“Anche se la mamma ti ha detto il contrario, la violenza risolve davvero i problemi”. A volte è proprio vero

Tempo fa, scrivemmo un post intitolato “Anche se la mamma ti ha detto il contrario, la violenza risolve davvero i problemi”: è il motto pubblicitario della Craft International, una delle innumerevoli aziende statunitensi dedite a vendere “intelligence” e “security” in mezzo mondo, presieduta da un certo Chris Kyle, di mestiere serial-killer.

Chris Kyle si vantava, infatti, di aver personalmente commesso 160 certified kills, cioè omicidi intenzionali di altri esseri umani (il primo in assoluto, una ragazza), oltre a 95 altri omicidi “non certificati”.

Prima di scandalizzarvi, sappiate che lo ha fatto con la licenza (era nei Navy Seals) e le vittime erano solo indigeni iracheni.

Infatti, qui potete vedere Chris Kyle in visita a Fallujah, nell’Iraq, mentre utilizza in maniera originale il lettino di un bambino, preventivamente svuotato del suo legittimo occupante:

Per chi ha la memoria vera corta, ricordiamo che a Fallujah:

“Si scatenò una tempesta di fuoco così intensa che nessuno mai fino a quel giorno l’avrebbe creduta possibile. Il fuoco, levandosi in cielo in vampe alte fino a duemila metri, attirava a sé l’ossigeno con una violenza tale che le correnti d’aria raggiunsero la forza di uragani…simili ad una mareggiata, lingue di fuoco alte come palazzi si riversavano nelle strade ad una velocità di oltre 150 chilometri all’ora…in alcuni canali ardeva anche l’acqua…ovunque corpi orribilmente dilaniati. (Il giorno dopo) su alcuni corpi orrendamente dilaniati guizzavano ancora le fiammelle azzurre del fosforo.”

L’altro giorno, la ditta di Chris Kyle, la Craft International, ha organizzato un evento vicino a Dallas nel Texas, dal costo di 2.950 dollari a testa, intitolato “Rough Creek Shoot-Out!”, che significa all’incirca “Sparatoria a Ruscello Selvaggio”.

In realtà, il “Rough Creek” è un grosso albergo e ristorante, che si pubblicizza con le profetiche parole, “It’s easy to arrive, but tough to leave” (“è facile arrivarci, difficile andarsene”).

La sparatoria a pagamento veniva pubblicizzata in questo modo sul sito della Craft:

Con altri 1.000 dollari, si poteva partecipare a una “optional machine gun shoot“.

I partecipanti venivano invitati a portare anche le famiglie (“five star comfort“): in fondo, come dice un suo amico, il serial killer era “un padre amorevole, un marito devoto, un amico leale e proprio un gran cristiano“.

Nel corso del gioco, Chris Kyle  ha incontrato uno che sparava meglio di lui.

Eddie Ray Routh, 26 anni, caporale dei marines, reduce dell’Iraq e dell’Haiti, ha risolto il problema Chris Kyle – e visto che c’era, ha risolto anche un certo Chad Littlefield, che non era famoso quanto Chris Kyle: i media lo descrivono come un “altro veterano”.

Già dicono, ovviamente, che Eddie Ray Routh sia affetto da “stress post traumatico“, la discutibile sigla sotto cui una coalizione di veterani e psichiatri ha posto in decenni recenti il fenomeno dei reduci scoppiati, per motivi più politici che scientifici.

Che poi non è mica indispensabile passare per l’esercito, per scoppiare in grande stile da quelle parti, come dimostra la storia di One L. Goh. Anche perché nessuno, negli Stati Uniti, può dire dove finisca l’esercito.

Siamo debitori a Chris Kyle di una riflessione professionale, che offriamo a chi, nel pubblico o nel privato, volesse seguirne le orme:

Dopo il primo kill [la ragazza, ndr], gli altri vengono facile. Non devo eccitarmi (psych myself up) o fare qualcosa con la mente – guardo attraverso l’obiettivo, metto il bersaglio nel mirino e ammazzo il mio nemico prima che lui uccida uno della mia gente.”

Chris Kyle, che dubitiamo avesse spiccato attitudini imprenditoriali (non si può essere geni universali), era molto richiesto come prestanome per ditte a caccia di fama, sia come testimonial (ad esempio, della  Specialized Tactical Systems Carbine), sia come socio.

Tra le ditte che hanno preso il serial killer come socio, troviamo la palestra Fitco Cares, fondata da tale Jason Kos. Anche la Fitco Cares ha una propria Filosofia, che non va sottovalutata:

“I VALORI FONDAMENTALI DELLA FITCO

Trovare il modo di dire di sì * Servire gli altri, dando * Agire Adesso * Inseguire l’eccellenza * Cercare la crescita e la saggezza * Costruire rapporti aperti e sinceri con la comunicazione  * Massimizzare le risorse per il bene dell’azienda * Essere appassionati e decisi * Creare un equilibrio tra se stessi, la famiglia e il lavoro * Essere gentili”

Jason Kos si era commosso ascoltando da Chris Kyle le storie di reduci distrutti, e insieme avevano istituito la Fitco Cares Foundation Heroes Project, per regalare una piccola palestra privata ad alcuni dei rottami umani ritornati dalle imprese imperiali nel mondo.

Chris Kyle e il signore che ha dimostrato di avere la pistola più veloce di lui appartengono entrambi a quel tragico mondo dei bianchi che, se non avessero un fucile, non conterebbero nulla.

Nel 2012, 349 militari statunitensi si sono suicidati (contro 295 morti in combattimento); ma soprattutto, nello stesso anno, si sono suicidati ben 6.500 ex-militari. Nessuno conta invece quelli che muoiono per alcol, droga o incidenti automobilistici facilmente prevenibili.

The Guardian ci racconta la storia di uno di questi tanti redneckNadie anche loro:

“Libby Busbee è praticamente certa che suo figlio William non abbia mai visto né letto il Macbeth di Shakespeare, anche se si comportava come se lo avesse fatto. Poco dopo essere tornato dall’Afghanistan, iniziò a strofinarsi incessantemente le mani, sciacquandole continuamente sotto il rubinetto.

“Mamma, non riesco a lavarmelo via”, diceva.

“Di che parli?”, lei gli rispose.

“Il sangue. Non viene via”.

Il 20 marzo dell’anno scorso, il soldato smise di cercare di pulirsi. Quella notte si chiuse a chiave in macchina, e mentre la mamma e la sorella urlavano a pochi passi di distanza, e un gruppo di agenti speciali circondava il veicolo, si sparò in testa”.

Metto solo la foto di William Busbee. Chris Kyle ed Eddie Ray Routh sono uguali, ma con la barba.

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169 risposte a “Anche se la mamma ti ha detto il contrario, la violenza risolve davvero i problemi”. A volte è proprio vero

  1. mirkhond scrive:

    Sembrano tanto forti, alti massicci e armati fino ai denti da fare paura…
    Eppure sono così fragili che non reggono al quella cultura demoniaca di violenza e sopraffazione, spacciata per difesa della libertà e dei valori cristiani, a cui pure sono educati fin da piccoli…
    Penso al reduce suonato del Vietnam, che in questi giorni si è asserragliato in un bunker sotterraneo con un piccolo indifeso ostaggio di 5 anni…..
    Il mistero dell’iniquità…..

  2. PinoMamet scrive:

    Che poi non credo che siano scoppiati di ritorno dall’Iraq o dall’Afghanistan; penso che siano già scoppiati quando ce li mandano, fondamentalmente.

    Naturalmente quello che hanno fatto e visto davvero avrà un peso fondamentale nel loro disagio; uno può dire a sé stesso quanto vuole di ammazzare gente in tutta tranquillità e senza rimorso: ma in fondo, non è forse un’altra strategia per non sentirsi un mostro? E perciò più ti ripeti “non sento rimorso”, più, immagino, dentro di te qualcosa continuerà a dirti “non raccontarmi palle”, finché qualcosa prima o poi farà scattare il corto circuito.

    ma al di là di questo, penso che vengano “scoppiati” attentamente prima di partire, con sistemi di addestramento studiati apposta (mica è un segreto) per smontarli e ricostruirli, trasformarli in “sparatori automatici”. Ma l’uomo non è nato per essere uno sparatore automatico.
    Non scambiatemi per un pacifista: credo che ci siano momenti in cui l’essere umano possa, e anche debba, essere violento: ma sono pochi, e di solito riguardano gli affetti più vicini o i valori più profondi, non qualche sconosciuto a 10.000 chilometri da casa.

    Ma a smontare uno e rimontarlo, non è che venga troppo bene…

    l’esercito americano dovrebbe ripensarci.

    • Francesco scrive:

      quindi confermi la tesi per cui (1) gli americani non sono particolarmente più violenti degli altri popoli “di loro” e (2) l’addestramento militare americano è sostanzialmente diverso da quello in auge altrove e (3) nonostante questo i soldati americani non sono particolarmente più efficaci di quelli vietnamiti?

      • PinoMamet scrive:

        Mi pare di essere d’accordo con tutto…

        • PinoMamet scrive:

          Tranne che in effetti penso che molte idee riprese dall’addestramento americano siano state riprese altrove.

          Nota bene che non parlo dell’addestramento di base, del CAR insomma 😉 che cosa vuoi, fare la branda marciare inquadrati e sparare col fucile e tenerlo pulito, credo siano cambiati pochissimo dal tempo di Napoleone, ovunque…

          ma dell’addestramento più avanzato che dovrebbero avere questi soldati professionisti, e che sicuramente hanno quei corpi tipo i Navy SEALs a cui apparteneva Chris Kyle.

          Visto che sparare è questione di frazione di secondi, non è che lo sparatore possa stare a filosofeggiare su chi perché e percome sta sparando; il problema è se i dubbi gli sorgono dopo.
          E anche se non sono dubbi consci, probabile che una persona che ha ucciso una cinquantina di altri esseri umani, senza arrivare ai record di Chris Kyle, poi qualche problemino ce lo abbia.

          In effetti, se pensi quanto sono grandi le forze armate americane, non è difficile pensare che casi come questo in oggetto possano essere non dico frequenti, ma neanche rarissimi.

          Ciao!

        • Francesco scrive:

          1) va bene che chi vince ha sempre ragione ma i soldati americani non sono mai stati considerati granchè, di sicuro inferiori a quelli tedeschi e credo anche a quelli inglesi (parlo della seconda guerra mondiale, ultimo confronto alla pari). non è strano che i loro principi e metodi di addestramento siano diventati paradigma?
          2) le Forze Speciali sono, giocoforza, speciali e il loro addestramento non dovrebbe quindi avere ampie conseguenze “sociali”. i disadattati da guerra provengono dalle Forze Speciali più che dalle truppe regolari?
          3) credo che solo i cecchini sappiano chi hanno ucciso, in generale … e il nostro Chris Kyle stava benissimo

          insomma, qualcosa non mi torna

        • PinoMamet scrive:

          1) è vero, ma non sottovalutiamo la potenza del marketing: l’establishment militare americano è senz’altro il più bravo “a raccontarla” e il più attivo a farlo in tutto il mondo. Poi nei fatti vengono presi molto meno a modello di quanto loro farebbe piacere, il che non è neanche un male dal punto di vista professionale, ma il modello “ufficiale” credo sia il loro…
          2)Non sono in grado di rispondere, però le Forze speciali americane non sono i quattro gatti nostrani, anche per questioni di mera proporzione (oltre che per uno singolare fenomeno di “allargamento”: tutte le forze armate vogliono avere le forze speciali, poi due tre quattro… con grande ridondanza).
          3)non so quanto vedere una persona in un mirino possa significare “sapere a chi sto sparando”, senz’altro forse si avrà meno la percezione di uccidere un innocente… può persino darsi che i cecchini diventino meno matti di altri soldati, chi lo sa… sarebbe interessante farci uno studio.

          Ma niente mi toglie dalla testa che l’addestramento pensato appositamente nel dopo-Vietnam possa avere una qualche influenza su questi casi.

          Di reduci di guerra ne abbiamo avuti anche noi, come ci ricorda Mirkhond, anche nelle nostre famiglie; ma chi si ricorda uno di questi casi nell’Italia degli anni Cinquanta, per dire??

        • Francesco scrive:

          1) marketing rivolto a chi? se dici i possibili volontari e il grande pubblico dei film, dici che funziona anche con i militari professionisti degli altri paesi?

          2) 4 gatti rispetto alla “popolazione” militare USA e a quella totale USA, intendo.

          3) un cecchino vede e sceglie prima di sparare, il resto dei soldati no, che siano fantaccini, artiglieri, piloti di aereo, il motto è “‘ndo cojo cojo” o almeno la distanza impedisce di vedere a chi si sta sparando. cambia qualcosa solo per i piloti di elicottero, che sparano da fermi e usando le telecamere per mirare, come ci ricordava un video di Miguel

          4) siamo molto più ipocriti degli americani, tutti quei casi sarebbero stati rubricati come “scoppio di follia”, e poi non abbiamo un Ministero dei Reduci, altrimenti avremmo milioni di pensioni di invalidità da stress post-traumatico

          ciao

  3. Francesco scrive:

    Nota generale: il mondo non è iniziato con l’America, e neppure la guerra o l’addestramento militare.

    Ho serissimi dubbi sulla correttezza di queste analisi che individuano un “male statunitense” in un fenomeno universale e sempre esistito. O gli yankees lo fanno in modo diverso?

    Nota minore: Chris Kyle era ancora in servizio o no? dai TG pareva lo fosse ancora, dal testo di Miguel no. Pura curiosità.

    Per Mirkhond: non ti pare di esagerare? anche il mondo di oggi, per non parlare del passato, è pieno di reduci di guerra. Solo quelli con la bandierina a stelle e strisce sulla divisa sono cattivi o impazziti e segno del mistero dell’iniquità?

    Per Miguel: il signor Kyle sparava ad personam dopo aver mirato e verificato chi fosse il bersaglio; per uno che ha la mitologia negativa del bombardamento aereo non dovrebbe essere una specie di “nobile cavaliere dei tempi antiqui”?

    A proposito di licenze e serial killer, definiresti tali anche Ettore di Troia e Achille figlio di Peleo?

    • PinoMamet scrive:

      ” Nota generale: il mondo non è iniziato con l’America, e neppure la guerra o l’addestramento militare.

      Ho serissimi dubbi sulla correttezza di queste analisi che individuano un “male statunitense” in un fenomeno universale e sempre esistito. O gli yankees lo fanno in modo diverso?”

      Mi sa che la risposta è sì: gli yankees lo fanno in modo diverso (e gli altri, italiani compresi, lo hanno imparato e copiato) perché (lo sapevo già da prima dell’Uomo che guardava le capre- il film è più divertente ma il libro è più istruttivo) durante la guerra del Vietnam si sono accorti che il soldato, senza un addestramento specifico, tende a evitare di sparare il più possibile, e se proprio deve spara per non uccidere, un po’ alla cieca, sperando che sia il soldato vicino quello che colpisce il nemico…

      anni fa, discutendo con amici militari, gli portai anche tutti i link. Mica è un segreto.
      Ci hanno studiato su bene, visto che gli americani queste cose le prendono sul serio: non perchè sono più cattivi, ma perché hanno un esercito che fa davvero la guerra.
      E hanno trovato per esempio, mi ricordo, che i fratelli minori sono più portati a essere “shooters” dei fratelli maggiori e altre robe del genere…

    • PinoMamet scrive:

      ” Per Miguel: il signor Kyle sparava ad personam dopo aver mirato e verificato chi fosse il bersaglio; per uno che ha la mitologia negativa del bombardamento aereo non dovrebbe essere una specie di “nobile cavaliere dei tempi antiqui”? ”

      Permettimi una risposta anche se non sono Miguel:
      insomma, esiterei a definire un cecchino come “un nobile cavaliere di altri tempi”, però ti stupirà sapere che in molte discussioni con amici ho difeso questa “figura professionale” (di cui conosco un esponente), per me né più né meno colpevole di tutti gli altri membri dell’esercito, dal cuoco a quello che carica le bombe sugli aerei.

    • Ritvan scrive:

      —-A proposito di licenze e serial killer, definiresti tali anche Ettore di Troia e Achille figlio di Peleo? (Francesco a Miguel)
      Da Vice Miguel Non Autorizzato:-) dico che Ettore proprio no, egli era, invece, un Glorioso Resistente:-) Che Difendeva Il Proprio Popolo Dalla Biekissima Aggressione degli US…pardon:-), volevo dire dei Greci-Imperialisti-Che-Volevano-Esportare-La-Democrazia-A-Troia:-), cribbio!
      Achille sì, era un lurido “contractor” al servizio di quel biekissimo imperialista:-) di Agamennone…e per di più giocava sporco essendo invulnerabile, peggio di un manovratore di droni statunitense, aricribbio! (vabbeh, poi era anche tanto imbecille da portarsi addosso un quintale di ferraglia, invece di qualche etto solo intorno a quel suo disgraziato tallone…).
      Però, il peggio era Aiace Oileo: leggi qui e orripilati, roba da far impallidire Abu Ghraib:-):
      http://it.wikipedia.org/wiki/Aiace_di_Locride

      P.S. E nell’esercito biekamente imperialista:-) greco c’era pure il militare suicida affetto da stress post-traumatico:-):
      http://it.wikipedia.org/wiki/Aiace_Telamonio

      P.S.2 Adesso il mio amico Pino ‘O Ellenofilo mi sbrana:-)….

  4. mirkhond scrive:

    “Per Mirkhond: non ti pare di esagerare? anche il mondo di oggi, per non parlare del passato, è pieno di reduci di guerra. Solo quelli con la bandierina a stelle e strisce sulla divisa sono cattivi o impazziti e segno del mistero dell’iniquità?”

    Ho avuto nonni e zii che hanno fatto la guerra. Due di loro sono stati in campo di concentramento, uno tedesco e l’altro nel Kenya allora britannico.
    Ebbene, nessuno di loro è tornato a casa con la sindrome del rambo suonato e/o si è messo a sparare nelle scuole, a farsi saltare in aria e a rapire bambini piccoli in nome dell’apocalisse imminente….

    • Francesco scrive:

      e infatti neppure la stragrande maggioranza dei reduci americani lo fa!

      solo che nella cultura europea piace molto enfatizzare i reduci USA fuori di testa e portarli a segno della tabe originaria di quel popolo

      andrei piuttosto a vedere da dove vengono quei soldati e se in quegli strati sociali quel genere di problemi non sia più diffuso che altrove

      anch’io ho avuto parenti che combatterono nella seconda guerra mondiale e non sono usciti di testa per questo

      • Peucezio scrive:

        Fammi capire, 6.500 suicidi in un anno contro 295 morti in combattimento in un anno, cioè un morto ammazzato in battaglia ogni 22 morti suicidi, ti pare una cosa normale? Hai mai sentito di proporzioni simili in qualche angolo del mondo, dai Sumeri a oggi?

        • Ritvan scrive:

          —Fammi capire, 6.500 suicidi in un anno contro 295 morti in combattimento in un anno, cioè un morto ammazzato in battaglia ogni 22 morti suicidi, ti pare una cosa normale? Peucezio—
          No e, pertanto, vorrei vedere le fonti di Miguel…non sarà per caso l’Agenzia stampa dell’Iran o quella della Corea del Nord?:-)
          P.S.

        • Ritvan scrive:

          Scusate, commentus interruptus fu:-)
          P.S. Ovviamente i dati Miguel non li ha presi dall’amico Ahmadinejad:-), bensì da qui:
          http://www.defense.gov/news/newsarticle.aspx?id=66431
          e precisamente dall’ineffabile frase: “The Department of Veterans Affairs estimates 18 veterans die by suicide each day.”
          Ovvero 365×18=6570 veterani suicidi all’anno…come volevasi dimostrare:-)
          Peccato, che i numeri siano un po’ come le persone, nel senso che basta maltrattarli un po’ perché ti dicano tutto quello che ti piace ti venga detto. E quell’ineffabile “estimates” mi ricordi troppo quell’altra “estimate”, fatta da medici saddamiti in Iraq, secondo cui i biekissimi ameregani avevano ammazzato decine di milioni di iracheni (Miguel ha avuto la decenza di toglierlo, finalmente). Oh, non sto dicendo che il Molto Onorevole Department of Veterans Affairs USA lavori per l’Iran o la Corea del Nord, eh, ci mancherebbe, ma tu, caro Peucezio, non dovresti sottovalutare il fatto che i burocrati, purtroppo, sono uguali in tutto il mondo e quelli del sullodato Department pare non facciano eccezione. Nel senso che pur di avere nelle loro casse qualche dollaro in più dal contribuente sono disposti a sparare le cazzate più inverosimili, peggio di un medico saddamita…..

        • Peucezio scrive:

          Fammi capire, un’entità governativa degli Stati Uniti ha interesse a far credere che i soldati americani quando tornano dalle guerre si suicidano a carrettate?
          Va be’ che ogni ufficetto coltiva il suo orticello, ma c’è un limite a tutto: se sono la prima potenza mondiale, non sarà perché ogni ramo del governo e dello stato mira ai suoi centesimi in più a costo di mandare a puttana tutto il resto.

        • Z. scrive:

          Ritvan,

          e se quei dati invece fossero veri?

          Peraltro, è vero che l’impegno militare degli Stati Uniti nel mondo è notevole, ma anche alcuni paesi europei – seppur su scala ridotta, certamente – fanno la loro parte. Penso alla Francia, o alla Germania. Quanto sono frequenti questi fenomeni in Francia e Germania, ad esempio? esistono da qualche parte statistiche analoghe? Sarebbe interessante conoscerle.

          Z.

        • Francesco scrive:

          Peucezio

          il problema è tutto nel normalizzare queste cifre (295 e 6.500) con i rispettivi universi

          un grandissimo numero di americani ha combattuto in Vietnam e molti nelle guerre successive … a quel che ne so (cioè nulla) quei 6.500 potrebbero essere una quota inferiore rispetto ai suicidi nella popolazione nel suo compesso. come potrebbero essere molti di più

          oggi quanti soldati USA sono impegnati in guerra? che tasso di perdite è “300 morti l’anno”?

          e da quel poco che so in effetti “ogni ramo del governo e dello stato mira ai suoi centesimi in più a costo di mandare a puttana tutto il resto.” non è una descrizione così sballata del governo americano (hai mai studiato il procurement di armamenti del Pentagono? pare che Mastella sia l’idealtipo)

          ciao

        • Ritvan scrive:

          —-Fammi capire, un’entità governativa degli Stati Uniti ha interesse a far credere che i soldati americani quando tornano dalle guerre si suicidano a carrettate? Peucezio—-
          Sì, ha tutto l’interesse, così potrà chiedere fondi per assisterli e dimostrerà di non essere un “ente inutile” da tagliare.

          —Va be’ che ogni ufficetto coltiva il suo orticello, ma c’è un limite a tutto:—
          E quale sarebbe questo “limite”? Non sparare cazzate? Ahahahahahahahahah, che ridere….ma veramente credi che i burocrati usani siano una “razza” speciale e “moralmente superiore”??!!

          — se sono la prima potenza mondiale, non sarà perché ogni ramo del governo e dello stato mira ai suoi centesimi in più a costo di mandare a puttana tutto il resto.—
          Sì, sono la prima potenza mondiale proprio per questo, perché ogni ramo e rametto governativo ha il diritto di chiedere tutti i soldi che gli pare, allegando tutte le fantasmagoriche giustificazioni in merito, ma poi c’è qualcuno più in alto che usa le forbici:-). Più o meno come in ogni altro Paese del mondo, del resto….
          Ma poi, ripensandoci, non è questo che voialtri “antimperialisti” imputate agli usani, ovvero di essere degli sporki egoisti&individualisti e che lì ognuno si coltiva esclusivamente il proprio orticello?! E fate un po’ pace col cervello, please!:-)

          —-Ritvan, e se quei dati invece fossero veri? Z.—
          Allora mi facciano gentilmente vedere gli elenchi con nomi e cognomi di tutti quei 6500 suicidi “veterani” all’anno, con annesso il curriculum di ognuno, nonché le cause che hanno condotto all’insano gesto. Come ben sa un leguleio par tuo, le prove sono a carico di chi sostiene una certa tesi, mica a carico mio, eh!
          Come già detto, nonché ammesso dallo stesso Ente usano che l’ha sparata (vedi link, please), quella iperbolica cifra non è frutto di un’indagine statistica seria, bensì solo un “estimate”…capisci il Gransatanese?:-)
          Probabilmente la cosa è stata architettata così: si prendono le statistiche annuali dei suicidi e poi si va a vedere quanti di quei suicidi hanno fatto il servizio militare – che, ti ricordo, era obbligatorio negli USA fino a qualche annetto fa – e si appiccica d’ufficio al morto militeassolto l’etichetta di “veterano” dell’esercito USA. Ora, mi potresti dire gentilmente quanti sig.ri John Smith che hanno assolto l’obbligo di leva magari pelando patate per tutto il tempo in una pacifica base USA sono stati infilati in quella “estimate” solo perché magari una ventina d’anni dopo il congedo si sono sparati in bocca scoprendo che l’amata mogliettina Jane era scappata col lattaio oppure perché la casetta dei suoi sogni era stata inghiottita da una bolla speculativa immobiliare?
          La statistica è una scienza seria, caro il mio leguleio, non meno della giurisprudenza e, quando vedo simili “estimate” che i babbani (in statistica) come te si bevono come acqua fresca, m’incazzo più o meno come te quando qualcuno scrive “reato penale”:-) ….

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ok, Ritvan, ma da leguleio ricordo che l’onere della prova spetta sì a chi afferma, ma anche a chi nega la buonafede (sempre presunta) di qualcuno 😉

        • Peucezio scrive:

          Il potere si esercita anche attraverso l’informazione e la propaganda, non solo attraverso le armi fisiche.
          Pensare che una superpotenza lasci facoltà a ogni ufficetto di merda, in nome delle sue beghe, di inventare dati che si ripercuotono negativamente sulla propria immagine all’interno e all’estero è implausibile.

        • roberto scrive:

          “Va be’ che ogni ufficetto coltiva il suo orticello, ma c’è un limite a tutto:—
          E quale sarebbe questo “limite”? Non sparare cazzate? ”

          non dovrei essere proprio io a dirlo, ma evidentemente il buon peucezio non ha mai lavorato in un’amministrazione che deve giustificare la sua esistenza 🙂

          non dico che sicuramente le cifre saranno sparate a caso, visto che non ho nessun elemento per saperlo, ma gonfiare un dato per avere più soldi/personale/visibilità una pratica vecchia e diffusa come la prostituzione (e a chi ha i cordoni delle borse spetta di separare il grano dal loglio)

          ciao

        • Ritvan scrive:

          —-Ok, Ritvan, ma da leguleio ricordo che l’onere della prova spetta sì a chi afferma, ma anche a chi nega la buonafede (sempre presunta) di qualcuno. Mauricius Tarvisii—
          Kompagno:-) leguleio, non ho visto il Tuo Sdegno Leguleio Civile&Democratico quando qui qualcuno ha bollato con parole infamanti (serial killer et similia) gente che magari nella Sua Cara Buonafede Siempre Presunta:-) credeva di servire semplicemente il proprio Paese, né quando qualcun altro qui ha proposto un brindisi per la morte del tizio la cui Buonafede dovrebbe essere altrettettanto cara&presunta a un Leguleio Legalitario par tuo….E nemmeno un po’ di tempo fa il Tuo Alto Senso Della Presunzione Di Buonafede si è ribellato quando il Nostro Amato padrone Di Casa ha scritto che – cito a memoria – “Il Dispositivo Militare Occidentale deve far le guerre”…ma mi sa tanto – fatta salva la Tua Molto Onorevole Buonafede, of course:-) – che tu sia un seguace del buon Giolitti, il quale soleva dire “la legge si interpreta per gli amici e la si applica semplicemente agli altri”:-):-)

          P.S. Passando dal metodo al merito.
          1. Qui non siamo in tribunale.
          2. Quando uno – specie se un Ente Governativo- fa un collegamento fra lo status di “veterano” e quello di “suicida”, per di più sparando cifre da fantascienza, io – da emerito prof di Statistica Medica Veterinaria- vorrei vedere i papiri e la metodologia seguita per stabilire quel collegamento. Come feci nell’occasione del lavoro in Presunta Buonafede:-) dei medici saddamiti che “produsse” decine di milioni di morti in Iraq per mano ameregana.
          3. Se il sullodato Ente se ne frega altamente di fornire tali papiri – come nel presente caso- al comune mortale non resta che fare delle IPOTESI.
          4. Una di quelle IPOTESI è stata quella da me prospettata e che si basa su un assunto tanto caro a voialtri Legulei Democratici, specie quando si parla del Biekissimo Abberluskone:-), ovvero quella del cosiddetto “conflitto d’interessi”. Dici che la Tua Cara Buonafede del sullodato Ente Governativo Ameregano possa annullare tale “conflitto d’interessi”, ovvero la supposizione:-) (chiamiamola così) che un esorbitante numero di veterani suicidi, specie se “pubblicizzato” a dovere, spingerebbe il Governo USA a stanziare più fondi al sullodato Ente? Beh, allora forse a voialtri Legulei Democratici qualcuno dovrebbe spiegare la differenza fra Presunzione di Buonafede e Dabbenaggine….nonché farvi ventilare l’ipotesi che il Paese delle Meraviglie di Alice è soltanto una favola per bambini.
          5. Se accantoniamo l’ipotesi di cui al punto 4, ce ne rimane – siempre in totale assenza dei dati originari che un tale Prestigioso Ente avrebbe l’obbligo di allegare – solo un’altra, ovvero che chi elabora le statistiche per conto di quell’Ente è un Emerito Imbecille, un Emerito Incapace o un Emerito Ignorante della statistica. Nel qual caso, dovrebbe essere licenziato su due piedi, seguito a ruota dai dirigenti di quell’Ente che hanno avallato e diffuso tali scempiaggini senza controllare meglio la loro veridicità.
          6. Visto che ti piace tanto fare l’Avvocato D’Ufficio:-) del sullodato Ente, chiedi almeno loro se preferiscono essere tacciati di “malafede” nella “forzatura” dei numeri, ma per una buona causa (ovvero per poter avere più soldi da dedicare al recupero sociale/psicologico dei veterani), oppure di incapacità/imbecillità/ignoranza nel maneggiare delle statistiche…poi, magari mi fai sapere, eh!:-)

        • Ritvan scrive:

          —non dovrei essere proprio io a dirlo, ma evidentemente il buon peucezio non ha mai lavorato in un’amministrazione che deve giustificare la sua esistenza. Roberto—
          Nemmeno io, se per questo, però, io lo so. E a costo di riattirirarmi Tuoni, Fulmini e Saette del Leguleio Democratico Impavido Difensore Della Buonafede:-), ritengo che anche il buon Peucezio lo sappia benissimo, ma GLI CONVIENE presentare i criteri che regolano la pubblicazione di dati e affini nell’amministrazione ameregana come una fotocopia di quelli vigenti nell’Impero del DVX, nel III Reich di zio Adolfo o nel Paradiso Dei Lavoratori di Stalin:-).

          —-non dico che sicuramente le cifre saranno sparate a caso, visto che non ho nessun elemento per saperlo, ma gonfiare un dato per avere più soldi/personale/visibilità una pratica vecchia e diffusa come la prostituzione (e a chi ha i cordoni delle borse spetta di separare il grano dal loglio)—
          Parole sante (anche perché sono suppergiù le stesse usate da me, ma vuoi mettere quando le dice un eurocrate?:-) )! E a quel punto, come diceva quel gran dritto di Andreotti (detto lievemente:-) modificato da me):”A pensar male magari si incorre nelle Funeste Ire del Glorioso Paladino Della Buonafede Altrui, ma quasi sempre ci si azzecca”:-):-):-)

          Ciao

        • Peucezio scrive:

          “non dovrei essere proprio io a dirlo, ma evidentemente il buon peucezio non ha mai lavorato in un’amministrazione che deve giustificare la sua esistenza”

          Su questo non c’è dubbio.
          Ma penso che la diffrenza fra l’Unione Europea e gli Stati Uniti consista proprio in questo, che la prima è una macchina burocratica elefantiaca e inefficiente e che non conta un cavolo, malgrado abbia alle spalle mezzo miliardo di abitanti e un’economia potentissima, mentre gli Stati Uniti sono, nel bene e nel male (più nel male) la prima potenza mondiale.

        • Z. scrive:

          Ritvan,

          la parte importante del commento era la seconda, ossia: esistono stime effettuate altrove, in paesi comunque attivamente impegnati in missioni militari all’estero?

          Ad esempio, ce ne sono per l’esercito francese e tedesco? E sono altrettanto esorbitanti?

          E se non sono altrettanto esorbitanti, attribuiremo questo fatto alla differenza tra le modalità di lavoro tra i rispettivi uffici o ad altre cause, più difficili da indagare?

          Se sono altrettanto esorbitanti, naturalmente, il discorso si fa più semplice e lineare.

          Z.

        • Ritvan scrive:

          —Ritvan, la parte importante del commento era la seconda, ossia: esistono stime effettuate altrove, in paesi comunque attivamente impegnati in missioni militari all’estero?Z.—
          Eh, ma potevi dirmelo prima, no?!:-) E posso decidere io quale parte commentare o devo avere il Tuo Augusto permesso In Carta Da Bollo?:-)
          Scherzi a parte, a me è sembrato abbastanza importante far presente che lo status di “veterano” viene applicato a chiunque abbia fatto il servizio militare, anche come adetto al magazzino viveri e che non abbia sparato un colpo se non alle sagome di cartone nel poligono della base. Orbene, ripeto, se questo tizio si suicida vent’anni dopo il congedo (magari perché perde il lavoro, la moglie, la casa o tutte queste insieme) includerlo nei famosi 6500 “suicidi annuali di veterani” è una grandissima stronzata dal punto di vista statistico. Tutto qui. Non ho, invece, criticato le statistiche sui suicidi di reduci da Iraq, Afghanistan ecc., le quali le trovo veritiere, nonché abbastanza inquietanti.

          —Ad esempio, ce ne sono per l’esercito francese e tedesco? E sono altrettanto esorbitanti?—
          Non lo so, non ne ho trovate in rete….mica sono onnisciente io, cribbio!:-)

          —-E se non sono altrettanto esorbitanti, attribuiremo questo fatto alla differenza tra le modalità di lavoro tra i rispettivi uffici o ad altre cause, più difficili da indagare?—-
          Eh, prima vediamo se qualcuno le trova, poi, se non sono altrettanto “esorbitanti” magari possiamo discutere sulle cause….

          —-Se sono altrettanto esorbitanti, naturalmente, il discorso si fa più semplice e lineare.—
          Naturalmente:-).

          P.S. La seguente è solo una mia immodesta:-) opinione, non suffragata da statistiche comparative e quant’altro. Io credo che effettivamente – cazzate come quella sopra descritta a parte – negli USA il fenomeno sia più grave che altrove non perché i reduci USA, ferocissimi serial killer in divisa:-) abbiano più motivi di soffrire di rimorsi di coscienza (sindrome di Macbeth) rispetto ai colleghi francesi, inglesi, tedeschi o altri (come vorrebbero farci credere i nostri amici “antimperialisti”) bensì per i seguenti motivi:
          1. I soldati USA impiegati in teatri di guerra/guerriglia sono in numero molto superiore ai soldati “equivalenti” di altri Paesi. Ovviamente, una statistica comparativa degna di questo nome non si dovrebbe limitare a dire “Fra i reduci USA dall’Afghanistan ci sono stati X suicidi, mentre fra quelli inglesi solo Y e fra quelli francesi solo Z, dove X e parecchio maggiore di Y, Z e perfino di queste due messe insieme”. Essa dovrebbe, invece, tener debito conto del numero dei soldati impiegati in quelle zone da ciascun Paese e dire:” Gli USA hanno impiegato un numero X di soldati, di cui x si sono suicidati (magari non dopo 20 anni, eh!:-) ), gli inglesi Y soldati, di cui y suicidati (idem come sopra:-) ) e i francesi Z soldati, di cui z suicidati (ariidem come sopra:-))”. Poi si fanno le proporzioni rispettivamente x/X, y/Y e z/Z, si fa un test di validazione statistica delle differenze eventualmente riscontrate (quello di Student, p.es.) e poi si potrebbe correttamente dire che:”Sì, in effetti il tasso di suicidio dei reduci americani è effettivamente – con un indice di probabilità del 99,9% – tot % (o tot volte) più alto di quello di inglesi, francesi e così via”. Non so se mi sono spiegato a livello babbano:-)
          2. Detto quanto sopra, io credo che il maggior tasso di suicidi dei reduci usani sia da attribuire PRINCIPALMENTE alle diverse politiche adottate dai diversi governi per il reinserimento nella vita civile dei reduci. Ho come la vaga impressione:-) che il governo USA – e qui vorrei un applauso dagli amici “antimperialisti”:-) – se ne freghi di tale reinserimento in misura molto maggiore rispetto ai governi di altri Paesi.

        • Z. scrive:

          1. Chiarissimo, non temere! Non ero un genio in matematica ma fin qui ci arrivo… credo 😀

          2. Questa è una spiegazione plausibile, non foss’altro perché il tema dello Stato che abbandona i reduci al loro stato è un tema molto sentito negli Stati Uniti e nella loro cultura popolare.

          Secondo me però ce n’è almeno un’altra. Quando intervistano i nostri militari in missione sono quasi sempre grossi, fisicati, atletici. Mentre ho visto diversi servizi sui soldati americani in Iraq e Afghanistan: parecchi di loro erano veramente fuori forma e malmessi, e credo che in Italia avrebbero faticato a passare la visita di leva.

          Detto questo, la mia illazione – basata, dunque, su opinioni personali non suffragate – è che dovendo reclutare troppa gente per la guerra si finisce, forse inevitabilmente, a tirarsi appresso troppe persone che per la guerra non sono adatte. Forse, riducendo il personale operativo, certe manifestazioni di violenza auto ed eterodiretta si ridurrebbero in ragione più che proporzionale.

          Z.

        • Ritvan scrive:

          —la mia illazione – basata, dunque, su opinioni personali non suffragate – è che dovendo reclutare troppa gente per la guerra si finisce, forse inevitabilmente, a tirarsi appresso troppe persone che per la guerra non sono adatte. Forse, riducendo il personale operativo, certe manifestazioni di violenza auto ed eterodiretta si ridurrebbero in ragione più che proporzionale. Z.—
          La tua osservazione la trovo sensata. Però, il “personale operativo” più di tanto non si può ridurre…magari la soluzione sarebbe di allargare il “bacino di reclutamento” – ovviamente offrendo paghe molto superiori a quelle comuni, come fa l’Italia, del resto, ecco perché i soldati italiani sono come li descrivi -e fare poi una selezione più accurata dal punto di vista psico-attitudinale.

        • Z. scrive:

          Vero, e poi c’è anche un altro problema: l’Italia può limitare il personale più degli Stati Uniti. L’impegno militare ammeregano, invece, richiede invece una presenza massiccia di militari in molte regioni del mondo.

          E infatti là i reclutatori girano con le auto megafonate, mentre qua a ogni missione all’estero c’è la fila dei delusi scartati!

          In effetti, “riportare i ragazzi a casa” è una frase che può avere senso negli Stati Uniti. In Italia, dove gli operativi in missione sono un’élite specializzata e “molto volontaria”, inzomma.

          Z.

  5. Per Francesco
    se sai come funziona una brusca escursione termica, puoi ben immaginare perché gli statunitensi siano diversi.
    Il che non significa che siano gli unici, come malignamente volevi sottintendere nel tuo intervento: ma solo che sono stati più bravi a far allungare il lasso di tempo tra il soldato che obbedisce e l’uomo che torna a scegliere.

    • Francesco scrive:

      1) non so come funziona una brusca escusione termica, l’unica che mi viene in mente è la fine dello scontro tra i fantastici quattro e il dottor destino …

      2) sicuri che un buon soldato NON sia un essere umano?

  6. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “insomma, esiterei a definire un cecchino come “un nobile cavaliere di altri tempi”, però ti stupirà sapere che in molte discussioni con amici ho difeso questa “figura professionale” (di cui conosco un esponente), per me né più né meno colpevole di tutti gli altri membri dell’esercito, dal cuoco a quello che carica le bombe sugli aerei.”

    Ma infatti, non do alcun giudizio morale sulle persone di cui racconto qui le vicende. Direi che sono dei predestinati, sostanzialmente.

    Oltre ai cecchini, cuochi, caricatori di bombe, ecc., non dimentichiamo il ruolo ugualmente micidiale di geometri e traduttori.

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per quanto riguarda la “americanicità” di certi fenomeni…

    intanto, parlo soprattutto di una minoranza, anche se della più grande minoranza, degli statunitensi: i bianchi di origini (magari non tanto lontane) contadine, evangeliche e di solito scozzesi o nordirlandesi, con un po’ di elementi del proletariato britannico.

    Gente molto povera, con scolarizzazione minima, ma con una particolarissima cultura insieme individualista, violenta e patriottica.

    Dove la violenza assume soprattutto la forma delle armi da fuoco, più sono grandi e tecnologiche, meglio è, e dove il bersaglio è di secondaria importanza: una cultura della violenza praticamente sconosciuta alla nostra pur violentissima Italia.

    Il tutto inserito dentro un sistema mediatico/politico/simbolico fortemente militarizzato.

    E dentro un quadro scientifico di addestramento senza precedenti nella storia umana.

    • Mario scrive:

      Miguel, sei al corrente del fatto che le sparatorie negli USA sono fatte per la maggior parte da neri ? (violenza fra gangs) Ad esempio a Chicago, dove in 10 anni la violenza per armi da fuoco ha fatto più vittime dei 10 anni di guerra in Afghanistan. Il fatto che in proporzione le comunità nere (povere, matriarcali, violente) negli USA utilizzino molto più spesso la violenza armata di quelle bianche, non ti porta a modificare la tua teoria sulla (innata?) violenza dell’uomo bianco rispetto a quello nero ?

      • PinoMamet scrive:

        Mi pare che parliate di due fenomeni diversi;

        la guerra di gang è una forma tipica americana (non solo statunitense) di criminalità organizzata, e riguarda ovviamente soprattutto le minoranze: neri, ispanici, asiatici (ma anche bianchi poveri, tipo la Aryan Brotherhood).

        Invece gli “sparatori solitari” che ogni tanto saltano fuori, sono in maggioranza maschi bianchi, piuttosto rare le eccezioni.

        Ma poi, non mi sembra che Miguel sostenga che l’uomo bianco è innatamente più volento di quello nero.

  8. Marcello Teofilatto scrive:

    La descrizione che dà Miguel di Fallujah è ciò che viene detto “tempesta di fuoco”, fenomeno osservato, nella seconda guerra mondiale, a Hiroshima e Nagasaki e in diverse città tedesche (come Dresda e Amburgo).
    Un saluto da Marcello Teofilatto

    • Francesco scrive:

      infatti per questo ne dubito molto, visto che non ricordo che a Fallujah si siano usate armi atomiche nè bombardamenti a tappeto

      ma magari ricordo male

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Francesco

        Consentimi di dare una risposta da tecnico: per avere una tempesta di fuoco non e’ necessario per forza avere un bombardamento a tappeto. Basta che si innalzi la temperatura in una zona abbastanza vasta da innescare una cella convettiva stabile: l’aria calda sale, rosicchia aria fresca dall’esterno e il ciclo si mantiene finche’ c’e’ da bruciare. Avviene nei grandi incendi boschivi come adesso in Australia o come in passato negli USA. Avvenne col bombardamento di Tokyo e di Amburgo -ad Amburgo si uso’ il fosforo bianco, credo. Avviene ovviamente con le atomiche, ma anche con gli incendi nei grattacieli: proprio alla descrizione di tali incendi fu dedicato inizialmente uno dei primissimi codici di combustione dell’Imperial College, il CYNAR, che in passato ho avuto occasione di utilizzare. Non avvenne a Milano, perche’ -come disse un pilota Inglese a mio padre anni dopo, in Italia c’e’ “too much marble”. E ‘Too much marble’ era il titolo che mio padre, se fosse vissuto, avrebbe dedicato a un libro sui bombardamenti Alleati in Europa. Non c’e’ solo Dresda. Tokyo c’era di certo parecchia carta e parecchio legno nel’arredamento delle case. A Falluja non so dire: ma di certo ad esempio la plastica serve bene alla bisogna, col suo punto di ignizione relativamente basso

        Ciao!

        Andrea Di Vita

  9. Pingback: Lunga vita a Eddie Ray Routh! | ilfiumeoreto

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Giuliani

      E il fallout? Krypton, xenon, tecnezio non sono elementi che spariscono in pochi minuti, e sulla Terra l’unico modo per averli tutti contemporaneamente proveniente dallo stesso punto e’ una bomba atomica. In Iran, ma anche in Pakistan e in India, se ne sarebbero accorti. Avrebbero trovato le tracce radioattive dell’esplosione. Anche un bunker buster difficilmente arriva ad esplodere ad una profondita’ superiore a quella delle esplosioni sotterranee nel Nevada, e quelle il fallout l’hanno prodotto lo stesso. E’ uno dei motivi per cui anche gli Statunitensi ci pensano due volte prima di attaccare l’Iran con la Bomba: Indiani, Pakistani e altri non sarebbero granche’ contenti. E’ certamente vero che il segnale sismografico di un’esplosione da cinque kiloton e’ ben diverso da quello di un sisma, ma e’ anche possibile che ci sia stata l’esplosione di un grosso deposito sotterraneo di munizioni. Il fatto che l’esplosione sia avvenuta negli ultimi giorni della battaglia fa pensare che appunto sia stata resa possibile dal crollo delle ultime difese a guardia del deposito. In fondo anche la pretesa Cinese di aver fatto scoppiare la Bomba ai tempi di Mao fu accettata dagli USA come veritiera solamente dopo che alle rivelazioni sismografiche si sono aggiunte le misurazioni dei radionuclidi. E da sole le misurazioni sismografiche non furono inizialmente prese in considerazione come prove a favore dell’atomica Nordcoreana.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      Rai News … una delle cose che pago io con le mie tasse, vero?

      poi dicono che Grillo prende un sacco di voti

      • Mica ho portato la prova definitiva!
        Anzi, tanto meglio per me che così ho più dati da approfondire.

        • Francesco scrive:

          questi hanno speso i miei soldi per una palese stronzata, stranamente antiamericana, in totale contrasto con la ragion d’essere ufficiale del loro posto di lavoro

          e lo continueranno a fare qualunque cosa io faccia

          questo mi indispone moltissimo

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per riccardo giuliani

          Quello che mi fa meditare tristemente sull’ignoranza dei giornalisti (e non solo di RaiNews) e’ che non c’e’ bisogno di una laurea in Fisica per scrivere quello che ho scritto io. Basta leggersi quello che si trova su Wikipedia sulle esplosioni nucleari. E’ come per la faccenda dell’uranio impoverito. Ce ne fosse uno che sapesse di cosa sta parlando. A questa maniera anche chi potrebbe davvero protestare viene facilmente sviato da chi magari ha proprio interesse a mettere tutto a tacere.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  10. izzaldin scrive:

    @francesco
    Eddie Ray Routh, ho letto sui siti americani, era nella condizione di “reserve”, riservista. alcuni commenti all’articolo fanno notare che il killer del killer aveva la barba, un fatto decisamente sospetto..
    ecco il link all’articolo coi vari commenti dei lettori
    http://radaronline.com/exclusives/2013/02/who-is-eddie-ray-routh-suspected-killer-of-american-sniper-chris-kyle/

    @Miguel
    tu dici:
    Jason Kos si era commosso ascoltando da Chris Kyle le storie di reduci distrutti, e insieme avevano istituito la Fitco Cares Foundation Heroes Project, per regalare una piccola palestra privata ad alcuni dei rottami umani ritornati dalle imprese imperiali nel mondo.

    la realtà sembrerebbe ancora più grottesca: il modo di Chris Kyle di aiutare i reduci a guarire dal PTSD era di rimettergli il fucile in mano!

    ecco un link in italiano (…)
    http://ilfiumeoreto.wordpress.com/2013/02/04/lunga-vita-a-eddie-ray-routh/

    saluti,
    izzaldin

    • giovanni scrive:

      insomma, un criminale contro l’umanità ha avuto quello che si meritava. Stappare quello buono e festeggiare, se si è umani e si vuole che la propria specie abbia un futuro, tutto il resto è del Maligno

      • izzaldin scrive:

        Non direi, piuttosto mi sembra che un uomo con gravi problemi psichiatrici abbia ricevuto una forma di terapia non convenzionale, e in qualche modo potrebbe esserne guarito.
        compito dei medici del carcere stabilire se la guarigione è avvenuta o meno.

        saluti,
        izzaldin

  11. Miguel Martinez scrive:

    per Francesco

    “—-A proposito di licenze e serial killer, definiresti tali anche Ettore di Troia e Achille figlio di Peleo?”

    Il bello con queste domande scherzose, è che mi viene da dare risposte noiose e serie, perché fanno comunque riflettere.

    Ci sono diverse grosse differenze: la prima è la licenza, che credo che Ettore e Achille la licenza se la prendevano da sola. Questi invece sono il prodotto finale di una fabbrica mostruosamente complessa, di cui gli interessati ignorano quasi tutto.

    La seconda è che la disparità tra Achille e le sue vittime consiste al massimo in qualche centimetro in più di lunghezza di un braccio; la disparità tra Chris Kyle e le sue vittime consiste in tutta la suddetta fabbrica.

    La terza è la presenza di un dispositivo mediatico-imprenditoriale che ha ben poco a che vedere con i versi declamati da qualche poeta anonimo, raccolti magari secoli dopo da Omero, se è mai esistito (ma questo è un argomento che lascio a Pino Mamet).

    Comunque serial killer per me è solo una definizione scientifica, non ho niente contro i serial killer.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Achille non lo so, ma il cavaliere medievale è il risultato di una macchina ideologico-sociale-economico-artigianale estremamente complessa e la sproporzione tra lui e le sue vittime consiste appunto nella suddetta fabbrica. Fabbrica di cui ignora praticamente tutto perché, se in ambito monastico troviamo analisi sociali straordinariamente lucide, il cavaliere non conosce altro che un po’ di ideologia aristocratica spicciola.
      Il guerriero acheo (ma prendetemi con le molle: le mie conoscenze si fermano qualche secolo più avanti) è a sua volta espressione di una sua macchina sociale anche per il solo fatto che l’estate (la stagione della guerra) può prendersi molto tempo lontano dai campi che lo nutrono.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Perché non si pensi ad un’esagerazione quando parlo di macchina sociale-economico-artigianale, sapete quanta legna serve per fondere 5 kg di ferro? Più di una tonnellata.

        • Moi scrive:

          Io invece non avevo mai trovato abbastanza convincente il discorso ricorrente di Miguel sulla “Società Liquida”, non perché “troppo astruso”, ma perché “non abbastanza astruso” 🙂 …

          … poi la recente citazione di Ritvan di Pascal mi ha indotto a pensare alla “Secolarizzazione” in termini di effetti “pascaliani” fisici, di due esperimenti : il “rompi-botte” e il “torchio idraulico” .

          Sì, insomma la Secolarizzazione sembrerebbe agire così.

        • Moi scrive:

          … in una società “liquida”, appunto. 🙂

      • PinoMamet scrive:

        Ecco vedi? Sul Medioevo sei forte ma i guerrieri achei lasciali a me 😉

        se pensiamo all’oplitadi epoca classica, l’armamento di cui doveva dotarsi variava da cittàa città, ma sostanzialmente consisteva in:
        -lo scudo, fondamentale;
        -l’elmo (andava bene anche in cuoio, mancanza di meglio);
        -la lancia (già elencata tra gli “attrezzi agricoli” che ognuno possedeva);
        – la machaira, una specie di coltellone che serviva a tutto (gurada il kukri dei Gurkha: è identico!).

        In pratica, era quello che si poteva permettere il coltivatore diretto medio, e infatti per questo Atene aveva un ordinamento democratico.

        Cavalieri e ricchi avevano anche il più lussuoso xiphos (spada dritta) e la corrazza…

        ciao!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Atene, ma con Achille parliamo del guerrieri acheo, non dell’oplita greco. Troia è un po’ distante dall’eventuale campo che Achille coltivava da solo ed è anche probabile che il Pelide avesse qualcuno che raccogliesse al posto suo la tonnellata di legna da trasformare in carbone per fondergli e forgiargli la spada (che sappiamo avere)…

        • PinoMamet scrive:

          Del periodo miceneo ho parlato in un altro commento, la struttura sociale era diversa ma tutto sommato la distanza “tecnologica” tra il re e il più poveraccio del suo seguito, tra Agamennone e Tersite diciamo, doveva essere estremamente ridotta:
          nel periodo successivo, quello che Omero ricorda di più, il cosiddetto “medioevo greco”, addirittura più ridotta ancora…
          lì la somiglianza col Medioevo propriamente detto in effetti c’era, nel senso che il re aveva magari un elmo d’oro (ma il re povero, tipo quello di Itaca, ne aveva magari uno in denti di cinghiale…), ma ricordiamo che si tratta di un medioevo estremamente primitivo…
          d’oro, di ferro o di bronzo, spada decorata con scene di caccia ai leoni, o coltellaccio che va bene per tagliare le viti o i tranci di pesce, si tratta comunque della distanza di un braccio… in questo ha sempre ragione Miguel.

          insomma, non tutte le epoche sono il Medioevo europeo, dai!
          😉

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Distanza tecnologica è anche un’arma di metallo contro un’arma di legno o di pietra, insomma.

        • PinoMamet scrive:

          Sì ma scusa se te lo dico, sempre con il massimo rispetto, ma non puoi immaginare che tutte le dinamiche sociali siano sempre le stesse…

          tu dici, per fare tot quantità di metallo serve tot legna: chi la raccoglie?
          Non so, il discorso è: quanto costa al fabbro questa legna? E quanto metallo, e di che qualità, usa per fare la spada? a che prezzo la mette in vendita? è un oggetto raro o un oggetto comune? un gladio romano è diverso da una spada del XII secolo, che è diversa da katana giapponese…
          diversi sono i prezzi, le qualità e quantità di metallo impegnate, le categorie sociali a cui appartengono i fabbri, la diffusione relative del prodotto finale (spada);

          per questo ti dico, sul Medioevo sei… ferratissimo! 😀
          e hai davvero tutta la mia stima.

          Ma altre epoche erano diverse. Non sono un esperto dell’epoca Micenea- della quale comunque si sa molto poco.
          Faccio notare in un altro intervento che- più che altro dalle raffigurazioni artistiche, dai ritrovamenti archeologici, dai ricordi confusi dell’epica- pare che si usassero armi molto diversificate come tipologia, non necessariamente come “livello tecnologico” richiesto per fabbricarle, e che un’arma che in altre epoche era da stranieri o da poveracci (l’arco) sembrava invece avere un ruolo abbastanza importante.

          Può persino essere che qualcuno usasse clave e bastoni, ma suppongo che un comune coltellaccio come la machaira già citata in Omero, e poi difusissima in Grecia in epoche successive perchè attrezzo, olrtre che arma, fosse suppergiù alla portata di chiunque.

          Ed era lungo esattamente come la “spada” del più ricco dei re…

          ma anche il gladio di epoca romana: quando Cristo dice ai discepoli “chi non ha una spada se la procuri”, e uno di loro esegue alla lettera 😉 , mica ha dovuto aprire un mutuo per farlo…
          😉

          ciao!!

      • PinoMamet scrive:

        Riguardo ai campi:
        le guerre greche erano guerre di e tra coltivatori, duravano di solito per un periodo estremamente limitato, se si poteva devastare qualche campo nemico meglio, ma sostanzialmente non interrompevano il ciclo dei lavori agricoli;
        i Greci non disponevano delle masse di schiavi dei Romani imperiali, e i campi se li coltivavano sostanzialmente da soli, far durare troppo le guerre sarebbe stato estremamente controproducente.

        Roma repubblicana, lo saprai, conducendo guerre troppo lunghe con i suoi contadini-soldati finì per fare indebitare le loro famiglie, e dovette poi procedere a nuove colonizzazioni per sistemarle…
        l’Italia del Nord (e non solo) è nata così!

        • Peucezio scrive:

          Pino, non discuto sui dati che riporti (che semmai mi suscitano l’ammirazione che si deve a una conoscenza così profonda del mondo classico), però mi chiedo, ma se non avevano armamenti molto superiori a quelli dei contadini e una tecnologia complessa e costosa per produrli, come hanno fatto gruppi minoritari di indoeuropei, di cui i Greci erano i discendenti, a imporsi su popolazioni decisamente più numerose di contadini autoctoni, al punto che di questi si è persa la lingua, tolta qualche traccia di sostrato?
          Tra l’altro lo strato “pelasgico”, quello cui dobbiamo i suffissi in -νθος e -σσος per intenderci, era altrettanto indoeuropeo di quello greco, anche se più antico, quindi questi si sono imposti due volte ogni volta imponendo una nuova lingua e nuovi modelli culturali, anziché venire assorbiti e assimilati, come normalmente accade con le minoranze se non sono molto più forti (e in grado per qualche generazione di mantenere il divario di forze con gli autoctoni).

        • mirkhond scrive:

          Credo che la spiegazione stia nel periodo storico esaminato da Pino.
          Credo che Pino si riferisca all’epoca della Grecia classica prealessandrina (750 a.C.-336 a.C.), quando ormai il sostrato indigeno pregreco, indoeuropeo e non, era ormai stato assimilato.
          Ma i racconti omerici, se hanno qualche fondo di verità, rimandano, sia pure con rielaborazioni molto posteriori, all’epoca della fase tarda micenea, intorno ai secoli XIII-XII a.C.!
          I Micenei (XVII-XII secolo a.C.), eredi delle più antiche invasioni greche del 2000-1900 a.C. circa, dai reperti archeologici e dalla storia ricostruibile, erano molto più aggressivi dei loro eredi classici.
          Pensiamo alle loro spedizioni nell’Egeo, il sorgere di insediamenti sulla costa anatolica già intorno al XVI secolo a.C., a Mileto (Milawata dei testi ittiti), a Creta già intorno al 1450 a.C.
          Quindi la fase di violenta conquista potè creare le condizioni che hai descritto (e che ritroviamo in Anatolia con gli Ittiti-Luwiti), e cioè dell’herrenvolk guerriero che mantiene forza e prestigio sufficiente, da divenire un catalizzatore linguistico dei vinti.
          Ma all’epoca di Pericle (461-429 a.C.), che credo sia quella citata (e amata) da Pino, queste caratteristiche erano ormai tramontate da un millennio circa.
          Da qui le situazioni guerresche citate da Pino.
          ciao!

        • PinoMamet scrive:

          Prima di tutto ti ringrazio
          🙂

          Ma credo che la tua domanda nasca da un preconcetto;
          mi spiego, tu chiedi come hanno fatto gli indoeuropei a imporsi ai contadini… ma gli indoeuropei, cioé diciamo i preGreci che sono arrivati in Grecia, cos’altro erano?

          La visione classica della faccenda, semplificando per capirsi 😉 è: i biondoni a cavallo scesi dal nord che conquistano gli inermi e pacifici bruni… qualcuno puntualizza: allevatori biondi vs coltivatori bruni 😉

          ma non sta scritto da nessuna parte (letteralmente: era preistoria! 😉 )

          cosa sia successo tra i vari popoli che si sono incontrati e miscelati in Grecia, vallo a sapere, non mi pare però che ci fosse un dislivello tecnologico eccessivo (ripeto, parliamo della preistoria), e se c’era, era probabilmente a favore di chi ci abitava prima… anche secoli dopo, i Micenei sono stati a lungo sottoposti o tributari della Creta minoica, del che è rimasta traccia nei miti, finché non sono diventati abbastanza potenti da rovesciare la situazione.

          Non credo che la faccenda del perché in Grecia si parli greco e non Minoico 😉 o Pelasgo possa essere inquadrata in un discorso del tipo su chi aveva le armi migliori.
          Credo sia stato un processo di osmosi durato secoli, da cui poi è nata appunto la civiltà e la lingua greca.

          Forse gli indoeuropei erano di più, chissà, o i parenti dei pelasghi erano estinti o troppo lontani per o traffici, o lo sa Zeus 😉

        • PinoMamet scrive:

          errata corrige: Pelasgi;

          scrivo di fretta, eppure è un cognome locale e dovrei conoscerlo bene 😀

        • Peucezio scrive:

          Però il mistero linguistico resta. Ed è avvenuto così non solo in Grecia, ma nella maggior parte dell’Europa, India, Iran, Anatolia…
          E’ molto improbabile che fossero così tanti (altrimenti tutte queste terre sarebbero etnicamente abbastanza omogenee).
          Quindi, quando non c’è una vera e propria sostituzione di popolazione, la lingua cambia in virtù del prestigio del dominatore (che non è detto sia necessariamente militare, in effetti).
          Poi è vero che conoscevano l’agricoltura anche gli indoeuropei, anche se l’impressione, dal lessico comune, è di un popolo (o un gruppo di popoli) fra i quali non è l’agricoltura la base fondamentale dell’economia e della società.
          In generale è giusto rompere i troppo schematici stereotipi ottocenteschi (e non solo) degli indoeuropei biondi, guerrieri e allevatori nomadi, però ho l’impressione che una qualche base parziale, tutta da rivedere, correggere, ridimensionare, valutare caso per caso, ci sia.
          La diffusione di lingue così imparentate (e la somiglianza, specialmente fra le lingue antiche, è tale che non possono essersi separate in tempi remotissimi, con buona pace di Alinei e degli altri malati psichici come lui) per uno spazio così ampio è un fenomeno clamoroso, che ancora attende una spiegazione soddisfacente.

        • PinoMamet scrive:

          ” E’ molto improbabile che fossero così tanti (altrimenti tutte queste terre sarebbero etnicamente abbastanza omogenee).”

          Sì, ma probabilmente erano molto pochi anche “quelli di prima”, tutto sommato!

        • Peucezio scrive:

          Mmh… contano le proporzioni.

    • Francesco scrive:

      Ettore e Achille sono combattono in un guerra dichiarata ufficialmente dai legittimi detentori del potere a Troia e in Grecia. Nono sono banditi di strada nè avventurieri, anzi sono entrambi guerrieri riluttanti (Achille per parte di mamma).

      Nessuno dei due faceva il fabbro, che io ricordi.

      Entrambi combattevano con la migliore e più costosa tecnologia che l’epoca conoscesse e la regalità permettesse. E facevano strage di soldati armati molto peggio.

      Entrambi sono “star” nello “star system” del proprio popolo, la cui presenza o meno in campo ha molto più effetto del sito su Chris Kyle.

      Al massimo possiamo dire che i soldati americani vengono convinti dal sistema mediatico, quelli greci partono e basta quando lo ordina il re.

      E Serial Killer è definizione di un criminale, non una neutra descrizione scientifica.

      Manco mi fossero simpatici i SEALs, peraltro.

      • PinoMamet scrive:

        ” Entrambi combattevano con la migliore e più costosa tecnologia che l’epoca conoscesse e la regalità permettesse. E facevano strage di soldati armati molto peggio”

        Vedere i miei altri commenti, please… 😉

        è roba mia!

        • Francesco scrive:

          il mito greco è anche roba mia, carissimo

          e non solo perchè ho presp Mytico del Corsera per i miei figli

          🙂

        • Francesco scrive:

          sì ma tu sei un pacifista quindi … 🙂

          seriamente, un re guerriero aveva molto più tempo per addestrarsi e molti più soldi per farsi fare una spada, un’armatura, uno scudo, un arco composito migliori del semplice contadino-soldato

          c’era meno distanza che tra un SEAL e un insurgent ma ce n’era comunque parecchia

          il che non toglie che la mia domanda resta: uno bravo in guerra che ammazza un sacco di nemici (Sansone per fare un altro esempio) è corretto definirlo un serial killer?

          ciao

        • PinoMamet scrive:

          ” sì ma tu sei un pacifista quindi … :)”

          credo di non essere mai stato pacifista! E ho qualche amico decisamente “cattivo” (tra virgolette, in realtà è una pasta d’uomo, ma “ha visto cose che noi umani..” ecc. ecc.)

          “seriamente, un re guerriero aveva molto più tempo per addestrarsi e molti più soldi per farsi fare una spada, un’armatura, uno scudo, un arco composito migliori del semplice contadino-soldato”
          Ammesso che abbia speso il suo tempo così 😉 certamente.
          Ma non credo che sia stato questo l’elemento determinante a decidere le battaglie, seriamente.

          “c’era meno distanza che tra un SEAL e un insurgent ma ce n’era comunque parecchia”
          C’era meno distanza che tra un SEAL (che comunque, fuori dall’America sono molto meno stimati 😉 ) e un insurgent, ma soprattutto non è la distanza tra il SEAL e l’insurgent quella che fa la differenza in Iraq o in Afghanistan;
          quanto il fatto che gli USA hanno aerei, elicotteri, droni, missili…. e gli insurgent no.
          Non è per tifare uno o l’altro, ma una distanza di questo tipo credo che nessun re miceneo se la sia mai sognata…
          😉

          “il che non toglie che la mia domanda resta: uno bravo in guerra che ammazza un sacco di nemici (Sansone per fare un altro esempio) è corretto definirlo un serial killer?”
          Sansone è un personaggio decisamente inquietante per gli standard moderni (la faccenda dei prepuzi dei nemici uccisi…) qualcosa di simile a un berserker o come se chiamvano…

          comunque, un serial killer è uno che ammazza in serie, ma nell’uso indica una persona che lo fa perché è fuori di testa, non perché fa parte di un esercito…
          può darsi che alcuni eserciti si servano di “spostati”, quello sì (i berserker già citati).

          ciao!

    • Francesco scrive:

      SCHERZOSE???

      non certo da parte mia, che cerco di mettere le faccine quando scherzo

      nel caso, sono serissimo

  12. Peucezio scrive:

    In effetti è vero, lo sviluppo della metallurgia è stato una vera e propria rivoluzione e ha creato dei rapporti sociali ed economici complessi, fino ad allora ignoti. Non sappiamo granché sulle società precedenti, ma probablmente non c’erano caste di soldati che facevano solo quello e che non producevano nessun bene consumabile.

  13. Moi scrive:

    Gli Statunitensi sono i più “infojati” al mondo con le armi e le robe militari … sicuramente ! E sicuramente il Paese al mondo che più ha fatto della guerra un settore specifico dell’ economia, nonché il Paese al mondo che più ha “erotizzato” l’ arma da fuoco nel sentire comune dei cittadini.

    Tuttavia, stando a una certa vulgata, sarebbero “seguiti a ruota” dagli Israeliani … Pino, confermi ?

    … E i Russi, fino al 1989 indiscutibilmente al Secondo Posto ? Secondo una certa vulgata, pare che da allora si esaltino di più con lo scontro fisico del fare a botte, considerando “Froci” quelli che NON lo fanno.

    • PinoMamet scrive:

      A quanto ho visto io, in Israele le armi abbondano, ma le ho viste sempre in mano all’esercito, alla polizia o a altre forze dell’ordine.
      Non mi risulta che gli israeliani abbiano lo stesso rapporto di simbiosi con le armi da fuoco degli statunitensi, tranne forse alcuni coloni… di origine statunitense!
      Però non ho mai approfondito l’argomento.

      ciao!

    • Z. scrive:

      Quale evento ha causato questa inopinata infusione di virilità machista nei Russi nel 1989, secondo te?

      La caduta del muro di Berlino, il concerto dei Pink Floyd a Venezia o l’avvio della Cosa da parte di Occhetto?

      Z.

      PS: Travaglio risponderebbe: “sicuramente l’acquisizione di Mondadori da parte di Berlusconi!”

      • Francesco scrive:

        Ettore e Achille sono combattono in un guerra dichiarata ufficialmente dai legittimi detentori del potere a Troia e in Grecia. Nono sono banditi di strada nè avventurieri, anzi sono entrambi guerrieri riluttanti (Achille per parte di mamma).

        Nessuno dei due faceva il fabbro, che io ricordi.

        Entrambi combattevano con la migliore e più costosa tecnologia che l\’epoca conoscesse e la regalità permettesse. E facevano strage di soldati armati molto peggio.

        Entrambi sono \"star\" nello \"star system\" del proprio popolo, la cui presenza o meno in campo ha molto più effetto del sito su Chris Kyle.

        Al massimo possiamo dire che i soldati americani vengono convinti dal sistema mediatico, quelli greci partono e basta quando lo ordina il re.

        E Serial Killer è definizione di un criminale, non una neutra descrizione scientifica.

        Manco mi fossero simpatici i SEALs, peraltro.

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per Mauricius

    “il cavaliere medievale è il risultato di una macchina ideologico-sociale-economico-artigianale estremamente complessa”

    Grazie, una riflessione interessante.

    Infatti, non vorrei che si fraintendesse: non credo che sia mai molto utile il gioco del “chi è stato peggio”.

    La storia è affascinante, ma ovviamente per noi la cosa importante è il dispositivo in cui ci troviamo immersi, dove Chris Kyle – o meglio ciò che quel poveretto incarna – conta certamente di più di Achille o del cavaliere medievale.

  15. Moi scrive:

    Il discorso basilare direi che, sostanzialmente, è sempre quello: premendo tasti e grilletti (ancor di più a distanza, mediante droni che ti fanno sembrare tutto un videogame) “te la racconti meglio”, pure se ammazzi 100 persone alla volta … al contrario, ammazzando una persona sola con armi rudimentali _ NON “da fuoco”!_ da taglio o da botta, invece, non puoi non tirare fuori “la bestia” che hai dentro.

    Consigliato :

    http://en.wikipedia.org/wiki/Brothers_(2009_film)

    … lo ritengo ”illuminante”.

  16. Rufus Firefly scrive:

    A mio sommesso avviso tutto deriva dall’equipaggiamento del soldato americano (leggi: occidentale).
    La gioia di dare la morte da lontano, senza correre rischi, riducendo l’avversario a semplice bersaglio.
    Sven Lindqvist con il suo “Sei morto! (il secolo delle bombe)” analizza proprio l’ebbrezza di potenza che pervade chi può dare la morte senza coinvolgimenti, come un automa.
    Il duello corpo a corpo ha forgiato i sentimenti di lealtà, di onore per il nemico, ha creato letteratura, mito, elegia (tutti fasulli in ultima analisi, per carità); la morte da lontano (sperimentata per la prima volta in grande stile nelle guerre coloniali africane – se ne rallegrava anche Baden Powell, fondatore dei boy scout) è propria solo degli psicopatici, è volontà di potenza per anaffettivi all’ultimo stadio dello straniamento emotivo.
    PS. Durante il Medioevo Innocenzo II vietò l’uso della balestra nelle battaglie fra eserciti cristiani.

    • Mi puoi dare qualche fonte su Powell a proposito di quanto scrivi?
      Grazie.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Rufus

      ”Innocenzo”

      E’ a un simile divieto, credo, che fa riferimento l’invettiva dell’Orlando Furioso verso le armi da lancio e da fuoco.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Rufus Firefly scrive:

        Si riferisce all’archibugio:

        Orlando Furioso, Canto XI, ottave 26-27

        “Come trovasti, o scelerata e brutta
        invenzion, mai loco in uman core?
        Per te la militar gloria è distrutta,
        per te il mestier de l’arme è senza onore;
        per te è il valore e la virtù ridutta,
        che spesso par del buono il rio migliore:
        non più la gagliardia, non più l’ardire
        per te può in campo al paragon venire.

        Per te son giti ed anderan sotterra
        tanti signori e cavallieri tanti,
        prima che sia finita questa guerra,
        che ’l mondo, ma più Italia ha messo in pianti;
        che s’io v’ho detto, il detto mio non erra,
        che ben fu il più crudele e il più di quanti
        mai furo al mondo ingegni empi e maligni,
        ch’imaginò sì abominosi ordigni.”

        • Z. scrive:

          Eh, purtroppo l’archibugio mandò in pensione l’arbalesta, più o meno come i vari formati digitali hanno mandato in pensione i riproduttori di MC degli anni Novanta. Quelli con il RW e il FF a blocchi, il regolatore di volume sul cavo e il trasformatore per ricaricare la batteria dedicata.

          Dopo pochi anni dalla produzione, quei lettori erano già anticaglia steampunk…

          Z.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          A lungo i primi archibugi convissero con le balestre (fino al primo ‘600), così come i cannoni a lungo convissero con i trabucchi. Il pensionamento delle balestre ci fu quando l’archibugio divenne più facile da usare e si ridusse il richio di scoppio in mano al soldato, mentre il trabucco ebbe vita facile finché non furono perfezionati i mortai.

      • Z. scrive:

        Anche l’arco è stata considerata l’arma dei vili, perché consentiva di evitare il corpo a corpo, ma non è per questo che si tentò di vietare la balestra se ben ricordo.

        Per addestrare bene un arciere servivano mesi, a volte anni, mentre per addestrare un balestriere poche settimane erano sufficienti. Estremizzando un po’ ma non troppo, laddove prima era necessario un grosso investimento in termini di tempo e denaro, e personale altamente qualificato, con la balestra si poteva trasformare piuttosto in fretta un signor nessuno in un signor tiratore.

        Insomma, si trattava di un arma che rischiava di modificare notevolmente l’assetto della guerra in Europa.

        Vero è che di lì a poco arrivarono le armi da fuoco…

        Z.

        • PinoMamet scrive:

          Per addestrare un arciere serve tempo, questo è indubbio;

          denaro, non mi pare. Gli arcieri gallesi e inglesi, quelli famosi, erano dei popolani, e in fondo l’arco inglese non è che un semplice pezzo di legno: ci vuole uno che sia bravo di farlo, ma mica tanto altro. E poi continuare ad addestrarsi.
          Ma intendiamoci, se troviamo tempo noi moderni 😉 maggior tempo lo trovavano nel Medioevo: nei mesi invernali in campagna non si fa sostanzialmente un cazzo, e a tirare frecce nei boschi magari ci scappa anche la cena… 😉

        • PinoMamet scrive:

          L’arco non è stato però sempre mal considerato, nel mondo occidentale.

          In epoca micenea, contrariarmente ai Greci classici col loro schieramento oplitico uguale praticamente per tutti, pare si combattesse con una certa varietà di “schemi” tattici che presupponevano persone armate in modo diverso.

          Ne rimane il ricordo confuso in Omero, dove si fa un gran casino: uno va sui carri, poi scende, poi risale… lo scudo di uno è fatto di pelli di bue, quello dell’altro di bronzo, quello di Aiace è pesantissimo e “simile a una torre”, quello di Achille è chiaramente tondo…
          Alessandro Paride è criticato perché usa l’arco, ma Filottete è lodato per farlo, e poi Ulisse sfida tutti proprio al tiro con l’arco, mostrando la sua forza nel saper tendere il duro arco composto…

          insomma, c’è stato un periodo in cui l’arco era un’arma degnissima “da eroi”, ma poi è subentrato lo schieramento oplitico e non ci si è capito più niente; il sommo disonore (di cui però si vantano “italicamente”, cioè grecamente 😉 un sacco di poeti) è gettar via lo scudo
          (il cui nome più comune diventa hoplon, “l’usvì” si direbbe nel parmense, l’attrezzo per eccellenza) e salvarsi la vita, l’onore più alto stare ben saldi tutti insieme dietro gli scudi e, visto che non c’era molto altro da fare, spingere il più possibile via lo schieramento opposto, come nelle mischie del rugby, tentando magari di infilzarne qualcuno…
          o di calpestarlo (la lancia aveva due punte apposta!).

          E l’arco diventa un’arma per stranieri “sciti” (ad Atene facevano da vigli urbani!).

          L’addestramento per questo combattimento oplitico era sostanzialmente semplice e forse più morale che altro; per l’aspetto fisico, il pugilato antico era nato proprio per quello (i suoi movimenti erano trasferibili tali e quali sia alla lancia che alla machaira).

          ciao!

        • Z. scrive:

          Pino,

          addestrarsi a tirare con l’arco per l’esercito inglese significava addestrarsi a combattere in formazione. Il punto non era mirare a un bersaglio, ma ad un’area, calibrando angolo e forza: e farlo velocemente, e tutto il gruppo assieme.

          E siccome non è D&D, dove l’arco è inopinatamente una “arma di destrezza”, un arciere deve essere FORTE per tendere il suo arco lungo di tasso (e già tendere l’arco ben più corto di Ulisse, molti anni prima, pare non fosse piccola fatica).

          Con la balestra punti, sgrilletti, ricarichi. Il dardo procede rapido e indolore, del cavaliere il terrore. E puoi essere pure una mezza sega: al limite, impiegherai più tempo a ricaricare i dardi, o magari userai una balestra un po’ più piccola.

          Poi quando arriva l’arbalesta io mi metto a pecora e ricarico a manetta dietro il pavese e tu nel frattempo spari, per cui dobbiamo calibrare i tempi, e le cose si complicano. E tanto valeva, poi, alternarsi alla carica degli archibugi (e anch’io penso che sia stato un peccato). Ma questa è un’altra storia.

          Z.

          PS: Purtroppo l’idea dell’arco come “arma di destrezza” ha contaminato quasi tutti gli RPG dal vivo e per computer, esattamente come l’idea del mago come surrogato mediovale del Katiuscia è ormai entrata nell’immaginario fantasy collettivo.

        • Z. scrive:

          Ecco perché l’arco era odiato… perché era l’arma dei vigili urbani, il gruppo sociale più odiato ed esecrato in ogni cultura e in ogni nazione!

          😀

          Z.

        • PinoMamet scrive:

          ” A record of how boys and men trained to use the bows with high draw weights survives from the reign of Henry VII.

          [My yeoman father] taught me how to draw, how to lay my body in my bow … not to draw with strength of arms as divers other nations do … I had my bows bought me according to my age and strength, as I increased in them, so my bows were made bigger and bigger. For men shall never shoot well unless they be brought up to it.
          —Hugh Latimer.[13] ”

          anche:
          “It was the difficulty in using the longbow which led various monarchs of England to issue instructions encouraging their ownership and practice, including the Assize of Arms of 1252 and King Edward III’s declaration of 1363: “Whereas the people of our realm, rich and poor alike, were accustomed formerly in their games to practise archery – whence by God’s help, it is well known that high honour and profit came to our realm, and no small advantage to ourselves in our warlike enterprises… that every man in the same country, if he be able-bodied, shall, upon holidays, make use, in his games, of bows and arrows… and so learn and practise archery.””
          Da:
          http://en.wikipedia.org/wiki/English_longbow

        • Z. scrive:

          Però su Azincùrr gli Inglesi raccontano bubbole 😀

          Z.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Anche per gli arcieri servivano risorse. Carlo V di Francia impose che i villaggi mantenessero un certo numero di arcieri (i francs-archers).

        • PinoMamet scrive:

          Molti anni fa mio fratello aveva una ragazza siciliana, e mi portò un libretto di storia locale sulla sua zona (Madonie).

          Mi ricordo che si accennava al fatto che gli abitanti di alcuni paesi fossero, nel Medioevo, registrati appunto come arcieri, ma non c’erano molti altri particolari.
          Un’altra cosa che ricordo era che in effetti c’erano anche villaggi di arbai, ben dopo la cacciata: sarebbe interessante andarlo a ritrovare…

          vabbè, ma volevo dire: che il re che dici tu imponesse questa misura è interessante, ma non dimostra mica che ci volessero chissà quali soldi
          (altrimenti come faceva lo “yeoman father” di cui sopra a comprare diversi archi, secondo l’età, a suo figlio? e il re inglese a imporre in distinte occasioni a “rich and poor alike” di esercitarsi con l’arco?)
          solo che la Francia era organizzata diversamente, o che al re francese piaceva avere gente che non facesse altro che quello…

          ciao!!

        • PinoMamet scrive:

          Errata corrige:
          “arbai” è da leggersi ovviamente “arabi”.
          😉

        • PinoMamet scrive:

          Come in altre cose, anche sui “cavallieri” il lessico inglese è più preciso:
          ” Man-at-arms (also called armsman or coistrel) was a term used from the High Medieval to Renaissance periods to describe a soldier, almost always a professional warrior in the sense of being well-trained in the use of arms, who served as a fully armoured heavy cavalryman.[a] It could refer to knights or noblemen, and to members of their retinues or to mercenaries in companies under captains. Such men could serve for pay or through a feudal obligation. The terms knight and man-at-arms are often used interchangeably, but while all knights equipped for war certainly were men-at-arms, not all men-at-arms were knights.”
          Sempre dalla Sacra 😉

        • Z. scrive:

          Ma come, era solo un errore di stumpa?

          E io che leggendo ho pensato: “àrbai o arbài? probabilmente sarà arbài, vedrai che è un gruppo etnico di antica discendenza albanese!”

          😀

          Z.

          PS: Il calcio è mille volte meglio del rugby, la legione è diecimila volte più efficace della falange, i Romani (legulei e ingegneri: ordine, disciplina e sviluppo) erano un milione di volte più incartolati dei Greci (letterati e filosofi: i fuorisede debosciati del Mediterraneo classico). Tze 😀 😀 😀

        • PinoMamet scrive:

          … è il motivo per cui mi sono simpatici!
          😀

        • PinoMamet scrive:

          Dalla Sacra:
          ” Dans la France du XVe siècle, le franc-archer est un roturier dispensé du paiement de la taille en échange de son engagement en tant qu’archer dans l’armée royale quand la situation militaire l’exige.”

          Insomma, ti dispenso dalla tassa personale, in cambio ti alleni ogni domenica (lo specifica sotto) con l’arco e quando faccio la guerra fai il piacere di venire come arciere;
          misura d’emergenza introdotta perché gli arcieri francesi avevano dimostrato di fare cagare rispetto a quelli inglesi.

          Niente indica che l’arco avesse questo prezzo esorbitante… (rimane sempre l’esempio inglese dello yeoman father, e dei rich and poor alike).

          ciao!!

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          L’arco non costa: è un tizio che invece che zappare si allena per tirare con l’arco e può essere mobilitato per gran parte della stagione estiva per lunghissime campagne militari che ha un suo prezzo.

        • PinoMamet scrive:

          Sicuramente, però rimane il dubbio: perché gli inglesi (e gallesi) ritenevano di poterselo permettere, e i francesi no, o meno?
          Perchè i Romani affrontarono con questo sistema almeno sei secoli della loro vita, prima che cominciasse ad andare in crisi?

          Voglio dire, io semplicemente non credo che esista una soluzione e una risposta univoca.

          ciao!!

    • Francesco scrive:

      mah, questo elogio dello sbudellamento mi sembra fasullo peggio dei versi del Tasso

  17. Per Francesco

    Pensavo fosse chiara la metafora dell’escursione termica brusca: la costrizione a modelli di vita alieni all’intima natura della persona porta quest’ultima a crepare, lungo ben definite linee di frattura.
    E può avvenire in tanti modi.

    Quello meno dannoso è un bel suicidio. Funerali, lacrime istituzionali, e una pietra sopra.
    Quello più dannoso comporta la rovina a lungo termine della vita anche di persone che ruotano attorno ai soldati malati, che non si decidono a farla finita: siccome il dolore non è facilmente quantificabile, non ha motivo di rientrare nelle statistiche.
    E visto che sei molto sensibile alla spesa pubblica, evitiamo di parlare dei costi tra medicinali e supporti psicologici o psichiatrici.

    Allora il buon soldato può essere o no un uomo?
    Dipende tutto da una cosa, a mio avviso: il soldato può scegliere o no?
    Qua non ci si accorge che stiamo arrivando a realizzare il mito del buon selvaggio, ma proprio in mezzo alla civiltà corruttrice.
    (spero sia chiaro a tutti che con buono non si intende gentile, ma privo di civilizzazione).

    Dolorosamente questo fa il paio con la visione fisica ancora imperante degli atomi, delle particelle, delle molecole, ecc… studiate in condizioni (penso al vuoto spinto) nelle quali normalmente non agiscono; con la pretesa che una volta reinserite nel contesto d’origine esse si comportino esattamente come osservato in condizioni “scientifiche” (sì, come no!) .

    La familiarità con la violenza ci deforma, e pure noi per non impazzire cerchiamo di trovare l’angolazione per poter dire, sotto sotto: “Sì, però…”.
    Questo autoinganno, di modeste dimensioni, ci evita di fare la fine del soldato scoppiato.

    La nostra elasticità alla menzogna è la linfa senza la quale il potere perirebbe, non fosse altro per carenza di personale.

    Ogni tanto qualcuno s’inceppa.
    Succede.

    • Francesco scrive:

      >> la costrizione a modelli di vita alieni all’intima natura della persona

      insomma, noi umani non siamo nati per fare la guerra. giusto?

      • Peucezio scrive:

        Detto così è troppo generico.
        Ma se tu, un tranquillo signore milanese padre di famiglia, ti trovassi di colpo mandato in un posto dove ogni giorno devi massacrare decine di persone, fra cui continuamente si troverebbero in mezzo donne e bambini, il tutto davanti ai tuoi occhi, con tanto di budella di fuori ecc., e inoltre molti dei tuoi commilitoni, con cui hai socializzato, stretto amicizia, ci lasciassero la pellaccia pure loro, magari smembrati davanti ai tuoi occhi da una bomba o un attacco suicida, con un braccio da una parte e un pezzo di cervello dall’altro, dici che torneresti in Italia ancora in possesso del tuo pieno equilibrio e della tua serenità?
        Scusa i dettagli splatter, ma rendono meglio l’idea.

        • Francesco scrive:

          mi mandano a girare “SAW 6 il reality”?

          ho letto anche io qualche pagina di come sono davvero le guerre …

        • Peucezio scrive:

          E come sono?

        • Francesco scrive:

          Noia quasi tutto il tempo, fame e freddo, pidocchi e ordini idioti, marciare e marciare, poi all’improvviso la confusione del combattimento, dove ammazzare qualcuno è quasi un’eccezione (si vedano le statistiche sul rapporto tra pallottole sparate e morti).

          I massacri all’arma bianca di civili sono quasi passati di moda.

          Saluti

        • Peucezio scrive:

          Ma quindi questi impazziscono e si suicidano per noia?

        • Francesco scrive:

          e che ne so?

          io ti ho scritto quello che ho capito di come sono normalmente le guerre

          non quel continuo bagno di sangue e budella che tu scrivevi

          in teoria dei decerebrati ragazzotti di borgata o di paesino non dovrebbero avere tanti problemi ad ammazzare qualcuno, manco capisco a cosa servirebbe l’addestramento “full metal jacket” di cui parla Pino, dovrebbero essere cresciuti a stupri, coltelli e pistole, e droga, vedendo i loro amici/complici morire ogni giorno

          forse la causa del suicidio è che da civili non hanno più quei Big guns che l’esercito gli passava e non si divertono più!

          (NpL è umorismo nero volto a evidenziare le contraddizioni tra le varie tesi lette in questo forum, non mi sono fumato la tappezzeria)

  18. Leo scrive:

    “come dice un suo amico, il serial killer era “un padre amorevole, un marito devoto, un amico leale e proprio un gran cristiano“.

    Questa frase mi angoscia non poco. Perchè vuol dire che quelli definiti giustamente da Miguel “il prodotto finale di una fabbrica mostruosamente complessa” passano assolutamente inosservati come del resto il loro incremento percentuale.

    Personalmente poi ho paura che, passando spesso vicino alla base USA Dal Molin di Vicenza costruita a furor di popolo (nel senso che molti di noi sono infuriati) sia riempita di tali “gran cristiani”.

  19. Pietro scrive:

    Mi scuso per il fuori tempo ma non riesco a leggere spesso. Vivendo a Londra (ormai una New York di provincia) spesso mi sono trovato a pensare ai ragazzi che avevo davanti come vera e propria carne da macello da spedire in guerra. Il “sistema” li forgia da subito, crescono guidati in tutto, dalle divise per andare a scuola alle indicazioni su come aprire una lattina. Non pensano assolutamente a nulla, figurarsi porsi domande. E sono degli eterni bambini, il “sistema” permette loro di distruggersi il week end ed una gentilezza di facciata sconfina apertamente nell’ipocrisia. Ci credo che la guerra li manda in corto circuito, non sono persone ma altro: consumatori, utenti, clienti ma non persone.

    • Moi scrive:

      @ Pietro

      Qualche esempio “pratico” ? In realtà certe robe di “Survàivol” 🙂 _ magari utilissime in caso di emergenza imprevista, per carità _ tipo trovare il Nord piantando un bastone in terra al sole, oppure dissalare l’ acqua di mare o ancora farsi l’ iglù sulla neve … gliele le insegnano meglio nei Boy Scouts senza (!) tutta quella Sboronaggine alla Rambo 😉 .

      • Pietro scrive:

        @Moi: Non sono ferratissimo negli esempi pratici, a me viene meglio il discorso teorico 😀 . Ecco tutta quella roba di boy scout e’ assente, i ragazzotti sono come mandrie al pascolo. Qui se li lasci a se’ stessi regrediscono a livelli infantili, e immagino cosa possa accadere in guerra. Quello che mi colpisce e’ come ad essere un minimo osservatori si capisca che tutto il “sistema” e’ un immenso parcheggio dove i ragazzotti possono scorazzare in attesa che dall’alto decidano del loro destino.

  20. Pietro scrive:

    Comunque sono scemi a pagare 2000 e rotti dollari, sono appena stato in Cambogia dove per molto molto meno puoi sparare con un lanciarazzi, e pure comprarti gli animali da usare come bersaglio. Io me ne sono ben guardato ma era nel listino “attrazioni” di tutti i tuk tuk che ho preso. Poi forse per i miei tatuaggi me lo chiedevano puntualmente se ero interessato. Prima era un business di militari e poliziotti che usavano poligoni veri ed il governo tollerava, adesso la differenza e’ che il governo dice di non tollerare e i poliziotti non te lo possono piu’ proporre direttamente

  21. Miguel Martinez scrive:

    Per Rufus Firefly

    “Sven Lindqvist con il suo “Sei morto! (il secolo delle bombe)””

    Un’opera fondamentale, suggeritami da Roberto Giammanco, che ha cambiato il mio modo di vedere le cose.

    Da leggere, assolutamente.

  22. ettore scrive:

    la battuta è tratta da Starship Trooper Fanteria dello Spazio di Robert Heinlein…per l’esattezza era un discorso fra un professore di storia ex ufficiale della Fanteria ed una ragazzina a cui il professore faceva notare come nel caso dei cartaginesi la violenza avesse risolto il problema…

  23. Tortuga scrive:

    In inglese il materiale su di lui è molto, ma io notoriamente non leggo affatto agevolmente l’inglese.
    Claude Anshin Tomas era uno soldato credo non troppo distante da quelli cui si è riferiti in questo articolo… è diventato un monaco zen.
    Questa pagina è un po’ banale, è la prima che ho reperito in italiano, dice appena qualcosa di lui. Decisivo il suo incontro con il monaco vietnamita Thich Nhat Hahn, che ha vissuto la guerra del Vietnam, ha perso in essa molti suoi compagni monaci ed anche il fratello, si è adoperato in prima persona per il processo di pace, è stato esiliato, e si è impegnato nell’utilizzo della pratica della meditazione per la terapia dei disturbi post traumatici che colpiscono i reduci di guerra.
    Non so quanta attenzione riceva Claude Anshin, ma so quanto fastidio e critica provoca l’idea che un serial killer possa diventare un insegnante nella spiritualità e nella meditazione … ma la storia del buddhismo è costellata di ferocissimi guerrieri che si sono poi convertiti alla non violenza del dharma
    http://www.lankelot.eu/letteratura/anshin-thomas-claude-una-volta-ero-un-soldato.html
    I fortunati anglofoni possono leggere di lui in inglese su wikipedia ed in numerose altre pagine del web.

  24. Pietro scrive:

    @Francesco: Quindi buttiamo a mare chiunque non sia contemporaneo. Perdonami ma Pasolini resta una delle persone che ha fatto le analisi sociali piu’ lucide e “preveggenti”. Che poi possa non piacere per altri motivi lo capisco, ma d’altronde viviamo in un mondo dove la madre di Corona si appella al Capo dello Stato… Hai mai letto di Pasolini “Saluto e augurio”?

    • Francesco scrive:

      a me Pasolini piace moltissimo ma c’è un limite nella sua analisi manichea della “modernizzazione incivile” che non mi piace

      persino di Mussolini si può dire che faceva arrivare in orario i treni … nulla è totalmente nero

      vero che lui scriveva controcorrente ma alla fine è solo metà dell’operazione, la necessaria ma insufficiente anti-tesi

      • Pietro scrive:

        Quello che non mi piace e’ il tuo accenno al “senso del limite” ne ho discusso proprio oggi. Ossia io trovo questo “limite” profondamente ipocrita. Ti faccio un esempio pratico: da sempre su Facebook condivido le parodie ai danni di Tabacci, anche gli amici X ed Y lo fanno. X ed Y sono balcanisti e di sinistra, ma italiani, e anche loro hanno sempre riso alle parodie. Oggi esce una parodia che ritrae Tabacci nei panni di Arkan (uno dei piu’ famigerati paramilitari serbi) e X ed Y si scandalizzano gridando al cattivo gusto e invocando il senso del limite. Ecco io lo trovo molto ipocrita, gli unici da cui accetterei critiche sono vittime o parenti/amici di vittime di paramilitari serbi e non penso sia il caso di X ed Y. Tornando a noi il tuo senso del limite mi sembra una tirannia paternalista, proprio quella che sta rovinando il pianeta. Che poi Pasolini scrivesse per secondi fini (banalmente soldi) che fosse condizionato dalla sua storia (l’espulsione dal PCI) e che come giocatore di calcio fosse molto scorretto (pestoni a volonta’) resta il fatto che ha detto delle verita’.

        • Francesco scrive:

          a parte il fatto che sono in totale disaccordo con te sul senso del limite (qualifica il grado di umanità, non è ipocrisia), io parlavo di un limite alla validità dell’analisi di Pasolini

          limite intellettuale, dovuto a svariate cause

  25. fp40 scrive:

    Kelebekler,
    cun sas lebiesa de sas mariposas,
    bolat serente sos ispreos de su mundu.

    Gràtzias Miguel.

    • Moi scrive:

      Si dice “mariposa” anche in Sardo, quindi, no ?

      Interessante, in Portoghese è “borboleta” … in Bolognese “la parpàja”, “el parpàj” (pl.)

  26. Moi scrive:

    @ Z

    Per i Russi direi che la spiegazione più convincente è quella ventilata una volta da Pino: l’ Atletismo nello sport più “a impatto fisico” come Ultimo Epigono della Retorica dell’ Uomo d’ Acciaio.

    Infondo l’ Ultimo Uomo d’ Acciaio di Hollywood è stato Ivan Drago.

    http://www.youtube.com/watch?v=nXCo0xH3CUI

    “Dolph lundgren talks more in that trailer than he does for the whole film”

    [In realtà mai trasmesso nelle sale, probabilmente in quanto girato che c’era ancora Černenko e nel frattempo “andò su” Gorbačëv … stesso anno in cui “cessò” 🙂 anche Enver Hoxha]

    [cit.]

    • Moi scrive:

      *** Sempre @ Z ***

      Per mettertela in termini giuridici, o paragiuridici 🙂 , a te più familiari : queste robe Russe sono in sintonia con l’ idea del Puccioni che

      “Essere Uomini non (!) abbia da essere di per sé un reato ai danni di Animali, Donne e Froci”.

      Chiaro, no ? 😉

      • Moi scrive:

        Nel senso che ritenere “Essere Uomini di per sé un reato ai danni di Animali, Donne e Froci”… sarebbe poi l’ Essenza del Politically Correct.

  27. Moi scrive:

    A proposito di metalli e spade … i Celtari più obiettivi fanno anche fusione del bronzo “live” spiegando poi che il vantaggio a livello metallurgico dei Romani fu determinante.

    • PinoMamet scrive:

      … e me pare ‘n’altra stronzata: i Celti avevano armi in ferro, e anzi i Romani ne copiarono parecchie, da loro o dai popoli “simili”: Celtiberi… Sanniti 😉

      penso che gli eserciti romani fossero difficilmente distinguibili dalle armate celtiche con cui si scontrarono, nelle rispettive epoche: sacco di Roma, guerre puniche e guerra sociale, conquista della Gallia…

      probabilmente a distinguerli erano il maggior ordine romano (e maggiore complessità tattica) e i simboli portati su stendardi ecc.
      ah sì, i Galli usavano una spada più lunga (più tardi adottata anche dai Romani, col nome di spatha appunto) ma alcune popolazioni o alcune epoche, manco quella avevano di diverso (il gladio romano era copiato dall’arma ispanica, per esempio).
      E i pantaloni, anche quelli fatti propri dai legionari…

      insomma, quando Cesare invece di semplici ausiliari arruola (del tutto contro la legge) un’intera legione gallica (i cosiddetti Alaudae, poi “condonatigli” con sanatoria dal Senato 😀 ) i componenti di questa probabilmente erano pochissimo diversi dai colleghi romani; probabilmente avranno portato i baffi, ma… anche quelli sono stati ripresi più tardi come moda militare!

      ciao!

      • Moi scrive:

        Mah, veramente a me pare di aver letto da qualche parte un certo Diego Lanza, autore di libri Storia anche per le scuole, che i Romani furono il popolo più di ogni altro dedito alla rasatura.

        • PinoMamet scrive:

          Ma io la so più lunga di questo Diego Lanza 😉 evidentemente!

          comunque, esistono bassorilievi (mo’ non chiedermi l’epoca precisa!) di militari romani, posti sopra l’epigrafe funeraria, ancora con tracce di colore, da cui si evincono i baffi 😉
          ma lo lessi anche altrove..

          mo’ mi costringi a ri-ricercare!

          in ogni caso, anche se i Romani in effetti si radevano molto di più degli altri popoli vicini, erano anch’essi soggetti alle mode: per esempio molti imperatori scelsero la barba, che dava un’aria da “pensatore greco”.

          ciao!

      • Francesco scrive:

        confermi il mito per cui i Romani conquistarono il mondo grazie alla disciplina con cui combattevano?

        e da dove veniva questo ingrediente segreto, poi perduto?

        sono incuriosito

        • PinoMamet scrive:

          ” confermi il mito per cui i Romani conquistarono il mondo grazie alla disciplina con cui combattevano?”

          Mai detto niente del genere, ho detto che erano in effetti di solito più disciplinati, e che usavano schemi tattici più complessi, dei Galli;
          il che, a essere pignoli, si applica all’epoca di Cesare, non so se anche alle guerre puniche, per dire…

          perché conquistarono un bel pezzo di mondo, non lo so; credo sia difficilissimo sintetizzarlo.

          In ogni caso, i Romani, militari compresi, sapevano essere altrettanto inefficienti e corrotti dei loro discendenti moderni 😉
          forse molto spesso avevano avuto a che fare con nemici che stavano messi ancora peggio…

        • Francesco scrive:

          >> forse molto spesso avevano avuto a che fare con nemici che stavano messi ancora peggio

          fosse così, e visto che nella competizione conta solo la posizione relativa, sarebbe da chiedersi perchè erano così migliori dei loro nemici

          mi spieghi questa storia della legione gallica di Cesare?

          grazie

        • PinoMamet scrive:

          Semplicemente Cesare, non so in che anno, arruola una vera e propria legione “privata”, pagata di tasca sua, tra i Galli della Gallia vera e propria;
          e poi il senato gliela “regolarizza” e la legione diventa parte dell’esercito romano a tutti gli effetti.

          In realtà era già pratica comune da molto tempo arruolare ausiliari tra gli stranieri (che poi ottengono la cittadinanza romana dopo tot anni; come fa l’esercito USA attuale); in epoca imperiale, credo che a un certo punto gli ausiliari saranno quasi numerosi quanto i legionari “regolari”.

          ma arruolarsi un’intera legione di stranieri, per i prori scopi personali, era in effetti un caso unico.

          Però non era infrequente che dei comandanti avessere delle truppe “personali”: ricordiamoci le differenze col mondo attuale, non è che arrivava la cartolina della visita di leva a casa 😉 , chi era intenzionato ad avere truppe, magari in una delle numerose guerre civili, lo avrà fatto sapere in giro; e poi alcune di queste legioni venivano appunto regolarizzate.

          Nota da nerd:
          i reenactors si divertono a dare agli ausiliari gli scudi più ovali, ai legionari quelli più rettangolari, agli ausiliari una sottospecie di elmo, ai legionari un’altra…
          ma in realtà non se ne sa quasi niente, le fonti di queste cose non parlano praticamente mai, con rarissime eccezioni (sappiamo che i pretoriani avevano un elmo diverso dai legionari comuni, ma quale fosse non si sa), e dubito che esistesse troppa uniformità, ognuno avrà fatto un po’ come poteva.
          Lo puntualizzo perché il nome “alaudae” (allodole) è stato riferito da alcuni alle alette decorative sugli elmi (hai presente Asterix? 😉 ) ma nessuno in realtà dice che le portassero!

        • Francesco scrive:

          scusa stai dicendo che le armature, scudi, spade e pila dei soldati romani non li forniva lo Stato?

          era piuttosto una robaccia da Alto Medioevo, ciascuno portava da casa …

          che tristezza

        • PinoMamet scrive:

          ” scusa stai dicendo che le armature, scudi, spade e pila dei soldati romani non li forniva lo Stato?”

          Certo che li forniva lo Stato, almeno da Mario in poi, ma non dobbiamo immaginarci la standardizzazione industriale moderna.
          Chissà se erano tutte gratis, o in parte dedotte dalla paga del soldato, se al soldato arruolato venivano offeret più varianti di prezzo diverso…

          Mi immagino uan roba come i pickelhaube tedeschi della I guerra: l’esercito te lo dava, poi se non ti piaceva te ne compravi uno più bello in città…

          Da un certo periodo in avanti nascono sicuramente delle manifatture di Stato che producono armi in modo seriale, il che è confermato anche dall’elevata omogeneità dei reperti
          (gli archeologi hanno classificato tot tipologie di gladii, di scudi, di elmi- tra l’altro, quello più comune si chiama “imperiale GALLICO”, in più varianti…)
          comunque centurioni e “sottufficiali” vari si compravano magari roba migliore “after market” 😉 poi bisogna tener presente le varietà locali e diacroniche ecc. ecc.

          Le manifatture di Stato sono diligentemente elencate nella Notitia Dignitatum.

          Ciao!!

  28. Moi scrive:

    @ Z

    Be’, però Ritvan ha ragione: se vuoi fare il Leguleo da UAAR che “il Diritto è una cosa seria e non perde tempo appresso la Teologia” [ricordi, no ? 🙂 ] … almeno, per compensare, figheggia da Genietto della Matematica, no ? 😉

    • Z. scrive:

      Se capivo qualcosa di matematica, secondo te, mi iscrivevo a Giurisprudenza?

      Detto questo, il diritto non sarà una cosa seria come la matematica, ma neppure una fregnaccia come la teologia!

      😀 😀 😀

      Z.

      PS: In realtà la spiegazione di Ritvan è semplice oltre che condivisibile.

      • Ritvan scrive:

        —In realtà la spiegazione di Ritvan è semplice oltre che condivisibile. Z.—
        Grazie!

        P.S. Beh, dovendo insegnare anche la statistica medica (oltre all’epistemologia della ricerca scientifica e altre materie) a ragazzotti e ragazzotte che in genere s’iscrivevano a Medicina Veterinaria solo perché non c’era il numero chiuso e così potevano ottenere il famigerato “pezzo di carta” buono per trovare un impiego statale (magari alle dogane, dove ci si arricchiva spaventosamente in pochi mesi col “pizzo”) ho dovuto fare di necessità virtù e spiegare da divulgatore piuttosto che da prof.
        P.S.2 Sull’uso improprio delle statistiche e le conseguenti castroneggianti conclusioni in merito ai rapporti causa-effetto che si potrebbero trarre usavo dire ai miei studenti:”Sapete che secondo le statistiche a livello mondiale in circa il 35 % degli incidenti automobilistici mortali il guidatore ha bevuto alcool? Bene, adesso che lo sapete che conclusione ne traete? (silenzio)…ve lo dico io, vuol dire che ben il 65% degli incidenti automobilistici mortali, ossia circa il doppio, avviene in casi in cui il guidatore non ha bevuto alcool, pertanto la conclusione sarebbe che è meglio mettersi alla guida dopo aver bevuto alcool perché così si ha il doppio di probabilità di non causare un incidente mortale!!!:-) (risate corali, erano svogliati i miei ragazzotti, ma mica stupidi).

        • roberto scrive:

          creod che un briciolo di nozioni di statistica andrebbe insegnato a tutti fra le competenze di base (come leggere scrivere e far di conto)…ed un po’ più di statistica dovrebbe essere obbligatoria in ogni facoltà, visto che qualsiasi cosa si faccia salta fuori (anche semplicemente seguire il calcio in modo appena un filo più consapevole)

        • Ritvan scrive:

          @ Roberto
          Naturalmente:-) non posso che essere d’accordo con te.

  29. Moi scrive:

    @ PINO

    Le “Alaudae” si trovano soprattutto nell’ arte del Romanticismo dell’ Ottocento … vedi _ già ricordato altre volte, ma ripetiamo per i “Nuovi” _ busto di Brenno e statua di Ambiorix .

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/1f/Brennus_mg_9724.jpg/200px-Brennus_mg_9724.jpg

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/cf/Ambiorix.jpg/250px-Ambiorix.jpg

    L’ ispirazione soprattutto per Asterix dall’ “Ambiorige” della statua belga di Tongeren mi pare semplicemente palese.

    • PinoMamet scrive:

      Grazie per la ricerca iconografica e la precisazione!
      però “alaudae” vuol dire “allodole” (termine celtico, mi informa Wikipedia) e non “ali”!
      Era il soprannome di ‘sti tizi della legione di Cesare, forse (forse) derivata dalle ali…

      nel museo archeologico di Parma c’è un elmo celtico con due protuberanze metalliche ornamentali a semicerchio (anzi, mi pare una sola, l’altra persa o distrutta);
      a parte queste, è un normalissimo elmo “tipo Montefortino” usato (e ben rappresentato nell’arte) da Sanniti, Galli e Romani.

      i curatori del museo fino a qualche anno fa lo esponevano al contrario, cioè con il coprinuca davanti… forse avranno pensato che era una visiera!
      Non so se abbiano mai corretto l’errore.

      ciao!

  30. Moi scrive:

    http://www.trabel.com/tongeren/tongeren-openingsfoto.jpg

    Il fatto che fronteggi la facciata della chiesa potrebbe avere implicazioni simboliche anticlericali … senz’altro più raffinate di quelle odierne. 😉

  31. Moi scrive:

    ho visto diversi servizi sui soldati americani in Iraq e Afghanistan: parecchi di loro erano veramente fuori forma e malmessi, e credo che in Italia avrebbero faticato a passare la visita di leva.

    Z

    —-

    NON mi meraviglio: in Italia l’ Esercito, la roba militare è da “Fasci” 🙂 con il mito della maschiezza 🙂 , insomma … un paio di click sul blog a caso del Puccioni valgono, su questo, più di un intero trattato di Umberto Galimberti 🙂 .

    In USA invece va benissimo anche (!), impensabile in Italia, il Nerd Miracolato dalla Tecnologia che diviene un Dio della Guerra 😉 , se poi l’ arma ultratecnologica oltre che usarla la progetta pure …

  32. Miguel Martinez scrive:

    Per Ritvan

    “Medicina Veterinaria solo perché non c’era il numero chiuso e così potevano ottenere il famigerato “pezzo di carta” buono per trovare un impiego statale (magari alle dogane, dove ci si arricchiva spaventosamente in pochi mesi col “pizzo”) “

    Non mi è chiaro se ti riferisci all’Italia o all’Albania, presumo comunque all’Italia.

    Mi fa venire in mente la mia lunga esperienza di autostoppista tra la Sicilia e Roma, dove ho conosciuto decine e decine di camionisti che avevano tutti lo stesso problema: infilare il biglietto da 100.000 lire nella patente ogni volta che la polizia li fermava, e ritirare la stessa patente senza quel biglietto. “Tanto qualcosa ti trovano sempre, e anche se non te lo trovano, te lo trovano lo stesso”.

    Erano tempi di autoradio, e ogni camionista segnalava agli altri la presenza dei “puffi blu” o più semplicemente dei “briganti” lungo la strada.

    Certe notti, al casello dell’autostrada di Catania, vedevo la polizia fermare camion dopo camion, e mi chiedevo, ma quanti soldi avranno accumulato?

    • Z. scrive:

      In Italia non credo che la laurea in Veterinaria ti permetta di lavorare alle dogane, dubito fortemente che i funzionari di AD si arricchiscano col pizzo e – soprattutto – esistono lauree decisamente più accessibili (dalle mie parti iscriversi a Veterinaria significa penare per almeno cinque anni con prospettive post-laurea tutt’altro che rosee).

      Z.

      • Ritvan scrive:

        Naturalmente mi riferivo all’Albania, dove ho fatto il prof universitario, pertanto, caro Miguel, presumi male:-).

  33. Miguel Martinez scrive:

    Dimenticavo… se non prendevano il bigliettone, i Puffi Blu prendevano una cassa di merci, prosciutti, scarpe, quello che vuoi. Ho assistito personalmente molte volte a queste scene, così normali da non essere nemmeno particolarmente umilianti.

  34. Miguel Martinez scrive:

    Ecco qui – attimo di nostalgia – Puffi Blu – polizia nel linguaggio CB

    http://www.brescialeonessa.it/cultura/cbradio/vocabq.htm

  35. Miguel Martinez scrive:

    E di nuovo, un attacco forte di nostalgia, magari il mondo non è cambiato tanto:

    http://www1.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/200712articoli/28860girata.asp

  36. mirkhond scrive:

    “un libretto di storia locale sulla sua zona (Madonie).

    Mi ricordo che si accennava al fatto che gli abitanti di alcuni paesi fossero, nel Medioevo, registrati appunto come arcieri, ma non c’erano molti altri particolari.
    Un’altra cosa che ricordo era che in effetti c’erano anche villaggi di arabi, ben dopo la cacciata: sarebbe interessante andarlo a ritrovare…”

    Interessante davvero!
    I musulmani furono sterminati e deportati dal Val di Mazzara a Lucera, da Federico II, nel 1222-1246, lasciando consistenti vuoti demografici nella Piana di Monreale e nel territorio intorno a Girgenti (Agrigento), come appare da documenti del vescovo di quest’ultima diocesi, del 1247-1248, che lamenta appunto, la perdita dei villani (contadini) e braccianti arabo-musulmani che coltivavano i terreni della Diocesi.
    Sappiamo che in Sicilia rimasero convertiti al Cattolicesimo, come il funzionario Oberto Fallamonaca (documentato anche nella prima epoca angioina fino al 1274).
    Lo storico Siciliano Illuminato Peri, sosteneva che gruppi isolati di musulmani, rimasero nascosti nelle aree montane più remote del Val di Mazzara, e/o assorbiti dai vicini coloni cattolici lombardi, al prezzo però della loro cattolicizzazione-latinizzazione, insomma destinati ad “una sommersione silenziosa” (secondo Peri).
    Peri è di Collesano, proprio sulle Madonìe.
    ciao!

  37. Miguel Martinez scrive:

    Per Mario

    “Il fatto che in proporzione le comunità nere (povere, matriarcali, violente) negli USA utilizzino molto più spesso la violenza armata di quelle bianche, non ti porta a modificare la tua teoria sulla (innata?) violenza dell’uomo bianco rispetto a quello nero ?”

    Non ho capito, dove ho espresso una teoria del genere? Non credo che esista “l’uomo bianco”.

    Sono sostanzialmente d’accordo comunque con la risposta che ti ha dato Pino Mamet.

    • Pietro scrive:

      L’uomo bianco viene a prenderti se fai il bravo, per alcuni e’ una credenza popolare…

    • Ritvan scrive:

      Miguel, detto con tutto il rispetto dovuto al Padrone Di Casa (che se non può fare come cavolo gli pare che razza di Padrone Di Casa sarebbe?:-) ) ma ti secca proprio tanto rispondere cliccando “Reply” sotto il papiro di Mario e la risposta di Pino a cui fai riferimento? O ti piace costringere il tuo lettore ad arrampicarsi nello spazio dei commenti per trovare i suddetti papiri?

  38. Miguel Martinez scrive:

    Per Ritvan

    “ma ti secca proprio tanto rispondere cliccando “Reply” sotto il papiro di Mario e la risposta di Pino a cui fai riferimento? “

    Perché io i commenti preferisco leggerli tutti di seguito, guardando quello più recente, se qualcuno scrive “reply” a un altro commentatore non va in fondo, bensì subito dopo il vecchio commento cui ha risposto.

    E non mi va di spulciare tutti i commenti ogni volta per vedere se ce n’è uno nuovo.

    • Ritvan scrive:

      —E non mi va di spulciare tutti i commenti ogni volta per vedere se ce n’è uno nuovo. Miguel Martinez—
      E così costringi noialtri biekissimi “ospiti”:-) a “spulciare” in cerca di quello che ha detto Mario e quello che ha risposto Pino….Padrone Di Casa che non sei altro, cribbio!:-)

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