Esseri furiosamente sociali (2)

Alla prima parte

E’ importante capire le premesse da cui si parte quando si tocca un tema come la mobilità.

Abbiamo parlato di due prospettive diverse: quella individuale e quella sociale in senso molto ampio: l’insieme del mondo di relazioni con altri esseri umani, con le generazioni passate, con tutto ciò che abbiamo attorno e dentro di noi e di cui viviamo.

La visione individuale oggi costituisce il criterio assoluto, riassunto nell’ingannevole frase, “la mia libertà finisce dove inizia la tua”.

Proviamo a guardare la città con una visione individuale.

Vedo il mio diritto di affittare o vendere la mia proprietà al prezzo che voglio io; di avere la strada sgombera per poter guidare la mia auto; di investire in quel che voglio io.

A patto di non parcheggiare il mio Suv in modo tale da impedire a un altro individuo di far uscire dal garage il suo, di Suv. Stiamo attenti ai diritti umani, perbacco!

Sembra il massimo della neutralità, che accontenta tutti gli Individui Umani Maggiorenni e Responsabili coinvolti.

Ma come tutte le cose fintamente neutrali, tesse un mondo attorno a sé, che determina violentemente tutte le vite.

Come sempre, cito un esempio dell’area fiorentina. Non perché sia minimamente importante, ma perché so di cosa parlo. E sono sicuro che voi potrete trovare tanti paralleli nelle realtà che conoscete meglio.

Qui abbiamo due immagini, a un anno di distanza, dello stesso terreno nel Comune di Campi:

Nel 2021, a Campi c’eran, giustamente de’ campi.

Poi arrriva qualcuno, si compra i campi. Presumibilmente con mutua soddisfazione dell’acquirente e dell’agricoltore che si è portato a casa un po’ di soldi invece di soli debiti.

La mia libertà coincide con la tua. Il Mercato al suo meglio. Facciamo pure finta che tutti i permessi fossero in regola e che il prezzo fosse proprio quello che il Mercato chiede.

Ora, sul terreno brullo che si vede a sinistra, l’acquirente ci ha costruito un gran capannone, che ancora non si vede qui.

Un anno dopo, la Regione Toscana lancia un appello per raccogliere fondi, perché un’alluvione inattesa, ha improvvisamente spazzato via vaste zone del Comune di Campi.

E hanno scelto di pubblicare proprio questa foto:

Se guardate bene, è esattamente il terreno che si vedeva nelle foto di prima, più il bel capannone nuovo di zecca.

Ora, quando si cementifica, si impermeabilizza. E quindi le acque che prima si muovevano lentamente e poi si lasciavano assorbire sensualmente dal terreno, fanno disastri. Specie in zone che fino a qualche decennio fa erano ricche di paludi, in grado di assorbire facilmente gli eccessi di pioggia.

La colpa non è ovviamente solo di quel capannone. Ma l’insieme di centinaia di scambi economici cementificatori, in cui entrambi i contraenti erano d’accordo, ha portato a danni stimati dal Comune in 300 milioni di euro. Circa cinque euro a testa per ogni italiano, neonati compresi, dalla Val d’Aosta a Noto.

In un certo senso, abbiamo visto che la libertà dell’acquirente finisce dove inizia la libertà di qualcun altro, solo che a quel punto il “qualcun altro” è un insieme, è un mondo intero. E’ la libertà di migliaia di campigiani, ma anche la libertà dell’acqua di scorrere. E le singole azioni devono essere valutate con un criterio di questo tipo, che va ben oltre, “e non mi parcheggiare il tuo Suv davanti al mio garage!”

Una decina di anni fa, quando abbiamo salvato il nostro giardino, c’erano quelli che contrapponevano noi piccoli umani, al “Privato“. Che era un eufemismo per definire un camorrista con ottimi avvocati.

Lì ho cominciato a chiedermi il senso della parola, privato.

Che casomai i privati siamo noi a cui è stato tolto qualcosa. La parola giusta per indicare l’Individuo Impossessante sarebbe dunque, il Privante.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, esperienze di Miguel Martinez, Firenze, resistere sul territorio, urbanistica e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

38 risposte a Esseri furiosamente sociali (2)

  1. Gino scrive:

    Il comune di Campi è governato da decenni dal PD. Nelle ultime decadi è stato cementificato buona parte del territorio comunale grazie al fatto che il comune ha cambiato la destinazione d’uso dei terreni agricoli facendoli diventare terreni ad uso edilizio. Il male voluto dai compagni di merende non è mai troppo.

  2. Fuzzy scrive:

    https://resoilfoundation.org/news/land-grabbing-sudamerica/
    Oh, allora, l’etrusco se voleva espandere l’influenza della propria città, doveva imbarcarsi in una guerricciola, poi magari guadagnava qualche schiavo per la gestione domestica o la coltivazione del campicello, o qualche lavoro effettivamente sgradevole.
    Ma lo schiavo lo trattava bene, perché era prezioso.
    Immagino che gli Etruschi dotati di schiavi fossero pochi. Diciamo i ricchi.
    Nessuna pretesa di conoscere la civiltà etrusca. Solo breve consultazione del sito Etruschi.eu.
    Adesso una ristretta cerchia di gruppi finanziari e imprenditoriali senza neanche fare la fatica di combattere e il rischio di farsi ammazzare, inquadra un terreno col satellite e ne diventa proprietaria.
    Chi prima abitava in quel posto deve sloggiare e va a far parte degli scarti umani. Si sa che ora il terreno lo coltivi con i grandi macchinari che succhiano gasolio, la chimica, la genetica e recentemente, come in guerra, si è arrivati a utilizzare i droni.
    Risultato: mais transgenico, soia transgenica, maiali, mucche, polli, dalla vita bruttissima e cortissima.
    Tutto legale.
    L’economista plaude
    Il settore agrochimico si sostiene
    Il fondo pensioni elargisce le pensioni
    Domani un gruppo terroristico o anche solo il semplice progressivo esaurimento dei pozzi bloccano l’erogazione del petrolio. Le grandi macchine si fermano.
    Il satellite si oscura e prima o poi cadrà giù in testa a qualcuno, il pensionato non riceverà più la pensione.
    Maiali, mucche e polli resteranno senza mangime ma probabilmente verranno mangiati prima.
    Il contadino sfrattato sarà l’unico ad essere contento e forse a salvarsi la vita.
    Questo è il vero problema dell’accentramento.
    Gli etruschi usciranno dall’oltretomba e rifonderanno la loro grande civiltà che sorgeva proprio dove io ora calpesto il terreno.

    Anche lo smartphone con cui scrivo cazzate, si scaricherà per sempre. Non so proprio come si potrebbe riciclare. Magari il vetro…

    Ah, urbanisticamente parlando, gli dei Etruschi ritorneranno nelle loro città dove risiedevano e metteranno a posto le cose a colpi di fulmini sui suv.

    • fuzzy scrive:

      https://energyskeptic.com/2024/book-review-of-lights-out-a-cyberattack-a-nation-unprepared-surviving-the-aftermath/
      Che poi, si teme l’asteroide, ma si è fiduciosi per quanto riguarda il cyberattacco.
      Il cyberattacco sa di cosa raffinata, ma solo perchè non se ne conoscono i veri rischi.
      Il problema è sempre quello, Crei un grande sistema centralizzato con un centro vulnerabile, e allora sei alla mercè dei peggiori cigni neri.
      Bisognerebbe semplificare e decentrare. Diversamente non se ne esce.
      Non si farà.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      L’etrusco che voleva sbancare una collina per farci una via cava o una necropoli lo faceva senza guerre e prendeva tranquillamente a frustate lo schiavo (senza ucciderlo, perché in tal caso ne avrebbe dovuto comprare un altro) per aumentarne la produttività.

      Quindi il modello che proponi è questo? Colline devastate e frustate?

      • Fuzzy scrive:

        Tarvisii
        Ma sei sicuro che lo schiavo veniva frustato?
        Magari era un raffinato artigiano esperto nella costruzione di tombe. Non a caso, per le necropoli etrusche, si parla di patrimonio dell’umanità.
        Comunque di tombe etrusche ce ne sono di diversi tipi. Anche molto modeste a forma di capanna. Fatti un giro su wikipedia.
        Tarvisii
        La condizione umana è imperfetta. Non adatta a quelli con due “i”.
        Se si incomincia a trovare il difetto a tutto, la vita diventa impossibile.

      • PinoMamet scrive:

        Vado a memoria, ma credo che la società etrusca (bisogna naturalmente distinguere, sono tanti secoli e tante località) fosse divisa nettamente in classi, che facesse ampio uso della schiavitù, e che le classi subalterne diverse volte si ribellarono;
        sempre a memoria e senza ricontrollare, la divisione non solo tra città, ma anche interna, e gli odi sociali, favorirono la conquista romana dell’Etruria

        (Come più avanti quella della Gallia transalpina, altra civiltà divisa in classi, in parte superate da un sistema clientelare in cui molti impoveriti e ridotti alla condizione servile erano alla mercé di pochi arricchiti e “nobilitati”).

        • Fuzzy scrive:

          Tutte le civiltà prima o poi decadono.
          Penso che tu abbia descritto la fase decadente della civiltà etrusca
          Ma qui mi fermo perché di storia non so niente.

          In un commento precedente ne avevo elencato i caratteri positivi, per quello che ho trovato sul sito Etruschi.eu
          Dovrei ripetere tutto.
          Comunque il sito è ancora lì.
          È pure scritto in modo simpatico.

      • Peucezio scrive:

        Non sono un grande fan dell’istituto della schiavitù.

        Ma invito, d’altra parte, a guardare anche oltre lo status giuridico formale: se la passava meglio uno schiavo precettore greco della Roma repubblicana trattato con tutti gli onori e magari poi liberato con una cospicua buonuscita o un bambino che cuce le scarpe 16 ore al giorno in qualche angolo del mondo povero, ma che però giuridicamente è un uomo libero?
        E non dimentichiamo che non ho citato eccezioni, ma situazioni strutturali: il primo era una colonna portante del sistema educativo delle élite antiche, il secondo del capitalismo contemporaneo.

        • PinoMamet scrive:

          Ma la schiavitù antica comprendeva pochissimi schiavi precettori o artisti, e moltissime situazioni paragonabili a quella dei bambini sfruttati che descrivi.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Se la cava meglio il profess… precettore libero dello schiavo che lavora 16 ore al giorno.
          Se la cava meglio il precettore libero di quello schiavo.
          Se la cava meglio quello che lavora 16 ore al giorno libero di quello che lo fa da schiavo.

          In tre ipotesi su quattro se la cava meglio il libero senza ombra di dubbio, per cui mi sembra che la conclusione che possiamo trarne sia univoca.

        • Roberto scrive:

          Peucezio

          Magari io fari paragoni fra cose un po’ più attinenti

          Il tuo precettore schiavo o un banale insegnante pubblico che ha ferie, può stare a casa malato e cambiare lavoro quando si è stufato?

          • Peucezio scrive:

            Guardate che non sto dicendo che gli schiavi per definizione se la passano bene.

            Ho solo detto che non sempre lo status giuridico corrisponde a un vantaggio o svantaggio sostanziale.
            Nella maggioranza dei casi probabilmente sì.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Lo status corrisponde proprio ad uno svantaggio sostanziale. Che può essere compensato da altro, che, però, c’entra poco con lo status in sé.

      • Peucezio scrive:

        Sulla società etrusca non mi sbilancio: non ho le competenze minime per esprimermi.

  3. Peucezio scrive:

    Miguel,
    io credo che il discrimine sia
    “ciò che l’individuo è in grado di usare personalmente“.

    Io mi considero un libertario. Ma non nella versione americana, in cui se io sono una multinazionale posso lasciare alla fame mezzo mondo.
    Se io possiedo un ristorante, faccio mangiare molta gente, ma con i guadagni posso farmi una vacanza ai Caraibi.
    Ma se io sono propretario della McDonald, non sarò mai in grado di mangiare, fare viaggi, andare a puttane in proprizione ai miei soldi: non posso mangiare tonnellate di cibo al giorno, andare contemporaneamente in migliaia di mete turistiche al giorno (non sono ubiquo), andare con diecimila puttane al giorno (ho un cazzo solo, scusate la trivialità). È un tema che ho posto spesso.

    Con ciò, non è necessariamente un male che ci siano concentrazioni di capitale, ma è giusto che queste siano soggette a
    1) tasse,
    2) limitazioni, controlli, vincoli in nome del bene collettivo, che è anche urbanistico, territoriale, di socialità come anche di tutela della natura, del paesaggio, e via discorrendo.

    • PinoMamet scrive:

      Ecco, non solo non trovo nulla da ridire, ma sono completamente d’accordo .

    • Francesco scrive:

      Insomma, si torna sempre all’America di Ike? con la sua IRPEF molto progressiva e il suo moralismo “troppi soldi fanno male all’anima”?

      ci vado a nozze, ci vado!

      😀

  4. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    L’esempio che hai portato di Campi – e che colpevolmente leggo solo ora – è l’esempio perfetto di quello che cercavo di dire a Francesco quando dicevo che la “mano invisibile” non esiste, che cioè il perseguimento da parte del singolo del proprio massimo vantaggio -garantito dall’ordinamento capitalista in linea di principio a tutti i singoli- non porta né necessariamente a una situazione in cui si elimina il danno per chiunque. Indubbiamente il capannone sarà stato venduto e utilizzato in modo da ottimizzare il guadagno per compratori, venditori e utilizzatori; ma la cementificazione rende indisponibile (=di distrugge almeno temporaneamente) altri beni (i manufatti e il bestiame portati via dall’alluvione non più trattenuta dal suolo cementificato)di cui tanti altri godono.

    Viene in mente il dialogo riportato da Saviano fra due camorristi al tempo della Terra dei Fuochi, dove più o meno si diceva così:
    “Capo, dobbiamo piantarla di sversare rifiuti tossici inn campagna. Se vanno nella faglia, poi l’acqua contaminata c’è la beviamo pure noi!”
    “E perché ti preoccupi? Noi beviamo l’acqua minerale!”

    Cuaot!

    Andrea Di Vita

    • Francesco scrive:

      Andrea, Andrea, Andrea

      eppure è così facile individuare l’elemento perturbante del buon funzionamento del mercato! lo Stato mamma che corre a compensare i coglioni cementificatori alluvionati.

      come puoi pensare che gli investimenti siano fatti bene, con i vantaggi privati che non diventano danni pubblici, se lo Stato interviene a proteggere gli imbecilli dalle conseguenze delle loro decisioni?

      chi costruisce una casa o un capannone in una zona a rischio inondazione e non mette in conto il costo dell’assicurazione, se non chi è ingiustamente protetto dallo Stato?

      ciao

      PS nel mio modello, a chi inquina i privati avvelenati fanno causa e l’inquinatore ci rimette. nel modello Saviano, i camorristi vincono sempre e lui vende più libri.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ francesco

        “Stato”

        Tu sei proprio il tipico esempio della persona che pensando solo ai martelli vede un mondo fatto tutto di chiodi.

        Quando ho parlato di danni pubblici io non ho pensato neanche per un secondo ai danni economici, che possono essere coperti da un’assicurazione.

        Quando sei morto annegato dell’assicurazione non te ne fai nulla. E non annega certo solamente chi ha voluto costruire su un terreno non edificabile.

        Qualche anno fa, a Soverato, c’era un campeggio attrezzato per disabili, uno dei pochi della regione Calabria, dove le famiglie di bambini subnormali portavano i figli in vacanza sapendo di trovare personale attrezzato e autorizzato. Il campeggio era stato costruito nel bel mezzo di una fiumara, che è l’equivalente italiano dello “uadi” del Sahara: un letto sassoso di un antico torrente. Lo so bene perché da bambino alle elementari (!) il nostro maestro ci fece leggere un testo del calabrese Alvaro, che all’inizio del secolo raccontava di come da bambino avesse a sua volta sentito i pastori anziani raccomandarsi di non sostare mai e poi mai per nessun motivo in una fiumara: una volta ogni qualche decennio piove sulle montagne, l’acqua si incanala e il vecchio torrente si ridesta, spazzando via tutto in una piena torrenziale tanto piu’ micidiale quanto inaspettata, proprio perché poco frequente.

        A Soverato la piena uccise ventisei disabili nel sonno.

        Capisci che il tuo modo di calcolare i danni pubblici qui non si applica. Indubbiamente i gestori del campeggio ci guadagnavano, ad aver fornito un servizio molto richiesto in una zona libera da costruzioni precedenti, e indubbiamente il comune di Soverato ha guadagnato dalla concessione edilizia. Probabilmente nessuno si ricordava manco più dei racconti dei pastori.

        Chissà se le famiglie delle vittime avevano l’assicurazione.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          non le famiglie, i gestori del campeggio.

          poichè è impossibile prevenire ogni male, occorre cercare di rimediare a quelli che succedono e, ex post, capire come evitare che si ripetano.

          cosa c’entra il Mercato se al comune di Soverato danno concessioni edilizie criminali? scommetto le tue orecchie che le regole c’erano, solo che non se le è filate nessuno

          il che è tipicamente umano, non tipicamente capitalistico

          ciao

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “cosa c’entra il Mercato se al comune di Soverato danno concessioni edilizie criminali? scommetto le tue orecchie che le regole c’erano, solo che non se le è filate nessuno”

            Le “regole” sono una cosa difficile da definire.

            Da tredici anni, la Regione Toscana, in mano al Partito Unico, e il Comune di Firenze, in mano al Partito Unico, insistono sulla creazione di una nuova pista che faccia diventare di Peretola un aeroporto “intercontinentale”, con la stima di poter attirare due milioni di turisti in più l’anno a Firenze, come se ne avessimo bisogno…

            Assieme al Partito Unico, la Confindustria, le grandi banche, i media e i partiti di Destra, nonché il principale investitore che è il nostra amato ciellino console onorario d’Israele.

            Tutti i progetti sono stati autorizzati dal Consiglio dei Servizi ma poi bocciati dal TAR e pochi giorni fa da un testo di ben 164 pagine della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale del Ministero dell’Ambiente.

            Ma Destra e Sinistra e console d’Israele (che nel 2019 prevedeva la fine dei lavori entro il 2021 https://www.firenzetoday.it/cronaca/aeroporto-peretola-data-nuova-pista.html ) vanno avanti come un carro armato lo stesso, dicendo che “non c’è stata alcuna bocciatura”, basta adattare il progetto alle 164 pagine di obiezioni…

            Quando faranno la pista, e arriverà l’alluvione, chissà cosa diranno gli avvocati…

            • Francesco scrive:

              con questa logica si finisce a Putin o a Mussolini: ha ragione chi vince e vince chi ha più carri armati

              pure in tempo di pace

              eh anche no dai!

              ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “con questa logica si finisce a Putin o a Mussolini: ”

                leggo, rileggo e trileggo. E non capisco.

              • Francesco scrive:

                se “le regole” non sono nulla, solo una pagliuzza nell’occhio dei potenti che solerti avvocati riescono a togliere, cosa resta?

                la pista dell’aeroporto e la guerra di tutti contro tutti. che è esattamente la teoria che giustifica il colpo di stato di Benito Mussolini e il suo disprezzo per elezioni, libertà, diritti e ogni cosa potesse intralciarlo

                non credo abbia ragione in teoria, il Pelato.

                ciao!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “la pista dell’aeroporto e la guerra di tutti contro tutti. che è esattamente la teoria che giustifica il colpo di stato di Benito Mussolini e il suo disprezzo per elezioni, libertà, diritti e ogni cosa potesse intralciarlo”

                ????

                Mussolini, aeroporto di Firenze, colpo di stato, elezioni????

                Decriptare, per cortesia.

              • Francesco scrive:

                Quando faranno la pista, e arriverà l’alluvione, chissà cosa diranno gli avvocati…

                lo hai scritto tu, che la pista è contro tutte le leggi e le regole e la faranno lo stesso!

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “lo hai scritto tu, che la pista è contro tutte le leggi e le regole e la faranno lo stesso”

                Capisco l’obiezione. Ma ogni volta che si solleva un’obiezione, hanno trovato la risposta: “non puoi distruggere un’oasi naturale protetta!” “ma noi pianteremo tantissimi alberi!” “non puoi deviare dei fiumi!” “ma noi faremo delle grandi tubature!” Per questo non sono sicuro di come andrebbe a finire.

        • Roberto scrive:

          ADV

          “ il comune di Soverato ha guadagnato dalla concessione edilizia”

          Chissà… dare una concessione edilizia in un letto di un fiume è una cosa da totali imbecilli, e senza scomodare i ouadi, chiunque abbia fatto un giorno di campeggio in vita sua lo sa (ma aggiungerei chiunque ha un minimo di buon senso)

          A me a naso sembra uno dei classici abusi edilizi che hanno funestato la nostra penisola, magari sanato all’amico….

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        ” lo Stato mamma che corre a compensare i coglioni cementificatori alluvionati.”

        Campi è un comune di 46.000 abitanti. Di questi, tanti sono “cementificatori”, volendo: il contadino che ha venduto il terreno invece di tenerselo, la banca che presta soldi per il capannone, l’assicurazione che non fa una valutazione sufficiente rigorosa, l’assessore che stila il piano urbanistico che permette la cementificazione di determinate aree, gli operai che accettano di lavorare in una fabbrica che ha prosciugato mussolinianamente una palude…

        Però tra i 5000 campigiani direttamente colpiti dall’alluvione, molti sono anche quelli che da anni denunciano la cementificazione, fanno parte dei comitati contro l’espansione dell’aeroporto, si sono battuti contro l’inceneritore della Piana, o magari sono contadini che non hanno mollati i loro terreni.

        • Francesco scrive:

          piano con la confusione, i colpevoli sono il committente dell’opera e chi gli ha dato il permesso

          gli altri sono assolutamente innocenti

          sui danni da alluvione, mi auguro si possano chiedere i danni ai colpevoli, sennò tanto vale tornare ai tempi del Cid Campeador e delle faide

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “sui danni da alluvione, mi auguro si possano chiedere i danni ai colpevoli”

            Allora, io sono il 345esimo imprenditore a Campi ad aver chiesto i permessi per costruire un capannone.

            Mi sono presentato con un progetto con tutti i crismi al funzionario (che vive nel terrore di fare la mossa sbagliata) che ha controllato tutti i regolamenti e alla fine ha rilasciato il nullaosta. Anche perché se NON lo rilascia, denunciano a lui.

            Arriva l’alluvione, dovuta all’impatto congiunto non solo di 345 costruttori di capannoni, ma di un modo intero – perfettamente legale – di sbucaltare l’esistente.

            Chi è che dovrebbe pagare?

            • Francesco scrive:

              Chi è che ha scritto i regolamenti? l’unico possibile colpevole è quello lì, nel tuo scenario.

              Ciao

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “Chi è che ha scritto i regolamenti? l’unico possibile colpevole è quello lì, nel tuo scenario.”

                Di Autori di Regolamenti ne conosco diversi.

                Alcuni odiosi.

                Altri però come la povera E., che vorrebbe rivoluzionare il mondo, permettere che a Firenze trovino spazio tante iniziative di cittadini attivi nell’interesse generale, ma ha il terrore di ogni mossa che fa.

                Non si può regolamentare e prevedere tutto, anche perché altrimenti si fermerebbe il mondo.

                Pensa a quella cosa geniale che hai appena detto sulla Corrente del Golfo: è colpa di un funzionario inglese che nel 1821 non ha vietato l’uso del carbone per fare l’acciaio (date inventate!)?

                In un certo senso sì. Ma come poteva prevederlo?

              • Francesco scrive:

                Esatto. Ci sono moltissime cose che non si possono prevedere e pensare che sia colpa di qualcuno è stupido.

                Però molte altre sono prevedibili, ormai ben note. Tipo che quando piove ci si bagna. O che a sversare la merda chimica nel torrente la gente crepa.

                Per quelli ci sono leggi e giudici e sbirri, spero, che io li pago.

                Ciao

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        ” nel mio modello, a chi inquina i privati avvelenati fanno causa e l’inquinatore ci rimette”

        Pienamente d’accordo. Ma stai parlando di quello che di notte sversa cianuro nel fiume sotto la fabbrica.

        In altri casi, non è per nulla semplice capire chi è il colpevole, perché i grandi danni ambientali sono il frutto di centinaia di migliaia di piccole decisioni, nessuna delle quali necessariamente un reato al momento in cui è stata presa.

        L’inquinamento dei cieli da parte degli aerei è un danno catastrofico, ma chi mi farà causa perché tempo fa ho ordinato un tablet prodotto in Cina e arrivato in poche ore a casa mia, rispettando tutte le prescrizioni in vigore al momento?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *