Carcere di Rebibbia, al reparto femminile.
La prendono in disparte le detenute calabresi, e le spiegano che non bisogna mai scrivere le cose.
Non bisogna dirle.
Le cose importanti, bisogna spiegarle solo con la lingua degli occhi. Che non significa affatto il semplice sguardo significativo, ma costituisce un intero linguaggio parallelo, che si può praticare in silenzio.
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Se lo fai apposta scrivilo perché allora ne parliamo di persona…
Bello, però vorrei gli esempi concreti! e un manualino di conversazione 🙂
Se passate o entrate in un carcere potendo quindi vedere le finestre, noterete mille mani che attraverso le sbarre agitano pezzi di cenci bianchi o colorati, piccoli vessilli al vento di cui non si capisce lo scopo lì per lì, ma poi qualcuno ti dice che è un modo di comunicare, un linguaggio, e che su quella base si sono creati anche legami amorosi e tu quasi non ci credi-)
maria