Beeswing

Si è parlato, qui e sul vecchio blog, di amor iliscus. Della curiosa etimologia di questa parola, e del suo significato, che attraversa le sponde del nostro mare.

L’amor iliscus è l’amore dell’assenza, e ci parla di un vuoto, che contiene in sé tutto ciò di cui sentiamo dolorosamente l’assenza. Notte, come ti sei fatta lunga.

Nelle storie di amor iliscus, si parla molto dell’Amante, ma poco dell’Amato, perché è precisamente del mistero che si è innamorati.

Esiste però un’arte contraria, in cui l’Amante compare appena, e si dice tutto dell’Amata. Tanto che ce ne innamoriamo anche noi.

L’esempio migliore di questa arte, cui non saprei non dare il nome, ce l’ha dato il cantautore inglese Richard Thompson, noto per la varietà di stili con cui riesce a esprimersi, e meno noto per essere, quasi invisibilmente, musulmano.

Si tratta di Beeswing, una canzone che Richard Thompson ha scritto una quindicina di anni fa. Che io vi presento però, in video, nella versione del cantatutore irlandese, Christy Moore, che mi sembra renda meglio di quella dello stesso autore.

Un piccolo tributo anche a un’umanità, non so se ancora esiste, che in questo mondo non riusciva proprio a starci.

L’Estate dell’Amore è il ’68, con sullo sfondo la guerra del Vietnam; Cauldrum Street è una strada di Dundee, in Scozia; il Gower è una penisola nel Galles.

Avevo diciannove anni quando arrivai in città
la chiamavano l’Estate dell’Amore
bruciavano bambini, bruciavano bandiere
i falchi contro le colombe
ho trovato lavoro in una lavanderia
su Cauldrum Street
mi innamorai della ragazza
che lavorava accanto a me

O era una cosa strana, delicata come l’ala di un’ape
così delicata che un soffio di vento avrebbe potuto portarla via
una ragazza perduta, che vagava selvaggia
mi disse, “finché non metti un prezzo all’amore, io resto
e non mi vorresti diversamente”

Capelli castani a zigzag attorno al volto
uno sguardo a metà sorpreso
come una volpe inquadrata dai fari di un’auto
c’era dell’animale nei suoi occhi
disse, “ragazzo, ma non lo vedi
non sono fatta per la fabbrica
se non mi porti fuori da qui
sicuramente impazzisco”

…Così delicata che avrei potuto schiacciarla dove si posava…

Suonavamo per strada nei luoghi di mercato
e raccoglievamo la frutta nel Kent
aggiustavamo lampade e vasi e coltelli
ovunque andassimo
io dicevo che ci potevamo fermare
scavare qualche ettaro di terra
un fuoco acceso nel camino
e i bambini sul tappeto

Mi disse “Uomo, sciocco uomo
sembra la descrizione dell’inferno.
Potresti essere padrone di mezzo mondo
ma non possiederai anche me”

…Così delicata che un soffio di vento avrebbe potuto portarla via…

Un giorno stavamo accampati nel Gower
il lavoro andava piuttosto bene
lei pensava che non dovevamo attendere che gelasse
e io invece pensavo che forse dovevamo
bevevamo di più a quei tempi
ci siamo arrabbiati
e io come uno sciocco l’ho lasciata correre via
presa dalla voglia di vagabondare

L’ultima cosa che ho sentito
lei dorme dove capita
dalle parti di Derby
una bottiglia di White Horse in tasca
e un cane lupo ai piedi
dicono che si sia pure sposata una volta
un uomo di nome Romany Brown
ma anche una carovana di zingari
era troppo sedentaria per lei

Dicono che il suo fiore ora sia appassito
tempi duri all’aperto e alcol
ma forse si tratta solo del prezzo che paghi
per le catene che rifiuti

O era una cosa strana, delicata come l’ala di un’ape
e mi manca più di quanto le parole potranno mai dire
se potessi solo assaggiare tutta la sua natura selvaggia adesso
se solo potessi stringerla tra le braccia adesso
non la vorrei diversamente

I was nineteen when I came to town
They called it the Summer of Love
They were burning babies, burning flags
The hawks against the doves
I took a job in the steamie
Down on Cauldrum Street
And I fell in love with a laundry girl
Who was working next to me

{Refrain}
Oh she was a rare thing, fine as a bee’s wing

So fine a breath of wind might blow her away
She was a lost child, oh she was running wild
She said “As long as there’s no price on love, I’ll stay
And you wouldn’t want me any other way”

Brown hair zig-zag around her face
And a look of half-surprise
Like a fox caught in the headlights
There was animal in her eyes
She said “Young man, oh can’t you see
I’m not the factory kind
If you don’t take me out of here
I’ll surely lose my mind”

{Refrain}
…So fine that I might crush her where she lay…

We busked around the market towns
And picked fruit down in Kent
And we could tinker lamps and pots and knives
Wherever we went
And I said that we might settle down
Get a few acres dug
Fire burning in the hearth
And babies on the rug

She said “Oh man, you foolish man
It surely sounds like hell.
You might be lord of half the world
You’ll not own me as well”

{Refrain}
…So fine a breath of wind might blow her away…

We was camping down the Gower one time
The work was pretty good
She thought we shouldn’t wait for the frost
And I thought maybe we should
We was drinking more in those days
And tempers reached a pitch
And like a fool I let her run
With the rambling itch

Oh the last I heard she’s sleeping rough
Back on the Derby beat
White Horse in her hip pocket
And a wolfhound at her feet
And they say she even married once
A man named Romany Brown
But even a gypsy caravan
Was too much settling down

And they say her flower is faded now
Hard weather and hard booze
But maybe that’s just the price you pay
For the chains you refuse

{As Refrain}
Oh she was a rare thing, fine as a bee’s wing
And I miss her more than ever words could say
If I could just taste all of her wildness now
If I could hold her in my arms today
Well I wouldn’t want her any other way

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6 risposte a Beeswing

  1. lamb-O scrive:

    Un pezzo del mio cantautore preferito interpretato da un altro dei miei cantautori preferiti. Grazie!

  2. Peucezio scrive:

    Bello!

  3. Giovanni Bonafin scrive:

    @ Miguel: ciao! innanzitutto buon anno!
    volevo farti presente che il testo da te pubblicato, probabilmente, non è completo… ho ascoltato la canzone cercando di seguire il testo e in diversi punti mi sono trovato spaesato poichè la canzone non corrispondeva a nessun verso…

    per il resto ottimo l’articolo sulla Sig.ra Cattanei: per esperienza personale tenderei a non dubitare della buona fede della signora dendrologa, ma una cosa è certa : la terapia non l’ha aiutata a curare la sua suscettibilità;
    sperando di non essere importuno ti pregherei di pubblicare successivi carteggi o atti intimidatori / giuridici nei confronti tuoi e dei tuoi scritti, nonchè in parte anche dei tuoi affezionati lettori, che attraverso questa conoscenza virtuale ( e non ) ti conoscono come fonte affidabile e non come polemista di dubbia fama.

    ancora buone feste,

    giovanni

  4. Pingback: Arbusti e rovi, cardi e spine | Kelebek Blog

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