Salendo sul Monte Acuto, alla fine del mondo

Sabato mi sono fatto cinque buoni chilometri a piedi per arrivare alla Certosa, in cima al Monte Acuto, dove un mio amico, che vive in modo molto semplice e discende da una famiglia antica di almeno otto secoli, doveva presentare una sua riflessione sull’enciclica Laudato sii.

Nel giro di due giorni, nonostante il freddo era esplosa la primavera.

San Brunone, il padre di tutte le certose, aveva sognato sette stelle che indicavano a sette pellegrini una valle segreta, e sfuggì così alla sua modernità – anno 1084 – tra i monti sopra Grenoble.

Su un muro di Via della Campora, vita fossilizzata con la lingua di fuori, rincorre vita fossilizzata

Brunone deve aver fatto qualcosa di molto buono, se a Grenoble, due millenni dopo, c’è Pièces et mains d’oeuvre.

Per arrivare alla Certosa, devo attraversare il Ponte Bailey, che gli americani costruirono quando fecero finta di conquistare Firenze, ma sarebbe una storia troppo lunga e triste da raccontare, e la Firenze Ufficiale l’ha nascosta ben bene sotto i sassi.

Un enorme camion quasi quasi mi mette sotto, e rischia di privarvi del resto del racconto.

La Certosa son settecento anni, che pochi conoscono fuori Firenze, perché alla Certosa non ci hanno fatto ancora il mall.

Salgo le grandi scale, sotto il sole e il vento.

C’è sempre stato qualcuno che andava tra i monti dove lo smartòfono non prende.

E così settecento anni fa nacque anche la Certosa sopra il Galluzzo (poi c’erano anche i gatti certosini, ma è un’altra storia).

Nel salone, i quadri del Pontormo, dall’aria sorprendentemente moderna.

Potrei graffiarli e nessuno se ne accorgerebbe: lui li dipinse durante il lockdown del 1523, quando la peste gli fece sfuggire Firenze.

Guardo il quadro della Resurrezione… è proprio vero quello che mi ha raccontato un amico, che una volta la gente non dormiva sdraiata, dormivan seduti.

Ora, sono morti gli ultimi cartusiani/certosini.

Sono morti poi gli ultimi cistercensi che hanno preso il loro posto.

(A San Marco che era di Savonarola, stanno morendo gli ultimi domenicani).

Il cardinalarcivescovo, l’ultimo che spegne la luce su quella che una volta fu l’immensa Chiesa Cattolica, ha affidato tutto alla Comunità di San Leolino. Non ho idea chi fosse San Leolino, ma il nome mi piace.

La comunità è diretta da un prete che suona l’organo, conosce i classici ed è Presidente dell’Accademia «Marsilio Ficino» di Figline Valdarno.

Marsilio Ficino, il mago neoplatonico che sconvolse il mondo, celebrando Platone su un altare a Careggi (con una piccola lapide a San Marco, che vidi per caso…).

Questi ultimi eredi di inquisizioni e sacerdoti che decidevano vita e morte, ma eredi anche di maghi, sono oggi talmente fragili di fronte al Nulla che incombe.

Aveva previsto tutto Michael Ende, nella Storia Infinita.

Racconta innanzitutto dell’Infanta Imperatrice:

“C’è però una cosa che bisogna assolutamente sapere: l’Infanta Imperatrice era considerata in effetti, come già dice il titolo, sovrana assoluta di tutte le innumerevoli Terre e Paesi dello sconfinato Regno di Fantàsia, ma in realtà era molto di più di una sovrana, o per meglio dire, era qualcosa di completamente diverso.”

Michael Ende capì come l’Infanta Imperatrice potesse essere sovrana di tutti, di domenicani e di catari, dei druidi e di San Patrizio:

“Non governava, non aveva mai fatto uso di violenza e neppure del proprio potere, non dava ordini e non giudicava nessuno, non aggrediva nessuno e non doveva mai difendersi da alcun aggressore, perché a nessuno sarebbe mai venuto in mente di levare la mano contro di lei o, peggio ancora, di farle qualcosa di male. Davanti a lei tutti i suoi sudditi erano uguali.

Lei era semplicemente lì, ma lo era in una maniera del tutto speciale: era il punto focale, il centro di tutta la vita nel Regno di Fantàsia.”

Sovrana di un’immensa varietà di creature, in conflitto tra di loro:

“E ogni creatura, buona o cattiva, bella o brutta, seria o allegra, sciocca o saggia, tutti, tutti esistevano solo in grazia della sua esistenza. Senza di lei nulla poteva esistere, così come un corpo umano non può vivere se non ha il cuore.

Nessuno era in grado di comprendere completamente il suo segreto, ma tutti sapevano che era così. E così appunto essa era in ugual misura rispettata da tutte le creature del Regno, e tutti allo stesso modo si preoccupavano della sua salute e della sua vita. Perché la sua morte sarebbe stata contemporaneamente la morte di tutti, il declino, la fine dell’incommensurabile Regno di Fantàsia.”

Poi, tra i licheni sui muri e le creature di aria che ti guardano (tanti versi di uccelli invisibili che invocano l’Equinozio), colgo un’immagine riflessa sul finestrino di un’auto:

«L’Infanta Imperatrice sta morendo
e con lei tutta Fantàsia svanirà.
Il Nulla questo luogo sta inghiottendo
e altrettanto di me presto sarà.
Come nulla di noi fosse mai stato,
noi nel nulla e nel mai dobbiam finire.
Un nuovo nome dev’esser trovato,
solamente così potrà guarire.»


“Und so knüpfen deine Hände der Vollendung groߟen Ring:
Tod und Leben, Anfang, Ende, alles kommt auf deinen Wink”

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8 risposte a Salendo sul Monte Acuto, alla fine del mondo

  1. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “Non governava”

    Poiché il saggio pratica il non agire
    nulla esiste che non sia governato.
    […]
    Trenta raggi si uniscono in un solo mozzo
    e nel suo non-essere si ha l’utilità del carro,
    s’impasta l’argilla per fare un vaso
    e nel suo non-essere si ha l’utilità del vaso,
    s’aprono porte e finestre per fare una casa
    e nel suo non-essere si ha l’utilità della casa.
    Perciò l’essere costituisce l’oggetto
    e il non-essere costituisce l’utilità.

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  2. supervice scrive:

    Sotto il ponte Bailey ci sono demolite le arcate di sostegno romane della vecchia Senese, che passava dalla campestre che si dirama a dx prima della salita del ponte.

  3. Simone B. scrive:

    Il ponte Bailey non fu costruito dagli americani ma bensì dall’esercito italiano nei primi anni ’90 quando furono istituiti i sensi unici al Galluzzo.

    Ah, il Galluzzo fu liberato dai Sudafricani. Sul Tubo, da qualche parte c’è anche un video girato nell’agosto del 1944 con i carri armati fuori dal muro della Certosa.

  4. Simone B. scrive:

    San Leolino, a mezzadria con Sant’ Eufrosino è il santo patrono del chianti.

  5. daouda scrive:

    pareri su la “Città di Vita” di Matteo Palmieri?

  6. Miguel Martinez scrive:

    Curioso come questo post, in cui parlo della fine della Chiesa Cattolica, non sia stato commentato dai nostri cattolici…

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