Lo scorso febbraio, la polizia italiana ha arrestato sei lavoratori marocchini, di quelli che mandano avanti l’economia del bresciano.
Si tratta di membri dell’associazione al-Adl wa-l’Ihsan, “Giustizia e carità”, un grande movimento marocchino, del tutto pacifico, ma apertamente critico nei confronti della monarchia che governa quel paese. Già in passato, la polizia italiana ha partecipato alla repressione delle attività dell’organizzazione, come abbiamo documentato qui e qui.
Questa volta, i membri dell’associazione sono accusati di scarsa intenzione di integrarsi con la cultura italiana e di aver espresso – in privato – opinioni negative sull’attuale Papa. Ovviamente il trionfale comunicato della DIGOS usa un altro linguaggio – “cellula”, “estrema segretezza”, “incitamento alla discriminazione e all’odio razziale e religioso, alla violenza e al jihad”, “odio verso la cultura e i costumi occidentali” e “generiche minacce contro papa Ratzinger”. Ma i fatti sono quelli che abbiamo detto.
Un nostro lettore musulmano ci ha scritto un’analisi del caso, che pubblichiamo qui per intero.
Come si può perdere la libertà in Italia
Nella cosiddetta “lotta al terrorismo” (e anche in altri campi) lo Stato Italiano è già ripetutamente sceso ad un livello tanto ridicolo ch’è difficile stupirsi ancora. Eppure questa volta, tra le assurde motivazioni dell’arresto dei sei marocchini a Brescia, ce n’è una che riesce a sbigottirmi ancora: essi avrebbero cercato di evitare che i figli facessero amicizia con bambini di famiglia cristiana. Orbene, se codesta è cagion valida per privare qualcuno della sua libertà, quanta gente dovrebbe essere imprigionata per aver impedito ai figli di giocare con musulmani, zingari e stranieri? E ciò – si badi bene – in assenza di pubbliche dichiarazioni o manifestazioni di pensiero, ma soltanto per conversazioni private, tutte tenute in casa.
L’ultimo caso di arresto per “terrorismo islamico” in Italia presenta infatti alcune novità. Riporto la notizia, cosí come è stata data dal Corriere della Sera.
CINQUE AI DOMICILIARI, UNO IN CARCERE
Brescia, arrestati sei marocchini
«Incitamento a odio razziale e violenza»
Sono accusati di aver costituito un movimento islamico di ispirazione ultra ortodossa
BRESCIA – Non un gruppo intenzionato a commettere atti terroristici veri e propri. Piuttosto un movimento di ispirazione ultra ortodossa e che respinge qualunque contaminazione con la società occidentale. Questo è “Al adl wal Ihsan” (Giustizia e carità), un movimento attivo in Marocco fin dagli anni ’50 e a cui aderivano i sei immigrati arrestati questa mattina all’alba dalla questura di Brescia. Per tutti gli indagati (cinque ai domiciliari, uno in carcere) l’accusa è di incitamento all’odio razziale e alla violenza.
SHARIA – Il rigore nella vita quotidiana, l’applicazione della sharia (la legge islamica) e l’instaurazione di un califfato al posto degli attuali governi nordafricani sono da sempre gli obiettivi perseguiti da Giustizia e carità. La cellula bresciana si proponeva obiettivi molto più limitati, a partire dall’imposizione alle mogli e ai figli degli arrestati di uno stile di vita che respingesse qualunque costume occidentale e di metodi educativi coercitivi. In particolare ad alcuni adolescenti sarebbero stati mostrati video di incitamento alla guerra santa e che esaltavano il sacrificio nel nome di Allah. Uno degli indagati, già imam della comunità islamica di Montichiari, era stato arrestato anni fa per maltrattamenti alla moglie. L’indagine della Digos è scaturita dai controlli avviati in occasione della visita di papa Benedetto XVI a Brescia svoltasi nel dicembre del 2009; in quella occasione erano stati individuati i componenti di Al Adl wal Ihsan che si riunivano in un appartamento di Calcinato, a pochi chilometri da Brescia; nel corso delle perquisizioni a uno degli adepti è stato trovano, nascosto nella fodera di un giaccone un quaderno che in pratica contiene i “verbali” delle sedute del gruppo. Oltre ad anatemi contro l’occidente, il quaderno riporta generiche minacce contro papa Ratzinger meritevole secondo i fondamentalisti bresciani di una “punizione” perché ritenuto responsabile della conversione al cristianesimo di Magdi Allam. “Non bisogna mai abbassare la guardia verso questo tipo di movimenti” ha dichiarato Allam, messo al corrente del particolare che lo riguarda.
Claudio Del Frate
25 febbraio 2011
L’ASCA riporta la notizia cosí:
(ASCA) – Roma, 25 feb – La Polizia di Stato di Brescia ha arrestato 6 cittadini marocchini appartenenti al movimento fondamentalista islamico Adl Wal Ihsane (Giustizia e Carita’). Cinque di essi sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari mentre per il sesto e’ stata applicata la custodia cautelare in carcere. Gli stranieri, spiega una nota della Polizia, tutti residenti nel bresciano, sono accusati di aver costituito un gruppo che aveva tra i propri obiettivi l’incitamento alla discriminazione e all’odio razziale e religioso, alla violenza e al jihad nei confronti dei cristiani e degli ebrei. Le indagini, avviate piu’ di un anno fa hanno documentato come i soggetti arrestati avessero creato, in seno al movimento islamista marocchino Giustizia e Carita’, una struttura caratterizzata da estrema segretezza nel cui ambito, tra l’altro, i figli degli affiliati venivano educati all’odio verso la cultura e i costumi occidentali nonche’ delle religioni diverse da quella islamica, facendo a tal fine ricorso anche alla violenza psicologica e fisica. I dettagli dell’indagine saranno illustrati in una conferenza stampa che si terra’ presso la Procura della Repubblica di Brescia alle ore 11.00 di quest’oggi.
Credo che sia bene esaminare attentamente la notizia e ragionare su ciò che essa rappresenta ed implica.
Si legge: “Sono accusati di aver costituito un movimento islamico di ispirazione ultra ortodossa”. Ebbene? Forse la legge lo vieta? Ed è forse un pericolo per lo Stato un movimento composto da sei persone, impegnato ad istruire le rispettive famiglie e non dedito al proselitismo, essendo quella da loro costituita “una struttura caratterizzata da estrema segretezza”? Io davvero non riesco ad immaginarli nelle vesti di carbonari islamici di quest’epoca.
Si legge: “Il rigore nella vita quotidiana, l’applicazione della sharia (la legge islamica) e l’instaurazione di un califfato al posto degli attuali governi nordafricani sono da sempre gli obiettivi perseguiti da Giustizia e carità. La cellula bresciana si proponeva obiettivi molto più limitati, a partire dall’imposizione alle mogli e ai figli degli arrestati di uno stile di vita che respingesse qualunque costume occidentale e di metodi educativi coercitivi. In particolare ad alcuni adolescenti sarebbero stati mostrati video di incitamento alla guerra santa e che esaltavano il sacrificio nel nome di Allah”.
A parte il fatto che gli scopi perseguiti da Giustizia e Carità valgono riguardano il Marocco e non l’Italia, è forse proibito nutrire simili convinzioni? È forse un reato guardare e mostrare immagini di “incitamento alla guerra santa”, quando miriadi di presunti “esperti di terrorismo” lo fanno pubblicamente (e lautamente retribuiti)? Per quanto concerne l’educazione in famiglia, mi pare che non vi sia bisogno di aggiungere altro: pare che il “rigore nella vita quotidiana” sia divenuto una colpa.
Si legge: “generiche minacce contro papa Ratzinger meritevole secondo i fondamentalisti bresciani di una “punizione” perché ritenuto responsabile della conversione al cristianesimo di Magdi Allam”. Già l’aggettivo “generico” mal si presta a provare la preparazione di azioni precise: attendiamo di saperne di piú, ma una prima impressione si può ricavare. Cioè: in carte personali o in agende private qualcuno si è messo a scrivere improperî contro il papa. E allora? La Legge proibisce forse di odiare qualcuno? Riguardo alla parola “punizione”, ciò implica forse che i sei marocchini intendessero punire il papa?
E poi: “incitamento … alla violenza e al jihad nei confronti dei cristiani e degli ebrei”. Dove sono gli inviti violenza, per non parlare delle azioni, affatto inesistenti? Dov’è “l’odio razziale”, e verso quale “razza” sarebbe stato rivolto? Si parla di jihad, ma non si spiega che tale vocabolo significa propriamente ‘sforzo’, e di solito va intesa come ‘lotta’: una lotta per affermare il monoteismo, la quale va innanzitutto compita interiormente e poi, in determinate circostanze, si traduce in impegno civile e dovere militare. Pertanto, se sono vere le ragioni sopra riferite, e codesti sei sventurati formavano un gruppuscolo chiuso di persone rigidamente devote, manca in questo caso qualsiasi azione di proselitismo che possa collegarsi ad operazioni armate.
Dubito assai – devo però ammettere – che non solo nella DIGOS italiana, ma anche nella magistratura, molti conoscano la significazione di jihad.
Insomma è evidente che, se sarà rispettata la Legge italiana, e in primo luogo la Costituzione ch’è la legge suprema, anche il piú sprovveduto degli difensori d’ufficio otterrà che i sei marocchini siano rimessi in libertà (e – io mi auguro – anche con le scuse da parte dello Stato).
Un provvedimento illegittimo di tal sorta s’inserisce bene nell’odierno contesto mondiale, in cui, come rimarca l’avvocato Carlo Corbucci, difensore di numerosi imputati di “terrorismo islamico” in Italia, si riconosce “… l’unitario attacco legislativo, giudiziario, politico ed infine militare che si sta preparando contro tutto quello che viene ritenuto come un ostacolo alla “globalizzazione” politica ed economica del mondo … “pax americana”, che nella mente dei suoi ideatori … deve rappresentare l’unico e più alto ideale ed aspirazione della vita, della civiltà e dell’uomo”1. Un attacco che si può definire anche culturale, per giunta: “attacco, inteso in tutti i sensi, ad una diversa visione della vita che non sia quella “programmata” ed “omologata” della “civiltà dei consumi” e che sia considerata come un ostacolo a certi sviluppi di essa”. Corbucci prosegue: “quando dalle posizioni che contano qualche cosa, ci si mostra preoccupati per il fatto che certi “mostri” siano ancora in circolazione soltanto perché il nostro sistema “supergarantista” non consentirebbe di arrestarli in assenza di flagranza di reato o perché sono disgraziatamente troppo astuti per farsi cogliere in fallo, allora è molto probabile che qualcuno si senta non semplicemente in dovere ma addirittura un “eroe”, aggiungendo “quel che manca”!”.
In quest’occasione di Brescia, non è stata nemmeno posta in casa degli arrestati un’arma o un documento pericoloso: no, è stata tolta loro la libertà per alcune idee espresse privatamente.
Va considerato, secondo me, anche un altro aspetto di rilievo, ovverosia il paese di provenienza degli arrestati.
Come si evince dall’opera succitata di Carlo Corbucci, arresti dimostratisi ingiustificati hanno riguardato cittadini di piú stati, per esempio bengalesi (di Piazza Vittorio a Roma, pag. 8), egiziani (di Anzio, pag. 15) e pachistani (di Napoli, pag. 157) ed altri ancora, ma non c’è dubbio sul fatto che la maggior parte degli arrestati, ed anche la prevalenza degli espulsi dal territorio italiano per le medesime ragioni di terrorismo (in quest’ultimo caso solo sospetto, giacché le espulsioni prescindono dalle sentenze della magistratura), sia marocchina.
Vi è infatti una differenza fra lo stato marocchino e altri stati, quali i tre di provenienza delle persone succitate, ossia Egitto, Bangladesh e Pakistan. Questi ultimi paesi, se non altro per motivi di prestigio ed orgoglio nazionale, di solito difendono e proteggono i loro cittadini che vivono all’estero, a meno che – questo è il caso dell’Egitto nell’epoca di Mubarak, appena terminata – essi non rappresentino una minaccia per il sistema politico del luogo d’origine
L’oligarchia marocchina non pensa affatto a difendere i suoi cittadini emigrati: anzi li perseguita, li atterrisce, li ricatta. L’oligarchia marocchina infatti odia il suo popolo. Attenzione: se in Italia s’imprigiona una ballerina amica di qualche potente marocchina, l’ambasciata si muove subito, ma se il disgraziato arrestato non ha protezione, allora le autorità non fanno assolutamente niente per difenderlo e liberarlo, a maggior ragione se colui cerca di vivere da musulmano. È una maniera per tenere al guinzaglio il popolo: come diceva Hasan II, “Il popolo è come un cane: quanto piú è affamato, tanto piú segue il suo padrone”.
Per dimostrare qual è la prassi marocchina, basta dare una scorsa a qualche notizia a proposito del trattamento cui i cittadini marocchini sono sottoposti da parte dei loro consolati.
Su Repubblica del 24 Aprile 2008, per esempio, si legge di una vicenda tipica marocchina: gli immigrati in Italia (ma il discorso vale per ogni altro paese europeo in cui vi siano comunità della stessa origine) sono “vivamente consigliati”, ovverosia costretti ad abbandonare qualsiasi atteggiamento di sapore anche vagamente “islamista”, e ciò in una maniera davvero odiosa. Odiosa perché si gioca sulla pelle dei bambini e dei parenti dei loro genitori. Ecco la notizia.
Il console del Marocco ai genitori: scusatevi
Repubblica — 24 aprile 2008 pagina 8 sezione: MILANO
Il console del Marocco ieri ha convocato le famiglie marocchine in guerra col mediatore culturale che lavora nell’ elementare di via dei Narcisi. Il console Mouhiedine El Kadiri Boutchichd ha spiegato alle famiglie che devono al più presto ritirare le accuse contro il mediatore Bendaoud Mouhcen, marocchino anche lui, e anzi porgergli scuse formali. Per cinque ore le famiglie sono rimaste negli uffici di via Martignoni. Il console ha spiegato che il governo marocchino, informato del caso milanese, non è contento di quel che sta succedendo al Giambellino e preme perché venga ritirata la minaccia di togliere 60 bambini dalla scuola. Le famiglie degli alunni – fra loro anche due imam – hanno spiegato che il contrasto è nato a proposito del corso di musica, del velo e del divieto di mangiare carne non macellata secondo il rito halal. Il console esige le scuse scritte e per arrivare a questo ha riconvocato le famiglie per oggi assieme al mediatore contestato. Ancora resta da vedere che cosa faranno le famiglie non marocchine che hanno firmato la richiesta di licenziamento, che promettono per lunedì un sit in davanti alla scuola. Sul caso interviene anche Souad Sbai, presidente delle comunità marocchine d’ Italia, neoparlamentare del Pdl, membro della consulta ministeriale sull’ immigrazione: «Deve intervenire il Tribunale dei minori a tutela di quei bambini educati all’ estremismo dai loro genitori». – ZITA DAZZI
La vicenda si conclude in maniera prevedibile: per non rischiare rappresaglie sulle loro famiglie, e soprattutto sui congiunti che vivono in Marocco (una delle pratiche piú abiette che contraddistinguono la dittatura marocchina è infatti costituita dalle ritorsioni su parenti e amici dei dissidenti), gran parte dei genitori si adegua e firma il documento richiesto dal Consolato, e i dissenzienti sono obbligati al silenzio. Cito ancora Repubblica:
Il console del Marocco alla scuola di via dei Narcisi
Repubblica — 17 maggio 2008 pagina 11 sezione: MILANO
«Grazie per il lavoro che fate per l’ integrazione dei nostri figli nella scuola italiana». Il console generale del Marocco è stato all’ elementare di via dei Narcisi, dove un mese fa alcuni genitori islamici avevano minacciato di ritirare i figli per contrasti con il mediatore culturale marocchino, accusato di essere «troppo laico». Proprio grazie alla mediazione del console Mohiedine El Kadiri Boutichich il caso si era risolto positivamente e le famiglie avevano pubblicamente ammesso l’errore e firmato una lettera di scuse all’ educatore, Bendaoud Mouhcen. La preside Chiara Conti aveva fin dall’ inizio dato la sua solidarietà al mediatore, sostenuta dal provveditorato. Ieri mattina c’ erano tutti, a scuola per festeggiare la fine dei contrasti. Il console ha visitato le classi e ha parlato anche con le mamme arabe in aula per un corso di italiano: «Dovete insegnare ai vostri bambini che la scuola pubblica è il luogo più importante per costruire l’ integrazione nella società multiculturale – ha detto il console – . Domani saranno loro a ringraziarvi». Sia la preside sia il dirigente del Provveditorato Paolo Comensoli hanno ringraziato a loro volta il console: «Abbiamo molto apprezzato il vostro intervento per appianare i contrasti che avevano creato tensione nella scuola. Tutte le famiglie coinvolte hanno fatto ufficialmente le scuse al mediatore». – z.d.
Si vede bene che cosa intendono le autorità per “integrazione”: famiglie e bambini succubi della scuola italiana cosí come succubi sono in Marocco: un’esportazione … della democrazia marocchina in Italia!
Si noti l’intervento della deputata Souad Sbai, il cui ruolo cosí appare chiaro: costei, già impiegata della Western Union, azienda in cui le era data – per cosí dire – l’opportunità di vigilare sulle transazioni finanziarie dei Marocchini in Italia, in qualche modo è diventata una rappresentante del potere marocchino all’interno dello Stato italiano, e del Parlamento in particolare: ciò si può dedurre anche da un’altra notizia di pochi anni fa, e si presti attenzione qui, poiché ritroviamo lo stesso gruppo di Al-‘Adl wa-l-Ihsan, quando alcuni suoi sostenitori o presunti tali, nel Novembre 2008, subirono perquisizioni nell’Italia settentrionale.
TERRORISMO: SBAI, DA ANNI DENUNCIAMO PERICOLO GRUPPI ESTREMISTI IN ITALIA = SODDISFAZIONE PER OPERAZIONE ROS CONTRO EVERSIONE ISLAMICA
Roma, 18 nov. – (Adnkronos) – «Siamo soddisfatti per l’operazione condotta oggi dai Ros dei Carabinieri e dalla Guardia di Finanza contro l’eversione islamica perchè da anni denunciamo il pericolo rappresentato dalle cellule di estremisti in Italia». È quanto afferma la deputata del Pdl, Souad Sbai, commentando la notizia della retata compiuta tra ieri notte è questa sera nel centro-nord Italia contro un gruppo di estremisti. «Finalmente si comincia a lavorare in Italia in modo incisivo su queste questioni e sul pericolo rappresentato dalle cellule dormienti – spiega – sono anni che denunciamo la loro presenza e che allertiamo le forze dell’ordine perchè soprattutto di recente abbiamo notato che erano particolarmente in silenzio e questo ci preoccupava». «In passato infatti -prosegue- gli attivisti di questo movimento erano soliti organizzare manifestazioni di protesta davanti ai consolati marocchini di Torino e Bologna contro gli arresti dei loro compagni compiuti in madrepatria da parte delle autorità marocchine. Ora invece queste cellule erano diventate molto silenziose ed è per questo positivo che ci sia stato un controllo così incisivo – aggiunge la parlamentare del Pdl – è importante che vada avanti in particolare nei piccoli garage trasformati in moschea e vanno controllati soprattutto i tanti Imam fai da te che esistono nel nostro paese. Ringrazio per questo i Carabinieri e la Guardia di Finanza che hanno condotto questo lavoro in modo esemplare e spero – conclude – che non sia confinato al nord Italia ma che prosegua anche nel sud». (Sin-Bis/Pn/Adnkronos) 18-NOV-08 18:55 NNN
Per chi non è addentro alle vicende politiche marocchine, è bene ricordare che Al-‘Adl wa-l-Ihsan (Giustizia e Carità) è un movimento islamico moderato pacifista, di orientamento dottrinale non sempre chiarissimo, ma avversario della monarchia e dell’attuale sistema di potere: questo è sufficiente perché la Sbai gli appioppi l’etichetta di “estremisti”. Mai da nessuno paese tale movimento è stato ritenuto legato ad atti di “terrorismo internazionale”.
L’invito ad effettuare perquisizioni anche in altre regioni è un messaggio, neanche troppo cifrato, al Ministero degli Interni: tipico atteggiamento di chi lavora per un Ministero degli Interni come quello marocchino, tipico stile dello sbirro ch’è abituato ad interrogare in un sotterraneo senza luce e senza finestre, ed è pronto, nella migliore delle ipotesi, a prendere a schiaffi e pugni in faccia il malcapitato di turno finché non gli si dica quello che si vuol sentire.
Anche in altri paesi europei, nei quali non mancano di sicuro i trattamenti riprovevoli verso i cittadini d’origine straniera (vedasi il caso di Djamel Beghal in Francia), il potere marocchino tenta di mantenere stretta la morsa sui suoi emigrati, ma laddove, come in Olanda, si capiscono le questioni legate all’immigrazione e si è capaci di difendere la propria autonomia, senza farsi ingannare dalle parole suadenti della dittatura marocchina che giustifica le sue intromissioni con la necessità della “lotta al terrorismo”, non capita quel che stiamo verificando in Italia. Per esempio, allorché, in questi anni, il Ministero degli Affari religiosi del Marocco ha cercato di dettare la linea alle guide di culto (imam, in arabo a’imma) di origine marocchina in Olanda, lo Stato olandese si è sempre opposto ad ogni ingerenza, secondo un criterio che può essere riassunto con le parole seguenti: “Se i cittadini marocchini residenti in Olanda, ed anche i cittadini olandesi di origine marocchina, rispettano le leggi olandesi, sono liberi di predicare e praticare la loro religione senza essere condizionati dal paese di provenienza”. Qualcosa che molto difficilmente si ode dalla bocca di un politico italiano; epperò è anche questione di cultura: la massa italiana esprime politici che di essa riflettono i caratteri e le qualità
E in paese serio una come Souad Sbai al Parlamento non proverebbe neanche ad avvicinarsi.
In conclusione: musulmano, immigrato, marocchino, e per di piú legato ad un movimento, anzi al movimento, che dalla dittatura marocchina è maggiormente avversato.
Tali qualificazioni costituiscono il miglior requisito per perdere la libertà in Italia: pesante e triste tributo che all’imperialismo americano lo Stato Italiano paga a causa della propria sudditanza.
A cura di Kārih Faransā cabd al-Mumīt Misogallo
Nota:
“Se i cittadini marocchini residenti in Olanda, ed anche i cittadini olandesi di origine marocchina, rispettano le leggi olandesi, sono liberi di predicare e praticare la loro religione senza essere condizionati dal paese di provenienza”.
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Mai sentito parlare di un certo 🙂 Geert Wilders ?
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nel commento manca curiosamente ogni riferimento a “facendo a tal fine ricorso anche alla violenza psicologica e fisica” che si trova nella notizia dell’ASCA e che è probabilmente la ragione dell’arresto (il resto mi pare fuffa mediatica).
Per Roberto
Senza il testo del rinvio a giudizio, il senso della frase non è chiaro.
Io la interpreto così:
“nei loro incontri, hanno detto che Ratzinger è antipatico, e noi possiamo quindi dedurre che da lì avrebbero potuto arrivare anche alla violenza psicologica e fisica”.
Oppure:
“uno di loro, in un’intercettazione, ha detto, ‘ah sì, tuo figlio guarda Canale 5? Vietaglielo!’, e questo concetto di divieto ci fa pensare a una vera e propria coercizione, se non fisica, almeno psicologica”.
Lo dico perché nella mia impressione da profano, gli inquirenti tendono a tirar fuori le carte più pesanti al momento del rinvio a giudizio, mentre i giornalisti tendono a guardare proprio le carte più pesanti.
Quindi, se avessero effettivamente dato uno schiaffo a un bambino, o avessero sputato sul Santo Ritratto, ci saremmo trovati questo fatto negli stessi titoli degli articoli.
“tuo figlio guarda Canale 5? Vietaglielo!”
Se fossi in quegli inquirenti, non potrei che elogiare quei genitori marocchini, e, magari, prenderne esempio, visto l’alto livello educativo per i ragazzi dei programmi mediaset…
Per Moi
“Mai sentito parlare di un certo 🙂 Geert Wilders ?”
Anch’io ho notato questo particolare. Immagino però che l’autore, che è persona abbastanza precisa in ciò che scrive, si riferisca non tanto alla politica generale del paese, quanto alla complicità con i servizi segreti mediorientali.
Non lo so, ma posso sospettare che la polizia olandese sia inflessibile con i clandestini, ma si rifiuti di eseguire qualunque arresto richiesto dal console di Sua Maestà il re del Marocco.
“Musulmano, immigrato, marocchino… […] Tali qualificazioni costituiscono il miglior requisito per perdere la libertà in Italia…”
Se sul marocchino in base alle informarzioni che fornisci si trova giustificazione per il tuo giudizio, non si può (impersonale ) accettare il resto ossia asserire che il musulmano o l’ immigrato siano il miglior requisito per perdere la libertà in Italia.
Per quattro ragioni :
a) ci sono altri parametri ed etichette che scavalcano l’essere immigrati e/o musulmani in Italia
b) non si capisce bene , in tutta sincerità, la libertà cosa sia sia in sé che , per derivazione, in Italia cosicché il dato statistico non ha alcuna interpretabilità né alcuna consistenza , ed anzi, può rivelarsi proprio fonte di confutazione delle tesi propugnate…un po’ come affermare che il sud italia sia arretrato rispetto al nord…
c) Alcune etichette , pur subendo discriminazione congiunturale, hanno dalla loro l’appoggio di entità altre
d) ognuno è ANCHE fonte della discriminazione che subisce dacché discriminare non è in sé stesso affatto erroneo.Ciò non giustifica affatto la coercizione , ma ad ogni modo può venir letto come attenuante, se si fosse imparziali.
Bene , mandare i propri figli alla scuola pubblica, dunque, è obbligatorio soltanto per i genitori marocchini, i genitori italiani , invece , la possono rifiutare dicendo le peggio cose sul suo funzionamento e pretendendo, per giunta, un bel contributo finanziario statale per farsene una come vogliono loro e guai a contraddirli!
Col plauso del Presidente che dice che fanno bene, perché la scuola pubblica fa schifo 😀
La scuola pubblica non è pubblica affatto ed è, in sé stessa, una delle scuole private peggiori per ideologia e lobotomizzazione.
Ad ogni modo è proprio l ‘istituzione scuola che fà ridere