San Frediano, nel nostro giardino

Siamo entrati a dare un’occhiata al nostro giardino.

C’è una stradina silenziosa, che piega a gomito: Via dell’Ardiglione (che poi mi sa, doveva essere Via Dardiglione, ma nessuno sa più perché), talmente stretta che poche macchine osano passarci.

Ma la nostra associazione ha più soci in quella via che in qualunque altra, che quando ci passo, scendono in strada per farsi raccontare le ultime novità e chiedere cosa possono fare.

Due cancelli, e poi la casa in cui nacque Filippo di Tommaso Lippi, il figlio del macellaio del quartiere; preso prigioniero dai pirati moreschi, come racconta il Vasari,

“advenne un giorno, che avendo egli molto in pratica il padrone, gli venne commodità e capriccio di dipignerlo; per il che preso un carbone spento del fuoco, con quello tutto intero lo ritrasse co’ suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco. Fu da gli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un miracolo pareva, non s’usando il disegno né la pittura in quelle parti, e ciò fu cagione di dargli premio e di liberarlo da la catena dove per tanto tempo era stato tenuto”.

Entriamo per il cancello che Emilio Santarelli aveva voluto per far entrare i grandi blocchi di marmo che poi lavorava in quella che sarebbe poi diventata la Ludoteca.

L’erba è cresciuta alta in questi mesi di continua pioggia, e nessuno si è presentato per tagliarla. In queste piccolissime cose, si sente la fine di un tempo della storia.

In quegli stessi mesi ci hanno rubato l’edificio, sradicato gli alberi, eretto un muro di legno, spaccato e distrutto i giochi dei bambini, fatta seccare la magnifica conifera all’angolo sotto una montagna di calcinacci.

E adesso hanno aggiunto anche una cancellata di ferro, attraverso cui guardiamo l’unica, inaccessibile fontanella del giardino. E questa gente si fa chiamare Amore e Psiche.

Che poi quando ti assale la rabbia, succede come in tutte le guerre: davanti, ti trovi solo muratori albanesi, identici ai tanti muratori albanesi del quartiere che non hanno più un giardino per i loro figli.

Eppure c’è un silenzio meraviglioso, interrotto solo dagli uccelli e dalle campane – c’è chi riconosce subito quelle del Carmine da quelle di San Frediano e da quelle di Santo Spirito, ma io sono poco musicale.

Piove appena qualche goccia, soffia quel vento fresco che abbiamo sentito da tanti mesi e che ricorda la Germania.

E anche se questo non è un blog di fatti personali, provo un’immensa, strana felicità.

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50 risposte a San Frediano, nel nostro giardino

  1. PinoMamet scrive:

    Lo so che non c’è bisogno, ma sento il bisogno di affermare che i tizi di Amore&Psiche (e non parlo certo dei muratori albanesi) sono dei grandi figli di puttana.

  2. jam scrive:

    …in + amore e psiche sono in discordanza, la psiche é totale confusione e non ha molto a vedere con l’amore. la psiche puo’ essere l’incamminarsi verso l’amore, ma puo’ anche essere il desiderio che l’amore non nasca mai.
    i Bishnoi rajasthani- indiani che proteggono con veemenza animali ed alberi, sono pronti a dare la loro vita per proteggere un albero: un amore senza psiche, ma soltanto con amore…

    • serse scrive:

      Direi … solo con psiche.
      Come farsi esplodere in mezzo ad una folla con tanto “amore”.
      Solo una differenza semantica.

  3. jam scrive:

    ..qualcuno che si fa esplodere in mezzo alla folla non ha nessun amore, é un pazzo in preda soltanto a confusione e egoismo: una psiche ammalata appunto, una malattia che ignora l’amore..
    i bishnoi rajastani poi, oltre ad essere strettamente vegetariani, ecologici, sono anche per la non violenza, ahimsa, come Gandhi..

  4. jam scrive:

    ..che poi nell’articolo di M.Martinez si parla di alberi sradicati,
    alberi sradicati
    non di kamikaze, quindi questo o.t. é ridicolo e di cattivo gusto razzista.
    jam session pacifista
    come soffio di vento che bisbiglia tra le foglie
    che le differenze semantiche sono sostanziali…

  5. mirkhond scrive:

    A proposito di San Frediano

    Non so se puo’ interessare Martinez, ma ieri, leggendomi uno studio di Simone Casini:
    Alberto Moravia, Lettere ad Amelia Rosselli, Grandi Saggi Bompiani, 2010, in una nota a p. 145 ho trovato questo:

    “…racconta Amelia (Rosselli ndr) nelle Memorie:” Nello (Rosselli ndr), per riempire in minima parte quel desiderio di fare qualche cosa in campo sociale, aveva intanto aperto una piccola biblioteca per ragazzi nel popolare quartiere di San Frediano. Trovò un locale adatto, raccolse fra amici ed editori un buon numero di libri e riviste. La piccola biblioteca fu un grande successo. [….] Prestavano a turno servizio, oltre a Carlo (Rosselli ndr.) e Nello, amici e amiche loro. I libri dati in prestito venivano restituiti puntualmente. Nello vagheggiava il progetto di fondare simili biblioteche in tutti i quartieri della città” Memorie. p.169″

    Nota n° 17 in fondo ad una lettera, datata 17 maggio 1921 e scritta dal giovanissimo Alberto Pincherle (il futuro Moravia) alla zia Amelia Pincherle Rosselli, madre dei due famosi e sfortunati fratelli antifascisti.
    Le Memorie a cui si allude, sono le Memorie di Amelia Rosselli, a cura di Marina Calloni, Bologna, Il Mulino, 2001.

  6. mirkhond scrive:

    Nota mia:

    Amelia Pincherle Rosselli e i suoi figli, vissero a Firenze, fino agli anni tragici dell’impegno politico dei suoi figli, e la loro morte in Francia (9 giugno 1937) e poi in esilio tra Svizzera, Francia, Inghilterra ed Usa, fino al 1946.
    Il periodo a cui allude la nota, è quello del primo impegno socio-politico di Carlo e Nello Rosselli, nella Firenze del primo dopoguerra e del primo fascismo, nel 1920-1925.

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Non so se puo’ interessare Martinez,”

    Caspita se può interessare… l’ho subito girato sulla nostra mailing list e su quella della De Zordo, attendo con interesse le eventuali risposte.

    Miguel

  8. PinoMamet scrive:

    OT

    segnalo Magdi Cretino Allam scatenato a chiedere le dimissioni del ministro Kyenge, colpevole di essere negra.

    • PinoMamet scrive:

      Sì, so già che anche Magdi è 50% nero e 50% arabo (cristianesimo: tracce)

      e perciò l’accusa di razzismo non regge bla bla;

      palle, vedasi il ruolo di Samuel L. Jackson in Django Unchained.

    • roberto scrive:

      letto sul sito di magdi disgustoso allam e mi è andato di traverso il panino.

      un intervento di un razzismo vomitevole oltre che ridicolo.

      cultura trimillenaria? 80 generazioni di jus soli? “Non posso darle il titolo di ministro”? m’anvedi questo, ‘a scemo!

    • Roberto scrive:

      Bello poi “per la Parma volta si elegge un ministro che non s sente interamente italiano”….i leggi si che si spazzavano le terga con il tricolore non contano?
      Bruta cosa dare una penna a topo gigio…

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “segnalo Magdi Cretino Allam scatenato a chiedere le dimissioni del ministro Kyenge, colpevole di essere negra.”

    Povero Magdi.

    E’ un caso interessante di una persona decisamente non intelligente, lievemente disturbata, nemmeno raccomandata all’inizio e pure straniera, che ha svoltato – come dicono a Roma – per sbaglio.

    Quando si sono accorti dello sbaglio, lui era già plurimilionario e con la scorta.

    Ed era talmente poco intelligente, da non capire cos’era successo.

    • Francesco scrive:

      lui poco intelligente? in fin dei conti oggi è più che sistemato, magari continuando a insistere torna a cavalcare qualche onda futura, sai, la storia dell’orologio fermo che due volte al giorno ci prende …

      PS hai sentito del sondaggio del PEW Center nei paesi islamici su cosa meriterebbe chi cambia religione?

  10. Moi scrive:

    SEGNALAZIONE
    (GRAZIE A PINO ORMAI IN-TOPICISSIMO 😉 )

    Interessante (spero) intervista di Lucia Annunziata a Cécile Kyenge … in sintonia con molte nostre discussioni.

    http://www.youtube.com/watch?v=1DX7YnZocJc

    **: Attenzione: Spoiler ! : -) ; -) ***

    Sullo “Ius Soli” sono d’accordo purché garantisca una condivisione di valori e di regole, mi sembra ragionevole. Tra “multietnico” e “multitribale” purtroppo non è difficile che si creino ambiguità, soprattutto se dai Nativi Italici viene il famigerato _ anzi: pessimo _ esempio di “Familismo Amorale”.

    Per ultimo ma non da ultimo, arriva anche Davide Piccardo (le si rivolge chiamandola “alla Francese”, poi magari fa le pulci e contropulci a “Marrakèsh” anzicché “Marràkesh” ! ) figlio del noto e controverso Roberto. Che dire ? Mah … credo che la questione religioni e nazionalità vada tenuta separata : assistiamo difatti al paradosso di un Fighetto Italico che vuole apparire, in quanto Musulmano, più Straniero lui di una Congolese di formazione Cristiana ma indubbiamente molto emilianoromagnolamente “laica”. Altro esempio di cultura emilianoromagnola della Kyenge è che fa meno (!) vittimismo lei da Congolese che NON invece l’ Annunziata da Meridionale !

    Prima roba fra tutte : finirla con le religioni “ereditarie” come se fossero genetiche … oppure, se proprio, vincolanti quanto il battesimo cattolico* : indissolubile per la religione, dissolubilissimo per la società civile ! Si chiama “Dialettica”, ed è alla base del convivere. L’ignoranza della Sora Annunziata _ quasi sorpresa del fatto che l’Islam sia una religione rivolta a tutti e non un gruppo etnico afroasiatico ! _ non aiuta di certo, o meglio, aiuta ad alimentare quel senso di esclusivismo, quella smania di sentirsi speciali e perseguitati _ergo antagonisti _ a prescindere … tipica di un certo modo (purtroppo molto diffuso) d’intendere l’ Islam.

    E poi basta anche con ‘ste robe di tipo Oriente Islamico VS Occidente Cristiano … che in Oriente (paradossalmente siamo portati a considerare più “Oriente” Rabat di Tokyo !) di religioni ce ne sono anche tante altre; e in Occidente c’è Secolarizzazione a manetta : -) dalla quale il “Mondo Islamico” _ piaccia o no ! _ NON è immune.

    * In realtà passare da un rituale lo trovo meno peggio della religione assurta a gene (che l’ Islam mutua e rielabora dall’ Ebraismo) … ma NON per questo l’ ideale, vista la non-coscienza del soggetto battezzando !

    PS

    Ho visto di recente un curioso _ ma drasticamente pratico, tipo mudéffica da umarèll ; -) _ modo di utilizzare lo hijab: stretto e con il telefonino infilato di lato lasciando le mani libere senza ricorrere alle cuffiette.

    @ PINO

    Allam contro la Kyenge l’ avevo già segnalato il 03/05/2013 at 7:47 pm ; il Post su Tomaso [sic] Montanari… c’è un articolo nuovo ?

    In ogni caso, passerà in sordina, visto che il Notizione è la Morte di Giulio Andrerottti, che Dio solo sa quanti e quali segreti s’è portato nella tomba …

    • PinoMamet scrive:

      Se vai sul sito del pessimo, troverai un florilegio di nuove merdate anti-Kyenge, tra cui quelle citate da Roberto.

      • Moi scrive:

        Ti parrà strano, ma non conosco il suo sito personale … come si chiama ? “ioamointernet” ? “graziegoogle” ? 🙂 😉

        • PinoMamet scrive:

          😀

          no mi pare ioamolitalia comunque se cerchi Magdi Allam dovresti beccarlo subito…

          in ogni caso, sulla Kyenge sono d’accordo con te: altro che Congo, è chiaro che viene dall’EmiliaRomagna! (caput mundi, come al solito 😉 )

  11. Moi scrive:

    Magdi Cristiano (Ex Musulmano Ex Cattolico) Allam Vs Cécile Kyenge Kashetu

    http://www.ilgiornale.it/news/interni/quella-nomina-razzista-intrisa-buonismoil-commento-2-912648.html

    PS

    “Andreotti” E.C.

  12. Miguel
    sì che ti piace Branduardi, ma non c’è bisogno di proporcelo anche subliminalmente: mi riferisco alla donna nella foto. 🙂

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Riccardo Giuliani

    “Miguel
    sì che ti piace Branduardi, ma non c’è bisogno di proporcelo anche subliminalmente: mi riferisco alla donna nella foto.”

    Non ho capito il riferimento a Branduardi. Comunque la donna nella foto è una persona splendida!

  14. habsburgicus scrive:

    OT mega-galattico (ma ormai siamo abituati e Miguel tollererà, credo :D)

    che ne pensate del sen. Andreotti ?
    Aldo Giannuli vi ha dedicato due articoli brevi (il secondo di ricordi personali) come al solito obiettivi e molto interessanti…
    io dico subito che ne apprezzo la politica estera (insieme a Craxi, é doveroso dirlo) e che ho sempre amato i luoi libri per quanto leggeri, aneddotici e, talora, un po’ ripetivi 😀
    ciao a tutti

    • Pietro scrive:

      Io pure! Politica estera e libri, ma questi moderatamente

    • PinoMamet scrive:

      Andreotti era la summa e la personificazione della sua epoca.
      A guardarlo adesso (parlandone da vivo e non da morto) era mostruoso. Intelligentissimo, appassionato collezionista di segreti. Penso che alcuni di questi segreti neanche esistessero, ma in fondo gli piaceva che si pensasse che c’erano.
      Un modo di fare politico obliquo, sottinteso, ricattatorio, l’istituzionalizzazione della clientela, il potere che si ammantava sapientemente di grigiore, e però non riusciva a concepire poteri di forma diversa.
      Il culto della politica per la politica. L’idea della politica come religione e come liturgia.

      Insomma, quasi l’opposto della politica italiana di adesso. Credo che sia morto quando ha capito che non c’era più spazio per la sua figura.

      • Peucezio scrive:

        “Insomma, quasi l’opposto della politica italiana di adesso”

        Beh, però la politica italiana di adesso è molto triste. Cioè apparentemente è più vivace e le contrapposizioni, a tratti manichee, che la caratterizzano, la rendono non del tutto scontata, però è una politica molto più asservita a poteri non controllabili, che decide su molte meno cose e che oltretutto si caratterizza per una classe dirigente intellettualmente e culturalmente molto inferiore a quella della generazione di Andreotti.

        • PinoMamet scrive:

          Assolutamente d’accordo.

        • Francesco scrive:

          è vero che erano “intellettualmente e culturalmente” molto inferiori, ma sono loro che ci hanno seppellito nel guano e hanno poi coperto il buco con lastroni di pietra

          non è che il debito pubblico (per dirne una) lo ha accumulato Berlusconi (e neppure Prodi): si tratta di roba antica, proprio del periodo d’oro dei vari Andreotti, De Mita, Berlinguer, Lama, Spadolini, ecc. ecc.

        • Peucezio scrive:

          Anche questo è vero.
          Poi c’è da dire che quelli di adesso fanno meno debito non perché siano più virtuosi o più seri, ma solo perché ci sono costretti a calci nel sedere e non è gente capace di reagire ai calci nel sedere, però ciò che dici resta un dato di fatto.

    • Peucezio scrive:

      Mi era sfuggito il tuo intervento iniziale. Ovviamente mi associo.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per habsburgicus

      Andreotti?

      Il miglio commento l’ho trovato qui:

      http://www.lastampa.it/2013/05/10/sport/calcio/qui-toro/falcone-e-borsellino-curve-anti-andreotti-cRgrbK2rNMLD3SkKAVgLXN/pagina.html

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • mirkhond scrive:

        Se in politica interna, Andreotti è stata una figura molto discutibile e discussa non ci piove.
        Però in politica estera ha saputo fare (insieme a Craxi) gli interessi dell’Italia, vedasi amicizia con la Libia, i Palestinesi e perfino con l’Iran dei biekiSSimi Ayatollah, pur restando nel vassallaggio usano.
        Uno stile che ormai sono 20 anni che ce lo possiamo solo sognare, col nulla destro-sinistro+lega, molto più ossequiosi non solo verso il padrone usano, ma anche verso i più forti vassalli del primo, anglo-franco-tedeschi, e col calaggio delle brache davanti al più abietto eurobanksteraggio dello zollverein eurostrozzino….
        Una caduta di qualità NOTEVOLE, in questi ultimi 20 anni….

  15. mirkhond scrive:

    Anch’io apprezzavo la politica estera di Andreotti e di Craxi, uomini davvero di statura politica, a differenza dei nani ancor più vassalli che ci (s)governano da 20 anni….

  16. roberto scrive:

    su andreotti sono sostanzialmente d’accordo con pino.

    vorrei pero’ aggiungere (visto che è morto e che bisogna essere generosi) che credo che andreotti, come molti della sua generazione a prescindere dell’appartenenza politica, fosse sinceramente patriottico, nel senso che la sua politica aveva come obbiettivo il bene comune (inutile precisare che non avevamo la stessa idea di “bene comune”).

    cosa che non credo posso dire di altri nani…

  17. mirkhond scrive:

    Sempre su Andreotti

    “In morte di Andreotti

    A differenza di altri io ho avuto sempre una certa simpatia e anche stima per l’onorevole Giulio Andreotti.

    Ho incontrato il ‘divo Giulio’ solo in due occasioni. Nel 1980 lavoravo per Il Settimanale e mi ero messo in testa di fare un’inchiesta sui danni che aveva provocato all’Italia l’aver fissato la capitale a Roma e avanzavo la proposta protoleghista di spostarla altrove («Via da Roma la capitale», Il Settimanale, 4/11/1980). Fra i personaggi da sentire mi sembrava indispensabile Giulio Andreotti, politico già allora di lunghissimo corso e oltretutto romano doc. Ma disperavo di arrivarci, Il Settimanale era un piccolo giornale. Telefonai alla segretaria, la mitica Enea, che mi chiese il tema dell’intervista, il tempo che mi occorreva e quello che avevo per andare in pagina. Le spiegai il tutto. Mi rispose che mi avrebbe fatto sapere entro una mezz’ora. E infatti dopo mezz’ora mi chiamò dicendomi che l’onorevole Andreotti mi avrebbe ricevuto per quaranta minuti in un centro diocesano di Metanopoli vicino all’aeroporto di Linate perché subito dopo sarebbe dovuto ripartire per Roma. La cosa mi stupì: era un modo di fare alla tedesca, non all’italiana. In Italia, almeno allora, se volevi intervistare un personaggio politico anche di media taccadovevi passare per tre o quattro portaborse i quali ti facevano capire che, se volevi arrivare all’augusto personaggio,la cosa non sarebbe stata, politicamente, a gratis. In Germania o in Svizzera o in Olanda o in Svezia anche quando devi intervistare un importante ministro la prassi è quella seguita da Andreotti. Non è solo una questione di bon ton politico, ma di civiltà e di stile.

    Incontrai quindi Andreotti in questo centro diocesano. Era accompagnato da una piccola corte. Entrammo in una grande sala spoglia dove c’era solo un piccolo tavolo in legno e ci sedemmo l’uno di fronte all’altro mentre la corte rimaneva rispettosamente sulla soglia. Andreotti fece un lieve cenno con la mano, la porta si chiuse e rimanemmo soli. Io avevo allora 35 anni, ero nel pieno delle mie forze, di fronte mi stava quest’uomo minuto, fragile. Pensai che se solo avessi voluto avrei potuto agevolmente strozzare l’onorevole Andreotti prima che qualcuno potesse intervenire. Non lo feci e ascoltai una magistrale lezione sulla storia d’Italia, di Roma, delle Istituzioni repubblicane, della Pubblica Amministrazione, della burocrazia, del diritto e, insomma, di tutto ciò che riguarda i gangli vitali di uno Stato.

    Il secondo incontro fu casuale, ma divertente e non privo, anch’esso, di un certo significato. Un pomeriggio ero all’ippodromo romano delle Capannelle e camminavo chino sul giornale Il Cavallo per vedere chi puntare alla corsa successiva, quando mi scontrai con un uomo anziano che stava facendo la stessa cosa. Gli caddero gli occhiali, mi chinai a raccoglierli e, rialzandomi, glieli porsi, scusandomi. Solo allora mi accorsi che era Giulio Andreotti. Solo. Non vidi alcuna scorta. Ce l’avrà anche avuta, ma se c’era stava a debita distanza. Si scusò a sua volta e rimise la testa nel giornale. Mi piacque che avesse questo vizio delle scommesse. Gli uomini senza vizi sono pericolosi. Negli ultimi anni gli mandavo i miei libri e anche qualche suo ritratto agrodolce che avevo scritto per i giornali. Lui rispondeva sempre con brevi biglietti, cortesi, vergati con una calligrafia minuta, senile, ma chiarissima. E anche questa è una questione di stile oltre che di buona educazione.

    Andreotti è stato un grande ministro degli Esteri. In tempi difficilissimi, quando l’alleanza con gli Stati Uniti era obbligata perché incombeva l’orso sovietico e atomico, è riuscito a fare una politica di appeacement con i Paesi del mondo arabo-musulmano i cui frutti godiamo, in parte, ancora oggi. Questo non è mai piaciuto agli americani e credo che in alcune disavventure posteriori del ‘divo Giulio’ ci sia il loro zampino. Ma con Andreotti l’Italia ha avuto, per anni, una politica estera coerente, felpata ma efficace, all’altezza degli altri grandi Paesi europei. E non è un caso, come ha notato Sergio Romano, se la politica estera si fa con lo stile di Andreotti e non di Berlusconi.

    Andreotti ha avuto sempre la consapevolezza di essere classe dirigente, con responsabilità e doveri che andavano oltre la sua persona. Sottoposto a un durissimo processo durato sette anni, che lo ha spazzato via dalla vita politica, non ha mai parlato di “complotto” della Magistratura in combutta con chicchessia. Perché una classe dirigente consapevole d’esser tale non delegittima le Istituzioni, perché sa che sono le ‘sue’ Istituzioni e che dalla loro disgregazione e dal caos che ne consegue ha tutto da perdere. Insomma si tratta di quel senso dello Stato che Berlusconi non ha e che non ha la maggioranza dell’attuale classe politica, di destra soprattutto, ma anche di sinistra. Andreotti è poi uscito assolto da quel processo per mafia, come da quello per l’omicidio Pecorelli, ma si è ben guardato da mettere sotto accusa i Pubblici ministeri Caselli e Lo Forte, come pretendeva quell’irresponsabile mascalzone e narciso di Cossiga. Ha, al contrario, ammonito, mentre si scatenava la canea ‘garantista’ dei berluscones, a non fare il processo ai giudici, sottolineando anche con sottigliezza giuridica: “È fuori luogo mettere sotto accusa la Procura. Se tutte le volte che le Procure hanno torto finissero sotto accusa i Tribunali starebbero attentissimi, tra l’altro, a non metterle nei guai”. In quel processo è stato anche accertato che Andreotti ebbe effettivamente rapporti con la mafia prima del 1980. Questo può scandalizzare Marco Travaglio, non chi, come me, ha qualche anno di più e sa che rapporti con la mafia in Italia li hanno avuti tutti anche l’integerrimo Ugo La Malfa attraverso la sua ‘longa manus’ in Sicilia, Gunnella. Quella dei rapporti fra i politici e Cosa Nostra è una tabe che ci portiamo dietro da quando la mafia aprì le porte della Sicilia alle truppe americane e non riguarda certo il solo Andreotti.

    Se fosse nato in un altro Paese Giulio Andreotti sarebbe stato un grande statista. In Italia ha potuto esserlo solo a metà, dovendo impegnare l’altra metà negli intrighi, spesso loschi, che caratterizzano la vita politica italiana.

    Ma nell’ora della tua morte noi ti salutiamo ‘divo Giulio’ con rimpianto. Con te se ne va una lunga stagione della politica italiana e, visto quello che è venuto dopo, non certo la peggiore. Se esiste quel Dio in cui tu credevi, andando prestissimo ogni mattina alla Messa, ti sarà sicuramente benevolo.

    Massimo Fini

    7 maggio 2013”

    http://www.massimofini.it

    • Francesco scrive:

      OMDAMF

      dove la prima M sta per Millenaria e l’Accordo è parziale, ma insomma ci capiamo.

      Andreotti era privo di illusioni all’eccesso (forse si equilibrava con ADV), questo lo rendeva politico acutissimo nello smascherare bugie altrui ma privo di iniziativa propria, come se tenesse tutto per falso, alla fine, o illusorio. Quasi che la consapevolezza dell’incombere della morte lo rendesse alieno dal fanatismo ma anche dall’azione (però sono giovane, non conosco l’Andreotti dei primi decenni del Dopoguerra).

      La sua politica estera era pacifica e di savio galleggiamento, priva di fantasia e di slancio, di ideali e speranza, di sangue e lacrime. Vera gloria? Non lo so.

      RIP

    • Peucezio scrive:

      Bell’articolo.

      • habsburgicus scrive:

        concordo…
        forse sono troppo pessimista ma forse un gorno si dirà che con la morte del divo Giulio é morto l’ultimo statista dell’Italia allora (semi) indipendente…

  18. Peucezio scrive:

    Già che ci siamo vi sottopongo quest’altro:
    http://www.aldogiannuli.it/2013/05/ricordi-personali-di-andreotti/

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