Ritorni

Eccomi di ritorno, dopo un giro per il Tendasco, le Cévennes, il Dordogne, i Pirenei e un pezzo di Catalunya. Torno a casa e mi trovo 1.252 messaggi da moderare, di cui 1.250 di spam e 2 umani.

Nel frattempo, se ho capito bene (correggetemi se sbaglio), poco è cambiato in Italia.

Matteo Renzi si è fatto fotografare alla guida di una ruspa, durante una delle sue rare visite a Firenze, mentre partecipa alla demolizione di ciò che resta della discoteca Meccanò.  I media che mostrano Renzi in sella alla ruspa non dicono nulla della bizzarra storia del Meccanò; il racconto lo potete leggere sul nostro blog.

Su Facebook, c’è sempre il cretino di turno che insulta il ministro Kyenge perché non affetta da sindrome di melaninodeficienza, e il giornalista di turno che fa di ogni sfogo su Facebook una notizia da prima pagina.

La signora Kyenge ha così la straordinaria fortuna di trovarsi in prima pagina tutti i giorni, senza che nessuno abbia la minima idea di come faccia il proprio lavoro.

In Sardegna, la nostra Area 51, volano incessantemente mezzi aerei di ogni sorta; ma per affrontare gli incendi estivi, ci sono un unico Canadair e due elicotteri.

Repubblica è sempre se stessa. Il titolo del giorno è:

Suicida a 14 anni: preso in giro perché gay “Subito la legge contro l’omofobia

Leggendo, apprendiamo quanto segue:

“Prima di compiere il tragico gesto due sere fa, il giovane ha lasciato due messaggi in cui chiedeva scusa alla famiglia e spiegava che la decisione di farla finita era legata alla sua omosessualità. Quelle lettere raccontano di derisioni e prese in giro da parte di alcuni coetanei che lo avevano addirittura escluso dalla comitiva.”

Insomma, un ragazzino si uccide perché escluso da una comitiva di quattordicenni, e già i titolisti di Repubblica sognano una nuova frontiera per la Civiltà delle  Carceri. Un giorno, mi dovranno pure spiegare cosa ci sia di tanto splendido nelle galere.

Mentre gli italiani si divertono così, in una piccola area della Provenza, per qualche motivo, ogni estate, compaiono innumerevoli milioni di piccole lumache bianche. Non so bene quale sia il loro ritmo di vita, ma mi pare di capire che quando fa fresco, si muovono in cerca di cibo; poi, quando arriva il caldo, formano torri straordinarie, come questa che ho fotografato:

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

75 risposte a Ritorni

  1. mirkhond scrive:

    Quando Miguel Martinez torna dalle sue NON banali vacanze, porto con se qualcosa di poetico per spezzare il clima del nulla in cui viviamo anche grazie ai nostri mass-media….

  2. mirkhond scrive:

    porta con se

  3. izzaldin scrive:

    “se ho capito bene (correggetemi se sbaglio), poco è cambiato in Italia.”

    è cambiato poco o nulla è vero, però qualcosa è successo: in Sicilia centinaia di persone hanno forzato le recinzioni e sono entrate pacificamente dentro una base satellitare americana

    http://ilfiumeoreto.wordpress.com/2013/08/11/cronache-nomuos-cu-minghia-navia-a-ddiri-ovvero-la-breccia-di-niscemi-e-la-pacifica-occupazione-di-una-base-americana/

    “In Sardegna, la nostra Area 51..”
    beh anche la Sicilia tra Sigonella, Birgi, Niscemi etc più che area 51 è proprio la cinquantunesima stella sulla bandiera americana…
    saluti e benvinguda de nou
    izzaldin

  4. mirkhond scrive:

    Per Izzaldin

    E finalmente potrete scacciare quella base u$ana o impedirne quei lavori nocivi per la salute?
    Il governo italiano e quello siciliano come al solito aprono il culo ai wa$p a 360°?
    ciao!

    • izzaldin scrive:

      Caro mirkhond spero tanto che la riserva naturale di Niscemi possa liberarsi di questo terribile strumento di controllo globale, ma dubito che gli americani lasceranno perdere il progetto.
      Si può soltanto sperare che il movimento NoMuos non si perda e che continui questa campagna pacifista.
      Un caro saluto,
      izzaldin.

  5. Roberto scrive:

    Bentornato!

    Sulle lumachine scalatrici avevo letto tempo fa questo articolo interessante (ma non risolutivo)

    http://www.lorologiaiomiope.com/un-posto-al-sole-il-mistero-delle-hygromiidae-free-climbers/

  6. Moi scrive:

    Ben tornato, Miguel.

    Visto il tempismo anti “Femminicidio”*, in teoria potrebbero fare il decreto anti “Omofobia” con altrettanta solerzia … però probabilmente in parlamento ci sono più persone dichiaratamente “femmine” che “omosessuali”.

    * Termine controverso, che si pone in un clima “culturale” di cosiddetta “Guerra dei Sessi” che sembra la versione “Over Grown Up” (visto che come si figheggia in Inglese …) del Maschi VS Femmine da scuola d’infanzia … mah !

    • PinoMamet scrive:

      ” in parlamento ci sono più persone dichiaratamente “femmine”..”

      questa è geniale! 😀
      Moi, presentati in politica: hai il mio voto assicurato, basta che non obblighi tutti a girare con la bandanda-con-corvo 😉

  7. Moi scrive:

    … Ma le carceri non le avevano svuotate ?

    So che c’è gente che si sta stufando “da sinistra” dei governi che pensano più alle condizioni dei carcerati che non (!) a quelle dei lavoratori … gente pronta a saltare direttamente su “Alba Dorata” se esaurisce il Fideismo Politico nel PD, fonte di unaPazienza Sovrumana che però _già lo sappiamo_ ha il limite di esaurirsi in un sol colpo !

  8. Pietro scrive:

    Ciao Miguel, bellissimo il link sulle chiocciole.
    Per quanto riguarda le novita’ il PD dopo lunghi silenzi ha finalmente preso posizione: dice che se il PDL non mantiene il governo stabile bisognera’ far pagare le tasse ai cittadini!
    Direi che il PD poteva continuare a stare zitto, sono sempre piu’ convinto che questo masochismo politico sia legato ai geni cattolici della sinistra italiana; quelli del socialismo non quelli del post-DC 😀

  9. Miguel Martinez scrive:

    Sulla questione del ragazzino suicida… ecco i sottotitoli di Repubblica:

    “Il ragazzo ha lasciato un messaggio: si sentiva emarginato. Fascicolo contro ignoti. Associazioni: la politica si assuma le sue responsabilità. Boldrini: “Varare testo quanto prima”

    Io ovviamente non condivido le obiezioni che i cattolici sollevano improvvisamente a una legge contro l’omofobia – mentre non si scandalizzano per mille altre leggi repressive.

    Il punto è l’associazione tra lo stimolo – “si sentiva emarginato” – e la reazione – “fascicolo contro ignoti” “politica assuma responsabilità” “varare testo”, dove “testo” è un eufemismo per “nuovi motivi per incarcerare le persone, e per tempi più lunghi.”

    • Z. scrive:

      Oltre tutto, se qualcuno invece viene emarginato perché viene da una famiglia povera, perché balbetta, perché è timido e impacciato, perché parla male in italiano? le consideriamo discriminazioni di minor conto, che non meritano né l’attenzione di media e politica né il “varo” di un “testo”?

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per Izzaldin

    “è cambiato poco o nulla è vero, però qualcosa è successo: in Sicilia centinaia di persone hanno forzato le recinzioni e sono entrate pacificamente dentro una base satellitare americana”

    Straordinario! Questa sì che è una bella notizia.

  11. Miguel Martinez scrive:

    Per Roberto

    L’Orologiaio Miope è un gioiello! Comunque, quattro anni fa, sono stato in un altro paese a cinque chilometri di distanza da quello di cui parlo qui, e c’era la stessa onnipresenza di chiocciole – milioni e milioni ovunque, una cosa che non ho mai visto altrove.

    Deve esserci qualcosa di particolare in quella zona.

  12. Miguel Martinez scrive:

    Non è facile trovare materiale sulle lumachine provenzali, visto che se metti insieme escargot e Provence, trovi innumerevoli riferimenti ai curiosi customi alimentari degli indigeni.

    Poi pare che nonostante siano numerosi come le cavallette, facciano pochi danni (o meglio, li fanno solo alle pecore, a causa dei parassiti che portano):

    http://www.laprovence.com/article/actualites/20455/alpes-linvasion-spectaculaire-dun-petit-escargot-venu-de-lest.html

    Alpes : l’invasion spectaculaire d’un petit escargot venu de l’Est
    Publié le lundi 22 octobre 2007 à 06H59

    Présent en Provence depuis plus d’un demi-siècle

    Il passe difficilement inaperçu. Recouvrant par milliers les touffes de lavandin sur les ronds-points, crépissant les barrières des talus le long des routes, envahissant les fossés et les friches. Quel est donc ce petit escargot blanc qui semble proliférer ces dernières années à la fin de l’été dans la région ? Son nom : Xeropicta derbentina, appelé couramment le limaçon. Escargot des steppes et des milieux semi-désertiques, son aire de répartition d’origine allait du Caucase à la Croatie en passant par la Grèce, la Bulgarie et la Roumanie.

    Il s’est déplacé progressivement vers l’ouest de l’Europe au cours du 20e siècle pour être découvert pour la première fois en Provence en juin 1949 au Tholonet près d’Aix-en-Provence. Un peu plus tard, on signale des invasions toujours dans la campagne aixoise en 1958 à Rousset. ” Il était si abondant que certains près semblaient couverts de fleurs blanches”, rapporte un témoin de l’époque. Mais selon une thèse soutenue en septembre 2001 par une étudiante de l’université d’Aix-Marseille 3, les populations de derbentina se sont multipliées dans les Alpes-de-Haute-Provence à partir des années 70 avec une augmentation remarquées ces quinze dernières.

    Plus spectaculaire que nocif
    “A Saint-Michel-l’Observatoire, l’escargot est beaucoup plus abondant aujourd’hui qu’au début des années 90” selon les études réalisées. On ne saura jamais comment cette espèce a été introduite en Provence, probablement de manière accidentelle car il n’existe apparemment aucune population en Italie susceptible de faire la jonction entre le Sud-est de la France et son aire d’origine.

    Pourquoi de tels rassemblements ? Daniel Pavon, le président de la société linéenne de Provence explique que “les escargots fuient le sol et la terre trop chaude à la fin de l’été pour chercher un peu d’humidité nocturne sur les tiges des végétaux ou d’autres supports”. C’est ainsi qu’il peut se fixer sur des véhicules et être transporté très loin de ses habitats d’origine. Si derbentina fait partir des espèces jugées indésirables aux Etats-Unis – il a été retrouvé sur des cargos en provenance de France – chez nous et contrairement à ce que l’on pourrait imaginer, les dégâts occasionnés aux plantes et aux cultures sont faibles.

    Pour la bonne et simple raison que cet escargot ne consomme que très peu de végétation fraîche. “Les seuls dommages que nous avons pu observer sont liés à l’abondance même des escargots en phase d’estivation sur la végétation. Ils bloquent le développement des bourgeons qui peuvent être plus ou moins nécrosés. Ce phénomène touche en particulier les vergers, les truffières et les vignes bordés par des champs en friche. En revanche, les conséquences peuvent être plus préoccupantes pour les troupeaux d’ovins. L’escargot transmet des parasites des poumons des petits ruminants. Lorsque l’infestation est forte, l’impact sur la production ovine n’est pas négligeable avec une diminution du taux de survie des agneaux et une surmortalité des brebis”.

    Pour en savoir plus : Institut méditerranéen d’écologie et de paléoécologie: http://www.imep-cnrs.com

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io però avevo visto simili “strutture” di lumache ai margini dell’A14, alcuni anni fa: erano ammassate sulle basi di plastica dei catarifrangenti.

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Izzaldino

    Mi rendo conto con sommo vergogna di non aver ancora fatto un link al tuo blog, lo vedrai sotto la voce “Menti interessanti”.

    • izzaldin scrive:

      Troppa grazia, è un onore.
      Però ci tengo a precisare che la mia è una collaborazione e non sono il titolare unico.
      saluti

  14. mirkhond scrive:

    Il Tendasco sarebbe l’antica contea di Tenda sulle Alpi Marittime, già parte della storica contea di Nizza?
    Vi si parla ancora il linguaggio occitanico mescolato al Ligure?
    Sono posti bellissimi, almeno vedendoli in foto…..

  15. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Il Tendasco sarebbe l’antica contea di Tenda “

    Esatto. Tra l’altro, la sconosciuta cittadina di Tenda, che ha un bellissimo museo della preistoria, ha anche una torre pendente che trovo interessante quanto quella di Pisa.

    Si tratta del rudere del castello dei Lascaris,

    http://it.wikipedia.org/wiki/Beatrice_Lascaris_di_Ventimiglia
    http://it.wikipedia.org/wiki/Lascaris_di_Ventimiglia

    la famiglia bizantina che un tempo dominava da quelle parti.

    Da lì è nata l’idea (e qui passiamo ai temi tipici di questo blog) che il patois del posto fosse “influenzato dal turco”; un’altra “prova” è il fatto che nelle trascrizioni scientifiche del patois, c’è una “r” con un segno diacritico sopra (che ovviamente in turco non esiste), ma che sa di “esotico” 🙂

    Mi sembra che solo i vecchi parlino ancora il patois; anche se in una pizzeria, il proprietario ci ha accolti con il tipico parlare di chi è nato con l’italiano senza averlo mai studiato. Ma magari era immigrato in tempi lontani.

    • mirkhond scrive:

      Se fossi nizzardo o tendasco o ligure detesterei ancora di più i Savoia rispetto al mio essere napoletano, perché con le cessioni del 1860 hanno dato l’input alla distruzione col rullo compressore della francesizzazione forzata, ad una splendida civiltà provenzale-ligure, per secoli governata da una dinastia semi-romea….
      Garibaldi se non fosse stato il soldato di sua maestà massonica britannica che fu, avrebbe dovuto piuttosto battersi per l’identità della SUA patria, e per ESSA mobilitare le sue camicie rosse, pur massoniche ed anticlericali….
      Il fanatismo di un rivoluzionario eterodiretto e stupido….

      • PinoMamet scrive:

        ” Garibaldi se non fosse stato il soldato di sua maestà massonica britannica che fu, avrebbe dovuto piuttosto battersi per l’identità della SUA patria”

        Però Mirkhond secondo me, se posso permettermi, fai un’errore di prospettiva. Bada bene che non sto affatto criticando il tuo punto di vista sulle identità nazionali, che rispetto anche se non è proprio il mio; però il tuo punto di vista “medievale” (diciamo così per semplificare) è, paradossalmente, più moderno di quello corrente all’epoca di Garibaldi.
        Io non so se fosse veramente eterodiretto; probabilmente sì, in parte, come sempre; è logico del resto: ognuno si fa i suoi interessi appoggiando chi di volta in volta gli fa comodo, agli inglesi avrà fatto comodo appoggiare Garibaldi.

        Ciò non toglie che credo che fosse sincero quando si rifaceva a un’identità “italiana”, da liberare, unificare ecc. ecc. e tutto il cuccuzzaro della retorica risorgimentale che ti fa cagare.

        Un po’ come i dialetti, o se preferisci parlate o lingue locali. Caso per caso, più o meno secondo le zone, però tutti sono visti, a partire dagli anni Settanta almeno, come parte fondamentale, se non preponderante, della nostra identità; da salvare, studiare, valorizzare (almeno in teoria, la pratica è molto diversa).
        Ma nell’Ottocento non gliene fregava niente a nessuno, se non a pochi linguisti ovviamente, e l’idea generale era che il Progresso (dai baffi a manubrio, per citare Moi 😉 ) esigesse invece una lingua nazionale unica, e parlare in dialetto era rozzo, volgare e antipatriottico.

        Naturalmente queste idee così monoliticamente sostenute all’epoca possono farci sorridere o incazzare, secondo i gusti, le indoli, le inclinazioni politiche e le storie personali;
        però all’epoca si pensava così! come dire, non è che lo facessero apposta per fare incazzare! 😉

        ciao!

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Z

    “Oltre tutto, se qualcuno invece viene emarginato perché viene da una famiglia povera, perché balbetta, perché è timido e impacciato, perché parla male in italiano?”

    E’ una questione davvero interessante.

    In realtà, le “comitive” sono macchine spietate di conformismo sociale, anche su piccoli dettagli come la marca di scarpe che si portano, altroché su una cosa enorme come le tendenze sessuali – dico enorme, perché a quell’età, lo è.

    Solo le comitive artificiali sono, paradossalmente, tolleranti, o meglio, stabiliscono altre intolleranze.

    In un gruppo di giovani militanti del CARC, immagino, il “compagno omosessuale” ci potrebbe stare, ma certamente non il “compagno cui piacciono i film reazionari”.

    Viceversa, tra i Testimoni di Geova, il balbuziente, il povero, quello con l’accento straniero, il nero (ma non l’omosessuale) saranno accettati senza problemi: ecco perché i gruppi estremisti sono spesso gli unici rifugi per persone che verrebbero respinte da ogni altra parte.

    Oggi il problema credo che sia aggravato. Ai tempi miei, c’erano comunque decine di ambienti diversissimi tra di loro tra cui scegliere di vivere – i “coatti”, i “pariolini”, i “compagni” (con varie suddivisioni), i “camerati”, i “cattolici”, per dire. In classe, c’era gente con cui non ci si salutava nemmeno, e che pure avevano i propri giri di amicizie.

    Oggi, mi dicono, questa varietà non esiste più.

    Tutti sono costretti a far parte della stessa comitiva/classe, e quindi a subirne l’emarginazione in caso della minima devianza.

    • Z. scrive:

      Uhm… io direi che è la classe scolastica ad essere una “comitiva artificiale”. Presumo che in un gruppo terroristico di estrema sinistra si entri soprattutto per convinzioni ideologiche, e che in una comunità religiosa si entri soprattutto per fede. Insomma, si tratta di persone che dovrebbero avere un’affinità particolare che li lega gli uni con gli altri.

      Una classe scolastica è molto più “artificiale”.

      Quando al liceo alcuni compagni – di norma erano ragazze – si lamentavano del fatto che “la classe non è unita”, rispondevo che era del tutto normale che non lo fosse, visto che eravamo stati assemblati con criteri più o meno casuali (come del resto quasi tutte le classi). E che non c’era nessuna ragione perché due persone dovessero essere amiche, o anche solo trovarsi simpatiche a vicenda, solo perché erano capitate per caso in classe assieme.

      • mirkhond scrive:

        Qui concordo con Zanardo.

        Forse perché ho sempre odiato la scuola, vivendola non solo come un’inutile perdita di tempo, ma anche, soprattutto nel quinquennio ginnasiale-liceale come un luogo di aggregazione forzata con gente che pensava solo al calcio e alle firme sui vestiti, e a ragazze della medio-alta borghesia che ti disprezzavano guardandoti con aria snob, odiosa soprattutto da parte di gente di simpatie COMUNISTE e poi pidiessine.
        Gente che disprezzava chi non vestiva come loro, non frequentava il loro ambiente, e a cui il sottoscritto rispondeva con altrettanto snobistico disprezzo.
        E’ interessante, qualche volta, non sentirsi solo nell’aver vissuto la SOLITUDINE dell’esperienza scolastica.

        • maria scrive:

          La scoperta della solitudine da bambini arriva molto presto, prima dell’adolescenza, per me è stato così, ho capito subito che la classe a cui appartenevo mi colpiva senza pietà e considerazione, anche se avevo dintorno persone gentili, era nell’ordine delle cose, non dipendeva dai singoli , ma dal meccanismo economico-sociale e dall’assetto “naturale” del mondo che ne derivava e in cui vivevo come avrei scoperto più tardi.

          Ebbi la fortuna del tutto casuale , però, di vivere in una famiglia che aveva scelto la sponda su cui collocarsi d’istinto e le cui idee mi salvarono perché feci come Mirk, disprezzai e mai invidiai tutti quelli a me storicamente avversi salvo il miracolo delle amicizie e degli amori:-)

          Credo però che la discriminazione e la derisione che perlomeno fino ad oggi hanno accompagnato la l’omosessualità soprattutto infantile sia superiore a tutto.

          Un mio amico che sentì subito il suo essere differente dagli altri mi ha detto più tardi, molto più tardi, che ha sofferto moltissimo….in modo molto profondo.

          Ma parlo di epoche lontane forse oggi non è così, me lo auguro anche se il suicidio del bambino che non sarà dovuto solo a quello, mi fa dubitare molto.

      • PinoMamet scrive:

        Bisogna tener presente anche la fascia d’età.

        L’adolescenza è sfigatissima: la maggioranza degli adolescenti sente fortemente il bisogno di omologarsi a qualche gruppo o branco riconosciuto, cosa, come fa notare Miguel, sempre meno facile visto che di branchi ormai ne restando solo uno (ovviamente, il peggiore di tutti).
        E del resto, non è sempre facile farlo, come fa notare Mirkhond.
        D’altra parte, come fa notare Z. e così siamo al completo 😉 è ancora più difficile trovare cose in comune con persone a cui si viene uniti sostanzialmente per caso.

        L’unica è uscire vivi dall’adolescenza. Dispiace per quel ragazzo che non ce l’ha fatta, però non credo serva davvero una legge contro l’omofobia per questo, ci vorrebbe una legge contro l’adolescenza.

        • Z. scrive:

          Non credo che nessuno pensi davvero che una legge contro l’omofobia possa aiutare concretamente, in qualsiasi modo, chi ne è vittima. Esattamente come aumentare le pene per le violenze contro le donne certamente non servirà a diminuire le violenze contro le donne.

          Credo che questi provvedimenti servano solo alla maggioranza di governo per dimostrare che a dispetto delle apparenze questo governo – oltre a rinviare tutto il rinviabile, e probabilmente pure il non rinviabile – sta facendo cose giuste, cose serie, cose importanti.

          E servono anche a tentare di carpire un po’ di consenso elettorale dalle parti dell’associazionismo gay e femminista, ché alla fine i voti so’ voti e non guastano mai.

        • mirkhond scrive:

          RIconcordo al 100% con lo Zanardo!

        • roberto scrive:

          Z,

          sono d’accordo con tutto, ma, visto che non ho voglia di far ricerche, ti chiedo, :

          se io riempio di mazzate un tizio solo perché gay, non si applica l’aggravante dei futili motivi?

          estendere l’aggravante della legge mancino all’omofobia non mi pare un eresia, comunque. probabilmente è inutile dal punto di vista pratico, ma sarebbe un segnale politico importante

        • Z. scrive:

          roberto,

          — sono d’accordo con tutto, ma, visto che non ho voglia di far ricerche, ti chiedo —

          …di farle al tuo posto. Il dodici di agosto, oltretutto!

          Siete proprio senza vergogna voi eurocrati 😀

          — se io riempio di mazzate un tizio solo perché gay, non si applica l’aggravante dei futili motivi —

          Così in astratto, mi pare che i motivi abietti o futili ci potrebbero stare. La discriminazione sessuale, a mio avviso, ben può qualificarsi come motivo abietto. Ma come usiamo dire noi legulei, vili per definizione e pusillanimi per natura, “bisogna vedere cosa dice la Cassazione” 😀

          — probabilmente è inutile dal punto di vista pratico, ma sarebbe un segnale politico importante —

          Se è inutile dal punto di vista pratico è certamente un segnale politico importante: il segnale, cioè, che la maggioranza si sta occupando di cose inutili anziché di cose concrete e pratiche.

          Ma è importante anche perché conferma l’idea del legislatore italiano secondo cui il modo migliore per affrontare un problema è introdurre un nuovo reato, istituire una nuova aggravante o deliberare un aumento della pena edittale (vedasi il DL sul “femminicidio”). Del resto, secondo il ministro Severino, aumentare la pena edittale per la corruzione avrebbe comportato come conseguenza un aumento del PIL. E infatti.

          Quanto al messaggio (im)morale che passa da queste urgentissime riforme ferragostane, beh, mi pare sia “discriminare qualcuno perché è gay è orribile, il resto vabbè”. Come se isolare, schernire e umiliare qualcuno non fosse sempre e comunque una cosa orribile. Abietta, direi.

          Z.

          PS: Dirò di più. Mi auguro che il DL sul “femminicidio” venga modificato, o al limite disapplicato per quanto di possibilità, perché così com’è stato progettato rischia di peggiorare la condizione delle vittime di violenza.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Ah, sì, la retorica della classe non unita. Generalmente la usano gli appartenenti al sottogruppo più ampio per dare addosso a chi non sfila davanti a loro col cappello in mano.
        Badare che non escludo che la classe possa essere unita, ma allora si tratta di un’unità fondata su una spietata catena alimentare (che in genere vige anche nel sottogruppo maggioritario nelle classi disunite).

        • mirkhond scrive:

          Maurizio

          Tu a scuola eri discriminato?
          1) per via dei tuoi precoci interessi di ELEVATA CULTURA?
          2) per le tue ORIGINI “meridionali”?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Molto poco, mi è andata abbastanza bene. Tutte le mie classi, per fortuna, sono state divise all’interno, generalmente composte da ragazzi della Treviso “bene” e sempre con alcuni elementi più in basso di me nella catena alimentare. Che poi la pace sia stata sempre “vigile” è un altro discorso.

          Sull’essere meridionale in realtà non è un gran problema: non mi sono trovato nel periodo del clou dell’antimeridionalismo veneto (quanto i meridionali non trovavano nemmeno case da affittare) e il razzimo che ho conosciuto è stato più che altro lo stillicidio di esternazioni (spesso e volentieri palesemente imbecilli) che ti devi sentire. Perché, come ho già detto in passato, razzisti qui lo sono praticamente tutti: al massimo cercano di nasconderlo come possono (e apprezzo lo sforzo).

        • PinoMamet scrive:

          Io le medie le odiavo: della mia classe non frequentavo praticamente nessuno, mi stavano generalmente tutti antipatici, e probabilmente, suppongo, io a loro.

          L’esperienza mi è stata utile per una cosa: imparare a fidarmi, fondamentalmente, sempre del mio giudizio. Ascoltare quello degli altri, sì, ma decidere con la mia testa. Come diceva mia nonna: “Dammi un consiglio, ché farò come ne ho voglia!”

          Quando fanno le garucce di atletica, e batti nella corsa (ragazzo di campagna, senza esserti mai allenato in nessun campetto sportivo e non aver mai praticato nessuno sport in maniera “istituzionale”, come facevano invece per dovere i ragazzini “bene”) e batti, dicevo, il campioncino gasatissimo e firmatissimo dell’altra classe;
          e questo, dopo la gara, viene da te negli spogliatoi fingendo di darti un consiglio, e dicendo invece, invidiosissimo, “guarda che se corrì così forte MUOOOORIIII”…

          beh, capisci che molta gente è semplicemente, definitivamente, completamente e genuinamente IDIOTA, e non vale la pena ascoltarla.

          Invece, paradossalmente, mi sono trovato molto bene al Liceo.
          Per qualche motivo la nostra era la sezione degli sfigati, mentre l’altra (ce n’erano solo due, ed era già un miracolo: tutti gli altri anni c’era una sola sezione…) era quella dei fighetti.

          Ovviamente noi sfigati ci vogliamo bene, grazie a Dio, tutt’ora, e ci frequentiamo, non solo, abbiamo raccolto anche gli elementi più validi dell’altra, emarginati dai “loro”; i quali “loro”, a quanto mi risulta, si sono allegramente e felicemente persi di vista a vicenda, nella più completa indifferenza.

  17. Miguel Martinez scrive:

    Sulla questione comitiva, e una soluzione pratica alle problematiche che pongono, consiglio (agli anglofoni) l’ascolto di Taking Someone With Me When I Go, di David Rovics:

    http://www.soundclick.com/bands/page_songInfo.cfm?bandID=111310&songID=9382540

  18. Miguel Martinez scrive:

    per PinoMamet

    “Ma nell’Ottocento non gliene fregava niente a nessuno, se non a pochi linguisti ovviamente”

    Questo è esattamente cioò che io chiamo l’approccio antropologico.

    Due brevi esempi.

    Uno.

    Negli anni Sessanta, un giornalista messicano, molto coraggioso per i suoi tempi, scrisse cinque volumi sui suoi viaggi tra gli “indigenas”. In cui denunciava la loro oppressione, l’ipocrisia di uno Stato che a parole li esaltava e nei fatti li massacrava. E denunciava il fatto che quegli indigeni erano superstiziosi, ignoranti e incapaci di parlare lo spagnolo.

    Due.

    L’altro giorno, a Girona in Catalunya (dove le vecchie insegne sono rigorosamente in spagnolo, perché dovevano essere in spagnolo, e quelle nuovo sono rigorosamente in catalano, perché devono essere in catalano), ho visto una famiglia allargata – genitori, nonni, zii, cugini – seduta a tavola, nel dehors di un ristorante. Dove tutti fumavano incessantemente, in faccia a una bambina di quattro anni. In particolare, la nonna fumante teneva in braccio la bambina (che a sua volta fumava il ciuccio).

    E sono sicuro che volessero enormemente bene alla bambina, era solo una differenza antropologica.

    Se non si capisce questo, si cadrà sempre negli assolutismi atemporali, negli “antisemitismi” e negli “antifascismi” e tutto il resto.

  19. mirkhond scrive:

    “L’unica è uscire vivi dall’adolescenza.”

    Hai ragione. Ma a volte, come nel mio caso, se ne esce con qualche ferita profonda nell’animo, nella consapevolezza di quegli anni persi, quando forza e giovinezza, e, magari anche l’incoscienza tipica dell’età mi avrebbe, forse, tentato di cercare di vivere i miei sogni.
    Dico tentato, perché poi colla PAURA che mi sono sempre ritrovato addosso, non ho combinato un cazzo di niente…
    L’omosessualità è in effetti fonte di immense sofferenze per chi la vive, anche se oggi c’è un clima culturale più favorevole a comprenderla.
    Mentre è più difficile per un ragazzino di 15-16 anni far capire il proprio amore ad una donna molto più grande di lui, e che potrebbe anagraficamente essere sua madre, mentre invece è solo una zia o una lontana parente, o un’amica di tua madre, o una signora sconosciuta di circa 35-40 anni, incontrata casualmente su un autobus in un caldo giorno di mezz’estate di tanti anni fa, e mai più rivista…
    Certo ci sono film e fumetti porno, tipo Velamma Lakshmi, oppure romanzi come quelli di Moravia che affrontano tali tematiche.
    Ma TU non ce la fai a parlarne nemmeno con i POCHI amici che hai.
    I quali da persone NORMALI ti rispondono che a 14 anni erano attratti da quelle di 14 anni e che a 50 anni una donna ha solo le ragnatele nella “fica” ecc.
    E così ti SPENGONO SUBITO qualsiasi accenno alla questione.
    Dopo, anni, MOLTI ANNI, ne parli in confessione a due sacerdoti, e poi alla tua psichiatra….
    In parte ti liberi, ma ti porti sempre dentro quella ferita per anni e occasioni che ritieni perdute….
    Almeno avessi il coraggio del nostro Pietro di avventurarmi fino al remoto Gorno-Badakhshan oppure al dimenticato e disprezzatissimo Belucistan (La spazzatura creata da Dio sulla Terra, come da gentile definizione di un alto ufficiale britannico di fine XIX secolo).
    Anche andarci solo per morirvi, come Mosè sul Monte Nebo, forse darebbe un senso a tanti incomprensibili NON SENSI…..
    Amen!

  20. mirkhond scrive:

    “Però Mirkhond secondo me, se posso permettermi, fai un’errore di prospettiva. Bada bene che non sto affatto criticando il tuo punto di vista sulle identità nazionali, che rispetto anche se non è proprio il mio; però il tuo punto di vista “medievale” (diciamo così per semplificare) è, paradossalmente, più moderno di quello corrente all’epoca di Garibaldi.”

    Hai ragione. Qui parla il sentimento e non l’analisi del pensiero di allora.
    Però da noi ci fu una resistenza antipiemontese, che, sebbene bruttata di banditismo e con forti (e ovvie) connotazioni sociali, fu un movimento “patriottico”.
    Idem le rivolte/rivoluzioni siciliane antiborboniche o meglio antinapoletane del 1820, 1837, 1848-49 e 1860, che non furono altro che moti nazionali SICILIANI, poi sfruttati da Inghilterra e Piemonte e alcuni collaborazionisti siciliani, per farli confluire nell’ELITARIO anelito “patriottico” panitaliano!
    Del resto a Palermo e dintorni si ribellarono anche contro i Piemontesi, nel 1862 e soprattutto nel 1866, a dimostrazione del TENACE persistere di un DISAGIO che voleva trovare sfogo nell’indipendenza della NAZIONE siciliana!
    Idem in Corsica con scrittori come Salvatore Viale in contrasto con la francesizzazione dell’Isola!
    ciao!

  21. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    “se io riempio di mazzate un tizio solo perché gay, non si applica l’aggravante dei futili motivi? “

    Qui stiamo parlando del fatto che uno si sentiva – probabilmente a ragione – emarginato da una comitiva. Nessuno ha parlato di “mazzate”.

    Pensando a esperienze personali – non sono “omosessuale” (qualunque cosa significhi) e sono nato molti anni fa… mi ricordo che in classe, nei lontani anni Settanta, in cui il termine “politicamente corretto” ancora non esisteva, c’era un ragazzo decisamente “effeminato” (virgolette per indicare che si trattava di una definizione che avremmo dato allora)…

    Nessuno di noi ce l’aveva con lui per principio…

    Prendeva sempre otto (il massimo dei voti all’epoca), e lo sentivamo – per dirla alla toscana – un po’ pissero, cocco della professoressa, bravino in tutto, non antipatico ma certamente un po’ noioso nel suo perbenismo…

    Nessuno, probabilmente, lo avrebbe invitato da qualche parte (ma se è per questo, non invitavano nemmeno me, e comunque avevo mille cose più eccitanti da fare che andare a feste). Però nessuno lo odiava e nessuno si sarebbe sognato di fargli del male.

    Oggi, sinceramente, mi dispiace non esserci stato più amico, perché era una persona valida. Ma certamente nessuno di noi l’ha trattato male.

    • roberto scrive:

      “Qui stiamo parlando del fatto che uno si sentiva – probabilmente a ragione – emarginato da una comitiva. Nessuno ha parlato di “mazzate”

      certo, ma non volevo parlare del suicidio di quel povero ragazzo (anche perchè credo che sia impossibile capire le ragioni esatte di un suicidia, tanto più se lo psicologo di turno è un giornalista di repubblica), ma della legge sull’omofobia.

      poi secondo me, aldilà delle nostre esperienze personali, che ci siano reati commessi solo ed eclusivamente per razzismo ed omofobia credo che non ci piova (reati intendo, non prese in giro! qualcuno che prende a mazzate qualcun altro perché questo qualcun altro ha un colore che non gli garba o tiene la mano al suo compagno)

      • Z. scrive:

        Sì, ma come ti fu osservato diversi anni fa, c’è gente che è stata pestata da tifosi del Pisa solo perché indossava la sciarpa della Juve. Ora, probabilmente tu dirai che hanno fatto bene e che io li difendo solo perché juventino – e in parte è vero…

        Però, obiettivamente, riempire di botte qualcuno perché tifa una squadra diversa dalla tua, perché ha idee politiche diverse dalle tue o perché si è permesso di parcheggiare prima di te dove volevi parcheggiare tu – o solo perché è lo sfigato della classe che chiunque può divertirsi a gonfiare come una zampogna – non è altrettanto odioso quanto riempire di botte qualcuno perché si accompagna a un partner dello stesso sesso?

        L’idea che ci siano delle Vittime per natura più Vittime delle altre Vittime io la trovo, quanto meno, estremamente ingiusta e discriminatoria.

      • Roberto scrive:

        Ammetto che sulla questione non ho idee definitive.

        Comunque certi fenomeni mi sembrano meritare un particolare stigma sociale perché più frequenti di altri.
        Di juventini picchiati ce ne sono (ahimè) pochini, di gay o neri certamente di più. Mi sembra sensato che il legislatore prenda atto e insieme alle aggravanti comuni aggiunga l’aggravante di “aver agito per razzismo o omofobia”.
        Quando lo juventini bashing sarà pratica più diffusa, non sarei contrario ad aggiungere una riga sul tifo.

        In altre parole tutti mi sembrano motivi abietti futili & meschini (aggravante che distribuirei come i coriandoli a carnevale) da mettere sullo stesso piano, solo che citarne qualcuno espressamente non mi dispiace affatto. Poi è chiaro che bastonare un gay perché gay o uno juventino perché juventino non dovrebbe portare a conseguenze diverse, applicando due aggravanti con nome diverso ma conseguenze uguali.

        Un po’ cervellotico? Si forse, ma pure di segni e simboli vive l’uomo….

        • maria scrive:

          Tra l’altro in genere i tifosi se le danno a vicenda, le mazzate singole sono più rare se non erro, ricordano più certi episodi del terrorismo dove venivano sprangati dei singoli da parte di un gruppo di segno avverso.

          Le leggi particolari non servono molto, però sul piano simbolico la sanzione giuridica aggravata manda a dire che pestare un gay mentre passeggia con il suo fidanzato rifacendosi a un pregiudizio che da lungo tempo vede gli omosessuali come persone inferiori o da curare , non è consentito.

        • Pietro scrive:

          Approvo decisamente la tua idea di gobbo-bashing come ammortizzatore sociale! 😀

  22. mirkhond scrive:

    “Sull’essere meridionale in realtà non è un gran problema: non mi sono trovato nel periodo del clou dell’antimeridionalismo veneto (quanto i meridionali non trovavano nemmeno case da affittare) e il razzimo che ho conosciuto è stato più che altro lo stillicidio di esternazioni (spesso e volentieri palesemente imbecilli) che ti devi sentire. Perché, come ho già detto in passato, razzisti qui lo sono praticamente tutti: al massimo cercano di nasconderlo come possono (e apprezzo lo sforzo).”

    Ma poi, mamma tua ha rivisto da grande, LA Cristina veneta sua compagna di classe?
    Da adulte ne hanno discusso (e magari riso insieme) dello stolido razzismo veneto?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      No: in quel paese la famiglia di mia madre rimase pochissimo prima di trasferirsi (mio nonno ha avuto una carriera decisamente travagliata) e si sono completamente persi i contatti.

  23. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    Su Garibaldi… attorno al 1995, un ex-prete di Imola, un bel personaggio che nel ’68 aveva occupato la propria chiesa piantandoci la bandiera rossa, mi fece conoscere una vedova molto anziana, che viveva in una stanzina dove teneva una piccola statua in legno di Garibaldi, fatta a mano da suo marito.

    Una cosa molto ingenua, che per loro significava la redenzione della povera gente della Romagna.

    Il fatto è che tutte le persone sono un mistero, su cui ciascuno proietta le proprie fantasie. Fantasie che sono anch’esse un po’ misteriose.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Per Maria

    “Le leggi particolari non servono molto, però sul piano simbolico la sanzione giuridica aggravata manda a dire…”

    su questo punto ti devo dare ragione, mio malgrado.

    La Sanzione, prima di punire, sacralizza.

    E’ un fatto che mi fa un certo orrore, ma oggettivamente funziona. Come funziona anche al contrario: quante volte mi trovo a criticare Tizio per qualcosa, poi arriva qualcuno e dice, “ma Tizio non è mai stato condannato in tribunale, quindi non ha fatto nulla di male, quindi tu non hai il diritto nemmeno di menzionarlo”.

    Viceversa, pensa a tutto il peso sociale che porta con sé la parola “pregiudicato”.

    Sapere che un atto o un pensiero potrebbe suscitare le attenzioni di un giudice, dai tempi dell’Inquisizione (a mio avviso uno dei grandi padri della modernità), suscita sempre cautela.

  25. mirkhond scrive:

    “Una cosa molto ingenua, che per loro significava la redenzione della povera gente della Romagna.”

    Ma Garibaldi, se ebbe un certo seguito popolare, anche DOPO il 1860, lo ebbe proprio in Romagna, forse perché vi trovò un terreno fertile provocato dall’anticlericalismo di massa, scaturito dai traumi napoleonici del 1796-1814.
    Garibaldi, fu uno dei padri del nascente socialismo italiano, seppure imbevuto di ideali massonici (solo nel 1910 se non sbaglio, il partito socialista italiano dichiarò incompatibile la doppia appartenenza socialsmo/massoneria, individuando finalmente e correttamente l’ultima come il partito dei borghesi fighi-snob, oppressori dei poveri).
    Però Garibaldi, “depurato” del suo “imbarazzante” (dal 1910) retaggio massonico, CONTINUO’ ad essere considerato uno dei padri ideologici del socialismo italiano, sia dal fascismo che dal socialismo poi comunismo.
    I partigiani COMUNISTI italiani del 1943-1945 si autodefinivano GARIBALDINI, e il rosso socialista/comunista deriva dalle camicie rosse dei sedicenti “libertadores”.
    Ancora nelle elezioni del 1948, Garibaldi era utilizzato come simbolo del fronte comunista/socialista!
    Bettino Craxi nel suo socialismo da Milano ruggente del terziario avanzato aveva chiare simpatie garibaldine.
    Insomma Garibaldi accompagna la storia del socialismo e del fascismo italiani ben oltre la sua vita piena di molte zone d’ombra…
    Mi dispiace solo per quei poveri in buona fede (accanto a tantissimi saccomanni opportunisti) che videro, soprattutto in Romagna (nella guerra antiaustriaca del 1866 da Ferrara, partirono circa un migliaio di gente comune, tra cui una fruttivendola che fece l’infermiera di campo) in questo avventuriero il proprio libertador!
    Ho infine il sospetto che le adesioni popolari (quando vi furono) fossero dovute più ad un sentimento (mal riposto) di giustizia sociale piuttosto che ad un sentimento patriottico panitaliano, di impronta intellettuale ed elitaria, che dubito potesse essere compreso da gente umile.
    Insomma Italia per molti di questi doveva essere più uno slogan di giustizia sociale che un sentimento panunitario INCOMPRENSIBILE se non a pochi “sciuri” e “galantuomini”.

    • PinoMamet scrive:

      ” un sentimento patriottico panitaliano, di impronta intellettuale ed elitaria, che dubito potesse essere compreso da gente umile”

      Mmm, non saprei. Ti ho già detto che ho visto un elenco dei garibaldini di qua, con realtive professioni (una volta la privacy, come concetto, non esisteva proprio) e la percentuale di persone che faceva lavori “umili” non era affatto bassa.

      Naturalmente possiamo dire che avevano torto; però non credo fossero in mala fede.
      Sui motivi della loro adesione, possono avere influito senz’altro delle considerazioni di natura sociale, miscelate in modo piuttosto strano (per noi!) con altre di natura “patriottica”. Come la retorica patriottica raggiungesse gli strati “bassi” della popolazione, non saprei, ma non mi sembra per niente una cosa impossibile. In fondo, si tratta solo di essere bravi a fare dei discorsi, e le considerazioni sociali (“quando l’Italia sarà unita… quando saremo finalmente padroni a casa nostra…” ecc. ecc.) sono un ottimo carburante.

      Poi, tendo anche a dubitare delle stratificazioni troppo nette. I ricchi che sanno leggere e i poveri analfabeti. Certo, in linea di massima era così, ma la linea di massima è un ritratto molto povero della realtà!

      • mirkhond scrive:

        Sulle adesioni popolari a Garibaldi, non dobbiamo cadere negli equivoci della retorica patriottarda.
        Gente abituata da secoli a guardare solo nel proprio orticello, avrebbe potuto seguire il cosiddetto supereroe solo se attratta da motivazioni sociali e/o da voglia di arricchirsi tramite saccheggio.
        Quale idea di “Italia” poteva avere gente così umile?
        Inoltre, almeno per le aree romagnole ebbe un forte ruolo, il già diffuso anticlericalismo di massa, sviluppatosi al seguito del periodo napoleonico.
        In un rapporto del 1866, si dice che i Romagnoli costituivano un’altissima percentuale delle truppe garibaldine!
        In Sicilia nel 1860 Garibaldi (o meglio i suoi mandanti britannici) sfruttarono il malcontento indipendentista antinapoletano.
        In Sicilia credevano che “la Talia” fosse la moglie di Vittorio Emanuele II!
        Idem in Calabria e in quella parte del mio paese, dove nell’agosto-inizi settembre 1860 parte della popolazione fu INGANNATA sempre dai soliti noti, con la promessa della ripartizione delle terre demaniali, giusto per toglierne l’appoggio a re Francesco nel momento delicato e cruciale del passaggio del supereroe dei due milioni dalla Sicilia a Napoli.
        Già nello stesso settembre 1860 però, la disillusione aprì ben presto gli occhi, e anche quelli che si erano fatti abbagliare dalle menzogne del supereroe tornarono alla più naturale fedeltà al PROPRIO sovrano e iniziò quella lunga, sanguinosissima e sfortunata guerra antipiemontese chiamata Brigantaggio (1860-1873-75 c.).
        C’è da aggiungere per completezza, che lo stesso Garibaldi nel 1868 in una lettera alla contessa Cairoli, riconobbe l’immenso MALE provocato dalla sua impresa, alle popolazioni delle Due Sicilie!
        Il mito della rivoluzione tradita, così caro a tanta pubblicistica marxista italiana, nacque intorno al 1968, quando documenti alla mano, ci si dovette finalmente accorgere del carattere elitario e borghese ricco-figo-snob della rivoluzione panitaliana, ma si voleva salvare ad ogni costo l’inossidabile mito del supereroe dei due mondi e dei suoi saccomanni in camicia rossa, proprio perché “rivoluzionario” e uno dei padri ideologici del successivo social-comunismo.
        Da qui il sorvolare imbarazzato dell’appartenenza massonica di Garibaldi, e anzi fare distinguo affermando il carattere “protosocialista” di almeno parte della stessa massoneria.
        Insomma un distinguo NECESSARIO per studiosi marxisti, per salvare almeno il (presunto) principio ideologico di un risorgimento “buono” perché dalla parte dei poveri (?), dal presunto “tradimento” di Casa Savoia.
        Continuando pure a sorvolare bellamente che Garibaldi dal 1859 era un GENERALE dell’esercito piemontese, seppure al comando di milizie di irregolari volontari!
        Quando mai Garibaldi dal 1854, al tempo del suo stabilirsi a Caprera, fino alla morte nel 1882, ha mai combattuto per un’autentica rivoluzione popolare antisavoia e antiricco-figo-snob-massone, che lo avrebbe necessariamente portato su posizioni antibritanniche?
        Nel 1864 quando Garibaldi si recò in visita in Inghilterra per rendere omaggio ai SUOI PADRONI a cui DOVEVA TUTTO, fu acclamato come un eroe dai protestanti, ma fu duramente contestato dai cattolici, soprattutto IRLANDESI, delle cui sofferenze non gliene fregava un cazzo…
        I motivi del perché, li conosciamo…..

        • PinoMamet scrive:

          ” Sulle adesioni popolari a Garibaldi, non dobbiamo cadere negli equivoci della retorica patriottarda.
          Gente abituata da secoli a guardare solo nel proprio orticello, avrebbe potuto seguire il cosiddetto supereroe solo se attratta da motivazioni sociali e/o da voglia di arricchirsi tramite saccheggio.”

          ma io infatti, Mirkhond, me ne sbatto della retorica patriottarda, faccio solo notare che tra i garibaldini di queste parti ce n’erano molti di fascia sociale “bassa”.
          Escludo fossero tutti cinici saccheggiatori senza scrupoli (magari un paio sì, che ne so), penso che qualcuno pensasse davvero che l’unità d’Italia sarebbe stata un bene.

          Certo a molti invece non gliene fregava un bel niente. del resto, mica sono partiti tutti, no? ma a quelli che erano partiti, ipotizzo che la cosa interessasse.

          Poi, ed è un altro argomento, a me di Garibaldi, di chi fosse veramente e di come sia stato utilizzato (davvero per un periodo fu popolarissimo nel mondo anglosassone) mi interessa relativamente poco;
          le mie passioni storiche sono da tutt’altra parte, e penso di essere uno dei pochi in Italia a dare l’unità d’Italia per un fatto acquisito 😉
          (“io non mi sento italiano” lo dicono tutti “ma per fortuna o purtroppo lo sono” lo aggiungeva solo Gaber 😉 )
          voglio dire, ormai la frittata è fatta 😉

          Avevo una maestra alle elementari che, essendo cattolica e anticomunista (in quinta elementare si premurò di dirci che “da grandi potevamo votare per tutti, ma per favore non per i comunisti”) e moglie di un carabiniere, odiava Garibaldi.

          è insomma in tutto ormai un generale yankee (come avrebbe potuto essere, comunque diversi dei suoi fecero poi quella fine, finirono nell’esercito USA, uno se non sbaglio fu poi a Wounded Knee), e tutta la faccenda dei Mille è vissuta al Sud, mi pare, come la Guerra Civile negli USA, con i sudisti ritratti dalla storia ufficiale peggio di quello che erano, i nordisti che erano anche bastardi e saccheggiatori, carpetbaggers e compagnia.

          Interessante, ma non proprio roba per me, ecco 😉

          ciao!

    • habsburgicus scrive:

      solo nel 1910 se non sbaglio,

      forse nel 1912 (congresso di Reggio Emilia) e fu proprio il giovane Mussolini a cacciare i massoni…che tuttavia continuarono ad esserci 😀
      anche Bordiga fu sempre un nemico acerrimo dei massoni

      • mirkhond scrive:

        D’accordo Habsburgicus.
        Ciò non toglie però che lo stesso Mussolini come i suoi successivi ex compagni socialisti e poi comunisti, CONTINUASSERO a guardare a Garibaldi come al proprio eroe, pur “depurato” dell’ormai “imbarazzante” affiliazione MASSONICA.
        Che, come hai giustamente ben ricordato, CONTINUO’ ad esser parte integrante di parte del socialismo italiano!
        Socialismo che nei suoi vertici NORRENI, vedasi Filippo Turati (1857-1932) era anche pieno di ODIO RAZZISTA ANTIMERIDIONALE.
        Come denunciato dal socialista mio connazionale Gaetano Salvemini (1873-1957), seppure anche lui, purtroppo, sedotto dalla retorica imperialista panitaliana e che lo portò a sostenere e a combattere contro l’Austria-Ungheria nel 1915-18!
        ciao!

        • PinoMamet scrive:

          Mirkhond, va bene tutto, ma a me ‘sto norreni non va proprio giù, lo sai…
          minchia, stacci! i Norreni vivevano nel Medioevo in Scandinavia, che cavolo c’entra Filippo Turati??
          😉

        • mirkhond scrive:

          “Norreno” è solo una mia simpatica associazione 🙂 per rimarcare il carattere razzista antinoi del vertice settentrionale del psi di Filippo Turati, leader incluso.
          Insomma lo spirito “leghista” ha radici antiche nell’area del Mì…..
          ciao!

        • PinoMamet scrive:

          Questo è vero: la Lega non nasce dal nulla, in compenso tutta la polemica antimeridionale mi sembra (come già ti dicevo tempo fa) sempre più datata.
          Mi sembra anzi che il Meridione abbia scoperto l’anti-unitarismo (si dice?) quando ormai il Settentrione lo stava abbandonando, e forse proprio per reazione verso quello settentrionale…

          ciao! 🙂

  26. Moi scrive:

    A proposito di cose che purtroppo (!) NON cambiano quotidianamente …

    http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/kyenge_ministro_attacco_venetista/notizie/314603.shtml

    Nuovo Amministratore Leghista su Facebook istiga ad “uccidere quella puttana” [cit.]

  27. Moi scrive:

    @ MIRKHOND & MARIA

    “gli intelligenti hanno fatto il mondo, gli stupidi ci vivono alla grande.”
    [cit.]

    tratto da :

    http://www.edizpiemme.it/libri/elogio-dell-imbecille

    di Pino Aprile (sì: proprio quello lì !)

  28. Moi scrive:

    @ MIRKHOD

    “Nordici e Sudici”

    http://www.progettosalento.eu/politica-e-attualita/politica-/271-nordici-e-sudici.html

    In realtà Camillo Prampolini ce l’ aveva con i Meridionali perché non abbandonavano la Chiesa per passare al Socialismo Ideologico … inosmma, un discrimine senz’altro odioso, ma “partito da SX”.

    L’ Apologetica Cattolica, come ben sai, se lo spiega in termini di:

    “Essere di Sinistra significa discriminare e demonizzare a priori su base culturale … essere di Destra di Sinistra significa invece discriminare e demonizzare a priori su base genetica !” [cit.]

    Per questo Wojtyla ebbe a definire il Comunismo come “Male Minore” rispetto al Nazismo e ai Fascismi . Si noti che si parla di “Fascismi” al plurale, ma Comunismo e Nazismo sono sempre al singolare.

    Personalmente, ma non sono l’ unico a pensarla così, credo che il Nazismo fosse l’ unico sistema davvero “totalitario” … perché “fondeva” assieme i due pregiudizi aprioristici discriminatorii e demonizzanti di cui sopra.

  29. mirkhond scrive:

    “Personalmente, ma non sono l’ unico a pensarla così, credo che il Nazismo fosse l’ unico sistema davvero “totalitario” … perché “fondeva” assieme i due pregiudizi aprioristici discriminatorii e demonizzanti di cui sopra.”

    E proprio per questo, forse è stato più facile avversarlo.
    A differenza dell’ipocrita unitarismo massonico-sabaudo e del comunismo col loro “sì mio fratello O TI AMMAZZO”.
    ciao!

  30. paniscus scrive:

    “Uhm… io direi che è la classe scolastica ad essere una “comitiva artificiale”. Presumo che in un gruppo terroristico di estrema sinistra si entri soprattutto per convinzioni ideologiche, e che in una comunità religiosa si entri soprattutto per fede. Insomma, si tratta di persone che dovrebbero avere un’affinità particolare che li lega gli uni con gli altri.

    Quando al liceo alcuni compagni – di norma erano ragazze – si lamentavano del fatto che “la classe non è unita”, rispondevo che era del tutto normale che non lo fosse”

    ————————-

    Mi permetto di aggiungere un dettaglio importante: è vero che le classi scolastiche possono risultare poco omogeneee perché assemblate sostanzialmente a caso… ma al giorno d’oggi questo, soprattutto nelle fasce di età adolescenziali, si ripropone in maniera assolutamente analoga anche per qualsiasi gruppo di aggregazione sociale i cui membri possono essere convinti, in perfetta buona fede, di “esserci entrati per scelta” e di non essercisi ritrovati per sorteggio. Certo che il gruppo di attività politica fortemente ideologizzato o il gruppo militante religioso possono fare eccezione… ma quanti volete che siano, rispetto al totale, quelli che davvero frequentano gruppi del genere? Una frazione infima, che non ha alcun impatto sulla massa degli altri, e che non è rappresentativa delle dinamiche di gruppo realmente comuni.

    Una volta, si poteva dire che esistessero comunque categorie di appartenenza, anche esulando dall’impegno ideologico propriamente detto, e considerando solo la componente di divertimento e socializzazione: magari 30 anni fa esisteva “la comitiva di di quelli di destra” che si distingueva a occhio da “quella di sinistra” solo a vedere come erano vestiti, o in quale pizzeria andavano, ma adesso questo è del tutto scomparso. Magari esiste, individualmente, quello che è cattolico praticante e fa volontariato all’oratorio e lo sanno tutti, e c’è pure quello impegnato in un gruppo di sinistra e lo sanno tutti… ma poi quando c’è la famigerata “cena di classe”, o c’è da andare in discoteca tutti insieme perché un compagno che fa salutuariamente l’ “organizzatore di eventi” ha rimediato una partita di biglietti gratis, ci vanno tutti, in massa…

    La stragrande maggioranza dei gruppi di aggregazione sociale, per i giovani, non ha alcuna connotazione ideologica o identitaria: può capitare che si formino comitive diverse, e che poi all’interno di queste si sviluppino sentimenti di coesione interna e di rivalità con qualche altro gruppo, ma non vuol dire che siano appartenenze ideologiche, o che ci si entri per scelta consapevole perchè si preferisce un’impostazione di principio piuttosto che un’altra.

    Dal mio osservatorio relativamente ampio come insegnante delle superiori, posso dire che di adolescenti ne ho visti abbastanza: bene, devo ammettere che in 12 anni di esperienza, non mi è mai sembrato di notare grosse cesure identitarie tra gruppi diversi: in generale, che ci sia un unico gruppone di massa, oppure che ce ne siano due o tre separati tra loro… comunque sono tutti uguali, fanno tutti le stesse cose, hanno tutti interessi molto simili (o comunque perfettamente compatibili tra loro) si vestono tutti in maniera simile, vanno tutti negli stessi locali, hanno tutti lo stesso genere di motorino, hanno tutti lo stesso genere di telefonino, fanno tutti gli stessi giochini elettronici sul telefonino medesimo, frequentano tutti gli stessi forum e social network.

    Eppure, tutte queste cose, formalmente le fanno per scelta, non è che qualcuno li abbia costretti a stare insieme controvoglia, come si potrebbe pensare riguardo all’appartenenza a una classe!

    E non vuol dire che siano tutti sperticatamente amici e confidenti tra loro, sia chiaro: ci saranno anche quelli che si stanno antipatici o indifferenti. Ma semplicemente, ci si accoda alle iniziative collettive perché “si fa”, perché lo fanno quasi tutti, e appunto perché in termini identitari o emotivi non costa nulla.

    Al massimo, nel caso peggiore, può capitare che si stratifichi una forma di divario sociale tra “la comitiva dei ganzi” e “la comitiva degli sfigati”, ma in tal caso non è che ci siano due identità contrapposte che si fronteggiano alla pari: semmai, i ganzi decidono chi sta dentro e chi sta fuori, e gli sfigati desiderano disperatamente essere ammessi nel gruppo dei ganzi, ma solo perché non certo perché si riconoscano in una loro posizione identitaria…

    Quindi, che le comitive “spontanee” siano poi tanto più omogenee delle classi scolastiche “artificiose”, non lo direi proprio.

    L.

    • Roberto scrive:

      ” comunque sono tutti uguali, fanno tutti le stesse cose, hanno tutti interessi molto simili (o comunque perfettamente compatibili tra loro) si vestono tutti in maniera simile, vanno tutti negli stessi locali, hanno tutti lo stesso genere di motorino, hanno tutti lo stesso genere di telefonino, fanno tutti gli stessi giochini elettronici sul telefonino medesimo, frequentano tutti gli stessi forum e social network.”

      E che è successo negli ultimi venti (ehm, venticinque) anni? Ti voglio credere, ma quando ero adolescente io una frase del genere sarebbe stata perfettamente assurda….

    • Roberto scrive:

      Preciso: la frase sarebbe stata assurda….ciononostante “i ggiovani so tutti uguali” lo dicevano regolarmente gli ultra quarantenni

      Stiamo invecchiando Lisa….
      🙂

      • Moi scrive:

        Pare che la mitica frase ” ‘Sti Giovani d’Oggi non hanno più rispetto per niente e per nessuno” … sia partita dagli USA nei “Roaring Tweinties”, almeno a livello di classi più abbienti; inevitabile l’ allargamento “verso il basso” .

    • Moi scrive:

      @ LISA & ROBERTO

      Molto interessante, direi che senz’altro l’ estrema familiarità dei giovani “auxologici” 😉 🙂 con delle tecnologie di comuniczione che ancora negli Anni ’90 potevano vedere solo in un film di Batman o di 007 (che per i soliti giornalisti è sempre stato sinonimo di “Agente dei Servizi Segreti”, ndr) ha velocizzato in maniera esponenziale il diffondersi delle nuove mode, il dettare cos’ è “commerciale” e cos’è “alternativo”.

      Spesso però, almeno una volta, le mode “alternative” venivano adottate un po’ più in là con l’ età, quando ormai l’ adolescenza era più verso l’ ultimamento della crescita fisica.

      In realtà poi è un'”alternativa” per modo di dire … quasi solo più estetica (vestiti, musica ecc …) che altro.

      Mirkhond diceva che al Sud il discorso “censo” è ancora molto sentito; in Emilia Romagna e, immagino anche in Toscana, no … no troppo. Nemmeno la diversa “origine etnica” _ almeno in Emilia Romagna e Toscana_ mi sembra che ponga troppi problemi, indipendentemente dalla lontananza geografica.

      • roberto scrive:

        moi,
        descrivo la mia classe-gruppo di amici/conoscenti (tra i 15 ed i 20 anni, graduate per età, è chiaro che a 15 anni non facevo le stesse cose che a 20) per spiegare quel che voglio dire

        si parla di interessi, vestiti, locali ecc. che Lisa sostiene essere tutti uguali fra i giovani d’oggi.

        ebbene da noi c’era
        1. prima distinzione radicale: gruppo sportivi e gruppo non sportivi. io ho giocato a basket come un disperato il che vuol dire che tre volte a settimana mi allenavo (più palaestra o corsa gli altri giorni) e che il sabato sera andavo a giocare. ergo, discoteche e affini che erano il mondo dei non sportivi le ho viste per la prima volta verso il secondo anno di università, quando ho scoperto che la birra dava più soddisfazioni del gatorade
        2. con soldi o senza soldi. i primi a frequentare certi locali, i secondi a mangiare pizza o a ritrovarsi in casa di amici
        3. intellettuali e tamarri. i primi a vedere film iraniani con sottotitoli in islandese, i secondi a fare altre cose
        4. tipi strani e tipi fighi. i primi al pub ad ascoltare brit pop, bere birra e giocare a freccette, i secondi in dicoteca ad ascoltare tecno e bere cocktails
        5. tipi strani e tipi fighi bis. i primi jeans e maglietta, i secondi pantaloni e lacoste
        6. nerds e altri: i primi ad ammazarsi di videogiochi (temo di aver fuso il mio commodore 64) i secondi a disprezzare i primi
        7. secchioni e giandoloni
        8. maschi e femmine
        9. giovani con tempeste ormonali perennemente a caccia di femmine e nerds che si ammazzano di videogiochi o sportivi che si ammazzano di basket
        10. quelli che vanno in vacanza a rimini e quelli che vanno in giro in tenda a fare l’interrail

        no, direi proprio che non facevamo le stesse cose e non avevamo gusti simili

      • roberto scrive:

        sul tuo discorso “censo” non sono molto d’accordo. francamente chi veniva da famiglie riche faceva cose che io non potevo fare e che quelli che stavano messi maluccio non immaginavano nemmeno

        sull’origine etnica invece sono assolutamente d’accordo, come ho già detto e ripetuto mille volte all’amico mirkhond, a bologna non ho mai vissuto il razzismo che ho conosciuto in veneto, ed i gruppi erano veramente eterogenei (tra l’altro bolognesi puri ce ne saranno stati si e no 7-8 su una classe in media di 20)

      • paniscus scrive:

        Mirkhond diceva che al Sud il discorso “censo” è ancora molto sentito; in Emilia Romagna e, immagino anche in Toscana, no … no troppo.
        ——————

        Ma anche se ci fosse, non influirebbe più di tanto sulle dinamiche tra compagni di classe… perché in ambienti in cui le differenze di censo contano molto, mi aspetto che ragazzi di provenienza sociale diversa vadano anche in scuole diverse.

        Alle superiori è assolutamente scontato (una classe prima di un liceo classico, per quanto “assemblata a caso”, sarà comunque molto più socialmente e ideologicamente omogenea rispetto a un campione di coetanei qualsiasi distribuiti in tutti i diversi istituti del circondario, e la stessa cosa dicasi per una prima di un professionale); alle medie inferiori meno, perché sono uguali per tutti, però sono di più e più disseminate sul territorio, e quindi anche quelle risentiranno molto delle differenze “di quartiere”.

        In Toscana effettivamente questo fenomeno lo vedo ormai poco marcato (semmai ci può essere una certa selezione a monte sul livello culturale delle famiglie, che oggi non è affatto vero che coincida con quello di benessere economico), ma forse in ambienti come quelli descritti da Mirkhond è ancora forte. Per cui, non mi stupirei se le classi fossero molto più omogenee di quanto si possa pensare…

      • PinoMamet scrive:

        Nel mio non-capoluogo, che spero sparisca dalla faccia della Terra al più presto (e invece, lunga vita a Bologna! 🙂 ) immagino fosse diverso, e che il censo contasse, anche se poi credo che ci fosse anche una certa selezione per scuole, come dice Lisa:
        i normali facevano (fanno?) licei normali, le famiglie “bene” o aspiranti tali (grandissima disgrazia, queste, per i loro figli) li devono mandare a “quel” particolare liceo.

        Invece nella mia classe, di tutte le differenze citate da Roberto, non ce n’era manco una. Neanche maschi e femmine! Nel senso che poi facevamo più o meno la stessa vita.
        Neppure nella classe dei più fighetti c’erano distinzioni di censo (casomai ci si saranno divertiti i genitori durante le ore di ricevimento) in compenso c’erano gli sportivi, gli strani ecc.

        Da noi no: eravamo tutti strani! Ma non nerds; non c’era nessun fuso per i videogiochi o i giochi di ruolo o quelle robe lì, per cui per me sono state sempre realtà sostanzialmente estranee.

      • roberto scrive:

        “facevamo più o meno la stessa vita”

        ma perché vivevate nella triste provincia e non a bologna caput mundi
        😉

  31. paniscus scrive:

    Ah, aggiungo: a lamentarsi che “la classe non è unita” sono quasi esclusivamente gli insegnanti (e in particolare le insegnantesse sentimentali, materne e patetiche), i ragazzi quasi mai…

  32. Pingback: “Detto Fatto”, Matteo Renzi e la Firenze Immagine | Kelebek Blog

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *