Resistenze al Nanomondo

Ogni tanto cito qui Resistenze al Nanomondo.

Non è necessario essere d’accordo con tutto ciò che dicono.

Ma, uno, è difficile negare che parlino dei temi più importanti dei nostri tempi, almeno per chi abita su questo pianeta.

Due, conosciamo il detto, la verità sta in mezzo.

Per situare quel mezzo, dobbiamo però definire due punti.

Se diciamo che la Toscana inizia ad Aulla e finisce a Livorno, il centro della Toscana sarà dalle parti di Massa; se diciamo che la Toscana inizia ad Aulla e finisce a Chiusi, il centro sarà dalle parti di Siena. Che è da tutt’altra parte.

Più i due poli sono lontani tra di loro, più abbiamo spazio per scegliere e riflettere. Ecco perché sono indispensabili i punti di vista controversi, inattesi, anche se ci sembrano sopra le righe. Saranno “controversi”; ma ci aiutano a capire che i punti di vista che ci sembravano scontati possono essere controversi anch’essi.

I due poli dei nostri tempi direi che sono da una parte Vittorio Colao, che possiamo ascoltare qui:

Sì, lo so, abbiamo barato un po’, ma Colao ha mille altri canali per farsi sentire.

All’altro polo, ci possiamo mettere Resistenze al Nanomondo. Siccome hanno un po’ meno mezzi e potere di Vittorio Colao, concediamo loro qui un po’ più di spazio.

Questa intervista è stata pubblicata in francese sul numero di gennaio – febbraio del giornale La Décroissance

Qual é la storia di Resistenze al nanomondo?

Sono più di vent’anni ormai che seguiamo gli sviluppi delle tecno-scienze e le loro conseguenze sulla società e sull’intero vivente cercando di capire le profonde trasformazioni attorno a noi. Da una decina d’anni utilizziamo il nome Resistenze al nanomondo, dal periodo in cui portavamo avanti una forte campagna contro gli sviluppi delle nanotecnologie, allora ancora poco note, se non sconosciute ai più.

Questa campagna culminò nel nostro arresto per un tentativo di sabotaggio con esplosivo alle strutture di uno dei più importanti centri di ricerca al mondo sulle nanotecnologie della multinazionale IBM in Svizzera, allora ancora in costruzione. Significative furono le parole del direttore del centro, che differenziò una nanotecnologia pericolosa da una positiva senza rischi volta solo alla miniaturizzazione dei chip.

Ovviamente il pensiero non può che riportarci al nucleare e a quello che si affermava per indebolire la lotta: nucleare civile non è militare.

Voi che siete in Francia sapete bene quali micidiali arsenali atomici hanno messo in piedi richiamandosi ad un uso civile della proliferazione atomica.

Il nostro lavoro di analisi critica sul mondo tecno-scientifico risale però a molti anni prima e si intreccia al pensiero ecologista, vera nostra scuola di formazione, su cui siamo partiti per costruire un pensiero che fosse in grado di andare a fondo nelle tante “crisi” del nostro tempo.

La crisi che da sempre sentiamo reale e concreta come l’inizio da dove prende forma l’ecocidio in atto è per noi proprio quella ecologica.

Nella nostra ricerca abbiamo attraversato varie correnti di critica antisistema, come l’ecologia profonda, il primitivismo, l’antispecismo, l’anarchismo verde e tante altre: non ci siamo mai soffermati stabilmente, il nostro pensiero critico necessitava di andare ancora oltre mettendo insieme quelle connessioni e visioni d’insieme che in pochi facevano.

Allo sviluppo di pensiero critico abbiamo sempre pensato che fosse non solo necessario, ma fondamentale, costruire situazioni di resistenza verso il tecno-mondo. Non basta essere dei lucidi pensatori quando le chimere transgeniche si diffondono in natura sostituendo questa per sempre, dobbiamo impedire tutto ciò. Lottare contro l’ingegneria genetica e le tecno-scienze con i loro sviluppi irreversibili e mortiferi significa muoversi in anticipo.

Nei primi anni del 2000 avevamo iniziato una mobilitazione contro gli OGM in totale solitudine: gli ambientalisti trovavano certi contenuti troppo radicali, gli anarchici troppo parziali e la sinistra li ignorava o li additava come ambigui per una supposta mancanza di analisi di classe.

Il nostro maggior riferimento in quel periodo era la Confederation Parisienne, successivamente i suoi fuoriusciti e la lucida analisi di Pièces et Main d’Oeuvre.

Una nuova coscienza ecologica, non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, si era sviluppata con la nascita del movimento antiglobalizzazione. Un pensiero però molto simbolico, con tante buone intenzioni, ma ben poco di concreto dal punto di vista teorico e anche come mobilitazioni. Seppur l’aspetto ecologico non era più marginalizzato si tendeva a restare fiduciosi nella possibilità di migliorare e indirizzare quello sviluppo, per sua essenza ecocida e distruttore di libertà, insieme agli stessi responsabili della catastrofe ecologica.

Insieme a una più ampia redazione realizzavamo un giornale che si chiamava Terra Selvaggia e il suo seguito è il giornale che portiamo avanti adesso: L’Urlo della Terra perché ormai è un grido di un pianeta morente quello che si sente e con cui dobbiamo fare i conti, noi e chi ne è responsabile.

In Francia il candito all’elezione presidenziale dei Verdi aveva in cima del suo programma la “PMA per tutte”. I verdi sono qua alla punta della mercificazione della riproduzione. E la stessa cosa in Italia ?

In Italia abbiamo il Partito Democratico (PD), la sinistra e il movimento LGBT*QIAP+ (a parte rare eccezioni) che sostengono l’utero in affitto e la procreazione medicalmente assistita (PMA) mascherando questi processi con la retorica della libertà e dell’ autodeterminazione. Spingono per una regolamentazione della “gestazione per altri (GPA) non commerciale” – neolingua che nasconde uno sfruttamento del corpo della donna e una compravendita di bambine e bambini, visto che anche per la GPA non commerciale è previsto un compenso – e il movimento LGBT*QIAP+ rivendica anche la “PMA per tutti e tutte”.

Una vignetta di Tatsuya Ishida

Le voci contrarie all’utero in affitto, al sex-worker, alla cancellazione della donna, alla cancellazione della base materiale dei corpi, sono continuamente tacciate come reazionarie, fasciste, omotransfobiche e transfobiche. Ma in Italia il dibattito femminista si è infiammato solo attorno alla pratica dell’utero in affitto e fatica invece a svilupparsi attorno alla PMA in un’accezione più ampia contro ogni riproduzione artificiale dell’umano. A fatica si collocano queste pratiche all’interno di processi più ampi e all’interno della direzione di questo sistema tecno-scientifico e transumanista.

Benché si possono trovare delle critiche parziali e circoscritte ad alcuni aspetti, viene sostanzialmente mantenuta una posizione favorevole alla tecnica dell’inseminazione intra-uterina o favorevole a tutte le tecniche, ma limitate ad alcune condizioni, a dei casi limite e favorevole ad acconsentire la crioconservazione di gameti solo a donne e uomini che debbano sottoporsi a trattamenti come la chemioterapia.

Per chi, ancora oggi, mantiene queste aperture e non vuole prendere una posizione contraria a ogni riproduzione artificiale dell’umano, continuando a rivendicare solo l’abolizione universale dell’utero in affitto, non si può più pensare a un’ingenuità: è evidente che le cliniche di fecondazione assistita certo non potrebbero esistere per effettuare esclusivamente la tecnica base dell’inseminazione artificiale. Come se non si volessero comprendere molteplici piani complementari che si intersecano e che sono inseparabili: l’aumento di infertilità, l’innalzamento dell’età in cui una donna cerca una gravidanza, il biomercato, la necessità di gameti per la ricerca e, per ultimo, ma principale fattore, la direzione e la spinta verso la riproduzione artificiale.

Basta seguire le aperture progressive delle leggi nazionali dei diversi paesi europei per vedere che, dalle coppie con problemi di infertilità alle coppie fertili con problemi di patologie genetiche trasmissibili, passo dopo passo la PMA si sta estendendo a tutte e tutti.

Seguendo la logica della riproduzione artificiale, l’embrione diventa un prodotto e ciò che è un prodotto può essere sottoposto a ogni sperimentazione e deve essere esente da difetti e il migliore possibile.

La PMA rappresenta il cavallo di Troia del transumanesimo perché aperta la strada alla possibilità della riproduzione artificiale, per tutti e tutte, la logica conseguenza è proprio quella del continuo miglioramento del prodotto.

Ogni critica parziale alla riproduzione artificiale dell’umano sarà funzionale ai comitati di bioetica e servirà a spianare la strada al biotech riproduttivo e a creare quel contesto in cui la riproduzione artificiale diventerà il normale modo di venire al mondo.

Non è un caso forse che il Decreto Rilancio in Italia nel pieno emergenza Covid-19 abbia previsto un finanziamento di milioni di euro verso le associazioni LGBT.

Più generalmente, la sinistra é terrorizzata all’idea di passare per reazionaria criticando il capitalismo-liberalismo applicato alla cultura, il techno-scientismo. Come spiegare questo paradosso ?

Pensiamo che siamo già oltre a questo passaggio, la quasi totalità della sinistra non è più terrorizzata di passare per reazionaria, non esiste più questo paradosso perché questa sinistra cyborg liberale ha ben introiettato le logiche neoliberali e transumaniste e se ne fa attiva promotrice tacciando come reazionari chi critica il sistema tecno-scientifico.

Chi, di sinistra, è invece terrorizzato di essere criticato come reazionario, “no vax”, “complottista”, “negazionista”, sta facendo semplicemente dei calcoli su dove è più conveniente esporsi con la costante paura di perdere di credibilità. Così preferisce la prudenza parlando solo di GPA e non di PMA, così come sono sostenuti gli sviluppi delle tecniche di ingegneria genetica applicate in ambito medico, non rifiutando, quindi, tutto quel mondo fatto di ricerca, laboratori e di una precisa idea di vivente come ingegnerizzzabile.

Così condivide la App di tracciamento per il Coronavirus ritenendo che dovrebbe essere obbligatoria come i vaccini – posizione espressa anche dalla sociologa Zuboff – evidenziando come unico problema il controllo dei dati da parte delle compagnie del digitale, controllo che dovrebbe essere in mano allo Stato.

Così come viene appoggiata, sostenuta e promossa, la narrazione dominante attorno al Coronavirus.

Una cecità che non può essere ancora una volta confusa come ingenuità, ma è da intendersi come un preciso posizionamento o con calcoli di varia natura o con una piena adesione alla società cibernetica e transumanista. È ormai chiaro cosa la sinistra intende con cambio di paradigma e di civiltà.

Resistere alla mercificazione della riproduzione ma anche alla 5G e all’ideologia del progresso é esporsi al terrorismo intellettuale. E vero anche in Italia ?

Determinate questioni sono ritenute intoccabili ed affrontarle criticamente soprattutto nella loro complessità e totalità senza possibili aperture vuol dire porsi in una posizione minoritaria, solitaria, scollata, prematura. Ma come parlare di posizioni premature oggi, quando già da anni era possibile intravedere l’intenzione e la direzione degli sviluppi delle tecno-scienze, della biologia sintetica, dell’ingegneria genetica, della riproduzione artificiale, si potevano intravedere anche quando questi sviluppi erano chiusi in innocenti laboratori o quando servivano a modificare e ad adattare gli animali ai processi di produzione.

Da più di vent’anni mettiamo in luce i processi di ingegnerizzazione e di artificializzazione del vivente e come il sistema tecno-scientifico si è sviluppato arrivando ad accaparrarsi i corpi che diventano materia prima, adesso alcune aree di sinistra sembrano rendersi conto di alcuni di questi processi, ma rimanendo sempre un passo indietro, oggi criticano gli OGM, quando già da tempo si sono diffusi, ma tacciono sulla nuova tecnica di ingegneria genetica CRISP/Cas 9 utilizzata per far nascere due bambine modificate geneticamente, urlano contro la mercificazione dei corpi, ma siamo già oltre al mero profitto, denunciano la violazione della privacy, ma siamo già oltre e tacciono sul progetto di ID2020 o sulla digitalizzazione di ogni ambito della nostra vita. Domani forse urleranno contro l’editing genetico e i microchip sotto pelle, ma sarà troppo tardi.

Eppure viene da sè che quando si perderà il controllo sui corpi, sui loro processi, sulla riproduzione, verranno abbattute qualsiasi tipo di barriere etiche e per il sistema sarà possibile ingegnerizzare l’intero vivente, a partire da quei processi che rendono possibile la vita sul pianeta. E su tutto questo non è possibile nessuna contrattazione.

Per quanto riguarda la rete 5G e la società cibernetica e transumanista che grazie ad essa si sta concretizzando, alcune aree di sinistra, in minoranza, hanno intrapreso una campagna di opposizione con uno sguardo che non si sofferma solo sulle pericolose e gravi conseguenze sulla salute, ma che cerca di mettere in luce le trasformazioni sociali che la 5G porta con sè.

La grande maggioranza della sinistra tace e nei peggiori dei casi associa, screditando, l’opposizione alla 5G a contesti ambigui e complottisti facendo di fatto il gioco di questo sistema permettendo ai media main stream di far passare menzogne come quella in merito a centinaia di sabotaggi alle antenne 5G in Inghilterra come un’irrazionale paura verso il Covid-19.

Possiamo inoltre vedere il paradosso dei contesti femministi di non voler rendersi contro che la 5G e lo sviluppo della smar city rappresentano anche un attacco ai nostri corpi.

Ricordiamo che il progetto smart city di Barcellona è appoggiato anche da ambientalisti e femministe. Qui un peso ce l’hanno anche quegli intellettuali come Morozov e la Zuboff, funzionali a diffondere delle critiche parziali, circoscritte, recuperabili, funzionali a far passare certi processi, rivestendoli con una veste “verde, sostenibile, inclusiva, sicura” ma fondamentalmente gli stessi. Una nocività e un’idea di mondo rimane tale sia che venga gestita dalle multinazionali, sia che venga gestita da apparati pubblici. La nostra critica deve essere inconciliabile con le istanze e i valori di questo sistema.

Pensiamo ovviamente a Pasolini quando ricordiamo figure dei precursori italiane per pensare questo fenomeno. Avete altre referenze?

A Pasolini riconosciamo l’aver intuito l’inizio dei processi di omologazione, di neutralizzazione delle differenze, l’inizio di una mutazione antropologica. Processi connessi allo sviluppo della società dai consumi di massa da lui analizzata, che portarono a quel desiderio illimitato che si è poi trasformato in consumo in cui tutto diventa merce e in cui tutto diventa disponibile.

Calzano perfettamente oggi queste sue parole: “Io profetizzo l’epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le vostre parole libertarie per creare un nuovo potere omologato, per creare una nuova inquisizione, per creare un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.
Pasolini descrive un nuovo potere che non ci vuole sudditi, ma consumatori che partecipano alla propria sottomissione e oggi potremmo aggiungere anche pazienti e individui biomedicalizzati. Un nuovo potere che ci rimanda al potere dolce di oggi, in cui il tu puoi esercita una maggiore forza del tu devi, un potere che non ha bisogno della coercizione, che costruisce un’architettura attorno all’individuo in cui può agire autonomamente ottenendo così che interiorizzi e riproduca dentro di sè aspetti del dominio, desiderandolo e rivendicandolo come la sua libertà.

Le riflessioni di Pasolini ci rimandano al neutrum oeconomicum di cui già trent’anni fa Ivan Illich ne preconizzava la venuta, aspetto centrale per comprendere l’attuale trasformazione antropologica dell’essere umano: un individuo neutro, indifferenziato, frammentato, sradicato, fluido, vacuo, senza identità, senza valori, senza memoria, senza radici, senza legami, senza relazioni se non quelle pseudorelazioni effimere, veloci, compulsive, usa e getta a modello della società del consumo e della distanza. Con una cancellazione della diversità tra uomo e donna per l’ideologia del medesimo: solo atomi di consumo.

Ci rimandano anche a Albert Camus con il suo libro L’uomo in rivolta, in cui si chiede “perchè rivoltarsi se non s’ha in se stessi nulla da preservare”.

Oggi assistiamo a una polverizzazione della capacità anche solo di dissentire, di sentire contro e di sentire altro. Si stanno minando le basi della stessa possibilità di resistenza, dal momento in cui è più facile dominare chi non crede in niente, chi non ha sogni, chi non ha passioni, chi non ha angosce, chi non ha valori da rivendicare e da contrapporre. Se nasceremo in un laboratorio in un mondo-macchina, se la natura diventerà artificializzata e ingegnerizzata, verrà sterilizzata la capacità di comprendere la possibilità di un mondo altro e verranno minate alla base le stesse possibilità di una resistenza.

Nei nostri importanti riferimenti non possiamo non ricordare Jacques Ellul e Bernard Charbonneau.

Oggi una questione d’attualità é la tendenza verso un totalitarismo sanitario con il Covid19. Che ne pensate ?

Scriviamo queste righe da Bergamo, in una situazione di totale chiusura della socialità che adesso nella neolingua si chiama assembramento. Quando pubblicherete queste righe la situazione sarà notevolmente peggiorata visto che l’Italia si avvia alla chiusura totale e ad un’infinità di restrizioni. Queste non sono per tutti: le piccole attività avranno il colpo di grazia mentre i grandi industriali e le compagnie come Amazon potranno fare affari d’oro.

La cosa curiosa è che gran parte dell’attenzione, quando non è sequestrata dalla paura di infettarsi, è diretta verso ambiti economici che muoiono senza neanche un piccolo rimborso conclusivo. Non potrebbe del resto essere diversamente visto che per Covid-19 si muore troppo poco, meglio allora occuparsi di quell’economia che muore. Se la sanità in Italia in questi mesi è restata lo sfacelo che era, ma con il personale in mascherina marca Fiat, non si può dire lo stesso per il settore psichiatrico, notevolmente implementato per sondare il grado del crollo psico-fisico in cui stanno entrando tantissime persone ridotte allo stremo tra cifre di contagi, dati e opinioni di esperti.

Sono riusciti con politiche liberticide e terrore sanitario a creare un’enorme paura diffusa, a frammentarla dove necessario desolidarizzando ogni possibilità di presa di coscienza collettiva che non sia individuale o di categoria lavorativa. Sotto quelle mascherine usate anche per fare ginnastica non c’è solidarietà ma omologazione e conferma della separazione, che la neolingua chiama distanziamento. Si pensa solo ai rischi per la salute, in realtà molto remoti, e ai posti di lavoro dimenticandosi completamente della propria esistenza, della propria libertà, delle relazioni con l’altro, della socialità e della cultura come momento di condivisione e crescita. In pochi mesi tutto questo si avvia non verso una marginalizzazione, ma verso una totale distruzione per andare verso un mondo sempre più digitale e automatizzato, dove non resta che la sopravvivenza. Nelle scuole i nuovi banchi sono fatti solo per contenere computer non più libri e matite. Per gli anziani, per chi si ostina a sopravvivere dopo la prima mattanza nelle case di cura qui in Lombardia, resta la quasi impossibilità di curarsi e soprattutto di prevenire quelle patologia che solo in Italia fa oltre cento mila morti al giorno: i tumori da cause ambientali.

Siamo oltre a quello che in genere descriviamo come totalitarismo, stiamo arrivando alla piena realizzazione del progetto di digitalizzazione delle esistenze, alla piena realizzazione del così detto “pianeta intelligente” di IBM. Non abbiamo esperienza di qualcosa del genere, questo necessita la creazione di nuovi strumenti analitici per capire dove ci sta portando.

Abbiamo sempre sostenuto che le tecnologie non corrono e non fanno balzi improvvisi, ma ci sono delle eccezioni che permettono un’accellerazione senza precedenti. In questo clima di emergenza l’economia internazionale della finanza, delle banche, delle multinazionali entra nel suo nuovo assetto e viene ridisegnato un mondo nuovo fatto di dittatura digitale e terrore sanitario, descritto come l’unico mondo a cui d’ora in poi dovremo adattarci.

Sotto attacco sono i corpi tutti medicalizzati dalla nascita alla morte che saranno ingegnerizzati geneticamente con i nuovi vaccini anti Covid in arrivo e le nostre libertà saranno sempre più ridotte a ombre spettrali.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, Censura e controllo globale, ciberdominio, Firenze, Gender, Nanomondo e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

19 risposte a Resistenze al Nanomondo

  1. Miguel Martinez scrive:

    a proposito…

    Source : https://futurism.com/neoscope/neural-implant-controls-rats-brains

    Remote Controlled Neural Implant Controls Rats’ Brains

    A new neural implant can be operated and charged wirelessly, allowing scientists to control lab rats’ brains from afar and in more natural settings.

    The team of Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) researchers was able to reprogram lab rats’ behavior using a smartphone app for “real-time brain control,” as a university press release phrases it. And because the implant can be charged remotely, lab animals — and eventually human patients — would no longer need surgery to replace dead batteries or bulky, external hardware to power up their implants, according to research published last week in the journal Nature Communications.

    “This powerful device eliminates the need for additional painful surgeries to replace an exhausted battery in the implant, allowing seamless chronic neuromodulation,” KAIST researcher and lead author Jae-Woong Jeong said in the press release.

    Cutting down on the number of invasive surgeries associated with implants is one thing, but the wireless implant also stands to improve the quality of animal research. Without wireless controls or charging, animals needed to be wired up to power sources or other electronics with invasive, restrictive tethers. Doing away with those allows the animals to behave how they normally would have.
    Advertisement

    In the case of this particular test, KAIST scientists used the implant to block cocaine-associated behaviors in rats who they had just injected with the drug. But they suspect the underlying tech could be used in all sorts of implants and medical devices.

    “We believe that the same basic technology can be applied to various types of implants, including deep brain stimulators, and cardiac and gastric pacemakers,” Jeong said in the release, “to reduce the burden on patients for long-term use within the body.”

    • Francesco scrive:

      beh, non dice che ci possono trasformare in zombie assetati di sangue o in acquirenti compulsivi di smartofonni costosissimi

      vero?

  2. MatteoP scrive:

    Bell’articolo, e concordo pienamente, purtroppo.
    Segnalo solo un refuso: “quelle patologia che solo in Italia fa oltre cento mila morti al giorno”. Immagino sia “all’anno”.

  3. Mauricius Tarvisii scrive:

    Ma che c’entra la procreazione assistita con il 5G? E 5G e procreazione assistita con l’ingegneria genetica sull’uomo? E tutte e tre le cose con la dittatura sanitaria? E tutto quanto sopra con il cancro?

  4. roberto scrive:

    “Due, conosciamo il detto, la verità sta in mezzo.”

    quindi tu non prendi in considerazione che uno possa dire una clamorosa e totale corbelleria, perché un detto popolare sostiene che “la verità sta in mezzo”!?!

    dai…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      ” un detto popolare sostiene che “la verità sta in mezzo”!?!”

      Beh, i detto popolari spesso ci azzeccano.

      Un tizio sostiene che Roberto è un ladro.

      Un altro sostiene che è un delinquente.

      Ascoltiamo le due campane, e arriviamo a un certo tipo di decisione.

      Arriva un matto che dice che Roberto potrebbe essere una bravissima persona, anzi ne fa lodi assurde.

      Mica è detto che abbia ragione, ma cambia la decisione che prendiamo.

      Poi, certo arriva uno che dice che Roberto è un gatto.

      Ma non fa male lasciare anche lui libero di dire la sua.

      • Miguel Martinez scrive:

        oppure…

        c’è un morto.

        La polizia arresta un certo Roberto perché alcune ore dopo, andava in giro a un chilometro dal fatto.

        L’avvocato A sostiene che Roberto ha ammazzato la vittima con venti coltellate.

        L’avvocato B sostiene che Roberto ha ammazzato la vittima con dieci coltellate.

        Poi arriva il testimone C e dice che a quell’ora, Roberto era a casa sua e dormiva.

        Certo, C potrebbe dire “corbellerie assurde”, ma credo che andrebbe anche ascoltata.

        • roberto scrive:

          no miguel,

          diciamo che se roberto dormiva, C ha ragione e A e B dicono una corbelleria.
          la verità non sta nel mezzo, la verità l’ha detta C

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “no miguel,

            diciamo che se roberto dormiva, C ha ragione e A e B dicono una corbelleria.
            la verità non sta nel mezzo, la verità l’ha detta C”

            Non mi sono spiegato.

            Se io, giudice, devo scegliere tra due versioni, “A e B”, condanno comunque Roberto.

            Se ascolto anche C, ho un terzo elemento, diverso con cui confrontarmi. La verità non sta letteralmente “nel mezzo”, ma può trovarsi entro un raggio più ampio di quello che è concesso ascoltando solo A e B.

            Questo non toglie che chiunque dei tre potrebbe avere pienamente ragione, ovviamente.

          • roberto scrive:

            “Non mi sono spiegato.”

            in effetti mischi due cose mi sembra

            1. necessità di ascoltare due campane. con me sfondi una porta aperta lo sai, anzi credo di essere stato io a contribuire a darti quest’idea. ti ricordi la storia dei due vecchietti dei quali uno sfrattava l’altro? io che ti dicevo “ok, ma ascolta anche il proprietario cosa ha da dire” e tu che prendevi la mia affermazione come una presa di posizione per i padroni sfruttatori? 🙂 ecco….volevo proprio dire “ascolta le due campane”, che per me è proprio un modus vivendi: per lavoro, da quasi vent’anni, ascolto due campane prima di prendere la penna in mano

            2. la verità in se non è detto che stia nel mezzo. uno puo’ avere torto marcio rispetto all’altro, come è possibile che ci siano vari pezzi di una storia che non può che essere completata

  5. izzaldin scrive:

    “Ricordiamo che il progetto smart city di Barcellona è appoggiato anche da ambientalisti e femministe.”

    non ha idea di quello che dice, non è stato in tempi recenti a Barcellona, non sa minimamente di cosa parla e quali sono le fazioni in gioco sulla smart city, dire che ]gli ambientalisti* e *le femministe* barcellonesi appoggiano la smart citty è la prova che parla per sentito dire e senza basi documentali. evidentemente esistono ancora persone che pensano che si possa scrivere ciò che si vuole senza beccarsi le pernacchie di chi conosce un minimo gli argomenti

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Izzaldin

      “non ha idea di quello che dice, non è stato in tempi recenti a Barcellona, non sa minimamente di cosa parla e quali sono le fazioni in gioco sulla smart city,”

      non ne so nulla, ci racconti tu come stanno le cose?

  6. Moi scrive:

    Le vignette di Pietrarisaia 😉 sono destinate a durare pochissimo, come Satira … oppure, in certi ambienti, nascono ormai già vecchie , inverate e superate !

    • Moi scrive:

      Fra l’altro, pur non avendo certo inventato lui il metodo, ha anche fatto disegnini didattici per i kanji : le immagini spesso NON sono le originali Cinesi di partenza, rese il più delle volte irricinoscibili ai NON-specialisti attraverso l’ evoluzione storica … ma cmq funzia |;)

  7. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Grazie del post.

    Mi ha ricordato che la fuffa tecnofobica non l’ha inventata Diego Fusaro.

    In motivo di meno per vergognarmi di essere italiano.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *