Il bucato sporco della Toscana

Oggi ci ritroviamo con la banda clandestina dei toscanisti.

C’è quello che viene dal vecchio PCI, con giacca e cravatta, ottant’anni e uno splendido sorriso, e ci racconta di quando metteva in guardia Pio La Torre, e poi gli hanno sparato;

c’è il vivaista di Pistoia, che si è trovato le piante avvelenate;

la lucida vigilessa dagli incredibili capelli africani che mi ha aperto gli occhi su tante cose;

e altra gente terragna, che da anni e anni si batte per piccole storie, che conoscono alla perfezione, al contrario degli ideologi.

Questa volta, ci vogliamo occupare di una vicenda che abbiamo riassunto qui nella frase, Dove cazzo sta Ledo?

Cioè la storia del Distretto di Eccellenza delle Concerie Toscane di Santa Croce, dove il Partito Unico e l’Opposizione sono la stessa cosa, e hanno preso la stessa quantità di soldi dagli operatori del posto.

In particolare, ci interessa lo sversamento da parte della locale filiale della ndrangheta di 24.000 tonnellate di veleni cancerogeni, peggio dell’amianto, nei campi toscani, spacciati per fertilizzanti, che hanno fatto diventare il granoturco tutto blu: almeno non ci hanno fatto il greenwashing.

Mi dicono che le leggi toscane sono talmente imprenditorfriendly, che ci son ditte venete che hanno aperto apposta filiali da noi per buttarci i loro rifiuti.

Allora racconto la storia della mia amica Vernon Lee (lo so, è morta decenni prima che nascessi io, ma siamo amici lo stesso).

Un secolo e qualche decennio fa, c’erano gli sbucaltatori di allora, e gli animi progressivi, e gli speculatori immobiliari, che volevano modernizzare una gran parte di Firenze: viali dritti e funzionali ed igienici e razionali, al posto delle viuzze storte.

Allora Vernon Lee e alcuni inglesi innamorati della Toscana, comprarono una pagina intera su The Times, in cui dissero semplicemente agli aspiranti turisti che non valeva più la pena venire a Firenze perché la stavano per distruggere, e di andare invece a Siena.

In quattro e quattr’otto, i bottegai e i nobili che comandavano allora come oggi sul Comune di Firenze cambiarono idea.

Se questa città non è stata distrutta (e i bottegai possono ancora farci i soldi), dovete ringraziare questa straordinaria donna, che si meriterebbe molte più statue dei personaggi risorgimentali che fanno da portapiccioni nelle nostre piazze.

Così oggi abbiamo deciso che qualunque cosa scriviamo, lo metteremo sia in italiano sia in inglese.

Persino i cartelli nelle manifestazioni.

Perché se scrivi una cosa solo in italiano, riconosci l’autorità dello Stato Nazione Italia.

Poi perché gli anglofoni hanno dato tanto, ma tanto a questa città, e meritano di essere ascoltati.

On Bellosguardo, when the year was young,
We wandered, seeking for the daffodil
And dark anemone, whose purples fill
The peasant’s plot, between the corn-shoots sprung.”

E infine, è da sette anni che mi sento ribollire dentro la sprezzante frase di odio di Matteo Renzi contro chiunque ami il luogo in cui vive:

“Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini.

Se fai un presidio con i cartelli solo in italiano, sei un comitatino, da sputarci addosso.

Se metti gli stessi cartelli in inglese…

….ce lo spiega, preoccupato, Paolo, il comunista in cravatta:

“diranno che vuoi diffamare la Toscana! Gli albergatori saranno terrorizzati! Li avrete tutti contro!”

I panni sporchi si lavano in casa, e siccome nessuno si lamenta, restano sporchi.

Everybody, come and see Tuscany’s dirty laundry!

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12 risposte a Il bucato sporco della Toscana

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “Renzi”

    Capisco la fobia.

    Tuttavia non vedo la contraddizione fra l’amore tuo e della Lee per le bellezze toscane e la frase di Renzi.

    Infatti, non è affatto detto (Renzi stesso credo sia furbo, non imbecille) che lo sviluppo cui pensa lui stia nel distruggere i centri storici (che appunto portano turisti).

    Come faccio spesso, e come so che apprezzi, porto un esempio di vita vissuta da me. Riguarda la TAP, il metanodotto sottomarino che arriva in Puglia.

    Ho litigato durissimamente con un collega che sosteneva (erano i giorni della xylella che faceva strame di ulivi e dei primi comitati NoTAP) che la xylella l’avevano sparpagliata quelli della SNAM spalleggiati dal PD allora a guida renziana per tirare via qualche migliaio di ulivi e avere così mano libera sui terreni per installare la TAP.

    Inutilmente cercai di farlo rinsavire dal suo complottismo facendogli notare che:
    a) la dimensione di un metanodotto non supera il mezzo metro, per cui farlo passare richiede al più l’asportazione di qualche decina di alberi
    b) i controlli fitosanitari in Italia – specie nelle zone di ulivicultura- hanno del fanatico, perché non è la prima volta che un’epidemia ammazza le piante; e lo so per certo perché in Puglia li faceva fra gli altri un cugino di mia madre.

    Ho ottenuto solo che mi togliesse il saluto. Ora è in altra sede. (Questo collega non è necessariamente un cretino, è un fisico che ha lavorato al CERN. Dal che si deduce quanto sia pernicioso il complottismo).

    Peccato, perché qualche settimana fa SNAM ha pubblicato la foto del metanodotto regolarmente installato sotto terra nella campagna pugliese: una striscia di prato fra due filari di ulivi.

    Gliel’avrei mostrata volentieri: è bello avere ragione.

    Potrei dilungarmi e fare altri esempi di cui ho personale esperienza, come fisico (gli abolitori di povertà che hanno fatto fallire il solare termodinamico italiano in Sardegna) e come genovese (gli abolitori di povertà genovesi e il “comitatino” NoGronda).

    Ecco: se i “comitatini” che scrivono solo in italiano (perché se provano a farlo in inglese gli ridono dietro da tutto il mondo) sono quelli dei NoTAP allora la frustrazione di Renzi è più che condivisibile.

    Senza nulla togliere all’impegno dei Nidiaci e alla poesia della Lee.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. Mauricius Tarvisii scrive:

    ” viali dritti e funzionali ed igienici e razionali, al posto delle viuzze storte”

    Il processo era già abbondantemente iniziato nel Sei-Settecento.
    Quando giri per le città d’estate (in estati come quest’ultima, soprattutto: torride) ti accorgi della differenza. Una differenza di diversi gradi tra la parte di città che ha conservato la pianta antica e quella che è stata razionalizzata.
    Quest’estate, mentre evaporavo al sole in belle piazze settecentesche, ho mentalmente classificato le due epoce come “quando sapevano costruire le città” e “quando hanno smesso di saper costruire le città”.

    • Peucezio scrive:

      Cioè, abbinando?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Non essendo ironico, il saper costruire lo abbino al non creare fornetti.

        • Francesco scrive:

          però non è che viuzze strette e sporche siano più sane di vialoni assolati privi di alberi. anzi erano il terreno di coltura delle pestilenze

          mi paiono due brutte scelte, la prima obbligata all’epoca in cui fu fatta, la seconda un errore

          ciao

    • roberto scrive:

      Boh non ho mai notato che viuzze tortuose siano più fresche di piazze e viali….mentre c’è un evidente rapporto tra caldo e assenza di verde

      Mi è venuto in mente Rodi, all’interno delle mura un caldo mostruoso, nei viali alberati intorno si respirava (forse anche perché le mura bloccano quel filo di venticello che viene dal mare)

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Lì è una cosa ancora diversa, nel senso che tu l’ombra la crei con gli alberi e questo abbassa la temperatura. Ma immagina due quartieri in cui la quantità di verde è uguale: dove batte il sole fa più caldo rispetto a dove il sole non batte.

  3. giovanni scrive:

    “viali dritti e funzionali ed igienici e razionali, al posto delle viuzze storte.”
    Perchè, piazza della Repubblica e i Viali di Circonvallazione (fatti PRIMA dell’invenzione dell’auto, quindi non c’era nemmeno quel pretesto) cosa sono?

  4. roberto scrive:

    Questa è interessante

    A partire da lunedì scorso si può accedere agli edifici del parlamento europeo solo con un QR code (vaccino o test)

    Un gruppetto di parlamentari e funzionari ha introdotto un ricorso e il presidente del tribunale ha *sospeso* la misura per quel che riguarda i ricorrenti che potranno entrare anche con un semplice auto test fino alla fine della procedura

    https://www.lesoir.be/404946/article/2021-11-06/lexigence-du-passe-sanitaire-lentree-du-parlement-europeen-suspendue

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