Rim Banna: Notte, come ti sei fatta lunga

Della cantante palestinese (di passaporto israeliano) Rim Banna, abbiamo già tradotto qui tre canzoni: Sara Saray, Fares Odeh e La voce, il profumo e la forma.

Questa volta, Ya leil, ma atwalak – “Notte, come ti sei fatta lunga.”

Una storia di amor iliscus: fate voi, se è per la terra da cui si è stati cacciati o per quello che avremmo potuto essere, all’alba delle cose.

Al cuore della canzone, c’è una parola, ghurba, che qui abbiamo tradotto con un termine troppo astratto, “estraneità”.

Ghurba è infinitamente più ricca: la radice è la stessa di ghuraba’, di cui avevamo già parlato in un’altra circostanza.

Gli antichi lessicografi che si recavano nel deserto per ascoltare dal vivo i canti costituiscono una fonte straordinaria per cogliere il senso delle parole arabe. Alla radice da cui deriva ghurba, si associa una vasta serie di concetti, di cui il primo è quello del Sole che tramontando, si allontana. Ma ancora:

Uva della più nera; andare lontani in un paese sconosciuto; venire dall’ovest; parole che nessuno capisce; sposò una donna non dei suoi; scorrere di lacrime; colpito dal sole all’ora del tramonto; la freccia che non è fatta dello stesso legno delle altre, oppure una freccia tirata da ignoti; la parte più alta di un’onda; odore di acqua mista a fango; colui i cui capelli non divengono grigi; un cammello albino, che abbia ciglia e iride degli occhi bianche; l’alba; ciò in cui i jinn hanno una parte.

Ma ascoltiamo Rim Banna.

Notte, come ti sei fatta lunga
Notte, come ti sei fatta lunga

Mi hai fatto camminare a piedi nudi
bilancia, come pesi
hai stancato le mie spalle
l’erba del mio cuore si è avvizzita per te

i capelli neri, o madre, che mi restavano sono diventati grigi
e i capelli biondi, o madre, che mi restavano, sono appassiti
O madre, non pensare che se si prolunga l’estraneità, ti dimenticheremo
per quanto l’estraneità possa essere lunga, o madre, ti ricorderemo

Cammelliere o cammelliere
Cammelliere, mio cugino
porta il mio saluto a mio padre e a mia madre
un saluto dalla mia mente una parola dalla mia bocca
un saluto alla mia dolce sorella che è lontana da me.


يا ليل ما ما أطولك
مشيتني حافيي
ميزان ما أتقلك
هديتلي كتافي
دابت حشيشة قلبي لاجلكوم دابت
والشعرتين السود يا يما بروسنا شابوا
والشعرتين الشقر يا يما بروسنا دابوا
لا تحسبوا ان طالت الغربة يا يما ونسيناكو
وكلي ما طالت الغربة يا يما تزكرناكو
جمال يا جمال
جمال يا ابن عمي
خدلي هالسلام لبويي وامي
سلام من خاطري كلام من تمي
سلام لأختي الحنونة البعيدي عني

Per questa traduzione dal palestinese colloquiale, ho un discreto debito alla versione in inglese di Oriee.

Questa voce è stata pubblicata in mundus imaginalis e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

5 risposte a Rim Banna: Notte, come ti sei fatta lunga

  1. Peucezio scrive:

    Bellissimo!
    In molti casi la mancanza di qualsiasi accompagnamento arricchisce molto un’interpretazione, consentendo di cogliere ogni sfumatura vocale.

  2. Pingback: Rim Banna, Sara Saray | Kelebekler Blog

  3. Andrea Di Vita scrive:

    Per Martinez

    Vedo solo ora il post. Bella voce. Sono andato al vecchio post sull’ amor iliscus. Mi pare che ‘qutrub’ possa essere il corrispondente della ‘strenua inertia’ dei Romani. O sbaglio?

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  4. Pingback: Beeswing | Kelebek Blog

  5. Pingback: “I più estranei di tutti gli stranieri…” | Kelebek Blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *