La caverna e la volpe

Un po’ di tempo fa, la commentatrice Tortuga chiedeva all’incirca, come fai a resistere agli orrori che racconti?

E’ una domanda cruciale; perché qui si parla proprio di orrori normali.

Credo che spesso, l’orrore non si mostri come tale, perché non si ha nulla con cui confrontarlo – come già a suo tempo raccontava Platone, nel mito della caverna:

“Strana immagine è la tua, disse, e strani sono quei prigionieri. – Somigliano a noi, risposi; credi che tali persone possano vedere, anzitutto di sé e dei compagni, altro se non le ombre proiettate dal fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte? – E come possono, replicò, se sono costretti a tenere immobile il capo per tutta la vita? – E per gli oggetti trasportati non è lo stesso? – Sicuramente. – Se quei prigionieri potessero conversare tra loro, non credi che penserebbero di chiamare oggetti reali le loro visioni? […] Per tali persone insomma, feci io, la verità non può essere altro che le ombre degli oggetti artificiali.”

Ci vuole sempre un volto vero con cui confrontare la ghignante caricatura della normalità.

Alcuni hanno sistemi e progetti. Io non riesco ad averne: non sono strutturalmente in grado di proporne, anche perché mi verrebbe da ridere se ci provassi. Ma vedo anche che nessun sistema riesce a dirci la verità di questo strano mondo in cui viviamo.

Però ho la fortuna di avere riserve notevoli di immagini con cui attraversare il grande deserto. Immagini che sono ricordi d’infanzia, intuizioni, cose lette qua e là, esperienze, persone, animali, sorgenti e alberi che ho incontrato. Il mundus imaginalis è talmente vivo da offrire sempre luce, anche nelle tenebre più profonde.

“Esamina ora, ripresi, come potrebbero sciogliersi dalle catene e guarire dall’incoscienza. Ammetti che capitasse loro naturalmente un caso come questo: che uno fosse sciolto, costretto improvvisamente ad alzarsi, a girare attorno il capo, a camminare e levare lo sguardo alla luce. […]

Quanto agli onori ed elogi che eventualmente si scambiavano allora, e ai primi riservati a chi fosse piú acuto nell’osservare gli oggetti che passavano e piú rammentasse quanti ne solevano sfilare prima e poi e insieme, indovinandone perciò il successivo, credi che li ambirebbe e che invidierebbe quelli che tra i prigionieri avessero onori e potenza? o che si troverebbe nella condizione detta da Omero e preferirebbe “altrui per salario servir da contadino, uomo sia pur senza sostanza”, e patire di tutto piuttosto che avere quelle opinioni e vivere in quel modo?”

A volte, le mie immagini coincidono o si avvicinano a quelle di qualcun altro, e allora passa anche il senso di solitudine.

Eccovene una. Non prendetela come una sorta di intervallo tra un post sulla guerra e una sui parcheggi fiorentini – questo è il vero motivo di tutti i post sulla guerra e sui parcheggi fiorentini.

“Sento già l’inverno venire e nell’aria c’è odore di neve,
silenziosa sul bosco cadrà e lo coprirà…
Per il gelo gli alberi chini,
questa notte so che la volpe è venuta,
del suo passo lungo il sentiero è rimasta l’orma…
Si è fermata là sull’altura
l’aria annusando indecisa,
si è ritratta poi tremando un po’ di paura
Ecco che l’inverno è venuto,
sul mio bosco è caduta la neve,
ora il gelo prenderà anche il fiume e lo fermerà…
Lenti voli di corvi neri,
questa notte so che la volpe è venuta,
inseguendo lungo il sentiero una vaga traccia…
Si è fermata là sull’altura
l’aria annusando indecisa,
si è ritratta poi tremando un po’ di paura”

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez, mundus imaginalis e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

67 risposte a La caverna e la volpe

  1. mirkhond scrive:

    Bellissimi i paesaggi innevati della Provincia Granda!
    Lo stesso territorio dove nacque il nome Piemonte, all’epoca in cui Carlo d’Angiò (1226-1285), se ne impadroniva negli anni 1250-1260, per farne la base da cui partire alla conquista del Regno di Sicilia nel 1266.
    Luoghi che mettono un senso di pace e che mi piacerebbe vedere, soprattutto sotto una coltre di neve….
    Neve che purifica tutte le sozzure e le cattiverie umane…..

  2. Tortuga scrive:

    Accidenti a te Miguel, io non te l’ho detto, ma piango ogni volta che la riascolto.
    Non ti preoccupare, io amo piangere, lo faccio spesso, è quasi un rito, e ne sono del tutto felice … ma è un troppo lungo discorso anche questo …

    (correggi post e non posti, sulla guerra)

  3. mirkhond scrive:

    La settima croce

    2 febbraio 1863.
    Fa un freddo cane e i monti, i pascoli, gli alpeggi e i villaggi e le case sparse dei montagnini sono tutte coperte di neve.
    Ha appena smesso di nevicare e persino le possenti muraglie della fortezza, incassata tra le alte vallate alpestri, è ricoperta del bianco manto.
    -Nduma! Nduma!
    Si sente gridare una voce dal fondo, ai piedi della fortezza.
    Una corda fatta di lenzuola viene calata per il fianco della muraglia e da quella corda si calano giù 1, 2, 5, 7 uomini in divisa del Corpo dei Cacciatori Franchi.
    I Cacciatori Franchi sono un reparto di disciplina a cui riservare i soldati più duri, più renitenti e riluttanti a servire l’uniforme.
    In questo caso di soldati di un paese straniero e di recente conquista.
    I 7 alla chetichella, e approfittando del tempo cupo, riescono tutti a calarsi giù dalla muraglia.
    Sono il maggiore Pietro Schiano, il sottotenente Tommaso Pazienza, il sergente Pietro Abbaticchio, il caporale Francesco Milano e i soldati Girolamo Trojano e Paolo Petrucci.
    Sono tutti allogeni, appartenenti agli stati conquistati dal re di Burgundia e che o per aver servito negli eserciti dei loro paesi, o per il rifiuto di diventare burgundi, sono stati catturati e spediti ai Cacciatori Franchi, perché le gelide temperature alpestri, li “raddrizzassero” ad accettare l’ineluttabilità del grande regno di Burgundia, il cui sovrano Peppinardo II era stato acclamato per “Grazia di Dio e Volontà della Nazione” (sic!).
    Erano quasi tutti provenienti dal Regno di Puglia, tranne Petrucci, del Ducato di Permen!
    La guida che gli aveva gridato di scendere, era l’infermiera della fortezza e vedova di un sergente morto da prode alla battaglia di Poggio Rusk di 4 anni prima, dove i Burgundi avevano sconfitto il Sacro Romano Imperatore, la signora Serena Mathis, il cui marito dal corpo dei cacciatori franchi era stato spedito con la riserva alpina dei suoi commilitoni TUTTI BURGUNDI, per scacciare Cecco-Bepi I dalla Longobardia Maior, alla gloriosa battaglia di Poggio Rusk!
    La signora Serena, era rimasta “per premio” al forte, unica donna (escluse la moglie e figlie del comandante), con l’incarico di assistere i medici nell’infermeria del forte.
    Madama Mathis, spesso osservava quei soldatini NON Burgundi, cercare di appoggiarsi alle mura della fortezza dal lato del timido solicello, con cui trovare un po’ di calore.
    Quel calore a cui erano stati strappati…..
    Finché un giorno, sentendo il caporale Milano e il tenente Pazienza che confabulavano, intuì la scoperta….dell’acqua calda, e cioè che i coscritti-forzati-reclusi pugliesi desideravano SVIGNARSELA da un forte, da un esercito e da un re che era e sentivano come ESTRANEI.
    Capendo che l’organizzatore era il maggiore Schiano, già ufficiale dell’esercito barboniko pugliese, e che sembrava aver accettato con soddisfazione di passare al servizio del re di Burgundia, ed era (o almeno sembrava) amico del capitano De Vita, vice-comandante del forte, dunque Madama Serena, parlando in disparte col maggiore Schiano, decise di aiutare i fuggiaschi.
    A cui si era unito il soldato Paolo Petrucci von Permen, che pure tre anni prima aveva indossato la camicia rossa e non faceva che litigare in continuazione col commilitone pugliese Girolamo Trojano, accusandosi a vicenda di dare il buco del culo ai Burgundi, e in un mare di parolacce reciproche!
    Eppure anche il norreno Petrucci aveva deciso all’ultimo momento di unirsi al club dei disertori pugliesi-barbonici.
    – Perché?- gli domandò il tenente Pazienza, mentre a passo spedito si allontanavano sempre più dalla fortezza lasciata alle loro spalle.
    -Perché…perché…sciur tenente….mi sono stato con Culabbarte, go indussà la camisa russa parché credevo che il portasse la libertà, la giustissia par tutti, l’eguagliansa, questa parola magica che sembra dir tuto e invece non ha da dir gnente….
    L’anno scorso da le parti vostre, giù giù a l’Aspromonte o come cappero se ciama…semo stati catturà e imprisonà dale truppe burgunde…eppure eravam tuti fratei…mah!
    -Ecco un altro che finalmente ha capito l’inganno- Pensò il tenente Pazienza.
    -Nduma! Nduma!- gridò forte la Serena, vestita con cappotto militare, e con la gonnella ampia, stivaloni e la scuffiona delle muntagnine burgunde, con sopra la bustina da fatica, avvolta con un grosso scialle sulla scuffiona e sul capo.
    -Nduma bogia nen!
    -Nduma balossin, ca la strada l’è ancora lunga neh!
    -Donna Serena!
    -Ouì?
    -Donna Serena! Perché ci aiuti! Tu sì burgunda.- le chiese il sergente Abbaticchio.
    La Serena guardò in faccia quel tosetto biundin con la faccia da schiaffi, abbozzò un mezzo sorriso e si rigirò per riprendere il cammino.
    I sette guidati dalla Serena, attraversarono valloni, seracchi, giacchiai, costeggiando laghi alpestri gelati, che meno male che la Serena gli aveva dotati di scarponi, cappottoni presi dai fondi del magazzino militare e sciarponi e mantelloni, che quei poveri tosetti sarebber morti de frìo, gelati, compreso il Petrucci, che pur norreno, era un moro con occhi e capelli ricci neri e aspetto armenoide che smbrava più un levantino che un langobardo di Permen!
    Facevan poche soste, e accendevano focherelli il meno possibile.
    -Che se no ce scopron!- diceva loro la Serena, come una mamma.
    Finché, un giorno? due? Insomma da quando eran sfuggiti, mentre attaversavan una valle, una valanga gli precipitò addosso.
    Fu un’intera parete di ghiaccio ad esser crollata.
    Non si sa quanto tempo passò.
    Solo dopo, molto dopo, la Serena che l’era caduta di spalle, si rialzò e si scosse la neve dal cappottone e dal capo.
    Poi guardatasi intorno cercò i 7 evasi, le 7 croci scappate dalla fortezza alpestre.
    Li ciamò a gran voss coi loro nomi, ma non cognomi, che non si sa mai….
    Dalla neve, uscirono intatti il maggiore Pietro Schiano, il caporale Francesco Milano, il sergente Pietro Abbaticchio, e i soldati Paolo Petrucci e Girolamo Trojano, quest’ultimo aiutato dal Petrucci a liberarsi dalla neve, nonostante che quei due non si potessero vedere proprio!
    E il tenente Pasiensa? E monsù Pasiensa?- Gridò Donna Serena.
    Il maggiore Schiano e gli altri si guardarono attorno. Guardarono e Riguardarono.
    E ancora guardarono e riguardarono. Cercavano di scavare tra il seracchio.
    Niente. Niente. Niente. Niente. Niente di Niente!
    -Consummatus est!- Disse guardando il Cielo e levandosi il bonetto, il maggiore Schiano, con un aria da prevatariello, e citando i ricordi di quando era allievo alla Nunziatina, tanti, tanti, tanti anni prima…
    La Serena restò in silenzio.
    Poi volse le spalle ad ovest.
    -Nduma balossin! Nduma che siamo sulla strada de Barcellonette.
    -Cioè….cioè…abbiamo superato il confine?- Domandò il caporale Milano.
    La Serena allungò il braccio e col dito fece cenno che altri due passi ed eran fuori dalla Burgundia.
    Guidati dalla Serena, i 6 si rimisero in viaggio, e attraversarono un’altra ennesima valle.
    -Ecco dovete recarvi in quella zittadina lì, bei i miei balossin!- Disse ancora la Serena, indicando una cittadina ad ovest.
    -Lì dovete cieder de l’abbè Vassallo e dell’abbè Mamè, ca son due santi, due VERI SANTI!
    Loro vi forniranno vestiti, passaporti e un po’ de danar, che ve potrete rifar una vita…dove vorrete…- disse la Serena con un timido sorriso.
    -L’abbè Mamè? L’abbè Mameeè?- osservò turbato il maggiore Schiano.
    -Forse monsù Maggiore conosce?
    Il Maggiore Schiano ci pensò su e si ricordò della battaglia di Castel Volturno combattuta tre anni prima, e le camicie rosse respinte, e tra il fumo della battaglia, si intravvedeva un giovane sacerdote in camicia rossa che in un linguaggio strano e foresto incitava i suoi alla battaglia.
    -E chi è n’atu scomunicato?- Domando Girolamo Trojano.
    -Mah, sarà un preve ca se sarìa pentito, dopo le porcarie che la Burgundia ha combinato per la Longobardia del nord e di quela puliese…- rispose Petrucci von Permen!
    -Mì non sò…mi sò solo che l’abbè Vassallo l’era un gran predicatore e teologo e che fu scaciato in esillio insieme al nostro cardinal Fransoni che l’era un Santo e che non si volle piegar a far..il patto col diavolo!- Disse la Serena.
    -Quanto all’abbè Mamè non è tanto che l’è giunto in questi paesi, però dicono che anca lui l’è un SANTO, forse per redimarse da qualche colpa del passato…ma chi non ne ha balossini miei? Chi non le ha… e siamo cristiani che Gesù l’è PERDONATORE MISERICORDIOSO.
    Il maggiore Schiano e gli altri uomini, confortati dalle parole incoraggianti di Donna Serena si rimisero in cammino verso quella che ormai per loro era la libertà.
    Serena Mathis invece non li seguì.
    -Donna Serè e voi?- Chiese il maggiore Schiano-
    -Monsù Maggiore, mì son montagnina, ste valli qui son la mia casa e la mia protezion! Mi non ho paura…non ve preoccupate…mì so come cavarmela
    Addio Donna Serena!- gridarono il maggiore Schiano e i suoi uomini.
    Addio-Balossini! E ricordatevi sempre de Nostro Signore Gesù Cristo e della Nostra Santa Vergine Cunsulà che ve protegano sempre. Ovunque voi siate! Sempree!!!

    • PinoMamet scrive:

      Ho il sospetto di conoscere qualcuno dei personaggi 😉

      scusami ho fatto in tempo a leggere solo oggi!

      ciao!!
      🙂

      • mirkhond scrive:

        Diceva Silone:

        La mia vita è nascosta tra le pieghe dei miei romanzi.
        Lo stesso ovviamente vale anche per questo povero canovaccio da 4 soldi….
        ciao!

        • Andrea Di Vita scrive:

          per mirkhond e per Martinez

          Avete entrambi il merito di fare vedere gli orrori nascosti dietro cio’ che ad altri sembra onesto e glorioso.

          Questa ambiguita’ e’ essa stessa diventata oggetto di spettacolo, e non solo nel cinema di Tarantino.

          Ancora ci sono negazionisti della Shoah; del gulag staliniano sappiamo da Herling-Grudzinski, Shalamov e Solgenitzin; di quello nordcoreano abbiamo le immagini su GoogleMaps: digitatevi Labor Camp 22, Nord Hamgyong, Nord Corea.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  4. Tortuga scrive:

    – Ma vedo anche che nessun sistema riesce a dirci la verità di questo strano mondo in cui viviamo –

    Alle volte mi è sembrato di vedere che la verità non si possa dire.
    Basta provare ad immaginare un mondo di cannibali.
    Può il papà cannabale dire al figlio: sono un cannibale, ed anche tu sei un cannibale? Padre e figlio si divoreranno (!?)

    Ho provato a scrivere questa cosa più volte … normalmente quando lo faccio vengo assalita in ogni modo possibile perché è una affermazione scandalosa.

    Fra le tante obiezioni solitamente spunta fuori quella della doppia natura dell’uomo, e quindi il suo lato angelico, e guardacaso tutti vedono e desiderano sia visto prima, proprio e spesso solo il lato angelico senza passare per la piena consapevolezza di quello cannibale.
    Qualcuno, per carità, fa anche l’opposto.

    In fondo la guerra, la moda, il capitalismo, il gioco, e tante altre cose, non fanno che mostrarci esattamente esseri umani che si nutrono di altri esseri umani.

    Anche quando ci nutriamo di pane in realtà stiamo divorando parti di un essere umano: basti pensare all’energia del lavoro nei campi, in cui il suo corpo si è trasformato nel sudore che ha bagnato la terra.

    Non si riesce mai a fare un discorso con le persone partendo da questo dato che, insomma, dovrebbe rendere evidente l’esigenza di buone norme di relazione fra gli esseri umani e che la consapevolezza sia il punto di partenza per tutto ciò che vale la pena di vivere.

    Non c’è essere che soffra di più le pene della solitudine e che desideri di più un istante in cui incontrare l’altro senza divorarlo o esserne divorato dell’uomo.

    Per quali associazioni una così dolce poesia mi ha fatto venire alla mente questo discorso?

    Vabbè questo non lo dirò, in fondo mi pare anche un pochino evidente.

    (certe volte dico cose e faccio discorso che poi mi domando: ma non sarà che sto per morire? non è che queste son cose che si dicono giusto quando si muore?)

    • Francesco scrive:

      >> Può il papà cannabale dire al figlio: sono un cannibale, ed anche tu sei un cannibale? Padre e figlio si divoreranno (!?)

      immagino di no, il cannibalesimo è regolato da leggi precise, di solito si mangiano i nemici sconfitti in battaglia e i prigionieri. conosci qualche cultura in cui i figli diventano adulti mangiando i padri?

      beh, che i figli ti tirino via la carne di dosso è immagine molto comune tra i genitori ma in senso figurato.

      >> Anche quando ci nutriamo di pane in realtà stiamo divorando parti di un essere umano

      su questo non posso che essere in totale disaccordo, è una visione orridamente distorta della realtà. forse renderebbe l’idea in una società di schiavisti in cui gli schiavi sono sfruttati a morte, che non è la norma neppure nello schiavismo

      • Tortuga scrive:

        Per mio conto ogni qual volta si prende più di ciò che restituisce e troppo, ci si sta, in realtà nutrendo degli altri … a meno che non ci si limiti a mangiare bacche 😉
        Nella gran parte delle cose che fruiamo ci sono le energie mentali e fisiche altrui che, attraverso, certo, molti passaggi, si trasformano nelle cose che fruiamo e questi “molti passaggi” mascherano molto il processo.
        Fintanto che ci accontentiamo del necessario, non rincorriamo il superfluo, non consumiamo con avidità e restituiamo altrettanto, e rientra in un accettabile consumo di noi stessi per sopravvivere.
        Ma quando eccediamo e i benefici prodotti non sono equamente distribuiti, quando alcuni hanno e consumano di più e le vite di altri restano più sacrificate, seppur molto lentamente, è come se in qualche modo li divorassimo e per giunta a volte inutilmente.

        Ma, per mio conto, è qualcosa di tremendamente tabù, che nessuno vuole vedere e considerare.

        Un mio amico contadino un giorno è rimasto paralizzato per un ernia del disco, causata ovviamente dal continuo sollevamento di pesi. Operato e tutto a posto, per carità. Ma tanti invece lavorano guadagnando molto di più senza mettere in gioco la propria salute.
        Anche questo mi fa riflettere.

        • Francesco scrive:

          credo che l’economia sia nata esattamente per dare un significato a parole altrimenti così vaghe da essere vuote come “ogni qual volta si prende più di ciò che restituisce”

          e quando compro il pane non mi sento affatto un divoratore della miriade di persone che hanno lavorato perchè quel panino arrivasse fino a me

          sarà perchè lo pago?

          ciao

        • Peucezio scrive:

          L’economia è nata perché un bel giorno alcune persone, invece di lavorare e produrre o scambiare beni, hanno avuto l’ottima idea (per loro) di teorizzare circa la produzione e lo scambio di beni e in questo modo hanno trovato la scusa per non lavorare mai più per tutta la vita.

        • Francesco scrive:

          il primo economista (a me noto) dell’Occidente è Aristotile

          lo definiresti uno che non ha mai lavorato? attento che questo è marxismo volgare!

          🙂

        • Tortuga scrive:

          Non so, la sofferenza delle persone è un’espressione vaga o è qualcosa su cui si potrebbe qualche volta soffermare?

          Se un milione di persone vogliono stare più comode, hanno diritto – solo perchè sono tante, a metterne in difficoltà 100.000?
          Perché non è detto che sia necessario, ad esempio, avere più energia elettrica. A noi basterebbe non sprecarne, per esempio.

          (mi riferisco ad esempio a link di Andrea più sotto).

      • Andrea Di Vita scrive:

        Per Francesco

        Forse questa è una possibile variante sul tema: ‘esseri umani mangiati da altri’:

        http://frontierenews.it/2013/01/etiopia-il-massacro-dei-contadini-contro-la-diga-delle-multinazionali-italiane/

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          mah, mi sembra piuttosto un caso di adattamento al progresso, anche la rivoluzione neolitica avrà richiesto dei cambiamenti

          non che voglia difendere il governo etiopico ma salvaguardare un equilibrio al minimo invece di crearne uno nuovo ad un livello più alto (si parla di elettricità, mica di frilli e lazzi) mi pare una cattiva idea

          guarda il tuo porto: quante navi a vela vedi?

        • Tortuga scrive:

          Ecco, Andrea mi ha capito ed ha portato un ottimo esempio.

          – un caso di adattamento al progresso, anche la rivoluzione neolitica avrà richiesto dei cambiamenti – Francesco .

          E’ come se avessi detto:
          non è che siamo cannibali, è solo la nostra natura, vinca il più forte, che ce voi fà!

        • Francesco scrive:

          più che altro se il sistema-diga dà da vivere a 1.000.000 di persone e il sistema-senza diga si ferma a 100.000, mi pare oggettivamente migliore il primo

          chiaro che si chiede (impone?) di adattarsi al sistema diga

          come ci si è adattati alla penicillina, per fare un esempio

          non mi pare così cannibalesco

        • Peucezio scrive:

          Scusa, ma non si farebbe prima a partorire 100.000 persone anziché 1.000.000?
          Come diceva un tassista romano in un film degli anni ’50 a un suo cliente che gli dichiarava di voler essere accompagnato in un posto perché doveva ucciderci il suo rivale in amore: “Mejo, stamo più larghi”.

        • Francesco scrive:

          eh no, Peucezio, qui faccio il tradizionalista io: per tutta la storia umana l’aumento del numero di persone è stato visto come un bene, compreso il “crescete e moltiplicatevi”

          solo i Moderni, nella loro empietà, hanno iniziato a misurare lo spazio vitale agli altri

          da questo orecchio proprio non voglio sentirci

          ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          ”per tutta la storia umana l’aumento del numero di persone è stato visto come un bene, compreso il “crescete e moltiplicatevi””

          Il primo giorno del mese nello stagno c’e’ una ninfea. Ogni giorno che passa il numero delle ninfee raddoppia. C’e’ tanto spazio nello stagno!

          L’ultimo giorno del mese le ninfee hanno ricoperto l’intero stagno: da quel momento in poi si soffocheranno l’un l’altra.

          Domanda: in quale giorno del mese le ninfee coprono metà dello stagno?

          Non leggere subito la risposta, prova a pensarci.

          OK, la risposta è:

          il penultimo giorno del mese.

          Ma ancora il penultimo giorno di vita, chi guarda lo stagno vede tanto di quello spazio libero a disposizione! E le ninfee sono così belle e rigogliose! Sanno di far bene a crescere e moltiplicarsi: i loro genitori e i loro antenati, sin dall’inizio del mese, hanno fatto sempre così.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Moi scrive:

          @ FRANCESCO

          Sottoforma di sport, la vela esiste ancora, esiste eccome … e “fa girare l’ economia” 🙂 .

        • Francesco scrive:

          x ADV

          la storia della ninfea la ho appena tradotta dall’inglese per mia figlia che fa la quinta elementare!

          usarla a scopi ecologisti è una spettacolare mistificazione: non esiste nessun laghetto finito e i fenomeni naturali non vanno al +100% giornaliero. se togliamo dal quadro la scienza e la tecnologia stiamo parlando di nulla, per quanto spacciato da buon senso.

          x MOI

          e per sport ci sono anche in giro cavalli e archi … tutti insieme non fanno girare un bel tubo di economia, come ben sai

          x Tortuga

          sarebbe anche opportuno, la serie interminabile di menzogne e di idiozie nate dal timore della sovrappopopolazione da Malthus in poi è una delle vergogne dell’umanità.

          e con mio grande stupore anche Hillary Clinton giustifica la sua esistenza!

        • Tortuga scrive:

          ma davvero? te l’ha detto mamma chiesa immagino 🙂

        • Francesco scrive:

          o no, cara mia, per sputtanare le idiozie sulla sovrappopolazione basta e avanza Mamma Scienza

          non c’è nessun bisogno di attingere alla Rivelazione

          🙂

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          ‘tradotta’

          Ecco un bel testo che non c’e’ nemmeno bisogno di tradurre:

          http://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica

          E già che ci sono raccomando anche:

          http://it.wikipedia.org/wiki/Club_di_Roma

          ‘tecnologia’

          Sarà che sono laureato in Fisica, ma nutro un sano sospetto verso chi si fida troppo della tecnologia.

          A differenza della scienza, in cui il perseguimento della conoscenza è un fatto essenzialmente estetico (Dirac sull’elettrone: ‘questa equazione è troppo bella per non essere vera’), di tecnologia ha senso parlare solo quando si sa che è applicabile.

          In caso contrario si chiama, legittimamente, fantascienza. Nulla in contrario: io collezionavo Urania. Ma non confondiamo i ruoli.

          In un mondo dove le risorse sono finite non esiste tecnologia applicabile. Chi ignora questa verità lapalissiana fa della fantascienza, e cattiva per giunta. Già Leopardi parlava con scherno delle ‘magnifiche sorti e progressive’.

          OT: Alla folta schiera di chi si fida troppo della tecnologia iscrivo d’ufficio ad esempio i sostenitori nostrani del fotovoltaico, che lasciano credere che con gli specchietti si possa alimentare un Paese avanzato per percentuali del fabbisogno maggiori di un prefisso telefonico. FINE OT

          Se non impariamo -e in fretta- a ridurre i consumi, a differenza delle ninfee dello stagno, prepariamo solo i futuri supplizi. Altro che tecnologia.

          Con le sue limitazioni del traffico fa più Pisapia per la futura pace del mondo di mille raduni di Assisi.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Tortuga scrive:

          – Se non impariamo -e in fretta- a ridurre i consumi – Andrea –

          Non c’è cosa più difficile da far comprendere alle persone del fatto che non consumare è la prima forma di guadagno.
          L’acqua che scorre, la luce accesa, il continuo incessante movimento inutile … quintali di pattumiera di cose prodotte che durano un attimo.
          A casa di mia nonna ci si lavava riempendo il lavandino con acqua fredda e calda dalla pentola, era solo 45 anni fa.
          Quando si chiede un’attenzione per un risparmio ci si sente rispondere “qualità della vita”.

        • Francesco scrive:

          x ADV: il Club di Roma! quel simpatico gruppo di cabarettisti che è all’origine della mia fiducia nel progresso e nel futuro! meglio loro di Berlusconi quanto a previsioni campate in aria

          darò una superficiale lettura al testo sull’impronta ecologica ma … in un mondo in cui si fa una cosa sola come la si faceva 10 anni fa (i bambini, e non sempre), ho serissimi dubbi su qualsiasi previsione

          anche perchè, sotto l’assillo dei prezzi crescenti, il progresso scientifico e tecnologico ha sempre trovato una via d’uscita da ogni situazione di scarsità

          ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          A leggerti capisco bene perché nonostante tutta l’evidenza montante a riprova dell’effetto serra l’umanità continui a buttare sette miliardi e rotti di tonnellate di CO2 nell’atmosfera ogni anno.

          Apprezzerai allora:

          http://news.sciencemag.org/sciencenow/2012/12/is-earth-fked-agu-scientist-asks.html

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          ‘ha sempre trovato’

          Questo è esattamente quello che pensa la felice ninfea nello stagno al penultimo giorno del mese.

          Per Tortuga

          ‘qualità della vita’

          Di gran lunga, il mio ecclesiastico preferito è Malthus.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Tortuga scrive:

          Bisogna barcamenarsi fra due limiti, da un lato una tendenza alla sovrappopolazione, dall’altro un mondo di vecchi senza accudimento.
          In mezzo c’è il problema dell’età fertile della donna ed i fatto che oltre una certa età far figli può diventare problematico per sé e per loro.

          Occorrerebbe un modello matematico e mi domando sempre se tutto sommato una buona differenza d’età fra uomo e donna non gioverebbe all’ecosistema riproduttivo.

          Cmq noi buddhisti diamo una mano, che non vediamo di buon occhio troppa ansia di riproduzione.

        • paniscus scrive:

          Tortuga:

          Bisogna barcamenarsi fra due limiti, da un lato una tendenza alla sovrappopolazione, dall’altro un mondo di vecchi senza accudimento.

          Occorrerebbe un modello matematico e mi domando sempre se tutto sommato una buona differenza d’età fra uomo e donna non gioverebbe all’ecosistema riproduttivo.

          Quindi proporresti di risolvere entrambi i problemi spingendo la quasi totalità delle donne, in età ancora attiva e in buona salute, a fare da badanti ai propri mariti anziani. Ok, mo’ me lo segno 🙂

          Lisa

  5. Alcuni hanno sistemi e progetti. Io non riesco ad averne: non sono strutturalmente in grado di proporne, anche perché mi verrebbe da ridere se ci provassi. Ma vedo anche che nessun sistema riesce a dirci la verità di questo strano mondo in cui viviamo.

    Qual è la tua veste all’interno di Alternativa?

  6. Z. scrive:

    Miguel,

    lo so che tu delle canzoni guardi quasi esclusivamente il testo – nella più classica tradizione italo-italiana – ma da lettore di lungo corso permettimi una breve osservazione in chiave diacronica.

    Sei partito col dark folk, e anche se non è il mio genere preferito la cosa non mi dispiaceva: oltre tutto, mi dava l’opportunità di migliorare un po’ il mio tedesco molto malridotto.

    Poi sei passato dal dark folk al rap di provincia.

    Ma Branduardi no, che diamine!

    Il prossimo passo quale sarà? Max Pezzali? Toto Cutugno? Antonello Venditti?

    GIGI D’ALESSIO??

    L’ala musicofila dei lettori del tuo blog, della quale mi ergo a portavoce non autorizzato, trema al solo pensiero.

    😀 😀 😀

    Z.

  7. roberto scrive:

    OADZ!
    dissento fortemente da Z., branduardi è un artista straordinario e se vi capita un concerto dalle vostre parti andate senza esitare che dal vivo merita sul serio

    io l’ho visto nella palestra del liceo tecnico di dudelange (o differdange?) il curioso posto dove qualche anno fa i lussemburghesi organizzavano i concerti con ospiti internazionali

  8. jam scrive:

    … i veri cannibali mangiavano anche il padre, quando moriva di vecchiaia o di un’altra cosa.
    lo mangiavano eucaristicamente, per assimilarne la forza, l’eredità, la continuità. ( a volte ne consumavano soltanto alcune parti, ed il resto lo seppellivano nel giardino davanti alla casa, o lo mettevano a seccare in luoghi tabù, dove non era assolutamente possibile andare. )
    quando mangiavano i nemici uccisi in guerra, non li mangiavano tutti, sceglievano quelli gerarchicamente più potenti, e non lo facevano soltanto per desiderio di proteine, ma perché ancora una volta volevano inghiottire la forza del nemico.
    ed allo stesso modo pensavano che il mondo, la natura che li circondava fosse la potenzialià dell’uomo, la natura come archetipo nascosto dell’umano, perché nelle loro mitologie gli antenati all’inizio erano alberi, frutti, igmam che col tempo si sono trasformati in esseri umani, e certamente questi cannibali quando mangiavano un mango, o un’altro frutto stavano mangiando una parte del loro antenato… ed esistevano anche i tabù alimentari: la tribù che aveva come animale totemico tutelate lo squalo, non mangiava gli squali se non in feste rituali
    quella che aveva come animale tutelare la tartaruga marittima, non la mangiava, se non in feste rituali ecc..

    ciao

    • Aleksis scrive:

      Ciao Jam, a quali tradizioni ti riferisci? Qualcosa in specifico? Ricordo che in una versione di qualche autore latino antico, alternativa all’apoteosi divina di Romolo sparito in una nebbia, lui verrebbe invece ucciso e squartato dal consiglio degli anziani di Roma, dopodichè ciascuno di detti anziani avrebbe portato e seppellito un pezzo del corpo nel suo villaggio-settore della città. (L’ho letto in un antologia di brani sulla leggenda di Roma curata da Carandini, spero di ricordare bene-forse PinoMamet saprebbe confermare o correggermi) Come “eucaristia” e appropriazione arcaica di un potere sacrale ci starebbe, no? Terribile cosa…

      • jam scrive:

        ..mi riferisco ai polinesiani, ed altri abitanti delle isole dei mari del sud tanto temuti dai cacciatori di balene.
        al tempo di Herman Melville, e del capodoglio albino Moby Dick, una nave fece naufragio, i sopravvissuti cercarono la salvezza su tre piccole imbarcazioni, ma ahimé, per evitare le isole dei cosidetti cannibali seguirono una rotta molto più lunga e difficile. fu cosi’ che furono costretti a cibarsi dei loro corpi, tirando a sorte chi doveva essere ucciso. ironia della sorte: questi marinai che volevano salvarsi dai selvaggi, considerati cannibali e cattivi a tutti i costi, si sono ritrovati ad essere loro stessi nella terribile situazione di mangiare carne umana. se avessero approdato sull’isola molto probabilmente avrebbero trovato ospitalità e salvezza…
        ciao

        • Moi scrive:

          Non voglio “spoilerare”, ma l’ aspetto più interessante, che da un trailer non si vede, è che il protagonista ha un padre “tipo da UAAR Indiana” 😉 che gli dà un’ educazione scientista e ne fa un genietto della matematica, lui però è attratto dalle religioni (tutte, che in India ci sono tutte … ) e in fin dei conti NON le trova in contraddizione fra loro, né rispetto alla Scienza.

          Poi va be’, l’ esperienza del naufragio …

        • PinoMamet scrive:

          …copiata da un libro brasiliano, a quanto leggo!

          però non so che farci, mi ispira comunque pochissimo.

          Non so, mi sembra avere tutto un’aria così plasticosa: l’inevitabile India, gli animali, il tema del naufragio, il fatto che sia una favoletta/apologo, persino la fotografia “maggica” e luccicosa; insomma, mi sa proprio che non andrò a vederlo.

          Stavo per dire che mi sembrava una cosa fatta per il gusto dei francesi, ma poi ho controllato chi è l’autore del romanzo da cui è tratto il film, e devo ricredermi: è franco-canadese 😀

        • roberto scrive:

          ” persino la fotografia “maggica” e luccicosa”

          come avatar!
          sicuro che vado a vederlo allora 🙂

          ps a mia moglie il liro è piaciuto moltissimo, dunque ci sono delle grosse possibilità che a me non piaccia 🙂

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    “dissento fortemente da Z., branduardi è un artista straordinario e se vi capita un concerto dalle vostre parti andate senza esitare che dal vivo merita sul serio”

    Concordo con roberto, poi ognuno ha i suoi gusti.

    I rapper non mi piacciono proprio, poi a volte dicono cose straordinarie; ma Branduardi mi piace! E credo che nel caso suo contenuti, voce e musica siano in ottima armonia.

    Poi è vero che sono totalmente stonato 🙂

    • Tortuga scrive:

      Angelo Branduardi è un compositore che ha studiato al Conservatorio di musica di Genova, diplomandosi in violino ed essendo uno dei più giovani diplomati d’Italia. Ha una cultura musicale molto profonda e ciò emerge, per gli intenditori, dall’ascolto della sua produzione che all’orecchio incolto può sembrare banale.
      L’intessitura di questa canzone (che è assai facile da stonare non conoscendo il suo modo di composizione, soprattutto sulla metà e sul finale di ciascuna frase della strofa) utilizza la modalità compositiva dalla Canso dei Trovatori e la Chanson dei Trovieri, tipiche della Provenza e della Francia fra l’XI e il XII secolo, e quindi presenta una struttura strofica a-a1(b), con uno schema over-close a cadenza aperta e a cadenza chiusa.
      Insomma, il ragazzo ha studiato e lo dimostra anche altrove, benché qui l’abbinamento fra testo e musica credo sia fra i più belli che ho ascoltato di lui, che, in genere, non mi piace così tanto (solitamente sono i testi a non piacermi).

    • Francesco scrive:

      OMDAM totale!

    • roberto scrive:

      questa canzone mi sembra in tema con kelebek

      http://www.youtube.com/watch?v=E1LnbGJal5w

      • Moi scrive:

        @ ROBERTO

        Dici bene: sembra 😉 .

        Il Turco lo ignoro … delle Scienze Naturali, invece, qualcosina la so. Il termine “kelebek”, come abbondantemente “di-mostrato” 🙂 da Google Image, in Turco indica la “vanessa”, mentre da GoogleTranslate la “falena” mi è risultata essere in Turco “güve”, e Google Image me lo ha confermato.

        Sapendo, come tutti qui, che “kelebekler” è il plurale di “kelebek” … per analogia ho pensato che “falenE” doveva essere “güveler”, e Google Image me l’ ha nuovamente confermato. 😉

        PS

        Esteticamente la “vanessa” / “kelebek” è molto bella, la “falena” / “güve” è, invece, orrenda … mi sa che NON è un caso se solo “Vanessa” è diventato un nome da dare alle bambine. 🙂

  10. mirkhond scrive:

    “I rapper non mi piacciono proprio”

    Condivido. Fanno solo un rumore assordante….

  11. Tortuga scrive:

    Ho trovato questo. Anche qui c’è la neve, ci sono le volpi ed anche lupi e cavalli.
    http://kelebeklerblog.com/2011/10/31/la-nostra-visione/

  12. Moi scrive:

    @ PINO

    Una fotografia un po’ poetica è indubbia … tuttavia la bioluminescenza del plankton e di altre “creature” (notare il persistere del termine “creature” anche nelle Scienze Naurali Darwiniste … Lisa, come si giustifica ?! 😉 oceaniche è un dato di fatto scientifico.

    Nemmeno il personaggio un Odifreddi al Curry (il Padre di Pi) è così astruso, NON è affatto vero che in India la gente stia tutta sempre attenta a non schiacciare una zanzara perché teme di accoppare il bisnonno nella sua ultima versione. 😉

    Inoltre, Ibn Warraq (personaggio abbastanza tipo il Padre di Pi) mette in guardia da una mistificazione purtroppo riuscitissima da parte degli Orientalisti d’ Occidente :

    Qualche generazione dopo l’ Egira … davvero scatta una sequenza di generazioni di Arabi miracolosamente nati con la Scienza Infusa, come viene sistematicamente insegnato e divulgato da parte degli Orientalisti Arabisti d’ Occidente ? Falso.

    Checché possano sbraitarne, dimenandosi, le Mummie Accademiche FiloIslamiche delle Università Occidentali, quelle dei Corsi di Lingua Araba nonché di Orientalistica-Arabistica … il Corano sprona un invito, che fortunatamente per il mondo intero fu accolto, “proto-progressista” volto alla ricerca ed elaborazione del Sapere.

    Ibn Warraq, difatti, pur dicendo di ispirarsi a Bertrand Russell dimostra più onesta intellettuale di lui. Niente cazzate provocatorie proto-pastafariane sulle Teierone Volanti a zonzo nel Sistema Solare, ad esempio.

    Ibn Warraq difatti dimostra ampiamente che gli Arabi trovarono in India un livello soprattutto di matematica, logica e astronomia avanzatissimo, ottima base da apprendere e da cui proseguire.

    • Moi scrive:

      SEMPRE @ PINO

      Non sapremo mai se è un fatto vero, ma … qualche biografo Greco (non so chi, Diogene Laerzio ? Boh.) riporta, appunto, che Pitagora fu aggredito una volta da un grosso cane randagio; gli Allievi accorsero prontamente a bastonare energicamente l’ animale in difesa del Maestro … egli però a un certo punto li fece smettere: gli parve, difatti, di avere riconosciuto in quei guaiti “cài-cài” 🙂 , appunto, la voce della “povera nonna”.

    • Moi scrive:

      @ RITVAN

      Conoscendoti 😉 , dirai che Ibn Warraq _ in merito al rapporto Scienza / Islam_ scopre l’ acqua calda perché si limita a riportare direttamente il Corano … va bene.

      Però ricordati anche non tutta la gente riflette e si documenta più ampiamente sulle cose, molta gente a-criticamente preferisce inghiottire la prima roba che trova … e magari dimenticare a breve.

      • Ritvan scrive:

        —-@ RITVAN
        Conoscendoti:-) , dirai che Ibn Warraq _ in merito al rapporto Scienza / Islam_ scopre l’ acqua calda perché si limita a riportare direttamente il Corano … va bene. Moi—
        Sì, devo dire che mi conosci abbastanza bene:-)
        Effettivamente Il Tuo Caro Ibn Warraq quando “…dimostra ampiamente che gli Arabi trovarono in India un livello soprattutto di matematica, logica e astronomia avanzatissimo, ottima base da apprendere e da cui proseguire.” scopre l’acqua calda. Non mi risulta che le Da Te Aborrite “Mummie Accademiche FiloIslamiche delle Università Occidentali, quelle dei Corsi di Lingua Araba nonché di Orientalistica-Arabistica”:-) abbiano mai negato l’influenza della cultura indiana, ellenistica e quant’altro sulla civiltà araba.

        —-Però ricordati anche non tutta la gente riflette e si documenta più ampiamente sulle cose, molta gente a-criticamente preferisce inghiottire la prima roba che trova … e magari dimenticare a breve.—
        O che vuoi forse una medaglia per non aver “inghiottito” la prima Fallaci che hai trovato e ti sei spinto fino a Ibn Warraq?!:-)

  13. jam scrive:

    x Moi
    ..falso??
    forse anche vero.
    non erano nati con la scienza infusa, ma facevano infusioni di scienza a tutto cio’ che guardavano e toccavano: solidificavano matematicamente la luce e le sue traiettorie! (ah! che belli certi mosaici!)
    certo, in India trovarono materiale di alto livello, ma loro lo rielaborarono portando ritocchi essenziali. capisci il concetto? ritocchi essenziali, non pastafaresimo. algoritmo, non a caso, deriva dal nome latinizzato del grandissimo Mohammed ibn’Musa al khwarizmi (780-850), che possiamo chiamare il padre dell’algebra. scrisse anche un libro sulla forma della terra, che risulto’ essere più performante degli studi tolemaici, cioé corresse i dati di Tolomeo. tradotti poi dal solito Gherardo di Cremona (1114-1187) i suoi libri furono usatissimi dagli europei e stimolarono non poco la conoscenza scientifica filosofica matematica europea. questi musulmani furono stimolati da cio’ che trovarono in India e gli europei furono illuminati a loro volta da questi personaggi sapienti “arabi”. un’altro grandissimo fu
    Rhazes(865-930)
    che si accorse della possibilità di usare l’alcol come disinfettante ed elaboro’ l’acido solforico. il bello di questi studiosi é che erano pluridisciplinari… quindi non proprio falso, come dici tu. ci fu nella cultura qualcosa di assolutamente vivo e inedito, che non dipendeva dal livello delle materie astronomiche o matematiche indiane, o dalla filosofia greca, ma dalla capacità di questi studiosi di proseguire il cammino quasi prodigiosamente, prodigiosamente con intelligenza scientifica..
    ciao

  14. Miguel Martinez scrive:

    Per Tortuga

    “Bisogna barcamenarsi fra due limiti, da un lato una tendenza alla sovrappopolazione, dall’altro un mondo di vecchi senza accudimento.”

    Dunque, credo che il guaio della sovrappopolazione esista.

    Non è un “problema” semplicemente perché è insolubile.

    Cioè, la soluzione – in termini matematici – probabilmente ci sarebbe:

    1) eliminare trasversalmente i tre quarti degli esseri umani attualmente viventi, rispettando con la massima correttezza politica l’attuale composizione della specie (stesso numero di bianchi e neri, ricchi e poveri, ecc.).

    2) aumentare il numero di figli per famiglia a quattro.

    3) tutti a riprodursi tra i 17 e i 30 anni.

    4) tutti a lavorare a 15 anni.

    5) ordinare – con assoluta imparzialità, come prima – l’eutanasia di tutti al compimento del cinquantesimo anno.

    Così si avrebbe una popolazione ridotta ma giovane.

    Come dice Marco Travaglio, “manca la volontà politica” per implementare una soluzione seria, non razzista e non classista.

    Manca ovviamente anche perché io ho superato i 50 e non ho alcuna intenzione di mettere in atto i punto 5). 🙂

    • Tortuga scrive:

      Beh, i cinesi il controllo delle nascite, per esempio, l’hanno dovuto mettere.

      • paniscus scrive:

        Beh, i cinesi il controllo delle nascite, per esempio, l’hanno dovuto mettere.
        ——-

        E ti sembra che sia stata un’idea geniale, porre un limite rigidissimo al ricambio generazionale, e per di più molto veloce nel giro di pochissimi anni, proprio in un periodo in cui le condizioni sanitarie stavano migliorando e l’aspettativa di vita si stava allungando vertiginosamente?

        Infatti il risultato è stato quello di ritrovarsi, dopo meno di 40 anni, con mezzo miliardo di anziani, plausibilmente destinati a vivere molto a lungo e ad aver bisogno di sempre più risorse per assistenza sanitaria e simili, e in proporzione pochissima popolazione giovane attiva (e per di più gravemente sbilanciata tra maschi e femmine, a causa degli aborti selettivi di massa o della maggior tendenza all’incuria verso le neonate femmine).

        Praticamente, si è passati, nel giro di una sola generazione, dalla proporzione dei quattro o cinque nipoti che si dividono l’onere di mantenere un nonno… a quella del figlio unico e nipote unico che deve mantenere quattro nonni, che hanno ottime probabilità di superare i 90 anni.

        Lisa

        • Moi scrive:

          Comunque fra gli Anni Sessanta e Oggi un “Contrordine Compagni” fra i sedicenti (!) Progressisti Italici c’è stato eccome ! 😉

          Non mi rivolgo specificatamente a nessuno, parlo in generale.
          ___

          * @ Lisa *

          Forse t’è sfuggita la domanda “perché ‘sto termine creature fa così spesso capolino nei documentari scientifici sugli animali ?!

          Mode Baffi a Manubrio ON 🙂 :

          “Creature” ?! … Si tratta di un termine da “Pugnette della Religione” , mica da “Fatti della Scienza”, no ?! 😉

          Mode Baffi a Manubrio OFF ! 🙂

  15. mirkhond scrive:

    Siamo nelle mani di Dio….

  16. mirkhond scrive:

    E inoltre non siamo una catena di montaggio, coi pezzi di ricambio pronti a dare il cambio a quelli ormai arrugginiti….
    Ognuno di noi è un pezzo unico e insostituibile, e ce ne accorgiamo quando ci viene a mancare chi ci ha amato e chi abbiamo amato, che ti restano solo tanta solitudine e tristezza…..

  17. mirkhond scrive:

    L’eutanasia al massimo, potrebbe essere utilizzata solo per i malati più gravi e il cui accudimento diventa insostenibile, soprattutto a livello di forze fisiche e psichiche da parte del familiare stretto oppure della struttura di sostegno, se il personale non riesce a reggere o va dietro solo a logiche di denaro….

  18. Moi scrive:

    @ JAM

    “Il Dito e la Luna” di Branduardi ha testi scritti da Giorgio Faletti; esordì da comico (ha una voce che fa ridere “di suo”) “fanciullesco” 😉 parlando però di temi “maturi”, forse a un certo punto virò un po’ troppo la propria vulcanica vis comica verso un pubblico di bambini, non saprei, boh …

    Con un discreto successo ed è finito a fare lo scrittore “noir” di grande successo, passando attraverso uno scarso successo da cantante.

    Comunque si riconosce sempre da una vena un po’ da “Fool Shakespeariano”, frammista a un melancolico esistenzialismo …

  19. jam scrive:

    ..certo,
    ma se parliamo del tempo che fu, parliamo del tempo che fu.
    se parliamo di oggi, parliamo di oggi.
    non mescoliamo tutto,
    e non togliamo i meriti per mettere soltanto i difetti.
    x’ l’eterno presente, nella storia tout court, non esiste.
    se parliamo di ierostoria o di storialità, dove invece l’eterno presente é di casa, potremmo dire, che nel mondo creato, la giustizia é sempre intrisa d’ingiustizia, ma chissà perché esistono momenti storici che, ancora, chissà perché respirano, quasi come per magia-pragmatica, l’aria dell’ottavo clima…

    ciao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *