Carlo Corbucci, falsità e mistificazione nel “terrorismo islamico”

Carlo Corbucci, Il terrorismo islamico falsità e mistificazione. All’esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geo-politiche, storiche e sociologiche. Roma, 2011.

Richiedere il libro a libro.islam@gmail.com, Euro 25.

Da qualche anno, seguiamo il lavoro di Carlo Corbucci, un avvocato romano che si è trovato quasi per caso a difendere gli accusati di terrorismo islamico.

In genere poveri disgraziati immigrati alla ricerca di lavoro, che si sono trovati da un giorno all’altro nel mirino, non solo dei magistrati, ma dei politici, della stampa, della televisione, dei servizi- segreti e non – di tutto il mondo, delle lobby neocon e della più grande potenza economico-militare del pianeta.

Carlo Corbucci è andato oltre la semplice difesa dei suoi clienti, smascherando, caso dopo caso, gli incredibili trucchi con cui i casi erano stati costruiti. Una folla di Sacco e Vanzetti, di Dreyfus, di Valpreda, che però non hanno interessato quasi nessuno.

Innanzitutto, ha scoperto che esiste alcuni meccanismi sempre presenti nella costruzione di questi casi.

Le vittime appartengono a due categorie piuttosto diverse, per le quali tracciamo due profili immaginari, ma molto reali.

Il signor Mahmud è un immigrato dal Marocco, che lavora da anni in fonderia. Intercettato e spiato, non si sa bene per quale motivo, si scopre che una sera, ascoltando un telegiornale, ha espresso ad alta voce ciò che nelle carte processuali vengono chiamati “sentimenti antioccidentali” (non ci inventiamo nulla). Passa a “terrorista” quando, durante una perquisizione, si scopre un documento: basta ad esempio una semplice mappa della città in cui abita. Il sentimento espresso costituisce la prova delle intenzioni; e qualunque cosa si trovi sulla mappa, il suo presunto obiettivo.

Il signor Mohammed è un immigrato dall’Algeria, che non ha nulla a che fare con ambienti religiosi, che campa di espedienti, spacciando documenti falsi per immigrati nei guai. Basta avanzare il sospetto che quei documenti servano ad al-Qaida, e un piccolo reato di quelli che avvengono quotidianamente si trasforma in un caso clamoroso.

Carlo Corbucci ha cominciato a ricostruire anche il clima in cui ciò avviene, i fattori che spingono tutti verso la costruzione del mito del “terrorismo islamico in Italia”. Dove agiscono certamente forze internazionali, ma anche innumerevoli spinte individuali.

Solo un esempio: pensate a un funzionario di polizia di un paese di provincia, che sorprende il signor Mohammed con una patente palesemente falsa. Agevolerà di più la sua carriera futura, potersi vantare di aver arrestato un innocuo falsario, oppure un terrorista internazionale?

Amplificate questo meccanismo per tutti gli attori coinvolti, risalendo piano piano dal piccolo informatore a cottimo, il traduttore, il poliziotto, al magistrato, al giornalista, al ministro degli interni, allo stesso governo italiano che può fare bella figura nella “lotta al terrorismo”, ai funzionari statunitensi all’estero che devono anche loro dimostrare di essere produttivi

Da anni, Carlo Corbucci raccoglie queste storie, le documenta, le analizza, le scrive. Nel computer di casa, e poi in un primo libro che abbiamo recensito alcuni anni fa: nella nostra recensione, potrete leggere alcune storie significative.

Adesso, diversi anni dopo, Carlo Corbucci ha pubblicato un nuovo testo. Di ben 1750 pagine.

Ora, 1750 pagine sono 1750 pagine (e con un po’ di refusi sopravvissuti), e Corbucci non ha mai pretesi di essere uno scrittore brillante. Il linguaggio è un po’ avvocatesco e difficile, quindi siete avvertiti. Né il lettore condividerà  necessariamente tutte le conclusioni più generali sulla società moderna che l’autore presenta.

Ma questo libro fornisce una documentazione unica su uno degli aspetti più inquietanti dell’ultimo decennio. Resterà come fonte storica senza paralleli.

Interessanti sono poi le riflessioni su come funziona davvero la macchina della giustizia, dal ruolo di informatori e “pentiti” fino al carcere. Una macchina vista dall’interno, e questo è un tema che va anche oltre la questione del cosiddetto “terrorismo islamico”.

Se non vi fate intimidire dal linguaggio un po’ tecnico, scoprirete poi in questa opera delle vicende umane assolutamente straordinarie: ci sarebbe materiale per venti romanzi, lì dentro.

E se chiedete il libro direttamente all’editore, scrivendo a editoriali.spedizioni@gmail.com, vi costerà appena 25 euro anziché 30.

INDICE DELL’OPERA
Prefazione         I

Introduzione dell’Autore                VII

Capitolo primo

“TERRORISMO ISLAMICO
“OPERAZIONI DI ANTITERRORISMO”
“CASI GIUDIZIARI E POLITICA INTERNAZIONALE”   1

Capitolo secondo

FRODE MILITARE
FRODE POLITICA
FRODE GIUDIZIARIA       11

Capitolo terzo

I CASI GIUDIZIARI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
ENFATIZZATI DALLA STAMPA E DALLA POLITICA:
LE ASSOLUZIONI         25

1  Il processo dei due bombaroli bengladeshi
di Piazza Vittorio a Roma        25

2  Il processo ai tre “kamikaze” egiziani di Anzio   37

2a) Le prove di contorno         49
2b) Un terrorista, perfetto agente segreto?       99
2c) Ancora una coincidenza concorrente di interessi
personali e interesse generale?     104
2d) Ipotesi difensive inverificabili in inizio indagini  113
2e) Qualche precisazione necessaria    124
2f) Due anni di reclusione e… tutti contenti?  131
2g) Epilogo: il processo, la sentenza definitiva e
le vicende di contorno      133
2h) Epiloghi nell’epilogo      188

3.  Il processo ai 12 aspiranti avvelenatori
dell’ambasciata USA a Roma

Lo spastico, il mutilato, e i loro sodali    197

3a) Gli esiti della vicenda     229
3b) Curiosi contorni      235

4.  La Moschea “Al-Huda” di Roma e  l’U.C.O.I.I.  238

5.   Il processo per l’omicidio del
dissidente iraniano a Roma      245

6.  La nevrosi di Al Qa’ida      252

7.  Un arabo troppo… italiano     254

8.  La storia continua…
28 Pakistani ed altri intermezzi di passaggio   258

9.  I nove “kamikaze” tunisini di Firenze    262

Capitolo quarto

TRA TRUCCHI  DIALETTICI E
SUGGESTIONI  MEDIATICHE

La natura dell’art. 270 bis del C.P. e le relative condanne  282

IV.1 Le tappe di una “frode ideologica”    282
IV.2 I casi lombardi e la funzione “pioneristica”
Riscontri alle condanne  in tali casi?   312
IV.3 Il sistema delle “referenze negative”   319
IV.4 La frode delle forzature “dialettico-giuridiche”
ed i “trucchi mediatici”     329
IV.5 Dal processo alle intenzioni al processo alle idee
Dal processo alle idee al processo ai sentimenti  350
IV.6 Dall’art. 416 c.p. “condito” al. 270 bis
“ dilatato”       372
IV.7 Quale Associazione?     387
IV.8 Gradi diversificati di frode      423

Capitolo quinto

I CASI GIUDIZIARI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
ENFATIZZATI DALLA STAMPA E DALLA POLITICA:
LE CONDANNE       442

A.  I più significativi casi lombardi
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art. 416 c.p. “condito”:
Il gruppo “pilota”
Il gruppo “falsari”
Il gruppo “evasori fiscali”
Il gruppo “in sospensione”
Il gruppo “residuo”       448

1.a . Il processo “pilota” del Gruppo Essid Sami B.K.  449

♣      La vicenda personale di Essid Sami B.K.     463

2.a. Il processo al “Grupp o Falsari”
della Moschea di Via Quaranta      529

♣     La vicenda personale di Benattia Nabil      530

3.a.  Il processo al “Grupp o Evasori Fiscali”
per Al Qa’ida        573

4.a.  Il processo al Gruppo in “sospensione”
della Moschea di Viale Jenner      583

♣      Il caso Ben Mabrouk Adel      623

B.  I più significativi casi lombardi
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art. 270bis c.p.
Il gruppo “Trabelsi-Drissi+2”
Il gruppo “Lazhar Ben Khalifa+5”
Il gruppo “Daki Abderrazak”
Il gruppo “Muhammad Majid e Abderrazak+4”
Il gruppo “Osman Rabei”
Il gruppo di Varese
Il gruppo di Milano       625

1.b – Il processo al gruppo Trabelsi        625

♣ −    Finalmente… il pentito! Cioè… i pentiti     629

2.b – Il processo al gruppo Lazhar Ben Khalifa    646

3.b – Il processo al gruppo Daki Abderrazak    661

♣       Finalmente Daki è un terrorista!       684

4.b – Il processo al gruppo Majid- Abderrazak    695

5.b – Il processo al gruppo Osman Rabey
per il brevetto della strage di Madrid      780

6.b – Il processo al gruppo di Varese     784

7.b – Il processo al gruppo di Milano    785

C.  I più significativi casi giudiziari in Italia
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art.270bis c.p.

Dopo la Lombardia i processi si estendono anche
alle altre regioni italiane: ognuno vuole la sua gloria?    791

1.c. Il processo ai terroristi algerini di Venezia
(Amici degli aspiranti affondatori del Titanic)   791

2.c Il processo ai cinque algerini di Napoli
(Aspiranti affondatori del Titanic)      793

3.c Il processo di Perugia: Korchi + 2
(Aspiranti avvelenatori del Tevere)      907

4.c Il processo di Bari: “Ayachi + 1”
(Braccia destre di Bin Laden
in Europa transitano a Bari)        941

5.c Il processo di Bologna: Jarraya + 5
(La speranza del filo)                  1136
6.c Il nuovo processo di Napoli al “Gruppo Lounici”  1198

♣ La vicenda personale di Lounici Djamal    1230

7.c Il processo al Gruppo di Monza
(finalmente una luce nel buio)      1243

Capitolo sesto

I PROCESSI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
IN EUROPA E NEL MONDO      1263

VI.1. Guantanamo e dintorni… In Italia   1277
VI.2. Effetti collaterali in carcere    1280

Capitolo settimo

LE STRATEGIE DI CONTORNO AI PROCESSI E
LA “POLITICA MILITARE” CHE LI SOTTENDE    1282

VII.1. La funzione di commistione del vero e del falso 1288
VII.2. Gli strani Imam texani…
ed il “masochismo” della colpa   1299
VII.3. Sempre il personaggio giusto    1317
VII.4. La confusione e la falsa associazione
delle idee e delle parole    1321
VII.5. La strumentalizzazione delle parole:
“martirio” “jihad” “fratellanza”   1345
VII.6. Sintesi, riassunto ed esiti dei casi giudiziari
di “terrorismo islamico” in Italia   1385
VII.7. La  dottrina  americana  della  “prevenzione
repressione” del terrorismo e della criminalità 1399

Capitolo ottavo

GONZI – ZIMBELLI – TALPE
E COMPARSE        1406

VIII.1. La testimonianza dell’avvocato che difende 400
tra familiari delle vittime dell’11 Settembre   1437
VIII.2. L’eredità di Bush e la solidarietà del potere  1440

Capitolo nono

GIÀ SUPERATO IL LIMITE
DELL’Art. 270 bis C.P.       1455

IX.1.  I pericoli “occulti” dell’art. 270 bis c.p.   1468
IX.2.  Opzioni di scelta: processo o espulsione.
Il destino degli espulsi e dei condannati  1479

Capitolo decimo

LA FROTTOLA DELLE
“FONTI CONFIDENZIALI”       1491

Capitolo undicesimo

TERRORISMO PRECONFEZIONATO?     1501

Capitolo dodicesimo

I “SERVIZI SEGRETI” NON ESISTONO?    1512

Capitolo tredicesimo

IL TERRORISMO NON ESISTE?      1533

Capitolo quattordicesimo

NON ALTERARE E NON FORZARE MAI LA VERITÀ  1548

XIV.1 Un nuovo ruolo dei “servizi”.
“Servizi locali” e “Centrale strategica”    1554
XIV.2 I limiti della difesa      1562
XIV.3 L’anima dell’Inquisizione     1568

Capitolo quindicesimo

LEGGI SPECIALI NEGLI USA E DINTORNI   1572

XV.1 A ognuno il suo compito…     1577
XV.2 Potere reale e funzione del “complottismo”   1585
XV.3 Globalizzazione e “nuova democrazia”    1625
XV.4 Inganni di una falsa democrazia?     1681
XV.5 Le tappe più imminenti      1707
XV.6 Strategie di attuazione      1708

CONCLUSIONE      1726

INDICE DEI NOMI        1732

BIBLIOGRAFIA         1740

WEBGRAFIA         1742

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29 risposte a Carlo Corbucci, falsità e mistificazione nel “terrorismo islamico”

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  2. Francesco scrive:

    Per pura curiosità: una di queste inchieste è mai arrivata alla condanna definitiva degli imputati?

    Ciao

    • Corbucci scrive:

      Purtroppo si ma proprio perchè di fronte al fallimento delle operazioni costruite ad incastro è stata fatta la cosa più semplice: ristrette le maglie dell’articolo 270 bis c.p. nel senso che, anche se non hai fatto nulla se si ritiene che c’è il pericolo che puoi fare qualcosa è sufficiente per condannarti da 6 a 10 anni. Siu chiama infatti “reato di pericolo” a “tutela anticipata”… cioè prima che tu commetta il reato!

      • Francesco scrive:

        OT

        possiamo applicarlo a Di Pietro? io sono convintissimo che possa fare qualcosa di pessimo, quindi 10 anni dovrebbe prenderseli!

        🙁

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    Per quanto mi ricordi, diverse inchieste sono arrivate alla condanna, non saprei se definitiva; ma mai per fatti concreti. Per capirci, nessun musulmano – a parte Mohammed Game, quello dell’attentato alla Caserma Santa Barbara di Milano – mi risulta sia in carcere per aver messo una bomba, e nemmeno per averne preparata una.

  4. Buleghin el vecio scrive:

    FLASH!

    Magdi Allam scivolato su piastrelle cesso casa rotto osso sacro (é cristiano..) – stop

    Autorità inquirenti detenuto isalmico possesso saponetta-stop

  5. Moi scrive:

    Falsità e mistificazione nel “terrorismo islamico”

    Cui prodest ? 😉

  6. Moi scrive:

    @ BULEGHIN

    Sul perché l’ osso sacro si chiama “sacro” c’è di molto peggio … un compatriota di Papa Germano I 🙂 non finga di non saperlo, però NON ripetiamolo !

  7. Peucezio scrive:

    Con la magistratura che ci ritroviamo, c’è poco da stupirsi. Se riescono a infierire in tutti i modi su gente potente, con agganci e mezzi economici (quanti politici e altri grossi personaggi sono stati assolti con formula piena dopo aver subito persecuzioni e vessazioni decennali), figuriamoci cosa accade a povera gente che sta al gradino più basso della società.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Peucezio

      La Magistratura applica le leggi. E siccome c’e” l’obbligatorietà dell’azione penale, le sconcezze derivano dalla legge -che ad esempio prevede reati alquanto nebulolosi tipo ‘associazione ai fini di terrorismo’. Non dimentichiamo che a fare le leggi sono persone che ignorano non solo la differenza fra salafiti e sciiti, ma anche cos’e’ uno spread o quando Garibaldi è sbarcato a Marsala.

      Del resto siamo in democrazia, la classe dirigente rispecchia il popolo. Alla domada su chi fosse Macbeth, un intervistato per strada rispose alla TV: ‘Un centravanti del Milan’. Al che, un mio conoscente commento’: ‘Ma che ignoranza! Manco sanno la formazione del Milan!’

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        sarebbe vero se la magistratura italiana non avesse una ricca storia di giurisprudenza creativa, di reati inventati ad hoc, di applicazioni a intermittenza della legge e di scelta nell’agire o meno

        e lor signori hanno studiato, non hanno la scusa di essere stati scelti per “altre virtù”

        ciao

      • Peucezio scrive:

        Poi è vero che la colpa è anche delle leggi (che sono solo teoricamente espressione della sovranità popolare, perché sono fatte da tecnici, cioè in larga parte magistrati, quindi hanno un doppio potere senza essere stati eletti da nessuno e del cui esercizio non rispondono a nessuno.
        Inoltre si sa che la legge richiede un’interpretazione e ha degli ampi margini di discrezionalità, altrimenti il magistrato sarebbe un funzionario qualsiasi, un passacarte, e non avrebbe bisogno di studiare anni e fare esami selettivi e di grande impegno.
        La magistratura è un ruolo estremamente delicato e di responsabilità, che non si può liquidare dicendo “applicano la legge”, come fosse un automatismo meccanico. Le competenze giuridiche le acquisiscono con lo studio, la levatura e l’onestà morale non si apprendono e non si misurano, ma sono l’espressione di una una società e di una serie di fattori, che, ahimè, sono difficili da pianificare a tavolino.
        Il suocero di mio zio era magistrato (è morto quando ero bambino). Si sapeva che era un cattolico convinto e non era, presumibilmente, un uomo di sinistra, ma nemmeno sua moglie e le sue figlie hanno mai saputo per che partito votasse. L’idea di un giudice che passa alla carriera politica o che, addirittura, da magistrato, fa pubbliche dichiarazioni politiche, va a comizi ecc. gli avrebbe fatto accapponare la pelle.
        Ma erano altri uomini, era un altro mondo. Le porcate e le disonestà c’erano anche allora, come ci saranno, probabilmente, ove più ove meno, in ogni consorzio umano, ma c’era un senso della dignità del ruolo, che oggi viene messo sotto i piedi, buttato nel cesso.

        • Francesco scrive:

          Concordo al 100%.

          E’ assurdo chiedere il rispetto del ruolo (altissimo) del giudice se i primi a non averne alcun rispetto sono i magistrati.

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per mirkhond

          Dici cose sacrosante. Ho due amici Magistrati, e posso dire di loro quello che tu dici del Magistrato che conosci tu. Detto questo, i Romani dicevano ”l’abuso non toglie l’uso”. Certi eccessi sono inevitabili: ma mi concederai che da qui a definire i Magistrati come ‘antropologicamente diversi’ ce ne corre. Ce ne correrebbe anche se non avessimo avuto i vari Occorsio, Livatino ecc.; a maggior ragione in questa Italia.

          Per Francesco

          Hai ragione al cento per cento, ma …al tempo!.

          Guardiamo le cose in prospettiva.

          Sotto il fascismo i Magistrati godevano formalmente di autonomia come oggi, ma spesso e volentieri il contenuto delle sentenze era difatto dettato in alto loco a Magistrati ‘prescelti’ per le alte cariche per ragioni politiche. Un esempio clamoroso fu il caso Bruneri/Canella (lo ‘smemorato di Collegno’ sul quale Totò fece un mirabile film) nel 1927, dove alla fine a decidere fu il Presidente del Tribunale su input dello stesso ministro rocco (cfr. la voce relativa su wikipedia).

          Caduto il fascismo quei Magistrati compiacenti nelle alte cariche della Magistratura NON venero epurati (massimo, tragico errore diTogliatti ministro della Giustizia nel ’46). Il risultato furono i vari ‘porti delle nebbie’, ‘armadi della vergogna’, insabbiamenti e affini ecc. con interessato depotenziamento della Giustizia e allungamento oltre misura dei processi (ecco il terribile film di Sordi: ‘Cittadino in attesa di giudizio’).

          Le cose cominciarono lentamente a cambiare con le nuove generazioni di Magistrati del dopoguerra (chi si ricorda i ‘pretori d’assalto’, Sossi e Sansa ansa in primis, molti dei quali ben lungi dall’essere ‘di sinistra’?). C’e’ un bel film di Gassmann e Tognazzi al riguardo (credo ‘Il commissario Pepe’), dove per la prima volta si vede un imprenditore (Gassmann) accusare gli inquirenti di perseguitarlo ‘per odio politico’ molto, molto prima del ‘Caimano’).

          Dopo il terrorismo con i suoi crimini e le relative ‘leggi speciali’ arrivò Tangentopoli, in cui la Magistratura ricoprì nell’obbligatorietà dell’azione penale un ruolo che di fatto travalicava la sua funzione usuale -tanto s’era diffusa la corruzione. (‘Tutti dentro’, di Sordi).

          In seguito gli attacchi contro i Magistrati non furono portati ovviamente solo dalla criminalità organizzata, dal berlusca e dagli ex-craxiani, ma da tutti quelli che a ragione o a torto vedevano in loro un succedaneo dell’opposizione politica -chi si ricorda del caso Tortora?

          Così oggi abbiamo che a parlare di ‘Magistrati politicizzati’ troviamo concordi insospettabili alleati come cesare battisti (per le conseguenze delle leggi speciali) e il berlusca (per gli strascichi di Tangentopoli, il conflito di interessi ecc.) e vecchie conoscenze come la mafia, la camorra & co.

          Detto questo, è verissimo che alcun Magistrati sono indegni del loro ruolo, così come lo sono alcuni sarti, tennisti e archeologi. Basta vedere come è stata comprata la sentenza del lodo Mondadori.

          Basterebbe ricordare, come ha fatto correttamente e logicamente Ingroia di recente, che la radice del lavoro dei magistrati è la Costituzione, e che la Costituzione nasce dalla Resistenza. Un Magistrato onesto è in quanto tale un Partigiano per definizione.

          Ma spesso giova ricordare le cose ovvie.

          Ciao!
          Andrea Di Vita

        • Peucezio scrive:

          Il film con Tognazzi e Gassman “In nome del popolo italiano”, di Dino Risi (“Il commissario Pepe” è un altro film, di Scola, con Tognazzi).
          Per la verità in quel film, bellissimo peraltro, è vero che Gassman è un industriale corrotto, ma il magistrato impersonato da Tognazzi si mette in testa che sia anche l’omicida di una ragazza trovata morta, cosa che non è.
          Alla fine… chi non abbia visto il film si fermi qui nella lettura…

          Alla fine, dicevo, Tognazzi, ritenendo comunque Gassman moralmente colpevole (non dell’omicidio, ma in generale, per la sua influenza nella società), distrugge le prove della sua innocenza, facendo sì che venga condannato e che impazzisca in carcere, mentre per le vie e le piazze c’è un tripudio sguaiato e grottesco (di impronta palesemente felliniana) per la vittoria calcistica dell’Italia e al magistrato pare di vedere la faccia di Gassman in tutti i festanti.

        • Francesco scrive:

          Andrea

          leggendoti capisco meglio quella frase, non so se di Lenin o di Gramsci, per cui la Verità è quello che conviene in quel momento al Partito

          Mi fai quasi paura

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Peucezio e Francesco

          Peucezio: grazie!! 🙂 🙂 🙂 E’ stato proprio uno svarione da parte mia. Alla scena finale del film, che ricordo benissimo quando lo vidi da ragazzo, ero commosso fino alle lacrime.

          In effetti il soggetto del film è la traduzione in pratica del concetto gramsciano di ‘egemonia’. L’egemonia è la trascrizione della coscienza di classe nel comune buon senso. Lo stesso comune buon senso che spinge il personaggio interpretato da Tognazzi. Lui sa che la colpa dell’industriale non sta nel fatto specifico, ma nel suo stesso ruolo. Ccome ricorda Brecht, un crimine peggiore del rapinare una banca è fondare una banca.

          Non a caso Dino Risi ha fatto i film sulla barbarie papalina: perchè la religione istituzionalizzata col suo irrazionalismo di massa è l’unico autentico baluardo contro la ragione che coinvolga attivamente le massa popolari contro se stesse. L’Italia che ne risulta, nel finale di Risi, è appunto l’Italia dove tutti hanno la faccia del personaggio di Gassman: null’altro si intende oggi quando si dice che la forza di berlusconi sta nell’incarnare il berlusconi che alligna in tutti gli Italiani.

          Dopo la caduta del Muro e il papato di Wojtyla siamo arrivati a un passo dall’egemonia contraria a quella gramsciana, dove i Valori, il liberismo e l’intolleranza stavano LORO per diventare senso comune. Era (è) la Chiesa ad arrogarsi il diritto di stabilire la legittimità delle decisioni dello Stao in base alla loro aderenza alla presunta ‘legge naurale’. Peggio: era la Chiesa a pretendere di interpretater il ‘senso comune’: molto volkisch… Il plumbeo domino berluschino sui mass media in Italia e il New American Century nel mondo stava sigillando questa situazione.

          Grazie a Voltaire questo ventennio orribile forse sta finendo. La presente crisi sta sparigliando le carte di nuovo in profondità -come insegnava Mao le contradizioni sorvgono sempre nuove, di continuo.

          All’epoca in Italia Tognazzi perse e Gassman vinse: e ne paghiamo tutti le conseguenze. E ne paghiamo le conseguenze perchè alla lunga una società irrazionale, fondata sul familismo amorale, sulla repressione fobica e ipocrita della diversità etnica e sessuale, sull’evasione fiscale, sul dogmatismo arbitrario (tutti fatti equivalenti l’un l’altro, chè chi crede ai Valori rigetta le semplici regole) è una società asociale, una contraddizione in se stessa: l’applicazione della massima di Engels ‘o Comunismo o barbarie’.

          Una società pienamente umana è al contrario una società relativistica, laica, ”a-etica”, fondata sul rispetto delle regole e non sull’idolatria dei Valori. E qui mi ricollego alla seguente risposta sulla ‘Verità’ a Francesco.

          Per Francesco

          La citazione è di Trotskij, e più o meno dice che la verità è qualcosa di storicamente determinato (come tutto il resto, d’altronde). La citazione si contrappone alla falsa coscienza delle classi dominanti secondo cui esiste qualcosa come una Verità immutabile ed eterna, così come in genere dei Valori altrettanto transfiniti, di cui guarda caso le oligarchie dominanti sono i naturali interpreti e sacerdoti che li interpretano per il nostro bene. Come scrivevo sopra, la presente crisi smantella la fede in molti di questi Valori -a cominciare dal Libero Mercato. La convivenza civile non deve nè può basarsi su qualcosa di tanto arbitrario: la Via, la Verità e la Vita hanno poca cittadinanza in una repubblica. Repubblica, ricordiamolo anche se dovremmo saperlo tutti, che è fondata sul lavoro, non sulla Verità. I Diritti dell’Uomo non sono e non saranno mai i Diritti di Dio. Non devo farti paura, Francesco! 🙂 🙂 Agostino e don Giussani, loro, furono trovati dalla Verità. Noi ce ne siamo liberati.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          Paura? se ritenessi che tu abbia un’oncia (cit.) di potere, sarei terrorizzato.

          Pur proclamando il contrario, se di un fanatismo adamantino, coerente, chiuso a ogni contatto col mono reale.

          In un certo senso, sei il manifesto vivente della differenza tra dire una cosa e sapere quella cosa.

          Ma grazie a Dio mi pari più uno Stalin da tastiera che un possibile Piccolo Padre reale.

          Aggiungo un’altra tacca sul bastone con cui dovrò prima o poi andare in pellegrinaggio a ringraziare Iddio.

          PS naturalmente, la verità o è vera o è falsa, non si danno verità di classe o di momento.

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          Ho parlato di paura per rispondere alla tua frase: ‘mi fai quasi paura’. A parte il fatto che l’uomo propone e il caso dispone, e che dunque nella vita non si sa mai :-), guarda che ti potresti trovare davvero ad avere a che fare con uno dotato di un minore senso di autocritica del mio. Personalmente, sono di gran lunga troppo pigro per darmi da fare oltre la tastiera (e comunque le parole sono pietre).

          Un peccato imperdonabile è quello di prendersi troppo sul serio: il fatto di ritenere di avere ragione non mi fa ancora dimenticare che ho già cambiato idee una volta, e potrei doverle cambiare ancora. Il vero demonio è lo spirito di gravità. Siccome cerco di essere razionale, cioè di non dire troppe cose non necessarie, non scambio le mie idee con la Verità, nè pretendo di essere illuminato da essa.

          Il punto è che non sono mica sicuro che ci sia, questa famosa Verità. Tale dubbio ben si accorda con la comune esperienza del fatto che il fanatismo adamantino sia noiosissimo, anche quello ‘in contatto col mondo reale’. I fanatici, siano missionari, brigatisti o testimoni di geova, fanno sbadigliare. (Il Mark Twain di ‘Viaggio in paradiso’ esprime meglio di me quello che intendo dire).

          Detto questo, ma perchè quando qualcuno che non la pensa come voi Cattolici cerca di aderire al condivisibile invito: ”sia il vostro parlare sì, sì, no, no” allora regolarmente si becca del fanatico? E’ tanto fragile la vostra fede?

          OT: questa del ‘mondo reale’ è una vera ossessione. Blondet parla di ‘ritorno al reale’, Del Noce di ‘divorzio kantiano dal noumeno’, Chesterton paragona il materialista al solipsista isolato dalla realtà, Hans Kueng parla di Dio come del Reale Ultimo, l’Aquinate di ‘veritas adaequatio menties ad rem’, i sacramentali sono ‘segni concreti della Grazia’, Lewis di un Purgatorio fatto di cose evanescenti. Tutta questa insistenza sa tanto di coda di paglia. Notoriamente, una fanfaluca per sembrare vera deve essere ripetuta tante volte. Un po’ di ermeneutica no, eh? E che fine ha fatto la sana e consapevole libidine, Francesco? Tutto ‘disordine contro la legge naturale’? FINE OT

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  8. mirkhond scrive:

    Questo non elimina gli errori giudiziari e le distruzioni di vite e reputazioni, derivate da anni di accanimento fondati su tali errori….
    Errori da cui la magistratura sembra non imparare mai…..

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      Mi si dice (ma posso sbagliare, sarebbe il caso di chiedere a Ritvan) che ci sia un solo esempio noto in Europa di paese che ha fato a meno della Magistratura: l’Albania di Enver Hoxha.

      O vogliamo il pubblico ministero sottoposto alle decisioni del ministro competente, come in Francia?

      O vogliamo la democrazia del linciaggio, come in USA?

      Non solo la separazione dei poteri è il sale della democrazia. Ma il peggior nemico del popolo puo’ benissimo essere la maggioranza.

      Molto meglio perdere la responsabilità dei Magistrati che prdere la loro indipendenza.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        >> O vogliamo il pubblico ministero sottoposto alle decisioni del ministro competente, come in Francia?

        >> O vogliamo la democrazia del linciaggio, come in USA?

        qualsiasi delle due va benissimo, per l’Italia, scegli pure tu. noterai che entrambi i paesi sono democrazie mature e con tutto il sale che serve.

        🙂

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          Tu lo sai, vero, che in entrambi i Paesi l’entità delle pene a parità di delitto dipende dalla vicinanza delle rispettive campagne elettorali, vero? Che Giscard non ha nanche avuto bisogno dilegi ad personam per scampare al processo di corruzione per quand’era sindaco di Parigi? Alla faccia della Giustizia…

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  9. mirkhond scrive:

    Nel 2009, Lilly Gruber, nella sua trasmissione sulla 7, invitò un magistrato, a cui ricordò che negli ultimi 50 anni della repubblica nata dalla resistenza ecc., sono stati condannati INGIUSTAMENTE, qualcosa come 5000000 (cinque milioni) di persone.
    Al chè il magistrato con tutta la calma e l’ironia rispose che l’errore giudiziario ci può essere……. ci può essere per i poveretti che ne vengono coinvolti e le cui vite e reputazioni vengono distrutte per sempre….
    Gli errori giudiziari sono più gravi persino dei pur gravissimi errori medici.
    Il medico che sbaglia, ti può rendere invalido o addirittura mandarti al Creatore.
    Il giudice che sbaglia, oltre ad accellerare il tuo trapasso, se non sei un delinquente, ti distrugge anche la reputazione…
    Ecco perchè Andrea, non mi entusiasmano le rivoluzioni, perchè la merda c’era prima e la merda c’è dopo, solo più pelosa e ipocrita, nascosta dalle declamazioni di un vecchio rincoglionito di 86 anni, il comunista più amato d’America, che può trombonare impunemente solo per la posizione che ricopre e davanti agli applausi scontati di coloro che lo ascoltano…
    Ciò che ha detto l’Avvocato Corbucci, testimonia una realtà giudiziaria agghiacciante, e ti invita a riflettere sul clima di terrore, di caccia alle streghe che può esserci in una democrazia.
    Ma poi cos’è una democrazia?

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      ”medico”

      Gli errori del medico li seppeliscono i becchini. Quelli del Magistrato la Corte d’Appello. A meno di non introdurre la pena di morte cara agli amici masicabibbie, non vedo paragoni possibili.

      ”5000000”

      In 50 anni fanno 100000 l’anno (un po’ di numeri, finalmente! 🙂 ) . Su 60000000 Italiani fanno 1 su 60000. In realtà sono di meno, tenuto conto che le pene effettivamente scontate durano di solito almeno tre anni e che il conto considera dunque la stessa condanna ingiusta più volte. Effettivamente dunque c’e’ meno di una probabilità su 180000 di essere condanati ingiustamente. Tenuto conto che ogni anno su 60000000 Italiani muoiono 6000 persone per incidenti stradali e 3000 per infortuni sul lavoro (ufficialmente dichiarati: in realtà sono di più) c’e’ una probabilità di morire (non di essere condannati!) pari ad almeno 15 su 10000. In altre parole in Italia è DUECENTOSETTANTA volte più facile essere ammazzati ingiustamente per strada o sul lavoro che finire ingiustamente in galera.
      E noi ci preoccupiamo della responsabilità dei Magistrati?

      ”democrazia”

      La democrazia è quel sistema dove le élites possono essere cambiate.

      Quindi, tutte le volte che senti parlare di Uomini Della Providenza, Difensori Delle Radici E Dell’Identità, ecc. diffida.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  10. mirkhond scrive:

    Cioè siccome le probabilità, stando a ciò che dici, sono molto più basse, l’errore giudiziario è più accettabile?
    3 anni di carcere? Basta solo un giorno per distruggere un essere umano Andrea, se non si è delinquenti e assassini, e raccogliere le saponette è orribile se non si è omosessuali/bisessuali adulti e consenzienti….
    La democrazia è il sistema dove le elites possono essere cambiate?
    In teoria forse, nella pratica è più complicato in quanto chi detiene veramente il potere fa di tutto per non farselo togliere, e la storia dell’Italia repubblicana (lasciamo perdere il capolavoro che c’era prima), ne è un brillante esempio. E non mi riferisco al ridicolo pagliaccio di Arcore, ma a poteri ancora più forti, quelli di fronte ai quali tangentopoli e l’incorruttibile Di Pietro si fermarono….
    Quegli stessi poteri che oggi possono ricattare i lavoratori e fare macelleria sociale, col beneplacito del fu pci oggi pd.
    Per cui più che parlare di democrazia, a mio modesto parere, sarebbe più opportuno parlare di gradazione dell’autoritarismo, e quindi di sistemi politici dove questo è fortissimo e opprimente, e quindi possiamo parlare di dittatura, fascista, comunista, teocrazia confessionale e tra queste a loro volta con sfumature tra l’una e l’altra.
    Mentre le cosiddette democrazie occidentali, di cui siamo parte, possono essere definite più correttamente degli autoritarismi annacquati, di bassa intensità, che ci permettono la critica e la caricatura delle elites di potere, con finte alternanze elettorali, ma in ciò che conta davvero se ne fottono di noi e del nostro voto, e se decidono di mandare truppe in mezzo mondo o fare una tav non voluta dalla popolazione, ecc. LO FANNO, perchè COSTRETTE da rapporti di forza internazionali, o per meglio dire vassallatici, a cui non possono sottrarsi, pena la loro fine, come i casi Mattei e Moro ci insegnano, e così come per Craxi che, quando col crollo dell’Urss, non serviva più al mantenimento di equilibri fondati su un bipolarismo ormai superato, fu presentato il conto per Sigonella, il salvataggio in extremis di Gheddafi, e la politica filo-palestinese e filo-iraniana. Da qui la fuga e la morte in esilio in Tunisia…
    Detto ciò è chiaro che è meglio vivere in un regime il MENO AUTORITARIO POSSIBILE, piuttosto che in una vera e propria dittatura.
    Ma la democrazia Andrea, è un’utopia, un sogno come lo è stato il comunismo ideale….
    ciao

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per mirkhond

      Come faccio a non essere d’accordo? Per chi subisce una disgrazia, quella è una macchia ineliminabile: che sia l’essere condannati ingiustamente o l’essere azzoppati da un ubriaco al volante. Ma razionalmente mi preoccupo prima delle disgrazie più probabili e poi di quelle meno probabili. Ecco perchè mi infastdisce sentir dileggiare una categoria che nel suo complesso (bada bene) fa molto meno danno di tante altre: perchè osì facendo si distrae l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni di ancora maggior peso. Quanto al resto del tuo discorso, è ovvio che la mia definizione -come tutte le definizioni- era del tutto astratta: è solo un fatto terminologico. Siamo esseri umani, ed e’ quindi logico che nessun sistema sia perfetto. Chi crede il contrario è un fanatico. Ciò tuttavia non ci esenta dalla responsabilità di una scelta. E io la responsabilità di dire che preferirei per assurdo una Magistratura incontrollata ad una Magistratura controllata dall’alto io me la prendo a viso aperto. Così come mi prendo la responsabilità di dire che preferisco un sistema economico che preveda una qualche forma di controllo sociale dei mezzi di produzione al neoliberismo imperante, o un’Italia Unita ai Ducati e ai Principati. Si tratta certamente di scelte poco gradevoli di per sè, ma credo che in tutti casi siano preferibili alle rispettive alternative.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  11. mirkhond scrive:

    Però infastidisce anche chi in nome di un odio personale e/o ideologico, esalta acriticamente una categoria, pur di tentare a tutti i costi di abbattere l’odiato nemico al potere.
    Passando sopra i presunti danni minori di detta categoria, danni, scusami se lo ripeto, MOLTO PIU’ GRAVI, di quelli pur gravissimi causati da un incidente stradale, in quanto DISTRUGGONO LA REPUTAZIONE E LA DIGNITA’ DI UN ESSERE UMANO.
    Ma, evidentemente, il credere nel destino delle magnifiche sorti collettive, rende noioso e superfluo, “reazionario” per usare un linguaggio a te caro, soffermarsi su certe bazzeccole e quisquilie, bazzeccole e quisquilie capaci però di effetti SPAVENTOSI per lo sventurato che le subisce….
    Ecco perchè non sopporto la retorica di marco travaglio….
    ciao

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