Firenze, Florence e il Rione dell’Unicorno

Firenze è una scissione tra la propria storia, diventata merce per l’industria turistica planetaria, e i cittadini (nativi o no, poco importa) che quella storia l’hanno costruita, per poi venirne insieme prostituiti e scacciati.

Vicino a noi, ci sono la Chiesa e l’annesso convento di San Paolino.

Il convento fu preso in mano dallo Stato nell’Ottocento, e come tante cose di Stato, qualche anno fa la maggior parte è diventata un mega albergo in mano a un’azienda tedesca:

Il divertimento serio inizia quando alla reception vi chiederanno se volete alloggiare al Paradiso o all’Inferno, in quanto, in ali separate, le camere sono allestite in modo completamente diverso tra i due mondi. Anche se il Paradiso può risultare più allettante, parafrasando Mark Twain, è all’inferno che ve la spasserete sicuramente di più. Iniziando dall’ascensore che, invece dei piani, segna i gironi danteschi.”

Ascoltate l’anglobale creatività con cui si presentano:

Per un caso storico, però, una parte del convento è ancora in mano ai frati carmelitani Scalzi. Ora, il nome è un po’ esagerato, vi assicuro che portano i sandali:

L’Ordine fu fondato da Santa Teresa di Avila, quella che il Bernini ritrasse nella straordinaria estasi:

L’altro giorno, l’ultimo frate molto anziano che ci viveva tutto solo è stato ricoverato per un malore: è il destino che incombe su tutto l’immenso patrimonio della Chiesa.

Quando pensiamo ai “beni della Chiesa”, ci immaginiamo un proprietario privato che possiede tante cose.

Invece, quelli che chiamiamo i beni della Chiesa, che oggi hanno mille proprietari diversi, sono un tesoro immenso messo insieme da innumerevoli generazioni di cittadini attivi, che vi hanno riversato tutto ciò che di più bello potevano creare. Lo spazio dedicato al Santo Condiviso, dove si riuniva la Compagnia che suddivideva il pane tra le vedove, era più bello e grande di tutti gli spazi privati.

I “Beni della Chiesa” sono beni della comunità (“ekklesia” in fondo cos’altro vuol dire?). Ma come fare perché ridiventino tali, senza perdere la loro natura?

Qualche settimana fa, ci è stata presentata una proposta per fare qualcosa in questo senso nella chiesa/convento di San Paolino.

Una coppia di giovani statunitensi, innamorata della spiritualità carmelitana, ha messo in piedi la Pneuma Foundation, che ha proposto all’Ordine dei Carmelitani di farci da una parte, una “bottega” per artisti appassionati di antichità, rinascimento e barocco; dall’altra, un centro civico per il Rione dell’Unicorno. Dove ci si possa riunire, cercare soluzioni insieme per i tanti problemi, fare attività e incontri, rimettere insieme le generazioni.

Di cose che piovono dall’alto su Firenze, ne conosciamo anche troppe, ma non dobbiamo dimenticare una cosa importante: Firenze è anche Florence, il mondo di tanti anglofoni che si sono innamorati della città.

Florence da sola è terreno di saccheggio; Firenze da sola son bottegai che approfittano del saccheggio a discapito dei propri concittadini. Dobbiamo ricomporre.

Una proposta come quella della Pneuma Foundation permette, in piccolo, di rimettere insieme i quattro pezzi di Firenze:

i luoghi, che a Firenze hanno quasi sempre un rimando religioso;

le arti e le botteghe;

gli innamorati-di-Firenze, gli anglo;

ma anche i cittadini che ci vivono, e che creano davvero questa città.

Nel tempo di fare una passeggiata, i nostri amici di Via Palazzuolo hanno ottenuto l’adesione al progetto di tante persone e botteghe.

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20 risposte a Firenze, Florence e il Rione dell’Unicorno

  1. mirkhond scrive:

    “L’altro giorno, l’ultimo frate molto anziano che ci viveva tutto solo è stato ricoverato per un malore”

    Ma nella foto che hai postato i frati non sono tre?

  2. PinoMamet scrive:

    Comunque (e sono serio) dovreste ricomporre anche il quinto quarto, cioè quelli che odiano Firenze vale a dire il resto del mondo (e di Maremma, aggiungerebbe Boccaccio).

    Allora sareste imbattibili!

    • Francesco scrive:

      Idea provocatoria ma interessante: credo siano tantissimi e mossi da un forte sentimento.

      Basta convincerli che senza Firenze non esiste nulla di così odioso e dovrebbero aggiungersi alla coalizione dei volenterosi.

      • PinoMamet scrive:

        Infatti!
        Ricorda la pubblicità del film Barbie: se amate Barbie questo è il film per voi…
        Se odiate Barbie… questo è il film per voi!

  3. Calogero scrive:

    Bravo Miguel. Hai rappresentato perfettamente la storia di San Paolino nel contesto del rione. Aggiungo però un quinto pezzo: gli extracomunitari che sempre più numerosi vivono o passano il loro tempo nella zona. Accetteranno la nuova realtà, o emigreranno in altri rioni?

  4. Ros scrive:

    Miguel: “…frati carmelitani Scalzi…”

    I Carmelitani scavusi nascono tosti come cotiche.

    Lo scandalo dei carmelitani:

    “Lo scandalo scoppia in Francia verso la metà del XIII secolo, più precisamente alla fine dell’estate del 1254, quando san Luigi torna a Parigi dopo una sfortunata crociata, una drammatica prigionia e quattro anni di permanenza in Terra Santa.
    Il re non rientra da solo.
    Con lui c’è un certo numero di religiosi sconosciuti, tra cui alcuni frati dell’ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo.
    Sono loro a provocare lo scandalo:
    indossano un mantello a righe!

    … Se sul colore della tonaca i documenti non concordano – marrone, rossastra, grigia, nera, in ogni caso scura –, sul motivo del mantello sono unanimi: è a righe, bianche e marrone o, più raramente, bianche e nere.

    … Conta solo che il mantello sia a righe, non a tinta unita, che sia diverso da quello di tutti gli altri ordini – mendicanti, monastici o militari –, in breve che si distingua.
    Si distingue al punto che suo malgrado finisce per sconfinare nella trasgressione.

    Fin dal loro arrivo a Parigi, i carmelitani sono scherniti e insultati dal popolo.

    Vengono additati, presi di mira e chiamati les frères barrés (i frati a sbarre), espressione pesantemente denigratoria, poiché in francese antico le barres non indicano soltanto le righe, ma alludono anche alla bastardigia
    (si conservano tracce di questo significato nel linguaggio araldico).

    … Verso il 1260, nelle città lo scandalo raggiunge proporzioni tali che papa Alessandro IV chiede esplicitamente ai carmelitani di rinunciare al mantello a righe per adottarne uno a tinta unita. Rifiuto. Polemiche. Minacce. Il conflitto si prolunga e si fa velenoso. Si protrarrà per un quarto di secolo, coi carmelitani che se la vedranno con ben dieci papi.

    Al concilio di Lione del 1274, l’ordine rischiò la cancellazione per l’intransigenza su questo tema. Se non venne sciolto come accadde a una ventina di ordini mendicanti «secondari», fu solo perché il nuovo superiore generale, Pierre de Millaud (1274-1294), promise di sottomettersi alla volontà del pontefice e risolvere quanto prima la questione. Di fatto ci vollero altri tredici anni, tredici lunghi anni di discussioni, trattative, promesse e passi indietro.

    Finalmente, nel 1287, al capitolo generale di Montpellier, il giorno della festa di Maria Maddalena, i frati decisero di rinunciare al mantello «sbarrato» e di adottare al suo posto una cappa completamente bianca.

    Ma alcuni carmelitani delle province più remote, in Renania, Spagna, Ungheria, si rifiutarono di obbedire e continuarono a portare l’indumento dello scandalo fino ai primi anni del XIV secolo, nonostante nel 1295 papa Bonifacio VIII avesse confermato, in una bolla promulgata appositamente, il cambio di mantello deciso nel 1287 e ribadito l’assoluto divieto per i religiosi di qualunque ordine di indossare abiti a righe”

    Michel Pastoureau: “Righe. Una storia culturale” Ponte alle Grazie.

    Io avevo fatto più d’un pensierino d’arruolarmi – non nei Carmelitani –
    ma nei Camilliani.

    Camilliani ministri degli Inferni – pardon imfermi –
    per la mise dress Code della divisa assai sciccosa e toooga.

    Divisa uguale a quella dei Templari, con ampia croce rossa su petto e spalla
    (forse pure coscia nell’ordine della giarrettiera: The most noble order of the Garter🤔)
    ma in funerea nera tunica emo gotica corvaccia,
    mica bianca affinocchiata a colombella dei cavalieri del Santo Sepolcro.

    Il Rosso & il Nero☠😈💀
    Julien Sorel e Daimónios l’appartenente socratico agli dèi del Milan.

    Eppòi che figaggine d’appello!

    Camilliani ministri degli Inferni – pardon imfermi:
    ordo clericorum regularium Ministrantium Infirmis.

    Knight Companion mi parevano;
    la ghenga brava e lanza di Capitan Harlock il pirata tuttonero;

    li conobbi e vidi quando ne incontrai uno per la strada a Roma,
    è ne fui folgorato sulla via del Babuino a Campo Marzio parallela a via via Margutta dechirichiana❤

    Gli chiesi dov’aveva la spada e se me la faceva vedere.

    Un templare nero de “La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica”

    Giancarlo Rocca “La sostanza dell’effimero. Gli abiti degli ordini religiosi in Occidente” 2000 Edizioni paoline

    https://www.pgvcamillianiroma.it/wp-content/uploads/sites/11/2020/09/9788866717515_0_0_626_75-720×600.jpg

    Mi vuolevo arruolare per davvero nei Camilliani, la mise mi sarebbe stata una favola.

    Ma erano solo sogni di un ragazzino trentaseienne😚

    Col – mio – Camilliano a fantasia ci ho dipinto un quadrone di 2 metri X 1 metro e mezzo. Almeno questa è stata fatta e andata🙂

  5. Roberto scrive:

    I carmelitani sono divisi in tre congregazioni non si potrebbero unire e non stare per conto proprio. La Comunità del Carmina , la Famiglia , sono il terzo ordine carmelitano
    e sono numerosi ed organizzati benissimo, potrebbero aiutare.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Una domanda per Francesco…

    Tu sei dichiaratamente cattolico, e sei anche italiano.

    Però qui sembra che i temi che ti interessano siano il Medio Oriente, l’Ucraina, ecc.

    Però potresti dire la tua sul patrimonio ecclesiastico?

    Si cammina per le strade storiche di qualunque città italiana, ed è una sfilza di chiese, conventi, campanili, oratori, un mondo incredibile di luoghi, in disfacimento, abbandonati, rubati, speculati…

    Ci aiuti a farli rivivere? Certo, non ci saranno i preti e le suore di una volta per riempire questi spazi, ma almeno recuperiamo l’utilizzo più simile che ci possa essere, dati i tempi totalmente diversi.

    E su questo c’è veramente spazio per tutti gli umani e le umane 🙂 di buona volontà.

    Anche perché sono cose su cui possiamo intervenire, a differenza del Medio Oriente o dell’Ucraina.

    • Francesco scrive:

      Temo sia un argomento che preferisco evitare: quel “non ci saranno più i preti e le suore di una volta” per me significa “non si sono più cristiani”.

      Ed è un tale dramma che persino il mio amore per la bellezza di quei posti, che dire solo costruzioni è riduttivo, mi da la forza.

      E’ lo stesso che vedere quasi tutte le chiese moderne e la loro immonda bruttezza.

      Mi fa stare male, roba da scappare nelle Filippine o in Nigeria.

      Perdonami

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “E’ lo stesso che vedere quasi tutte le chiese moderne e la loro immonda bruttezza.”

        “in Nigeria”

        Fatti un favore: NON cercare le foto delle chiese nigeriane…

        • Francesco scrive:

          fortuna che la mia indole mi rende parolaio ma mi stai dicendo che sono brutte pure lì?

          sarà la loro cultura, no? 😉

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Sì, facciamo finta che sia il risultato di una fusione tra elemeni tradizionali delle chiese ed elementi locali. Facciamo finta 😀

            • Francesco scrive:

              ho dato una sbirciatina, non sembrano tutte così male …

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ma c’è anche chi gradisce la chiesa di San Martino a Treviso (che rappresenta la città all’Italia in Miniatura): de gustibus 😀

      • Ros scrive:

        Francesco: “…quel “non ci saranno più i preti e le suore di una volta” per me significa “non si sono più cristiani”….”

        Quanto ti capisco

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “Temo sia un argomento che preferisco evitare: quel “non ci saranno più i preti e le suore di una volta” per me significa “non si sono più cristiani”.”

        Ma è esattamente quando ti prende questa paura, che ti chiedo di schierarti.

        La realtà è questa, e un credente può dire, è un segno della fine dei tempi, e dopo arriverà qualcuno su di un cavallo bianco a dimostrare come stanno davvero le cose.

        Ma da non cattolico, penso che il dovere di un cattolico credente sia impegnarsi per l’esito migliore in tempi difficili.

        Tu e io siamo mortali, e contiamo davvero poco.

        Per cui le nostre opinioni sulle guerre in Afghanistan o sul governo del Venezuela lasciano il tempo che trovano.

        Ma forse, insieme, potremmo fare qualcosa per salvare un antico convento abbandonato, qui nella nostra Italia, e restituirgli qualcosa che somigli al senso originale per cui dei donatori l’avevano messo in piedi.

        Il resto sono chiacchiere.

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