San Martino dei Poveri Vergognosi

Tempo fa, vi parlai di Renzino, un artigiano del nostro rione che si è trovato sfrattato a quasi ottant’anni, come ormai tanti fiorentini. Ho raccontato anche dello scontro tra lui e il padrone di casa, anch’egli anziano e con le sue preoccupazioni.

In questi mesi, mi sono sentito un po’ imbarazzato a chiamare Renzino, perché Firenze ti lascia sempre quella brutta sensazione di non poter fare nulla contro i muri di gomma, solo che ti senti in colpa lo stesso.

Comunque, istigato anche da alcuni commentatori a questo blog, lo rintraccio.

“Alla fine, il padrone di casa ha cambiato la serratura e mi son trovato per strada… ho passato diversi mesi in alberghi”

“Non l’Albergo Popolare, spero?”

“No, lì non ci andrei nemmen morto, preferirei dormire per strada. No, gli amici hanno raccolto un po’ di soldi. Ma mi è andata bene, però, adesso ho una casa!”

“Il Comune ti ha dato casa?”

“Macché Comune! Son quattro anni che non fanno bandi per le case. Hai visto quello che è successo a Costa San Giorgio, che avrebbero potuto risolvere il problema della casa per tutti, e invece…?”

Ho visto, e a voi ve lo racconto un’altra volta.

“E come hai fatto?”

“Sono stati i Buonomini di San Martino. Sono davvero in gamba!”

Nel 1441, un gruppo di dodici buonomini, due per ogni sesto della città, fondarono la Congregazione dei Buonomini di San Martino, nell’omonimo oratorio che è ancora loro.

I dodici si riuniscono ancora oggi, con grande discrezione, a pregare e poi a distribuire segretamente aiuto a una categoria particolare di persone: i Poveri Vergognosi.

Cioè quelli che non ostentano la propria povertà, anzi hanno una dignità da conservare.

Un tempo erano tipicamente i nobili caduti in disgrazia a causa delle lotte civili; ma oggi sono una schiera infinita di persone che precipitano nel baratro dopo una vita di lavoro e illusoria sicurezza, nel momento in cui crolla anche ogni forma di assistenza pubblica.

L’oratorio è noto a Firenze soprattutto perché, quando i Buonomini hanno bisogno di fondi, invece di battere cassa come usano le associazioni di oggi, accendono una candela sul davanzale di una finestrella dell’oratorio, da cui il detto, esser ridotti al lumicino.

Il lumicino si pone sopra una buca a forma di croce, che serve per raccogliere offerte, ma anche le richieste dei vergognosi, che devono essere messe in un plico ben sigillato per venire poi studiate dai Dodici.

oratorio-san-martinoNell’oratorio, un anonimo pittore della bottega del Ghirlandaio ha dipinto un ciclo di lunette che iniziano con San Martino cede il mantello ad un povero, e dopo lo stesso Martino, nel suo bel palazzo, dove sogna Gesù che indossa proprio quel mantello.

C’è qualcosa di molto attuale in due lunette.

Nella prima, i Buonomini portano un pollo e un fiasco di vino (all’epoca ritenuta bevanda più salubre dell’acqua) a una donna che ha partorito da poco. A dimostrazione che si tratta di poveri vergognosi, vengono accolti dalla domestica, in un ambiente in cui i mobili sono ancora eleganti.

visitare_gli_ammalatiNella seconda lunetta, i Buonomini pagano quanto dovuto da un uomo incarcerato per debiti, e lo liberano.

Che quell’uomo chino, che esce dalla minuscola porta, con i suoi compagni ammassati dietro le sbarre, potrebbe rappresentare tutta la nostra epoca.

visitare_i_carceratiOggi mi raccontano di una famiglia assolutamente normale di persone colte, genitori di due bambini. Dopo un litigio, lui se ne è andato a vivere in un camper, al freddo invernale… è nato un nuovo povero vergognoso.

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65 risposte a San Martino dei Poveri Vergognosi

  1. Francesco scrive:

    in galera per debiti non si finisce più, e forse neppure cacciati di casa (mica è protetta la residenza?)

    io mi faccio cura di non litigare con la moglie, a buoni conti

    seriamente, grazie del post

    ciao

  2. rossana scrive:

    Grazie di aver raccontato di questa Congregazione dei Buonomini di San Martino.
    E’ confortante sapere che ancora esistono Buonomini che aiutano senza fanfare e fanno donazioni a singole persone, e non enti e associazioni (che usano più del 60%, di media, per mantenere se stesse) per poterle portare poi in detrazione nel 740.
    Mi ricordi che il vero “volontariato” è gratuito e anonimo, senza fanfare e senza emolumenti pubblici, così che le “istituzioni” non vi si possono nascondere dietro delegando ad altri la soluzione dei problemi che la politica, al servizio del capitale, crea.
    Mi ricorda, questa Congregazione di Buonomini, che ci sono ancora Umani che sanno quanto la povertà non necessiti solo del piatto di minestra della Caritas, ma di cura della dignità umana necessaria a chi perde tutto per poter continuare ad avere rispetto di sé anche nella miseria.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Rossana

      “che usano più del 60%, di media, per mantenere se stesse”

      Non sono sicuro se la tua è una stima tanto per dare un esempio (e mi sembra credibile), oppure ti basi su qualche dato preciso. Nel secondo caso, sarebbe interessante saperne di più.

      • rossana scrive:

        @ Miguel
        Diciamo che è una media a spanne calcolata tenendo conto di alcuni bilanci scaricati da siti che offrono servizi di accoglienza e sostegno sia a poveri che a immigrati, quelli che mi sono noti di associazioni locali impegnate sempre nel sociale e altre mega organizzazioni che riuniscono svariate associazioni di volontariato nazionali.
        I bilanci sono disponibili appunto sui siti, almeno su quelli della maggiori organizzazioni conosciute per attività di sostegno al disagio…

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Rossana

          “Diciamo che è una media a spanne”

          Chiaro. Poi magari si potrebbe fare uno studio attento del rimanente 40%: giustamente, le associazioni non esistono per dare soldi in mano ai loro assistiti, ma almeno quello sarebbe calcolabile – il 60% va all’amministrazione, il 40% agli assistiti.

          Invece presumo che il 40% vada ad altre cooperative che forniscono cibo, a cooperative che forniscono tetti, ecc.

          • rossana scrive:

            @Miguel
            …il 60% va all’amministrazione, il 40% agli assistiti.

            Molto più o meno.
            Le voci di bilancio in uscita comprendono anche voci che io leggerei come autopromozionali, tipo l’organizzazione di manifestazioni o eventi il cui scopo è appunto il far conoscere il lavoro fatto dall’associazione per attirare altre donazioni, ma per loro sono voci di spesa per “gli assistiti”.
            Insomma, si tratta di vere e proprie aziende, le più importanti delle quali investono i proventi per farli fruttare, tanto tutto si tiene se lo scopo dichiarato è quello di poter tenere in piedi l’impresa senza la quale non è possibile per loro garantire alcuna assistenza.
            Tieni conto che ormai anche le Onlus sono orientate a quotarsi in borsa, pur di attrarre profitti.
            E sapere quanto viene effettivamente speso per la mera assistenza (pasti, letti, pulizie, ecc) non è così facilmente deducibile.
            Diciamo che ci arrivi passando al setaccio tutte le voci e estrapolando da queste quelle relative a forniture, dove però entrano anche cancelleria, inchiostro stampanti, stampa opuscoli vari, ecc.
            Vuoi mettere la logica della Congregazione dei Buonomini?
            C’é una necessità, ci si riunisce e si cerca una soluzione pratica mettendo ogni Buonomo qualcosa.
            Niente opuscoli, niente stampanti, niente cartoleria, per dire…
            Ma ci siamo ormai abituati a ragionare adottando le logiche di mercato anche quando parliamo di povertà e aiuto ai disagi sociali: tutto deve essere competitivo, monetizzabile, sponsorizzabile, quotabile in borsa…
            Poi è difficile non contestare la logica monetaria per cui è lecito vendere con campagne di marketing anche la miseria, no?

          • Z. scrive:

            rossana,

            mi hai fatto venire in mente una cosa.

            Lo scorso Natale sentivo un’attivista umanitaria che spiegava che la sua associazione preferisce non farsi pubblicità perché sarebbero denari sottratti ai beneficiari dell’organizzazione.

            Capisco il suo punto di vista. Però, con questo criterio nessun imprenditore spenderebbe per la pubblicità: sarebbero denari sottratti alle loro tasche.

            Invece la fanno eccome: stimano che un investimento di x restituisca y, dove y > x.

            Ora, a me viene da chiedermi: se investendo x in pubblicità riesco ad ottenere un ritorno pari a y > x, perché non dovrei investire, che io sia un’impresa privata o un’associazione umanitaria?

            Voglio dire, se le preoccupazioni sono altre allora i discorsi sono altri, ma se è solo una questione brutalmente economica…

  3. izzaldin scrive:

    “I dodici si riuniscono ancora oggi, con grande discrezione, a pregare e poi a distribuire segretamente aiuto a una categoria particolare di persone: i Poveri Vergognosi.

    Cioè quelli che non ostentano la propria povertà, anzi hanno una dignità da conservare.

    Un tempo erano tipicamente i nobili caduti in disgrazia a causa delle lotte civili; ma oggi sono una schiera infinita di persone che precipitano nel baratro dopo una vita di lavoro e illusoria sicurezza, nel momento in cui crolla anche ogni forma di assistenza pubblica.”

    A Bologna esisteva la stessa istituzione, che credo avesse sede nella parte di via Saragozza dentro le mura (non ricordo se cambia nome).
    Tra l’altro, una caratteristica dei poveri vergognosi era di chiedere l’elemosina incappucciati proprio per la vergogna.
    La confraternita si configura come una specie di welfare medievale, e secondo me bisognerebbe tornare a forme di mutuo appoggio di questo genere, che fino agli anni ’50 erano abbastanza diffuse.
    Lo dico perché in Italia padroni e sindacati sono molto diversi da posti come la Svezia, cui Iacona ha dedicato la scorsa puntata. Se avete tempo, guardate come lavorano i sindacati svedesi, in un paese dove una storia come quella di Renzino non sarebbe potuta accadere mai

    • Miguel Martinez scrive:

      ” Iacona ha dedicato la scorsa puntata”

      Chi è Iacona?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Un giornalista, che conduce Presa Diretta.

      • izzaldin scrive:

        qui il link alla puntata
        http://www.raiplay.it/video/2017/01/Presa-diretta-Salari-da-fame-a97ea47c-59ee-4117-b607-1210198f1a61.html

        secondo alcuni la Svezia è un paese ‘socialista’, per altri è un paese ‘turbocapitalista’.
        a me non interessa dare etichette però vedere come funzionano i sindacati lì mi ha davvero impressionato

        • Francesco scrive:

          cioè cosa fanno in Svezia?

          mica penserai che guardiamo un programma della RAI, vero?

          🙂

        • Abd al-Jabbar Ibn Hamdis (già "Andrea") scrive:

          @ Izzaldin

          Secondo me, la Svezia è riuscita a trovare un proprio equilibrio che, come dici tu, consiste in un sistema “misto”, in cui ciascuna parte esercita il proprio ruolo: le imprese creano lavoro e profitto (come è giusto che sia) nel rispetto delle esigenze sociali e ambientali; i sindacati si occupano di tutelare i diritti dei lavoratori (come è giusto che sia); lo Stato interviene lì dove serve, nel rispetto delle istanze di chi è sfortunatamente rimasto fuori dall’ “agorà” del mercato, del lavoro e delle professioni, non limitandosi alla mera “assistenza” – che è deleteria prima di tutto per chi è costretto a subirla – , bensì finanziando al contempo la formazione ai fini dell’inserimento lavorativo, affinché “nessuno rimanga indietro”… Tutto semplice e pulito, insomma… Peccato che “noi” siamo lontani mille miglia: hai visto come continuava la stessa puntata della stessa trasmissione televisiva, con il torbido e l’inefficienza dei maneggi tra la Regione e le multinazionali nella gestione delle reti idriche?… 🙂

  4. Grog scrive:

    Io fonderò un nuovo ordine di poveri
    I POVERI GOZZOVIGLIANTI
    I poveri gozzoviglianti mangiano pane e salame, bevono bianchetti e giocano a scopone scientifico, passano il loro tempo al caldo dell’osteria.
    Grog! Grog! Grog!

    • Miguel Martinez scrive:

      “I poveri gozzoviglianti mangiano pane e salame, bevono bianchetti e giocano a scopone scientifico, passano il loro tempo al caldo dell’osteria.”

      Grog!

      • Grog scrive:

        Naturalmente inviteremo BELLO FIGO all’osteria se promette solennemente di tacere, giocare a carte, bere e mangiare!
        Se provasse mai a cantare gli daremmo una sporta di legnate tale da fargli tornare la voglia di rifugiarsi in BONGOLANDIA.
        Grog! Grog! Grog!

  5. PinoMamet scrive:

    Be’, che dire…

    massimo rispetto per i Buononimi! triste che ci sia ancora bisogno di loro.

    • Miguel Martinez scrive:

      per Pino

      “massimo rispetto per i Buononimi! triste che ci sia ancora bisogno di loro.”

      Oggi più che mai!

      E credo che dia un’idea di questa stranissima città.

      Alla superficie, carina, ricca, stronza come poche (Grog non ha tutti i torti), che ha pure esportato una cricca di gente al potere, di cui chiediamo scusa.

      Scavi sotto, divisa radicalmente tra una Disneyland centrale totalmente distrutto e periferie immense invivibili copiate dal disastro della suburbia di Trump, con ricchi che fanno schifo e poveri che fanno pena.

      Scavi ancora sotto, un mondo immutato dal 1400 che ha saputo sopravvivere a tutto, anche all’Italia. E noi, con oscuri riti magici, vogliamo far rivivere questo mondo.

      • PinoMamet scrive:

        “Scavi ancora sotto, un mondo immutato dal 1400 che ha saputo sopravvivere a tutto, anche all’Italia. E noi, con oscuri riti magici, vogliamo far rivivere questo mondo.”

        Con le dovute specificità, credo che questo sia vero in ogni città italiana (o quasi, non so).
        Poi tu metti nell’accento sulle specificità, io sulle somiglianze, ma queste sono inclinazioni personali, io sono un “somiglianzatore” 😉

        Appoggio i vostri riti magici! ma attenzione con la magia, perché i risultati non sono mai sicuri.

      • Grog scrive:

        Eh no Miguel!
        E’ vero che i Fiorentini sono molto stronzi ma non pensino di essere dei campioni!
        Gli stronzi Veneti sono peggio molto peggio! Sono più veloci perché risparmiano le doppie!
        E anche le cricche di potere Venete sono mica da ridere, sono dei veri bastardoni!
        Grog! Grog! Grog!

  6. mirkhond scrive:

    Il mondo dei romanzi di Pratolini.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mirkhond

      “Il mondo dei romanzi di Pratolini.”

      Pratolini ha colto meno bene l’aspetto degli “autoctoni” di San Frediano, che oggi sono una minoranza.

      Non so quanto abbia colto l’aspetto aristocratico/rinascimentale di questa bizzarra città. Dove per “aristocratico”, non intendo tanto il conte tal de’ tali, quanto un insieme di rapporti che coinvolgono tanti; anche i Buonomini sono in qualche modo “aristocratici”.

  7. mirkhond scrive:

    Non saprei, non essendo fiorentino, ne mai stato a Firenze.
    Però da ciò che racconti sull’Oltrarno, rileggo ciò che Pratolini narrò in Metello, Le Ragazze di San Frediano, il Quartiere e Cronache di Poveri Amanti (di quest’ultimo però ho visto solo l’omonimo film del 1953).

  8. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    L’avevo già segnalata, ma temo sia andata dispersa … avevi mai visto questa “nerdata” qui ?

    ———————

    What if everybody in the world, all 7.4 billion of us all lived together in the same city?

    How big or small would this city have to be and how close together or far apart would we all be living from each other?
    This video explores those concepts and visualizes what a massive global city would look like were it to ever exist in the real world.

    https://www.youtube.com/watch?v=r_iNRGac_uM

    What if Everyone Lived in Just One City ?

    —————————–

    … credo che la troveresti “inspirational” 😉 per le tue ormai proverbiali Analisi OltrarnoMetriche 😉 del Pianeta !

  9. Francesco scrive:

    Miguel,

    m’è venuta in mente di botto: se nel 1441 c’era bisogno dei Buonuomini di San Martino, non è che tutta la nostra analisi sul “mondo moderno” non serve a un tubo?

    ciao

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “se nel 1441 c’era bisogno dei Buonuomini di San Martino, non è che tutta la nostra analisi sul “mondo moderno” non serve a un tubo?”

      Perché la tua analisi del mondo moderno dovrebbe essere sbagliato per questo?

      • Francesco scrive:

        perchè i poveri e il loro bisogno e la possibilità di aiutarli paiono una costante, mentre muta solo la forma della povertà e dell’aiuto

        quindi in questo il mondo è sempre lo stesso e tutto quello che ci pare separare il 2017 dal 1441 è un velo di nebbia

        o no?

        ciao

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “perchè i poveri e il loro bisogno e la possibilità di aiutarli paiono una costante, mentre muta solo la forma della povertà e dell’aiuto”

          Certo.

          Casomai un elemento interessante è come la forma prestatale consistesse nell’autorganizzazione locale; poi con la bolla energetica, arriva il sistema statale su grandissima scala (“svedese” per citare Moi); ora che la bolla energetica entra in crisi, si ritorna inevitabilmente all’autorganizzazione locale.

          Il Comune di Firenze, negli anni Cinquanta, costruì interi quartieri di case popolari; oggi non fa un bando da quattro anni. E questo non vuol dire che allora fosse “migliore” di oggi, sono i tempi che sono cambiati.

  10. Grog scrive:

    Quì ci vuole un colpo di stato
    BELLOFIGHISTA
    A reti riunite tutte le sere per
    QUATTRO ORE IL RAP DI BELLO FIGO
    Tra l’altro, Bello Figo non è per niente stupido, ha capito che l’unico modo di far tacere le donne è ficcaglierlo in bocca dove al massimo possono dire MMMM …MMMM.
    Grog! Grog! Grog!

  11. Grog scrive:

    Devo prendere atto di una cosa, il PD si sta DEPIDDIZZANDO DA SOLO.
    Non ho mai visto sceneggiate tanto divertenti salvo che bisognerebbe poi eliminare le macerie
    ELIMINANDO FISICAMENTE I PIDDINI RISMASTI con l’impiego della GUARDIA BONGA.
    Grog! Grog! Grog!

  12. Z. scrive:

    Anche la réclame si autorganizza…

    E il bello è che la gente non si accorge che è réclame.

    http://siliconvalley.corriere.it/2017/01/17/buzzoole/

    E ci si vincono le elezioni, a volte.

  13. Grog scrive:

    Grillo mi fa assolutamente RIDERE.
    Come comico è un grande ma appartiene al passato mitica “SE I CINESI SONO TUTTI SOCIALISTI A CHI RUBANO?”
    Però l’uso sviluppa l’organo ed ora grazie AL TESTA DI CAZZO TOSCANO CHE HA INNESCATO TUTTO
    IL CIRCO PIDDINO STA SUPERANDO OGNI LIMITE DI SOLLAZZO
    Sono pericolosi perché faranno schiattare gli Italiani oltre che dalle tasse anche DAL RIDERE
    Il diabolico QUARTETTO PIDDINO
    CUPERLO – DALEMA – BERSANI – EMILIANO
    ci giunge notizia che il Circo di Mosca voglia ingaggiarli per spedirli a VORKUTA dove farebbero ridere anche gli internati del gulag a -40°c.
    Grog! Grog! Grog!
    P.S.
    Comunicazione di servizio LA GUARDIA BONGA SI PREPARI

    • PinoMamet scrive:

      Secondo me li ha messi Mario 😉

      • Z. scrive:

        Ho pensato anch’io a lui. E poi ne ho provato e ancora ne meno vergogna, ché lo stile del nostro Mario è di tutt’altra fattanza.

        Il Nostro agita e mulina i proietti con furente flemma, e come un fromboliere veterotestamentario li scaglia nell’occhio maligno del suo Golia.

        Quei manifesti invece sono scritti così male che per me li ha scritti Socci…

    • Francesco scrive:

      una lettura? credo che sotto Mussolini il Secolo pubblicasse articoli meno parziali e più seri

      bello il sottinteso, che nel mio stalinismo apprezzo pienamente, per cui non c’è nulla di più infame del dissidente. e nulla di più irrilevante della verità o falsità degli argomenti (ma qui siamo più a Lenin)

      • Z. scrive:

        Chissà perché quasi tutti storpiano quel verso di Dante…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Tipico esempio di falso ricordo collettivo, come la versione sbagliata del monologo di Blade Runner, quella della frase di Stanley a Livingstone (“I suppose”), o “Luke, sono tuo padre”.

          • Z. scrive:

            O la democrazia che degenera in demagogia secondo Aristotele. Un errore che non risparmia i professori di greco…

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Lì una ragione c’è: Polibio. Poiché quella che Aristotele chiamava “politeia” Polibio la chiama “democrazia” e poiché Polibio qui ha avuto più successo di Aristotele, si sono sovrapposte le due versioni. Un problema nominalistico.

            • Z. scrive:

              Sì, ma qui parliamo di laureati in lettere e addirittura professori, miseriaccia!

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Magari traducono “politeia” con “democrazia”, non so.

            • Z. scrive:

              E “democrazia” con “demagogia”, come la mia insegnante del liceo?

              Che poi era una che ne sapeva a tronchi, eh, mica bau bau micio micio. Questo è il punto…

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Possibile. Il problema è che stiamo parlando di falsi amici, quindi devi decidere se la traduzione debba essere un’italianizzazione (anche se filologicamente corretta) o una traduzione a senso.
              Oppure c’è la soluzione suggerita da Grossi, che non traduce “lex” perché in italiano e latino significano due cose diverse.

            • Z. scrive:

              Allora non dovrenmo tradurre nessuna parola che non sia un calco…

              Peraltro Ari in quel passo individua un carattere comune tanto alla democrazia ateniese quanto a quella odierna: la dittatura della maggioranza.

              Quindi direi proprio che demokratìa si può tradurre con democrazia.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Se mai il contrario: non dovremmo tradurre quando siamo davanti ad un calco. Ma è un problema che lascio volentieri ad altri.

            • PinoMamet scrive:

              Gente, guardate che la cosa è molto più semplice:
              la prof di greco di Z. aveva fatto un lapsus e confuso il passo di Aristoteles (cit.) con quello di Polibio.

              Quandoque dormitat ecc. ecc.

            • Z. scrive:

              No no no… era Zeta luì mèmm che traduceva una versione.

              E la professoressa gli fece tradurre “demokratìan” con “demagogia”.

              Perché de democratia nil nisi bonum…

            • PinoMamet scrive:

              Beh, è una scelta di traduzione discutibile, ma mi pare una roba diversa dalla critica che le fai più sopra, cioè l’attribuzione ad Aristotele della terminologia di Polibio.

            • Z. scrive:

              Veramente io non l’ho mai detto… era una supposizione di MT :)’

  14. mirkhond scrive:

    🙂

  15. Peucezio scrive:

    E’ divertente vedere come Bergoglio sia diventato l’icona di tutto il mondo presentabile odierno. Si parla di quei manifesti con gli stessi toni di quando compaiono manifesti antisemiti.
    Quando comparvero contro Ratzinger (molto più irrispettosi, col tono tipico dello sfregio al capo della Chiesa in quanto tale, più che alla persona), non disse niente nessuno né indagò la Digos, perché il vilipendio della religione e della Chiesa è sempre lecito e piace ai bempensanti di sinistra, mentre se si osa criticare un papa perché troppo poco rigorista è lesa maestà e apriti cielo!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Veramente i manifesti rimproveravano a Francesco un eccessivo rigore. Ma il rigore va sempre bene solo per gli altri 😀

      • Peucezio scrive:

        Sì, ma sai benissimo che hanno scatenato tante reazioni ostili mica perché rimproveravano il rigore in sé, ma perché venivano dalla parte conservatrice.

        La contraddizione sta nel fronte progressista, che è libertario, ma repressivo con i reazionari, predica a parole la collegialità, ma è ultra-autoritario e accentratore.

      • Mario scrive:

        Lei, come al solito, cambia le carte in tavola. I manifesti, a Bergoglio, non contestavano alcun rigore, ma l’essere un autentico figlio di troia.

  16. Mario scrive:

    Altro post da incorniciare. Onore quindi, ancora una volta e per sempre, a Martinez.

    Cioè quelli che non ostentano la propria povertà, anzi hanno una dignità da conservare

    Ciò conferma un’altra delle eresie proferite diuturnamente da Bergoglio: la dignità sarebbe nel lavoro. Ecco un esempio, ma se ne potrebbero fare mille, di tale vano turpiloquio:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06/21/papa-francesco-a-torino-davanti-a-marchionne-lavoro-necessario-per-la-dignita-umana/1799622/

    Il lavoro, invece, non conferisce alcuna dignità. Esiste, secondo la dottrina cattolica, una dignità della persona e una della natura. La prima si perde col peccato mortale. Nessuna delle due è legata all’essere occupati, disoccupati, sottoccupati.
    Ecco quindi l’ennesima conferma: Bergoglio parla e agisce secondo una forma mentis tutta mondana, tramite slogans artificiosi come il suo volto ammiccante e il suo carattere, “un po’ furbo, un po’ ingenuo”, sempre “irresponsabile” (parole sue).
    I poveri, o anche i miserabili, che non detengono nulla se non il peso di vivere, sono titolari di dignità se non contravvengono a quanto di cui sopra, come tutto il resto del genere umano.
    Il più miserabile dei reietti può avere, e spesso ha, una dignità ontologica superiore al plenipotenziario o al capitano di industria. E’ una banalità, ma, come disse Chesterton, arriverà il tempo in cui bisognerà sguainare le spade per affermare che l’erba è verde in primavera. Questo tempo è giunto.

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