Jumbo Glacier Resort, una lingua che scompare contro il solito architetto italiano

La Jumbo Valley è un’area, di proprietà pubblica, tra i monti della British Columbia, in Canada.

Questa terra di immensi silenzi, ghiacciai e perenni nevi è abitata dagli orsi grizzly e dalla nazione Ktunaxa (o Kootenai), che la chiama Qat’muk e che non ha mai rinunciata ai propri diritti.

La lingua Ktunaxa non è imparentata con alcun’altra al mondo. Oggi viene parlata in maniera corrente da appena una decina di anziani, a causa soprattutto delle residential schools impiantate dai missionari protestanti e dal governo per spezzare lo spirito dei popoli nativi.

In questa valle, un consorzio di ditte private vuole costruire l’unico impianto sciistico del Nord America aperto tutto l’anno, con 5.500 posti letto per turisti, più 750 posti letto per gli operatori, un centro commerciale, discoteche e persino un “luogo di culto” interreligioso. Si prevedono da 2.000 a 3.000 visitatori al giorno in alta stagione. Una specie di Nave Concordia a quota 1.700 metri, insomma.

Tanto, lì il governo vende la terra, bene comune, ad appena 5.000 dollari l’acro.

Il promotore di questo grandioso scempio è un certo Oberto Oberti, architetto nato in Italia, che opera a Vancouver dove si è specializzato in edilizia di lusso, residenziale e  commerciale.

Come tutti quella della sua specie, Oberti ha un Sogno:

“Il sogno di Oberti è di coniugare le discese in stile europeo, da cima a valle lungo grandi montagne, con cui è cresciuto in Italia, con gli oltre 1000 centimetri annui di neve delle montagne Purcell della British Columbia”.

Per ventidue anni, la nazione Ktunaxa, sostenuta da ecologisti e dai comuni della regione, ha cercato di difendere l’area dalle fantasie perverse di Oberto Oberti; gli sterminati mezzi economici a disposizione del nostro intraprendente compatriota hanno piegato invece i confinanti indiani Shuswap.

Per vincere l’opposizione, lo scorso 27 novembre, il governo della British Columbia ha trasformato il distretto dove dovrebbe sorgere l’impianto in un comune indipendente. Un comune senza un solo abitante, ma con un sindaco e un consiglio nominati direttamente dal governo, e che ovviamente sono favorevoli al Jumbo Glacier Resort.

Cemento, megalomania ed entertainment – l’industrializzazione del divertimento – sono la forma costante del male nel mondo.

Solo negli ultimi mesi, abbiamo parlato di Veneto City, della Superbuca alpina, della Torre Cardin a Venezia e del parcheggio interrato in Piazza del Carmine qui nell’Oltrarno fiorentino.

Ognuno di noi si trova, insomma, a subire in varia misura imprenditori esaltati, architetti (italiani) deliranti, politici venduti, trucchi giuridici e festosi consumatori al seguito.

Ma m sembra che la storia della Jumbo Valley costituisca in qualche modo l’archetipo di tutte le altre.

Qat’muk: Where the Grizzly Bears go to Dance from Ktunaxa Nation on Vimeo.

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89 risposte a Jumbo Glacier Resort, una lingua che scompare contro il solito architetto italiano

  1. rossana scrive:

    Due soluzioni, entrambe non facili da realizzare (ma tentar non nuoce):
    1. chiudere le facoltà di architettura ai disabili mentali: test penosissimi, sotto tortura, per passare le selezioni e venti frustate al giorno a titolo di anticipo e promemoria a quelli che riescono comunque a passare
    2. prodigarsi per far pervenire opportuni cocktail al polonio agli architetti in circolazione che soffrono di acute crisi di identità e per questo ci ammorbano il pianeta con l’estensione cementizia del loro frustrato ego.
    Insomma, categoria pericolosa quant’altre mai…

    • Peucezio scrive:

      “chiudere le facoltà di architettura ai disabili mentali”

      Ma non si potrebbero chiudere direttamente a tutti? In Italia siamo a crescita demografica zero e abbiamo un’infinità di centri storici sottoabitati o disabitati. Non si dovrebbe semplicemente costruire più. E si sa che l’edilizia è in mano alla mafia. Per cui basterebbe considerarla alla stessa stregua del traffico di stupefacienti e del pizzo sui commercianti. E’ vero che è un’industria che fattura e dà molto lavoro. Ma anche il traffico di droga e il pizzo fatturano e danno lavoro.

    • Roberto scrive:

      Voi siete pazzi! Chiudete le facoltà di architettura e lascerete la sfortunata penisola in balia di ingegneri e geometri che insieme a palzzinari e furbetti del quartierino ossono fare più danni di un qualsiasi calatrava (che per altro ha fatto bellissime cose oltre che sfregiare Venezia)

      • PinoMamet scrive:

        Mmmm

        onestamente, la tipica “casetta del geometra” (in cui peraltro vivo) mi sembra molto meno pericolosa, e senz’altro più “umana”- da pronunciare con accento fantozziano 😉 – ed esteticamente gradevole di molte creazioni dell’architettura contemporanea.

        Non è che sia un passatista: gli enormi ponti bianchi che si vedono presso Reggio Emilia, dall’autostrada, non vogliono dire niente, ma sono belli (non che ci volesse ‘sto studio…. bastava un ingegnere a progettarli, sia chiaro), e anche il ponte di Calatrava sulla tangenziale di Parma è sovradimensionato, e insomma poteva anche farlo dritto, però è bello…
        sempre nella stessa citttà,hanno dovuto chiamare un architetto (che non ricordo) per avere la geniale idea di un prato al posto di un parcheggio, sulla quale in effetti non ho nulla da ridire…

        ma moltissime altre robe, anche incensatissime tipo il Guggenheim di Bilbao, mi fanno proprio schifo, non so che farci.

        • Moi scrive:

          Mah … dipende dal Con-Testo Urbano:

          La Ciudad de la Ciencia di Valencia la ritendo molto bella, specie in quel contesto di parco ricavato dall’ ex letto di un fiume deviato … il “Pontone” di Reggio Emilia mica è in centro, e così via … poi va be’ una città come Berlino è inevitabilmente (!) disomogena.

        • Peucezio scrive:

          Condivido.
          Le costruzioni anonime, cioè tanti edifici residenziali moderni delle nostre città, sono comunque molto più guardabili, diciamo quantomeno neutre, rispetto ai mostri che fanno certi architetti di grido.
          Non parliamo delle chiese: così come in altre epoche erano l’espressione massima del bello architettonico, oggi rappresentano la materializzazione dell’orrore e dell’incubo che hanno nella testa gli architetti.

        • Peucezio scrive:

          Poi non nego neanch’io che ci sia del moderno bello.
          Anche i grattacieli nuovi del centro direzionale zona Garibaldi-Isola, a Milano, non è che siano poi male.
          Il disastro è quando si demoliscono edifici storici (e purtroppo succede ancora, soprattutto con edifici d’epoca, ‘800 o primo ‘900, che hanno comunque un loro valore) o quando si mangiano ancora pezzi di paesaggio, in quest’Italia che è una piccola lingua di terra nel mare ed è già fin troppo cementificata.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In realtà la casetta del geometra da sola non crea problemi, ma le mille/duemila/tremila unità abitative del geometra in una zona dove prima c’era campagna sono cemento che avanza. E spesso, se in zone ambientalmente sensibili, anche il preludio di un disastro naturale.

          Poi ci sono i cinesi che pensano sempre in grande:

          http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/27/cina-700-montagne-saranno-livellate-per-far-posto-alla-citta-ecosostenibile/455687/

  2. Guido scrive:

    Mi viene da credere che un pensiero “dissonante” e fuori dal coro può diventare patrimonio comune e diffuso solo quando uno stile di vita mostra di non poter mantenere ciò che promette e solo quando si presenta un conto vertiginoso da pagare in cui appaiono delle voci non previste che riguardano cose che sicuramente c’erano ma non erano state prese in considerazione, come disastri ambientali, diffusione di miseria, malattie psichiche e fisiche ecc,. ecc.).
    Solo allora le vittime consenzienti dell’imbroglio divulgato dalla suadente voce di abili seduttori subiscono un brusco risveglio e possono cominciare a vedere le reali dimensioni della trappola in cui incautamente e volontariamente sono caduti. Si aveva voluto fin lì vivere imbambolati in una nuvola fiabesca dove dall’albero della cuccagna pioveva ricchezza, benessere e felicità per tutti.
    Questa è stata grossomodo la parte terminale della storia delle società occidentali degli ultimi due secoli, in cui si sono viste grandi masse popolari farsi coinvolgere prima nelle peggiori e infami avventure nazionalistiche e coloniali, e poi buttarsi a capofitto nell’orgia di consumi diffusi nell’epoca del boom economico.

    Bene, direi che è venuto il temo di prendere atto che tutta la panoplia di esseri mostruosi che sembrano partoriti da una mente ottenebrata dal delirio alcolico, non è altro che l’espressione più genuina del popolo e che con loro, attraverso loro, il popolo ha realmente preso il potere…
    Capire che si vive nel mezzo di una vera guerra civile tra forme di vita inconciliabili tra loro e incompatibili con la stessa sopravvivenza è solo un primo passo, preliminare a qualsiasi discussione intorno a politiche e prospettive volte ad un riscatto.
    Prendersela con gli oberti sarà pure necessario, ma significa solo accanirsi contro degli effetti tralasciando le cause.

  3. Roberto scrive:

    Domanda ingenua: in un paese grande come l’Europa ma con un decimo degli abitanti, posto per gli sciatori, per i ktunaxa e per i grizzly non ce ne è?

    • Francesco scrive:

      eretico!

    • PinoMamet scrive:

      Comunque la risposta è no, perché i grizzly non è che li puoi trasferire dove ti pare, magari in una villetta in periferia… e per i (o gli?) Ktunaxa a essere importante è proprio quel Qat’muk lì.

      La domanda da farsi casomai sarebbe: ma in un posto grande come l’Europa ecc. ecc., gli sciatori devono per forza andare a rompere le balle agli orsi grizzly e agli indinai Ktunaxa??

      • Roberto scrive:

        Oh ingenuo, pensi che esista una valle in tutto quel territorio che non sia considerata sacra da nessuna tribù ed in cui non ci viva nessun animale protetto? Manco un topolino?

      • PinoMamet scrive:

        Guarda, non lo so. Non mi pare che ogni volta che si costruisca in Canada o USA salti su qualche nativo o qualche animalista a protestare.
        C’è anche da dire che questo succede anche perché molti nativi sono stati già ampiamente espropriati o cacciati dalle proprie terre, e molti animalisti non contano un cazzo (e qualche volta possono avere persino torto).

        Però non è che possiamo fare il ragionamento “c’è tanto spazio” solo quando fa comodo a noi 😉

        C’è tanto spazio in Canada, no? Beh, sarà più semplice trovare posto per degli sciatori (non credo che in Canada manchino le località sciistiche… ) che per una popolazione legata al proprio territorio ancestrale e per degli animali piuttosto rari e legati al proprio habitat, no?

        Inoltre, anche se ogni singola valle avesse il suo bel gruppo protestatario, beh, ci piace la democrazia o no? Avrò o no diritto di dire io (abitante della tal valle) cosa caspita ci voglio dentro, e non il signor Oberti??

        • Roberto scrive:

          Caro pino la questione è cruciale e va da cosa è la democrazia a di chi è la valle, passando per chissene frega del topo muschiato dalle zanne verdi…ma devo finire di cucinare quindi devo abbandonarti!
          🙂

        • Peucezio scrive:

          Tra l’altro gli autuctoni erano lì da molto prima e le piste sciistiche mica si fanno per loro, le fanno i bianchi per i bianchi.
          Che è diverso da chi protesta perché gli fanno una cosa vicino casa, ma partecipa dello stesso identico modello di civiltà di quella cosa, tanto che se glie la fanno lontano da casa, facilmente ne diventa un utilizzatore.

  4. mirkhond scrive:

    Non ci riesce proprio a liberarsi dalla maledetta logica imprenditoriale e dal culto dell’albero di 30 piani….
    Che tristezza!
    La gente s’impoverisce sempre di più, ma il gelido spirito imprenditoriale scassanatura e pace, la cultura della discoteca casinara avanza sempre di più, coi suoi implacabili scempii…

    • Francesco scrive:

      cosa c’entra la natura con la pace? non dimentichiamo che la violenza era molta più di oggi quando eravamo più vicini alla natura, come lo erano la fame, la puzza, i peli superflui, le malattie e il problema del mal di denti

      basterebbe quello a fare di me un modernista

      saluti

      PS Miguel, quelli della foto sono sciatori di fondo, altra razza rispetto a chi pensi tu

      • Moi scrive:

        @ FRANCESCO

        Sentiamo, interessante. Che differenza “antropologica” adoperi tra Fondisti e Discesisti ?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          La discesa è molto più mainstream ed è più “ganza”. Chi ama le macchine veloci sarà un discesista, come discesista è il cultore della “botta di vita”, per non parlare del discesista “avanzato”, che è lo snowborder.
          Il discesista parte anche da un budget molto più elevato: attrezzatura e skipass costano un occhio della testa, ormai, ed ogni discesa è denaro sonante.

        • Francesco scrive:

          Che domanda!

          Un fondista fa fatica, è lento, di solito sta solo o con gli amici, il suo mondo è silenzioso e “naturale”, in mezzo agli alberi, la folla della foto è una gara o un raduno.

          E secondo me è più un tipo da polenta che da aperitivi, quando si ferma.

          Oh, io frequento entrambi i fronti, quando posso, però solo polenta dopo.

          Saluti

  5. PinoMamet scrive:

    Io penso che l’obiezione di Roberto sia sensata, però bisogna tener presente che non è in gioco tanto la concezione di uno spazio, quanto – mi pare- un principio e un estetica.

    Penso che per molti sia più importante il principio, perciò ne parlo prima: prima di tutto il modo di operare delle istituzioni, se è quello descritto da Miguel, è semplicemente scandaloso e del tutto antidemocratico. A questo punto, niente garantisce i nativi canadesi- e in fondo, niente garantisce nessuno, semplicemente- che non gli venga tolto tutto, in blocco o un pezzo alla volta, passando direttamente sopra le loro teste.

    E poi c’è l’estetica, che io trovo altrettanto importante. In questo caso, sottolineare che Oberti sia italiano non è un semplice vezzo etnico. Oberti stesso richiama il panorama delle sue sciate giovanili come modello da imitare.
    Ora, il modello delle sue sciate giovanili è, su per giù, quello della foto: una massa di vocianti colorati per i quali la montagna, il monte, è un semplice supporto fisico per lo “sport invernale”, e che (esattamente come gli americani in vacanza di cui- giustamente- ci si lamenta ovunque) devono avere ovunque le stesse cose, invariabilmente orribili: skipass, skilift, file, urla, orribili localini simil-locali in cui bere bevande alcoliche esibendo spirito cameratesco-sportivo e così via.
    E poi magari tornano a casa dicendo che lo sci “li fa sentire in contatto con la natura”.

    Allora, mi scusino gli amici sciatori, ma si trattasse di dargli anche cinque metri quadri, a scapito dell’orso, non glieli darei comunque.
    Ma viva l’orso!

  6. Moi scrive:

    L’ immagine mi pare presa da una “Maratona di Sci di Fondo”:

    grande superficie piana, andatura “a spinta”, tipo di sci lunghi e stretti (oggi i “Discesisti” prefriscno lo sci corto e “sciancrato”[sic], anche se un po’ meno che in passato ) pettorine con numeri e “Sponsor” … altra Spada di Damocle del “Contatto con la Natura”, di per sé un’ idealizzazione romantica sempre molto popolare:

    dai Buoni Selvaggi di Rousseau ai Na’vi di “Avatar”, film “Naturalista” che paradossalmente è un tripudio di tecnologia sia negli effetti speciali utilizzati sia nella trama stessa.

    Già se ne era parlato, come giustamente diceva Pino, dello Spirito della Val (Sciistica) Qualunque come un “San Bernardo di Legno [ma già i Cinesi te lo fanno in plastica grossa piena, distinguibile solo al tocco, ad almeno un terzo del prezzo. NdR] con la Borraccia al Collo”*.

    Alla fine è da rivalutare la trovata dei Giapponesi di immensi capannoni con piani inclianti regolabili cosparsi di neve artificiale, magari con il SanBernardo (per loro !) Esotico in versione “Cydog”, tutte robe che a loro piaciono.

    * Il Grizzly e il Kodiak hanno già segnato un destino simile, magari con lo Sciatore che si sente in “Profondo Contatto con la Natura” grazie all’ I-Phone a forma di DreamCatcher .

    • fax scrive:

      Si, si tratta di una gara di fondo, sembra skating o tecnica libera. Tuttavia non capisco dove vuole andare a parare il suo commento. Non c’è nessuna contraddizione a priori tra sviluppo tecnologico e ricerca della wilderness, anzi la seconda è figlia del primo, ed è sempre stato così nella storia delle attività esplorative o alpinistiche. Il problema non è lo sci, è chi lo sci lo fa e il tipo di turismo che si vuole promuovere.
      Si può fare sci in modo sostanzialmente non impattante con lo scialpinismo, o assai poco impattante con lo sci da fondo (basta battere una strada forestale).
      Oppure si possono fare maxi resort, cabinovie, centri benessere e discoteche: il problema non è lo sci o la sua supposta etica, è la volontà della gente di stare comoda a tutti i costi. Esattamente il contrario della ricerca del contatto con la wilderness che lei ha tirato in ballo.

  7. Dalla pagina About dell’arc(h)imostro:
    In fashion, culture and architecture there is a new search for roots, for meaning, for heritage, for a link with the past that gives a significance to the present.

    Oberto Oberti – Fashion and Architecture

    Detto in altre parole, stanno dando la caccia spietata alle radici – di ogni specie -, ai valori – compro oro docet -, all’eredità – idem – per riscrivere un passato che faccia comodo ad un presente che è già passato.

  8. Moi scrive:

    Sarebbe interesante anche vedere il “Buon Selvaggio” in termini musicali, fra effettivi ritmi e vocalizzi monotoni (come si sente da introduzione nel video) e sofisticate suggestive elaborazioni al sintetizzatore o simili, del tipo :

    http://www.youtube.com/watch?v=4PWzW4t0ns0

    … secondo voi per il Frangistanno Medio qual è a esprimere il vero (!) Contatto con Madre Natura ? 😉

  9. Roberto scrive:

    Comunque, le vongole stanno spurgando, il baccalà è fritto, gli struffoli pronti, anche quest’anno siamo pronti ad accogliere il bambin Gesù
    Auguri a tutti!

  10. Moi scrive:

    Non sarà finito il mondo, ma almeno è finita (per quest’anno) un’ epoca:

    il CinePanettone … niente “Natale a Fanculo”, per intenderci.

  11. Leo scrive:

    “Una specie di Nave Concordia a quota 1.700 metri, insomma”

    Ci vorrebbe un comandante Schettino per fare colare a picco il progetto (senza morti naturalmente)

    Buon Natale a tutti 🙂

  12. Z. scrive:

    Insomma Robè,

    anche gli eurocrati mangiano pesce la vigilia!

    😀

    Auguri a tutti!

    Z.

  13. Pietro scrive:

    Saro’ ripetitivo ma io continuo a chiedermi se ormai esista ancora un modello “altro”. Anche chi contesta o non approva mi sembra sempre dentro al cerchio, e sempre piu’ temo le parole di Fukuyama. Forse la violenza puo’ essere un modo per spezzare questo cerchio e riscoprire qualcosa di “altro”?

    • Francesco scrive:

      Dipende da come consideri Cina, India, Russia, Brasile e mondo emergente … sono “altro” o no?

      A me pare di sì

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  15. Moi scrive:

    Si noti l’ uso grottescamente finto esotico di “Jumbo” (“Elefante” in Kiswahili) in “Jumbo Valley” per dire “grosso”, “grande” … come il Boeing 747 notoriamente detto “Jumbo Jet” in virtù della grande stazza;

    una volta c’era (o almeno, a Bologna non c’è più da un bel po’) anche una piccola catena di però grandi negozi di arredamento chiamata “Jumbo Market” con la “J” ricavata appunto da una proboscide.

    Cmq la pronuncia corretta è tenuta ad essere “Giumbo” , visto che “Giambo” scritto “Jambo” è un saluto amichevole in Kiswahili …

    • Moi scrive:

      “Jumbo Glacier Resort” [sàic] 🙂 …. Erréita Còrrig’g’ 🙂

    • PinoMamet scrive:

      Mi hai messo curiosità sull’origine del termine “jumbo”;

      copio e incollo da noto sito enciclopedico compilato dai lettori, dal quale risulta che Jumbo fu originariamente il nome personale di un elefante specifico:

      “Jumbo was born in 1861 in the French Sudan, whence he was imported to France and kept in the old zoo Jardin des Plantes, near the railway station Gare d’Austerlitz in Paris. In 1865 he was transferred to the London Zoo, where he became famous for giving rides to visitors, especially children. The London zookeeper association leader Anoshan Anathajeyasri gave Jumbo his name; it is likely a variation of one of two Swahili words: jambo, which means “hello” or jumbe, which means “chief”.”

      • Moi scrive:

        Può essere benissimo :

        http://africanlanguages.com/swahili/index.php?l=en

        … tuttavia oramai “Jumbo” mi risulta essere diventato un termine “familiare” in Kiswahili (lingua in cui comunque i nomignoli affettuosi per animali sono abbastanza comuni*) contemporaneo per l’ Elefante. La diferenza tra “Ndovu” e “Tembo” però la ignoro.

        ____

        * Ad esempio, in Inglese d’ Australia mi pare che il canguro lo chiamino popolarmente “Joe” … dalle nostre bande 🙂 gli anziani usavano termini affettuosi per gli animali tipo “Z’ampìga” per i cani ambosessi amichevoli , “Minén” per i gatti maschi unitamente a “Mussa” per le gatte femmine, nonché “Tumenån” per il maiale. E senz’altro tanti altri ulteriori.

        • PinoMamet scrive:

          Mai sentiti da ‘ste parti…
          però interessanti!
          🙂

        • PinoMamet scrive:

          Ho visto il sito di Wikipedia in lingua kiswahili sull’elefante… dice Ndovu au Tembo, dove suppongo che “au” sia “o, oppure”
          (ho un dizionario swahili ma non ho voglia di andarlo a ricercare…);

          i termini mi sembrano usati indifferentemente, con una certa preferenza per Tembo quando parla dell’elefante indiano (ma la didascalia della foto lo identifica per Ndovu) quindi forse sono semplicemente sinonimi o quasi, tipo “maiale” e “porco”, o forse c’è qualche differenza regionale di preferenza per l’uno o l’altra termine…

        • paniscus scrive:

          “Ad esempio, in Inglese d’ Australia mi pare che il canguro lo chiamino popolarmente “Joe”…”

          Peraltro “joey” è il nome ufficialmente usato in zoologia per indicare il cangurino cucciolo.

          Lisa

    • PinoMamet scrive:

      A proposito di “erreita corridge”:

      un conoscente costretto a lavorare in libreria mi ha raccontato di persone che chediono il giallo, ambientato in epoca romana antica, Cave canem, pronunciandolo “Cheiv canem”….
      probabilmente sulla base del discorso che essendo l’autore americano (o inglese, non ricordo) la pronuncia esatta non può che essere quella…
      il bello, o il brutto, è che di fronte alla domanda del mio conoscente “che roba è?” (non per snobismo, ma perchè la prima volta proprio non aveva capito) gli rispondono “sa quello ambientato nell’antica Roma!”….

  16. Mauricius Tarvisii scrive:

    Ne approfitto per augurare a tutti una buona Festa della Spesa!

    E, per chi ci tiene, un buon Natale!

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Pino Mamet

    “E poi c’è l’estetica, che io trovo altrettanto importante. “

    concordo quasi totalmente con ciò che scrivi, e invidio la capacità che hai di dire cose analoghe alle mie, ma con più, diciamo, umanità.

    Però oltre all’estetica c’è anche qualcos’altro, che trovo difficilmente da definire, ma che per me è cruciale.

    Chiamiamolo, il diritto della montagna di non subire rotture di scatole.

    Ora, questo diritto evidentemente si scontra con spesso con le necessità degli esseri umani – il diritto di un fiume di scorrere liberamente si scontra con l’interesse degli esseri umani di avere acesso all’acqua o di non avere le case spazzate via dalle piene.

    E qui si può discutere all’infinito dove bisogna porre il confine.

    Ma nel caso del conflitto tra la montagna che si fa i fatti suoi, e la voglia del signor Oberti di fare un sacco di soldi oltre a quelli che già ha, so esattamente da che parte sto.

    • Francesco scrive:

      Vedi che non sempre andiamo d’accordo?

      Posso stare dalla parte di Oberto SOLO se dall’altra parte c’è una montagna …

  18. Antonio scrive:

    Attendiamo solo che qualche Socci o Introvigne o de Mattei ci faccia un articolo elogiativo, affermando pure che le stazioni sciistiche sono un evidente segno di superiorità della civiltà cristiana sull’Islam.

  19. giovanotta scrive:

    Che il cielo strafulmini Oberti e tutti gli speculatori come lui che per arricchirsi asfalterebbero anche la madre!!!!
    Quest’anno dovremo più che mai munirci di elmetto.
    Auguri!

  20. Ritvan scrive:

    Sperando che il Nostro Amato Padrone Di Casa mi abbia tolto dal castigo, rinnovo gli auguri di Natale – a suo tempo censurati – a tutti.

    • Ritvan scrive:

      Vedo che sono stato “riabilitato”…e, a scanso di equivoci, riferisco quello che mi ha spiegato Miguel, ovvero che auguri di Natale e alcuni altri miei commenti non sono stati censurati di proposito, ma il meccanismo “esiliante” – diversamente da quello che pensava Miguel – cestinava automaticamente tutti i miei commenti senza presentarli a Miguel per approvazione.

  21. mirkhond scrive:

    I migliori auguri a Ritvan anche da parte mia!
    ciao!

  22. Moi scrive:

    @ Mauricius

    Oppure è Lui che 34 anni dopo ha trovato asilo in Cina …

    http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=vmvpm51TdJM

    … e gli hanno detto: “Scatènati !” 😉

  23. Moi scrive:

    Dedicato al CattoLepantismo che vorrebbe la Devozione Popolare per il Santo (già evocato) Bernardo di Chiaravalle “Minacciata dal Penetrare degli Immigrati Islamici” :

    http://www.youtube.com/watch?v=qr_65zPfy2A

    😉

  24. jam scrive:

    …snowboard, skateboard, bobsleigh e naturalmente ski, ovviamente a Dubai. la dove fa molto caldo, fa anche freddo.
    la più grande pista per sciare coperta al mondo é al “Mall of Emirate” mall dedicato ad un grandissimo viaggiatore del 14dicesimo secolo Ibn’Battuta, che si é ritrovato con un raffreddore post-mortem.
    Ibn’Battuta personalmente non sciava, ma viaggiando e scrivendo un libro sui viaggi sembra abbia condensato un certo qualcosa di tutti i paesi visitati in fiocchi di neve artificiale atterrati molti secoli dopo a Dubai…
    ciao

  25. carlo scrive:

    OT, volevo rispondere al commento di Moi del 21/12/2012 at 11:09 am all’interno del post http://kelebeklerblog.com/2012/12/18/la-maledizione-di-malinche-e-un-marinaio-maya-nonche-299-posti-macchina/ , ma i commenti lì sono chiusi, e il capo mi ha suggerito di intrufolarmi qui.

    Buongiorno a tutti, sono il curatore del sito Parolata.it, ed essendo stato tirato in causa da PinoMamet volevo dare qualche risposta ai suoi dubbi.
    Il sito è discretamente confusionario, sì, d’altronde il “sedicente” vorrebbe rendere chiaro che si tratta di vari argomenti in modo giocoso e non didattico, affastellando le cose che di volta in volta interessano me e i lettori in modo abbastanza caotico.

    Riguardo ai detti, il “bello come una donna” può darsi che non sia molto diffuso, è però molto usato nelle campagne piemontesi, ed è stato detto in mia presenza a mio zio, che non è effeminato e ha due bei baffoni. Non ha alcun senso, ovviamente, ma le storpiature dei detti, quando delle parole colte e non conosciute vengono avvicinate a una parola nota, non hanno mai senso, come “piantare in asso” o “la bellezza dell’asino”. Il bello delle frasi fatte è proprio questo: la gente le ripete senza inbterrogarsi sul loro significato, un po’ come con le preghiere, gli inni e così via.

    “Distinguere il grano dall’olio” mi stupisce che non l’abbiate mai sentito: è abbastanza comune, io sicuramente l’ho sentito dire da qualcuno in un programma televisivo (che ora non ricordo). Anche questyo non ha un grande significato: dovrebbe essere abbastanza facile distinguere un cereale da un liquido, ma tant’è.

    Infine “Piangere come un vitello (tagliato)”, scritto con la parentesi, significa che viene spesso detto unicamente come “piangere come un vitello”, ma il detto storpiato completo prevede anche il “tagliato”, proprio perché derivato dal tagliare il tralcio di vite: Io personalmente ho sentito dire anche la versione completa.

    Riguardo al frequentare gente strana, magari non mi capita più di quanto capiti a voi, però, facendo collezione di strafalcioni, probabilmente faccio più caso a queste frasi strane e apparentemente senza significato, cercando di ricordarmele per poi fare indagini e pubblicarle. Spesso se non si cerca qualche cosa non la si vede, pur avendola sotto gli occhi, e così forse capita a molti con le frasi fatte: semplicemente non ci fanno caso.

    Grazie per avere citato il mio sito e per avere ospitato la mia risposta.
    Ciao,
    Carlo

    • PinoMamet scrive:

      Visto che ti ho tirato in causa io, ti ringrazio personalmente della risposta.

      Confermo di non aver mai sentito “bello come una donna” o altre espressioni da te segnalate, d’altra parte io non faccio neppure collezione di strafalcioni.
      Ti riconfermo anche che le spiegazioni del sito, che comunque trovo meritorio, mi sembrano abbastanza confusionarie, se accetti il mio parere disinteressato potresti riformularne qualcuna in modo più chiaro.

      Grazie di nuovo della risposta, ciao e in bocca al lupo per il sito!

      • Carlo scrive:

        Grazie a te, ora ho capito meglio il discorso della confusione: ti riferivi alle definizioni. Prendo nota del tuo suggerimento e andrò a rileggermi la pagina. Lo so che bisognerebbe farlo periodicamente su un sito, rivedere se si possono migliorare delle parti, purtroppo però è meno divertente che fare cose nuove.
        Ciao.

    • Tortuga scrive:

      forse l’avevate già scritto ma:
      “distinguiere il grano dall’olio” è ciò che è rimasto di
      “distinguere il grano dal loglio” (il loglio è un altro nome della zizzania)
      http://it.wikipedia.org/wiki/Lolium_temulentum

      • PinoMamet scrive:

        … ma a dire il vero a me è sempre sembrato che si dicesse, appunto, “distinguere il grano dal loglio”!

      • Ritvan scrive:

        —-forse l’avevate già scritto ma: “distinguiere il grano dall’olio” è ciò che è rimasto di “distinguere il grano dal loglio” (il loglio è un altro nome della zizzania) Tortuga—-
        Veramente questa era la spiegazione che dava già Carlo nel suo sito, da cui la discussione è nata tempori busillis:-):
        http://www.parolata.it/Utili/Dire/Errori.htm

        P.S. Sono in lievissimo:-) disaccordo anche con Pino: a me le spiegazioni del sito non sembrano affatto “confusionarie”…ma si sa che io passo sul gommone (da non confondere con la gomena che passa per la cruna dell’ago, eh!):-)

        • PinoMamet scrive:

          Mmm a dire il vero ho ridato un’occhiata al sito di Carlo (mi permetto di dire così visto che si è presentato qua) e non lo trovo meno confusionario della prima volta che l’ho visto…

          può essere che abbia letto male io la prima volta, o che fossi particolarmente noioso (in entrambi i casi me ne scuso) o che Carlo abbia risistemato un paio di frasette come gli suggerivo anche qua.

          In ogni caso, buon anno a tutti! 🙂

        • Ritvan scrive:

          Ecco, per non perdere la mia meritata fama di critico:-), vorrei far presente a Carlo che, invece, sul “piantare in asso” così parlò la Sacra:-) Wiki:
          http://it.wikipedia.org/wiki/Piantare_in_asso

          “La polirematica piantare in asso, o lasciare in asso viene usata con il significato di «abbandonare qualcuno da un momento all’altro, senza preavviso».
          La locuzione, secondo il Dizionario etimologico della Lingua italiana di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, va probabilmente ricondotta al gioco delle carte o dei dadi, nel significato di «fare il punto più basso (l’uno)». Questa stessa interpretazione della polirematica è presente anche nel Vocabolario etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani, secondo cui lasciare in asso «vale lasciare solo, abbandonare inaspettatamente o bruscamente, presa la similitudine dall’asso, che sta solo ed è il punto peggiore. I tedeschi con frase e concetto equivalente dicono im Stich lassen «lasciare in punto»”.
          La spiegazione secondo cui piantare in asso deriverebbe per corruzione linguistica dall’originaria espressione piantare in Nasso è probabilmente una paretimologia.”.

        • Ritvan scrive:

          Pino, a proposito di strafalcioni:-) – che capitano anche ai migliori – non ti sembra che nel tuo primo paragrafo (“Mmm….visto.”) tu c’abbia infilato un “non” di troppo?! Altrimenti quel paragrafo confligge pesantemente col secondo (può….qua.), non trovi?

          In ogni caso:-) Buon Anno anche a te e a tutti!

        • Tortuga scrive:

          Leggevo di sfuggita Pino, non ho seguito tutta la discussione e non avevo visto il link alla pagina.

        • Carlo scrive:

          Interessante Ritvan, ho sbagliato un errore!
          Farò indagini, ed eventualmente emenderò la pagina. Grazie.

          Per PinoMamet; no, non ho ancora corretto la pagina, e da come penso si sia capito dalla mia risposta, forse per colpa della mia pigrizia non lo farò mai!

        • Ritvan scrive:

          —Leggevo di sfuggita Pino, non ho seguito tutta la discussione e non avevo visto il link alla pagina. Tortuga–
          Non per far polemica:-), ci mancherebbe:-), ma mi sembra vagamente:-) che il link te l’abbia segnalato io, non Pino…oppure- visto che siamo in tema di polirematiche e simili – la tua voleva essere un’applicazione del detto “parlare a nuora perché suocera intenda”?:-)

        • Ritvan scrive:

          —-Interessante Ritvan, ho sbagliato un errore!
          Farò indagini, ed eventualmente emenderò la pagina. Grazie. Carlo—
          Non c’è di che…anzi, sono io che ringrazio te per la cortesia con cui accetti critiche e suggerimenti…una dote rara in questi tempi….

        • Tortuga scrive:

          Si, e la risposta è:
          “leggevo (stavo leggendo) di sfuggita (quello che aveva scritto) Pino” e non avevo guardato la pagina che si commentava, né avevo visto *prima* il link ad essa (che ora hai segnalato tu), quindi non avevo letto che la spiegazione fosse già stata data.

          – ma mi sembra vagamente:-) che il link te l’abbia segnalato io, non Pino –
          E allora? Sarà stato segnalato a suo tempo ma non avendo seguito tutta la conversazione non so chi lo abbia a suo tempo segnalato ne dove. Non avendo seguito la conversazione, non ho voluto andare a ripercorrerla, ho solo commentato l’intervento (di Pino) che stavo leggendo, senza aver seguito l’intera conversazione.

          Mi sono incuriosità del fatto che Pino non abbia mai sentito – almeno così mi sembrava di aver capito – queste storpiature e stranezze espressive.

          Per esempio, così come “distinguere il grano dall’olio” è una storpiatura che ho spesso udito io stessa, anche “bello come una donna” nelle campagne del viterbese o del reatino, o della ciociaria, è una cosa che si sente dire spesso. Non credo che abbia alcun riferimento con Adone, ma piuttosto che si intenda dire esattamente ciò che si dice.
          Si usa dirlo di adolescenti o uomini che presentano tratti somatici particolarmente aggraziati e regolari, non per questo effeminati, a tal punto che stupiscono in un maschio, e quindi di persone si ritrovano effettivamente addosso una bellezza che nella mentalità dei campagnoli sembra essere considerata una caratteristica inconsueta per un uomo e più peculiare della specie femminile, quasi a voler dire che la bellezza non possa legittimamente far parte della natura maschile. Quasi come a dire/pensare che la bellezza per l’uomo sia un sovrappiù, un superfluo, uno spreco, l’uomo non deve essere bello, la bellezza, la grazia fisica, è una caratteristica richiesta ed apprezzata/apprezzabile, utile, nella donna, non nell’uomo.

          * * *

          -Non per far polemica:-) –
          E invece andando in cerca di cosa?

          – oppure- visto che siamo in tema di polirematiche e simili – la tua voleva essere un’applicazione del detto “parlare a nuora perché suocera intenda”?:-) –
          Che vai cercando ancora?

          Per prima cosa condivido ed intendo accogliere l’appunto di Pietro, che mi sembra più che corretto e legittimo.
          Se mai dovessi scrivere ancora qualche commento ogni tanto, ti pregherei di evitare di cercare conversazione con me e soprattutto inutili e sterili battibecchi.
          Se hai rimostranze da esporre chiedi pure a Miguel che ti passi la mia e.mail, e me le scrivi in privato, così ci possiamo scannare liberamente con reciproca soddisfazione senza intossicare il pubblico di Kelebek.

        • Tortuga scrive:

          p.s. sempre ammesso che io poi ti risponda, ovviamente.

        • Ritvan scrive:

          —Si, e la risposta è: “leggevo (stavo leggendo) di sfuggita (quello che aveva scritto) Pino” e non avevo guardato la pagina che si commentava, né avevo visto *prima* il link ad essa (che ora hai segnalato tu), quindi non avevo letto che la spiegazione fosse già stata data. Tortuga—
          Non è così. Per la serie “scripta manent”, io ho messo il link al sito di Carlo nel mio commento qui del 28/12/2012 at 3:34 pm, mentre Pino, nel suo commento del 28/12/2012 at 3:46 pm – commento a cui ti riferivi e SUCCESSIVO al succitato mio – non lo riportava quel link. Pertanto, quando tu il
          28/12/2012 at 3:57 pm scrivi: “Leggevo di sfuggita Pino, non ho seguito tutta la discussione e non avevo visto il link alla pagina.” o ti riferivi al link messo DA ME più di 20 minuti prima, oppure hai seri problemi a esprimerti…

          —-“ma mi sembra vagamente:-) che il link te l’abbia segnalato io, non Pino”
          E allora? Sarà stato segnalato a suo tempo ma non avendo seguito tutta la conversazione non so chi lo abbia a suo tempo segnalato ne dove.—
          No, come già detto sopra, non “a suo tempo” e altrove, besì QUI e 20 minuti circa prima del tuo commento.

          — Non avendo seguito la conversazione, non ho voluto andare a ripercorrerla, ho solo commentato l’intervento (di Pino) che stavo leggendo, senza aver seguito l’intera conversazione.—
          Vabbeh, faccio finta di crederci e la chiudiamo qui, senza che tu dia come al solito in escandescenze con un linguaggio mutuato dagli scaricatori di porto….

          —Per esempio, così come “distinguere il grano dall’olio” è una storpiatura che ho spesso udito io stessa—
          Devi avere un orecchio bionico:-), visto che io – ma magari sarà colpa del mio gommone:-) – non sono capace di rilevare la differenza, se non nello SCRITTO.

          — anche “bello come una donna” nelle campagne del viterbese o del reatino, o della ciociaria, è una cosa che si sente dire spesso.—
          Su questo, invece, non ho dubbi: la “a” e la “o” in fondo alla parola pronunciata, nonché la doppia “n”, sono inconfondibili.

          — Non credo che abbia alcun riferimento con Adone, ma piuttosto che si intenda dire esattamente ciò che si dice.—
          Sì, ma s’intende sbagliando, visto che il detto ORIGINARIO recitava “come un Adone” e non “come una donna” ed è stato indubbiamente travisato nel tempo. Magari si son messi di mezzo i tuoi aborriti pretazzi:-) per far dimenticare al popolino un mito paganeggiante?:-)

          —-“Non per far polemica:-)”
          E invece andando in cerca di cosa?—
          Di un sano dibbbbbbattito (come si dice in Ciociaria:-) ).

          —-“oppure- visto che siamo in tema di polirematiche e simili – la tua voleva essere un’applicazione del detto “parlare a nuora perché suocera intenda”?:-)”
          Che vai cercando ancora?—-
          Siempre er dibbbbbbbbbattito, cribbio!:-) No se puede?

          —Per prima cosa condivido ed intendo accogliere l’appunto di Pietro, che mi sembra più che corretto e legittimo.—
          Bene, mi fa piacere che tu accetti di buon grado di essere definita correttamente e legittimamente:-) dal sor Pietro ‘O Pissicanalista Alle Vongole come in preda a “delirio narcisistico”, nonché accusata da lui di avere un ego grande come un quarto del Pianeta. Buon pro ti faccia….

          —Se mai dovessi scrivere ancora qualche commento ogni tanto, ti pregherei di evitare di cercare conversazione con me e soprattutto inutili e sterili battibecchi.—
          Ma come, e il tuo cotanto sbandierato AFFETTO:-) che fine ha fatto?!

          —-Se hai rimostranze da esporre chiedi pure a Miguel che ti passi la mia e.mail, e me le scrivi in privato, così ci possiamo scannare liberamente con reciproca soddisfazione senza intossicare il pubblico di Kelebek. sempre ammesso che io poi ti risponda, ovviamente—
          No, senza pubblico non c’è gusto al dibbbbbattito…poi, se qualcuno dal palato troppo fine:-) temesse di intossicarsi o “annoiarsi”:-) basterebbe che saltasse a piè pari i nostri rispettivi commenti…dici che sarebbe troppa fatica per il sullodato “palato fine”? E un bel “chissenefrega” non ce lo vogliamo mettere? A quanto mi risulta, invece, dalla dichiarazione pubblicata dal Nostro Amato Padrone Di Casa in occasione della nostra temporanea messa al bando, per lui non ci sono problemi e basterebbe che evitassimo un linguaggio da scaricatori di porto: ce la puoi fare ad astenertene?:-)

        • Tortuga scrive:

          Non ho alcun intenzione né di dibattere né di conversare specificatamente con te.
          Perciò se mi ricapiterà di commentare ancora qualcosa, non ti stupire se ignorerò completamente i tuoi interventi.

        • Ritvan scrive:

          —Non ho alcun intenzione né di dibattere né di conversare specificatamente con te. Tortuga—
          Oh, il mio delicato cuoricino sta sanguinando…:-)

          —Perciò se mi ricapiterà di commentare ancora qualcosa, non ti stupire se ignorerò completamente i tuoi interventi.—
          Mmmm…dopo le passate ingiurie da scaricatore di porto adesso anche le promesse da marinaio:-)…sicura che in una reincarnazione passata tu non abitassi in un porto di mare?:-)

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