Redline: le origini della teoria queer

Questo è il secondo in una serie di articoli ripresi dal sito Redline.

Qui troverete la presentazione e il primo articolo.

Ricordo che la traduzione è fatta con DeepL e solo un lieve ritocco mio, spero che tutto sia chiaro.

Le origini della teoria queer

di Daphna Whitmore

Questa è la seconda di una serie di sinossi di una critica del postmodernismo dal libro Cynical Theories: How Universities Made Everything about Race, Gender, and Identity – and Why This Harms Everybody di Helen Pluckrose e James Lindsay, Swift Press 2020.

La sinossi qui sotto è scritta da Daphna Whitmore.

La teoria queer è stata profondamente influente sullo sviluppo della teoria postmoderna nelle sue forme applicate più recenti. Deriva direttamente dal postmodernismo e riguarda la liberazione dal normale, in particolare dalle norme di genere e sessualità. È frustrante e difficile da capire, perché valorizza l’incoerenza, l’illogicità e l’incomprensibilità. Come abbiamo notato nel pezzo precedente sul postmodernismo, questa ideologia si fissa sul linguaggio e vede il mondo come un insieme di costruzioni sociali.

La teoria queer vede i concetti di sesso – maschile e femminile – e di genere – maschile e femminile – come oppressivi. L’obiettivo principale della teoria queer è quello di sovvertire questi concetti e di abbatterli. Rifiutando la possibilità che ci sia una realtà oggettiva conoscibile, la teoria queer afferma che il linguaggio crea le categorie, le fa rispettare, e codifica le persone in esse. I confini sono arbitrari e oppressivi secondo la teoria queer. Questi confini possono essere confusi in un’apparente assurdità e quindi cancellati.

La teoria queer è nata dai gruppi radicali che hanno rivoluzionato gli studi femministi, gay e lesbici negli anni ’60. I movimenti per i diritti civili hanno contribuito a suscitare un nuovo interesse nello studio dell’omosessualità. Nel corso della storia cristiana l’omosessualità maschile è stata considerata un peccato grave. Questo contrastava con l’antica cultura greca dove era accettabile per gli uomini fare sesso con ragazzi adolescenti fino a quando non erano pronti a sposarsi – a quel punto ci si aspettava che passassero a fare sesso con le donne. In entrambi i casi, comunque, l’omosessualità era qualcosa che le persone facevano piuttosto che ciò che erano.

L’idea che si potesse essere omosessuali è stata riconosciuta nel diciannovesimo secolo e nel corso del ventesimo secolo gli atteggiamenti sono cambiati fino a quando una posizione liberale dominante è stata accettata. “Alcune persone sono gay. Fattene una ragione”.

La teoria queer considera problematica questa idea liberale che sottolinea l’umanità comune. Viene teorizzata come un problema sia perché rappresenta le identità LGBT come categorie stabili sia perché non tratta gli orientamenti sessuali come costrutti sociali costruiti dai potenti al servizio del dominio e dell’oppressione. Poiché i teorici queer credono che il sesso, il genere e la sessualità siano costruzioni sociali, sono meno preoccupati del progresso materiale che di come i discorsi dominanti erigano e impongano categorie come “maschile”, “femminile” e “gay”.


I fondatori della teoria queer includono Gayle Rubin, Judith Butler ed Eve Kosofsky Sedgwick. Hanno attinto significativamente al lavoro di Michel Foucault e al suo concetto di biopotere – il potere dei discorsi scientifici (biologici). Sfortunatamente, sembrano aver perso il punto che legittimare biologicamente gli status di sesso, genere e sessualità tende a portare le persone a diventare più accettanti, piuttosto che meno.

I “discorsi” – il modo in cui si parla delle cose – sono uno dei punti principali del postmodernismo. Seguendo Foucault, la teoria queer esamina la storia e sottolinea che le categorie e i discorsi che una volta erano accettati come sensati o veri nel loro tempo non sono accettati come tali ora. Questo viene poi usato per sostenere che categorie come maschio/femmina, maschile/femminile, eterosessuale/omosessuale sono anche socialmente costruite dai discorsi dominanti.

È qui che entra in gioco la parola queer. “Queer” si riferisce a qualsiasi cosa che cade fuori dai binari (come maschio/femmina, maschile/femminile, ed eterosessuale/omosessuale) e a un modo di sfidare i legami tra sesso, genere e sessualità.

Come altre teorie postmoderne, la teoria queer è un progetto politico. La sua agenda è quella di sfidare quella che viene chiamata normatività, considerata in modo peggiorativo. Produce una coalizione di fatto di identità sessuali e di genere minoritarie sotto un insieme opportunamente instabile di acronimi che tendono ad iniziare con LGBTQ. La sua opposizione alla normatività non si limita al sesso e al genere, ma si è espansa fino a includere il tempo e lo spazio, e persino la stessa teoria queer.

Questo rende la teoria queer notoriamente difficile da definire, forse in parte perché essere comprensibile sarebbe incoerente con la sfiducia radicale della teoria queer nei confronti del linguaggio e violerebbe la sua ambizione di evitare ogni categorizzazione, inclusa quella di se stessa.

Gli articoli che usano la teoria queer di solito iniziano esaminando un’idea, problematizzandola in modi “queering” o “genderfucking” e infine concludendo che non ci possono essere conclusioni. L’incoerenza della teoria queer è una caratteristica intenzionale, non un errore di programmazione.

Poche persone sono ormai essenzialiste biologiche, quasi tutti accettano che una qualche combinazione di biologia umana e cultura si unisca per creare espressioni di sesso, genere e sessualità. Come afferma il biologo evoluzionista E.O. Wilson, “Nessuno studioso serio penserebbe che il comportamento umano sia controllato come l’istinto animale, senza l’intervento della cultura”.

I teorici queer hanno una visione diversa. Sono radicalmente costruttivisti sociali. Non si può assolutamente dare credito a nessun discorso – anche se si tratta di fatti scientifici – che possa essere interpretato come una promozione o una legittimazione dell’essenzialismo biologico. Se la biologia fa una qualsiasi apparizione nella borsa di studio teorica queer è di solito per problematizzarla come un modo di sapere che è codificato nei pregiudizi di gruppi potenti, come gli uomini etero che si identificano come uomini; o per dimostrare qualcosa che nessuno nega – che le persone intersex esistono. Gli intersessuali sono usati per offuscare i fatti che una proporzione schiacciante di esseri umani sono di sesso maschile o femminile e che l’espressione di genere negli esseri umani è per lo più di natura bimodale e fortemente correlata al sesso.

Foucault sostiene che il potere attraversa l’intero sistema della società, che lui chiama “onnipresenza del potere”. Foucault ritiene che il potere sia presente a tutti i livelli della società perché certe conoscenze sono state legittimate e accettate come vere. Di conseguenza, il discorso deve essere esaminato da vicino per vedere quali discorsi sta perpetuando, con la presunzione che il razzismo, il sessismo, l’omofobia, la transfobia o altri pregiudizi latenti devono essere presenti nei discorsi e quindi endemici alla società che li produce.

Queste premesse di base di Foucault negli anni ’70 divennero il fondamento filosofico della teoria queer degli anni ’90 che includeva un profondo sospetto della scienza come esercizio oppressivo del potere piuttosto che come produttore di conoscenza, uno scetticismo verso tutte le categorie che descrivono genere e sessualità, un impegno al costruttivismo sociale e un’intensa attenzione al linguaggio.

Il prossimo articolo esaminerà le idee e l’influenza di Judith Butler.

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126 risposte a Redline: le origini della teoria queer

  1. Francesco scrive:

    Tutto molto interessante ma … si fa a liberarsi di questa gente? Oltre a pregare, intendo, che rimane la soluzione numero uno a tutto.

    Ma parafrasando il Saggio Ritvan, “Dio non ha dato a nessuno il permesso di essere stupido o pigro”.

    Lanciafiamme? Mortaio e proiettili a frammentazione? Libri?

  2. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    A sembra la versione anglosassone del “latinorum” di Don Abbondio. Dall’Impero dei sensi all’Impero della fuffa. Se Foucault li leggesse si rivolgerebbe nella tomba. (E Feyerabend…)

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  3. Peucezio scrive:

    Miguel,
    comincio a capire sempre meglio cosa ci differenzia nell’interpretazione della contemporaneità.
    Tu la vedi come una radicalizzazione del progresso (in senso negativo), io come una regressione alla protomodernità (ma questo ce l’eravamo già detto).

    A me non sembra che nei fatti le idee omosessualiste egemoni funzionino secondo queste logiche così fluide, decostruenti e nichiliste, ma tutto l’opposto.
    La stessa omosessualità viene metafisicizzata. Come la razza d’altronde. Come il sesso.
    Questo è un pensiero forte, non debole. È quasi un pensiero teologico (alla rovescia).

    • Francesco scrive:

      Beh, se esiste solo il linguaggio-potere, chi lo detiene può tutto in misura mai vista prima.

      E nella lotta per Tutto il Potere non ci sono limiti di alcun genere, la posta in gioco è troppo alta. Devo schiacciare mille innocenti per far vedere che sono più vittima di te? lo farò senza batter ciglio

  4. izzaldin scrive:

    lo spauracchio del ‘cultural marxism’ ripreso qui da Miguel è un cavallo di battaglia dell’estrema destra globale dai tempi di Breivik almeno. il norvegese se la prendeva con Gramsci e la Scuola di Francoforte, ora va di moda prendersela con Foucault e Derrida.
    La cosa divertente è che questa critica di estrema destra è stata ripresa dalla ‘sinistra liberal’, rappresentato da Repubblica/LaStampa(Linkiesta etc (Miguel sull’argomento linkò un articolo di Guia Soncini sull’argomento qualche mese fa)
    La presa di posizione di JK Rowling sul fatto che i trans non sono donne ( pensiero totalmente legittimo per una femminista eh, ma nel suo caso condito da pregiudizi incomprensibili, tipo il timore di essere stuprata da una trans) è un argomento che accomuna le femministe liberal e i neonazisti. dicono le stesse cose e attaccano le trans sugli stessi argomenti “you will never be a woman” è lo slogan dei nazisti anti trans ripreso dalla sinistra liberal americana, che non sopporta ci siano pensieri radicali che mettono in dubbio le loro certezze.
    io non amo il postmoderno e non devo difendere nessuno, però l’attacco ai trans storicamente nasce con il nazismo e queste tesi anti trans sono tesi per prime avanzate dai nazisti: il primo rogo di libri della Germania nazista fu proprio contro l’istituto fondato dall’inventore della parola ‘transvestit’, un personaggio straordinario di nome Magnus Hirschfeld https://en.wikipedia.org/wiki/Magnus_Hirschfeld
    quindi la transfobia precede di qualche decennio il pensiero post-moderno, qualcosa che rende questi articoli che traduci di poco valore, vittime di una ignoranza che ha portato a una fallacia hysteron-proteron.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ izzaldin

      Un altro segno di quella “distruzione della ragione” che accompagna ogni grande sommovimento del Capitale, oggi come novanta anni fa?

      Un po’ come il rinnovato interesse per i dischi volanti, scampolo della guerra fredda.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      “argomento che accumuna femministe e nazisti” … perchè non vedo alcuno spazio per discutere se la proposizione sia vera o falsa?

      la verità di una tesi è del tutto separata dal contesto politico

      credo sia un punto di partenza necessario

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Izzaldin

      “lo spauracchio del ‘cultural marxism’ ripreso qui da Miguel”

      Senza entrare in merito al resto, la tesi di Redline è chiara: una filosofia che dice che il mondo è una costruzione mentale/verbale va contro le basi stesse del materialismo marxista; e che l’identitarismo solipsistico è esattamente l’opposto di un’analisi oggettiva delle classi in conflitto.

      Non condivido gli assunti di fondo – e infatti dicevo che la mia critica verso il postmodernismo è molto più sfumato di quello di Redline – ma mi piace la chiarezza del loro ragionamento.

    • Carlo scrive:

      Per Izzaldin, il tuo argomento mi sembra, invece, viziato da una gigantesca reductio ad Hitlerum, visto che sostanzialmente taccia di nazismo qualunque critica alla teoria queer senza discuterla. Detto questo il problema della teoria queer/pro transgender etc. è che si basa su un enorme salto logico: parte dal fatto che esistono persone con la disforia di genere (cosa questa certamente vera), cioè la cui identità di genere non coincide col sesso biologico, e ne deduce che allora le persone non debbano essere classificate come uomini e donne in base all’identità di genere e non in base al sesso biologico senza spiegare perché. Per quale motivo dall’ammissione che l’identità di genere è diversa dal sesso biologico se ne dovrebbe dedurre che essa è più rilevante del sesso biologico stesso o, addirittura, essere l’unica categoria rilevante? Inoltre chi è una “persona trans”? è per caso una persona con disforia di genere? Ma cosa succede se una persona cui viene diagnosticata la disforia di genere si rifiuta di transizionare e per motivi personali continua a indentificarsi col sesso biologico?
      P.s. Helen Pluckrose, una delle autrici del libro ripreso da Redline, è una donna inglese di sinistra che sul suo sito ha ospitato anche un appello di personalità americane di sinistra critiche del politically correct a votare comunque Biden contro Trump, quindi non esattamente dei nazisti.

      • izzaldin scrive:

        @francesco
        lo spazio per discutere non c’è perché è ciò che semplicemente si sta verificando, non è una mia ipotesi. un esempio lampante: la sede di una associazione femminista romana è stata vandalizzata da attivisti trans con scritte sulla saracinesca,che gridavano alla transfobia delle TERF. la notizia è stata ripresa da Il Primato Nazionale, giornale di casapound, che simpatizzava con le femministe/lesbiche contro l’intolleranza woke/postmoderna delle trans. ovviamente l’articolo ha causato un cortocircuito nei vari spezzoni del ‘movimento’. le parole d’ordine contro le rivendicazioni trans sono le stesse, le intenzioni ovviamente no, ma io mi limito a registrare questa saldatura.
        @Andrea Di Vita
        Bellissima riflessione, non ci avevo pensato, grazie!
        @Carlo
        No, io ho detto che è totalmente legittimo per una femminista rivendicare la femminilità solo per chi nasce donna. Paniscus ad esempio la pensa così e non è affatto un pensiero nazista, o influenzato dal nazismo, né un pensiero violento e prevaricatore. nessuna reductio ad hitlerum. quel pensiero indiciato col nomignolo spregiativo di terf è in realtà una logica prosecuzione del pensiero femminista classico, ed è assolutamente accettabile. io non mi sogno neanche lontanamente di criticare Paniscus o chi non condivide il fatto che gli uomini che diventano donne abbiano il diritto di sentirsi donne, o addirittura siano donne. io stesso non so bene cosa pensare a conti fatti. è un dibattito che in quanto uomo mi riguarda molto marginalmente e in cui non metto bocca. ripeto: non c’è niente di strano o di nazista nel pensare queste cose. Helen Pluckrose, come giustamente dici tu, non è certo una intollerante e dice cose assolutamente condivisibili. e io stesso disprezzo certe derive della theory statunitense, di mondi accademici lontanissimi dalla realtà, figuriamoci. però è un fatto, magari un aneddoto toh se volete, che i primi roghi nazisti furono contro i trans, e che oggigiorno i loro eredi neonazi e neofascisti abbiano antichi argomenti su cui basare la loro intolleranze. casualmente, e per tutt’altri motivi, una parte del femminismo storico (e del marxismo ortodosso) usa argomenti molto simili contro le rivendicazioni di una parte del movimento trans. questi sono i fatti, chista è a zita come si dice qua 🙂
        @Miguel
        sono d’accordo con questo assunto, e non volevo accusarti di nulla. so che tu sei eclettico però appunto il mondo italiano anti trans al momento è rappresentato da due anime: da un lato i razzisti espliciti, i neonazisti e i cattolici integralisti, e dall’altro i liberal, fra cui il gruppo Repubblica/LaStampa/Linkiesta, e casualmente li hai linkati tempo fa. non è un giudizio su di te, è una constatazione di questa strana sinergia che si sta creando. so bene quanto sei “laico” nell’agone ideologico (forse troppo 🙂 ) e apprezzo che tu abbia tradotto in italiano questo testo che dice molte cose che condivido. è però significativo di un clima culturale, e il mio commento era su questo fatto.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Izzaldin

          “sono d’accordo con questo assunto, e non volevo accusarti di nulla. so che tu sei eclettico però appunto il mondo italiano anti trans al momento è rappresentato da due anime”

          Certo.

          Le convergenze casuali su certi temi sono assolutamente naturali, Salvini e la Boldrini sicuramente “convergono” sulla contrarietà alla disoccupazione o alla mortalità infantile, e potrebbero pure proporre rimedi concreti identici.

          Vorrei solo ribadire: io non sono “antitrans”.

          Ribadisco quelli che per me sono i punti critici.

          Non lo sono i pochi “trans” che ho conosciuto, tutti maschio-a-femmina, il fatto che usino nomi abitualmente dati al sesso opposto a quello di nascita, e cose simili. Sono abituato a gente e cose insolite!

          I problemi che vedo io:

          – la medicalizzazione irreversibile di bambini a vari livelli (dal consumo di ormoni bloccanti a vari tipi di mutilazioni), in base a diagnosi sparate velocemente da psicologi e psichiatri, fondate sulla lettura attuale di un manuale – il DSM – costruito semplicemente su una serie di compromessi, anche politici, tra professionisti statunitensi; una diagnosi che non ha nulla di oggettivo. Prima di prescriverti un antibiotico, un medico ti ascolta e ti misura la febbre; prima di prescriverti ormoni e mutilazioni, lo psichiatra ti ascolta e basta.

          – la conseguente moda tra adolescenti, per ora nel mondo anglosassone, ma anche altrove, ad attribuire i propri normalissimi problemi esclusivamente alla disforia di genere, e quindi a cercare tale medicalizzazione;

          – l’assolutizzazione del concetto, mai spiegato di “genere”: Marco è di sesso perfettamente maschile, gli piacciono solo le donne, ma “dentro” è di “genere femminile”, e quindi deve essere considerato a tutti gli effetti una “donna”. A me non cambia la vita, ma trovo irritante che se dici, “potresti spiegarti meglio?” ti chiamino “transfobico”.

          – alcune questioni particolari, come la massiccia immissione nelle carceri femminili americane di maschi biologici “intatti” che si dichiarano donne, lo sport femminile, ecc.

          Comunque alla fine le conseguenze pratiche mi riguardano poco; ciò che mi interessa di più probabilmente è il risvolto psichiatrico/ideologico, per cui se vogliamo parlare di “convergenze”, io convergo da una terza parte (non da “destra” né dal “femminismo”), la critica alla psichiatria, nel filone di James Davies:

          http://www.adisorder4everyone.com/

        • Moi scrive:

          @ IZZALDIN

          quel pensiero indiciato col nomignolo spregiativo di terf è in realtà una logica prosecuzione del pensiero femminista classico, ed è assolutamente accettabile

          [cit.]

          … Sei un “Terfo” 🙂 da “Cancellare” !

        • paniscus scrive:

          “io non mi sogno neanche lontanamente di criticare Paniscus o chi non condivide il fatto che gli uomini che diventano donne abbiano il diritto di sentirsi donne
          ——-

          Io non ho MAI detto questo.

          Al massimo ho detto che “gli uomini che NON diventano donne ma che si limitano a dichiararsi donne perché gli gira così” NON sono donne, e oggettivamente non lo sono, indipendentemente dal fatto che abbiano o no “diritto di sentirsi donne” sul piano privato.

          Io ho perfino il diritto di “sentirmi un gatto”, ma sta di fatto che non sono un gatto (anzi, nemmeno una gatta, vista la specificità di genere).

          • Moi scrive:

            Men are Men
            Women are Women
            Trans Women are Trans Women
            Trans Men are Trans Men

            … in teoria dovrebbe esistere questa quadripartizione, anche perché subiscono il ” Patriarcato ” (sì, anche i Maschi CisEtero han qualche controindicazione … la più classica era l’ arruolamento militare !) in maniere diverse.

            • Moi scrive:

              Le Donne, va be … c’è il Femminismo.

              Le Trans MtF NON avran problemi di utero e dover figliare, ma subiscono molto di più delle donne biologiche allusioni alla prostituzione, spesso dovuta a famiglie che le rinnegano, anzi “li” dal proprio punto di vista .

              I Trans FtM , mi pare che abbian problemi (quasi) solo con le TERF … che li ritengono “Donne che si sono autorovinate” …

              • paniscus scrive:

                “Le Trans MtF NON avran problemi di utero e dover figliare, ma subiscono molto di più delle donne biologiche allusioni alla prostituzione, ”
                ——

                Questa osservazione l’avevi già fatta, e ti è stato già risposto: si tratta di un’osservazione che conferma in pieno, invece che smontare, certe posizioni delle cosiddette terf

                in particolare sul fatto che le donne trans e le donne biologiche non condividano un’identità comune, un vissuto storico comune, e una storia comune di discriminazione e di lotta per liberarsene.

                Se una donna trans viene discriminata (o viene offesa, o subisce allusioni e battutine) perché la si associa automaticamente alla prostituzione (oppure all’ esibizionismo da drag queen, con piume di struzzo, gonne svolazzanti, tacchi altissimi, acuti in falsetto e trucco volgare)

                mentre alla maggior parte delle altre donne questo non succede,

                vuol dire che non è vero che sia “discriminata perché donna”, al contrario, è discriminata proprio perché trans.

                Quindi, è proprio un particolare che enfatizza la differenza tra una donna trans e una donna naturale, e non certo che le rende simili.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Moi

              “Trans Women are Trans Women”

              Tutte le volte che si parla dei massimi sistemi, penso ai piccoli mortali che conosco, che sono stati bambini, e presto saranno cenere…

              Penso a una persona che conosco, sui venticinque anni che, dalle spalle, dalla voce e dal pomo d’Adamo, deve essere nato M.

              Sulle sue robuste gambe, indossa qualcosa che somiglia a una gonna, senza esagerare: non sta cercando di sedurre nessuno, e questo me l° rende simpatic§

              Adopera un nome da donna, e questo non mi crea nessun problema.

              E con gesti frivoli, che nessuna donna “carnale” userebbe, mi racconta tante storie, gesticolando con braccia robuste, e mi dà rigorosamente e rispettosamente del Lei, con la maiuscola. (il mio Pronome è Tu, mica Lei!).

              Mi sembra proprio una bella persona, non rompe certo le scatole a nessuno, e spero di darle una mano nelle cose che fa, e sono dispostissimo a stare al suo gioco.

              Però, beh, no, non è una donna. Mica è una considerazione importante, è solo un dato di fatto.

        • Francesco scrive:

          caro izzaldin

          non mi sono spiegato

          a me non interessano gli schieramenti, interessa che sia possibile mettere in discussione la “teoria queer” e tutte le sue conseguenze sulla vita

          mi sento lontanissimo dai neonazisti come dal femminismo radicale, come dalle multinazionali col loghetto arcobaleno

  5. Peucezio scrive:

    Comunque devo dire che nel complesso gli assunti di codesta teoria queer in sé mi paiono ineccepibili.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      I sistemi di pensiero tendono sempre ad una certa coerenza. Soprattutto quando, come la sofist… come il pomo, conferiscono alle parole pieno potere sulla realtà: lì puoi davvero andare giù di riflessione spinta e coerente senza dover mai verificare che quello che dici abbia qualche riscontro reale.

    • Francesco scrive:

      Peucezio

      ci devi dire qualcosa?

      😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Comunque devo dire che nel complesso gli assunti di codesta teoria queer in sé mi paiono ineccepibili.”

      Non lo so, ma come ho sottolineato nel mio commento al post precedente, la Butler è chiaramente su un piano diverso dei suoi seguaci.

    • Francesco scrive:

      Peucezio

      quindi sei un cartesiano?

  6. Fuzzy scrive:

    A forza di sentir discutere di questioni di genere mi sono deciso a rileggere un capitolo di “Cannibali e re” dell’antropologo Marvin Harris: “l’origine della supremazia maschile e del complesso di Edipo”.
    In breve, il fatto che i maschi siano più adatti alla guerra li ha posti in una condizione di supremazia rispetto alle femmine, con diverse varianti che però non cambiano i termini della questione.
    Freud aveva visto giusto riguardo al complesso di Edipo, tuttavia, il complesso di Edipo non è stato la causa della guerra, ma la guerra è stata la causa del complesso di Edipo. Tenendo presente che la guerra a sua volta non è stata una causa prima bensì un derivato del tentativo di controllare le pressioni ecologiche e demografiche.
    (La paura di castrazione nasce nel momento in cui i giovani maschi in una cultura che esalta l’aggressività si sentono minacciati dalle generazioni adiacenti).
    Harris conclude affermando che il fatto che la guerra e il sessismo continuino ancor oggi a svolgere ruoli così preminenti nelle vicende umane non significa che debbano continuare a svolgerlo anche in futuro.

    • firmato winston scrive:

      @fuzzy
      “In breve, il fatto che i maschi siano più adatti alla guerra li ha posti in una condizione di supremazia rispetto alle femmine”

      Secondo quale metro di supremazia, per caso quello guerresco maschile?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per firmato

        “Secondo quale metro di supremazia, per caso quello guerresco maschile?”

        Credo che il metro lo stabiliscano le circostanze.

        Quelli che parlavano retico e latino erano vincenti nel primo secolo; uno che parla solo retico e latino oggi è doppiamente perdente.

        • firmato winston scrive:

          @miguel
          “Credo che il metro lo stabiliscano le circostanze”

          Resta una spiegazione circolare, di un valore che valuta se stesso valido, una non spiegazione.

          Se non erro perlomeno alcune fra le femministe lo dicono da sempre, che non e’ che una donna si libera dai problemi dell’essere donna diventando di fatto un uomo (anche se purtroppo di solito non afferrano la simmetria, cioe’ che non se ne libera neanche facendo diventare gli uomini delle donne).

          D’altra parte e’ l’organizzazione sociale industriale moderna che rende di fatto “inattuali” i tradizionali, e forse anche un po’ naturali, ruoli maschile/femminile, e questo forse meriterebbe qualche pensierino. E quando si dice industria, non pensiamo alla fabbrica, anche una scuola qualsiasi, dentro la quale la gente oggi passa la maggior parte del suo tempo di vita percepito (da giovani il tempo e’ moooooooolto piu’ lungo) e’ organizzata come fabbrica, in modo tayloristico-macchinistico-industriale: del resto e’ a quel tipo mondo che deve preparare, e si prepara con l’esempio organizzativo molto piu’ che con le “chiacchere” – ma detto questo, allora potrebbe anche sembrare che sia la mentalita’ diffusa dalla scuola moderna, che esiste solo diciamo da un paio di secoli, che crea la fabbrica industriale (o l’esercito), e non il contrario.

          Conoscendo l’autore, forse c’e’ un testo che cerca di affrontare il problema da questo strano punto di vista e poco incline a fornire appigli all’aggressivita’ e alla recriminazione, per cui poco interessante:
          Illich Ivan – 1982 – Il genere e il sesso
          ma non l’ho ancora letto. E non sembra di facile lettura.

          • paniscus scrive:

            “E quando si dice industria, non pensiamo alla fabbrica, anche una scuola qualsiasi, dentro la quale la gente oggi passa la maggior parte del suo tempo di vita percepito (da giovani il tempo e’ moooooooolto piu’ lungo) e’ organizzata come fabbrica, in modo tayloristico-macchinistico-industriale: ”
            —-

            Veramente la scuola di oggi è organizzata prevalentemente come centro di socializzazione, ludoteca, consultorio psicologico, sfogatoio, coccolatoio, gruppo di autocoscienza, oratorio, confessionale, parco giochi, rubrica di confidenze, e affini…

            …cioè, l’esatto OPPOSTO del meccanismo della fabbrica industriale.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Paniscus

              “…cioè, l’esatto OPPOSTO del meccanismo della fabbrica industriale.”

              Leggere Byung-Chul Han, che in Psicopolitica spiega esattamente perché.

              La scuola è vero che è stata una macchina “tayloriana” di conformismo: a prescindere dalle intenzioni degli insegnanti, se gli Stati più mostruosi della storia ci hanno investito tante risorse, è ovvio che doveva servire a pessimi scopi, tra cui in primis il controllo della biosfera.

              Ma come dice Byung-Chul Han, oggi siamo passati dalla materialità del controllo sui corpi (la “biopolitica“), con le fabbriche, i gulag, le scuole… alla “psicopolitica” in cui ci controllano facendoci felici.

      • PinoMamet scrive:

        Un’amica appassionata di equitazione ha postato di recente un articolo in cui alcuni etologi mettono in discussione le categorie di “dominio all’interno del branco” che sono alla base della vulgata corrente in fatto di animali, e anche di uomini
        (i soliti statunitensi ne hanno fatto un dogma e sproloquiano di alfa beta e cazzate varie… Da noi al massimo arriva la ex pseudo rapper Baby K con la canzone “Femmina Alfa”, blandi incoraggiamento femminile 😉 )

        Dice che alla base di tutto ci fossero vecchi studi sui polli (!) in Germania, poi applicati praticamente a tutti, dai leoni ai pesci rossi.

        Dice che, per esempio negli erbivori, il modello si applica malissimo.

        Relata refero.

        • roberto scrive:

          In effetti la pecora alfa fa un po’ ridere
          🙂

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Ma dominio vuol dire ben poco tra gli animali. Chi si accoppia di più, ecco.

          • Moi scrive:

            … ma anche territorii, schema che si ripete in “para-natura” 😉 con i cani randagi o rinselvatichiti … ricalcando dinamiche ancestrali da lupi !

        • firmato winston scrive:

          “Dice che, per esempio negli erbivori, il modello si applica malissimo.”

          Non conosco lo studio, ma la conclusione che se ne trae mi pare una stronzata: l’addomesticabilita’ degli animali e’ legata al fatto che abbiano gia’ in natura una organizzazione gerarchica, nel qual caso basta sostituirsi al capo, e il gioco e’ fatto.
          Aneddoticamente, pensiamo alla differenza fra il cane e il gatto. E se vi viene da dire “ma anche il gatto e’ domestico”, sappiate che e’ piu’ facile addestrare un leone, che ha una struttura sociale gerarchica, che un gatto, che non ce l’ha (il cui addestramento, cioe’ eseguire dei compiti da ordini impartiti, a quel che ne so e’ praticamente impossibile).

          • firmato winston scrive:

            Piuttosto, mi chiederei come mai il cane (domestico), che e’ un animale con un istinto di obbedienza gerarchica, di fedelta’ alla tribu’ domestica, di territorialita’, di feroce aggressivita’ verso tutto il resto del mondo, cosi’ ipersviluppati da sconfinare nella caricatura, sia stato in tal guisa selezionato, accentuando i caratteri gia’ presenti nei selvatici, indubbiamente apposta in somiglianza all’essere umano, come sua estensione.
            Come mai insomma da animali bisogna essere fatti proprio cosi’, “da cani”, per essere definiti i migliori amici dell’uomo…

          • PinoMamet scrive:

            “,indubbiamente apposta in somiglianza all’essere umano, come sua estensione”

            non saprei, non credo che il cane sia stato selezionato perché “somiglia” all’uomo, ma perché “fa comodo” all’uomo.

            A dire il vero tante somiglianze non le vedo…

            se non che “razze” diverse sono state selezionate per scopi molto diversi, accentuando una o l’altra caratteristica, a volte opposte.
            (il cane da compagnia deve essere amichevole, quello da guardia deve essere aggressivo e territoriale, quello da caccia deve essere intraprendente e amare gli spostamenti, quello bovaro deve essere mordace, quello pecoraio assolutamente non deve esserlo…)

            forse il cane è semplicemente una specie molto duttile.

          • PinoMamet scrive:

            Io invece mi sono fatto l’idea che molte scemenze dei corsi di perfezionamento personale- vinci guadagna trionfa- diventa il manager perfetto- diventa casanova in dieci lezioni e così via, siano derivati dalla lettura mal digerita di qualche ricerca etologica.
            Sui lupi, di solito.
            E magari pure sbagliata…

            Un consiglio: quando sentite parlare di lupi, branco ecc., o è Geo&Geo, oppure siete in presenza di un pirla 😉

            • MOI scrive:

              Le robe “Motivéscional” 😉 penso che funzionino bene su gente O poco istruita OPPUR istruitissima in un solo dettagliatissimo àmbito prettamente tecnico !

              Gente, cioè, NON avvezza alla dialettica, che NON si interroga sulle origini del pensiero al quale sta attingendo , che manda giù tutto acriticamente … Noi 😉 invece siamo quelli che _ ad esempio_ capito che Taleb parla di “Cigno Nero” SENZA aver mai consultato un ornitologo ; capito che chi parla di Voli Inspiegabili del Calabrone [sic] NON ha mai consultato né un entomologo né un traduttore professionista , ecc … non vogliamo più saperne, perché ci sa di cialtroneria imbonitoria e magari abbiam persino ragione.

              😀

    • Francesco scrive:

      “più adatti alla guerra” … perchè non lo sono anche alla caccia, attività che credo preceda di molto la guerra?

      • firmato winston scrive:

        Infatti nelle societa’ umane “naturali”, quelle di caccia/raccolta, le donne raccolgono. Hai notato che portano sempre una borsa, per la quale nutrono una vera passione? 😉

        • paniscus scrive:

          Veramente a me risultava che nelle società di caccia e raccolta, anche le donne cacciassero, solo che cacciavano animali più piccoli e più facili da catturare, con maggiore probabilità di successo, e minore probabilità di morire o di farsi male in incidenti tecnici.

          La caccia ad animali grandi e potenzialmente pericolosi era un compito “da uomini”, e soprattutto da uomini in gruppo, ma spesso non andava bene… mentre la caccia ad animali piccoli (oltre alla raccolta di vegetali) poteva essere praticata anche da individui singoli, compresi donne, anziani, o ragazzini non ancora ammessi alla caccia grossa.

          La narrazione leggendaria del maschio capofamiglia che ritorna a casa (nella caverna o nel capanno) con il carniere pieno e che viene festeggiato e ringraziato dalla famiglia che altrimenti non avrebbe avuto da mangiare… mi sembra appunto, in buona parte, una narrazione.

          Certo che quelle poche volte che il maschio capofamiglia arrivava a casa con un cinghiale o con un cervo intero, erano tutti contenti…

          …ma penso sinceramente che, nella maggior parte dei casi arrivasse a mani vuote, e magari anche ferito, mentre la moglie, i figli e la suocera gli facevano trovare comunque un arrostino di coniglio o di pernici, con contorno di tuberi e radici simili alle patate di oggi!

          • Francesco scrive:

            credo che quel tipo di società si sarebbe estinta, in quel caso, perchè il suo modo di produzione sarebbe stato troppo inefficiente

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Insomma, erano dei deficienti: le braccia migliori erano usate per un’attività largamente improduttiva e dannosa per il gruppo, mentre quelle peggiori provvedevano al grosso del fabbisogno.
            No, non mi convince.

      • firmato winston scrive:

        Tutto sommato fra caccia e guerra non c’e’ moltissima differenza: basta considerare “non uomini” gli altri, che e’ proprio cio’ che avviene, e si cerca di far avvenire con la propaganda, durante i conflitti.

    • Fuzzy scrive:

      Il materialismo culturale in antropologia è spesso considerato il pensiero secondo cui determinate pratiche sociali sono il risultato dei bisogni biologici degli individui. Marvin Harris, principale esponente di tale modello teorico, individua quattro livelli universali dei sistemi socioculturali (Harris 1979:54):

      La infrastruttura etica e comportamentale (relazioni materiali), che comprende i modi di produzione (tecnologia, condizioni ambientali, modelli di lavoro) e le condizioni demografiche (tassi di natalità e mortalità, densità e quantità della popolazione, tecnologie e controllo della popolazione)
      La struttura etica e comportamentale (relazioni sociali), ovvero l’economia domestica (organizzazione familiare e della parentela, ruoli del genere e dell’età) e l’economia politica (modelli di classe, di casta, modi di organizzazione politica)
      La sovrastruttura etica e comportamentale (relazioni simboliche), cioè i modelli cognitivi simbolici e ideologici condivisi nella società: arti, riti, giochi e sport, scienza, religioni
      La sovrastruttura emica e mentale (relazioni ideologiche), comprendente cognizioni consce od inconsce quali gli obiettivi, le categorie, i ruoli, i piani, i valori, le filosofie, le credenze.
      L’essenza dell’approccio materialistico è l’idea che le condizioni infrastrutturali siano in ogni caso determinanti nell’evoluzione della cultura. Struttura e sovrastrutture non sono però considerate insignificanti epifenomeni riflessi dell’infrastruttura, ma meccanismi regolatori del sistema.

  7. Fuzzy scrive:

    Non ricordo le testuali parole, ma si tratta evidentemente di forza fisica.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Hitler, trans e americani… La NaziVittima transiziona a Vittimo!
    (splendido il doppio cognome aristocraticamente trattinato, Parker-Dipeppe, e i nomi americani che ti permettono di cambiare sesso passando da Tyler a Taylor).

    La data primo aprile è sospetta, ma tutto è possibile nella Land of Dreams…

    Fonte: https://www.jpost.com/international/transgender-ex-neo-nazi-wont-face-prison-time-already-suffered-enough-663842

    “Nessuno di noi ha sofferto la difficile situazione che questo imputato ha subito a causa della sua confusione di identità di genere… Quando è troppo è troppo”.

    dallo staff del JERUSALEM POST
    1 APRILE 2021 16:52

    Un uomo transgender di 21 anni ed ex neo-nazista accusato di minacciare i giornalisti non dovrà affrontare alcun tempo di prigione dopo che un giudice federale ha concluso che aveva “già sofferto abbastanza”, ha riferito The Associated Press.
    Taylor Parker-Dipeppe, che si identifica con il nome Tyler, è stato accusato nel 2020 di aver minacciato dei giornalisti insieme ad altri tre membri dell’organizzazione suprematista bianca Atomwaffen Division. Secondo la polizia, il gruppo aveva lasciato o tentato di lasciare messaggi minacciosi coperti di svastiche e dichiarazioni come “Siete stati visitati dai vostri nazisti locali” nelle case dei giornalisti.

    Tuttavia, la sua infanzia è stata tutt’altro che facile.

    Cresciuto a Egg Harbor, New Jersey, Parker-Dipeppe sapeva di essere transgender dall’età di cinque anni. Ma quando sua madre gli comprò dei “vestiti da ragazzo”, suo padre li gettò via e continuò ad abusare di lui, ha riferito AP, citando la nota di condanna scritta dall’avvocato di Parker-Dipeppe, Peter Mazzone.

    Mazzone ha ulteriormente elaborato l’infanzia travagliata del suo cliente, secondo AP. Il bullismo al liceo era così incessante che la scuola è stata costretta a risolvere una causa di 50.000 dollari. In seguito, Parker-Dipeppe si trasferì da sua madre e dal suo nuovo marito – un alcolizzato violento e violento.

    In seguito, si è unito agli Atomwaffen nel tentativo di trovare l’accettazione.

    L’organizzazione è classificata come un gruppo d’odio, e diversi omicidi sono stati attribuiti ad essa in passato.

    Secondo quanto riferito, Parker-Dipeppe era solo un membro di basso livello di questa operazione di minaccia, che i procuratori hanno detto essere una ritorsione per la pubblicità negativa. Sembra che il coinvolgimento di Parker-Dipeppe si limitasse esclusivamente a guidare in giro per affiggere manifesti, dato che era l’unico membro nella zona con una macchina, ha riferito AP.

    Ma in seguito ha ammesso il suo coinvolgimento a sua madre e, su suo consiglio, ha ammesso la sua identità transgender agli Atomwaffen. È stato immediatamente buttato fuori dal gruppo e, secondo Mazzone, teme ancora ritorsioni, ha riferito AP.

    Mazzone aveva sostenuto in tribunale che il background travagliato del suo cliente avrebbe reso la prigione “devastante”, ha riferito AP.

    E la corte era d’accordo, con il giudice distrettuale John C. Coughenour che lo ha condannato a tempo servito, aggiungendo che “Nessuno di noi ha sofferto la difficile situazione che questo imputato ha subito come risultato della sua confusione di identità di genere… Quando è troppo è troppo”, secondo AP.
    Anche se non è chiaro se questo ha influito sulla decisione, la sentenza arriva in mezzo alla Giornata Internazionale della Visibilità Transgender, celebrata il 31 marzo, che cerca di aumentare la consapevolezza per le persone transgender.

  9. izzaldin scrive:

    una piccola provocazione
    per ora il mondo intiero discute di trans, dei loro diritti, e del modo in cui cambiano sesso. argomento marginale e divisivo, forse per questo diventato di moda.
    ormoni ai minorenni, chirurgia, pronomi, al centro del dibattito ci sono queste pratiche mediche e sociali, che causano sdegno o approvazione e impegnano i neuroni di persone anche intelligenti in maniera forse eccessiva.
    negli anni ’90-’00 erano altri tipi di intervento chirurgico-culturale ad essere al centro del dibattito, l’infibulazione, la mutilazione genitale femminile, usata in maniera distratta per accusare l’intero Islam di barbarie.
    però..
    c’è un’altra mutilazione genitale culturale che NESSUNO tratta mai e non è mai al centro del dibattito, cioè la circoncisione.
    sono principalmente quattro i gruppi umani che ricorrono alla circoncisione, in ordine numerico:
    gli americani
    i musulmani
    gli ebrei
    gli individui affetti da fimosi.
    a parte l’ultimo gruppo, che usa la circoncizione per motivi medici, gli altri gruppi lo fanno per motivi culturali o religiosi.
    pensateci, è una mutilazione imposta a dei minorenni per motivi culturali, come la transizione per gli individui affetti da disforia di genere, però non scandalizza nessuno, perché?

    • PinoMamet scrive:

      Sono circonciso (NON per fimosi 😉 ) e in tutta onestà faccio molta fatica a paragonarla alle mutilazioni genitali femminili.

      Mi risulta che in realtà si sia detto parecchio contro la circoncisione, che ha trovato oppositori sin dall’epoca dei Seleucidi e continua ad averne.

      Poi, a quanto visto ictu oculi su altri, la cosa si svolge così: il circoncisore prende il neonato, fa il taglietto, il neonato piange per due-tre minuti mentre viene spalmato di Cicatrene, nel frattempo i parenti cantano nella sinagoga e poi vanno al rinfresco.
      Il circoncisore, per la legge italiana, deve essere un medico (e non solo un rabbino).

      • paniscus scrive:

        “il circoncisore prende il neonato, fa il taglietto, il neonato piange per due-tre minuti mentre viene spalmato di Cicatrene, nel frattempo i parenti cantano nella sinagoga e poi vanno al rinfresco.”
        —–

        ok, ma allora che serve il taglietto, e per quale ragione deve essere considerato normale compierlo su un neonato che non se l’è scelto e che non può esprimere il consenso?

        Io non avrei MAI fatto i buchi alle orecchie a mia figlia da neonata, per nessun motivo, non perché li consideri una cosa negativa in sé, ma perché li considero una cosa beatamente inutile a quell’età, e comunque una cosa che la persona interessata dovrebbe scegliersi consapevolmente…

        • PinoMamet scrive:

          Sicuramente non c’è consenso e da questo punto di vista la critica è fondata;

          Ma le mutilazioni genitali femminili mi sembrano una cosa all’atto pratico di ben altra gravità.

          • izzaldin scrive:

            Pino siamo d’accordo che nel confonto fra mutilazione genitale maschile e femminile c’è una sproporzione di sofferenza, ed esistono nel mondo pratiche diverse più o meno invasive di infibulazione.
            E figuriamoci se do un giudizio di valore su una cosa del genere e su chi la pratica e la giustifica, trattandosi di pratiche religiose, identitarie e mediche millenarie. Gli americani non hanno di questi motivi ma lo fanno lo stesso.
            La mia era appunto una provocazione: perché la chirurgia usata dai trans sta monopolizzando il dibattito culturale occidentale, mentre la circoncisione di massa non è parimenti dibatutta?
            forse dipende da che “taglio” si dà alla “questione” 😉

            • Moi scrive:

              La Circoncisione USA dei Cristiani locali è dovuta al loro IperProtestantismo, spesso ritenuto eccessivo dalle stesse controparti Protestanti Europei ! … Non credevo, però, che la % fosse cmq così elevata !

              • Moi scrive:

                @ IZZALDIN

                Ti faccio una provocazione anch’or più “provocante” 😉 :

                le fronti si asciugano, i prepuzi NON ricrescono MA … su cos’ ha molto di più da indignarsi la UAAR ?! 😉

              • Moi scrive:

                … SE sei Ateo per davvero, NON esistono significati metafisici nei riti e negli aspetti esteriori !

              • paniscus scrive:

                veramente la UAAR ha preso poszione eccome, contro la circoncisione dei neonati.

                E non solo quella effettuata clandestinamente da praticoni improvvisati, ma anche quella correttamente effettuata da un professionista sanitario, nel caso che non ci sia nessuna indicazione medica ma soltanto motivazioni rituali.

                https://blog.uaar.it/2019/04/08/contro-circoncisione-per-diritti-dei-bambini/

              • PinoMamet scrive:

                Mah…
                ho un po’ di perplessità sull’articolo.

                Non sono proprio fatto per apprezzare la UAAR, mi dispiace.

                Come i Pastafariani e Feudalesimo e Libertà (entrambi molto popolari tra i miei studenti “scientifici” bravi- ignorati dai linguistici o quasi- sui classici devo fare un’indagine, purtroppo non ne ho attualmente) non sono proprio “la mia tazza di thè”, dicono gli inglesi.

                In pratica dice: le religioni (generalizzando) invocano i medici obiettori contro gli aborti, ma si affrettano a chiedere che le circoncisioni siano fatte a spese del servizio pubblico.

                Dove sia l’incoerenza, lo vedono solo quelli della UAAR.

                A me sembrano più incoerenti loro che vorrebbero gli aborti nelle strutture pubbliche per evitare i rischi degli aborti clandestini (e hanno perfettamente ragione) ma non vogliono la circoncisione nelle strutture pubbliche anche se ripetono in continuazione che si tratta di un’operazione che ha dei rischi .

                In ogni caso sono soprattutto i musulmani gli interessati a questo; gli ebrei hanno già i “mohel” abilitati legalmente alla loro professione e preparati sotto il profilo medico.

                Mi risulta anche che nell’URSS (contrariamente a chi sostiene che gli ebrei fossero particolarmente vezzeggiati o coccolati dal regime a scapito dei cristiani…) le circoncisioni fossero proibite di fatto , e in generale la religione ebraica fosse osteggiata quanto qualunque altra.

              • paniscus scrive:

                premettendo che non sono mai stata iscritta alla UAAR, mi pare abbastanza chiaro che quell’articolo si esponga in maniera molto specifica sulle circoncisioni di BAMBINI incapaci di dare il consenso personale.

                A un certo punto dice esplicitamente che non ci si troverebbe nulla di male in una circoncisione per scelta personale da adulti, o almeno da adolescenti.

                Quindi il paragone con l’aborto regge poco, perché l’aborto, per definizione, riguarda il corpo di una persona adulta che sceglie per sé…

              • PinoMamet scrive:

                Sono loro che lo fanno… a me non sarebbe mai saltato in mente.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “il paragone con l’aborto regge poco, perché l’aborto, per definizione, riguarda il corpo di una persona adulta che sceglie per sé…”

                …e per il nascituro. Posso decidere di non farlo nascere, ma non di circonciderlo?

              • PinoMamet scrive:

                Cito anche questo paragrafo per rimarcarne l’assoluta ignoranza del mondo ebraico che ne traspare:

                “In Israele, l’unica soluzione che un genitore laico ha trovato per evitarla a suo figlio è stata il rapimento. Trattandosi di una pratica antichissima, la tradizione costituisce purtroppo un robusto ostacolo non solo per i laici, ma anche per gli stessi leader religiosi che volessero innovarla. Il problema è che non se ne vedono molti. E dire che non è richiesto loro un grandissimo sforzo: sarebbe sufficiente che autorizzassero le circoncisioni soltanto al raggiungimento della maggiore età — o dei quattordici anni, se questa diventasse ufficialmente l’età alla quale non occorre più il consenso dei genitori per compiere scelte religiose.”

                Mi pare scritto da un benintenzionato, che non sa assolutamente di cosa sta parlando.

                Che poi è un po’ tutta la descrizione dell’ideologia UAAR, in fondo. Ho parecchi amici così.
                Nel reggiano (ehm…) addirittura abbondano.

                Sono quelli che “non concepiscono” le religioni. E quindi non si sforzano minimamente di entrare nella logica di chi le professa.
                Loro c’hanno ragione, perché sono moderni e illuminati… perché mai il mondo non li ascolta?
                Non se ne capacitano proprio.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “E dire che non è richiesto loro un grandissimo sforzo”

                E su! Fatelo questo piccolo sforzo! 😉

              • PinoMamet scrive:

                ” Posso decidere di non farlo nascere, ma non di circonciderlo?”

                beh, lo so che i dialoghi non sono gare, e non si vince niente, ma con questa Mauricius ha fatto mille punti, lasciatemelo dire!

              • Peucezio scrive:

                Lisa,
                “Quindi il paragone con l’aborto regge poco, perché l’aborto, per definizione, riguarda il corpo di una persona adulta che sceglie per sé…”

                Questa è un po’ singolare come affermazione.
                Il feto adulto ancora mi mancava…

              • paniscus scrive:

                Guardate che non è colpa mia se la legge non considera “persona” un embrione di poche settimane, eh.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                La legge non vieta di far circoncidere i figli, se è per questo. Una volta che si passa dalla descrizione della norma positiva all’auspicio di come dovrebbe essere, allora si passa all’ambito morale dove quello che dice la legislazione vigente conta relativamente.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per paniscus

          “ok, ma allora che serve il taglietto, e per quale ragione deve essere considerato normale compierlo su un neonato che non se l’è scelto e che non può esprimere il consenso?”

          Penso che dovrebbe segnare fisicamente l’ingresso in una comunità. Da cui non vanno esclusi i bambini, che anzi ne sono un elemento fondamentale.

          Un po’ come i tagli sul volto dei nigeriani (ne vedo sempre di meno in giro, tra l’altro).

        • Peucezio scrive:

          Lisa,
          “ok, ma allora che serve il taglietto, e per quale ragione deve essere considerato normale compierlo su un neonato che non se l’è scelto e che non può esprimere il consenso?”

          Eh, beh, ma non è mica come il bieco e crudele battesimo inflitto dai cattolici!
          Non l’hai ancora capito che basta non essere cristiani e tutto è lecito?

          • paniscus scrive:

            “Non l’hai ancora capito che basta non essere cristiani e tutto è lecito?”
            —-

            Ma che palle, con questo piagnisteo della discriminazione contro i cristiani!

            (in una società in cui la religione cristiana, e in particolare la chiesa cattolica, hanno dei privilegi estremi e non giustificabili con nessun principio giuridico!)

          • PinoMamet scrive:

            Secondo me in Italia i cattolici hanno degli indubbi privilegi, che altri gruppi religiosi o non-religiosi non hanno.
            È innegabile e ci vuole molta faccia tosta a sostenere il contrario.

            Allo stesso tempo, è anche innegabile che nel mondo occidentale, cioè in tutto il mondo in pratica, il cristianesimo è l’unica religione di cui si può dire peste e corna senza il rischio di finire al cimitero, in tribunale, o all’ostracismo sociale.

            In realtà è più facile essere ostrscizzati socialmente, in molti ambienti, se ci si mostra cattolici credenti, senza condirlo di mille distinguo, intellettualismi o contorsioni.

            • PinoMamet scrive:

              Non che c’entri qualcosa: in effetti l’UAAR ce l’ha con il battesimo quanto e più che con la circoncisione: è imparziale in questo.

              Mentre tanti credenti cattolici hanno da ridire sul barbaro uso di musulmani ed ebrei di tagliare prepuzi, ma naturalmente non hanno nulla contro il battesimo.

              • Moi scrive:

                Be’, ma (almeno per me e NON solo …) lì NON è una questione di Metafsica : bagnare fronti è considerato un atto meno “invasivo” su di un corpo che tagliar prepuzi, fa davvero così strano ?! 😉 😀

                … Poi c’è gente che si dichiara “Atea” ma che si tatua e si mutila di ferraglia peggio dei Selvaggi Oceanici che venerano un Vulcano ! 😉 … Ma questo è un
                altro livello ancora !

              • Moi scrive:

                La UAAR ce l’ ha con il Battesimo soprattutto perché “fa statistica” di % di Cattolici … cmq tende a comportarsi come se fossimo ancora a prima degli Anni Novanta : con un Islam irrilevante, ma magari … allora sì che ci si potrebbe preoccupare di Battesimi !

              • Moi scrive:

                …. Gli Ebrei sono semprestati e sempre saranno pochissimi : la loro severissima selettività “in ingresso” , dovrebbero adottarla tutte le religioni !

    • PinoMamet scrive:

      PS
      Ci sono molti più musulmani che statunitensi, mi sa…

      mi pare anche che sia in calo il numero dei maschi statunitensi circoncisi (che non è mai stato la totalità), alcuni dicono perché è in calo il numero dei medici ebrei che consigliavano tale pratica come routine (ma mi pare una spiegazione un po’ “d’effetto”, mah…)

      • Moi scrive:

        l’ Ebraismo è la religione “circoncidente” che , mi risulta, più si preoccupa di conciliare la medicina moderna con la ritualizazione tradizionale ; ci sono tradizionalmente strumenti specifici :

        in particolare una specie di miniscudo solcato fatto un po’ “a fior di giglio” [?] che tira la pelle prepuziale, un coltellino, che stanno in un astuccio a “finto libro” …

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “in calo il numero dei maschi statunitensi circoncisi ”

        E’ in mutamento anche la composizione etnica degli Stati Uniti, per cui la cosa non mi soprende.

        • Moi scrive:

          E’ in mutamento anche la composizione etnica degli Stati Uniti, per cui la cosa non mi soprende.

          ————-

          Be’, ma arrivano anche molti “Brownies” [SE Induisti NO, OK …] 🙂 spesso Musulmani, no ?

          Inoltre, è in calo anche il Tradizionalismo (Iper)Protestante … con tutti quei GenderS 🙂 lì !

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            I latinoamericani non si circoncidono.
            Non confondiamo gli Stati Uniti con l’Europa.

            • Moi scrive:

              Guarda che i “Brownies” sono gli Industani & Dintorni, eh … mica gli “Hispanics / Latinos” !

              • Moi scrive:

                Paki / Bangla / Srila …

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                I latinoamericani (scuri) sono considerati “Brown”.

              • Moi scrive:

                NON mi risulta … i “Brownies” coincidono più o meno con i “Towel Heads” / “Rag Heads” … ovviamente evito definizioni PseudoScientiste , siano esse Ottocentesche “alla Sizzi” o NeoMillennialiste “alla MyHeritage” !

                … Meglio il gergo becero da “Rednecks”, che almeno NON ha pretese scientiste !

              • PinoMamet scrive:

                Mi risulta che i latinoamericani si autoidentifichino in effetti con il colore “brown”.

                Gli altri credo siano “asians”.

                I pakistani si circoncidono, gli indiani no.

              • Moi scrive:

                “Asians” sono i “Gialli” , Estremo Oriente & IndoCina … “Gooks” (nato per i Coreani, esteso ai Vietnamiti) / “Japs” / “Chinks”

              • PinoMamet scrive:

                Mmm no, per i criteri dei censimenti USA asians sono tutti gli abitanti dell’Asia, esclusi quelli del Medio Oriente.

                Gli indiani sono “asians”, anche se in effetti ha poco senso metterli nella stessa categoria di cinesi e coreani.
                D’altra parte, l’Indonesia?

                Mentre se digiti “brown pride” su Google, trovi tutti riferimenti ai messicani-americani, latino-americani, “arte chicana” e via discorrendo.

            • Moi scrive:

              Sì,ma origina dalla (sub?)cultura da “masticabibbie” 😉 … alla Ned Flanders ! 😉

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                L’origine di qualcosa solitamente è irrilevante quando si parla di fenomeni sociali: gli atei in Italia non fanno la fila per lavorare la domenica, per dire.

  10. giovanni scrive:

    “l’antica cultura greca dove era accettabile per gli uomini fare sesso con ragazzi adolescenti fino a quando non erano pronti a sposarsi – a quel punto ci si aspettava che passassero a fare sesso con le donne. In entrambi i casi, comunque, l’omosessualità era qualcosa che le persone facevano piuttosto che ciò che erano.”
    Mamma mia che cumulo di c…te. L’omosessualità non riguardava solo il fare, ma anche l’essere, il rapporto omosessuale era considerato molto di più di quello etero perchè la donna era considerata consustanzialmente inferiore, priva di diritti civili e persino di anima. Il rapporto omosessuale riguardava SPECIFICAMENTE ciò che ERANO gli omosesuali: maschi possidenti, quindi cittadini, detentori esclusivi del potere politico ed economico.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Giovanni

      ” Il rapporto omosessuale riguardava SPECIFICAMENTE ciò che ERANO gli omosesuali: maschi possidenti, quindi cittadini, detentori esclusivi del potere politico ed economico.”

      Guarda che stai dicendo la stessa cosa del “cumulo di c…te” che critichi 🙂

      Stai dicendo:

      non ERANO omosessuali. Erano maschi possidenti che in quanto tali FACEVANO gli omosessuali con i ragazzini.

      • firmato winston scrive:

        @miguel
        “non ERANO omosessuali”

        Non perche’ non lo fossero nel senso attuale, ma perche’ all’epoca non era una categorizzazione che potesse importare a nessuno. Quindi non erano omosessuali, ma non erano neanche eterosessuali.

        Semplicemente non esisteva il concetto.

        Qualcosa di simile e’ successo con “razza”: l’orgoglio (e quindi la vergogna) di appartenere ad una razza, perlomeno come concetto ubiquo, credo sia anch’esso moderno, molto piu’ di quello di sopravvivenza del “piu’ adatto”, di “vinca il migliore”, (darwin, che diceva “piu’ adatto” e non “migliore”, ben consapevole delle probabili strumentalizzazioni, tenne chiuso nel cassetto il suo libro per vent’anni, e lo pubblico’ solo quando un altro, un giovane, gli mostro’ per un parere uno studio simile che stava per pubblicare – russell wallace mi pare si chiamasse).

        Comunque vedi che alla fine si ricade sempre nella mania dell’etichettare tutto.

        Occhio che:

        etichetta = link simbolico = linguaggio simbolico = linguaggio umano

        da cui:

        mania di etichettare tutto = mania di assegnare un ruolo spropositato al linguaggio

        Lo sapeva benissimo anche Goebbels, temo. Ma pure Marx in fondo ha fatto la stessa cosa, con le sue classi. Ovvio che ognuno di questi spergiurasse che cio’ di cui parlava esisteva veramente, anzi che fosse l’unica cosa che esisteva veramente. Quindi il postmodern in senso relativistico, ben venga. Ma allora perche’ tendiamo a recriminare al post modern anche il suo contrario? Non e’ stato lui a cominciare!

        • PinoMamet scrive:

          Confermo che nel mondo antico nessuno parlava di “razze”. Il concetto non era ancora stato inventato, e di conseguenza non le “vedevano” neppure.

          Cioè, non è che non vedessero, e scrivessero, che gli Egizi erano più scuri dei Germani. Ma non gliene fregava nulla, non era per loro un elemento particolarmente interessante.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per PinoMamet

            “Confermo che nel mondo antico nessuno parlava di “razze”. Il concetto non era ancora stato inventato, e di conseguenza non le “vedevano” neppure.”

            Ma credo che avessero molto chiaro i concetti di parentela e di genealogia (la Bibbia ne è piena, e pure il Nuovo Testamento inizia con la genealogia di Gesù).

            Il concetto di “razza” fu un’astrazione, inventata per soddisfare questo stesso bisogno umano primordiale.

            E’ una pseudogenealogia democratica, che dice che “anche tu che sei un bracciante siculo di cognome Alì sei della Razza di Dante, e quindi, forza, vai in trincea anche tu!”.

  11. Moi scrive:

    l’omosessualità era qualcosa che le persone facevano piuttosto che ciò che erano.

    ———

    Sì, infatti : la differenza tra il Nuovo “essere” e il Vecchio “fare” segna un’epoca culturalmente tutta nuova … le religioni “Tradizionali”, specialmente “Monoteiste-Abramiche” appaiono più impreparate di quelle cosiddette “Dharmiche” , di fatto molto più simili alle antichissime “Pagane Occidentali” di cui il Monoteismo “Abramico” ha preso il posto.

    • Moi scrive:

      … e questo limitandoci all’ Omosessualità, figuarsi Transessualismo o Identità Queer NON-Binarie indefinite / intermedie e “a posto così”.

      … Tutta roba da Mondo Dominato da Demoni (δαίμων – daemonium ; sing.) / Djinn (جِنّ‎; sing.) / Shedim (שֵׁדִים ; pl.) e chi più ne ha più ne metta !
      😀

      • Moi scrive:

        @ HABSBURGICUS

        … Sta’ a vedere che a voler disintegrare (e ad averlo fatto) l’ aborrita Logica Tomistico Aristotelica, le Filosofie materialiste (Femminismo Classico in Primis, che MAI avrebbe pensato di mettere in discussione “Woman = Adult Human Female” ; v.di Posie Parker in UK [*] !) si son date la zappa sui piedi da sé ?!

        😉

        [*]

        https://www.youtube.com/watch?v=y8nViKYmEhU

        Woman billboard was ‘transphobic’ and ‘dangerous’

  12. Moi scrive:

    L’ episodio Canadese alluso da Izzaldin dev’ esser questo :

    https://www.vancouverisawesome.com/courier-archive/news/vancouver-rape-relief-targeted-with-vandalism-threats-over-transgender-controversy-3106045

    Vancouver

    Rape Relief targeted with vandalism, threats over transgender controversy

    • Moi scrive:

      … ma ‘sta roba dell’ animale morto (qui un ratto : schifo nello schifo …) a mo’ di monito, che origini ha ? … lo fa anche la Mafia Italica !

  13. Moi scrive:

    How JK Rowling Betrayed the World She Created
    BY
    Gabrielle Bellot

    ————

    Rather than reflecting on the simple inclusivity of the phrase
    [cit.]

    https://lithub.com/how-jk-rowling-betrayed-the-world-she-created/

    ————

  14. Moi scrive:

    For transgender men, pain of menstruation is more than just physical

    Safety concerns and a lack of access to menstruation products are among the issues trans and gender-nonconforming people face during “that time of the month.”

    https://www.nbcnews.com/feature/nbc-out/transgender-men-pain-menstruation-more-just-physical-n1113961

    —————————————————

    NON ho scritto 2^8 perché la battuta convenzionale è in base 4 😉 …

    • Moi scrive:

      “Having a period already causes me a lot of [gender] dysphoria, but this dysphoria becomes heightened when I have to shop for a product that is labeled as ‘women’s health’ and in most cases, is pretty and pink,”

      [cit.]

      ————————-

      Interessante,cmq, la costante di Volontà di Potenza Statunitense di un Mondo “tutto da coreggere” …

  15. Moi scrive:

    Ci s ono principalmente quattro i gruppi umani che ricorrono alla circoncisione, in ordine numerico:

    gli americani
    i musulmani
    gli ebrei
    gli individui affetti da fimosi.

    [cit.]

    —————————

    I “Musulmani” sono almeno un miliardo e mezzo … gli “Americani” Circoncisi sono al massimo il 70% dei Protestanti (… e ci mettiamo dentro WASPs ispirati al KKK come “Neri” [in senso USA … “one blood drop is enough”] Battisti ispirati a Martin Luther King !) in un Paese con all’incirca un miliardo (!) di abitanti in meno dell’ India che, al secondo posto, tallona da vicino la Cina, al primo posto, eh !

    • Moi scrive:

      … ma fossero anche 100% dei Cittadini USA circoncisi, sarebbero meno (!) di 340 milioni in tutto !

      PS

      Ovviamente, togliere le Donne Bio 😉 dal calcolo , eh !

  16. Moi scrive:

    … gli Affetti da Fimosi, giusto per fare un quarto gruppo fine a sé stesso come battuta … ci sta , per sdrammatizzare 😉 !

  17. MOI scrive:

    Le cose in USA si complicano con le “razze”, fra quello che dicono e scrivono le Istituzioni , come la gente è tenuta a parlare stando all’ Intrattenimento, come la gente effettivamente parla … poi le cose all’ Estero le complicano eventualmente ulteriori scelte di doppiaggio.

    Tornando ai Circoncisi …. una Persona Trans MtF con ancora il pene, è “circoncisa-A” ?

    … Domanda, ovviamente d’ importanza vitale !

    • PinoMamet scrive:

      non ho capito la domanda.

      • MOI scrive:

        Ahem … penso di aver già trovato una Marzulliana 😉 Risposta :

        NOT All Men are Circumcised
        NOT All Circumcised Persons are Men

        … scusate se ricorro all’ Inglese, ma in Italiano NON riesco a concepirlo ! … Almeno Miguel capirà ! 😉

        😉

  18. Miguel Martinez scrive:

    Interessante:

    https://operavivamagazine.org/le-messe-nere-di-michel-foucault/

    al di là delle tifoserie politiche, il meccanismo ineluttabile della calunnia…

    • Francesco scrive:

      Beh, la cosa che trovo più interessante è l’inutilità della calunnia.

      Non bastava la notizia in sè a screditare il Foucalt? calcare troppo la mano è tipico dei cialtroni in cerca di visibilità

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “Beh, la cosa che trovo più interessante è l’inutilità della calunnia.”

        Interessante comunque la difesa.

        Foucault non si trombava i bambini di cinque anni al cimitero.

        Si trombava i ragazzini nodafricani di 17 anni, a pagamento, nel boschetto, grazie ai soldi che gli venivano dall’essere un professore bianco 🙂 della capitale dell’ex-impero francese.

        Io sono d’accordo che è diverso, ma pone altre problematiche, credo.

  19. Moi scrive:

    Tornando alle statue :

    https://www.telebari.it/attualita/55134-bari-ambient-marketing-in-piazza-umberto-spunta-una-nuova-statua-alta-4-metri-e-il-pensatore-digitale-foto.html

    … forse, questa è più inquietante di qualunque Personaggio Storico !

    ——————————-

    Bari, ‘ambient marketing’ in piazza Umberto: spunta una nuova statua alta 4 metri. È il Pensatore Digitale

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