Domanda a due amiche

Immaginatevi un bando di un ente che ha dei soldi da buttare, che riguarda giovani dai 14 ai 18 anni.

A questi bandi, si risponde di solito scrivendo un progetto che contiene molte volte le parole sostenibile, disagio, inclusione e solidale, per portarsi a casa quattro soldi.

Di norma, si fa con un “percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento” “(PCTO), che è una di quelle denominazioni che fa venire voglia di scappare su un altro pianeta.

Il Bando lo redigi assieme a una Scuola, anzi a una istituzione scolastica, che ti presta un certo numero di minorenni per un certo numero di ore.

Chiamo a raccolta due amiche, molto diverse e molto simili.

Una è una ginecologa in pensione, l’altra una naturopata che fa nascere i bambini con le sue mani. Hanno storie diverse, età diverse, linguaggi diversi, teste diverse, e cuori simili.

Immaginate di trovarvi per un anno scolastico a fare qualcosa con un gruppo di giovani, in grande maggioranza di sesso femminile, che frequenta un liceo delle scienze umane (alias, magistrali).

Iniziate scrivendo inclusione, genere, sostenibile, disagio e mi assumo ogni responsabilità anche in caso di caduta di asteroide, va bene…

Ma davanti avete delle persone piccole, energiche e delicate, che pochi anni fa correvano e giocavano e si raccontavano storie.

E che oggi hanno genitori che almeno una volta su tre hanno litigato pesantemente, e ciascun ex-coniuge con i suoi avvocati conduce una guerra contro l’altro; e tutte vivono in un’atmosfera totalmente artificiale, a temperatura costante.

Le persone piccole hanno un’intelligenza incredibile e una gran voglia di vivere, ma scarsa discrezione, quella cosa che cercava di dire a Biancaneve di diffidare di anziane signore che ti regalano mele.

Molte stanno iniziando a maltrattarsi i polmoni con il tabacco (ma la vita è lunga e la morte ancora non esiste), e stanno tutte attaccate giorno e notte allo smarfo che i genitori (prima di divorziare) hanno messo loro in mano poco dopo la fine dell’allattamento.

A parte il fatto che c'è una ditta in California che trasforma in merce ogni pensiero di una fanciulla di San Frediano 

a parte il fatto che a livello neurologico, come mi faceva notare oggi un insegnante di sostegno, la mente si frammenta in uno stato delirante

lo smarfo fornisce risposte istantanee alle domande. Che sono tantissime.

Alla base della nostra esistenza, c’è il sesso: parente di sezione, vuol dire semplicemente ciò che taglia, che divide in due la nostra e tutte le altre specie di mammiferi.

Confondiamo questa divisione con l'atto che a volte unisce i sessi (in inglese il primo uso attestato di sex nel senso di atto è del recente 1906) e quindi le personcine perbene, o politicamente corrette, usano genere, che invece è un termine grammaticale.

Io sono di sesso maschile, e quindi mi permetto solo fino a un certo punto di dire cosa provano le persone di sesso femminile.

Ma vedo che i corpi di donna creano spesso problemi paurosi alle loro portatrici.

E “14 a 18 anni” è per loro un’età spesso di angosce e di panico, dove cose bellissime del passato infantile svelano il loro lato oscuro, di insicurezza e di sfide; dove l’unica guida sono (spesso) delle iutiubber che sullo smarfo, raccomandano pratiche suicide – se ti senti male come donna, zàcccati via le tette e fatti uomo!

O in modo meno catastrofico, ma più diffuso – ti insegnano a sentirti una tecnostruttura, un prodotto della mente e dell’astrazione, e non il corpo che tu sei. Un corpo che non è fatto solo di sport, ma anche di respiro, di ciò che scambiamo incessantemente con il resto del mondo.

Ora, chiedo alle due amiche.

Immaginatevi di poter trasmettere il bene e il male del vostro vissuto e delle vostre conoscenze, per un inverno, a una o due classi, formate in grande maggioranza da persone di sesso femminile.

Cosa vorreste comunicare alle loro menti e ai loro corpi, che trasformi l’essere donna da disagio in miracolo?

Come lo fareste, nelle parole e nei fatti?

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165 risposte a Domanda a due amiche

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    Sono maschio, ma padre di figlia femmina. Cosa direi per mostrare alle ragazzine che essere donna è (o almeno può essere) un miracolo?

    Direi quanto segue.

    Avete dalla natura una capacità di ascoltare. Nasce col fatto che, potendo mettere al mondo figli e allattarli, dovere percepire prima di ogni altro il disagio del bambino: la fame, la sete ecc. Questa vostra capacità vi mette un gradino sopra i maschi per quanto riguarda l’empatia.

    A differenza vostra, un maschio deve fare sempre i conti con la propria voglia di vincere una competizione, che a sua volta gli viene dalla necessità imposta dall’evoluzione di trovare una donna cui dare i propri geni.

    Una donna può assimilare il comportamento maschile (avete visto “Soldato Jane”?), ma non vi è obbligata dalla natura. Invece una donna la predisposizione all’empatia ce l’ha dalla biologia.

    E l’empatia e’ una chiave del futuro, tanto quanto la voglia di competere.

    Magari non mi credete ancora perché sono maschio e soprattutto perché sono più vecchio di voi, ma l’empatia è il super potere che non sapevate di avere.

    Sotto le stelle non c’è n’è di maggiori.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

    • Andrea Di Vita scrive:

      dovere=dovete

    • Roberto scrive:

      Non saprei, a me sembra di essere più empatico della maggior parte delle donne che conosco e al di fuori del campo da basket ho una voglia di competere pari a zero (mi piace molto di più, cioè infinitamente di più, lavorare in gruppo e raggiungere un risultato insieme, il risultato solitario mi da la stessa scarsa soddisfazione dell’onanismo)

      No io come dico sotto lascerei perdere davvero la retorica del miracolo e dell’essere meraviglioso…anche come tecnica di corteggiamento funziona così così. Cioè se dici ad una tipa sei un essere meraviglioso magari alla fine te la da. Se le dici vuoi donne siete tutte meravigliose….mmmmh

      • Peucezio scrive:

        Forse “empatia” non è il termine giusto o andrebbe meglio precisato.
        Esiste una naturale capacità accudente femminile, primaria, biologica, che si esprime in una forma di affettività speciale, capace di mettersi in comunicazione con le corde più profonde di ogni persona a dei livelli secondo me cui l’uomo non attinge.

        Perché c’è questo culto della madre, dispensatrice di amore incondizionato, oggetto di nostalgia struggente per gli uomini attempati che l’hanno persa, e non nella stessa misura per il padre?
        Non è solo letteratura, nella musica (che comunque viene scritta da qualcuno in carne e ossa): lo vedo quando parlo con miei amici più attempati di me, che l’hanno persa.

        Forse le donne d’oggi non sono più così, non lo escludo. Ma lo sono state praticamente dall’alba dell’umanità.

        • Roberto scrive:

          Peucezio

          “ Esiste una naturale capacità accudente femminile, primaria, biologica, che si esprime in una forma di affettività speciale, capace di mettersi in comunicazione con le corde più profonde di ogni persona a dei livelli secondo me cui l’uomo non attinge”

          Metterei alla fine di questa frase un punto di domanda

          E sul culto della madre, boh mi chiedo fino a che punto non sia un gigante sto millenario costrutto sociale

          • PinoMamet scrive:

            OMDAR

          • Peucezio scrive:

            Ma che traumi avete subito…?
            Questa è la natura, è l’esperienza comune praticamente di tutti, con poche eccezioni patologiche.

          • PinoMamet scrive:

            Cioè la tua esperienza è che tutte le donne che hai incontrato hanno una “speciale affettività ” e si mettono “in contatto con le corde più profonde ” di ogni persona??

            Beato te… si vede le stronze le conosco tutte io 😉

            Aldilà dello scherzo, non si tratta di stronzaggine, ma di normalità.
            E non tirare in ballo il fatto che le donne di oggi sarebbero cambiate per il femminismo o che altro: prima di tutto contraddice quanto scrivi qua, poi è impossibile da provare quindi argomento fallace, e infine ho conosciuto “donne di ieri” né più né meno di te, e non mi sono sembrate tutte ‘sto miracolo di empatia..

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “Cioè la tua esperienza è che tutte le donne che hai incontrato hanno una “speciale affettività ” e si mettono “in contatto con le corde più profonde ” di ogni persona??”

              Sì.

              O, articolando meglio, devo proprio tirare fuori ciò che mi hai chiesto di non tirare fuori.

              Semplificando al massimo massimo ci sono due categorie di donne:

              1) le donne di una volta, le madri, nonne, ecc., che incarnano ciò che dico, e
              2) le rompicoglioni nevrotiche di oggi (non tutte ovviamente!).

            • Peucezio scrive:

              Ma il femminismo c’entra poco e niente, c’entra il benessere.

            • PinoMamet scrive:

              Mah, la kus esperienza è radicalmente diversa.

              Peraltro neppure oggi le donne mi paiono tutte rompicoglioni nevrotiche.

              Se penso a zie, prozie o comunque “donne di una volta “, tutta questa empatia che dici tu non la ricordo per niente.
              Semmai ne ricordo meno: basandomi sui miei ricordi ed impressioni, che è sbagliato ma è come fai tu, direi anzi che alle donne “di una volta” emozioni, empatia, mettersi in contatto ecc. sembravano “delle grandi coglionate “, come avrebbe detto zia Rosalina detta La Rosälba.

              Ma “una volta ” non è mai esistita, e se trovi diverso l’aborigeno dal newyorkese, non vedo perché mettere insieme Santa Caterina da Siena e La Rosälba.

              • PinoMamet scrive:

                La “mia” esperienza, ovviamente.

                Scrivo dal cellulare, scusami.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                capisco a che tipi di personaggi ti riferisci. Anche mia nonna era poco empatica in questo senso.
                Non facevano cerimonie, erano ruvide, a tratti scostanti.
                Ma sapevano d’istinto quali erano le istanze affettive elementari, biologiche direi dei bambini.
                E più in generale con la loro pazienza, operosità, radicamento nella concretezza delle cose, erano di sostegno fondamentale alla famiglia, agli uomini, ecc., spesso con grande sacrifico e abnegazione di sé.

                “Peraltro neppure oggi le donne mi paiono tutte rompicoglioni nevrotiche. ”

                L’ho scritto infatti.

                “Ma “una volta ” non è mai esistita”

                Non sono d’accordo.
                Esiste un’infinita varietà di epoche e culture.
                Ma c’è uno specifico delle società industriali e postindustriali moderne che crea una frattura con tutta l’umanità e con tutte le tradizioni da sempre, rompendo equilibri ancestrali.
                Ricordi quando Pasolini notò che nella Bibbia si descriveva un mondo agricolo con cui i bambini cresciuti ancora fino agli anni ’40-’50 avevano famigliarità e quelli cresciuti col consumismo no, per la prima volta nella storia umana?
                È uno schematismo: c’è sempre stata gente che non si è occupata dell’agricoltura. Ma per il resto la modernità pone degli unica assoluti.
                Pensa al nascere in ospedale, al fatto che si possa non allattare i bambini, al fatto che si possa comunicare a distanza, coprire distanze con una velocità inedita nella storia, vedere immagini e sentire suoni non reali, prodotti nel luogo dove ci si trova.

            • Roberto scrive:

              Non so nella mia esperienza di donne di una volta ci metterei le nonne, alle quali volevo comunque molto bene, famose per la frase “stai piangendo? Adesso ti do io un motivo per piangere” pronunciata con il battipanni in mano.
              Me le ricordo molto energiche, ruspanti, a modo loro affettuose, ma empatia davvero zero.
              Quelle di mia moglie…la tedesca non ne parliamo proprio…la francese era una brava donna borghese e molto educata, ma con quell’educazione dell’epoca che prevedeva regole tipo “a tavola i bambini non parlano se un adulto non gli rivolge la parola”

              Per me l’empatia inizia davvero in epoca molto più recente, con lo sdoganamento dei sentimenti…e non è affatto una cosa data a tutte le donne

              Se poi forse, e scrivo un forse grande come una casa e per amore della discussione, questa empatia della mamma che tocca le corde profonde del figlio esiste…beh certo non riguarda i terzi, almeno a giudicare dalla massa di stronze prive di qualsiasi empatia che ho incontrato (ad onor del vero né più né meno che gli uomini)

              • Peucezio scrive:

                Forse il termine “empatia” svia, perché è molto contemporaneo e riguarda l’empatia fra adulti.

                Si tratta invece di qualcosa di più primitivo, affettivo, istintivo, di accudimento primario.

                Non capisco bene il tuo “forse”: praticamente tutti gli uomini attempati che conosco (cioè la maggior parte dei miei amici, vista l’età media delle mie frequentazioni) hanno una nostalgia profondissima della madre.

                E d’altronde è una cosa tematizzata non solo dalla letteratura alta, che può essere estetizzante, fare riferimento a topoi astratti, ma anche dalla canzone d’autore (penso a quella dialettale, che conosco meglio) o comunque da espressioni creative più semplici.

              • Peucezio scrive:

                E non parlo di testi convenzionali, nutriti di topoi, appunto, ma di quei testi che sono la chiama manifestazione del sentire dell’autore.

                Cito questa perché è una delle espressioni creative che coltivo di più, non per altro.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Sì, ma la nostalgia è più che altro dovuta al ruolo sociale che la madre rivestiva nella distribuzione dei compiti in famiglia: la madre doveva seguire i figli, per cui naturalmente si instaurava un rapporto più stretto con lei.

              • Roberto scrive:

                Peucezio

                “ tutti gli uomini attempati che conosco […] hanno una nostalgia profondissima della madre.”

                Tutti gli uomini e donne di qualsiasi età che conosco hanno una profonda nostalgia della madre…ma come scrivevo sopra, questo è indicativo di un legame figlio/a => madre non di una particolare empatia delle donne

                Ricordiamo che la tesi di partenza è l’esistenza di una speciale capacità accidente, affettività, empatia che sarebbe tipica delle donne, e non riguarda i figli, ma una speciale capacità di connettersi con il prossimo

                Ora facendo la tara alle costruzioni dei massimi sistemi basate sull’esperienza personale, tutti e due vediamo che esiste questa nostalgia dei figli verso le madri, ma non la speciale affettività delle donne che io non ho mai visto e tu stesso ammetti essere esistita fino ad un certo punto è poi sparita.

                Io appunto ne deduco che questa affettività speciale esiste nella poesia ma non nella realtà

              • paniscus scrive:

                “la frase “stai piangendo? Adesso ti do io un motivo per piangere” pronunciata con il battipanni in mano.”—–

                L’equivalente del “guarda che piglio la mescola!” di una delle mie, di nonne, laddove “mescola” equivale appunto a mestolone di legno rigido da usare come bacchetta per picchiare.

                Ovviamente, non l’ho mai vista usarla davvero, se non un’unica volta in maniera completamente virtuale, cioè inseguendo per qualche metro di corridoio il più discolo dei miei cugini, con l’arma brandita, ma senza poi toccarlo realmente…

          • PinoMamet scrive:

            Prevengo (perchè ormai ti conosco 😉 ) anche l’altra obiezione:

            non sono io che penso che le persone sono sempre tutte uguali.

            Penso un’altra cosa, invece, cioè che la variabilità individuale è, in ogni epoca e in ogni luogo, più grande di quella “di gruppo”.

            Naturalmente quando si parla alla buona, o spannometricamente, si possono individuare delle macro-tendenze, diciamo così, che sono quelle da cui partono poi le generalizzazioni, gli stereotipi e le barzellette.

            è una tendenza generale delle donne quella di essere più accudenti o gentili?
            Mah, se devo giudicare dalla mia esperienza, anche con signore anziane, direi… no.

            è una tendenza delle madri, verso i propri figli; e non tutte.

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “Penso un’altra cosa, invece, cioè che la variabilità individuale è, in ogni epoca e in ogni luogo, più grande di quella “di gruppo”.”

              Mah…

              Se mi dici che due italiani di oggi sono mediamente più diversi fra loro di quanto non siano con due francesi o due tedeschi, ti dico di sì.

              Ma se il paragone è fra culture realmente diverse, no, credo che gli aborigeni, pur con tutte le loro differenze individuali, siano (fossero, almeno una volta) più simili fra loro che con gli australiani bianchi.

          • roberto scrive:

            guarda secondo me è più facile vedere un legame figlio-madre, dal quale potrei in effetti far discendere una generalizzata nostalgia struggente aut similia anche nei confronti di madri che sono o erano delle emerite teste di cazzo

            poi ci sono, e si sono sicuramente sempre state, mamme materne, mamme che odiano i figli, mamme che se ne fregano, donne che non ci pensano neanche a voler figli, donne prive di ogni tipo di empatia, donne super empatiche…insomma come dice pino la variabilità individuale è enorme, e l’invariabilità del gruppo a me sembra spesso legata a costrutti sociali…per farla breve, a chiunque fa schifo cambiare i pannolini ed ecco che magicamente il compito viene assegnato ad un gruppo, indorando la pillola con la storiella della dea madre accuditrice

            • Peucezio scrive:

              Sì, posto in questi termini posso condividere, direi.

            • Peucezio scrive:

              Aggiungo però – e non me ne frega un cazzo se vi sembrerà un luogo comune: spesso, non sempre, sono veritieri – che la donna è come il sostegno, la base, la quotidianità che alimenta silenziosamente la realtà, mentre l’uomo è lo slancio, l’iniziativa, l’eccezione, l’aspetto visibile, il protagonismo.

              In questo lavoro paziente e poco visibile, che secondo me è la vera ossatura del mondo e della società, sta molta della nobiltà della donna.

              E oggi risuccede in forme diverse. Tutte queste figure di professioniste un po’ anonime, diligenti, attente…

              • roberto scrive:

                se mi permetti la battuta, ti consiglio di vivere in questa illusione e di non sposarti mai

                🙂 🙂 🙂

              • roberto scrive:

                ma battute a parte

                “la donna è come il sostegno, la base, la quotidianità che alimenta silenziosamente la realtà, mentre l’uomo è lo slancio, l’iniziativa, l’eccezione, l’aspetto visibile, il protagonismo”

                …non ti sembra che più che stereotipo sia semplicemente il ruolo sociale? cioè la riproposizione del modello “tu donna cucini tutti i giorni ed io uomo faccio il pranzo della domenica, quando ci sono ospiti”?

              • Peucezio scrive:

                No, perché come ho spiegato si ripropone in altre forme anche nelle società contemporanee, nei ruoli lavorativi e in tanti altri aspetti.

                Ci sono i ruoli sociali, ma qui secondo me parliamo di un dato di natura, di indole femminile e maschile.

            • Peucezio scrive:

              Semmai – io avrò quella opposta –

              mi colpisce questa vostra, non dico ossessione, ma quantomeno insistenza sul voler ridimensionare le donne o comunque rompere una certa retorica, a volte un po’ stucchevole, d’accordo, su di loro.
              Sembra un tema che vi sta molto a cuore.

              Non capisco se è reazione contro un certo conformismo femminista o invece contro una certa divinizzazione galante d’antan della donna o, insomma, da dove viene.

              • roberto scrive:

                attenzione però, io non voglio per niente ridimensionare le donne, ma giusto dire che non sono un miracolo, non hanno poteri speciali , non sono esseri straordinari…il che se ci pensi non è un “ridimensionare” ma un semplice “umanizzare” che secondo me è una cosa positiva non negativa

                e si, mi stanno soverchiamente antipatici sia il femminismo attuale (non quello sacrosanto della parità dei diritti, ma quello delle donne migliori degli uomini) sia la divinazione d’antan, che mi sembra fondamentalmente infantilizzante

              • PinoMamet scrive:

                Un tema che ci sta a cuore??

                Ma vuoi scherzare, Peuce ‘.

                Qua nessuno parla di donne se non tu, a parte il post che stiamo commentando.

                Tu posti delle tue riflessioni, io e altri le nostre in risposta, ma non è (mi permetto di parlare al plurale) che ce ne freghi più di tanto.

                Solo perché non condividiamo la tua immagine un po’… angelicata della donna, non è che abbiamo losers opposta: semplicemente non siamo d’accordo con te.

              • PinoMamet scrive:

                L’ossessione opposta.
                Scusa il cellulare mi corregge mo’ pure in inglese…
                (Ho impostato una tastiera con tre o quattro lingue e a volte decide per conto suo…)

              • roberto scrive:

                beh, correggo il buon pino perché a me il tema sta a cuore, ma nel senso che indico sopra (non ridimensionare, ma rompere la retorica sicuramente si)

                credo che la retorica in generale mi stia proprio antipatica

                alla domanda di Miguel “Come lo fareste, nelle parole e nei fatti?” avrei istintivamente risposto che direi alla figliola “ricordati che non c’é l’hai solo tu” ma poi mi sono detto che forse non è il caso di scandalizzare i lettori
                🙂 🙂 🙂

              • roberto scrive:

                “non ce l’hai” scusate

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                “Solo perché non condividiamo la tua immagine un po’… angelicata della donna”

                La mia non è un’immagine angelicata.
                Vedo nella donna la struttura di base, essenziale e nell’uomo un’evoluzione successiva, secondaria.
                Quindi vedo la donna come una sorta di dato originario, di totalità prima dell’individuazione del maschio.
                In questo senso ci vedo una base divina, ma anche ctonia, materiale.
                Mentre l’uomo è separazione e individuazione per definizione. Ha una sua funzione, ma non è la struttura.

              • PinoMamet scrive:

                Mah… premesso che rispondo a queste cose perché ne parli tu, io non credo davvero che si possa dire che qualcuno è “ctonio “, o magari “uranico” o “mercuriale “…

                Gioviale sì 😉 , ma solo perché entrato nell’uso nel senso semplificato di “persona di buon carattere, allegro “.

                Davvero, queste definizioni hanno senso solo se ci crediamo, e nella misura in cui ci crediamo.
                A te la donna pare ctonia, e per te lo sarà, a un altro parrà diversa ma..
                sono impressioni individuali, fumo, nebbia, niente di solido.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “angelicata”

                Nella sua “Verkuendigung” (Annunciazione) il poeta Rilke fa dire dall’Arcangelo Gabriele a Maria:

                “Ich bin das Wasser, das Luft und der Raum
                Du aber bist der Baum”

                (Io sono l’acqua, l’aria e lo spazio
                ma Tu sei la pianta)

                Ciao!

                Andrea Di Vita

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Perché c’è questo culto della madre, dispensatrice di amore incondizionato, oggetto di nostalgia struggente per gli uomini attempati che l’hanno persa, e non nella stessa misura per il padre?”

          Non saprei: nella mia religione c’è il culto per un Padre che non ne ammette altri 😉

          • Peucezio scrive:

            Non m’importa granché della tua religione (che non ho mai ben capito qual è), io parlo di affettività, di carne viva, non di astrazioni.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Certo che non riesci a capire: tu prendi una manciata di stereotipi e tue suggestioni personali, le elevi a verità assoluta e tutto quello che devia da questa tua singolarissima ricostruzione del mondo ti diventa completamente incomprensibile.

              • roberto scrive:

                però non direi proprio che la visione di peucezio in questo caso sia singolare, tutt’altro….

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Peucezio ha, cosa abbastanza rara, una visione organica della realtà e questo è un suo frammento. È uno dei frammenti più mainstream, ma direi che non è facilissimo trovare qualcuno che condivida la sua visione di insieme.

              • Peucezio scrive:

                Io dico cose di comune buon senso.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Peucezio ha, cosa abbastanza rara, una visione organica della realtà e questo è un suo frammento. È uno dei frammenti più mainstream, ma direi che non è facilissimo trovare qualcuno che condivida la sua visione di insieme.”

                Beh, sì, direi che nell’insieme mi hai fotografato piuttosto bene.
                Diciamo che il concetto di “organico” è relativo: a me sembra di essere pochissimo organico, mi sembra di avere una visione del mondo incoerente, contraddittoria, ma vengo in effetti percepito come uno che ha una visione molto organica, molto più di quasi tutti.

              • PinoMamet scrive:

                Se posso permettermi, a me pare che tu perlomeno aspiri a una visione organica, di insieme, in cui tutto si tiene.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                vero.

                Ultimamente per varie ragioni ci riesco di meno, ma la cosa non mi frustra.
                Però, sì, la mia tendenza è quella.

            • Francesco scrive:

              Scusa ma sono in disaccordo: a un certo punto devi capire la carne viva, il che implica una certa quantità di astrazione.

              Per cui sai cosa è tua madre anche quando è lontana o è morta. E capisci cosa è una Madre anche quando la vita non te ne ha data una.

              Idem per il Padre.

              Insomma, ha ragione Platone: per essere davvero uomini, devi comprendere cosa è l’Uomo, non basta brancicare nel fango. E’ necessario ma non sufficiente.

              Ciao

    • PinoMamet scrive:

      Ma essere donna NON è un miracolo.
      Scendete per strada, cribbio: è pieno di donne! Donne ovunque, donne dappertutto.
      E fossero esseri speciali!
      La famosa modella di vent’anni, ma saggia dolce e paziente e soprattutto che la dà, ma solo a noi, che i maschi si immaginano quando parlano de “la donna”!

      Macché: è quell’impicciona della postina, è la vigilessa stronza, è la collega acida e la nonna in casa di riposo.
      Anche loro sono donne, e hanno diritto di esistere, e di starci liberamente antipatiche, come succede agli esseri umani.

      • Roberto scrive:

        Ecco…

        • Peucezio scrive:

          Mah,
          non capisco quest’ossessione di ribadire la parità dei sessi a vantaggio del proprio.
          Cos’è, reazione antifemminista?

          Come se il femminismo esaltasse la femminilità, quando invece fa il contrario.

          • PinoMamet scrive:

            ?
            non credo di aver parlato di parità dei sessi, nè tampoco 😉 di vantaggio del sesso maschile.

            Ricordo solo che le donne sono esseri umani, non supereroine o Madonne o dee dell’amore.

          • PinoMamet scrive:

            E non hanno nessun dovere di esserlo.

            • Moi scrive:

              Soprattutto, NON funzionano se (rap)presentate come delle Mary Sue 🙂 : significa farle diventare quanto più obsoleto e insulso ci sia nei personaggi maschili.

              • Francesco scrive:

                pienamente d’accordo

                credo sia la morte del femminismo, indicare come modello per le donne i peggiori difetti degli uomini, quelli per cui le donne “di una volta” ridevano tra loro degli uomini

                temo apra qualche spazio al becero maschilismo, anche , oltre che al buon senso

  2. “La donna, la donna, la donna…
    …O l’òmo?!”

    Primo…!!

    • Fuzzy scrive:

      Il tofu è un’alternativa.
      Meglio ancora fagioli, ceci, lenticchie, ortica e molto altro che non rientra negli stereotipi
      della carne tutta più o meno uguale ed insapore.
      Comunque sulle alternative sono molto d’accordo.
      Una volta si diceva “gli alternativi” per indicare gente vagamente di estrema sinistra.
      Il problema è che appena uno ha il coraggio di esistere viene immediatamente condannato per associazione a delinquere.
      E non parliamo del controllo capillare cinese
      con le telecamere e i cani robot.
      E alla fine, finalmente, regnerà la pace e la normalità.
      Occidente e oriente oramai sono affetti dallo stesso male. La mancanza di alternative.
      Il fatto è che nessuno sa in che direzione stia andando. In fondo, cosa c’è di più rispettabile di un missile con testata nucleare? Roba che richiede investimenti, ricerca scientifica, controllori, politici, economisti….che bello il missile sulla testa….
      no, ma non parte, figurati se parte….

      • Fuzzy scrive:

        O forse avremo a che fare con dei Furby che ascolteranno le nostre confidenze e troveranno il modo di farci fare amichevolmente quello che vogliono loro.
        E allora, che cosa dire alle disorientate ragazze?
        Io direi di praticare la meditazione trascendentale. Svuotare la mente. Accostarsi al vuoto. Essere una pagina bianca.

        • Roberto scrive:

          Io avrei il consiglio diametralmente opposto: fate mille cose, riempitevi ogni minuto della vostra vita per non avere tempo da pensare a chi vi dice che siete un miracolo, o inadeguate…e soprattutto lasciate perdere il tofu

        • Fuzzy scrive:

          Questa volta mi tocca copincollare un pietrone.
          Da qui
          http://www.psicologoaurelio.it/il-consumismo-fa-male-alla-mente/
          Una certa urgenza ed emergenza prendono il sopravvento, accompagnate, osserva Bauman, dalla rapidità dei cambiamenti, ma soprattutto dalla necessità di obliare il prima possibile gli oggetti precedenti divenuti sorpassati (disinvestiti), ma anche, per estensione, le situazioni relazionali, le precedenti agglomerazioni identitarie. Tutto sembra funzionare per agglomerazioni temporanee che si succedono con una rapidità ed una quantità simile alla enorme mole d’informazioni e comunicazioni dei media, anch’essa tale da doversi necessariamente e drasticamente selezionare ed obliare.

          In tal fluido in cui noi tutti nuotiamo chi si ferma è perduto, è vietato cioè sfuggire alla tirannia del presente fermandosi in un’identità stabile, in stili di vita sobri, disimpegnati dalla corsa, pena l’esclusione certa da ogni processo sociale, e dunque da ogni criterio di idoneità sociale e personale.

          La forma assunta dalla temporalità, come cioè viene declinato e vissuto il tempo dell’homo consumens, ci racconta del crollo della dimensione dell’attesa, della sospensione, del differimento (il tempo del pre-conscio, come direbbero gli psicoanalisti), per far posto ad una bassa tolleranza delle frustrazioni, ma anche dei conflitti che, come ci avverte Bauman, richiedono tempo e pazienza per essere affrontati. Tempo e pazienza non ce n’è più per nessuno.

          Il flusso veloce del tempo corrisponde quindi al passaggio rapido degli oggetti, ma anche alla costante mobilità dei legami sociali e delle identità intercambiabili, ci si ritrova dunque a re-inventarsi dentro nuovi contenitori sociali, dentro nuovi amori, dentro nuovi stati mentali, dentro nuove rappresentazioni di sé.

          Il mondo appare allora come un enorme “contenitore di parti di ricambio” dove rifornirsi di continuo per modellare e aggiustare la propria immagine, ideale, rappresentazione di sé e degli altri, per integrare il proprio bagaglio di gadgets ed umori.

          Bauman sostiene che, nel processo di aggiornamento continuo delle parti da integrare e ricambiare, i sentimenti congiunti di onnipotenza e deresponsabilizzazione dettati dalla società dei consumi determinino diverse alterazioni del tessuto sociale nella direzione della disaggregazione e distruzione delle trame psicosociali e, di conseguenza, degli stati mentali degli uomini. Ci si disfa dei legami sociali e li si consuma e sostituisce, esattamente come accadrebbe con qualunque altro oggetto di consumo.

          Resta da chiedersi se il consumismo preveda “alternative” o il trovarsi di fronte a una pagina bianca.
          Il Tofu in se è un alimento privo di sapore che può essere insaporito e far da base a molte diverse varianti alimentari.
          In un certo senso assomiglia alla carne. Tranne l’essere molto più politicamente corretto.

            • Fuzzy scrive:

              Ne ho letto tre quarti più le conclusioni.
              Non è il mio genere.
              Se non si fosse capito io sono sicuro che questo Sistema crollerà. Non il mondo.
              Giro giro tondo….no.
              Se crolla può essere un dramma o piuttosto un nuovo punto di partenza. Una pagina bianca. Se io dico che una casa rotonda in terra cruda può essere un’opzione, questa è una cosa che immagino e scrivo sulla mia pagina. C’è chi lo ha pensato prima di me, e magari quella casa l’ha già costruita (il 40% circa delle case nel mondo sono in terra cruda).
              Io mi attengo fondamentalmente al criterio dell’opzionalita’. Come ho già scritto varie volte, viene dal libro di Taleb “Antifragile”. E perché poi bisognerebbe amare la fragilità come questo che hai linkato tu? Per me il nostro “terminator” o è scemo o è un gran furbone.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Una pagina bianca”

                Mettiamo che domani brucino gli Uffizi. Mi farebbe un po’ specie se qualcuno dicesse “è una pagina bianca” o se la cosa rilevasse solo in un dibattito sul futuro della città di Firenze: non sarebbe così che verrebbe intesa dalla quasi totalità del genere umano.
                Anche perché la distruzione totale degli Uffizi non impedirebbe l’esistenza di ulteriore arte a Firenze, bene o male la città continuerebbe ad esistere (la città sopravvive anche alla scomparse del 90% della sua popolazione, alla distruzione delle reti civiche superstite e via dicendo) e in qualche modo il Sistema si adatterebbe.
                Ma non sarebbe questo il punto.

              • Fuzzy scrive:

                Gli Uffizi
                E che ci vuoi fare se oramai sono bruciati?
                E come lo reinventi? Ti metti davanti a una tela bianca.

              • Fuzzy scrive:

                Oh, cavolo, mi è partito il commento mentre ancora lo “elaboravo”
                Non lo so. Tra l’altro non ho capito bene cosa you Tarvisii volessi dire.
                C’è quel punto che non è il punto. Non ti basta di avere già due puntini sulle i?

          • roberto scrive:

            fuzzy

            “Il Tofu in se è un alimento privo di sapore ”

            e con questo direi che la discussione è chiusa…vorrei solo aggiungere che ha pure una consistenza disgustosa ma non voglio infierire

            non capisco invece come una cosa che consideri, anzi è, priva di sapore possa essere avvicinata alla carne che di sapore ne ha quanto ne vuoi

            🙂

            • Fuzzy scrive:

              La carne è insapore come il tofu e in più è anche dura da masticare. Infatti il tofu si può tagliare con una semplice forchetta, mentre per la carne occorre necessariamente il coltello. A meno che non la strappi coi denti.
              Solo per limitarci all’aspetto gastronomico.
              Io non mangio né tofu né carne.
              Di solito unisco dei fagioli alle verdure (a foglia verde e/o cipolle, cavolo broccolo, carote, patate il tutto al vapore).
              A volte ricotta. Spesso metto insieme farro e lenticchie. Quando poi arrivano
              i pomodori aggiungo pure quelli in varie modalità.
              La verdura non si abbina con la carne, secondo una mia personale teoria, e neppure col pane, perché hanno consistenze diverse.
              Che altro dire? Vedo in te una certa predisposizione a diventare vegetariano. Ma non aver fretta. Le cose vengono da sé.

              • Francesco scrive:

                in effetti parlare di carne insapore … forse del pollo di plastica in un ristorante asiatico

                in generale non è affatto insapore ed è pure molto buona

              • Roberto scrive:

                Come la verdura non si addice alla carne o al pane!?!

                Ma il panino salsiccia e friarielli non l’hai mai mangiato!?!

                🙁

            • PinoMamet scrive:

              La carne non è affatto insapore.

              • Fuzzy scrive:

                Una volta vicino al prete c’era sempre il sacrestano “Ch’al scusseva al campanin”.
                Anche adesso, ma forse non si chiama più “sacrestano”. È un mio vecchio compagno di scuola.

              • PinoMamet scrive:

                Sì, come ti pare.

    • Moi scrive:

      La dòna qvànd la vol, l’ òman qvànd al pol …

  3. Roberto scrive:

    Direi di farsi meno seghe mentali e di venire con me a fare una passeggiata nel bosco

  4. Giovanni Marinelli scrive:

    Per me la cosa più importante da trasmettere ai giovani e alle giovani interessate è il valore della verità e il rispetto e l’accettazione per la propria verità – in continua evoluzione e crescita, esattamente come succede a tutti gli altri.

    “Christian, Jew, Muslim, shaman, Zoroastrian, stone, ground, mountain, river, each has a secret way of being with the mystery, unique and not to be judged.”
    ― Rumi

    In un’epoca segnata dalla continua e pervasiva manipolazione dell’attenzione, è a mio avviso di fondamentale importanza insegnare a chi viene in questo mondo e inizia a diventare autonomo la capacità di rimanere in ascolto di sé in mezzo alla tempesta di stimoli a cui siamo incessantemente sottoposti, per non essere foglia nel vento :

    Una carissima amica mi raccontava che quando il Buthan decise di aprirsi al mondo, i saggi del Paese si chiesero come evitare che la loro cultura e ciò che considerano importante venisse spazzato via dalla globalizzazione e dal turismo, e giunsero alla conclusione che era necessario insegnare ai giovani a restare consapevolmente in contatto con il loro centro. Il bando per la creazione di un nuovo sistema di istruzione nazionale fu vinto – secondo quanto mi ha raccontato Morena Selva che frequenta l’India da molti anni – da “Alice Project”, un progetto educativo nato nel Nord Italia vari decenni fa, che attualmente si è diffuso in varie parti del mondo e gestisce scuole – come quella di don Milani a Barbiana – in una delle zone più povere dell’India, con ottimi risultati in termini di profitto scolastico e di crescita interiore di studentesse e studenti.

    “Conoscenza. Pratica. Esperienza” raccomanda il leggendario Maestro sufi Jalal al-Din di Balkh (attuale Afghanistan) chiamato in Occidente “Rumi”: molte cose potrebbero essere fatte, all’interno e all’esterno della scuola, per insegnare ad essere sé stessi nel modo migliore, libera y responsabilmente : nelle scuole di “Alice Project” ragazze e ragazzi, tra le lezioni curricolari, cantano, meditano, riflettono sulla percezione della realtà e sui filtri mentali che la distorcono, apprendono gli insegnamenti delle varie religioni del mondo e vengono stimolati all’autocoscienza e a esprimere agli altri come si sentono e perché – tutte cose che aumentano la loro presenza, la motivazione allo studio, la serenità con cui vi si dedicano e la partecipazione attiva alle lezioni – e tutto questo permette naturalmente di raggiungere anche ottimi risultati didattici.

    Ai cittadini, trovo, fa molto bene riprendere contatto con la Natura o iniziare a scoprirla di persona: sono infinitamente grato ai capi scout del gruppo Firenze 2 che quando ero piccolo ci portavano a camminare in montagna, a dormire sotto le stelle e cucinare sul fuoco – quando il contatto diretto con la Natura entra a far parte della nostra gioventù, per tutta la vita la nostra parte bambina sarà felice di camminare nei boschi e sui monti, di osservare il fuoco e le stelle e di fare il bagno dei torrenti – anche da grandi – e naturalmente si impegnerà a proteggere la nostra Terra per amore della sua meravigliosa ricchezza che si manifesta ai nostri occhi in ogni pietra, fiume o albero, negli animali e nelle piante, in ogni donna e uomo che incontriamo sul nostro cammino.

  5. Roberto scrive:

    Ps. In modo totalmente secondario, sul fumo….almeno qui da queste parti non fuma davvero più nessuno…l’anno della maturità di mia figlia erano 1 su 30 a fumare

    Però nelle sezioni italiana e francese fumano evidentemente di più

    Chi fuma inizia decisamente più tardi non a scuola

    • PinoMamet scrive:

      Da ‘ste parti cominciano ancora a scuola, nel cortile interno dove è vietato fumare.

      Sospetto che se levassero il divieto diminuirebbe subito il numero di fumatori.

      • paniscus scrive:

        Personalmente, io ho avuto l’impressione contraria.

        I problemi con la trasgressione del divieto di fumo a scuola (divieto totale, anche negli spazi aperti, cortili e giardini) li ho visti solo per un brevissimo periodo, al primo anno dell’entrata in vigore della normativa, cioè quasi 10 anni fa, e solo da parte di ragazzi grandi, degli ultimi anni delle superiori, che già da prima erano abituati a fumare , e che non si capacitavano del perché di punto in bianco non fosse più consentito.

        Ma il ricambio generazionale dei frequentatori delle scuole è talmente veloce che nel giro di due o tre anni nessuno si ricorda più di come fosse la situazione prima.

        Per cui, se in prima superiore adesso arrivano ragazzi che per tutte le elementari e le medie non hanno mai visto nessuno fumare nei cortili di scuola (nemmeno insegnanti o altri lavoratori adulti), e che fin dall’inizio hanno interiorizzato il concetto che a scuola non si fuma, il problema non si pone più.

        E penso francamente che questo abbia un effetto benefico sulla prevenzione delle dipendenze, perché anche il quindicenne che già ha iniziato a sfumacchiare fuori nel tempo libero… se dà per scontato che per tutto il tempo dell’orario scolastico la cosa non è nemmeno contemplabile, va a finire che complessivamente funa di meno.

        • Fuzzy scrive:

          Veramente io ricordo quando a scuola a fumare erano gli insegnanti.
          Ne avevo un paio che tra Leopardi, Dante o la Partita doppia, fumavano come ciminiere.
          Ogni tanto si vedono certe trasmissioni su rai storia dove tutti, ospiti e conduttori, fumano.
          Mio padre era un fumatore compulsivo di nazionali senza filtro.
          I miei amici fumavano. Quando si era tutti insieme il fumo si poteva tagliare col coltello
          Fabbriche fumanti, camini fumanti, tubi di scarico da motore diesel alimentato con gasolio agricolo. Pizzerie piene di fumo…
          E che cavolo….ma che inquinamento c’era a quei tempi? Dico negli anni 70’….

          • paniscus scrive:

            Il fumo dentro gli edifici scolastici (aule, corridoi e uffici) è vietato da almeno 30 anni o forse anche 40. La novità degli ultimi 10 anni è che il divieto si sia esteso anche a tutto il comprensorio della scuola, le cosiddette “pertinenze”, quindi anche giardini, cortili e campi sportivi all’aperto.

        • Peucezio scrive:

          Mi chiedo comunque come si concili un divieto di fumo all’aperto con un’idea liberale e non paternalistica di società e di legge.
          Che fastidio do se non recare danno a me stesso?
          E, almeno se sono maggiorenne, avrò pur diritto di avere abitudini poco sane?

          • paniscus scrive:

            Infatti non vale per TUTTI gli spazi all’aperto, ma (nel caso specifico) per gli spazi all’aperto appartenenti a istituzioni educative. E il senso generale è appunto quello di tenere bambini e adolescenti meno esposti possibile all’esempio e alla tentazione di imitazione.

            • Moi scrive:

              Però diciamola tutta :

              la “paglia con accendino che fa la sfiammarata” 🙂 è roba da boomer 🙂 (anche in senso “prolungato” esagerato Italico) … adesso van le Heets / Terea / da svapo / elettronico … che sono meno fastidiose (almeno a percezione) per terze persone.

              Fra l’ altro, i vari modelli dei “macchinini” 🙂 da ricaricare riprendono un po’ l’ antica idea dell’ accendino come status symbol :

              riproponendo l’ antica 🙂 falsariga dal bic sfigatissimo allo zippo superfigo e forme intermedie.

              Cmq io farei divieto draconiano con impianto a idrante dal soffitto dappertutto.

              • Moi scrive:

                Pare anche che nei luoghi chiusi di lavoro la “sala fumatori” sia ormai Old School … poco da TED Talk / Forum Assago, ove regna incontrastata l’ Ipocrisia Politically Correct più assoluta, nevvero Franz ? 🙂

            • Peucezio scrive:

              Pan,
              “E il senso generale è appunto quello di tenere bambini e adolescenti meno esposti possibile all’esempio e alla tentazione di imitazione.”

              D’accordo, la cosa non è peregrina.
              Ma se lo scopo è dissuadere o prevenire da tentazioni chi magari semplicemente finisce a prendere il vizio quasi per inerzia, più perché davvero ama il tabacco e lo vede come un piacere che arricchisce la sua esistenza, non sarebbe il caso di fare campagne più organiche, invece di continuare a mettere divieti sempre meno razionali e più demonizzanti?

              • paniscus scrive:

                le campagne di messa in guardia contro i danni del fumo esistono già da almeno 40 anni

              • paniscus scrive:

                E comunque, se esiste qualcuno che vuole consapevolmente fumare perché “ama davvero i piaceri del tabacco”, devi andarlo a cercare tra la gente di mezza età, e anche di una certa tipologia sociale o culturale, magari fumatori saltuari di pipa o di sigari pregiati.

                Ma il ragazzino delle medie o dell’inizio delle superiori che inizia a fumare sigarette dozzinali, non lo fa praticamente MAI per oggettivo godimento del gesto in sé…

                …ma lo fa solo per imitazione sociale, per malinteso senso di “trasgressione”, di sentirsi grande, e senso di sfida e di “prova di iniziazione”.

                (tanto è vero che le primissime volte che prova a fumare si scapicolla dalla tosse e non ci trova nessun piacere, ma tuttavia continua lo stesso anche se all’inizio gli faceva schifo…

                …dopo di che, nel giro di poco, si ritrova già infognato nella dipendenza chimica senza rendersene conto, e continua a fumare perché sinceramente convinto che quel gesto “gli faccia piacere”, quando invece è appunto un’illusione dovuta alla dipendenza)

              • giuseppe motta scrive:

                a me fumare piaceva parecchio e dopo tantissimi anni che non fumo mi manca ancora parecchio

                e riprenderei oggi stesso se non fosse esiziale per me (non che per gli altri sia salutare ma per me peggio che mai)

                forse è buona cosa che il mondo sia sempre meno a misura di fumatore

              • Peucezio scrive:

                Pan,
                sì, vero anche questo.

                Ma forse sono proprio le sigarette che non hanno senso.

                E non capisco perché mettere etichette terroristiche anche su sigari, tabacco per pipa…

                È difficile trovare una soluzione in questi casi, perché quanto è libero uno con dipendenza da nicotina?
                E d’altra parte come si può stare con le campagne salutiste che paternalisticamente ti vogliono imporre di stare bene anche contro la tua volontà?

              • giuseppe motta scrive:

                perché le sigarette non hanno senso? a me piaceva fumare sigarette e non ho mai amato i sigari né la pipa

                poi certo fumare è una pessima idea

              • Peucezio scrive:

                Eh, sì, hai ragione pure tu.

  6. Roberto scrive:

    “Un corpo che non è fatto solo di sport”

    Se proprio volete un consiglio, fate fare sport di squadra e/o musica in gruppo (cioè non le lezioni di piano ma piccola band che suona insieme)

    In generale NON funziona non dargli lo smartphone (parlo di adolescenti), come NON funziona proibire*…funziona suggerire delle alternative. È un po’ faticoso perché invece di un semplice e pigro “no” devi essere un po’ empatico, starci vicino, avere delle idee, aiutarli a mettere in pratica le idee

    *non prendetemi alla lettera, dico anche io no al furto, ai sacrifici umani, e al tofu

    • Francesco scrive:

      sui sacrifici umani potrei dissentire

      sullo sporti di squadra è stata una delle migliori esperienze della mia vita, lo farei anche ora da over 50 se non avessi i tendini di Achille che stanno su con lo sputo, e sono molto rattristato perchè entrambi i pargoli hanno mollato

  7. quisquiliator scrive:

    “Cosa vorreste comunicare alle loro menti e ai loro corpi, che trasformi l’essere donna da disagio in miracolo?”.
    Tra il disagio ed il miracolo per me c’è troppa strada.
    Mi accontenterei se riuscissero a comunicare un qualcosa che sia utile a gestire il disagio, che poi è una cosa che viene utile anche dopo l’adolescenza, quando magari diminuisce il disagio legato ad un corpo che da una parte cambia in fretta e dall’altra è sottoposto o forse bombardato da tutti i vari condizionamenti ambientali, culturali ecc, e però poi ne subentrano altri ( di disagi) .

  8. Moi scrive:

    naturopata

    …………………………..

    ma perché non si chiamano “fisiopata” ? … Parole come “naturopata” mi fanno un pochino “cringe” , tipo i vecchi fumetti Disney dei troppo a lungo sopravvalutati Paperi.

    • Moi scrive:

      Uno di quei”campanelli” che possono rivelare la fuffa … un po’ come “interpretare i ching” , al plurale, che denota di non aver la più pallida idea della parola Cinese, manco due click da Wikipedia.

      • Fuzzy scrive:

        C’è chi interpreta “i ching” senza porsi nessun problema riguardo alla correttezza della traduzione. Giusto per creare una perturbazione in un pensiero altrimenti condizionato in una sola dimensione.
        Questo tra l’altro dicono “i” Ching: “Liberati dalla corretta interpretazione dei Ching”.
        Moi. Tu secondo me hai avuto un’educazione molto rigida. Il che è un bene
        ma anche un male. Ti consiglio la meditazione trascendentale. E migliaia di consultazioni dei Ching.

        • Moi scrive:

          @ FUZZY

          https://www.yw11.com/zidian/11103/

          https://www.yw11.com/zidian/7660/

          “scrolla” giù per veder le immagini primigenie

          • Fuzzy scrive:

            https://www.amazon.it/Ching-Divinazione-meditazione-giochi-carte/dp/8881296268
            Ma stai scherzando? No, no.
            Io uso “i ching con le carte”.
            Veramente avrei anche quello più pretenzioso con la prefazione di Jung.
            Tradotto in una certa maniera. Ma a me interessa di più l’aspetto ludico. Volendo, per ogni diagramma c’è pure il commento do Confucio.
            Ne ho uno un formato digitale tradotto e spiegato da Leonardo Arena, colui che definirei il maggior filosofo del nonsense nostrano. Ma non vorrei sembrare irriverente. Quindi non lo definisco.
            Attraverso il libro dei mutamenti mi diverto a estrarre una pluralità di sensi rispetto al senso prevalente dei dilemmi che pone l’esistenza. Ma sono solo un principiante. Ho ancora molto da non imparare.
            Non rileggo.
            Adesso piove per una settimana. Questo lo predico io. Purtroppo.

            • Fuzzy scrive:

              Esagramma, non diagramma. E però devo aggiungere qualcosa perché una sola parola non me la prende.
              Ho aggiunto

              • Moi scrive:

                NON sempre sono le immagini originarie, per motivi didattici “evoluzionistici” (ad esempio l’ operaio è in realtà un ‘ aratro ; l’uomo con l’ asse in realtà una vanga piantata …) dei tratti, MA … fatti 🙂 almeno ‘sti 20 :

                https://www.youtube.com/watch?v=MTVgHs-Tc5U

                avrai una mente senz’altro più aperta al simbolico !

              • Moi scrive:

                @ FUZZY

                risaia sopra + aratro sotto = maschio

                “Fèr fadiga l’è un quèl da òmen”

                … Tutto Torna, Tutto !

    • Moi scrive:

      … salvo intenti umoristici / autoironici, le radici lessicali Greche e Latine meglio NON mischiarle. Altrimenti, almeno per chi ha un livello di scolarizzazione decente, sai di fuffa.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “tipo i vecchi fumetti Disney dei troppo a lungo sopravvalutati Paperi”

      Ma se “Topolino” è sinonimo di “lettura del tutto faceta e puerile”, tipo nell’espressione “ma ti sei informato su Topolino?”!.

      • Moi scrive:

        … da parte della gente iperintellettuale (che Miguel attrae come un magnete …) “come noi” , sì.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ma no: l’ho sentita mille volte da gente tutt’altro che intellettuale.

          • Francesco scrive:

            io solo riferito alla Settimana Enigmistica … mentre per una battuta su Topolinia devo rifarmi al cinema (Aldo, Giovanni e Giacomo, nulla di intellettuale)

    • paniscus scrive:

      “ma perché non si chiamano “fisiopata” ?”—

      Probabilmente perché un eventuale “fisiopata” sarebbe facilmente confuso con il fisiatra o con il fisioterapista, cioè con dei reprobi rappresentanti della Stramaledetta Medicina Ufficiale, invece il “naturopata” è Olistico, Alternativo e Inclusivo.

      • Fuzzy scrive:

        Il naturopata….
        Bella questione.
        Da una breve ricerca mi è parso di capire che non sono figure professionali che si sostituiscono ai medici. Si definiscono complementari.
        Beh, diciamo che se seriamente si aiuta a prevenire le malattie, può andar bene.
        Ad esempio si sa che frutta e verdura più erbe più o meno selvatiche e funghi esercitano una funzione benefica nel prevenire molte malattie, soprattutto quelle del benessere, direi.
        Lo yoga mantiene elastiche le articolazioni
        https://m.my-personaltrainer.it/malattie-del-benessere-quali-sono-perche-insorgono-prevenzione-trattamento.html
        Per cui, lasciando stare certe stranezze tipo l’iridologia o il riflesso plantare e non lasciandosi troppo strapazzare le ossa, magari una serie di consigli o pratiche sullo stile di vita potrebbero servire a scopo preventivo.
        E poi chi lo va a dire a un giovane rugbista che lo sport in certi casi fa male?
        Bisogna entrargli nella testa, scardinargli una certa visione del mondo. Traumatizzarlo a fin di bene
        Ce la farà il naturopata? Mah.

        • Fuzzy scrive:

          Che poi, uno fa l’orticoltore naturale ed è circa la stessa cosa. In più raccoglie i frutti del proprio lavoro.
          Ma non quei finti orticoltori con il roundup, il concime universale e la motocoltivatrice.
          Per quelli vale il motto “l’orto vuole l’uomo morto”.

        • roberto scrive:

          “lo sport in certi casi fa male?”

          lo spieghi ad un anziano cestista?
          ok, capisco che se hai il tendine di achille ballerino non è il caso di correre e saltare ma per il resto?

          io ho appena avuto un week end con torneo di basket di tutta la giornata…si ho un po’ male alle caviglie stamattina, e i muscoli indolenziti, ma mi ha fatto strabene
          🙂

  9. Moi scrive:

    Quindi il Femminismo, stante il problema delle TERF, è sempre stato un Movimento Rivoluzionario a Obsolescenza Programmata ?!

    😀

  10. paniscus scrive:

    “e stanno tutte attaccate giorno e notte allo smarfo che i genitori (prima di divorziare) hanno messo loro in mano”—-

    In realtà qui c’è un’inesattezza tecnica: quelli che hanno avuto lo smarfo individuale in età precocissima (cioè, ancora più precoce della media degli altri) sono proprio quelli che già da piccolissimi hanno avuto subito i genitori separati, perché ognuno dei due genitori separati vuole che il figliolo sia infinitamente reperibile nelle ore in cui è affidato all’altro, senza la seccatura di dover chiamare sul numero dell’ex coniuge.

    Per cui, non gliel’hanno messo in mano PRIMA di separarsi, ma subito dopo.

    Per quelli che hanno i genitori che stanno ancora insieme, esiste la possibilità che la cosa sia rinviata ancora di un anno o due, ma comunque sempre con accesso indiscriminato agli smarfi dei genitori…

  11. Moi scrive:

    Proclamato il Fascismo il II Giugno oppure … sfondone della Murgia ?

    https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/06/03/saluto-romano-alla-parata-polemica-sul-post-di-murgia_c5ea8d9e-376b-4f81-b2a5-3c15cffc6308.html

    Cmq in parte la Sora Michela ha ragione : il Fascismo è, se vogliamo, una forma degenerata del Militarismo : ma NON è Altro da Esso, NON ha un’origine simbolica disgiunta …

  12. Moi scrive:

    Qualcuno/a/* ci aggiorni :

    prima o poi dovrebbe essere ufficiale il trapasso delle TERF dalla Nasona Bruna 🙂 alla Gnappetta Bionda 🙂 … no ?

  13. Francesco scrive:

    OT

    credo di essere molto di rado in accordo con Peucezio su qualcosa, quindi ne approfitto per celebrare l’avvenimento! se poi aggiungiamo che entrambi siamo in buona parte d’accordo con Miguel siamo più o meno come la coalizione di governo tedesca!

    😀

    fine OT

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      È una visione coerente: ci sono donne angelicate (archetipo: la Vergine Maria, concepita senza peccato) e poi ci sono delle forze che le vogliono sviare da questa loro natura perfetta. Ma quali sono queste forze alternative? Le femministe, in origine, ma adesso anche loro si sono agganciate alla narrazione e dicono che la forza deviante sono i trans. E questo è un vantaggio: non essendo i trans donne, ora le Vergini Marie sono veramente immacolate e senza peccato, pure vittime di forze esterne.

      • PinoMamet scrive:

        Dissento 😉 : si sa che le donne sono lascive & peccaminose per natura e inducono l’omo alla lussuria e alla perdizione…

        Il bello di queste cose è che ognuno se le figura come crede, e trova pletora di esempi letterari su cui appoggiarsi..

      • Francesco scrive:

        dissento: non è necessario essere prigionieri di una visione angelicata delle donne per amare nelle donne la capacitò di essere Madre in senso peuceziano (quindi ampio)

        nessun essere umano è in grado di realizzare perfettamente la propria natura, per colpa del Peccato originale, mica solo le donne

        😉

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          E’ l’esistenza della causa finale ad essere tutta da dimostrare. E che ha creato più problemi che altro nella teologia cattolica, nel senso che uno sforzo immenso è stato speso per cercare di negare (senza farlo apertamente) la “verità scientifica” (cioè l’esistenza della causa finale) in nome del libero arbitrio.

          • Fuzzy scrive:

            Slurp
            Peccato originale, libero arbitrio, causa prima.
            https://youtu.be/ftOuji5GtWc
            Ohhhh, bene. Trovato il pretesto per linkare
            questo video così difficilmente collocabile.
            Occhio Francesco e Tarvisii. È roba che scotta. Il nostro fisico è troppo intelligente per essere liquidato con una battutina.

            • Fuzzy scrive:

              https://www.remocontro.it/2023/06/06/la-distruzione-della-diga-di-nova-khakovka/
              Ahi, ahi. Di Vita…..
              Ma cosa stanno combinando questi pazzoidi?
              “Il livello del bacino a monte che raffredda la centrale atomica di Enerdogar scende a vista d’occhio. Basterà per tenere al sicuro i silos di stoccaggio dell’uranio esausto? E i reattori? Seppur spenti da mesi, hanno ancora il nocciolo ad una temperatura a rischio di fusione. Senza acqua sufficiente come si porterà via il calore?”

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “Enerdogar”

                La diga distrutta era controllata dai Russi.

                Per adesso la centrale nucleare ha abbastanza acqua per controllare la temperatura. Pericoli di incendio alla Chernobyl non ce ne dovrebbero quindi essere.

                La centrale nucleare è anch’essa in mano Russa. Ciò rende inverosimile difficile credere che si siano sparati in un piede da soli rischiando una contaminazione del loro stesso territorio.

                In ogni caso a monte della diga ce ne sono altre cinque, tutte in mano Ucraina, per cui se Kiev non vuole provocare un incidente nucleare può evitarlo tranquillamente.

                La riva in mano ai Russi a valle della diga distrutta è leggermente più bassa di quella in mano agli Ucraini. Quindi i soldati Russi in zona sono per il momento a mollo e stanno sgomberando le fortificazioni che avevano eretto. Tuttavia in mancanza di copertura aerea rimane difficile per gli Ucraini approfittarne con un tentativo di sbarco.

                Un po’ come quando gli Olandesi fecero saltare le dighe durante la guerra, insomma.

                L’allagamento di alcuni dei quartieri di Cherson con conseguente sgombero di qualche decina di migliaia di civili Ucraini non sembra rappresentare un problema.

                Poiché anche la centrale nucleare è in mano Russa, se gli Ucraini chiudono le dighe a monte allora sì che la centrale nucleare passa guai. E siccome è in mano Russa un guasto alla centrale sarebbe un colpo propagandistico da maestro.

                Tanto più che le prese d’acqua della centrale nucleare attingono allo stesso tratto di fiume a monte della diga distrutta da cui attinge l’acquedotto della Crimea.

                Se gli Ucraini vogliono possono oggi in un sol colpo privare la Crimea dell’acqua e rendere radioattiva la zona occupata dai Russi.

                In tal caso, più che gli Olandesi ricorderebbero l’incendio dei pozzi di petrolio voluto da Saddam durante la guerra del Golfo.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                Di Vita sempre al top.
                Grazie.
                Adesso aggiungo questo che sto aggiungendo perché altrimenti non mi prende il commento. Aggiunto

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Riesco ancora a trovare allucinante come la macchina propagandistica stia riuscendo a dire contemporaneamente che sarebbero stati i russi e che si tratta di una grande vittoria per gli ucraini.

              • PinoMamet scrive:

                In effetti ti dirò che, da stratega da poltrona, e che non sa niente di preciso
                (Cioè nella posizione di tutti i giornalisti italiani 😉 )

                anche secondo me sono stati i russi.

                E si tratta di una – cinica- vittoria tattica russa.

                Per alcuni motivi:
                – la città più importante dell’area, e a rischio, cioè Cherson, era già stata evacuata dai russi l’anno scorso, almeno ufficialmente, e proprio col pretesto di proteggere la popolazione;

                – gli ucraini hanno tentato più volte di attaccare la diga quando speravano di allegare i russi, proprio come hanno fatto saltare altre dighe nella prima parte del conflitto, offrendosi come perfetti sospettabili;

                – in questa fase della guerra, con l’offensiva ucraina finalmente iniziata, l’allagamento dell’area può risultare dannoso solo per chi vuole avanzare, cioè gli ucraini.

                Di qualche migliaio di sfollati penso che ai generali russi importi quanto a quelli ucraini, cioè niente o ben poco.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ PinoMamet

                “poltrona”

                Forse hai ragione tu.

                Ma ..i Russi si sarebbero allagati le fortificazioni e i trinceramenti da soli?

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                C’è un problema per i russi: hanno passato mesi a fortificare posizioni che ora si sarebbero allagati da soli, hanno abbassato il livello del bacino che dà acqua alla Crimea (ricordo che la chiusura di quel canale è uno dei casus belli) e hanno allargato la Terra di Nessuno in cui da mesi cercano di operare gli incursori ucraini, scontrandosi contro le posizioni fortificate russe… che da ieri non esistono più.
                Inoltre, se fossero stati i russi, gli USA avrebbero già confermato la responsabilità. Sempre che gli USA non abbiano completamente perso il controllo sugli ucraini e quindi non abbiano effettivamente più idea di cosa stia succedendo laggiù.

              • PinoMamet scrive:

                Che dire, ribadisco che non ne so nulla e accetto tutte le vostre obiezioni.

                Credo che sia vera, e non da stamane, l’ultima ipotesi di Mauricius: gli ucraini fanno di testa loro, fregandosene altamente dei consigli o direttive americani o Nato, tanto si aspettano (io credo a torto) che verranno sempre coperti o giustificati.

              • Francesco scrive:

                Signori strateghi, pongo una piccola domanda: la zona allagata è ora impraticabile per l’offensiva ucraina e resterà tale? i russi potrebbero aver sacrificato le fortificazioni per qualcosa di più efficace?

                PS si sa qualcosa di COME è stata distrutta la diga?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ad essere inondato è il basso corso del Dnepr, cioè un tratto di fronte dove se vuoi attaccare devi per forza di cose prendere una barca. In che modo distruggerti da solo le trincee rende più difficile lo sbarco del nemico?

                Sulle modalità di distruzione, ho letto almeno tre versioni differenti:
                1) versione ufficiale ucraina: i russi hanno minato la diga e l’hanno fatta esplodere
                2) versione russa: attacco con i missili alle valvole
                3) ipotesi letta sui giornali: crollo spontaneo della sommità della diga a seguito di un suo indebolimento (gli ucraini bombardano la diga dall’anno scorso)

              • Francesco scrive:

                >>> In che modo distruggerti da solo le trincee rende più difficile lo sbarco del nemico?

                HP: allargando e parecchio il fiume? attraversare un corso d’acqua è un momento di estrema vulnerabilità, che io sappia

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Il Dnepr è un fiume enorme di suo che nel tratto terminale si dirama formando acquitrini e numerose isole.

              • paniscus scrive:

                A quanto ho capito, anche se non ci sono mai stata, l’ ultimo tratto del Dnepr è sostanzialmente una enorme e lentissima laguna, probabilmente simile a quella della foce del Danubio (che invece ho visto di persona).

                Spero almeno che non buttino giù definitivamente quello che resta dei due mitici fari marittimi di Adziogol,

                ultracentenari capolavori a sezione iperbolica del mitico ingegnere Shukov,

                che almeno fino a pochi mesi fa erano ancora funzionanti…

                https://en.wikipedia.org/wiki/Adziogol_Lighthouse

                https://en.wikipedia.org/wiki/Stanislav_Range_Front_Light

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                https://www.analisidifesa.it/2023/06/salta-la-diga-di-nova-kakhovka-e-il-fronte-di-kherson-va-sottacqua/

                Qua sembrano condividere la mia relativa sicurezza su chi ci sia dietro l’attacco alla diga.

  14. quisquiliator scrive:

    @Pino Mamet.
    Upton Sinclair ( che era anche giornalista ) “”It is difficult to get a man to understand something when his salary depends upon his not understanding it.”
    Non è che i giornalisti italiani non sanno niente, è che capiscono quello per cui sono pagati per capire .
    https://www.piccolenote.it/mondo/ucraina-il-collasso-della-diga-e-parte-della-controffensiva
    Piccolo estratto :
    “Di interesse notare un particolare riferito da Daniele Ranieri su Repubblica (che pur accredita la versione di Kiev): “Prima di far saltare la diga le truppe russe hanno fatto salire il livello del bacino, […] fino al livello record di diciassette metri e mezzo per massimizzare l’effetto inondazione che sapevano avrebbe investito i territori a valle”.

    Drammaticamente vera la seconda parte, sulla prima va ricordato che per far alzare il livello del bacino, chiuso dalla diga di Kakhovskaya, occorre aprire le dighe precedenti, che sono controllate dagli ucraini (particolare sfuggito al cronista).”
    Sai com’è , questi cronisti c’hanno proprio la testa tra le nuvole, quando serve…

    • Francesco scrive:

      veramente credo basti chiudere le chiuse di quella diga lì e, senza che gli ucraini a monte facciano nulla, l’acqua nell’invaso sale.

      giusto?

      • quisquiliator scrive:

        L’ho intesa così : la chiusa distrutta era appunto chiusa ed in mano russa , quelle a monte in mano ucraina. Per Piccolenote,una delle prove della mano ucraina sarebbe che costoro , a monte nell’area in loro controllo, precedentemente avevano gestito le acque in modo da alzare il livello per poi ,quindi,massimizzare il danno successivo dell’inondazione una volta distrutta la diga.
        Su Telegram gira un’animazione di parte ucraina e vecchia di mesi in cui si mostravano i maggiori effetti di un’inondazione nell’area di controllo russo, forse nello stesso periodo di tot tempo fa del primo attacco ucraino alla diga e del progetto appunto di distruggerla dichiarato da un loro alto ufficiale .
        Tant’è.
        Sull’ipotesi che gli ucraini siano “scappati di mano “,che a maggior ragione implica un loro più o meno elevato grado di autonomia , faccio due ipotesi contrarie.
        Una è il gioco delle parti. Tante tante immagini di distrazione, ma a me pare che chi sta dietro e sopra , cioè gli americani e tutti gli altri secondo la “catena alimentare” occidentale, finora hanno dettato a loro piacimento i tempi e i modi dell’escalation.
        Si dice che non si daranno mai le tali armi, e che non serviranno mai a colpire il territorio russo, poi si manda in giro Zelensky a chiedere questo e quello e gli si dà tutto e gli si lascia fare tutti.
        Il solito teatrino.
        La seconda è che anche all’interno di una strategia di sistema che appare relativamente compatta se la si guarda a grana grossa , ci sono imprecisioni, contraddizioni, lotte di fazione, scazzi personali , il responsabile sul campo che vuole forzare la mano al superiore a Washington su questo e quello, cose che poi si riflettono nei dettagli.
        Mi viene in mente l’intercettazione del 2014 in cui la Nuland e Pyatt si scazzano su chi devono mettere a capo del governo ucraino dopoil brillante successo dell’operazione di Maidan.
        Mi viene in mente che le rivelazioni di Seymour Hersch sull’attentato del Nordstream vengono da qualche pezzo grosso del loro apparato ancora sconosciuto, e comunque , per l’appunto, è una loro fonte interna.

        • Francesco scrive:

          “a loro piacimento” che minchia significa? il fatto di avere dato le armi agli ucraini così poco e così piano è servito solo a Putin

          diciamo che neppure a grana grossa riesco a vedere il piano occidentale in questa storia, altro che dettagli

          • PinoMamet scrive:

            Mah, da un lato gli americani non hanno particolare interesse a un’escalation, il che spiega le (poche) prudenze nel dare le armi all’Ucraina
            (che comunque ha ricevuto quasi tutto quello che realisticamente poteva ricevere, e qualcosa in più);

            dall’altro, questo è probabilmente lo scenario più simile a uno scontro NATO – Ur.. ehm, Russia, dai tempi del Vietnam, e assai più del Vietnam direi;
            per cui per gli USA è molto importante finire perlomeno in pareggio, e testare tutto il testabile.

            • quisquiliator scrive:

              @Pino Mamet.
              Concordo in generale sul discorso Vietnam, anche se già in passato ho scritto che la geografia ha un suo peso, per cui una volta che l’Ucraina era diventata l’ultima piattaforma offensiva USA, poi dopo il rifiuto di questi ultimi di dare garanzie di sicurezza alla Russia tramite trattati non ci si può stupire degli sviluppi.
              L’escalation cui mi riferisco è in parte quello che ho già scritto sul teatrino ,cioè si dichiara di non voler oltrepassare alcune linee rosse e poi dopo qualche tempo lo si fa.
              Potremmo fare una piccola antologia di Biden che dichiara : non gli darò le tali armi per colpire questo e quello, e poi regolarmente gliele dà.
              Più in generale il senso è che se rilanciano, come stanno facendo fin dall’inizio, tanto fino ad un x punto a immolarsi sono gli ucraini .
              Sul pareggiare, diventerebbe lunghissimo, al momento ognuno dei due ha portato a casa qualcosa e ha perso qualcos’altro (in termini geopolitici ), sperando appunto che la situazione non degeneri troppo.
              Quello che cercavo di dirti è che secondo me gli ucraini hanno poco spazio d’azione autonoma.
              Gli ucraini potranno anche essere fuori come dei balconi, ma a naso lo capiscono che senza i soldi occidentali da un lato, e senza i satelliti e il personale Nato che gli danno le coordinate dei colpi da infliggere non durerebbero molto.E qui torno di nuovo al discorso della gestione dell’escalation e delle linee rosse.

            • Francesco scrive:

              Pino

              1) cosa è l’escalation? fermare le armate russe che poi loro impazziscono e usano la Bomba?

              2) se abbiamo paura dell’escalation, perchè aiutiamo l’Ucraina? quale sarebbe il piano?

              3) l’unica variabile che vede la Russia come una potenza confrontabile con la NATO è quella delle armi nucleari. su tutto il resto il confronto è impietoso.

              davvero, non capisco come vedi il mondo.

              • PinoMamet scrive:

                Il mondo… non lo so;

                la questione specifica la vedo così: la NATO, sulla spinta dei polacchi e altri fanatici antirussi come i lituani e i lettoni, decide di intervenire direttamente in Ucraina;

                Putin si incazza e annienta Kiev e Varsavia con il nucleare.

                Guerra mondiale, morte, distruzione e carestia.

                Ecco come vedo la questione.

          • quisquiliator scrive:

            Il giorno che inizierai a dire “Russia” invece di “Putin” inizierai anche a pensare che ci sono strategie da una parte e dall’altra, poi magari mi contesterai quelle che mi immagino io.
            Sulle armi , che è invece una roba di fatti, ti ha risposto Pino Mamet qui sotto.

            • Francesco scrive:

              ma non lo farei mai, di insinuare che il problema sia la Russia e non Putin. come non erano tedeschi e italiani ma Hitler e Mussolini.

              almeno andando al fondo della questione sono ancora convinto di questo

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Il problema era proprio l’Italia, che infatti dopo la guerra è stata annichilita come potenza (sub)regionale, con tanto di autorizzazione della pulizia etnica/ genocidio delle minoranze italiane all’estero. E si è avuta la Soluzione Finale del Problema Italiano.

                Sulla Germania si può dire lo stesso, solo che su scala incommensurabilmente più grande.

  15. Fuzzy scrive:

    https://www.remocontro.it/2023/06/07/la-diga-le-centrali-nucleari-e-lincubo-cernobyl/
    Ehm, le centrali nucleari hanno bisogno di acqua. Ma se loro stanno più a nord e l’acqua esce più a sud la vedo dura di mantenerne stabile il livello.
    Comunque, gli esperti ci dicono che per ora non c’è pericolo…io sono tranquillo, molto tranquillo e anche fiducioso. Va ben che là in mezzo si sparano delle cannonate, ma sicuramente tra un’esplosione e l’altra, stanno operando rapidamente e al meglio per risolvere il problema.
    Già.

    • Fuzzy scrive:

      Vengo a sapere da Il foglio che la centrale atomica di Zaporižžja ha un suo bacino di raffreddamento con argini che la isolano dal
      resto delle acque circostanti (ma non dice come viene alimentato questo bacino) e in ogni caso necessita di pochissima acqua.
      Ecco. Adesso si spera che non bombardino pure il bacino, perché altrimenti vado la e li schiaffeggio tutti uno per uno.

  16. Moi scrive:

    Dopo quel ch’ è successo al Lago d’ Aral, è possibile tutto …

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