepi l’avarizia –
    (ragionevolezza cartesiana e ragioneria coerente😀)

    lo posterei per intero, ma sono 129 pag. in PDF,
    e mi pare di star leggerissimamente sbracando.

    Quindi mi astengo – ragionevolmente – taccio per un poco.

    • Ros scrive:

      “Bene, leggendolo non si può dare Ragione – anche a te, crepi l’avarizia”

      Sorry☹️
      Voleva significare:
      leggendolo non si può non dare ragione anche a te.
      Ovvero che da un punto di vista hai assolutamente ragione.

      • daouda scrive:

        Padre Lino è un perseguitato, non lo sento più da tanto tempo purtroppo per negligenza e colpa mia.
        Ad ogni modo la visione dell’Empio di sinistra progressista non è per forza di cose l’unica possibile ricalcando Soloviev e qui potrei discostarmi.
        Come mi discosto dal chiamare antiCristo il dragone, la bestia ed il falso profeta con la città della perdizione.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per daouda

          “Ad ogni modo la visione dell’Empio di sinistra progressista non è per forza di cose l’unica possibile ricalcando Soloviev e qui potrei discostarmi.”

          Infatti, l’ho citato solo perché è lì che va a parare Meotti.

          Esistono anche le visioni che ho citato (sciamano dell’Amazzonia e cattolico), e innumerevoli altre.

          • daouda scrive:

            gli elementi finali sono un falso profeta ( apparato religioso ), il diavolo che dirige e vabbè, un potente che è la bestia ed una città capitale.

            Parlano tutti di anticristo che l’Empio non è un anticristo, perché dire anticristo vuol significare che il Verbo non si è fatto carne, è solo DIO, eè appunto un dettame gnosticista di una puerilità disarmante.

  14. Miguel Martinez scrive:

    OT

    https://news.am/eng/news/697259.html

    15:38, 19.04.2022

    Russia and Vietnam will hold joint military exercises, in which the parties will work out the skills of commanders and staffs in organizing combat training operations, the press service of the Eastern Military District reports.

    For the first time, a conference on planning a joint Russian-Vietnamese military exercise was organized and held at the headquarters of the Eastern Military District. The meeting of the delegations took place via video link.

    The purpose of the exercises is to improve the practical skills of commanders and staffs in organizing combat training operations and managing units in a difficult tactical environment, as well as developing non-standard solutions when performing tasks.

  15. roberto scrive:

    Miguel

    « Ma qualche settimana fa sono andato dal dentista. Bene, se tutti al mondo avessero le cure che ho avuto io – i costi di oggetti in plastica usa e getta, di materiali particolari, di radiografie, di formazione professionale del dentista e della sua assistente, ma anche i costi del personale – non basterebbero cinque pianeti.« 

    È la solita questione dell’obbiettivo finale
    La plastica fa male al pianeta, ma personalmente preferisco che tutti possano curarsi i denti e pazienza se questo ci porterà all’estinzione fra 1000 anni invece che tra 3000

    Meglio vivere poco ma bene

    • Francesco scrive:

      e se fosse tra 10 invece che tra 30?

      😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “È la solita questione dell’obbiettivo finale
      La plastica fa male al pianeta, ma personalmente preferisco che tutti possano curarsi i denti e pazienza se questo ci porterà all’estinzione fra 1000 anni invece che tra 3000”

      nel caso specifico, però, non stiamo parlando di “un po’ di plastica”. E’ semplicemente impossibile una cura dentaria diffusa come quella che ricevo io.

      Quindi la domanda, “l’obiettivo finale” è:

      1) E’ giusto che Miguel possa curarsi i denti, con quella qualità di servizio, e il 90% degli indiani no? Che è la situazione attuale.

      2) E’ giusto privare Miguel di quel livello di cura dentistica, se non altro per rispetto verso il 90% degli indiani?

      3) E’ giusto trovare una via di mezzo – diciamo cure dentistiche molto elementari ma uguali per tutti?

      • Daouda scrive:

        Era impossibile pure la televesione se non eri prqtico di sortilegi…evvabbè continua a sbagliare il tocus della riflessione…

      • Francesco scrive:

        Bravo, la terza opzione suona molto umana e sospetto sia “adattabile” verso l’alto molto più di quanto noi occidentali con la puzza sotto il naso.

        Ricordo solo che il sistema che porta a (1) non è ben compreso nè manipolabile con ragionevole certezza dell’esito. Anzi, direi piuttosto il contrario.

      • roberto scrive:

        1) no ma appunto non è giusto diminuire il livello di cure di miguel, è giusto aumentare quello del 90% degli indiani

        Però ancora una volta faccio notare che è giusto o non è giusto dipende da cosa vuoi alla fine

        Che gli esseri umani campino meglio possibile?
        Che l’impatto dell’umanità sul pianeta sia il minore possibile?

        Sono obbiettivi non compatibili tra di loro

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “1) no ma appunto non è giusto diminuire il livello di cure di miguel, è giusto aumentare quello del 90% degli indiani ”

          Botte piena e moglie embriaha…

          Facciamo conto che le cure siano come i voti scolastici, vanno da 0 al 10.

          Il 90% degli indiani ha cure a livello 1.

          Miguel ha cure a livello 7 (e anche questo è uno dei motivi, come dice Fuzzy, per cui gli indiani hanno cure a livello 1).

          Se distribuissimo il livello 7 di cure al resto dell’umanità, collasserebbero di colpo l’economia, la società e le risorse, non si può proprio fare. Non è una questione di “chissenefrega se tra trecento anni…”. No, è una questione tipo, “si può o non si può dare un elicottero personale a tutti gli abitanti del pianeta?” Non si può.

          Ora, è possibile che con un immenso sforzo economico, condizioni di pace perfetta, governi illuminati e molta fortuna, si possa permettere a tutti gli indiani di avere cure a livello 3.

          Che facciamo a questo punto: lasciamo Miguel a livello 7, o lo retrocediamo anche lui a livello 3?

          • roberto scrive:

            « Se distribuissimo il livello 7 di cure al resto dell’umanità, collasserebbero di colpo l’economia, la società e le risorse, non si può proprio fare.« 

            Ma perché non si può fare?
            È giusto un esempio pour parler o hai qualche motivo per ritenere che le cure mediche generalizzare farebbero crollare il mondo?

            • Moi scrive:

              Il Comunismo Planetario Assoluto … che però manco a Cuba c’è mai stato davvero, eh Maurì 😉 ! … E cmq sarebbe senza l’ Embargo degli USA, ovvio ! 😀

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Perché, pensi che il governo collettivizzatore globale sarebbe molto più efficiente nella livellazione rispetto al governo cubano?

            • Miguel Martinez scrive:

              per roberto

              “È giusto un esempio pour parler o hai qualche motivo per ritenere che le cure mediche generalizzare farebbero crollare il mondo?”

              Sul tema, ho letto dei calcoli tempo fa, non specificamente riservati al caso dei dentisti.

              Sui dentisti, credo che basterebbe fare un calcolo sui costi del mio dentista:

              1) anni di studio
              2) numero di ore che il dentista dedica a ciascun paziente, diverse volte l’anno (e quindi numero basso di pazienti per ogni dentista)
              3) materiali costosissimi che adopera
              4) costi di personale assistente
              5) costi di eliminazione del materiale di risulta

              Ora, direi che possiamo concordare che il livello 7 è accessibile probabilmente solo a quel miliardo di “ricchi” che secondo Hinkel si “mettono di traverso” agli altri, accaparrandosi le risorse disponibili.

              A questo punto (senza prove, ma non ci sono prove nemmeno per la tesi contraria), passiamo al “pour parler”.

              Cioè se è vera questa ipotesi:

              – io ho cure a livello 7

              – l’indiano medio ha cure a livello 1

              – uno dei motivi per cui ha cure a livello 1 è proprio il fatto che io ho cure a livello 7

              – l’indiano medio potrebbe forse arrivare a livello 3…

              cosa facciamo del mio livello 7? Lo difendo con le unghie e i denti contro l’indiano? Scendo a livello 3 anch’io?

              Lasciamo stare la tesi di botte piena e moglie embriaha, che il mondo non funziona così 🙂

              • roberto scrive:

                “ A questo punto (senza prove, ma non ci sono prove nemmeno per la tesi contraria), passiamo al “pour parler”.

                Ok ma allora pour parler, ma Mia ipotesi vale quanto la tua: cure sanitarie di livello 7 potrebbero essere disponibili per tutti se ci fosse questo obbiettivo. La prova: in Europa sono disponibili per tutti. Negli usa, paese che possiamo considerare abbastanza affine, no

              • Francesco scrive:

                In Europa occidentale ci sono per (quasi) tutti ma siamo una piccola frazione del mondo. E molto ricca.

                Non sono sicuro che si potrebbe fare veramente per tutti, anche se forse in una versione più da 5-6 si potrebbe.

                SE esistesse un modo di dirigere il mondo, che non esiste. Questo punto mi pare leggermente trascurato.

      • paniscus scrive:

        “3) E’ giusto trovare una via di mezzo – diciamo cure dentistiche molto elementari ma uguali per tutti?”
        —————-

        ad esempio, smetterla di considerare come “cure mediche indispensabili” un’infinità di interventi ortodontici che costringono bambini e adolescenti a smazzarsi anni di apparecchi metallici in bocca,

        quando poi nella stragrande maggioranza dei casi il problema è solo LIEVEMENTE estetico, ma spesso tanto lievemente che nemmeno si nota… e non ha niente a che fare né con deformità davvero sfiguranti, né tantomeno con problemi alla masticazione, o ad anomalie che causano dolore.

        Eppure, qualunque genitore che si trovi con il dentista che consiglia di mettere l’apparecchio al figliolo perché “l’allineamento non è perfetto” (anche se l’imperfezione è veramente minima, di fatto invisibile, e anche se l’interessato stesso non se ne sarebbe mai accorto se non gliel’avesse spiegato il dentista)…

        …si sente automaticamente in obbligo di farglielo fare, perché non sia mai che il genitore faccia la figura di “non essere interessato a garantire il meglio del meglio assoluto” per il figlio, o che rischi di fargli venire i complessi quando poi vorrà ugualmente mettersi l’apparecchio 10 anni dopo, da adulto.

        Io personalmente, tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80, per quasi tutta l’adolescenza, mi sono dovuta smazzare quattro anni di torture ortodontiche, due anni di apparecchio fisso e altri due di apparecchio mobile

        (con contorno di predicozzi quotidiani in famiglia per verficare che ogni giorno facessi una manutenzione maniacale, e colpevolizzandomi se questo non riusciva sempre, e dovendo farmi togliere dei denti perfettamente sani, non denti del giudizio ma molari normalissimi, solo per fare posto agli altri… che quando lo venne a sapere mia nonna si mise a piangere),

        e alla fine della fiera ho sempre avuto i denti bruttini lo stesso.

        Forse un po’ meno brutti rispetto a come stavano prima, ma di sicuro non tanto “ideali” da valere la pena di tutto questo disagio mio e spese della mia famiglia, all’epoca.

        Anche questo fa parte della discussione sulla “via di mezzo”.

        • Francesco scrive:

          concordo

          non so quanto inciderebbe e so di venire nel carrugio dei comunisti ma … la quantità di stronzate superflue di cui si potrebbe fare a meno benissimo!!!

  16. Luigi Copertino scrive:

    Caro Miguel,

    le tue osservazioni sono uno stimolo alla riflessione. Per la quale ci vuole tempo e spazio. Le categorie di ecofascismo ed ecognosticismo sono complesse perché andrebbero calibrate onde evitare che con esse si finisca per coprire l’altra faccia del problema come appunto fa Meotti il quale confonde Europa ed Occidente, Cristianesimo e modernità, Tradizione e tecnica, Trascendenza e capitalismo. In tal modo la polemica antignostica alla Meotti serve solo per coprire, salvandola, la sostanza “gnostica” che sta alla base dell’idolatria della tecnica, come è evidente oggi nel progetto del Great Reset. Detto questo, è pur vero che l’ecologismo inteso come panteismo, anziché come visione del creato riflettente la Infinita Bontà Originaria, dunque come sacro per partecipazione, costituisce un equivoco – quello che attira i progressisti che ieri invece vedevano nelle ciminiere di Manchester il progresso – dal quale proprio gli ecologisti “sani” dovrebbero guardarsi. Infine sulla questione gnosi. Il tuo corrispondente Ros ha già citato alcuni miei contributi sul tema intesi a distinguere una corretta gnosi da una gnosi ambigua, spuria. Sono due spiritualità che ritroviamo nel corso dei secoli. Due “rivelazioni” antagoniste. La radice di tale antagonismo è ben spiegata in Genesi 3,5 (e qui è possibile ritrovare sia la fonte della Natura come Deità, poi ripresa anche in ambito moderno ed illuminista, sia la fonte della volontà di potenza della quale l’idolatria della tecnica è una espressione). Il tuo corrispondente Douda ci ha fornito un esempio magistrale del secondo tipo di gnosi, anche laddove cita con esegesi decontestualizzata e soggettiva, ossia al di fuori del suo legittimo contesto tradizionale, il Vangelo. Non a caso uno dei temi caratterizzanti la gnosi del secondo tipo è il mondo come caduta e quindi esilio o prigione dello spirito. Con ciò la materia, quindi anche il corpo umano, assumono una valenza negativa (ed infatti per spiegarne la realtà diventa necessario attribuirla all’attività di un “demiurgo” che ha frammentato il monos indifferenziato originario: tema ripreso da Marcione che individuava il demiurgo nel Dio veterotestamentario). Se la materia è negativa da essa bisogna liberarsi in un ritorno-fusione nell’Uno indistinto supposto all’origine della manifestazione. Non un ritorno nell’Amore che ama la creatura in quanto tale partecipandola ed accogliendola (san Paolo: non son più io che vivo ma è Cristo che vive in me, per spiegare la relazione sperimentata nell’ascesa al Terzo Cielo). Ma se la creazione è negativa vuol dire che essa, al contrario di ciò che rivela il Genesi alla fine dell’Opus Magnum, non è affatto cosa buona e quindi possiamo ben violentarla. Anzi dobbiamo violentarla, come dobbiamo violentare il nostro stesso corpo (e quel che facevano i “perfetti catari” con l’endura), per liberarne lo spirito che deve tornare nella sfera divina, impersonale, dalla quale è decaduto per emanazione o degradazione. Su questi presupposti la radice “spirituale” della distruzione del creato e quella della manipolazione biotecnologica dell’uomo è la medesima. Una antica tradizione abramitica (si tratta di un tema ricorrente, in forme diverse, sia nell’ebraismo che nel Cristianesimo e nell’islam: mi riferisco di seguito alla sua forma cristiana) rivela quale fu la sostanza del “non serviam” di Lucifero, l’angelo “portatore di luce” perché il più vicino a Dio. Al momento della sottoposizione degli “angeli viatori” alla prova di libera adesione alla Volontà d’Amore, di fronte alla visione dell’Incarnazione del Verbo, secondo il disegno creatore e salvatore di Dio, Lucifero si rifiutò di accettare la prospettiva di un Dio che voleva insozzarsi con la carne, con la materia che, lui il più puro degli spiriti angelici, riteneva impura, bassa, l’estremo allontanamento dalla Luce divina. Fu un atto di rifiuto dell’Amore kenotico, che si piega misericordioso sulla creatura. Fu un atto di orgoglio in controtendenza con l’Umiltà di Dio che quale culmine della creazione poneva l’Incarnazione, perché tutto ciò che Egli avrebbe creato sarebbe stata cosa buona. Lucifero fu il primo degli gnostici del secondo tipo ed il propagatore di questa gnosi ambigua. Che nel suo ricorrente manifestarsi nei secoli ha sempre negato “il Cristo venuto nella carne”, come scrive san Giovanni. Ora, per tornare, alla “natura”, se la creazione è maligna, risultato di una caduta primordiale nella materia, è evidente che essa diventa anche “matrigna” (sebbene, per l’altro versante dello stesso discorso, se colta come totalità indistinta è “divina”). In Malthus, al di là dei suoi ragionamenti matematici, riecheggia questa idea della “natura matrigna”, cattiva, che non vuol, o non è capace di, sfamare tutti i suoi figli. Per cui diventa necessario sfoltire un po’ di popolazione. Arduo diventa, a questo punto, stabilire con quali metodi (castrazione, sterilizzazione, aborto, un bello sterminio atomico?) e di quale parte (i bianchi, i neri, i poveri, le donne, gli uomini?). Posto queste notturne ed insonni riflessioni anche sul tuo blog, premettendo che non ho intenzione di imbarcarmi in alcuna polemica, né utilizzare lo stile, di taluni, dell’invettiva astiosa. Ciascuno libero di scegliere la via che preferisce. A presto.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Luigi

      Grazie del bell’intervento.

      Certamente è “gnostico” nel senso che dici tu il concetto di “individuo” sottostante alla modernità.

      Non ti preoccupare per l’invettiva astiosa, qui abbiamo un commentatore autorizzato a usarla senza freni, ma è un diritto che si è guadagnato ;.)

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “questa idea della “natura matrigna”, cattiva, che non vuol, o non è capace di, sfamare tutti i suoi figli”

      Però secondo me il problema di questa lettura è che, antropomorfizzando la realtà (la “Natura”) fraintende il pensiero altrui attribuendogli la stessa antropomorfizzazione.

      • Miguel Martinez scrive:

        ““questa idea della “natura matrigna”, cattiva, che non vuol, o non è capace di, sfamare tutti i suoi figli””

        La natura sfama amorevolmente i propri figli. Con i propri figli.

        Che a pensarci con un certo distacco, ha anche una sua bellezza.

    • paniscus scrive:

      per Luigi:

      ma andare qualche volta a capo, proprio no? 🙂

    • Ros scrive:

      Luigi Copertino.
      Commento che, in qualsiasi modo la si pensi e senta la questione, merita di essere letto e riletto con attenzione e riflessione.

      Grazie😀

      “…Fu un atto di rifiuto dell’Amore kenotico, che si piega misericordioso sulla creatura…”

      “…Lucifero fu il primo degli gnostici del secondo tipo ed il propagatore di questa gnosi ambigua.
      Che nel suo ricorrente manifestarsi nei secoli ha sempre negato “il Cristo venuto nella carne”, come scrive san Giovanni…”

      Negando e negandosi all’autosvuotamento” nella Kenosis.

      Kenosis del Cristo – Logos divino – con l’incarnarsi nella materia corporea e conseguente accettazione dell’ “amaro calice”.

      Nell’umiltà e nel dolore, e umiliazione del calvario; della derisione,
      e del tradimento.
      E dell’ esperire infine la morte.

      In ubbidienza al padre celeste.
      Nella sua volontà e Disegno.

      Allo stesso modo il cristiano
      (De Imitatione Christi nel suo libro I°)
      deve svuotarsi della propria di volontà, del proprio egocentrismo, per diventare interamente ricettivo al Divino, e abbandonarsi in esso.

      kenosis come fondamento nel ricevere ed operare nella Grazia e della volontà dello Spirito. Vuoto d’ogni se.

      Penso alla Teologia tedesca:
      al “Libretto della vita perfetta” dell’anonimo (Cavaliere teutonico, pare) francofortese – a Angelus Silesius, a “la nube della non conoscenza”, nube dell’oblio di sé che sola ci porta alla contemplazione dell’amore divino.
      Ad agire e vedere con i suoi occhi.

      Il “Libretto della vita perfetta”:
      Opera definita “immortale” da Schopenhauer come viatico per la beatitudine e del Paradiso – anche – in vita.
      La Casa del regno dei cieli, in contrapposizione ad ogni regno dei poteri terreni.

      Viatico del distacco e autosvotamento (kenotico) nella rinuncia ad ogni propria volontà e desiderio per fare si che il nostro volere divenga quello stesso di Dio.

      “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.”

      Filippesi 2:5-7) ”

      E come Cristo si svuoto nel Sacrificio della divinità sua e del Padre per giungere all’uomo per amore e misericordia della creatura e creazione,
      l’uomo deve – nella sua di Kenosis – svuotarsi della propria umanità e identità per giungere a Dio.

      “…Lucifero fu il primo degli gnostici del secondo tipo ed il propagatore di questa gnosi ambigua.
      Che nel suo ricorrente manifestarsi nei secoli ha sempre negato “il Cristo venuto nella carne”, come scrive san Giovanni…”

      La gnosi, quindi, come negazione della Kenosis.

  17. Ros scrive:

    Roberto: “…Però ancora una volta faccio notare che è giusto o non è giusto dipende da cosa vuoi alla fine
    Che gli esseri umani campino meglio possibile?…)

    paniscus: E’ giusto trovare una via di mezzo – diciamo cure dentistiche molto elementari ma uguali per tutti?
    ad esempio, smetterla di considerare come “cure mediche indispensabili” un’infinità di interventi ortodontici che costringono bambini e adolescenti a smazzarsi anni di apparecchi metallici in bocca…” “…Forse un po’ meno brutti rispetto a come stavano prima, ma di sicuro non tanto “ideali” da valere la pena di tutto questo disagio mio e spese della mia famiglia, all’epoca…”

    Bisognerebbe mettersi d’accordo (alla luce dell’abnorme consumo di psicofarmaci, legali e prescritti o selvaticamente anarchici; d’accertato aumento epidemico delle patologie mentali legate all’ansia e alla depressione)
    su quale poi sia questo “meglio”.

    Fatta la tara ai bisogni primari.

    Credo che il meglio non dipenda solo dalla possibilità allargata di consumare
    (qui intese come insostenibili per l’ambiente),
    ne – in certa ragionevole misura – dalle condizioni materiali.

    Esiste in noi la necessità vitale e psicologica di Tempo;
    di ozio creativo ed immaginativo (Otium non inteso come passività accidiosa da sfuggire come la peste correndo a distrarsi,
    ma un tempo libero da dedicarsi alla dimensione creativa e personale,
    come inteso dalla Classicità, da Michel de Montaigne ecc.)

    Di gioco autoriflessivo (di edificazione di un proprio Mundus imaginalis)

    Tempo da dedicare senza ansie d’orologio alla nostra salute vitalità interiore,
    a nutrire l’Anima per dirla come James Hillman
    (“Anima”, “Il codice dell’anima”, “L’anima del mondo e il pensiero del cuore”)

    Questa modalità TINA socio-economica del lavoro 24 ore su 24 lo nega per principio.

    Il tempo richiestoci sia dal lavoro per il pane quotidiano
    e fare girare il leviatanico meccanismo,
    che per il “tempo libero” coatto, turistico;
    irreggimentato alla medesima necessità produttiva e di consumo,
    è totalitario.

    Ci nega a noi stessi. A quel necessario rapporto autoriflessivo e immaginativo.

    C’è un ambiente – un’ecologia interiore – devastato e in pericolo d’estinzione tanto quanto quello esterno.

    e altrettanto bisognoso di interventi e tutela.
    Di consapevolezza del problema e del disagio.

    E sospetto (ne avrei anche la pur soggettiva e personalissima riprova)
    che ripristinando in qualche modo la possibilità di questo tempo
    e di questa ecologia (“Ecologia della Mente” Gregory Bateson),
    interiore,
    tante “necessità” di consumo insostenibili alla lunga e alle maggioranze (per i conti della serva) andrebbero a cadere in una sensibile insignificanza.

    In un epicurea insignificanza.

    Poiché si può pensare che con tanti di quei consumi superflui tentiamo – vanamente –
    di colmare una deprivazione interiore.

    Ci viene dato come assoluta evidenza di cercare fuori
    (in bisogni e consumi bulimici e in buona misura coatti)
    quel mondo immaginale che ci è stato tolto dal tempo estrovertito-sociale-economico richiestoci.
    E che (senza saperlo, inconsciamente) ci viene a mancare.

    Banalmente, non si vive di solo pane, e non importa quanto – molto o poco –
    ti pagano se poi non hai a disposizione il tempo della TUA vita,
    e ti insterilisci in consumi per arginare a vuoto la mancanza.

    La questione Capitalismo neoliberale,
    fuori e al di la delle diseguaglianze economiche (marxiste e socialiste),
    e indici di Gini, sarebbe anche ora di porla
    (non più e solo sul denaro, consumi, sostenibilità ambientale)
    sul tempo (tempo per noi stessi e la nostra crescita creativa, immaginale, e benessere psicofisico)

    Secoli a dietro mi ne parlavano, che so: Raoul Vaneigem, Robert Owen,
    Bob Black ne “L’abolizione del lavoro”…
    http://www.ecn.org/nautilus/PDF/bob%20black.pdf

    Mi accontenterei di una riduzione a 4 ore max al dì e riposo sabato e domenica.
    Questo sarebbe a mio parere il Meglio e il Progresso,
    e del resto ce lo raccontavano così, mi pare?

    E, ripeto, sospetto che
    (dopo la necessaria ambientazione di rodaggio alla dimensione d’interiorità)
    i bisogni e consumi che impattano sull’ambiente verrebbero significativamente e naturalmente calmierati fino alla sonnolenza.

    Ovvio che l’economia come è intesa tracollerebbe,
    e dovrebbe – finalmente – cambiare in qualcosa di INEDITO che – detto con Mark Fisher di “Realismo Capitalista” – non riusciamo ad immaginare come possibilità:

    “È davvero più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo?
    E perché ci siamo ormai assuefatti all’idea che, per dirla con Margaret Thatcher,
    “non c’è alternativa” al sistema in cui viviamo?”

    Eppure se il tracollo dell’ecosistema è un pericolo reale
    questa possibilità inedita “inimmaginabile”
    che ci restituisca il TEMPO della NOSTRA vita, curandoci dall’ansia dei consumi “distrattivi” ed estrovertiti,
    andrebbe considerata con la necessaria serietà dell’inevitabilità.

    Una decrescita esteriore
    (che la crescita non pare essere il Meglio decantato, ne per l’ambiente
    ne per il nostro benessere psicofisico)
    ma una possibilità di benessere, creatività immaginale e crescita interiore.

    https://www.krisis.org/1999/manifesto-contro-il-lavoro/
    Sarebbe anche ora di un parziale fine pena dalla biblica cacciata nel sudore della fronte.

    Se ne discute in :
    Domenico De Masi “Il lavoro nel XXI° secolo”

    James Suzman “Lavoro. Una storia culturale e sociale”
    https://www.ibs.it/lavoro-storia-culturale-sociale-libro-james-suzman/e/9788842829560
    (bellissimo saggio!)

    Stefania Consigliere “Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione”
    che ho iniziato ieri sera sull’entusiasmo di Miguel

    https://www.ibs.it/favole-del-reincanto-molteplicita-immaginario-ebook-stefania-consigliere/e/9788865483886

    e, vedi sotto, in un estratto saggio “Cronofagia” di Davide Mazzocco che inquadra il problema tempo-vita sottrattaci .

    https://www.indiscreto.org/perche-non-esiste-piu-il-tempo-libero/

    Conclusione riassuntiva:
    Con il riappropriarsi del TEMPO (della nostra unica vita),
    e la dimestichezza con l’interiorità, la Psyche, la dimensione immaginale propria dell’ Otium classico,

    le coattività dei bisogni e consumi, la loro sostenibilità potrebbero magicamente risolversi.
    E la decrescita babau
    potrebbe davvero essere una dimensione inedita e felice.

  18. Miguel Martinez scrive:

    https://www.ilriformista.it/stoltenberg-alla-nato-solo-per-curare-interessi-degli-usa-intervista-al-generale-giuseppe-cucchi-292466/
    Riservatezza

    L’intervista
    “Stoltenberg alla Nato solo per curare interessi degli Usa”, intervista al generale Giuseppe Cucchi

    Umberto De Giovannangeli — 9 Aprile 2022

    “Stoltenberg? Cosa ci si può aspettare da un ventriloquo degli americani”. La perentoria affermazione non viene da un pacifista incallito ma da un uomo che ha trascorso buona parte della sua vita in divisa: il generale Giuseppe Cucchi. Generale della riserva dell’Esercito, già direttore del Centro militare di studi strategici, consigliere militare del presidente del Consiglio, rappresentante militare permanente dell’Italia presso Nato e Ue, consigliere scientifico di Limes. Una intervista “esplosiva”, la sua. […]

    • Francesco scrive:

      ma quanti generali abbiamo in Italia? e come sono stati selezionati all’epoca? con quali criteri si ottiene il grado^

      se dovessero guidare un esercito in battaglia, tra numero e opinioni discordanti, si finisce di nuovo a Custoza!

      • tomar scrive:

        Ma davvero ti dà fastidio che il generale Cucchi invece di mettersi in marcetta mussoliniana “fino alla vittoria” provi a fare delle analisi e dei ragionamenti? Due parole su queste analisi e questi ragionamenti no?

        • Francesco scrive:

          non mi piace scrivere gli insulti che questi “ragionamenti” meritano, me ne sono astenuto apposta

          • PinoMamet scrive:

            Francè, c’è da dire una cosa:

            la quantità di generali italiani che sostiene posizioni diverse dalla tua comincia a essere, diciamo, degna di nota 😉

            Ora, naturalmente c’è la spiegazione semplice: tutti i generali italiani sono idioti;

            oppure sono tutti rosso-bruni, chissà per quali misteri si sono ritrovati ad avere incarichi di responsabilità attribuitigli proprio da quella NATO verso la quale osano esercitare, apriti Cielo, addirittura il libero pensiero 😉

            come questo signore qua:
            https://www.difesa.it/SMD_/COFS/Pagine/Generale_Marco_Bertolini.aspx

            • Francesco scrive:

              come hai detto tu, i generali italiani sono circa 500

              e quelli con idee che credevo di trovare solo nelle sedi di CP e FN paiono essere tantini

              ma le idee si valutano, non ci si limita a basarsi su chi le esprime, giusto?

              • PinoMamet scrive:

                Giustissimo.

                Io però per ora da te, onestamente, ho solo letto giudizi sulle persone:

                “il tale si è espresso contro gli USA= è palesemente un idiota”…

      • PinoMamet scrive:

        “ma quanti generali abbiamo in Italia? e come sono stati selezionati all’epoca? con quali criteri si ottiene il grado^”

        A occhio, e senza interrogare parenti e conoscenti nelle Forze Armate, direi che abbiamo almeno un migliaio di generali, selezionati con il mero criterio dell’anzianità di servizio

        (no, ho controllato ora:
        ci sono solo 480 generali, in compenso ci sono più di 2000 colonnelli!
        https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/30/stelle-greche-e-torri-troppi-generali-al-tempo-della-crisi/310340/

        e l’anzianità di servizio non incide direttamente sul grado, ma sul trattamento economico sì:
        se hai tot anni di servizio ricevi la paga da colonnello anche se non lo sei ecc.)

      • PinoMamet scrive:

        Oh, per il resto mi accodo al commento di Tomar: non è che le FFAA ti possono piacere solo quando danno ragione alla linea pià ciecamente atlantista possibile, eh?

        Del resto… Balbo, t’è passè l’Atlantic, mo miga la Pärma, dice uno storico graffito dalle mie parti 😉

        • Francesco scrive:

          Beh, qui però abbiamo solo un insulto, non proprio un fine ragionamento.

          Io poi in ogni anti-atlantista sento la puzza dei due nemici storici degli americani in Europa: i bruni e i rossi.

          😉

        • Francesco scrive:

          >>> Più o meno dall’anno 2000 in poi, la Nato si è trasformata profondamente. È diventata una specie di stella che ha gli americani al centro

          Ecco, già questa frase mi lascia basito, io ho sempre creduto che la NATO fosse quella così lì fin dal principio … mi puzza di uno che ha scelto la fazione sbagliata in qualche lotta politica interna tra i generali europei. In sè l’affermazione non ha nessun senso.

          Il resto sono insulti gratuiti a Stoltenberg.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ah, quindi la tua obiezione è che il generale ha sbagliato… al ribasso! Cioè doveva portare il suo ragionamento a conseguenze ancora maggiori.

            • Francesco scrive:

              No, è che ha detto una cazzata. La NATO ha al suo centro gli USA dal primo giorno per lo strapotere militare che hanno da sempre (e quello economico che avevano all’inizio, poi man mano lo hanno perso a nostro vantaggio).

              Quella cosa che dice “dal 2000 in poi” non ha alcun senso. A mia conoscenza.

              So che ci sono alcuni europei ansiosi di rimandare a casa gli Yankees. Si chiamano “persone con pessime idee”.

              🙂

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Tu contesti un ragionamento contestando una premessa: lui dice “succede Y perché la situazione è X” e sostiene che la situazione sia X dal 2000. Tu dici “no, la situazione X c’era anche prima”. Dunque in che modo hai confutato la conclusione se hai confermato e addirittura esteso la validità della premessa?

                Capisco il tuo odio per la filosofia medievale, ma non è che si possono accantonare le regole del ragionamemto deduttivo.

              • PinoMamet scrive:

                Perché se le basi USA si levassero dai coglioni, l’Italia verrebbe immediatamente invasa dalla Svizzera, come tutti sanno 😉

              • Francesco scrive:

                Io contesto che quella situazione esista dal 2000.

                E questo è quello che mi pare demolisca l’affermazione.

                Poi possiamo inutilmente dibattere sul significato del “modello stella”. I favorevoli come me rimarcano il contributo USA alla nostra sicurezza di europei, i contrari parlano di imperialismo USA. Qui davvero ho difficoltà a capire come confrontarsi in maniera costruttiva, vediamo la stessa cosa e io dico verde, voi rosso.

                🙂

              • Francesco scrive:

                Pino

                magari! sarei il primo in piazza con cartelli anti-USA

    • habsburgicus scrive:

      forse vi stupirà, ma il generale in essentialibus non ha mica detto cose assurde, anzi ! (a parte il solito filo-serbismo di prammatica :D)
      che l’obiettivo degli USA (dire di Biden sarebbe un po’ sopravvalutarlo :D) sia impedire la crescita dell’Europa, mi pare ovvio…e dirò di più..a differenza di molti qui (MT in primis) che prendono sul serio la politica (presuntamente) anti-russa degli USA credo che il loro primo obiettivo non sia far male a Putin (per quanto siano fessi, sapranno pure loro, che con le sanzioni Putin si farà una risata e non sarà per nulla indebolito :D) quanto rafforzare il nodo che tiene legato l’Europa agli USA !
      dove divergiamo, allora ?
      nel fatto che molti qui
      i.non vedono il ruolo nefasto di Putin nell’essersi prestato oggettivamente a questo piano (anti-europeo in primis, e anti-russo tantum in secundis); insomma un Putin meno arrogante avrebbe potuto rendere più facile il compito a chi (Germania tranne la von der Leyen che però è “europea”, forse Macron) avrebbe voluto evitare la guerra
      ii.anche se lo vedono, sono disposti a sacrificare il popolo ucraino per un piatto di lenticchie….io no !
      Invece, pur non essendo facile, bisognererebbe convincere i russi a rispettare l’esistenza di un popolo ucraino indipendente e poi, iniziare a collaborare fra noi europei e i russi, per raggiungere nel medio periodo una condizione che renda possibile l’affrancamento dell’Europa dalla sudditanza USA, a maggior libertà nostra e a maggior sicurezza dei russi…molto più di una, dieci, cento Mariupol’ conquistate a ferro e fuoco ! ma vallo a spiegare a Putin…
      utopia
      e dunque teniamoci la NATO, è il male minore 😀

      • PinoMamet scrive:

        Tutta l’analisi si basa però sul presupposto che gli USA davvero non abbiano come obiettivo primario destabilizzare Putin

        (e infatti io credo che il loro obiettivo sia destabilizzare la Russia : se invece di Putin ci fosse Gandhi o Padre Pio non cambiarebbe un acca, semplicemente gli USA avrebbe circondato la Russia di basi Nato senza opposizioni… 😉 )

        e che Putin si sia prestato al gioco…

        PS
        c’è un corollario:
        il fatto che tu ti aspetti che il resto del mondo provi verso l’Ucraina- intesa come unita, intera, nei confini attuali e con la politica attuale- lo stesso attaccamento che tu legittimamente provi… ma io legittimamente no!

  19. Miguel Martinez scrive:

    Il giornalista Paolo Di Mizio scrive un riassunto che va all’essenziale della situazione.

    Paolo Di Mizio

    È SCOPPIATA LA TERZA GUERRA MONDIALE?

    Come Washington e Londra hanno deciso di far entrare il mondo nella “battaglia finale”

    Molti si chiedono quando finirà la guerra in Ucraina. Purtroppo non finirà per anni, perché l’America ha deciso che questa è la terza guerra mondiale. Naturalmente nessuno ce lo dice, ma tra poco sarà chiaro a tutti. Il bersaglio grosso è la Russia.

    La decisione di spingere alle estreme conseguenze è stata presa da Washington in accordo con Londra, con sepoltura del negoziato di pace in Turchia, ed è stata ratificata de facto martedì 19 aprile nella videoconferenza di Biden con 11 alleati, compresa l’Italia e compreso il Giappone che non è nella Nato. È durata 60 minuti: il tempo di un sì o un no. Nessuno si è dissociato e tutti hanno approvato altre sanzioni e invii di armi.

    Non è dato sapere se le parole “guerra mondiale” siano state pronunciate. Ma se non interverranno fattori nuovi, ci vorranno anni e centinaia di migliaia di morti per vedere la fine dell’incubo. I fattori nuovi potrebbero essere la vittoria (improbabile) della Le Pen in Francia, con dissociazione di Parigi dalla Nato e aria nuova in Europa; oppure l’avvento, in Paesi europei significativi, di governi che contestino il bellicismo americano, anche questo uno scenario remoto; oppure l’arrivo alla Casa Bianca, nel 2024, di un “homo novus”, della cui esistenza però oggi non c’è traccia.

    Se nulla di questo accadrà, la guerra proseguirà fino al crollo economico e militare della Russia, mentre l’Europa, comunque vada, in ogni scenario immaginabile, uscirà dalla guerra molto impoverita.

    Gli americani sono sicuri che finirà così. Però per Pechino il crollo della Russia è questione di vita o di morte: sa che, una volta ucciso l’Orso siberiano, la violenza degli americani e del branco Nato si dirigerebbe contro la Cina. Quindi, a mio avviso, la Cina cercherà di prevenire il collasso russo, prima con la fornitura di armi e mezzi economici (anche altri Paesi potrebbero associarsi in varie forme) e poi, se necessario, con la partecipazione diretta alla guerra, forse non in Europa ma aprendo un fronte asiatico.

    Solo l’Europa potrebbe fermare la reazione a catena, e saremmo ancora in tempo, ma nessun governo europeo per ora sembra avere il coraggio di ostacolare l’America. Solo la Germania rifiuta di mandare armi pesanti all’Ucraina, mentre Draghi pare che studi l’invio di carri armati.

    In alternativa, potrebbe nascere un movimento di “non allineati”, come Cina, India, Brasile, Sud Africa, ecc., che alla fine imponga a Nato e Russia di fermarsi. C’è una frase di Xi Jinping, pronunciata due giorni fa, che lascia intravedere questa strada: «La Cina lancerà un’iniziativa globale sul principio dell’indivisibilità della sicurezza, che si opponga alla costruzione di sistemi di sicurezza nazionali sulla base dell’insicurezza di altri Paesi». Un’allusione alla pretesa dell’Ucraina di entrare nella Nato a spese della sicurezza russa. L’iniziativa cinese, però, per ora rimane nell campo delle intenzioni.

    Fin qui la logica prevedibile (o ineluttabile?) dei fatti. Sul processo grava poi l’incognita atomica. È quasi certo, a mio avviso, che l’arma nucleare, in un momento di crisi acuta, verrebbe usata. Dai russi con ogni probabilità, sull’Ucraina o altri Paesi europei. All’inizio sarà un’atomica tattica, quella con effetti localizzati. Se neppure questo riuscisse a congelare la guerra e a scalfire la determinazione americana, l’escalation porterebbe al “muoia Sansone con tutti i filistei”, ossia l’uso dell’arsenale strategico con distruzione reciproca di Russia e America, ma anche dell’Europa e forse della specie umana.

    Mi auguro che accadimenti oggi imprevedibili, ardui da immaginare ma forse possibili, fermino questo processo, che è altrimenti avviato all’apocalisse.

    • Francesco scrive:

      😀

      Un altro che esagera coi peperoni la sera e poi gli scappano espressioni come “la violenza degli americani e del branco Nato” che lo sputtanano completamente.

      Posso rilevare che Putin non è la Russia? e che la fine delle sue senili illusioni imperiali non sarebbe affatto la fine della Russia?

      Un’altra cosa che non mi torna è che ci vorrebbero “anni” di guerra per logorare la Russia. Solo a me pare che questi due mesi e mezzo siano già stati u bel test acido?

      Insomma, a me pare un guazzabuglio ideologico che ha pochissimo a che fare con la realtà.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Si sa che usani e Nato sono nonviolenti e che un numero imprecisato di centinaia di migliaia di iracheni si è suicidato per diffamare gli USA.

        • Francesco scrive:

          su dai, non fare solo battute!

          quella del branco è un’espressione che rivela tutto quello che serve sapere sullo scrivente

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Davanti ad un argomento ti rispondo, davanti a una petizione di principio ti faccio la battuta.

            • Francesco scrive:

              Beh, io non ho mai scritto che la NATO sia non violenta. Per quello parlano i suoi 70 (?) anni di storia.

              Ma descriverli come un branco è un’allusione molto chiara.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Un’allusione a quelli che azzannano a comando? Sì, senza dubbio non si è mai vista una cosa del genere.

      • PinoMamet scrive:

        “Un’altra cosa che non mi torna è che ci vorrebbero “anni” di guerra per logorare la Russia. Solo a me pare che questi due mesi e mezzo siano già stati u bel test acido?”

        Ehm, per ora direi di sì: solo a te.

        la Russia ha perso molti soldati, alcuni armamenti
        (ma secondo i nostri analisti- che ho paura abbiano preso un po’ troppo alla lettera Ukrinform- avrebbero dovuto finirli due settimane dopo l’inizio della guerra, no, pardon, un mese fa, no, contrordine, l’altro ieri…)
        e una grossa fregata

        (di 3 uguali che ne ha, ricordiamo;
        più una completa al 95% dell’Ucraina, ferma in porto assediato dai russi;
        gli ucraini non hanno avuto i soldi per completarla, probabilmente li hanno dirottati su altri armamenti più necessari visto che il loro sbocco al mare, con la perdita della Crimea, è diventato secondario, e secondo me se la prenderanno i russi come risarcimento);

        il peso delle sanzioni sull’economia russa è discutibile e francamente non mi sembra che la Russia sia in ginocchio a causa di queste;
        (e continuo a ritenere che nello scambio beni immateriali vs grano e petrolio la Russia abbia solo da guadagnare, strategicamente;
        i soldati non mangiano banconote e i motori dei carri armati non funzionano a obbligazioni bancarie;
        senza contare che due terzi del mondo se ne strafrega e commercia con la Russia come e verosimilmente più di prima).

        L’analisi della situazione secondo me è più complicata di quella che presentano i nostri fantasiosi giornalisti, che dal primo giorno di sanzioni favoleggiavano di “code per il pane a Mosca”;

        ma lo scenario di una guerra misurabile in anni, e non in mesi, non mi sembra impossibile.

        A meno che gli americani non smettano di ascoltare Rimbambiden e di mandare armamenti ai russi nazional… ehm, ucraini.

  20. Fuzzy scrive:

    https://lesakerfrancophone.fr/ou-loccident-peut-il-trouver-des-roubles
    I Rubli non si trovano
    Allora bisogna passare a fare affari con la Russia. Un bel trappolone/ancora di salvezza per gli europei. E soprattutto molto controintuitivo.

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