Di polentoni, terroni e marocchini

Come certamente saprete, è stato arrestato un operaio marocchino in relazione alla scomparsa di Yara Gambirasio, nel comune di Brembate di Sopra. Una cittadina dove l’Indesit – 457 dipendenti – ha appena chiuso per riaprire, sussidiato, da qualche parte nell’Italia del Sud. Proprio come sta facendo la fabbrica vicino a Firenze dove ho lavorato io lo scorso inverno.

Le ultime notizie sembrano indicare che l’operaio marocchino non c’entri niente, ma gli abitanti di Brembate di Sopra pare che abbiano colto l’occasione per esprimere, con una sorta di tetro furore, il proprio parere sui forestieri, come questo signore che esibisce il cartello Marocchiny fuori da Bergamo.

Gambirasio Yara cartello_280xFreeChi sa da quali recessi telespettacolari è emersa quella “y”.

A Lamezia, invece, dove un guidatore marocchino ha certamente travolto e ucciso ben sette ciclisti, i numerosi negozi dei marocchini sono chiusi per lutto e solidarietà con la cittadinanza, e gli autoctoni commentano così:

“Non è una questione di marocchini o meno perché poteva capitare a chiunque”, dice Gino Caligiuri, ciclista di un gruppo di appassionati di Vena di Maida, un paese del lametino. “In ogni comunità – aggiunge profondamente commosso – ci sono buoni e cattivi e non è una questione di razza. Sono cose che non dovrebbero succedere. La maggior parte degli automobilisti non ci rispetta perché non capiscono cosa significhi andare in bicicletta. Suonano e ti sorpassano  con velocità. Se sei in fila indiana, ti stringono e ti buttano fuori strada come accadde qualche anno fa a Pizzo ad alcuni nostri amici che rimasero feriti”. Insieme a lui Antonio Fiumara, uno dei sopravvissuti alla strage di ieri perché non era uscito a causa della pioggia. “Oggi come oggi – afferma – il pericolo è dietro l’angolo. Era destino che dovesse succedere. Li conoscevo tutti, andavamo spesso insieme da tanti anni ed era gente che sulla strada ci sapeva stare e sapeva come comportarsi.”

Ho l’impressione che questa differenza di comportamento non sia casuale. Ho vissuto in Sicilia prima delle grandi migrazioni, ma mi ricordo che i tunisini erano rispettati da tutti quelli che conoscevo; e non mi ricordo di casi di campagne per chiudere le moschee a sud di Fondi, in provincia di Latina. E a Sud mi sembra che gli scontri tra autoctoni e migranti , come a Rosarno, siano sempre legati a situazioni concrete, non a un’astratta xenofobia.

A nord, chiunque parli di radici e di tradizioni, finisce per prendersela con i marocchiny. Anzi, è spesso l’odio per i marocchiny che porta a parlare, pretestuosamente, di radici e di tradizioni.

Ogni tanto seguo in rete le iniziative dei cosiddetti neoborbonici, che credo sia il più grande movimento a parlare di radici e di tradizioni al Sud. Potete pensare quello che volete di questo movimento, ma non potete dire che sia razzista. Non è che freni il proprio razzismo: proprio non gli viene in mente. Oppure pensate ai gruppi musicali più o meno folcloristici, con quanta normalità riprendano ritmi anche dell’altra sponda del Mediterraneo.

Tempo fa, un commentatore  segnalò che anche dentro uno stesso movimento, Forza Nuova, c’era una radicale differenza tra i seguaci al Nord e quelli al Sud: i primi, affascinati dal razzismo biologico in stile Melaninodeficiente Americano, i secondi filopalestinesi.

La Melaninodeficienza si adatta perfettamente all’assenza di radici e tradizioni: valgo per il mio DNA, mica per come vivo. E quindi permette anche di essere perfettamente moderni.

Ora, Nord e Sud d’Italia non sono ovviamente la stessa cosa di Nord e Sud d’Europa; eppure c’è una spaccatura simile anche nelle destre populiste europee. A Nord, la pulsione è razzista, a Sud è tradizionalista. Le cose certamente si mescolano in molti modi, ma i poli sono quelli.

E questo ha conseguenze pratiche: in Olanda, in Inghilterra, in Svezia, in Danimarca,  in Svizzera, probabilmente anche in Germania – insomma, nei paesi protestanti – è possibile costituire un’estrema Destra radicalmente laica, se non atea, perfettamente inserita nella modernità, che cerca di scrollarsi di dosso forme di vita ritenute estranee e  irrimediabilmente primitive.

C’è dietro una lunga storia, di rivoluzione industriale, di imperialismo, di ossessioni biologiche ed eugenetiche, di razionalizzazione del mondo, di macellerie imprenditoriali per animali e  umani. Insomma, una storia di progresso.

E’ la Destra che trova oggi in Geert Wilders il proprio simbolo, ma potenzialmente è molto più grande, soprattutto se riuscirà a penetrare in Germania.

A mano a mano che si scende verso Sud,  le cose cambiano. E dove sono più profondamente mescolate è in Francia, il luogo in cui il polo progressista e quello tradizionalista si incontrano e si scontrano in maniere molto interessanti.

I movimenti cosiddetti populisti sono una realtà inevitabile dei nostri tempi, parte della grande trasformazione che stiamo vivendo. A noi scegliere come ci vogliamo rapportare.

Qualcuno sceglie di limitarsi a denunciare e condannare. Che ha più o meno la stessa utilità che inveire contro la pioggia.

Oppure si può scegliere di capire, e di lavorare su ciò che si capisce. Ad esempio, su questa divisione fondamentale all’interno dei cosiddetti movimenti populisti.

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79 risposte a Di polentoni, terroni e marocchini

  1. Tommy scrive:

    Così a occhio hai dimenticato le mezze stagioni che non ci sono più, la televisione che non è più quella di una volta e anche qualche pogrom antinegri nel sud dell’Italia.

  2. Miguel Martinez scrive:

    Per Tommy

    Ti spiegheresti meglio? Credo che tu intenda dire che il mio post dice dei banali luoghi comuni. Può benissimo darsi, ma dovresti chiarire meglio.

    Sui “pogrom antinegri” (e anche antirom e anticinesi) nel sud dell’Italia, uno, ho menzionato il caso di Rosarno, due non ho negato affatto l’esistenza di scontri. Semplicemente, trovo diverso prendersela con un gruppo di stranieri per qualche motivo immediato, per questioni di sopravvivenza o di malaffare, e la diffusa mentalità del nord.

    Non vedo il panico da “invasione allogena”, da “terroristi sotto casa” e tutto il resto.

    Sarà anche perché al sud la nicchia della violenza è detenuta saldamente dagli autoctoni, che non hanno alcuna intenzione di cederla ai nuovi arrivati.

  3. Miguel Martinez scrive:

    Ad esempio, non riesco a immaginarmi uno del Sud che scrive una cosa come questa, che trovo a caso su un blog di destra:http://club.quotidiano.net/decarlo/multiculturalismo_e_multicretinismo

    Egregio Dott.De Carlo,ho letto ed apprezzato il suo articolo sul Resto del Carlino.Concordo pienamente.Aggiungo che sono piu’ preoccupato del “buonismo” europeo che di quello americano,in quanto il popolo statunitense e’ comunque perennemente in guerra col mondo islamico,anche e solo per gli interessi economici a lui cosi’ cari in Medio Oriente.Sono piu’ sconcertato dell’atteggiamento europeo: come possiamo noi europei che a grande fatica abbiamo separato il potere religioso da quello laico… e superato le nostre divergenze confessionali, dialogare con un mondo che vede nel Corano la propria Costituzione ? E’ la solita vecchia storia: l’oscurantismo religioso e l’intolleranza che ne consegue nascono dai luoghi di culto, di qualunque confessione (noi del mondo cristiano ne sappiamo qualcosa). Perche’ questi popoli vivono nell’ignoranza piu’ completa ? Perche’ non studiano Voltaire, Rousseau, Marx, Hegel ? Siamo onesti: nel nostro buonismo c’e’ anche un pizzico di masochismo perche’, a differenza di loro, tendiamo ad accettarli passivamente. Cordiali saluti. Andrea Berni (Modena)

  4. roberto scrive:

    mi permetti una parentesi linguistica?
    è veramente possibile capire “Allah mi perdoni, non ho ucciso nessuno” invece di “Allah, fa’ che risponda”?

  5. maria scrive:

    La lettera di questo Berni che deve essere molto contento di sé, della sua cultura e della sua capacità di discernere è semplicemente odiosa e violenta, con buona pace dei pensatori da lui citati!
    maria

  6. PinoMamet scrive:

    Sono abbastanza in disaccordo.

    Mi sembra vero che ci siano due “retoriche vincenti” diverse, al Nord e al Sud:
    rispettivamente “fuori dalle palle, sottosviluppati”, e “che cazzo volete, i negri veri siamo noi”.
    Naturalmente uno si attacca a quello a che, per fare vittimismo: il Nord “noi lavoriamo e quelli ci fregano i soldi”, il Sud “ci avete rovinati per anni, adesso dovete ridarci i soldi”.

    Dire che i NeoBorbonici non sono razzisti, insomma, è un po’ che come dire che il Black Panther Party non era razzista: grazie al cazzo, se mi passi l’espressione.

    Detto questo, le frasi come quelle di Lamezia le leggo e le sento tutti i giorni sulla stampa del Nord, e anche dalle persone per strada.

    Come mi è capitato di conoscere persone del Sud razzistissime.

    E con tutto il male che si può dire della Lega Nord, non ce lo vedo il militante leghista che prende il fucile e spara sugli immigrati: al massimo lo fa a parole.

    Io, ripeto, tutta questa enorme differenza antropologica tra Nord e Sud d’Italia non ce la vedo, e mi sembra anzi una cosa in grandissima parte costruita a tavolino a forza di “pizziche” e di “polente” (le prime seguite dal pubblico pseudo-alternativo del centro nord- csi sente più pizzica in Emilia che in Puglia, ormai- le seconde passate da cibo povero pan-italiano- “scagliozzi” ecc.- a simbolo della Lega Nord).

    Ciao!

  7. Armando scrive:

    Però la gente a Sud legge meno Russeau e Voltaire…
    A parte gli scherzi è tutta una contraddizione in seno alla destra e ai suoi autori di riferimento: si passa dal tradizionalismo generico che abbatte le differenze tra le religioni in nome di una Tradizione (con la maiuscola) primordiale che conosce qualche superiore incognito sconosciuto tibetano al razzismo suprematista ariano

  8. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto,

    Se sentissi con quanta velocità un marocchino si mangia le parole, direi di sì 🙂

    Poi la frase da sola, comunque, non ha senso – richiederebbe un contesto, e si vede che da quel contesto emerge che non poteva avere quel senso.

    • roberto scrive:

      insomma, per rubare la battuta a luttazzi, bin laden ama gli stati uniti è il suo interprete che vorrebbe distruggerli…

  9. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “Sono abbastanza in disaccordo.”

    Sì, il ragionamento fila, personalmente preferisco i Black Panther al Ku Klux Klan comunque!

    Di individui meridionali razzisti che vivono al centro-nord, ne ho conosciuti tanti io. Mi riferisco però alla cultura collettiva dei paesi.

    Il punto non è tanto la violenza, quanto il senso di superiorità offesa che vedo così diffuso nel Settentrione.

  10. PinoMamet scrive:

    “Il punto non è tanto la violenza, quanto il senso di superiorità offesa che vedo così diffuso nel Settentrione.”

    Sai che io vedo proprio il contrario? Mi spiego.

    Vedo settimane fa RaiStoria (attualmente sono nelle tue condizioni, cioé non vedo niente in TV: per colpa del passaggio al digitale, devo cambiare antenna. Vabbè).

    Insomma, c’è questo giurista meridionale, e siamo negli anni Settanta, che parlando di altro, infila dentro al discorso che lui, quando scherza con i colleghi del Nord, gli ricorda sempre che, terrone per terrone, quando “lui” aveva la Magna Grecia al Nord non c’era niente, cioè, c’erano i Longobardi che vivevano sugli alberi. Parole sue.
    (Tutta la sfilza di enormi errori storici è quindi sua, io riporto quanto ricordo).

    Naturalmente la sua era una reazione: peraltro abbastanza tipica.
    (Anche qui, notare le somiglianze con i movimenti neri americani, che si sono dovuti appellare ai Faraoni neri…).

    Se era una reazione, vuol dire che “aveva cominciato” qualcun altro, e senza dubbio avevano cominciato quelli del Nord.
    In modo, e sono il primo a dirlo, assolutamente odioso. Ma il loro “inizio” viscerale non aveva nulla a che fare con le idee di superiorità o inferiorità, di orgoglio storico o robe del genere.
    Queste cose gli erano state messe sopra a forza, da quegli speculatori politici che dovevano trovare un motivo per razionalizzare e indirizzare la paura, il disprezzo, ecc. ecc. verso i conquistati borbonici prima, e gli immigrati terroni poi.

    Ma l’uomo “normale”, quello che ora gira con i cartelli contro i “marocchiny” e che negli anni Sessanta non affittava ai terroni, di queste robe qua, dell’orgoglio razziale o storico, sapeva poco o niente, e gliene fregava anche meno.

    Tanto è vero che è stata esattamente la mole crescente di quegli intellettuali del Sud “reazionari”, come il giurista di cui sopra, con la loro retorica di Magne Grecie e di “qui invece siamo aperti e ospitali” (sì, come no…), a generare la contro-reazione di
    “ah, siamo barbari, c’abbiamo l’elmo con le corna? e allora va bene, siamo fatti così, siamo barbari, ma smettete di rompere le balle e ognuno a casa propria”.

    Poi bisognerebbe anche dedicare del tempo a questa faccenda del “qui siamo aperti e ospitali” (poi vai nel paesino e te sgarano la machina…) oppure del “tra questa e sponda e quell’altra, le stesse facce”, che è stata proprio fatta a tavolino da intellettuali, quest’ultima, che coscientemente ripescano o ri-creano connessioni di ritmi, cibi, usanze ecc., per il pubblico del Nord (“quanto sono multietnico!”) e quello del Sud (“quanto sono negro!”).
    I figli di Annibale ecc.
    (che poi adesso scoprono di essere anche figli di Sion, vedasi Raiz e Saviano, avranno tutti e due fiutato la pista giusta?)

    Cioè, tu adesso vai alla festa paesana in Emilia, e trovi la pizzica (e non episodicamente, eh?) che fa contenti tutti, i giovani del Nord che non ascolterebbero il liscio, i vecchi che ne hanno anche le palle piene, e quelli del Sud che possono vantarsi e far vedere alle ragazze come si balla (non lo sanno manco loro, scommetto).

    Fatto sta che la Lega ci si è buttata a pesce, in questo immaginaria diversità. E visto che, dispiace dirlo, le cose si fanno dove gira di più l’economia, e poi a rimorchio altrove, con buoni vent’anni di ritardo a Sud riscoprono i Borbone. Comunque le due spinte non sono concorrenti, si aiutano a vicenda e finiranno per trionfare, forse, prima o poi qualcuno disfarà l’Italia e spero sarà così buono da dirmi in quale parte dovrei andare io.

    E nonostante tutto, con quanto mi stanno da sempre sulle balle i leghisti (e non sai quanto), ancora devo ammettere che in fondo a loro dei Celti e delle altre stronzate storiche e razziali non gliene frega assolutamente niente; è tutto una mascherata, e la maggior parte di loro lo sa benissimo.

    Invece, non sarei così sicuro del contrario: molti di quei “reazionari” del Sud che ti dicevo un’orgoglio, fosse pure per reazione, storico, “etnico” eccetera ce l’hanno davvero.

    Poi ci mettiamo anche noi ad alimentare le divisioni, dicendo che il vecchietto col cartello sgrammaticato è un simbolo di odio, mentre le ndrine che sparano sui negri è una dinamica sociale… 😉

    Ciao!

    Due PS:
    Il primo, i meridionali razzisiti stanno anche al Sud; eccome.
    Il secondo, anch’io preferisco le Pantere Nere al Ku Klux Klan, ma la storia dell’Atena Nera non me la bevo lo stesso 🙂

  11. mirkhond scrive:

    “i meridionali razzisiti stanno anche al Sud; eccome.”

    Quando insegnavo all’università della terza età, i miei alunni spesso mi costringevano a lunghe spiegazioni per cercare di calmare le loro paure sugli immigrati musulmani.
    Paure alimentate da dichiarazioni come quelle di Adel Smith, riprese e ingigantite dai media, paure che però, come sappiamo, fanno molta presa su un immaginario costruito appunto su filtri di informazione, esclusivamente televisivi o quasi.
    Il fatto vero è che qui gli immigrati, musulmani e non, sono molto minoritari rispetto a Nord, per il semplice motivo che siamo più poveri.
    Se qui ci fossero gli stessi standard industriali e di benessere del Nord, tali reazioni sarebbero più presenti anche qui.
    Un esempio: in una lezione parlando del fenomeno del criptocristianesimo nella Turchia moderna, un mio alunno rispose che anche da noi sarebbe ora che si cominci a perseguitare i musulmani che vengono qui!

  12. Miguel Martinez scrive:

    Dopo i commenti di Pino Mamet e Mirkhond, riscriverei per certi aspetti il mio post.

    Diciamo che la mobilitazione politica dell’islamofobia non riesce a essere centrale al Sud; come non riesce a essere centrale il discorso, “noi siamo più puliti e laboriosi di voialtri pezzenti”.

  13. Miguel Martinez scrive:

    Più ampiamente, sul Movimento Neoborbonico e sulla Lega.

    Credo che il problema centrale sia il collasso dello Stato Nazione, con una casta che detiene l’arte della delicata mediazione politica e che ridistribuisce la ricchezza prodotta dentro la Nazione stessa; il tutto mascherato da una serie di tabù e di falsi storici.

    Questo collasso non è stato indotto da una qualche trasformazione che la gente percepisce come migliore: è semplicemente l’effetto congiunto delle trasformazioni tecniche, finanziarie e mediatiche.

    E quindi non è in sé un bene, né c’è segno di qualcosa di positivo all’orizzonte che lo sostituisca.

    Anzi, diventa una lotta per la sopravvivenza a breve termine tra tutti.

    Questo non toglie che simili movimenti abbiano il merito di aver rimesso in discussione tutta la mitologia storica. Di per sé è un gran bene che si inizi a dire su quali delitti è stata costruita l’Italia. Che si faccia revisionismo storico, anche a volte esagerando, ovviamente, come in tutti i momenti liberatori.

    In questo, hanno per forza la supremazia morale i meridionalisti, per il semplice fatto che al nord, mentre tirolesi e sloveni hanno veramente patito in pieno la Mistificazione Italia, lombardi e piemontesi ci hanno sostanzialmente guadagnato. E quindi il loro “antitalianismo” è molto più parolaio e vacuo.

    Questo non vuol dire dare un giudizio politico sui movimenti che promuovono questa revisione storica: secondo me, il rischio è che tutto finisca in mano ai solito notabili, che faranno la cresta sulla statue del Borbone Ignoto.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Martinez

      ”Borbone Ignoto”

      🙂

      Ecco, appunto.

      ”delitti”

      Ma anche nella cultura di massa li si conosceva già. Solo che -con un atteggiamento inconsapevolmente stoicistico, che risaliva ad Omodeo ancora prima che a Gramsci- si dava per scontato che fossero giustificati dal fine supremo, in quanto parte cioè di un processo di unificazione nazionale.

      Al solito, mi permetto di descrivere la cultrura di massa in Italia dal punto di vista cinematografico. C’erano fior di film ‘revisionisti’ già negli anni ’70 (da ‘S.Michele aveva un gallo’ fino a ‘Bronte’ e ‘Quanto è bello lu murire acciso’), e sono stati visti in epoche in cui si censurava il film di Anthony Quinn (!) su Omar Al Mukhtar e dove sembrava rivoluzionario andare a vedere ‘La classe operaia va in paradiso’ o ‘Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto’. Ai film revisionisti dell’epoca aggiungerei pure ‘Uomini contro’ e ‘La Grande Guerra’, che vidi nei giorni in cui a scuola mi insegnavano che la Prima Guerra Mondiale altro non era per noi Italiani che la Quarta Guerra d’Indipendenza.

      Da bambino ricordo giudizi feroci dei miei parenti Siciliani e Pugliesi sui ‘polentoni’, senza che nessuno parlasse male di Garibaldi, Mazzini o del Re Galantuomo.

      Grazie ai legaioli e ai loro èmuli oggi, e a decenni di malgoverno democraxiano ieri, quello che oggi è in discussione è proprio il giudizio secondo cui l’Unità d’Italia in sè sia un bene. Personalmente non solo sono convinto che lo sia, ma -togliattianamente- sono anche convinto che il Risorgimento prefiguri la Resistenza. Molto del mio anticlericalismo di oggi risale forse allo shock che mi diede un prete insegnante di religione, che alle medie urlo’ a un certo punto in classe: ‘Porta Pia è stato un furto’.

      Aggiungo che -sempre secondo me- sia al Nord sia al Sud le opinioni revisioniste sono tuttora largamente minoritarie. Ma sono sovrarappresentate da una televisione in mano berluschina prona ai desiderata legaioli.

      Oggi si diffonderebbero dificilmente nelle sale i film di un Luigi Magni (‘Nell’anno del Signore’, ‘Nel nome del Papa Re’): persino ‘Noi credevamo’ è stato di fatto boicottato dalla distribuzione raiset che pure l’ha prodotto.

      Ma dedurre da cio’ il diffondersi un rilevante revisionismo storico nella società Italiana sarebbe tanto fuori luogo quanto desumere un aumento della religiosità Cattolica partendo dal buon successo di pubblico di ‘Don Matteo 7′.

      Al limite, poco c’e’ di più unitario in Italia del venticinquennale successo dei cinepanettoni: quant’e’ bella la Canalis da Merano in giù. 🙂

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Z. scrive:

        ADV,

        — Grazie ai legaioli e ai loro èmuli oggi, e a decenni di malgoverno democraxiano ieri —

        …senza contare i decenni fascisti di ieri l’altro, e i governi giolittiani della mala vita del giorno prima…

        — quello che oggi è in discussione è proprio il giudizio secondo cui l’Unità d’Italia in sè sia un bene. Personalmente non solo sono convinto che lo sia —

        Io personalmente sono straconvinto del contrario. Meglio sarebbe stato se il Garibaldi fosse rimasto in Brasile a dedicarsi al contrabbando di schiavi.

        Z.

      • PinoMamet scrive:

        “‘Porta Pia è stato un furto’.”

        Dal momento che la donazione di Costantino è stata un falso, come si giudica chi ruba a un ladro??

        • Francesco scrive:

          Non mi pare corretto parlare di furto, propenderei per il crimine contro l’umanità di scatenare una guerra senza nessuna provocazione o motivazione accettabile.

          Di giudizi razzisti molto pesanti ne ho sentiti parecchi, da politici meridionali in cerca di visibilità e ai danni dei leghisti o, più genericamente, degli italiani del Nord. Li accolgo volentieri come prodromo alla separazione (figuratevi se mi interessa l’opinione di Vendola o Bocchino su di me o sul Bossino) 🙁

          Miguel, quel tuo unire “lombardi e piemontesi” parlando di Italia rivela tutto il tuo essere un alieno 🙂

          Non hai idea di quanto i piemontesi siano un popolo a sè (anzi, due: torinesi e piemontesi).

          Andrea, spero che ti sbagli come su tutto.

          Ciao

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  15. mirkhond scrive:

    ”delitti”

    Ma anche nella cultura di massa li si conosceva già.

    Se devo stare alla mia esperienza personale, direi proprio di NO.
    Oggi da noi, sempre più gente diventa consapevole delle modalità in cui è stata fatta l’Italia, ma quando ero bambino io no, tutti a ripetere il mantra risorgimentalista acquisito sui libri di scuola costruiti dal Fascismo che, come giustamente disse De Felice, POPOLARIZZO’ il Risorgimento.
    Io stesso in tanti anni ho parlato ai miei alunni di 55-85 anni delle nuove o riscoperte acquisizioni storiografiche sull’unità d’Italia e posso assicurare che certe cose le sentivano per la PRIMA VOLTA.
    ciao

  16. mirkhond scrive:

    “secondo me, il rischio è che tutto finisca in mano ai solito notabili, che faranno la cresta sulla statue del Borbone Ignoto.”

    E’ proprio questa consapevolezza che, unita all’abitudinarismo scambiato per tradizione, che contrassegna l’ex Regno di Napoli, a far sì che la rissosa galassia neoborbonica non riesca qui ancora a produrre l’equivalente della lega di Bossi.
    Qui si ha il timore che la disgregazione dell’Italia, ci faccia regredire a livelli da terzo mondo in mano alle organizzazioni mafiose.
    Questo del resto è quanto affermò l’ultimo Zitara su un Sud NON pronto all’indipendenza politica.

  17. Armando scrive:

    Un conto è il pregiudizio, un conto è il razzismo che culturalmente è stato prodotto dal Nord verso il Sud con Lombroso. Per quanto riguarda la rivalutazione del Sud preunitario (senza essere neoborbonici che è un gioco di ruolo se mai) è fuorviante collocarli a destra. Nessuno conosce Carlo d’Angiò?
    Secondo me Porta Pia fu un furto ed è giusto ammetterlo, ma con questo con bisogna negare un processo la bontà di unificazione (come il Papa Pio IX che aveva iniziato un lega doganale per aiutare le aspirazioni unitarie) che secondo me ancora si deve compiere. Magari un pò di giustizia storic e meno retorica aiuterebbero. Invece dei cinepanettoni consiglio Benvenuti al Sud!
    Favola “neomoderna” su entrambi i pregiudizi italici.
    Un ò semplicistica, ma bella.

  18. Tommy scrive:

    Miguel, guarda, se facciamo il gioco di andare a trovare il caso singolo più eclatante, difficilmente riuscirai a stupirmi. Da polentone cresciuto in campagna ho visto discussioni politiche che consistevano in persone che battevano i pugni sul tavolo, con le vene del colle grosse oltre ogni limite che gridavano bestemmie. Bada, non facevano discorsi infarciti di bestemmie, la bestemmia era il discorso. Al ritmo sincopato dei pugni sul tavolo. E in Veneto la bestemmia non è come a Firenze, non è creativa e magniloquente: è breve e cattiva.

    Se facciamo il gioco di andare a cercare i casi umani che scrivono “marocchiny”, be’ abbiamo Google, immagino che se ne possano trovare un’infinità. Se vuoi ti porto l’esempio di militanti della Lega che conosco personalmente e che non sono riusciti a prendere il diploma di terza media, tanto per portare una teoria a supporto di quella ipsilon.

    Come credo che se ci si mette a cercare bene bene, qualche 20enne pakistano che vive a Londra e che vuole distruggere la civiltà occidentale in nome dell’islam ci sarà pure. Da qui a teorizzare il conflitto di civiltà ce ne corre.

    Quando parli di “mentalità diffusa” al nord, potrai anche soddisfare l’esigenza di incasellare il mondo in buoni e cattivi (perché è quello che fai), ma non ti discosti in nulla dal ragionamento dei neocon o degli orianafallacisti. Certo, tu non hai potere, e quindi non succede niente, ma il modus cogitandi [esiste sta parola?] è lo stesso.

    Se poi invece il discorso verte sulla differenze tra movimenti “reazionari” o “di destra” a seconda dei luoghi, ok, ma allora è tutto un altro discorso.

    Anche perché sono convinto che un Miguel Martinez scandinavo o tedesco, facendo il tuo ragionamento a riguardo dell’Europa, direbbe che in Italia non c’è la medesima mentalità diffusa che c’è in Germania, e che gli italiani sono diversi dai tedeschi.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Tommy

    “Miguel, guarda, se facciamo il gioco di andare a trovare il caso singolo più eclatante, difficilmente riuscirai a stupirmi.”

    Così è più chiaro, e in effetti credo di non essermi espresso al meglio in questo post. Non mi sono espresso chiaramente in alcune cose, altre mi sono più chiare adesso, dopo questo scambio; e spero magari di tornare sull’argomento in futuro in maniera più dettagliata.

    Probabilmente la cosa in cui sono stato meno chiaro è, non do alcun giudizio morale su “nord” e “sud”. Semplicemente, mi sembra che esista un diverso comportamento rispetto all’islamofobia a nord e a sud, dove “nord” e “sud” possono valere sia all’interno dell’Italia, sia all’interno dell’Europa.

    Il sud ha molto forme di chiusura, almeno come ho visto io 25 anni fa in Sicilia.

    Semplicemente trovo che quelle forme di chiusura, radicate in tutto uno stile di vita, sono piuttosto diverse dal perbenismo delle villette a schiera dell’Alta Italia. Dove il criterio non è la verginità o la parentela, ma tutta una serie di regole invisibili di conformismo sociale, che si applicano all’altro – mentre al Sud si applicano solo all’interno del gruppo chiuso.

    Quindi l’estraneo viene immediatamente isolato e guardato male.

    Aggiungiamo a questo un dato che a mio avviso è caratteristico di tutto il mondo economicamente molto sviluppato, anche se in diversa misura: quel senso di essere Arrivati per Meriti Nostri, che credo sia un motore immenso della mobilitazione islamofoba nell’Europa settentrionale. E che nel Meridione, per ovvi motivi, non c’è.

  20. Jam scrive:

    …se Crotone ha ospitato Pitagora, colui che Platone chiamava con venerazione “Pitagora l’iperboreo”, é che il sud, sicilia inclusa, sono da sempre un concentrato di sapienza “orientale”.
    Orientale nel significato dantesco del termine, non in opposizione all’occidente, ma come luogo dove inizia il giorno, cioé l’intelligenza civiltà.
    Il “dolce stil novo” toscano é nato sotto ispirazione di cio’ che accadeva in sicilia, beautiful sicily, sud italy wonderful country, wonderful place “to dream”.
    Il sud quando rappresenta la sapienza orientale, é il luogo esoterico, la fucina, il laboratorio cosmico delle idee, ed é chiaro che cio’ provochi smarrimento ai pragmatici del nord! Non a caso i marocchini degli anni 70 non erano quelli del Marocco, ma gli italiani del sud, visti come porta d’entrata e rappresentanti di un’altra cultura “nemica”!
    Adesso gli immigrati del maghreb, hanno portato un sud più a sud del sud, ed il sud italiano puo avere l’allure del nord!
    Polentoni é un termine dolce, non un’offesa, terroni é già più duro, un’offesa?
    Soltando analizzando queste due parole potremmo dire moltissimo sulle bocche che le utilizzano e sul loro livello culturale! Ma non drammatizziamo, é come un match di calcio, l’antagonismo ed il confronto sono la scintilla che fa migliorare la squadra!
    Il sud é un luogo magico, anche al nord c’é il sud ed é la sua parte nascosta, intuitiva, apparentemente rifiutata, in realtà lavorata diversamente. Il sud ha un’insolenza tutta speciale, é l’eterno adolescente, il dionisio, la bellezza sconcertante….
    ciao

  21. PinoMamet scrive:

    “Polentoni é un termine dolce, non un’offesa, terroni é già più duro, un’offesa?”

    Sono offensivi nello stesso modo.

  22. PinoMamet scrive:

    A volte anche il più diffuso quotidiano locale di queste parti fa informazione: di solito per sbaglio.

    Ho letto perciò anni fa, en passant, due notizie “d’epoca” che bastano da sole a smontare i luoghi comuni della enorme diversità culturale tra Nord e Sud.

    La prima, al momento dell’unità d’Italia: una poesia in dialetto dove si inneggia agli “amici napoletani” (già presenti in città con una piccola comunità…) e ai maccheroni;

    la seconda, credo di poco successiva, dove si rammenta una piccola rivolta nel carcere cittadino, per la scarsa qualità della pasta (spaghetti, se ricordo bene) distribuita ai carcerati.

    Pensare che io ebbi una professoressa siciliana che si stupiva che qua:
    -si coltivasse il grano duro
    (secondo lei era climaticamente impossibile… mah!)
    -si mangiasse “normalmente”;
    -non fossimo tutti ricchi.

    Anche lei una vittima della disinformazione continua e reiterata.

    • Marcello Teofilatto scrive:

      >io ebbi una professoressa siciliana che si stupiva che qua:
      -non fossimo tutti ricchi.
      Mi viene in mente quel bluesman (non ricordo però chi, forse John Lee Hooker) che diceva che anche se non era vero che i neri ce l’hanno più grosso, non si dava da fare più di tanto per smentire la diceria :-).
      Saluti da Marcello Teofilatto

  23. Jam scrive:

    ….infatti é vero, sono offensivi nello stesso modo, e non lo sono affatto!
    Tutto dipende dall’intonazione della voce e dal contesto della frase nel quale questi termini sono inseriti, oppure dall’immaginario collettivo, x’ a priori sono due termini bonaccioni che presuppongono un certo affetto. Anzi etimologicamente terrone é un gran complimento, x’ la terra é argilla, l’argilla sacra, l’argilla psicocosmica che contiene un divenire spirituale, l’argilla con la quale fu fatto Adamo ad immagine di Dio… come vedi i polentoni, inconsciamente riconoscono la superiorità della terra, e senza terra non ci sarebbe nemmeno polenta…
    ciao

  24. Jam scrive:

    …non vittima della disinformazione, ma della trance.
    La tua professoressa era estatico-trance della sua terra, era come Eva nel paradiso terrestre; non poteva nemmeno immaginare l’esistenza di un’altrove di bontà e bellezza possibili, talmente era bello e buono il suo eden-sicilia! E questa é una dinamica di pensiero corrispettiva dell’amore-verità!..
    ciao

  25. mirkhond scrive:

    “al momento dell’unità d’Italia: una poesia in dialetto dove si inneggia agli “amici napoletani” (già presenti in città con una piccola comunità…) e ai maccheroni;”

    Spesso si parla delle conflittualità tra nord e sud.
    Vorrei invece ricordare una vicenda pochissimo nota e degna di ulteriori indagini storiche.
    Dopo il 1860 nel nord Italia piemontese e e di recente annessione, sorse una rete clandestina, gestita dalla Chiesa e dagli oppositori della politica sabauda.
    Questa rete aiutò molti dei soldati borbonici e dei renitenti e coscritti napoletani e siciliani alla leva piemontese, a scappare dai campi di raccolta, in realtà veri e propri lager creati dai Piemontesi nel nord Italia.
    Questa rete, che la stampa liberale piemontese definiva i “comitati austro-borbonico-papalini”, nel 1861-62 (epoca per la quale c’è questa piccola documentazione), affiancava comitati segreti borbonici, uno dei quali fu scoperto nel novembre 1861, dalla polizia politica, proprio nella tana del lupo, a Torino!
    A questa rete erano collegati molti parroci, come alcuni delle valli bergamasche e bresciane che, quando scoperti, venivano arrestati per aver nascosto i nostri fuggiaschi.
    I quali evasero anche da campi ben all’interno del Piemonte, come il deposito di Bene-Vagienna.
    Ma anche impiegati piemontesi e, famiglie contadine della Romagna e della Toscana che, a grave rischio, nascosero e protessero molti dei nostri ragazzi.
    Secondo il ministro borbonico in esilio, Pietro Calà Ulloa, circa 4000 prigionieri borbonici evasero valicando le Alpi occidentali, in Francia e Svizzera, mentre altri 4000 attraverso la Lombardia, giunsero a Verona allora ancora austriaca.
    Altri prigionieri borbonici invece riuscirono, proprio grazie all’appoggio delle popolazioni locali, a raggiungere Roma, allora ancora papalina, ed infine altri ancora a tornare nell’ex Regno di Napoli, dove alimentarono la guerriglia antipiemontese.
    Ora se l’aiuto del clero e di esponenti delle classi dirigenti “codine” del Nord, ovviamente era interessato, quello delle popolazioni contadine fu un esempio di autentica carità cristiana dal basso da poveri a poveri, e a mio parere, costituisce una piccola luce in un momento così tragico della storia d’Italia.
    Sull’argomento consiglio “I lager dei Savoia” di Fulvio Izzo
    ciao

  26. mirkhond scrive:

    Riguardo al rapporto sud-Islam, spesso uno dei luoghi comuni tra di noi e su di noi, è che noi siamo più aperti verso i musulmani per il fatto che la Sicilia e zone di quello che poi sarebbe diventato il Regno di Napoli abbiano subito la dominazione musulmana.
    Si studia fin dalle elementari che normanni e svevi regnavano felicemente su una popolazione multietnica tra cui, in Sicilia, anche i musulmani. Ad un certo punto poi, diciamo a partire dalla morte di Federico II (1250), stranamente dei musulmani non se ne parla più. I musulmani…già, CHE FINE HANNO FATTO i musulmani siciliani?
    Questa domanda che i più NON SI FANNO MAI, trova una risposta all’università.
    Solo che questa risposta è molto diversa dalle melensaggini scolastiche, secondo le quali tutti i mali del sud iniziano (o iniziavano? Non vado a scuola da una vita e non ho figli per sapere come e se le cose in tal senso siano cambiate), i mali dicevo, iniziano con gli Angioini.
    Ora torniamo alla domanda iniziale. Che ne fu dell’Islam siciliano?
    Con la conquista della Sicilia (1060-1091), l’establishment normanno si trovò a dover governare su una numerosa popolazione musulmana (i 2/3 della popolazione dell’isola, secondo il datato studio di Michele Amari). Non potendo sterminarli, ne convertirli tutti e subito al cristianesimo latino, religione di questi invasori francofoni, il gran conte Ruggero I (1072-1101), concesse loro di mantenere la religione musulmana in cambio di un tributo, ma nel frattempo iniziando ad aprire la Sicilia ad una massiccia migrazione di lombardi (abitanti della Longobardia maior, cioè le attuali Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia), lombardi di religione cattolica come i dominatori.
    Nel giro di un secolo e mezzo, i coloni lombardi, provenienti dal Monferrato, dall’entroterra di Savona, da Lucca e da Parma, si stabilirono soprattutto nella Sicilia centro orientale. Con questi coloni i Normanni vollero creare un catalizzatore latino-cattolico in cui far gradualmente assorbire i musulmani.
    Infatti la “felice” coesistenza multietnica della Sicilia saltò già nel 1160-1161, durante una crisi di governo in seguito al golpe di un gruppo di baroni contro il re Guglielmo I.
    I lombardi dalla loro roccaforte di Piazza Armerina massacrarono i musulmani della Val di Noto e dopo quella data non vi sono più presenze islamiche in questa parte della Sicilia, tranne i convertiti a forza (molti dei quali poi, essendo costretti, preferirono passare alla chiesa di rito greco-bizantino, pure presente grazie all’immigrazione di grecofoni calabresi dopo la conquista normanna dell’isola).
    Col passaggio dai normanni agli imperatori tedeschi Hoenstaufen, la situazione precipita e se con la morte di Enrico VI (1197) i musulmani si ribellano apertamente, dopo una serie di scontri per le vie di Palermo, e danno vita ad un emirato sulle montagne del Val di Mazzara che dura 50 anni, con Federico II (1220-1250), si procedette ad una soluzione più spiccia della questione musulmana.
    Federico dopo un’aspra guerriglia, durata 25 anni (1221-1246), espugna le roccaforti musulmane e, deporta i superstiti a più riprese nella Puglia cioè il Mezzogiorno continentale, il futuro Regno di Napoli, e divenuto il nuovo centro del Regno di Sicilia.
    Federico stanziò 60000 musulmani a Girifalco in Calabria, ad Acerenza in Basilicata, e il grosso in Capitanata a Lucera, una delle città intorno a Foggia, tra le quali ruotava la corte mobile del re-imperatore.
    Federico pare che non fosse mosso da odio antislamico, ma solo dalla volontà di spezzare un centro di tenace ribellione e infatti permise che a Lucera si potesse professare apertamente l’Islam, impedendo ai missionari cattolici di accedervi.
    I musulmani siciliani però, trapiantati in un nuovo ambiente ostile e dove erano degli isolati, finirono per diventare una sorta di “guardia svizzera” di Federico e dei suoi eredi, che utilizzarono i musulmani siculo-lucerini per i loro lavori sporchi di repressione delle rivolte antifiscali delle comunità cristiane regnicole.
    Con l’arrivo di Carlo d’Angiò (1266), la nuova dinastia francese e braccio destro del Cattolicesimo, cercò una soluzione finale della questione musulmana, prima inviando coloni provenzali a Lucera nella (vana) speranza di convertire i musulmani e poi, di fronte alla loro “ostinazione”, sotto Carlo II nell’agosto del 1300, dopo un nuovo duro assedio di Lucera, con l’eliminazione di 10000 musulmani e la vendita all’asta, a prezzo inferiore a quello di un cavallo, di altri 10000 come schiavi, disperdendoli per il Regno e in tutta Italia.
    Coloro che accettarono infine la conversione al cattolicesimo, furono portati a Foggia, dove, pare, siano all’origine di una popolazione, i Terrazzani, che, fino ad epoche recenti, raccolta nel quartiere cittadino di Borgo Croci, abbia costituito una comunità in qualche modo distinta dal resto della città, almeno questo secondo lo studioso foggiano Mustafà Palmulli.
    Questa lunga vicenda con una così tragica soluzione finale fa davvero a pugni con l’immagine oleografica del “multiculturalismo” meridionale.

    • Peucezio scrive:

      Che preparazione storica!
      Mi incuriosisce molto la faccenda dei “terrazzani”.
      Io sapevo che in Capitanata (o almeno nel Basso Tavoliere) è un termine per designare i contadini più rozzi, che spesso vivevano in campagna, fuori dai centri abitati. Il termine è infatti di uso comune anche a Cerignola, più o meno in questa accezione. C’è da dire che Cerignola si caratterizza (o si caratterizzava) per il fatto di avere una popolazione composita ed eterogenea, il che si manifesta nel dialetto, che cambia a seconda del sesso, del ceto, della generazione di appartenenza, in una misura ignota alle altre località della zona, ed emerge anche dalla storia recente del paese: nell”800 vi si stabilì uuna grande quantità di braccianti provenienti dai paesi finitimi al di qua dell’Ofanto, Canosa, Andria ecc., che ne aumentarono considerevolmente la popolazione.
      Inoltre il termine “terrazzano”, che un mio amico medievista settentrionale (anche se con origini capitanatesi), mi diceva che nel nord designa una sorta di piccoli proprietari terrieri, parrebbe in ogni caso legato alla terra o alla terrazza, intesa o come podere o come terrazzamento.
      Non ho mai letto di un rapporto con la popolazione islamica proveniente da Lucera (né, però, ho mai approfondito la questione), quindi sono curioso: donde hai tratto tale informazione?

  27. mirkhond scrive:

    C’è un articolo di uno studioso foggiano non accademico, Mustafà Palmulli.
    Palmulli appartiene alla piccola comunità shiita imamita napoletana (cioè dell’ex Regno di Napoli), composta da convertiti locali e guidata, se non sbaglio, da Ammar De Martino.
    Pur non essendo un accademico, da musulmano Mustafà Palmulli si interessa molto dell’Islam di casa nostra ed in particolare della interessante e tragica vicenda lucerina.
    Ciò che ho scritto sui Terrazzani di Borgo Croci, quartiere di Foggia, proviene da quanto asserito da lui.
    Credo che per i Terrazzani, Palmulli si appoggi allo studio di Angelo Capozzi “Gli Arabi di Federico II”, comunque cerca su internet alla voce “Mustafà Palmulli- Allego questo mio vecchio articolo”.
    ciao

  28. mirkhond scrive:

    Comunque la cristianizzazione della superstite comunità siculo-lucerina fu difficile anche dopo la tragedia del 1300. Nel 1323 il vescovo di Lucera, il beato Agostino Gazotic’ di Traù, fu assassinato proprio da uno di questi musulmani lucerini superstiti, dopo un anno dal suo insediamento in città, volto proprio a completare l’opera di conversione.
    Da vescovo di Zagabria Gazotic’ si era speso per la conversione degli “eretici” di Bosnia e perciò il re Roberto I d’Angiò lo aveva richiesto al papa.
    Sempre da Mustafà Palmulli apprendo che al Museo Fiorelli di Lucera è conservata una lapide del 1348, ritrovata nelle campagne foggiane, il cui testo dice :

    “Nel Nome di Allah, il Misericordioso, il Compassionevole.

    Allahumma, salli ‘ala Mohammad wa Ale Mohammad

    (O Dio, possa Tu essere buono con Mohammad e con la Famiglia di Mohammad).

    Questa è la tomba del capitano Yahya al-Busas, possa Dio essere Misericordioso con lui.

    E’ spirato verso il mezzodì di sabato del giorno 5 del mese di Moharram dell’anno (dell’Egira) 745 (5 aprile 1348).

    Possa Allah mostrarsi misericordioso con colui che legge”.

    Dunque ancora mezzo secolo dopo le tragiche vicende dell’agosto 1300, c’erano ancora dei cripto-musulmani lucerini, in questo caso si tratterebbe di uno shiita che aveva fatto taqiya, per sfuggire all’inquisizione.
    ciao

  29. PinoMamet scrive:

    “Inoltre il termine “terrazzano”, che un mio amico medievista settentrionale (anche se con origini capitanatesi), mi diceva che nel nord designa una sorta di piccoli proprietari terrieri”

    Io il termine non l’avevo mai sentito prima; del resto, parlare del Settentrione è come parlare del Meridione, si tratta di molte realtà che spesso si assomigliano poco (anche se possono benissimo avere degli elementi in comune).

    Ad esempio quando sono capito nel Veneto ho chiaramente l’impressione di una qualche diversità sociale con la realtà emiliana, perlomeno quella delle mie zone (immagino che per un ferrarese la differenza sia molto minore) che si riflette in abitudini, modi di fare ecc.;
    molto meno in Lombardia e in Piemonte, e anche in Toscana.

    • Peucezio scrive:

      L’uso del presente in effetti traeva in inganno: non parlavo del linguaggio corrente attuale, ma dei documenti di età medievale e moderna che il mio amico studia.

  30. PinoMamet scrive:

    Ovviamente “quando sono capitATO… ho avuto…” vabbè scrivo in fretta scusate
    ciao!!

  31. Jam scrive:

    …e un’ elefante “musulmano”
    arrivo’ fino a Milano…

  32. Jam scrive:

    …si potrebbe anche pensare che la deportazione dei musulmani nella Puglia e a Lucera, sia stato un desiderio di Federico II, di fare dei musulmani una “cosa sua”, e dar loro un ruolo che in Sicilia per altri motivi regionali non avrebbe potuto. A Lucera erano la sua guardia del corpo privilegiata e preferita, quella su cui poteva contare, e anche la Puglia era il luogo che l’Imperatore amava di più, o nel quale voleva lasciare un’impronta, non a caso Castel Sant’Angelo non é stato costruito in Sicilia.
    Federico II era in stretto contatto con l’Islam, e dopo esser stato scomunicato da Gregorio IX, per la mancata partenza alla guerra crociata, l’anno seguente fece diventare le crociate un buon momento d’intesa con i sultani, e ottenne senza combattere quello che non si raggiunse durante anni di sanguinose battaglie! Scusatemi se é poco!!! Svelando cosi la nobiltà e l’apertura di spirito dell’animo saraceno e del Suultano! Come quando San Francesco ritono’ ad Assisi con i regali del Sultano, lo stesso film che si ripete!
    Federico II, era in contatto non solo con i musulmani d’Iran, ma anche con quelli di Andalusia: Ibn’Sabin, scrisse un libro per rispondere ai quesiti metafisici dell’Imperatore. Era in contato anche con la fortezza di Alamut. Questo suo amore per l’Oriente, il suo desiderio di conoscere e il suo legame con le tematiche mistiche dell’Islam fece della la Scuola di Sicilia un’avanguardia in senso di raffinatezza artistica e spiritualizzazione dei contenuti: l’invenzione del “sonetto” e dei 14 endecasillabi a struttura costante e portatori di una sola tematica idealizzata, mentre fino a quel momento le tematiche erano più di una e quindi il poema più grossolano. L’attualissima e atemporale aspirazione, il nobile desiderio di annullare il tempo storico-politico e concentrarsi su quello dell’Amor a (Amor é un desio che vien dal core, Giacomo da Lentini) fa di questa Sicilia e dei poeti chiamati siculo-toscani che seguirono questa via federiciana, una base imprescindibile, una base con salsedine islamica.
    Una via senz’altro esoterica, nonostante il successo anche nell’esteriorità. In questi tempi anche se la fine di quelle comunità fu tragica, resta pur sempre il fatto che la loro influenza fu grandissima anzi é stata la base di una parte importantissima della letteratura italiana, una parte della sua anima e via discorrendo,…vi sembra poco?
    Apparentemente una tragica fine, sostanzialmente un’immortalità infinita con la quale passeggiamo ogni giorno, senza saperlo! Vi sembra poco?
    ciao

  33. mirkhond scrive:

    Federico II spostò il baricentro del Regno di Sicilia in Puglia, cioè il mezzogiorno continentale come allora veniva inteso, semplicemente per essere più vicino al Sacro Romano Impero di cui era il sovrano dal 1220 e per tenere meglio sott’occhio i comuni lombardi del Nord, ribelli all’autorità imperiale come già al tempo di suo nonno Federico I, il famoso Barbarossa.
    Deportò i musulmani siciliani per stroncarne la tenace ribellione e per avere un nucleo di coloni-soldati che guardassero solo a lui come referente politico e ciò non poteva che avvenire in un ambiente lontano dalla loro patria e isolati tra popolazioni ostili.
    Non dimentichiamo che i musulmani siculo-lucerini non servirono la dinastia sveva solo in battaglia, ma anche nei lavoretti sporchi di repressione delle rivolte delle comunità regnicole, oltrechè per piegare gli avversari come il papa e i comuni guelfi.
    Questo giusto per completezza.
    Che poi Federico avesse gusti e abitudini magrebine e orientali ciò è dovuto all’eredità normanna della corte Altavilla di Palermo tramite sua madre Costanza.
    E tuttavia l’interesse per la cultura islamica e la mancanza di fanatismo nella questione di Gerusalemme, non fanno di lui un santino ecumenico e “protolaico” come visto da una storiografia del XIX e XX secolo.
    Consiglio la lettura dell’opera di David Abulafia “Federico II un imperatore MEDIEVALE”, dove il suo “esotismo” e le sue “stravaganze” sono collocate nel tempo in cui visse e sono il compimento appunto dei suoi avi Altavilla, non meno feroci e il cui fine ultimo era la cattolicizzazione e latinizzazione dell’intero Regno.
    ciao

  34. PinoMamet scrive:

    Leggo ieri riportate dalla stampa locale le dichiarazioni degli abitanti del paese riguardo la faccenda del marocchino scarcerato: sono del tutto in linea (comprese quelle del sindaco) con quelle “lametine” sopra riportate, c’è anche una signora che dice su per giù così: “dovrebbe chiedere un risarcimento, poveretti, se la prendono sempre con loro”.

    Ciao!

  35. Jam scrive:

    … Mirkhond, sei mai andato a Castel del Monte?
    volevo dire non a caso Castel del Monte (non Castel sant’Angelo) Federico II lo ha costruito in Puglia e non in Sicilia, perché?
    I musulmani di sicilia erano incasinatissimi e non solo per colpa dei normanni! Già Ibn’ Thumna fece entrare i normanni, a compimento di tutti i problemi che i musulmani avevano fra di loro. Non idealizzo Federico II, ma non idealizzo nemmeno i musulmani che nelle loro alternanze fra sciiti e sunniti, si sono combattuti anche in terra di Siqilliya favorendo loro stessi il proprio declino. Ma questo non significa che la loro presenza non abbia portato un arricchimento culturale notevolissimo e determinante..
    ciao

  36. mirkhond scrive:

    Indubbiamente l’influenza culturale islamica nel mio paese c’è stata, ma ciò non toglie che nonostante gli “esotismi” delle corti di Palermo e di Foggia, l’obiettivo finale degli Altavilla e anche degli Hohenstaufen fosse la cattolicizzazione-latinizzazione del Regno di Sicilia, anche con i numerosi contrasti col papa.
    Cerchiamo di chiarirci. Spesso si vedono le lotte medievali tra papato e impero e/o tra papa e i vari re “nazionali” del Frangistan, come una lotta tra confessionalismo e laicità. Niente di più fuorviante. La lotta semmai era tra CHI dovesse essere il CAPO TERRENO della cristianità cattolica, papa, imperatore e i vari re “nazionali” nel loro regno.
    Questo rende più chiare le lotte per le investiture, i contrasti tra papato e casa di Svevia e sempre tra papato e i re “nazionali”
    Il “protolaico” e “tollerante” Federico II nel 1224 e 1231 emanò delle disposizioni per la lotta agli eretici, dualisti come i Catari e per i Valdesi. Pene che comportavano il rogo e la confisca dei beni per eretici, familiari e favoreggiatori vari.
    Queste costituzioni furono emesse in accordo con i papi e difatti Gregorio IX (1227-1241) le inglobò nei suoi statuti con cui istituiva l’inquisizione cattolica (1232).
    Queste disposizioni ebbero vigore anche dopo le rotture tra papa e imperatore (1227-1230 e 1239-1250).
    Quindi se Federico fu un personaggio originale e per un certo senso anche anticonformista, fu sempre un figlio del suo tempo e come tale dovrebbe essere inquadrato.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Mirkhond

      Dopo essermi beato nei miei ricordi di Lucera (città d’origine di mia madre) e Castel del Monte (luogo da brivido se ce n’e’ uno, niente da individiare a Stonehenge) mi permetto :

      a) di elogiarti per l’invidiabile preparazione storica (a proposito, io sapevo che ‘terrazzani’ era termine dispregiativo, almeno all’inizio del XX secolo)

      b) di spuntare una lancia a favore di Federico II. Nessuno pretenda da lui una laicità sconosciuta all’epoca. Dopotutto fu uno dei pochi -almeno prima dei Borbone- a cercare di creare uno Stato unico del Sud Italia sottratto all’egemonia papale e soprattutto alle prepotenze dei singoli baroni. Ancora adesso i suoi castelli costellano l’Italia meridionale (e poi a me, che ci vuoi fare, i re scomunicati stanno simpatici). Avessimo avuto al Sud uno Stato forte, da quelle parti si sarebbe usciti prima dal perdurare del feudalesimo che ha lasciato nell’arretratezza Italia del Sud e Polonia, ha fiaccato l’immenso Impero Spagnolo e ha spinto la Francia alla ghigliottina rivoluzionaria – e non si sarebbe finiti per forza a ‘o Franza o Spagna purchè se magna’. Con tutti i limiti che pure dobbiamo riconoscere, di figure luminose come Federico II al Sud fino a Carlo III di Borbone a Napoli non se sono più viste. Proprio Federico II e Carlo III sono la dimostrazione di quanto bene avrebbero potuto fare al Sud Italia dei sovrani autorevoli (e dico ‘autorevoli’, non ‘autoritari’).

      I tuoi stessi timori per la sorte di un eventuale Sud Italia indipendente nel futuro sono la motivazione che spinse parecchi meridionali ad anelare all’Unità d’Italia: la quale se ha avuto un difetto è proprio quello di NON avere saputo mantenere un potere forte che mantenesse sotto scacco i familismi amorali.

      Nessuno oggi lo ricorda, ma non soltanto l’Istituto Navale di Napoli fu modello per Annapolis: oltre ai primi scavi di Pompei, il primo asteroide e la prima molecola al mondo furono identificati sotto il Borbone. Avessimo avuto meno Marchesi di Roccaverdina, la storia sarebbe davvero potuta essere differente.

      (Come vedi si puo’ ben apprezzare il Risorgimento in modo critico… 🙂 )

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  37. Val scrive:

    Nord: protestante, moderno, astratto, violento, razzista, capitalista.
    Sud: cattolico, tradizionale, familista, pacifico, tollerante, comunitario.

    Queste le parole chiave associate più o meno esplicitamente a due realtà geografiche e socioeconomiche che chiamiamo Nord e Sud. Ma si tratta di rappresentazioni: con una dose di semplificazione talmente forte da renderle, secondo me, un mezzo di propagazione dei luoghi comuni più che di analisi della realtà.

    Sono d’accordo con Pino: non vedo grandi differenze antropologiche tra nord e sud. Su questo non ho “dati” incontrovertibili, ma solo convinzioni datemi dall’esperienza personale. Ovviamente tra nord e sud ci sono differenze culturali (ma poiché la propria identità si forma per differenziazione, queste si riproducono all’infinito, anche tra vicini di casa – ricordo un albergatore salernitano che, vent’anni fa, parlava dei napoletani peggio di come avrebbe potuto fare un brianzolo: “noi della costiera siamo lavoratori e produttori, loro sono parassiti e distruttori”). Ci sono differenze culturali, ma nessuna frattura sul piano antropologico: sistemi di valori, modelli di consumo, problemi e distorsioni sono più o meno gli stessi.

    Quanto all’atteggiamento verso i “marocchiny”, suppongo che buona parte delle differenza tra nord e sud stiano Per il resto, non appena si va un po’ più a fondo, le cose si complicano molto: vedo che lo stesso Pino, nel post successivo, si incarica di fare emergere qualche contraddizione. Ma ce ne sarebbero molte altre a complicare il quadro.
    Resto convinto, poi, che nessuno, ma proprio nessuno, batta i siciliani in quanto a superiorità offesa. 🙂

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Val

      ”Noi siamo due popoli uniti dalla stessa televisione”

      ”Siamo sempre i meridionali di qualcun altro”

      (L. De Crescenzo, Così parlo’ Bellavista)

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  38. Val scrive:

    Nord: protestante, moderno, astratto, violento, razzista, capitalista.
    Sud: cattolico, tradizionale, familista, pacifico, tollerante, comunitario.

    Queste le parole chiave associate più o meno esplicitamente a due realtà geografiche e socioeconomiche che chiamiamo Nord e Sud. Ma si tratta di rappresentazioni: con una dose di semplificazione talmente forte da renderle, secondo me, un mezzo di propagazione dei luoghi comuni più che di analisi della realtà.

    Sono d’accordo con Pino: non vedo grandi differenze antropologiche tra nord e sud. Su questo non ho”dati” incontrovertibili, ma solo convinzioni datemi dall’esperienza personale. Ovviamente tra nord e sud ci sono differenze culturali (ma poiché la propria identità si forma per differenziazione, queste si riproducono all’infinito, anche tra vicini di casa – ricordo un albergatore salernitano che, vent’anni fa, parlava dei napoletani peggio di come avrebbe potuto fare un brianzolo: “noi della costiera siamo lavoratori e produttori, loro sono parassiti e distruttori”). Ci sono differenze culturali, ma nessuna frattura sul piano antropologico: sistemi di valori, modelli di consumo, problemi e distorsioni sociali sono più o meno gli stessi.

    Quanto all’atteggiamento verso i “marocchiny”, suppongo che buona parte delle differenza tra nord e sud stiano Per il resto, non appena si va un po’ più a fondo, le cose si complicano molto: vedo che lo stesso Pino, nel post successivo, si incarica di fare emergere qualche contraddizione. Ma ce ne sarebbero molte altre a complicare il quadro.
    Resto convinto, poi, che nessuno, ma proprio nessuno, batta i siciliani in quanto a superiorità offesa… 🙂

  39. Val scrive:

    uhm, è saltato un tag: la frase era “stiano qui”, il link era questo: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Stranieri_in_Italia.png

  40. mirkhond scrive:

    Per Andrea Di Vita

    Riguardo alle tue origini lucerine, ieri facendo una piccola ricerca su Faeto, piccolo comune che assieme alla contigua Celle San Vito, costituisce un’isola linguistica franco-provenzale in Capitanata e le cui origini, stando ad un’ipotesi controversa, sarebbe da attribuirsi ai coloni provenzali che Carlo d’Angiò avrebbe inviato a Lucera nel 1270 in funzione anti-musulmana, riguardo alle tue origini dicevo, ho trovato che Faeto nel 1519 passò in feudo ad un certo Giacomo Recca, i cui eredi lo tennero fino al 1561.
    Questi Recca hanno per caso a che fare con i tuoi antenati?
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      A San Severo esiste un palazzo Recca del ‘500 di colore rossastro: dicono fosse fatto col vino, quell’anno a prezzo molto basso. Di Faeto non so: ho comunicato la cosa ai miei parenti da quelle parti, mi faranno sapere. Grazie!

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  41. mirkhond scrive:

    “Federico II e Carlo III sono la dimostrazione di quanto bene avrebbero potuto fare al Sud Italia dei sovrani autorevoli (e dico ‘autorevoli’, non ‘autoritari’).”

    Dobbiamo considerare che la decadenza e debolezza del Regno di Sicilia e delle sue filiazioni Regno di Napoli e di Sicilia, poi Due Sicilie, si dovette all’incapacità dei sovrani Altavilla ed Hohenstaufen di portare a compimento i loro progetti di espansione nel balcano romeo-bizantino, nel Levante mediterraneo e nel Maghreb.
    Progetti per i quali era stato costruito il Regno, proprio come avanguardia franca verso est e verso il sud magrebino.
    Gli Angioini quantomeno furono prossimi alla realizzazione di questa spinta profonda del Regno, costituendo tramite matrimoni e alleanze dinastiche, un vasto blocco ungaro-napoletano che andava dalla Provenza alla Moldavia nel 1290-1409, solo che, tale blocco fu distrutto da una serie di violente guerre di successione all’interno della stessa famiglia regnante angioina, signora di questo blocco.
    Il fallimento di tale espansione normanno-svevo-angioino tra XI e XV secolo, portò gradualmente il Regno di Sicilia, poi coi vespri del 1282, regni di Napoli e Sicilia, a diventare la retroguardia del Frangistan, dopo aver tentato di esserne l’avanguardia.
    Con l’avvento dei Borbone nel XVIII secolo questa tendenza era ormai irreversibile e il riformismo borbonico poteva prosperare solo in una logica di vassallaggio, logica a cui si ribellò quello splendido e incompreso sognatore di Ferdinando II (1830-1859).
    I sogni di libertà e autonomia di Ferdinando attraverso una neutralità pacifica e amica con tutti, si infransero nella dura realtà di un destino inesorabile.
    I rozzi e bigotti ma duri e concreti affaristi Savoia, capirono meglio il gioco, non facendosi trascinare nei romanticismi borbonici, e fino al 1940-43, agirono bene proprio perchè attenti nei confronti del padrone britannico. Poi Mussolini volle fare di testa sua e ci ritroviamo più vassalli di prima, questa volta degli eredi di Sua Maestà Britannica e con 35000 soldati e 113 basi stanziate nel nostro paese dal 1943-45.
    ciao

  42. Jam scrive:

    …se gli storici mettono i modi delle corti di Palermo e Foggia, sotto la voce “esotismi”, io getto la parola esotismo nel cestino-poubelle, e metto la parola “bellezza-autentica”.
    Se la poesia alle corti di Palermo e Foggia fu superiore a tal punto da essere seguita anche dai toscani, poi dai veneti, é perché qualcosa di nuovo e di ATEMPORALE e al di sopra delle singole confessioni religiose e latinità stava nascendo da quelle parti.
    Gli storici non considerano forse l’espressione letteraria-artistico-architettonica come una spinta verso una migliore intesa fra i popoli umani? FedericoII, era figlio di sua madre, ma ha fatto molto più di lei: ha privilegiato il dubbio e la ricerca, favorendo aperture e piattaforme di dialogo contro la piattezza di una vita senza esotismo, una vita senzal’altro, l’altro come parte di noi stessi.
    Grande rivoluzione nella poesia della corte di Palermo; non più molte tematiche all’interno di un poema, come per rifuggire dalla troppo solida storicità-politica che obbligava sempre a combattere, e preparare invece una superiore identità umana, con un solo ideale valido x tutta l’umanità, dove il combattimento era morale esoterico simbolico e non uccideva nessuno. Ha anticipato il Don Chisciotte.
    Chiaro che FedericoII era anche medioevale, se avesse svolto una politica troppo in rottura o in anticipo col suo secolo qualcosa di decisamente contro la cattolicizzazione latinizzazione sarebbe stato stridente e pazzo, ma questo non gli ha purtanto impedito di disubbidire al Papa e favorire l’idea di un multiculturalismo ideologico come premessa di un modo più intelligente e rispettoso degli altri di vivere la vita.
    Anche se é stato cosi cattivo contro Catari e Valdesi, ha posto le premesse per non essere più cosi crudeli verso chicchessia.
    ciao

  43. mirkhond scrive:

    Si, intanto mentre a corte si poeteggiava, lo stesso patron di si tale poesia, faceva arrostire gente sui roghi, distruggeva città e ne deportava gli abitanti da un capo all’altro del Regno, giusto come altri colleghi più prosaici e meno letterati.
    La rottura col papa era solo di natura POLITICA e verteva come al solito su chi dovesse COMANDARE sulla Cattolicità franca.
    Che poi il papa apostrofasse Federico come un sultano battezzato e pederasta, faceva parte della propaganda interessata, come se anche gli Altavilla, legati apostolici per la Chiesa Cattolica in Sicilia per decreto di papa Urbano VI nel 1098, non avessero le stesse abitudini di Federico….
    Mi rendo conto che certe relativamente recenti acquisizioni della storiografia, facciano a pugni con l’immagine fin troppo idealizzata di Federico II ad opera dell’illuminismo e della storiografia del XIX e XX secolo e ciò impedisca ai più una visione più complessa e articolata di questo singolare figlio DEL SUO TEMPO.
    ciao

  44. mirkhond scrive:

    Sempre riguardo alla presunta tolleranza di Federico II, leggiamo quanto dice lo storico francese Jean Baptiste Guiraud nel suo Elogio della Inquisizione, Leonardo editore:

    “Federico II, si distinse particolarmente per la severità contro gli eretici. Il 22 novembre 1220 pronunciò il bando contro Catari, Patarini, Speronisti, Arnaldisti, in una parola tutti gli eretici dei DUE SESSI, e ordinò la confisca dei loro beni. Pretese dai podestà, dai consoli e dai rettori delle province l’impegno con giuramento che avrebbero espulso dalle loro terre hereticos ab ecclesia denotatos (gli eretici segnalati dalla CHIESA).
    Quattro anni più tardi, nel maggio 1224, emanò contro gli eretici una nuova costituzione PIU’ SEVERA di tutte quelle, sia di principi che di papi che l’avevano preceduta. Si ordinava ai podestà, ai consoli e alle città della Lombardia non soltanto di mandare al ROGO chiunque fosse stato condannato per eresia dal suo VESCOVO, ma per giunta di tagliare la lingua a quelli che, per una ragione o per l’altra, fosse stato deciso di lasciare in vita.”
    Guiraud p.73

  45. mirkhond scrive:

    Sempre dal testo del Guiraud :

    “Nel 1230 il domenicano Guala, vescovo di Brescia, promulgava e faceva eseguire nella sua città episcopale il severo decreto emanato da Federico II contro gli eretici nel 1224. Il suo esempio fu seguito da MOLTE città del Nord d’Italia.”

    E ancora:

    “L’imperatore Federico II assecondò con tutto il suo potere l’opera del papa e dei suoi legati. Nel 1231 pubblicò una legge che rendeva esecutive in tutto l’impero e in Italia le misure emanate nel 1229 a Tolosa (nel corso di un sinodo ecclesiastico patrocinato dal papa ndr.) contro gli eretici. Nell’agosto dello stesso anno, ad Amalfi, promulgò un nuovo editto che dichiarava l’eresia crimine di lesa maestà, passibile di MORTE, e ordinava di ricercare gli eretici. Ogni sospetto doveva essere tradotto davanti a un tribunale ECCLESIASTICO e ARSO VIVO se riconosciuto colpevole. L’ordinanza di Ravenna del 1232 estese a tutto l’impero l’applicazione di quella di Amalfi, ripetuta dalle ulteriori ordinanze del 14 maggio 1238, del 26 giugno 1238 e del 22 febbraio 1239.
    A Roma il senatore Annibaldi stilò, nel 1231, un regolamento per far funzionare regolarmente la repressione dell’eresia nella città pontificia. Gregorio IX richiamò, nelle sue lettere, le costituzioni e i regolamenti di Federico II e di Annibaldi e, nel comunicarli ai suoi legati e ai vescovi, ordinò di farli inserire nelle leggi municipali e di applicarli dappertutto.”
    Guiraud p.87

    E questo sarebbe lo stesso Federico II che avrebbe privilegiato il dubbio e la ricerca, favorito il dialogo e posto le premesse per non essere più così crudeli verso chicchessia?
    ciao

  46. Jam scrive:

    ….mi si é rotta la lavastoviglie, quindi sono triste.
    Sarebbe forse assurdo pensare che certi atteggiamenti crudeli di Federico II fossero soltanto transitori e dovuti ad equilibri politici momentanei che richiedevano certe durezze per evitarne altre ancora più gravi.? Fu forse per impedire una crociata di guelfi contro la Sicilia che Federico II, cerco’ di essere gentile con il Papa e cattivo con gli eretici?
    ciao

  47. Jam scrive:

    …ma l’inquisizione é stata inventata dalla Chiesa o da Federico II?
    Perché leggendo Guiraud si direbbe…
    ciao

  48. mirkhond scrive:

    L’inquisizione nasce come esigenza per il potere politico e religioso del Frangistan in CONTEMPORANEA per reprimere un dissenso che, data la connotazione della società del tempo, non poteva essere visto solo come un fatto religioso nel senso moderno.
    Lo ribadisco ancora, i contrasti tra papato e impero e tra papato e monarchie “nazionali”, sono contrasti su chi deve COMANDARE all’interno della cristianità franca e l’imperatore non è meno capo religioso del papa solo perchè non appartenente al clero.
    Se entriamo in questa prospettiva, diventa più agevole capire perchè, nonostante i suoi anticonformismi e le sue “stravaganze” private, Federico II come re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano Impero, quindi erede di Carlomagno, fosse tenuto alla tutela e alla diffusione dell’Ortodossia Cattolica di cui era uno dei capi, seppure spesso in contrasto con l’altro leader, il papa. In questo Federico non fece che seguire i suoi avi e sarà seguito dai suoi successori.
    Quanto alla minaccia guelfa, l’unico forse in grado di minacciare seriamente Federico, poteva essere il re di Francia Luigi IX il santo (1226-1270), il quale però non aveva alcun interesse ad inimicarsi Federico ed anzi al Concilio di Lione (1245) cercò di difendere Federico davanti al papa, e nel 1248 bloccò i piani di suo fratello Carlo d’Angiò, recentemente diventato conte di Provenza per matrimonio, che già allora tramava con la Santa Sede per scalzare Federico II dalla Sicilia (non dimentichiamo che la Provenza era un territorio del Sacro Romano Impero così come le terre ad est del Rodano, anche se la casa reale capetingia iniziava a penetrarvi attraverso rami cadetti, come i duchi di Borgogna nel Delfinato nel 1183-1282 e, appunto, Carlo d’Angiò in Provenza nel 1246).
    ciao

  49. mirkhond scrive:

    Del resto Federico II nel 1226 concesse la Prussia pagana e abitata da popolazioni affini ai Lituani e ai Lettoni per lingua e cultura, all’Ordine Teutonico perchè la conquistasse e vi propagasse la fede cattolica in quella tenace area di paganesimo, e dove avevano fallito tutte le precedenti missioni cattoliche a partire dal X secolo. Nel 1234 papa Gregorio IX confermò l’investitura federiciana per le stesse motivazioni.
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      Qui forse posso aggiungere qualcosa io. I Teutonici furono formalmente invitati dai Duchi di Mazovia, un po’ come i primi Normanni nell’Italia meridionale. Cristianizzarono le terre loro assegnate -all’incirca coincidenti con la Prussia-rinunciando ad evangelizzare i Prussiani: quelli che Milosz chiama ‘Pellerossa d’Europa’ finirono chiusi nelle loro capanne cui i ben organizzati Teutonici davano fuoco. Non ne rimasero molti, e oggi il Prussiano è lingua estinta. In cambio della loro opera -che libero’ i Duchi di Mazovia da un fastidio non da poco e ne facilito’ l’impresa di riunificare qullo che già dai tempi dei Piast si chiamava Polonia- i Teutonici si insediarono con castelli fortificati, ecc. Poco alla volta, si espansero coi soliti sistemi che i coloni tedeschi dell’Estonia ereditarono (a Tallinn si conservano i ceppi cui erano destinati i pagani Estoni renitenti alla conversione). Alla fine divennero troppo ingombranti, e la pagarono a Tannenberg.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  50. Jam scrive:

    …in ogni caso non esiste male maggiore dell’inquisizione, x’ essa é il male maggiore.
    E non direi che Papa e Imperatore sono in contemporanea, esiste fra i due anche una differita; una contemporanea prima e una seconda.
    L’inquisizione é un frutto avvelenato dell’albero delle crociate.
    Federico II risolse le crociate come un rendez-vous diplomatico mondano ed esotico: senza combattere. Ma, non riusci a risolvere i problemi all’interno della latinità Frangistan senza usare i metodi “anticristiani” dell’inquisizione, inventati dal Papa.
    Certo l’Imperatore era anche il capo religioso, ma in differita. Se fosse dipeso da FedericoII, l’inquisizione non sarebbe mai esistita….
    ciao

  51. mirkhond scrive:

    “Se fosse dipeso da FedericoII, l’inquisizione non sarebbe mai esistita….”

    Ne dubito fortemente, in quanto le premesse dell’inquisizione sono nel diritto romano, diritto che contemplava il crimine di lesa maestà, crimine che con la cristianizzazione dell’Impero Romano con Teodosio I (379-395 d.C.) nel 381 d.C. era stato associato all’eresia, e confermato nella riforma di Giustiniano I (527-565 d.C.).
    Teodosio e Giustiniano infatti, conservarono la legislazione penale antimanichea del pagano e anticristiano Diocleziano (284-305 d.C.).
    Del resto nella Pars Orientis dell’Impero Romano o Romània, la legislazione penale antiereticale rimase in vigore fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453, e qui furono magistrati statali e non preti a procedere, sebbene dopo l’esame dottrinale dei teologi.
    Nel XII secolo vi fu la rinascita dello studio del diritto romano nel Frangistan di cultura carolingia-ottoniana, soprattutto ad opera dell’università di Bologna, e al diritto romano e alla sua legislazione antiereticale ricorsero sia il papato, che l’imperatore e via via i re “nazionali”. Federico II in questo seguì il cammino di suo nonno, il Barbarossa, oltrechè, come re di Sicilia, ebbe la possibilità di attingere alla legislazione penale romana direttamente alla fonte, in quanto vaste aree del Regno erano appartenute alla Romània fino all’arrivo dei normanni, e parte della popolazione, del Salento, Calabria, e parte della stessa Sicilia era composta da Romei bizantini (i cosiddetti greci moderni).
    Le Costituzioni di Melfi del 1231, base del diritto del Regno fino a Giuseppe Buonaparte nel 1806, furono redatte in latino e “greco”, le due principali lingue del Regno, ma non in arabo e ciò deve indurre a riflettere sul reale peso politico e culturale della componente islamica regnicola, componente ormai avviata al declino rispetto all’epoca degli Altavilla.
    Anche senza il papa, Federico gli eretici li avrebbe mandati ugualmente al rogo, in quanto l’eretico era l’equivalente di un terrorista.
    ciao

  52. mirkhond scrive:

    Per Andrea Di Vita

    Attenzione a prendere troppo sul serio quanto affermano gli intellettuali polacchi e russi, sebbene animati da un comprensibile odio antitedesco.
    I Prussi o Borussi vennero mazziati ferocemente dai Teutonici, molti vennero sterminati con modalità simili a quelle wasp nei confronti dei nativi americani, ma il prussico si estinse solo intorno al 1710, facendo in tempo a conoscere la riforma luterana che qui dette dei catechismi in questa lingua, grazie ai quali possiamo collocarla all’interno del gruppo baltico di cui lettone e lituano sono parte.
    Molti Prussi si germanizzarono dopo essere stati convertiti con la violenza, per la presenza di coloni tedeschi, coi quali gradualmente si fusero.
    ciao

  53. Jam scrive:

    …ma figurati, con gli eretici ci avrebbe bevuto un té!
    Federico non aveva il concetto papale di eresia perché essendo stato lui stesso scomunicato, era lui stesso un eretico! Alla sua corte di Palermo erano tutti “eretici”.
    Prima ci preghi di presupporre la medioevalità dell’Imperatore, poi ci dici che gli eretici erano dei terroristi, quandoFederico II non obbedendo al Papa si comporto’ lui stesso da eretico-terrorista.
    Insomma non é come dici tu quando affermi che la rottura con il Papa fu politica e x decidere chi doveva comandare (ma non avevi detto che comandavano INSIEME?) . Fu il ritorno verso il Papa che fu politico-strategico, mentre il non partire per la Terra Santa, fu molto di più di un atto politico, ma una divergenza radicale di concetto verso gli “‘infedeli”.
    E non venirmi a dire che, siccome le le premesse dell’inquisizione sono nel diritto romano, e suo nonno Barbarossa, ecc…
    dove lo metti allora l’insegnamento di sua madre l’essere cresciuto in una Palermo felicemente multiconfessionale che né il diritto romano né il nonno Barbarossa avevano conosciuto.
    Il fatto é che stiamo parlando di lui proprio perché fu diverso, inconsueto, atipico e non il continuo della sola latinità…
    ciao

  54. PinoMamet scrive:

    “furono redatte in latino e “greco” ”

    Mirkhond io capisco (se fa pe’ ddì) il tuo astio per i greci, ma adesso con le virgolette esageri: la lingua greca bizantina, anche se parlata da persone che perlopiù si definivano “romei”, era comunque greca, e vicinissima a quella classica
    (la può tradurre tranquillamente un liceale) tranne alcune cose più popolari
    (e poi anche in quelle, le innovazioni sono talmente antiche da non giustificare alcuna virgoletta…)

    Ciao! 🙂

    PS
    La prossima volta che me chiami Franco te levo il saluto 😉

  55. mirkhond scrive:

    Per Jam

    “Federico non aveva il concetto papale di eresia perché essendo stato lui stesso scomunicato, era lui stesso un eretico! Alla sua corte di Palermo erano tutti “eretici”.”

    Continuiamo a non capirci. Non confondere scomunicato con eretico perchè le due cose NON sono sempre sinonimi….
    I gusti orientali della corte di Palermo e di Foggia, non impediavano ad Altavilla ed Hohenstaufen di essere CATTOLICI, anche se spesso in rotta col papa per motivi POLITICI, altrimenti nel giro di due secoli la Sicilia NON sarebbe diventata un paese a maggioranza LATINO-CATTOLICA!
    Quanto all’eretico-terrorista era un’equazione della società dell’epoca. Lo stesso Gioacchino da Fiore nel 1195 ne era ossessionato al punto da temere un’alleanza cataro-musulmana!
    ciao

  56. mirkhond scrive:

    “La prossima volta che me chiami Franco te levo il saluto”

    Pino, vediamo le cose da angolazioni diverse, tu dal punto di vista classico, io da quello bizantino. Dobbiamo fare polemica per ste scemenze?
    ciao

  57. mirkhond scrive:

    I funzionari musulmani alla corte di Palermo e poi di Foggia, per fare carriera erano costretti a convertirsi al cattolicesimo. Filippo di al-Mahdia nel 1153 fu ARSO VIVO SUL ROGO per ordine dell’ “eretico” Ruggero II, per APOSTASIA, cioè per aver ABIURATO il cattolicesimo ed essere ritornato all’Islam! Un suo successore, Pietro, temendo di fare la stessa fine, fuggì in Tunisia dove tornò apertamente all’Islam, riprendendo il suo nome originario di Ahmad!
    Oberto Fallamonaca, ministro di Federico II era un musulmano CONVERTITO al cattolicesimo, e in seguito servirà anche Carlo d’Angiò fino alla sua morte nel 1274.
    E questi sarebbero i “tolleranti&eretici” Altavilla-Hohenstaufen che ci facevano vivere nel paese della felice coesistenza multietnica? Si, ma solo nel mondo dell’immaginario di tanti MODERNI loro estimatori….

  58. mirkhond scrive:

    “ma non avevi detto che comandavano INSIEME?”

    No. Ho detto che ERANO IN COMPETIZIONE per stabilire CHI DOVESSE COMANDARE sulla Cristianità Franca. Ma che parlo giaggianese?

  59. mirkhond scrive:

    “dove lo metti allora l’insegnamento di sua madre l’essere cresciuto in una Palermo felicemente multiconfessionale che né il diritto romano né il nonno Barbarossa avevano conosciuto.”

    Veramente Costanza d’Altavilla morì nel 1198, quando Federico aveva solo quattro anni. Federico fu cresciuto, se così si può dire dai funzionari TEDESCHI di suo padre Enrico VI, in una Palermo dove la sempre più precaria coesistenza multietnica era definitivamente saltata fin dalla morte di Guglielmo II (1189).
    Qui i musulmani, dopo una serie di scontri urbani, avevano fondato un emirato sulle montagne tra Palermo e Girgenti (Agrigento), da dove conducevano un’aspra guerriglia contro la chiesa di Monreale, eretta dall”eretico” Guglielmo II (1166-1189) per convertire i musulmani dopo aver tolto le loro autonomie e favorito negli anni 1178-82, l’aumento dell’immigrazione lombarda in questa zona occidentale dell’Isola.
    Ma i musulmani presero di mira anche il vescovo di Girgenti, costringendolo ad abbandonare la città e riducendo in cenere le chiese cattoliche cittadine.
    QUESTO ERA L’AMBIENTE IN CUI CREBBE Federico negli anni della sua infanzia nel 1198-1209.
    ciao

  60. mirkhond scrive:

    Quanto al diritto romano, come ho accennato, era DA SEMPRE noto in alcune aree del Regno, quelle romaiche grecofone di Salento, Calabria e parte della stessa Sicilia (Pino, contento che stavolta non ho messo le virgolette?).
    In quanto queste aree erano tranne la Sicilia, passate direttamente dalla Romània ai Normanni che, vi avevano potuto attingere quelle tradizioni giuridiche romane, necessarie ad edificare uno stato forte e relativamente accentrato.
    ciao.

  61. mirkhond scrive:

    Per Jam

    Quanto al concetto di eretico/terrorista cerchiamo di chiarirci.
    Oggi, nelle nostre società liberali postmoderne, ci rendiamo conto che la tolleranza, intesa come rispetto e pacifica coesistenza di opinioni religiose, politiche, ideologiche e culturali differenti, in queste società dicevo, ci rendiamo conto sempre di più, di quanto a volte sia diffiile essere DAVVERO tolleranti, sempre e con tutto e tutti, come gli articoli e le riflessioni quotidiane del Dottor Martinez ci mostrano.
    Sono stati sufficienti un paio di attentati e voci collegate a questi attentati che, unite ai più “tradizionali” timori dovuti all’immigrazione dal cosiddetto terzo mondo, per scatenare nel nostro mondo “franco”, antiche paure di assalti e di invasioni da parte di nuove e feroci orde di “saraceni” che non hanno altro pensiero che sottometterci al loro “medievale” e “oscurantistico” modo di vivere socio-religioso.
    Questi timori, queste ossessioni, alimentate dal filtro massmediatico, l’unico a cui ha accesso la gran massa dei Franchi di oggi, contribuiscono al risorgere di vecchie e nuove intolleranze, su cui cominciano a far leva movimenti ideologici che rischiano di sostituire i vecchi politici, non più in grado di dare risposte ad una situazione sempre più complessa e, oggettivamente, molto difficile da risolvere in modo soddisfacente per tutti.
    Da cui il venir meno, il ridimensionare fortemente, il nostro moderno concetto di tolleranza, di pseudo-multiculturalismo. Passi per i buddisti, sono così innocui e poi così carini a predicare sempre la pace. E i musulmani? No i musulmani no per carità! Sono tutti dei tagliagole pedofili e oscurantisti! E pazienza se esistono Ritvan e Jam che col loro esempio personale, con i loro ideali e la loro sensibilità, SMENTISCONO tutti questi luoghi comuni….
    Ora, LA STESSA COSA avveniva anche nella società confessionale cristiana, sia romano-orientale e paesi slavi e caucasici annessi e connessi, e sia in quella franca cattolica occidentale.
    Il Cristianesimo, sia latino che bizantino, era religione di STATO, per cui, mettendo in dubbio il dogma di STATO, ti mettevi ipso facto CONTRO LO STATO e quindi diventavi un TERRORISTA, anche se non sempre facevi del male fisico ad alcuno, anzi spesso eri TU a SUBIRE i rigori della legge.
    Anche oggi gli storici negazionisti ad esempio, mica uccidono o procurano danni fisici verso i loro avversari, mentre solo per avere e difendere un’ OPINIONE diversa su ciò che i Nazisti fecero agli Ashkenaziti nel 1941-45, costoro dicevo, vengono condannati al CARCERE, o nel migliore dei casi alla MORTE CIVILE nelle società in cui vivono.
    Per cui puoi essere considerato un TERRORISTA solo se hai opinioni DIVERGENTI da quelle del sentire ufficiale, e questo, come documentatoci ogni giorno dal Dottor Martinez, anche verso tanti poveracci immigrati musulmani, spesso arrestati e poi, a volte, rilasciati, sempre per aver espresso telefonicamente idee non in linea con il nostro sistema politico-massmediatico.
    Se questo è valido OGGI, lo era altrettanto IERI, e i cari Altavilla-Hohenstaufen NON si distinguevano dal sentire dei tempi, seppure con alcune aperture verso l’Oriente, aperture dovute alla vita di frontiera di aree recentemente divenute, grazie a loro, parte del Frangistan.
    Capisco il tuo disappunto, il tuo sconcerto, di fronte ad una visione storica che fa a pugni con ciò che hai sempre saputo. Quel disappunto è stato anche il mio, quando, ormai molti anni fa, studente universitario, ascoltai PER LA PRIMA VOLTA dai miei docenti, ciò di cui stiamo parlando ora, e anch’io contestavo accanitamente i miei docenti, mentre ora, capisco la loro solitudine nel remare contro opinioni fondate su dei malintesi di storici di epoche più recenti a partire dall’illuminismo settecentesco, e che cercavano dei lontani precursori nella LORO lotta contro il confessionalismo cristiano, soprattutto cattolico.
    Del resto è sempre così, come chi ci ha preceduto, anche noi cerchiamo nel passato, delle risposte ad una contemporaneità e soprattutto ad un futuro che ci sconcerta e che non riusciamo a decifrare.
    Federico II fa parte anche lui di questo immaginario, immaginario però che si rivela fuorviante, alla luce di una più attenta analisi e valutazione dell’uomo nel SUO tempo che NON è il NOSTRO.
    ciao

  62. Jam scrive:

    ….scomunicato ed eretico non sono la stessa cosa, ma quasi sempre si,
    x’ ogni scomunica é rivolta ad una potenzialità eretica ad una latenza dell’eresia, quindi pur non essendo sempre sinonimi, sono sempre concetti consimili.
    Gli Altavilla e gli Hohenstaufen, erano cattolici Federico II, era cattolico di copertura, di facciata e agiva sempre come un potenziale eretico, ma a volte anche come un eretico dichiarato. Se dici di no, non hai afferrato il lato religioso-anticonformista e non certamente cattolico, di questo Imperatore e ti attacchi disperatamente ad una storicità di avvenimenti medievali, senza lasciarti andare alla loro ambiguità. Per te non é giaggianese, per me si.
    Se durante la sua infanzia la coesistenza multietnica era declinante, cio’ non toglie che Palermo e non solo Palermo, portava ancora viva l’impronta di una raffinatezza ed di un’apertura, di un modo di vivere “diversi”, ma non incivili, anzi!
    E per me é davvero strano quando dici “mentre a corte si poeteggiava i roghi arrostivano” come se la particolarità di FedericoII, fosse stato l’arrostimento, invece no!, e come se alla Corte si facessero frivolezze, invece no!
    Non si trattava di poesie puerili, era un sapere filosofico spesso mimetizzato in un linguaggio in codice, dove dama, rosa e virtù, x gli inesperti erano dama, rosa e virtù, mentre x gli esperti era una ricerca alchemica, storica, filosofica, matematica, astrologica, medica. Non si trattava solo di poesia, ma dell’uomo nella sua totalità.
    Ecco che a Salerno l’università di medicina ne subisce i benefici influssi, Fibonacci da Pisa con la proporzione aurea messa in pratica nella costruzione di Castel del Monte, per non parlare di tutto lo stuolo di filosofi e sapienti andalusi ed arabi dai quali era sempre circondato. Anche il suo libro sugli uccelli sulla falconeria, riflette la complessità “eretica” di questo Imperatore.
    Non son mai andata a Castel dal Monte, ma sembra che al terzo piano ci sia anche un affresco con Alessandro il Grande, é vero?
    ciao

  63. mirkhond scrive:

    “ti attacchi disperatamente ad una storicità di avvenimenti medievali, senza lasciarti andare alla loro ambiguità.”

    Il fatto che fosse una persona colta, non toglie che Federico II sia stato quantomeno un personaggio controverso e ripeto, figlio del suo tempo. Se poi per te le cose sono diverse, questo esula dai miei studi e comunque capisco lo sconcerto nei confronti di chi dice cose sgradite nei confronti di un immaginario federiciano che è frutto di una MISTIFICAZIONE non più vecchia del XVIII secolo, un immaginario TETRAGONO di fronte agli esempi mostrati e che CONTRADDICONO questo immaginario.
    L’ambiguità come la chiami, non è sempre qualcosa di positivo, ma spesso inquietante….
    Federico II NON è il padre del libero pensiero.
    ciao

  64. Jam scrive:

    … no, non é il padre del libero pensiero, ma ha contribuito al libero “delirio”.
    Castel del Monte, un castello ottagonale come osservatorio astronomico, come ottagonale del resto era la torre sul monte Negharkhanesh fatta costruire dal seljukide Toghrol Beyg, astronomia del cielo terrestre-zahir, e del cielo del cuore esoterico-batin.
    Ottagonale perché non appartiene alla terra ma all’ottavo cielo e all’ottavo clima quello di Hurqalya. Castel del Monte dove soffia la brezza dell’ottavo clima, la terra con la roccia di smeraldo, la terra dove Al’Khadir ama soggiornare.
    L’ottavo cielo dove Dante fece il viaggio della Divina Commedia, ed il Profeta Mohammed il viaggio notturno, fino al lotus del limite.
    Castel del Monte é l’inizio del Mundus Imaginalis dalla riverberante calma paradisiaca. Non é un castello, non é un tempio é soltanto una fotografia del futuro, in un luogo del passato…
    ciao

  65. mirkhond scrive:

    Conosco poco Castel del Monte. Ci sono stato una volta da piccolo con i miei genitori e varie volte l’ho intravisto di passaggio.
    Non sono uno storico dell’arte e effettivamente Castel del Monte costituisce un enigma per gli studiosi. Pare che lo stesso Federico II che cominciò a farlo erigere nel 1240, non vi avesse mai abitato, ma vi aggiunse molto materiale di spolio come reperti di epoca romana.
    Tieni presente che il castello in seguito venne saccheggiato ed adibito a prigione, e poi a covo di briganti, per cui non è agevole stabilire ESATTAMENTE come doveva presentarsi all’epoca degli ultimi anni di Federico e dei suoi successori.
    L’ipotesi che oggi trova un certo credito nella storiografia accademica è che si trattasse di un simbolo, di un’enorme corona di pietra dominante sulle Murge, simbolo del potere regale di Federico sul suo regno.
    ciao

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