Carlo Corbucci, Il terrorismo islamico falsità e mistificazione. All’esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geo-politiche, storiche e sociologiche. Roma, 2011.
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Da qualche anno, seguiamo il lavoro di Carlo Corbucci, un avvocato romano che si è trovato quasi per caso a difendere gli accusati di terrorismo islamico.
In genere poveri disgraziati immigrati alla ricerca di lavoro, che si sono trovati da un giorno all’altro nel mirino, non solo dei magistrati, ma dei politici, della stampa, della televisione, dei servizi- segreti e non – di tutto il mondo, delle lobby neocon e della più grande potenza economico-militare del pianeta.
Carlo Corbucci è andato oltre la semplice difesa dei suoi clienti, smascherando, caso dopo caso, gli incredibili trucchi con cui i casi erano stati costruiti. Una folla di Sacco e Vanzetti, di Dreyfus, di Valpreda, che però non hanno interessato quasi nessuno.
Innanzitutto, ha scoperto che esiste alcuni meccanismi sempre presenti nella costruzione di questi casi.
Le vittime appartengono a due categorie piuttosto diverse, per le quali tracciamo due profili immaginari, ma molto reali.
Il signor Mahmud è un immigrato dal Marocco, che lavora da anni in fonderia. Intercettato e spiato, non si sa bene per quale motivo, si scopre che una sera, ascoltando un telegiornale, ha espresso ad alta voce ciò che nelle carte processuali vengono chiamati “sentimenti antioccidentali” (non ci inventiamo nulla). Passa a “terrorista” quando, durante una perquisizione, si scopre un documento: basta ad esempio una semplice mappa della città in cui abita. Il sentimento espresso costituisce la prova delle intenzioni; e qualunque cosa si trovi sulla mappa, il suo presunto obiettivo.
Il signor Mohammed è un immigrato dall’Algeria, che non ha nulla a che fare con ambienti religiosi, che campa di espedienti, spacciando documenti falsi per immigrati nei guai. Basta avanzare il sospetto che quei documenti servano ad al-Qaida, e un piccolo reato di quelli che avvengono quotidianamente si trasforma in un caso clamoroso.
Carlo Corbucci ha cominciato a ricostruire anche il clima in cui ciò avviene, i fattori che spingono tutti verso la costruzione del mito del “terrorismo islamico in Italia”. Dove agiscono certamente forze internazionali, ma anche innumerevoli spinte individuali.
Solo un esempio: pensate a un funzionario di polizia di un paese di provincia, che sorprende il signor Mohammed con una patente palesemente falsa. Agevolerà di più la sua carriera futura, potersi vantare di aver arrestato un innocuo falsario, oppure un terrorista internazionale?
Amplificate questo meccanismo per tutti gli attori coinvolti, risalendo piano piano dal piccolo informatore a cottimo, il traduttore, il poliziotto, al magistrato, al giornalista, al ministro degli interni, allo stesso governo italiano che può fare bella figura nella “lotta al terrorismo”, ai funzionari statunitensi all’estero che devono anche loro dimostrare di essere produttivi…
Da anni, Carlo Corbucci raccoglie queste storie, le documenta, le analizza, le scrive. Nel computer di casa, e poi in un primo libro che abbiamo recensito alcuni anni fa: nella nostra recensione, potrete leggere alcune storie significative.
Adesso, diversi anni dopo, Carlo Corbucci ha pubblicato un nuovo testo. Di ben 1750 pagine.
Ora, 1750 pagine sono 1750 pagine (e con un po’ di refusi sopravvissuti), e Corbucci non ha mai pretesi di essere uno scrittore brillante. Il linguaggio è un po’ avvocatesco e difficile, quindi siete avvertiti. Né il lettore condividerà necessariamente tutte le conclusioni più generali sulla società moderna che l’autore presenta.
Ma questo libro fornisce una documentazione unica su uno degli aspetti più inquietanti dell’ultimo decennio. Resterà come fonte storica senza paralleli.
Interessanti sono poi le riflessioni su come funziona davvero la macchina della giustizia, dal ruolo di informatori e “pentiti” fino al carcere. Una macchina vista dall’interno, e questo è un tema che va anche oltre la questione del cosiddetto “terrorismo islamico”.
Se non vi fate intimidire dal linguaggio un po’ tecnico, scoprirete poi in questa opera delle vicende umane assolutamente straordinarie: ci sarebbe materiale per venti romanzi, lì dentro.
E se chiedete il libro direttamente all’editore, scrivendo a editoriali.spedizioni@gmail.com, vi costerà appena 25 euro anziché 30.
INDICE DELL’OPERA
Prefazione I
Introduzione dell’Autore VII
Capitolo primo
“TERRORISMO ISLAMICO
“OPERAZIONI DI ANTITERRORISMO”
“CASI GIUDIZIARI E POLITICA INTERNAZIONALE” 1
Capitolo secondo
FRODE MILITARE
FRODE POLITICA
FRODE GIUDIZIARIA 11
Capitolo terzo
I CASI GIUDIZIARI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
ENFATIZZATI DALLA STAMPA E DALLA POLITICA:
LE ASSOLUZIONI 25
1 Il processo dei due bombaroli bengladeshi
di Piazza Vittorio a Roma 25
2 Il processo ai tre “kamikaze” egiziani di Anzio 37
2a) Le prove di contorno 49
2b) Un terrorista, perfetto agente segreto? 99
2c) Ancora una coincidenza concorrente di interessi
personali e interesse generale? 104
2d) Ipotesi difensive inverificabili in inizio indagini 113
2e) Qualche precisazione necessaria 124
2f) Due anni di reclusione e… tutti contenti? 131
2g) Epilogo: il processo, la sentenza definitiva e
le vicende di contorno 133
2h) Epiloghi nell’epilogo 188
3. Il processo ai 12 aspiranti avvelenatori
dell’ambasciata USA a Roma
Lo spastico, il mutilato, e i loro sodali 197
3a) Gli esiti della vicenda 229
3b) Curiosi contorni 235
4. La Moschea “Al-Huda” di Roma e l’U.C.O.I.I. 238
5. Il processo per l’omicidio del
dissidente iraniano a Roma 245
6. La nevrosi di Al Qa’ida 252
7. Un arabo troppo… italiano 254
8. La storia continua…
28 Pakistani ed altri intermezzi di passaggio 258
9. I nove “kamikaze” tunisini di Firenze 262
Capitolo quarto
TRA TRUCCHI DIALETTICI E
SUGGESTIONI MEDIATICHE
La natura dell’art. 270 bis del C.P. e le relative condanne 282
IV.1 Le tappe di una “frode ideologica” 282
IV.2 I casi lombardi e la funzione “pioneristica”
Riscontri alle condanne in tali casi? 312
IV.3 Il sistema delle “referenze negative” 319
IV.4 La frode delle forzature “dialettico-giuridiche”
ed i “trucchi mediatici” 329
IV.5 Dal processo alle intenzioni al processo alle idee
Dal processo alle idee al processo ai sentimenti 350
IV.6 Dall’art. 416 c.p. “condito” al. 270 bis
“ dilatato” 372
IV.7 Quale Associazione? 387
IV.8 Gradi diversificati di frode 423
Capitolo quinto
I CASI GIUDIZIARI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
ENFATIZZATI DALLA STAMPA E DALLA POLITICA:
LE CONDANNE 442
A. I più significativi casi lombardi
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art. 416 c.p. “condito”:
Il gruppo “pilota”
Il gruppo “falsari”
Il gruppo “evasori fiscali”
Il gruppo “in sospensione”
Il gruppo “residuo” 448
1.a . Il processo “pilota” del Gruppo Essid Sami B.K. 449
♣ La vicenda personale di Essid Sami B.K. 463
2.a. Il processo al “Grupp o Falsari”
della Moschea di Via Quaranta 529
♣ La vicenda personale di Benattia Nabil 530
3.a. Il processo al “Grupp o Evasori Fiscali”
per Al Qa’ida 573
4.a. Il processo al Gruppo in “sospensione”
della Moschea di Viale Jenner 583
♣ Il caso Ben Mabrouk Adel 623
B. I più significativi casi lombardi
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art. 270bis c.p.
Il gruppo “Trabelsi-Drissi+2”
Il gruppo “Lazhar Ben Khalifa+5”
Il gruppo “Daki Abderrazak”
Il gruppo “Muhammad Majid e Abderrazak+4”
Il gruppo “Osman Rabei”
Il gruppo di Varese
Il gruppo di Milano 625
1.b – Il processo al gruppo Trabelsi 625
♣ − Finalmente… il pentito! Cioè… i pentiti 629
2.b – Il processo al gruppo Lazhar Ben Khalifa 646
3.b – Il processo al gruppo Daki Abderrazak 661
♣ Finalmente Daki è un terrorista! 684
4.b – Il processo al gruppo Majid- Abderrazak 695
5.b – Il processo al gruppo Osman Rabey
per il brevetto della strage di Madrid 780
6.b – Il processo al gruppo di Varese 784
7.b – Il processo al gruppo di Milano 785
C. I più significativi casi giudiziari in Italia
relativi alle sentenze di condanna,
ai sensi dell’art.270bis c.p.
Dopo la Lombardia i processi si estendono anche
alle altre regioni italiane: ognuno vuole la sua gloria? 791
1.c. Il processo ai terroristi algerini di Venezia
(Amici degli aspiranti affondatori del Titanic) 791
2.c Il processo ai cinque algerini di Napoli
(Aspiranti affondatori del Titanic) 793
3.c Il processo di Perugia: Korchi + 2
(Aspiranti avvelenatori del Tevere) 907
4.c Il processo di Bari: “Ayachi + 1”
(Braccia destre di Bin Laden
in Europa transitano a Bari) 941
5.c Il processo di Bologna: Jarraya + 5
(La speranza del filo) 1136
6.c Il nuovo processo di Napoli al “Gruppo Lounici” 1198
♣ La vicenda personale di Lounici Djamal 1230
7.c Il processo al Gruppo di Monza
(finalmente una luce nel buio) 1243
Capitolo sesto
I PROCESSI DI “TERRORISMO ISLAMICO”
IN EUROPA E NEL MONDO 1263
VI.1. Guantanamo e dintorni… In Italia 1277
VI.2. Effetti collaterali in carcere 1280
Capitolo settimo
LE STRATEGIE DI CONTORNO AI PROCESSI E
LA “POLITICA MILITARE” CHE LI SOTTENDE 1282
VII.1. La funzione di commistione del vero e del falso 1288
VII.2. Gli strani Imam texani…
ed il “masochismo” della colpa 1299
VII.3. Sempre il personaggio giusto 1317
VII.4. La confusione e la falsa associazione
delle idee e delle parole 1321
VII.5. La strumentalizzazione delle parole:
“martirio” “jihad” “fratellanza” 1345
VII.6. Sintesi, riassunto ed esiti dei casi giudiziari
di “terrorismo islamico” in Italia 1385
VII.7. La dottrina americana della “prevenzione
repressione” del terrorismo e della criminalità 1399
Capitolo ottavo
GONZI – ZIMBELLI – TALPE
E COMPARSE 1406
VIII.1. La testimonianza dell’avvocato che difende 400
tra familiari delle vittime dell’11 Settembre 1437
VIII.2. L’eredità di Bush e la solidarietà del potere 1440
Capitolo nono
GIÀ SUPERATO IL LIMITE
DELL’Art. 270 bis C.P. 1455
IX.1. I pericoli “occulti” dell’art. 270 bis c.p. 1468
IX.2. Opzioni di scelta: processo o espulsione.
Il destino degli espulsi e dei condannati 1479
Capitolo decimo
LA FROTTOLA DELLE
“FONTI CONFIDENZIALI” 1491
Capitolo undicesimo
TERRORISMO PRECONFEZIONATO? 1501
Capitolo dodicesimo
I “SERVIZI SEGRETI” NON ESISTONO? 1512
Capitolo tredicesimo
IL TERRORISMO NON ESISTE? 1533
Capitolo quattordicesimo
NON ALTERARE E NON FORZARE MAI LA VERITÀ 1548
XIV.1 Un nuovo ruolo dei “servizi”.
“Servizi locali” e “Centrale strategica” 1554
XIV.2 I limiti della difesa 1562
XIV.3 L’anima dell’Inquisizione 1568
Capitolo quindicesimo
LEGGI SPECIALI NEGLI USA E DINTORNI 1572
XV.1 A ognuno il suo compito… 1577
XV.2 Potere reale e funzione del “complottismo” 1585
XV.3 Globalizzazione e “nuova democrazia” 1625
XV.4 Inganni di una falsa democrazia? 1681
XV.5 Le tappe più imminenti 1707
XV.6 Strategie di attuazione 1708
CONCLUSIONE 1726
INDICE DEI NOMI 1732
BIBLIOGRAFIA 1740
WEBGRAFIA 1742
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Per pura curiosità: una di queste inchieste è mai arrivata alla condanna definitiva degli imputati?
Ciao
Purtroppo si ma proprio perchè di fronte al fallimento delle operazioni costruite ad incastro è stata fatta la cosa più semplice: ristrette le maglie dell’articolo 270 bis c.p. nel senso che, anche se non hai fatto nulla se si ritiene che c’è il pericolo che puoi fare qualcosa è sufficiente per condannarti da 6 a 10 anni. Siu chiama infatti “reato di pericolo” a “tutela anticipata”… cioè prima che tu commetta il reato!
OT
possiamo applicarlo a Di Pietro? io sono convintissimo che possa fare qualcosa di pessimo, quindi 10 anni dovrebbe prenderseli!
🙁
Per Francesco
Per quanto mi ricordi, diverse inchieste sono arrivate alla condanna, non saprei se definitiva; ma mai per fatti concreti. Per capirci, nessun musulmano – a parte Mohammed Game, quello dell’attentato alla Caserma Santa Barbara di Milano – mi risulta sia in carcere per aver messo una bomba, e nemmeno per averne preparata una.
dici che siamo dei maghi della prevenzione?
🙁
FLASH!
Magdi Allam scivolato su piastrelle cesso casa rotto osso sacro (é cristiano..) – stop
Autorità inquirenti detenuto isalmico possesso saponetta-stop
Falsità e mistificazione nel “terrorismo islamico”
Cui prodest ? 😉
@ BULEGHIN
Sul perché l’ osso sacro si chiama “sacro” c’è di molto peggio … un compatriota di Papa Germano I 🙂 non finga di non saperlo, però NON ripetiamolo !
Con la magistratura che ci ritroviamo, c’è poco da stupirsi. Se riescono a infierire in tutti i modi su gente potente, con agganci e mezzi economici (quanti politici e altri grossi personaggi sono stati assolti con formula piena dopo aver subito persecuzioni e vessazioni decennali), figuriamoci cosa accade a povera gente che sta al gradino più basso della società.
Per Peucezio
La Magistratura applica le leggi. E siccome c’e” l’obbligatorietà dell’azione penale, le sconcezze derivano dalla legge -che ad esempio prevede reati alquanto nebulolosi tipo ‘associazione ai fini di terrorismo’. Non dimentichiamo che a fare le leggi sono persone che ignorano non solo la differenza fra salafiti e sciiti, ma anche cos’e’ uno spread o quando Garibaldi è sbarcato a Marsala.
Del resto siamo in democrazia, la classe dirigente rispecchia il popolo. Alla domada su chi fosse Macbeth, un intervistato per strada rispose alla TV: ‘Un centravanti del Milan’. Al che, un mio conoscente commento’: ‘Ma che ignoranza! Manco sanno la formazione del Milan!’
Ciao!
Andrea Di Vita
sarebbe vero se la magistratura italiana non avesse una ricca storia di giurisprudenza creativa, di reati inventati ad hoc, di applicazioni a intermittenza della legge e di scelta nell’agire o meno
e lor signori hanno studiato, non hanno la scusa di essere stati scelti per “altre virtù”
ciao
Poi è vero che la colpa è anche delle leggi (che sono solo teoricamente espressione della sovranità popolare, perché sono fatte da tecnici, cioè in larga parte magistrati, quindi hanno un doppio potere senza essere stati eletti da nessuno e del cui esercizio non rispondono a nessuno.
Inoltre si sa che la legge richiede un’interpretazione e ha degli ampi margini di discrezionalità, altrimenti il magistrato sarebbe un funzionario qualsiasi, un passacarte, e non avrebbe bisogno di studiare anni e fare esami selettivi e di grande impegno.
La magistratura è un ruolo estremamente delicato e di responsabilità, che non si può liquidare dicendo “applicano la legge”, come fosse un automatismo meccanico. Le competenze giuridiche le acquisiscono con lo studio, la levatura e l’onestà morale non si apprendono e non si misurano, ma sono l’espressione di una una società e di una serie di fattori, che, ahimè, sono difficili da pianificare a tavolino.
Il suocero di mio zio era magistrato (è morto quando ero bambino). Si sapeva che era un cattolico convinto e non era, presumibilmente, un uomo di sinistra, ma nemmeno sua moglie e le sue figlie hanno mai saputo per che partito votasse. L’idea di un giudice che passa alla carriera politica o che, addirittura, da magistrato, fa pubbliche dichiarazioni politiche, va a comizi ecc. gli avrebbe fatto accapponare la pelle.
Ma erano altri uomini, era un altro mondo. Le porcate e le disonestà c’erano anche allora, come ci saranno, probabilmente, ove più ove meno, in ogni consorzio umano, ma c’era un senso della dignità del ruolo, che oggi viene messo sotto i piedi, buttato nel cesso.
Concordo al 100%.
E’ assurdo chiedere il rispetto del ruolo (altissimo) del giudice se i primi a non averne alcun rispetto sono i magistrati.
Per mirkhond
Dici cose sacrosante. Ho due amici Magistrati, e posso dire di loro quello che tu dici del Magistrato che conosci tu. Detto questo, i Romani dicevano ”l’abuso non toglie l’uso”. Certi eccessi sono inevitabili: ma mi concederai che da qui a definire i Magistrati come ‘antropologicamente diversi’ ce ne corre. Ce ne correrebbe anche se non avessimo avuto i vari Occorsio, Livatino ecc.; a maggior ragione in questa Italia.
Per Francesco
Hai ragione al cento per cento, ma …al tempo!.
Guardiamo le cose in prospettiva.
Sotto il fascismo i Magistrati godevano formalmente di autonomia come oggi, ma spesso e volentieri il contenuto delle sentenze era difatto dettato in alto loco a Magistrati ‘prescelti’ per le alte cariche per ragioni politiche. Un esempio clamoroso fu il caso Bruneri/Canella (lo ‘smemorato di Collegno’ sul quale Totò fece un mirabile film) nel 1927, dove alla fine a decidere fu il Presidente del Tribunale su input dello stesso ministro rocco (cfr. la voce relativa su wikipedia).
Caduto il fascismo quei Magistrati compiacenti nelle alte cariche della Magistratura NON venero epurati (massimo, tragico errore diTogliatti ministro della Giustizia nel ’46). Il risultato furono i vari ‘porti delle nebbie’, ‘armadi della vergogna’, insabbiamenti e affini ecc. con interessato depotenziamento della Giustizia e allungamento oltre misura dei processi (ecco il terribile film di Sordi: ‘Cittadino in attesa di giudizio’).
Le cose cominciarono lentamente a cambiare con le nuove generazioni di Magistrati del dopoguerra (chi si ricorda i ‘pretori d’assalto’, Sossi e Sansa ansa in primis, molti dei quali ben lungi dall’essere ‘di sinistra’?). C’e’ un bel film di Gassmann e Tognazzi al riguardo (credo ‘Il commissario Pepe’), dove per la prima volta si vede un imprenditore (Gassmann) accusare gli inquirenti di perseguitarlo ‘per odio politico’ molto, molto prima del ‘Caimano’).
Dopo il terrorismo con i suoi crimini e le relative ‘leggi speciali’ arrivò Tangentopoli, in cui la Magistratura ricoprì nell’obbligatorietà dell’azione penale un ruolo che di fatto travalicava la sua funzione usuale -tanto s’era diffusa la corruzione. (‘Tutti dentro’, di Sordi).
In seguito gli attacchi contro i Magistrati non furono portati ovviamente solo dalla criminalità organizzata, dal berlusca e dagli ex-craxiani, ma da tutti quelli che a ragione o a torto vedevano in loro un succedaneo dell’opposizione politica -chi si ricorda del caso Tortora?
Così oggi abbiamo che a parlare di ‘Magistrati politicizzati’ troviamo concordi insospettabili alleati come cesare battisti (per le conseguenze delle leggi speciali) e il berlusca (per gli strascichi di Tangentopoli, il conflito di interessi ecc.) e vecchie conoscenze come la mafia, la camorra & co.
Detto questo, è verissimo che alcun Magistrati sono indegni del loro ruolo, così come lo sono alcuni sarti, tennisti e archeologi. Basta vedere come è stata comprata la sentenza del lodo Mondadori.
Basterebbe ricordare, come ha fatto correttamente e logicamente Ingroia di recente, che la radice del lavoro dei magistrati è la Costituzione, e che la Costituzione nasce dalla Resistenza. Un Magistrato onesto è in quanto tale un Partigiano per definizione.
Ma spesso giova ricordare le cose ovvie.
Ciao!
Andrea Di Vita
Il film con Tognazzi e Gassman “In nome del popolo italiano”, di Dino Risi (“Il commissario Pepe” è un altro film, di Scola, con Tognazzi).
Per la verità in quel film, bellissimo peraltro, è vero che Gassman è un industriale corrotto, ma il magistrato impersonato da Tognazzi si mette in testa che sia anche l’omicida di una ragazza trovata morta, cosa che non è.
Alla fine… chi non abbia visto il film si fermi qui nella lettura…
Alla fine, dicevo, Tognazzi, ritenendo comunque Gassman moralmente colpevole (non dell’omicidio, ma in generale, per la sua influenza nella società), distrugge le prove della sua innocenza, facendo sì che venga condannato e che impazzisca in carcere, mentre per le vie e le piazze c’è un tripudio sguaiato e grottesco (di impronta palesemente felliniana) per la vittoria calcistica dell’Italia e al magistrato pare di vedere la faccia di Gassman in tutti i festanti.
Andrea
leggendoti capisco meglio quella frase, non so se di Lenin o di Gramsci, per cui la Verità è quello che conviene in quel momento al Partito
Mi fai quasi paura
Per Peucezio e Francesco
Peucezio: grazie!! 🙂 🙂 🙂 E’ stato proprio uno svarione da parte mia. Alla scena finale del film, che ricordo benissimo quando lo vidi da ragazzo, ero commosso fino alle lacrime.
In effetti il soggetto del film è la traduzione in pratica del concetto gramsciano di ‘egemonia’. L’egemonia è la trascrizione della coscienza di classe nel comune buon senso. Lo stesso comune buon senso che spinge il personaggio interpretato da Tognazzi. Lui sa che la colpa dell’industriale non sta nel fatto specifico, ma nel suo stesso ruolo. Ccome ricorda Brecht, un crimine peggiore del rapinare una banca è fondare una banca.
Non a caso Dino Risi ha fatto i film sulla barbarie papalina: perchè la religione istituzionalizzata col suo irrazionalismo di massa è l’unico autentico baluardo contro la ragione che coinvolga attivamente le massa popolari contro se stesse. L’Italia che ne risulta, nel finale di Risi, è appunto l’Italia dove tutti hanno la faccia del personaggio di Gassman: null’altro si intende oggi quando si dice che la forza di berlusconi sta nell’incarnare il berlusconi che alligna in tutti gli Italiani.
Dopo la caduta del Muro e il papato di Wojtyla siamo arrivati a un passo dall’egemonia contraria a quella gramsciana, dove i Valori, il liberismo e l’intolleranza stavano LORO per diventare senso comune. Era (è) la Chiesa ad arrogarsi il diritto di stabilire la legittimità delle decisioni dello Stao in base alla loro aderenza alla presunta ‘legge naurale’. Peggio: era la Chiesa a pretendere di interpretater il ‘senso comune’: molto volkisch… Il plumbeo domino berluschino sui mass media in Italia e il New American Century nel mondo stava sigillando questa situazione.
Grazie a Voltaire questo ventennio orribile forse sta finendo. La presente crisi sta sparigliando le carte di nuovo in profondità -come insegnava Mao le contradizioni sorvgono sempre nuove, di continuo.
All’epoca in Italia Tognazzi perse e Gassman vinse: e ne paghiamo tutti le conseguenze. E ne paghiamo le conseguenze perchè alla lunga una società irrazionale, fondata sul familismo amorale, sulla repressione fobica e ipocrita della diversità etnica e sessuale, sull’evasione fiscale, sul dogmatismo arbitrario (tutti fatti equivalenti l’un l’altro, chè chi crede ai Valori rigetta le semplici regole) è una società asociale, una contraddizione in se stessa: l’applicazione della massima di Engels ‘o Comunismo o barbarie’.
Una società pienamente umana è al contrario una società relativistica, laica, ”a-etica”, fondata sul rispetto delle regole e non sull’idolatria dei Valori. E qui mi ricollego alla seguente risposta sulla ‘Verità’ a Francesco.
Per Francesco
La citazione è di Trotskij, e più o meno dice che la verità è qualcosa di storicamente determinato (come tutto il resto, d’altronde). La citazione si contrappone alla falsa coscienza delle classi dominanti secondo cui esiste qualcosa come una Verità immutabile ed eterna, così come in genere dei Valori altrettanto transfiniti, di cui guarda caso le oligarchie dominanti sono i naturali interpreti e sacerdoti che li interpretano per il nostro bene. Come scrivevo sopra, la presente crisi smantella la fede in molti di questi Valori -a cominciare dal Libero Mercato. La convivenza civile non deve nè può basarsi su qualcosa di tanto arbitrario: la Via, la Verità e la Vita hanno poca cittadinanza in una repubblica. Repubblica, ricordiamolo anche se dovremmo saperlo tutti, che è fondata sul lavoro, non sulla Verità. I Diritti dell’Uomo non sono e non saranno mai i Diritti di Dio. Non devo farti paura, Francesco! 🙂 🙂 Agostino e don Giussani, loro, furono trovati dalla Verità. Noi ce ne siamo liberati.
Ciao!
Andrea Di Vita
Paura? se ritenessi che tu abbia un’oncia (cit.) di potere, sarei terrorizzato.
Pur proclamando il contrario, se di un fanatismo adamantino, coerente, chiuso a ogni contatto col mono reale.
In un certo senso, sei il manifesto vivente della differenza tra dire una cosa e sapere quella cosa.
Ma grazie a Dio mi pari più uno Stalin da tastiera che un possibile Piccolo Padre reale.
Aggiungo un’altra tacca sul bastone con cui dovrò prima o poi andare in pellegrinaggio a ringraziare Iddio.
PS naturalmente, la verità o è vera o è falsa, non si danno verità di classe o di momento.
Per Francesco
Ho parlato di paura per rispondere alla tua frase: ‘mi fai quasi paura’. A parte il fatto che l’uomo propone e il caso dispone, e che dunque nella vita non si sa mai :-), guarda che ti potresti trovare davvero ad avere a che fare con uno dotato di un minore senso di autocritica del mio. Personalmente, sono di gran lunga troppo pigro per darmi da fare oltre la tastiera (e comunque le parole sono pietre).
Un peccato imperdonabile è quello di prendersi troppo sul serio: il fatto di ritenere di avere ragione non mi fa ancora dimenticare che ho già cambiato idee una volta, e potrei doverle cambiare ancora. Il vero demonio è lo spirito di gravità. Siccome cerco di essere razionale, cioè di non dire troppe cose non necessarie, non scambio le mie idee con la Verità, nè pretendo di essere illuminato da essa.
Il punto è che non sono mica sicuro che ci sia, questa famosa Verità. Tale dubbio ben si accorda con la comune esperienza del fatto che il fanatismo adamantino sia noiosissimo, anche quello ‘in contatto col mondo reale’. I fanatici, siano missionari, brigatisti o testimoni di geova, fanno sbadigliare. (Il Mark Twain di ‘Viaggio in paradiso’ esprime meglio di me quello che intendo dire).
Detto questo, ma perchè quando qualcuno che non la pensa come voi Cattolici cerca di aderire al condivisibile invito: ”sia il vostro parlare sì, sì, no, no” allora regolarmente si becca del fanatico? E’ tanto fragile la vostra fede?
OT: questa del ‘mondo reale’ è una vera ossessione. Blondet parla di ‘ritorno al reale’, Del Noce di ‘divorzio kantiano dal noumeno’, Chesterton paragona il materialista al solipsista isolato dalla realtà, Hans Kueng parla di Dio come del Reale Ultimo, l’Aquinate di ‘veritas adaequatio menties ad rem’, i sacramentali sono ‘segni concreti della Grazia’, Lewis di un Purgatorio fatto di cose evanescenti. Tutta questa insistenza sa tanto di coda di paglia. Notoriamente, una fanfaluca per sembrare vera deve essere ripetuta tante volte. Un po’ di ermeneutica no, eh? E che fine ha fatto la sana e consapevole libidine, Francesco? Tutto ‘disordine contro la legge naturale’? FINE OT
Ciao!
Andrea Di Vita
Questo non elimina gli errori giudiziari e le distruzioni di vite e reputazioni, derivate da anni di accanimento fondati su tali errori….
Errori da cui la magistratura sembra non imparare mai…..
Per mirkhond
Mi si dice (ma posso sbagliare, sarebbe il caso di chiedere a Ritvan) che ci sia un solo esempio noto in Europa di paese che ha fato a meno della Magistratura: l’Albania di Enver Hoxha.
O vogliamo il pubblico ministero sottoposto alle decisioni del ministro competente, come in Francia?
O vogliamo la democrazia del linciaggio, come in USA?
Non solo la separazione dei poteri è il sale della democrazia. Ma il peggior nemico del popolo puo’ benissimo essere la maggioranza.
Molto meglio perdere la responsabilità dei Magistrati che prdere la loro indipendenza.
Ciao!
Andrea Di Vita
>> O vogliamo il pubblico ministero sottoposto alle decisioni del ministro competente, come in Francia?
>> O vogliamo la democrazia del linciaggio, come in USA?
qualsiasi delle due va benissimo, per l’Italia, scegli pure tu. noterai che entrambi i paesi sono democrazie mature e con tutto il sale che serve.
🙂
Per Francesco
Tu lo sai, vero, che in entrambi i Paesi l’entità delle pene a parità di delitto dipende dalla vicinanza delle rispettive campagne elettorali, vero? Che Giscard non ha nanche avuto bisogno dilegi ad personam per scampare al processo di corruzione per quand’era sindaco di Parigi? Alla faccia della Giustizia…
Ciao!
Andrea Di Vita
Nel 2009, Lilly Gruber, nella sua trasmissione sulla 7, invitò un magistrato, a cui ricordò che negli ultimi 50 anni della repubblica nata dalla resistenza ecc., sono stati condannati INGIUSTAMENTE, qualcosa come 5000000 (cinque milioni) di persone.
Al chè il magistrato con tutta la calma e l’ironia rispose che l’errore giudiziario ci può essere……. ci può essere per i poveretti che ne vengono coinvolti e le cui vite e reputazioni vengono distrutte per sempre….
Gli errori giudiziari sono più gravi persino dei pur gravissimi errori medici.
Il medico che sbaglia, ti può rendere invalido o addirittura mandarti al Creatore.
Il giudice che sbaglia, oltre ad accellerare il tuo trapasso, se non sei un delinquente, ti distrugge anche la reputazione…
Ecco perchè Andrea, non mi entusiasmano le rivoluzioni, perchè la merda c’era prima e la merda c’è dopo, solo più pelosa e ipocrita, nascosta dalle declamazioni di un vecchio rincoglionito di 86 anni, il comunista più amato d’America, che può trombonare impunemente solo per la posizione che ricopre e davanti agli applausi scontati di coloro che lo ascoltano…
Ciò che ha detto l’Avvocato Corbucci, testimonia una realtà giudiziaria agghiacciante, e ti invita a riflettere sul clima di terrore, di caccia alle streghe che può esserci in una democrazia.
Ma poi cos’è una democrazia?
Per mirkhond
”medico”
Gli errori del medico li seppeliscono i becchini. Quelli del Magistrato la Corte d’Appello. A meno di non introdurre la pena di morte cara agli amici masicabibbie, non vedo paragoni possibili.
”5000000”
In 50 anni fanno 100000 l’anno (un po’ di numeri, finalmente! 🙂 ) . Su 60000000 Italiani fanno 1 su 60000. In realtà sono di meno, tenuto conto che le pene effettivamente scontate durano di solito almeno tre anni e che il conto considera dunque la stessa condanna ingiusta più volte. Effettivamente dunque c’e’ meno di una probabilità su 180000 di essere condanati ingiustamente. Tenuto conto che ogni anno su 60000000 Italiani muoiono 6000 persone per incidenti stradali e 3000 per infortuni sul lavoro (ufficialmente dichiarati: in realtà sono di più) c’e’ una probabilità di morire (non di essere condannati!) pari ad almeno 15 su 10000. In altre parole in Italia è DUECENTOSETTANTA volte più facile essere ammazzati ingiustamente per strada o sul lavoro che finire ingiustamente in galera.
E noi ci preoccupiamo della responsabilità dei Magistrati?
”democrazia”
La democrazia è quel sistema dove le élites possono essere cambiate.
Quindi, tutte le volte che senti parlare di Uomini Della Providenza, Difensori Delle Radici E Dell’Identità, ecc. diffida.
Ciao!
Andrea Di Vita
Cioè siccome le probabilità, stando a ciò che dici, sono molto più basse, l’errore giudiziario è più accettabile?
3 anni di carcere? Basta solo un giorno per distruggere un essere umano Andrea, se non si è delinquenti e assassini, e raccogliere le saponette è orribile se non si è omosessuali/bisessuali adulti e consenzienti….
La democrazia è il sistema dove le elites possono essere cambiate?
In teoria forse, nella pratica è più complicato in quanto chi detiene veramente il potere fa di tutto per non farselo togliere, e la storia dell’Italia repubblicana (lasciamo perdere il capolavoro che c’era prima), ne è un brillante esempio. E non mi riferisco al ridicolo pagliaccio di Arcore, ma a poteri ancora più forti, quelli di fronte ai quali tangentopoli e l’incorruttibile Di Pietro si fermarono….
Quegli stessi poteri che oggi possono ricattare i lavoratori e fare macelleria sociale, col beneplacito del fu pci oggi pd.
Per cui più che parlare di democrazia, a mio modesto parere, sarebbe più opportuno parlare di gradazione dell’autoritarismo, e quindi di sistemi politici dove questo è fortissimo e opprimente, e quindi possiamo parlare di dittatura, fascista, comunista, teocrazia confessionale e tra queste a loro volta con sfumature tra l’una e l’altra.
Mentre le cosiddette democrazie occidentali, di cui siamo parte, possono essere definite più correttamente degli autoritarismi annacquati, di bassa intensità, che ci permettono la critica e la caricatura delle elites di potere, con finte alternanze elettorali, ma in ciò che conta davvero se ne fottono di noi e del nostro voto, e se decidono di mandare truppe in mezzo mondo o fare una tav non voluta dalla popolazione, ecc. LO FANNO, perchè COSTRETTE da rapporti di forza internazionali, o per meglio dire vassallatici, a cui non possono sottrarsi, pena la loro fine, come i casi Mattei e Moro ci insegnano, e così come per Craxi che, quando col crollo dell’Urss, non serviva più al mantenimento di equilibri fondati su un bipolarismo ormai superato, fu presentato il conto per Sigonella, il salvataggio in extremis di Gheddafi, e la politica filo-palestinese e filo-iraniana. Da qui la fuga e la morte in esilio in Tunisia…
Detto ciò è chiaro che è meglio vivere in un regime il MENO AUTORITARIO POSSIBILE, piuttosto che in una vera e propria dittatura.
Ma la democrazia Andrea, è un’utopia, un sogno come lo è stato il comunismo ideale….
ciao
Per mirkhond
Come faccio a non essere d’accordo? Per chi subisce una disgrazia, quella è una macchia ineliminabile: che sia l’essere condannati ingiustamente o l’essere azzoppati da un ubriaco al volante. Ma razionalmente mi preoccupo prima delle disgrazie più probabili e poi di quelle meno probabili. Ecco perchè mi infastdisce sentir dileggiare una categoria che nel suo complesso (bada bene) fa molto meno danno di tante altre: perchè osì facendo si distrae l’attenzione dell’opinione pubblica da questioni di ancora maggior peso. Quanto al resto del tuo discorso, è ovvio che la mia definizione -come tutte le definizioni- era del tutto astratta: è solo un fatto terminologico. Siamo esseri umani, ed e’ quindi logico che nessun sistema sia perfetto. Chi crede il contrario è un fanatico. Ciò tuttavia non ci esenta dalla responsabilità di una scelta. E io la responsabilità di dire che preferirei per assurdo una Magistratura incontrollata ad una Magistratura controllata dall’alto io me la prendo a viso aperto. Così come mi prendo la responsabilità di dire che preferisco un sistema economico che preveda una qualche forma di controllo sociale dei mezzi di produzione al neoliberismo imperante, o un’Italia Unita ai Ducati e ai Principati. Si tratta certamente di scelte poco gradevoli di per sè, ma credo che in tutti casi siano preferibili alle rispettive alternative.
Ciao!
Andrea Di Vita
Però infastidisce anche chi in nome di un odio personale e/o ideologico, esalta acriticamente una categoria, pur di tentare a tutti i costi di abbattere l’odiato nemico al potere.
Passando sopra i presunti danni minori di detta categoria, danni, scusami se lo ripeto, MOLTO PIU’ GRAVI, di quelli pur gravissimi causati da un incidente stradale, in quanto DISTRUGGONO LA REPUTAZIONE E LA DIGNITA’ DI UN ESSERE UMANO.
Ma, evidentemente, il credere nel destino delle magnifiche sorti collettive, rende noioso e superfluo, “reazionario” per usare un linguaggio a te caro, soffermarsi su certe bazzeccole e quisquilie, bazzeccole e quisquilie capaci però di effetti SPAVENTOSI per lo sventurato che le subisce….
Ecco perchè non sopporto la retorica di marco travaglio….
ciao