Al mercato di Piazza Tasso, in due ore

“Se nel traffico tutti conoscessero tutti gli altri per nome allora il traffico si bloccherebbe anche più di adesso, bloccato da un’infinità di relazioni singole che inevitabilmente prenderebbero il sopravvento.”

E’ una frase di Andrea Di Vita, commentatore di questo blog…

Oggi è venerdì, c’è il mercato in Piazza Tasso, e ci ho messo due ore per comprare un vasetto di yogurt di pecora, una scamorza e una pagnotta di pane al farro.

Il mercato è nato illegalmente, quando i giovani che allevano capre, zappano la terra e sfornano il pane attorno a Firenze hanno cominciato a piazzare le loro bancarelle, all’insegna del genuino clandestino: cioè, i nostri prodotti sono genuini, fatti senza prodotti chimici, solo che non abbiamo i soldi per fare tutte le certificazioni che si possono permettere le grandi ditte.

Quindi, se volete una vera certificazione, venite a vederci lavorare, a guardare le cose che usiamo e se vi gira, dateci pure una mano.

Dopo tre volte, sono arrivati i vigili, e da allora è cominciato un complicato lavoro dietro le quinte, che essendo dietro le quinte non vi sto a raccontare, per trovare un modo per permetterlo comunque.

Arrivo alle quattro e mezzo e me ne vado alle sei e mezza, non perché ci sia un’enorme varietà di merci, ma perché c’è un’enorme varietà di gente, e ogni persona ha una storia da raccontare.

Otto T., che ha 76 anni e usa uno pseudonimo preso da Mozart, mi tira fuori dal cestino della bici i libretti che ha pubblicato, e mi racconta che lui di mestiere è un Produttore di Ossigeno, perché possiede un boschetto, che non usa commercialmente, ma per cui vogliono fargli pagare la patrimoniale.

Sono poche centinaia di euro, ma non gli torna.

Gli do il numero della mia commercialista, che è una mamma del Giardino molto gentile, però ci viene l’idea, ma Otto T. con il suo boschetto sta collaborando, nell’interesse generale, alla realizzazione di obiettivi europei per il clima. E allora decidiamo insieme, mentre faccio la fila a comprare il formaggio, di vedere se non possiamo fare qualcosa su questo.

A Otto, presento N., dicendogli che è un artigiano.

“Anch’io sono artigiano!”, dice Otto.

Nicola con i suoi occhi azzurri lo guarda e chiede,

“di cosa?”

“Di parole”.

“Ah” dice lentamente N. Poi precisa,

“ognuno è artigiano con qualcosa. C’è chi sa usare le parole; c’è chi sa lavorare la terra; c’è il bambino che sa alzare la mano alla bocca. Io non ho le parole no, ho sole le mani.”

N. fa vedere le sue mani, segnate di verde dai prodotti che usa, e il bellissimo anello che porta sull’anulare: “questo l’ho fatto io!”.

N. sa anche vivere nei boschi, lo ha fatto per anni, non ha paura della neve e della fatica, e ama il silenzio, mi ha insegnato cos’è un metato e tra i monti, mi ha fatto conoscere anche un tale che ha scelto di fare il pastore, ma è un’altra storia e ve la racconterà un’altra volta.

N. ci narra, confusamente, una storia che non sapevo, di suo padre deportato come ebreo in guerra, morto poi alcolizzato a 48 anni. Con calma dice, “si è suicidato così. Ma devo andare, ciao!”

Saluto la B., che è cresciuta nei campi e ci vorrebbe tornare, e si arrangia con lavori precari.

E vado a fare la fila per il pane da Stefano, che mi riconosce e ride, l’altra volta mi aveva tenuto mezz’ora a raccontarmi di tutti i tipi di farina, alla fine mi son dovuto mettere dietro il banco come se foss’io il venditore.

Mi racconta che verranno gli zapatisti, ci sono dei contadini messicani che verranno in Italia quest’estate.

L’altro giorno, hanno arrestato tanti giovani, per la rivolta del 30 ottobre.

Tra questi, C. che assieme a noi, è stato uno dei principali animatori del Banco Alimentare con cui, tra ragazzi dell’occupazione di Via del Leone, Calcianti Bianchi e Nidiaci, riforniamo 130 famiglie del rione che altrimenti sarebbero alla fame.

Ci mettiamo su una panchina a parlarne, io la Maria che va sugli ottanta e due ragazze che raccolgono soldi per la difesa di C.

Nel Rione, conosci tutte le sfumature delle persone.

Sappiamo che C. è un po’ zolfino, e non posso escludere che una delle mille telecamere lo abbia inquadrato mentre rovesciava una fioriera, raddrizzata poche ore dopo da un impiegato del Comune. O magari no, ma Repubblica ha sparato il suo nome e lui ha perso così i due lavori precari che aveva, prima ancora di venire processato, che si è colpevoli fino a prova contraria.

Ma noi lo conosciamo meglio di quanto potrà mai conoscerlo un giudice.

Parliamo con Maria di tutta la complessa vita della piazza, degli embriaconi, e lei mi dice come alla fine, quando ci sono tante persone diverse, si trova uno spazio anche per loro, ma se il Comune decidesse di fare un parcheggio nella piazza, come da tanto tempo minaccia, il delicatissimo filo della vita si spezzerebbe, e come sarebbe difficile ricostruirlo.

La saluto finalmente, faccio venti metri, e ci sono quelli che stanno distribuendo il cibo ai tanti nuovi poveri del Rione.

C’è una donna bionda, dall’accento slavo, che dice con un po’ troppa energia, “c’ero prima io!” a una donna tutta vestita di nero e con il hijab, che si scusa immediatamente.

Però in questo minuscole storie, non so come comunicarvi il senso di pienezza, di aver vissuto ciò che un essere umano è nato per vivere.

Come quello che prova un uccello, quando può volare.

Questa voce è stata pubblicata in Firenze, resistere sul territorio e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

43 risposte a Al mercato di Piazza Tasso, in due ore

  1. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “Però in questo minuscole storie, non so come comunicarvi il senso di pienezza, di aver vissuto ciò che un essere umano è nato per vivere.

    Come quello che prova un uccello, quando può volare.”

    Appropriatissimo!

  2. Francesca longhi scrive:

    Bello!

  3. Moi scrive:

    … Ma Draghi, che fa ?

    Riapre tutto per far girare l’economia (vista la sua educazione sentimentale …) e poi “ònli ze stròngh”, per caso ?!

  4. roberto scrive:

    ” lui di mestiere è un Produttore di Ossigeno, perché possiede un boschetto, che non usa commercialmente, ma per cui vogliono fargli pagare la patrimoniale”

    sono stato io per un po’!

    cioè più correttamente mia moglie che ha ereditato un boschetto sui pirenei e sul quale pagava una allucinante “tassa d’abitazione”. perché? perché in quel boschetto c’è una rulotte (presente l’ovetto?) disastrata e usata come deposito di attrezzi, ma siccome la roulotte non ha le ruote da decenni (è appoggiata su dei mattoni), il simpatico comune pirenaico (una di quelle comunità di 80 persone in cui ci si guarda negli occhi e tutti si sentono a casa a parte quei bastardi di stranieri che vengono da noi) ha deciso che è un’abitazione

    la storia è alla pagnol: il boschetto era della mamma di mia moglie da decenni. tenuto perfettamente, prestato a titolo gratuito successivamente a un apicoltore per mettere le sue arnie (a proposito: ringraziatemi per aver contribuito ad impollinare le vostre piante, contadini del cavolo), ad un pastore per le sue pecore (c’è un pratone gigantesco davanti e le pecore evitano il lavoro di tagliare l’erba), ad una mamma con i suoi due figli che d’estate ci piantava la tenda per fare qualche giorno di vacanza

    poi dopo qualche anno ci siamo stufati e abbiamo regalato il boschetto alla mamma (anche li una bella botta tra spese di notaio e imposta sulla donazione….) che da che io sappia continua a pagarci una tassa di abitazione, ma ci ha messo una vera roulotte e vive li vari mesi all’anno

  5. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Bellissimo post, che conferma la mia affermazione iniziale.

    Dove tutti conoscono qualcuno, con la macchina non ci passi.

    (E il mondo non è un’insieme di paesini e piazzette che vivono a Km zero).

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      Errata corrige: “un insieme”, non ” un’insieme”

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Miguel Martinez scrive:

      Per ADV

      “(E il mondo non è un’insieme di paesini e piazzette che vivono a Km zero).”

      Certo, ma più lo è, meglio si vive e più è resiliente.

      Quindi la priorità dovrebbe essere dare il massimo spazio a paesini e piazzette che vivono a Km zero.

      Quando non è proprio possibile, si sale con riluttanza a una scala maggiore, ma cercando per quanto possibile di evitarlo.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        La priorità finisce sempre con l’andare alla struttura che fa vivere il maggior numero di persone, per selezione naturale.

        Altrimenti vivremmo ancora sugli alberi.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Peucezio scrive:

          Ma il maggior numero è una scelta.

          Una volta si era in pochi e c’era la mortalità infantile, quindi si poteva vivere in realtà comunitarie senza saturare il pianeta.

          Oggi, visto che la medicina ha tolto la mortalità infantile, vorrà dire che faremo meno figli.
          Noi lo facciamo già, dà tempo anche a indiani e africani e siamo a cavallo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “dà tempo anche a…”

            Stringe abbastanza il tempo, quindi si diano una mossa.

            • Peucezio scrive:

              In effetti…

              Però parlavo di un dato più strutturale.
              Per Andrea le microcomunità non possono funzionare in sé.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                Non possono funzionare con sette miliardi di persone.

                Torniamo sotto il mezzo miliardo come vuole Ugo Bardi, e ne riparliamo.

                Ma civiltà capaci di dare calorie a tante persone prevalgono sempre su quelle capaci di nutrire poche persone.

                L’ultimo spazio libero dell’Ecumene è svanito nel 1905, quando fu completata la Transiberiana.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “la medicina ha tolto la mortalità infantile”

            Alla fine era tutto un problema di violazione della Prima Direttiva, no? 😀

    • Peucezio scrive:

      Andrea,
      “(E il mondo non è un’insieme di paesini e piazzette che vivono a Km zero).”

      Tanto peggio per il mondo.

      E te lo dice uno che con la macchina passerebbe pure nelle case, nel bagno delle persone sedute sul cesso che se le vedono sfrecciare a due millimetri dalle ginocchia. 😀

  6. Moi scrive:

    Boom di prenotazioni ai ristoranti … il primo WeekEnd Giallo del Mese , sarà anche l’ ultimo ?!

  7. Moi scrive:

    Allora … Governo Draghi con dentro dalla Boldrini (!!!) a Salvini (!!!) e la Meloni unica opposizione da sola ?! … Chi l’ avrebbe mai detto, un paio di mesi fa ?! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Per me l’importante è che non sia l’ex ministro Speranza.

      Quella è la mia discriminante personale: Speranza dentro, non appoggio Draghi;
      Speranza fuori, diamo tempo al tempo.

      • Moi scrive:

        E coi barconi delle ONG ? … Un giorno viene a prenderli la Boldrini in nave da crociera e il giorno dopo viene a respingerli Salvini in incrociatore ?!

        • Moi scrive:

          Cmq mi sa che e la Meloni unica opposizione solitaria è destinata a ridurre ai minimi termini ENTRAMBI M5S

          [ormai più filo-Establishment del PD , perfino !]

          & Lega

          [Salvini ha già scazzato di brutto le “alchimie” di DC memoria una volta … dubito che abbia imparato adesso !]

          a proprio vantaggio !

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Noi

            Per una vita ha ragione Calenda:

            “Come fa la Meloni a prender soldi dalla UE se dice che la UE è un covo di ladri?”

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Peucezio scrive:

              Come dire che se un rapinatore mi ruba i soldi, io non ho diritto a chiederglieli indietro perché penso che sia un delinquente.

        • Moi scrive:

          Si noti come in Politica si parli di “Alchimia” e NON di “Chimica” … poi dicono che sarebbe ” Scienza ” !

      • PinoMamet scrive:

        “E coi barconi delle ONG ?”

        è un argomento che non mi interessa per niente e non vedo cosa c’entri con il mio intervento.

        Io sto parlando del mio criterio personale.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Allora … Governo Draghi con dentro dalla Boldrini (!!!) a Salvini (!!!) e la Meloni unica opposizione da sola ?! … Chi l’ avrebbe mai detto, un paio di mesi fa ?! ”

      e metà dei seguaci della Meloni pronti a tradirla!

      1915, la Camera approva la guerra con 407 voti a favore, 74 contrari, 1 astenuto.

      Il giorno dopo il Senato la approvò con 262 favorevoli, 2 contrari.

      E’ la cultura della guerra.

      • Moi scrive:

        … fra l’ altro il PD NON vuole l’ ingresso nella “Maggioranza Ursula” della Lega, temendo per i propri Elettori (almeno fuori Emilia Romagna e/o Under 70) … che già debbono mandar giù Forza Italia !

      • Moi scrive:

        … Ma la Guerra d’ Iddrago 😉 Draghi, qual è ?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Moi

          “… Ma la Guerra d’ Iddrago 😉 Draghi, qual è ?”

          Cerca su Google “guerra” “covid” “sconfitta” “vittoria” “andra tutto bene” “ricostruzione” “economia” 🙂

          • Moi scrive:

            Pare che l’ Altra Opposizione a Draghi sarà FUORI (almeno per ora) dal Parlamento : le Sardine di Mattia Santori ! … Chissà se “si Partitizza a Sx” 🙂 nel 2023 !

            • PinoMamet scrive:

              Ecco, se c’è una persona che mi sta più antipatica di Speranza, quello è Santori…

              perché non si mettono insieme nello stesso partito?
              E dentro ci metto anche Di Maio, Monti, tutto LeU e Barbara Spinelli.

              Così so per chi NON votare…

  8. Moi scrive:

    @ MAURICIUS

    Mario Giordano può starti antipatico finchévuoi, ha una vocettina “gender queer” 😉 a dir poco fastidiosa, MA … è l’unico ad aver ricordato Sabin e Salk ! … Almeno tu _ così attento alle tematiche socio-sanitarie _ saprai chi erano costoro anche senza wikipedia, suppongo.

  9. Moi scrive:

    @ PINO / MIGUEL

    Già negli Anni Cinquanta, Gustave Thibon scriveva :

    —————————

    « Ne pas mourir est une chose. Vivre en est une autre.

    Nous entrons dans une ère où l’homme cultive et multiplie tous les moyens de ne pas mourir (médecine, confort, assurances, distractions) – tout ce qui permet d’étirer ou de supporter l’existence dans le temps, mais non pas de vivre.

    Nous voyons poindre l’aurore douteuse et bâtarde d’une civilisation où le souci stérilisant d’échapper à la mort conduira les hommes à l’oubli de la vie. »

    °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

    Gustave Thibon
    Notre regard qui manque à la lumière, 1955, éditions Fayard, 1995

    • Moi scrive:

      Il filosofo contadino. Gustave Thibon, maestro di buon senso

      https://www.avvenire.it/agora/pagine/thibon-maestro-di-buon-senso

      Antonio Giuliano giovedì 3 ottobre 2019

      Raccolti in un volume gli aforismi del “filosofo contadino”: perle di fede e saggezza di un pensatore controcorrente oggi ancora poco considerato

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “Il filosofo contadino. Gustave Thibon, maestro di buon senso”

        Spesso ho sentito gente di sinistra lamentarsi perché “non c’è una destra come vorrebbero loro”.

        Io ci starei benissimo in un mondo dove la Sinistra fosse rappresentata dagli anarchici di Resistenze al Nanomondo e la Destra dagli appassionati di Thibon.

  10. Moi scrive:

    Nell’ Antichità si defiiva ἀπρόσωπος (senza volto) lo schiavo :

    fino a un paio d’anni fa, si alludeva polemicamente ai niqab e affini feminili islamici VS la شريعة‎ / Sharīʿa Islamica … adesso a mascherine mediche per tutti/e/u/*/ə 😉 VS la شريعة‎ / Sharīʿa Sanitaria. 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *