Vita comune in Olanda (2)

Alla prima parte

Quando ero in Egitto, un pittore (che mi confidò in segreto, per lui Dio era amore, ma non poteva dirlo in pubblico) mi raccontò di come il profeta Muhammad avrebbe detto,

اطلبوا العلم ولو في الصين

“Cercate la sapienza, fosse pure in Cina”

Ci sono un sacco di cose da dire contro l’Olanda, a partire dai bidoni di caffè e dai panini al formaggio e al prosciutto, che sono l’apice della cucina locale.

I nostri amici di Grenoble ne parlano, a ragione, così:

“Siamo partiti per fare un’inchiesta sul paese dell’artificializzione – esso stesso artificiale – altrimenti detto i Paesi Bassi. Un paese vago e mobile, che arriva fino all’Artois, quasi fin alla Picardie, e lancia i suoi tentacoli nel mondo intero.

Ogni volta che si scava sotto gli Stati Uniti e il Regno Uniti, si esumano le Province Unite: la prima repubblica (borghese) d’Europa, la prima rivoluzione agricola, la prima industria, la “nazione capitalista per eccellenza” (Marx), un impero commerciale e marittimo globale, dalle Americhe all’Africa del sud, dalle Antille all’Indonesia”.

Lo sputo di terra, per la maggior parte sotto il livello del mare, che chiamano giustamente Paesi Bassi è la quindicesima economia del mondo, ed è il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli dopo gli Stati Uniti. E succhiano pure il sangue del continente offrendo un paradiso fiscale alle ditte europee e non.

Per cui hanno sicuramente un sacco di soldi da investire.

Però l’Italia investe nel devastare le proprie montagne per ospitarci le Olimpiadi invernali, mentre l’Olanda investe anche nel promuovere iniziative cittadine.

E lo fa perché questa monarchia è una repubblica da quattro secoli.

Mi spiegano che la maggior parte delle scuole non sono statali.

“Cioè sono private?”

“No, ci sono le scuole private a pagamento, ma sono poche. Le scuole le fanno le famiglie, decidono come farle entro certe regole generali, poi lo Stato paga i costi. Ma qui da noi i vigili del fuoco sono tutti volontari, e anche la polizia è fatta in gran parte di volontari”.

I potenti mezzi dell’asilo nido olandese

Quando lo racconto a un’amica italiana insegnante, lei ricorda,

“sono andata in Olanda per un progetto, e c’era questa scuola elementare stranissima, piena di mamme musulmane velate che facevano le pulizie e lavoravano in cucina!”

Infatti, il comunitarismo olandese non è limitato all’etnia degli autoctoni.

Siamo in periferia di Amsterdam, nell’Indische Buurt: il buurt è l’unità minima, il rione se vogliamo. E la parola indische ci ricorda che, come diceva Malcolm X, the chickens come home to roost.

L’Olanda è un’idrovora che introietta umanità da tutto il mondo, nelle sterminate case operaie delle periferie, con i loro bei mattoni rossi e neri.

Ma anche lì vedi una casa che al marciapiede si presenta così:

Il Meevart è il cuore del buurt.

Un gruppo di residenti del rione (a quanto pare tutti provenienti da famiglie di migranti) ha sollevato ciò che chiamano Uitdaagrecht o “Right to Challenge”, riconosciuto da un gran numero di comuni olandesi: il diritto della comunità locale di proporre un progetto alternativo di utilizzo di un servizio pubblico, e il dovere dell’istituzione pubblica di ascoltare.

E così da undici anni il centro, frequentato da qualcosa come 5000 dei 22.000 residenti del rione, con una settantina di volontari (e due stipendiati, uno per la gestione amministrativa e uno per le pulizie), organizza una quantità impressionante di attività, mantenendosi con l’affitto di alcuni spazi e con fondi del Comune.

Il Meevart ha anche una propria valuta complementare, il Makkie, che si guadagna lavorando come volontario nel centro, e che si può spendere sia nel centro stesso, sia in una rete di 300 negozi rionali.

Ora, la valuta complementare è un elemento importante, perché è l’unico modo per riconoscere l’immensa mole di lavoro reale che fanno le persone per curare i luoghi in cui vivono, e fare in modo che questo lavoro reale venga riconosciuto localmente.

Chiediamo al coreano che cura l’amministrazione e al ragazzo nero con i dreadlock che cura il ristorante come si organizzano.

“Applichiamo la sociocrazia“.

E qui improvvisamente capisco qualcosa dell’Olanda: il pragmatismo utopico.

La sociocrazia non l’ha inventata un poeta o un accademico, l’ha inventata un ingegenere elettrotecnico, ex-militare e proprietario di una fiorente ditta di prodotti elettrotecnici, per far funzionare meglio la sua azienda.

Tutti vengono coinvolti nella gestione, in circoli che si occupano di temi specifici (nel Meevart, può essere il teatro, oppure le attività per i bambini) e che devono sempre arrivare all’unanimità nelle decisioni; poi ogni circolo manda due rappresentanti a un circolo centrale più alto, dove ci deve essere di nuovo unanimità. E dove possono assistere anche i rappresentanti delle istituzioni pubbliche.

Carnivoro olandese

Continua…

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322 risposte a Vita comune in Olanda (2)

  1. fuzzy scrive:

    Mi sa che con l’Olanda c’entri poco. Magari dipende da quanto inquinamento c’è da quelle parti.
    https://www.rinnovabili.it/ambiente/inquinamento/lesposizione-cronica-allinquinamento-danneggia-il-sistema-immunitario/
    Circa due anni fa scriveva già quello che si può ritrovare in questo articolo successivo.
    https://nuovabiologia.it/serie-covid-19-ep-3-cosi-non-ne-usciamo/
    Profetica Daniela Conti.

  2. roberto scrive:

    Miguel

    “l’immensa mole di lavoro reale che fanno le persone per curare i luoghi in cui vivono”

    tutto molto interessante….con un *ma* che ho sempre in testa quando leggo da te di queste storie

    in quel tipo di società, che spazio hanno quelli che per pigrizia, mancanza di tempo, mancanza di capacità, indole, scelta NON partecipano a questa enorme mole di lavoro?
    vigili del fuoco volontari, cura dei luoghi volontaria, scuole in cui i genitori puliscono, polizia volontaria…. ma se io esco di casa per lavorare alle 7.30 e torno alle 19.30, e la sera ho solo voglia di stare con i miei figli/andare a giocare a basket e il week end voglio andare a passeggiare nei boschi (oltre ad occuparmi di tutte le cose della vita quotidiana, spese, amministrazione…)…quale sarebbe il mio posto nella comunità di volenterosi?

    potrei lo stesso usare il parco, fino a ieri pubblico?
    potrei mandare i figli a scuola?
    i pompieri spegnerebbero l’incendio della mia casa?

    nella società attuale, se io non do nulla alla società, a parte una frazione più o meno grande del mio stipendio, ho comunque qualcosa, il parco è pubblico, la scuola pure e i pompieri vengono quando li chiamo

    nella società in cui quelle cose sono “commons”, se io non partecipo, cosa mi succede?

    ps no, non mi dire “tutti abbiamo qualcosa da dare” non è per niente vero e comunque è proprio una questione di scelte, potrei benissimo andare a una assemblea di commoners invece che andare a giocare a basket….

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “in quel tipo di società, che spazio hanno quelli che per pigrizia, mancanza di tempo, mancanza di capacità, indole, scelta NON partecipano a questa enorme mole di lavoro?”

      Faccio fatica a capire la tua obiezione.

      Oggi viene esclusivamente riconosciuto il lavoro individuale/da mercato, quindi il tuo lavoro da legale o il mio da traduttore.

      Quindi se vogliamo fare solo quello, siamo in una botte di ferro.

      Ma noi si vorrebbe ANCHE far riconoscere in qualche minuscola misura la grande mole di lavoro di “cura” che fanno tante persone.

      Non credo che i Makkie che il disoccupato che fa le pulizie al Meevart e che poi scambia con un piccolo sconto sul pane al negozio sotto casa ti faccia “succedere qualcosa”. Casomai, finalmente succede qualcosa (in senso positivo) per il suddetto disoccupato.

      • roberto scrive:

        miguel

        “Faccio fatica a capire la tua obiezione.”

        è una cosa che ho spesso evocato

        c’è una spiaggia pubblica, dove tutti possono andare
        diventa “common” delal comunità locale composta dai signori A – S

        A B C si rompono la schiena per pulirla ogni giorno
        D E fanno i volontari all’entrata
        F G fanno i bagnini volontari
        H I L gestiscono un’area giochi e il bar
        M e N non fanno nulla di preciso ma aiutano tutti
        O P Q R arrivano ad ora di pranzo e portano panini e acqua per tutti

        S che non ha fatto niente, arriva e mette il suo asciugamano sulla spiaggia, come la prenderanno A-R?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “S che non ha fatto niente, arriva e mette il suo asciugamano sulla spiaggia”

          1) stai parlando di una spiaggia, che interessa a tanti, non del Meevart: nessun cittadino di Amsterdam ha interesse ad andarci se non gli piace collaborare con altri per costruire qualcosa.

          2) comunque nel nostro giardino, la regola è semplice: possono entrare tutti i bambini; i bambini devono essere accompagnati, per cui possono entrare in numero proporzionale degli adulti. Poi se vogliono collaborare come volontari, tanto meglio; l’importante comunque è che non fumino, non bevano alcolici e non gettino i rifiuti per terra. Insomma non vanifichino il lavoro dei volontari.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Miguel Martinez

            ““S che non ha fatto niente, arriva e mette il suo asciugamano sulla spiaggia””

            Ora, il 90% degli spazi sono comunque privatizzati.

            A Santo Spirito è vietato sostare sui gradini della chiesa. E quindi se ci vuoi stare, ti devi mettere seduto a un bar. Prova a farlo senza pagare.

            Al nostro giardino puoi entrare invece senza pagare e senza lavorare.

            • roberto scrive:

              Miguel

              prova ad astrarre da firenze e dal tuo giardino (per dire, dove vivo io spazi pubblici ce ne sono finché vuoi, dove vive mio fratello, negli usa ce ne sono meno che a firenze) e ad immaginare una società in cui il common sia la regola:

              ogni cosa è curata da una comunità e questo crea una “mole di lavoro enorme” e nela comunità “tutti vengono coinvolti nella gestione”

              magri funziona tutto a meraviglia, ma il mio punto è, chi non è coinvolto nella gestione per un motivo o un altro…che spazio avrà nella comunità? fino a che punto la comunità, di formiche può essere generosa nei confronti delle cicale o delle formiche di altri formicai?

              per me sono questioni che bisognerebbe affrontare

              PS ti avevo parlato tempo fa degli spazzaneve nel gran ducato e negli usa

              qui sistema pubblico. pago le tasse, nevica, viene un camioncino a spazzare la neve. Io mi godo la serata e il giorno dopo giro su strade decentemente pulite

              USA, sistema che definirei common: un gruppetto di volenterosi si mette insieme per comprare uno-due plow da attaccare ad un paio di truck (cose enormi al confronto dei quali il suv è una scatoletta)…i tizi con i truck puliscono le strade del quartiere, hanno o sticker “an hero amongst us”, la vecchietta fa la torta di mele, aunt Karen offre il caffé caldo a tutti, i bambini spalano la neve davanti alla casa degli eroi…tutti sono felici ed amici…ma poi nessuno può uscire dal quartiere perché nessuno ha pulito la strada affianco 🙂

              ma a prescindere dal finale, quanto ci vorrà finché gli eroi non si stuferanno di pulire davanti alla casa di roberto?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “prova ad astrarre da firenze e dal tuo giardino (per dire, dove vivo io spazi pubblici ce ne sono finché vuoi, dove vive mio fratello, negli usa ce ne sono meno che a firenze) e ad immaginare una società in cui il common sia la regola: ”

                Vabbè’, posso anche immaginarmi una società in cui tutti viviamo tutti sott’acqua, o dove ci sono cento volte più lupi che persone.

                Il commoning nasce spontaneamente ovunque e viene immediatamente stroncato. Noi ci stiamo chiedendo se sia possibile ogni tanto trovare il modo di lasciarlo crescere spontaneamente senza ammazzarlo appena mette fuori la testolina.

              • Miguel Martinez scrive:

                Poi io posso anche immaginarmi che con le crisi convergenti che stiamo vivendo, si debba a un certo punto scegliere se uscire dalla “crescita” solo tramite soluzioni autoritarie e controllo digitale totale,

                https://futurism.com/the-byte/companies-investing-tech-scan-employees-brains

                oppure dando spazio a un’economia più spontanea e umana, basata sul commoning.

                Non sono ottimista, e penso che prevarrà esclusivamente la prima forma, ma un angolino vorrei che si potesse riservare al commoning lo stesso.

              • roberto scrive:

                Miguel

                “Viene immediatamente stroncato”

                Per fortuna che ho scritto
                “con questo non voglio assolutamente buttare via il bambino common con l’acqua sporca…”
                🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Per fortuna che ho scritto”

                Mica intendevo che lo stroncavi tu. Mi riferivo alle istituzioni, almeno in Italia e fino a tempi molto recenti.

            • roberto scrive:

              con questo non voglio assolutamente buttare via il bambino common con l’acqua sporca…vorrei però offrire uno spunto di riflessione sulla necessità di non buttare il bambino pubblico con l’acqua sporca

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “i pompieri spegnerebbero l’incendio della mia casa?”

      Non so come funzionino le scuole olandesi. I pompieri ovviamente spengono gli incendi, come quelli della Misericordia a Firenze ti vengono a portare al Pronto Soccorso. Ah, ieri c’era una signora nemmeno tanto anziana che mi raccontava che si ricordava ancora di quando quelli della Misericordia facevano i soccorsi con il saio nero e incappucciati!

    • Peucezio scrive:

      Da comunitarista, che trova esaltante l’idea della scuola fatta dalle famiglie anziché dallo stato, devo però riconoscere che le obiezioni di Roberto sono molto fondate.
      La comunità ha le sue contropartite ed esiste un gacibinismo in scala ridotta, in miniatura.
      Il problema è che l’individuo, la comunità, lo stato, il privato sono tutte categorie metafisiche e, come tali, potenziali prigioni omologanti.

  3. roberto scrive:

    Miguel

    “devono sempre arrivare all’unanimità nelle decisioni”

    magari te ne parlo in privato, ma io professionalmente ci ho vissuto in situazioni del genere (capi nordici per i quali ogni decisione deve essere presa all’unanimità)….sono scappato, è un vero incubo….finché tutti vanno d’accordo ok, poi davvero nella migliore delle situazioni non si prende più *nessuna* decisione, nelle peggiori ci si uccide

    siente ‘a mme, l’unanimità è una meravigliosa pessima idea

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “.sono scappato, è un vero incubo…”

      infatti, anch’io ho dei dubbi su questo metodo. Pensavo che fosse una roba da “fricchettoni di sinistra”, scopro adesso (tra l’Olanda e te) che si usa anche in situazioni “professionali”.

      Poi è vero che qui si parla, non dell’azienda, ma di “casa nostra”, ed è bene che tutti siano il più possibile d’accordo: è il sistema che si usa anche nei villaggi messicani.

      • Antonino scrive:

        1) Chissà perchè, ma quando parlavi di sociocrazia inventata da un elettrotecnico mi è venuto in mente Adriano Olivetti: sono forse sotto l’influsso della mitologia illuminata sabauda?
        2) L’unanimità è l’alimento base per qualsiasi iniziativa che parta dal Basso. Quando si raggiunge un certo grado di negentropia (autoorganizzazione, a spese di qualche risorsa perlopiù esterna), si è portati ad affidarsi a qualche Elevato, più o meno sorretto da una procedura di consenso; e l’unanimità viene lasciata ai bassifondi, che così diventano esternalità. Coi loro bei quartieri e giardini.
        3) I bassifondi, specie quando sono esternalità fondate su qualche forma di democrazia diretta, alimentano l’Impero. Il quale non rinuncia alla sua negentropia, che è retta dalla sua macchina del consenso “democratico” fondato invece sulla rappresentanza. Evidentemente, senza democrazia rappresentativa cadrebbe il palco. E travolgerebbe anche i bassifondi, anche se non necessariamente per primi, con o senza moneta complementare.
        4) Ma se il confine tra democrazia diretta e rappresentativa coincide col confine tra realtà sociale e finzione, basta una minima perturbazione per far crollare comunque il palco. Non basta più trasferire i bassifondi in un nuovo polder o al riparo di un nuovo MOSE. Serve, come minimo, che la moneta complementare si elevi. Chi s’inventa il trucco per farlo è bravo.

    • Peucezio scrive:

      Roberto,
      però a volte la paralisi è l’opzione meno peggiore, perché agendo si fanno danni.

      • roberto scrive:

        basta rendersi conto che una scelta

        tizio vuole la paralisi
        caio vuole andare a destra
        sempronio vuole andare a sinistra
        mevio non è sicuro

        se ci vuole l’unanimità, resteranno fermi e quindi volens nolens tutti faranno quello che voleva tizio

        scegliendo l’unanimità si sceglie di fare regolarmente quello che vuole tizio

        • PinoMamet scrive:

          Interessante, non ci avevo mai pensato ma in effetti è vero…

          comunque anche a me l’unanimità non è mai sembrata una grande idea.

        • Peucezio scrive:

          Roberto,
          sai qual è l’unica cosa che mi preoccupa? Se si decide una cosa che riguarda anche me contro la mia volontà.

          È ovvio che uno stato non può funzionare così, ma se parliamo di piccole comunità è diverso.
          Se il condominio vuole fare una miglioria e io non sono d’accordo, che se la paghino quelli che la vogliono fare oppure ci rinuncino.

          • roberto scrive:

            Si capisco, ma guardala anche dal senso opposto: se tu vuoi fare una miglioria non puoi farla se uno dei condomini non è d’accordo (nel tuo esempio intendo)

            Immagino che ci siano situazioni in cui l’unanimità è necessaria, ma in linea di massima diffido fortemente

            • Peucezio scrive:

              Io direi che il punto è la misura dell’impatto sul singolo.
              Se si tratta di cambiare la ditta che fa le pulizie, alla fin fine una bisogna pur sceglierne.
              Ma se si fanno cambiamenti sostanziali e impattanti sulla vita di tutti gli interessati, io credo che ci vorrebbe l’unanimità.

              • roberto scrive:

                si sono in sostanza d’accordo, ma ovviamente è difficile capire in ogni situazione se è un cambiamento sostanziale o no

                nel tuo esempio certamente no, se penso a “installazione di pannelli solari” già esito di più

        • Peucezio scrive:

          Inoltre il tuo esempio a mio avviso non è del tutto pertinente, perché un’omissione non si può mettere sullo stesso piano di un’azione.

          • roberto scrive:

            Perché?

            • Peucezio scrive:

              Perché per modificare la situazione è giusto che si sia tutti d’accordo, mentre lo statu quo si ritiene tacitamente approvato da tutti fino a quel momento.

              • roberto scrive:

                peucezio

                “per modificare la situazione è giusto che si sia tutti d’accordo”

                però pensa al tuo esempio: per cambiare la ditta di pulizie è giusto che tutti siano d’accordo? secondo me no

  4. Francesco scrive:

    In effetti anche io ho letto con attenzione (insomma, attenzione post-prandiale) fino alla parola “unanimità”.

    In famiglia di mia madre erano sette (sei sorelle e un fratello): la necessità dell’unanimità per motivi di concordia familiare ha creato un sostanziale immobilismo per decenni, nella gestione della casa comune. E mi ha lasciato una pessima impressione dell’unanimità.

    Poi sono arrivate le mie riunioni di condominio, da cui esco sempre rendendo devotamente grazie al voto a maggioranza!

    figurati se avessi bisogno di essere unanime con MM sull’invio di armi all’Ucraina o sulla costruzione del MOSE!

    😀

  5. Miguel Martinez scrive:

    https://futurism.com/the-byte/companies-investing-tech-scan-employees-brains
    (tradotto con DeepL)

    Le aziende stanno già investendo nella tecnologia per la scansione del cervello dei dipendenti

    “Il potenziale distopico di questa tecnologia non ci sfugge”.

    Spie del cervello

    Non è un segreto che molti capi vorrebbero entrare nella testa dei loro dipendenti. E ora, forse purtroppo per questi ultimi, potrebbero iniziare a farlo davvero.

    Negli ultimi anni sono nate diverse aziende che offrono ai datori di lavoro dispositivi di lettura della mente per la loro forza lavoro. InnerEye, per esempio, è un’azienda israeliana che sostiene che le sue cuffie combinano l’apprendimento automatico con il potere innato della mente umana, aiutando i lavoratori a eliminare l’indecisione e a lavorare più velocemente che mai. Emotiv, una startup di San Francisco, sostiene di essere in grado di monitorare il benessere dei dipendenti con cuffie EEG wireless.

    “Collegando uomini e macchine”, si legge sul sito web di InnerEyes, “InnerEye combina il meglio di entrambi i mondi”.

    Distopico? Certo, ma queste aziende non sono un caso isolato. Come riporta IEEE’s Spectrum, si tratta di un mercato in espansione e i datori di lavoro stanno iniziando a investire.

    Bossware Lite

    La presentazione generale di questa classe di dispositivi è familiare, anche se non conveniente: si tratta di uno strumento non solo per migliorare la produttività, ma anche per garantire il benessere dei dipendenti. Tecnicamente potrebbero monitorare i dipendenti, ma solo per il loro bene. Aiutando i dipendenti a prendere decisioni rapide e quasi senza pensieri, l’intelligenza artificiale di InnerEye trasforma i lavoratori di tutti i giorni in superuomini. Emotiv vuole solo rendere felici i lavoratori.

    “Il potenziale distopico di questa tecnologia non ci sfugge”, ha dichiarato a Spectrum Tan Le, CEO e cofondatore di Emotiv. “Per questo siamo molto attenti a scegliere partner che vogliano introdurre questa tecnologia in modo responsabile: devono avere un desiderio genuino di aiutare e responsabilizzare i dipendenti”.

    È importante notare che questo approccio di marketing orientato verso i dipendenti distingue questi dispositivi – almeno negli sforzi di branding – dal “bossware”, un settore in crescita della tecnologia di consumo impegnata a offrire la sorveglianza dei dipendenti in un mondo guidato dal lavoro remoto.

    Tuttavia, il marketing è solo questo: marketing e, data la prevalenza del datamining e la costante ascesa del bossware, si può perdonare ai dipendenti esitanti di sentirsi increduli nei confronti delle cuffie che leggono la mente, soprattutto per la loro privacy. (Da parte loro, Le di Emotiv ha dichiarato a Spectrum che i dati dei suoi EEG appartengono al lavoratore, che deve “consentire esplicitamente che una copia di essi venga condivisa in forma anonima” con i superiori).

    Ma anche a prescindere dalla privacy, non è ancora chiaro se i lavoratori vogliano davvero queste cose. Ma in base all’apparente interesse di alcuni datori di lavoro, è possibile che alla fine non sia una scelta di alcuni.

    “Penso che ci sia un interesse significativo da parte dei datori di lavoro”, ha detto a Spectrum Karen Rommelfanger, fondatrice dell’Istituto di Neuroetica. “Non so se ci sia un interesse significativo da parte dei dipendenti”.

  6. Miguel Martinez scrive:

    Sempre con DeepL…

    https://www.timesofisrael.com/sperm-counts-worldwide-fell-by-62-in-under-50-years-israeli-led-study-finds

    Il numero di spermatozoi nel mondo è crollato del 62% in meno di 50 anni, secondo uno studio condotto da Israele

    Secondo una nuova ricerca condotta da Israele, il numero di spermatozoi in tutto il mondo è crollato del 62% dal 1973.

    Secondo gli autori, lo studio suona un campanello d’allarme sia per la fertilità maschile che per la salute dell’uomo in generale. Il basso numero di spermatozoi, infatti, è considerato un indicatore della salute degli uomini e i bassi livelli sono associati a un aumento del rischio di malattie croniche, cancro ai testicoli e riduzione della durata della vita.

    “Dovremmo essere stupiti e preoccupati da questa scoperta”, ha dichiarato il Prof. Hagai Levine dell’Università Ebraica di Gerusalemme, che ha guidato lo studio, sottoposto a revisione paritaria, insieme alla Prof.ssa Shanna Swan della Icahn School of Medicine di New York.

    “La tendenza al declino è molto chiara”, ha dichiarato al Times of Israel. “Si tratta di una scoperta straordinaria e mi sento responsabile di consegnarla al mondo. Il declino è molto reale e sembra stia accelerando”.

    L’ultimo studio di Levine sul numero di spermatozoi, nel 2017, ha suscitato grande attenzione dopo aver riportato che il numero di spermatozoi tra gli uomini di America, Europa, Australia e Nuova Zelanda è diminuito di oltre il 50% tra il 1973 e il 2011. Il nuovo studio, che copre gli anni dal 1973 al 2018, dispone di sette anni in più di statistiche e ha una portata geografica molto più ampia, coprendo circa 53 Paesi.

    Levine e i suoi colleghi sono giunti alle loro conclusioni snocciolando i numeri di centinaia di studi sottoposti a peer-review e aggiustando le statistiche complessive nel tentativo di eliminare i dati potenzialmente distorsivi. Per esempio, gli uomini che hanno controllato la conta spermatica a causa di problemi di fertilità non sono stati inclusi nel nuovo studio.
    Immagine illustrativa che mostra la differenza tra un campione di sperma con un basso numero di spermatozoi rispetto a un campione con un numero di spermatozoi normale (olando_o via iStock by Getty Images)

    La ricerca è stata pubblicata martedì sulla rivista Human Reproduction Update. Il calo del 62% riguarda la conta spermatica, ovvero il numero di spermatozoi presenti in un’eiaculazione media.

    La concentrazione di spermatozoi per millilitro di sperma è scesa del 52% e si attesta a circa 50 milioni. Questo dato è ancora ben al di sopra del limite fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, al di sotto del quale si considera che gli uomini abbiano una bassa concentrazione di spermatozoi, ovvero 15 milioni per millilitro.

    Ma Levine ha fatto riferimento a ricerche che suggeriscono che la fertilità inizia a diminuire quando la concentrazione di spermatozoi scende sotto i 40 milioni per millilitro – e ha detto che al ritmo del declino attuale, questo numero è destinato a diventare la media globale entro un decennio.

    “Inoltre, stiamo guardando le medie e se oggi gli uomini hanno una media di 50 milioni di spermatozoi per millilitro, c’è un gran numero di uomini che oggi ha meno di 40 milioni di spermatozoi per millilitro – in altre parole, una fertilità che è effettivamente subottimale”.

    Parlando dei risultati complessivi dello studio, Levine ha affermato che: “I nostri risultati servono come un canarino in una miniera di carbone. Abbiamo per le mani un problema serio che, se non mitigato, potrebbe minacciare la sopravvivenza dell’umanità. Chiediamo con urgenza un’azione globale per promuovere ambienti più sani per tutte le specie e ridurre le esposizioni e i comportamenti che minacciano la nostra salute riproduttiva”.

    Swan ha detto che il suo studio non esplora le cause del declino del numero e della concentrazione di spermatozoi, ma altri ricercatori hanno collegato il calo del numero di spermatozoi all’obesità diffusa, agli stili di vita sedentari, al fumo, all’esposizione ad alcune sostanze chimiche e pesticidi e ad altri fattori.

    Swan ha affermato che il calo del numero di spermatozoi fa parte di un più ampio declino degli aspetti della salute degli uomini.

    “Il preoccupante calo della concentrazione spermatica e del numero totale di spermatozoi degli uomini, pari a oltre l’1% all’anno, riportato nel nostro articolo, è coerente con le tendenze negative di altri aspetti della salute degli uomini”, ha affermato. “Queste includono il cancro ai testicoli, le alterazioni ormonali e i difetti genitali alla nascita, oltre al declino della salute riproduttiva femminile. È chiaro che questa situazione non può continuare senza controllo”.

    • Moi scrive:

      NON mi è nuova , TRIGGER ALERT :

      ne aveva già parlato l’ Innominabile 🙂 , trovando ciò una perfettamente logica spiegazione del fatto che i Patriarchi della Tanakh potessero essere così longevi e così vigorosi in età per noi “decrepite” … altro che allegorie claniche :

      semplicemente, nella loro Tzelà del DNA umano c’erano più geni da Elohim che esponenzialmente degenerano nel tempo … cosa che quindi spiegherebbe la “descalation” di longevità dei Patriarchi nel testo della Tanakh dopo che cessano i trattamenti Barà biotecnologici.

      🙂

      😀

  7. Moi scrive:

    Cmq in Olanda con la Liberalizzazione dell’ Eutanasia “ci van giù pari” : dato di fatto oggettivo, qualcuno lo riterrà positivo … qualcunaltro negativo.

  8. Moi scrive:

    Olie London rilancia : dopo aver “transizionato” da uomo Britannico a uomo Coreano … “alza la posta” come donna Coreana :

    https://www.dailymail.co.uk/tvshowbiz/article-10789279/Influencer-Oli-London-claims-Korean-comes-transgender-woman.html

    NON è l’ unica fonte

  9. Moi scrive:

    @ MIGUEL / PANISCUS / ANDREA DI VITA … TUTT*

    The Queer Universe: A quantum explanation

    https://www.youtube.com/watch?v=4NGz3iclZq4

    Dr. Jessica Esquivel, a particle physicist and recognized advocate for creating just and equitable spaces in physics who was recently honored with a 3D printed statute in her honor by the Smithsonian, utilizes her expertise on the intricacies of the quantum realm to explain that the universe at its smallest scales is non-binary and queer.

    Dr. Jessica Esquivel is an Associate Scientist at Fermilab where she works on the Muon g-2 Experiment which recently announced its exciting Run 1 results, increasing the experiment/theory tension from 3.7σ to 4.2σ. She is one of ~100 Black women with a Ph.D. in physics in the country, the 2nd black woman to graduate with a Ph.D. in physics from Syracuse University, and the 3rd Black woman to hold an Associate Scientist position at Fermilab.

    Her graduate research focused on studying ghostly particles called neutrinos interacting in the MicroBooNE Experiment using innovative machine learning techniques like those used in facial recognition software.

    • tomar scrive:

      Cioè? E che ci azzecca la dimensione quantica con i mammiferi, unici vertebrati incapaci di riprodursi per partenogenesi?

      • Miguel Martinez scrive:

        “Queer Universe”

        “just and equitable spaces in physics ”

        La formula precisa sarebbe?

        • Moi scrive:

          Oddio … vuoi proprio l’ Equazione ? 😉

          Prova a chiedere ad Andrea Di Vita … oppure a qualcuna in casa 😀 !

          Cmq, il senso più o meno dovrebbe essere che la Fisica Quantistica è “Queer” rispetto alla “Fisica Classica”, scilicet “Newtoniana”.

          MA la scienza NON è fatta di metafore suggestive …bensì di sperimentazione (quando possibile) e comunque sempre di astrazione e matematizzazione !

          • paniscus scrive:

            vedo solo adesso… mi sembra l’ennesima variante aggiornata della scemenza postmoderna/newage che si ripropone da almeno 40 anni sul fraintendimento della fisica quantistica.

            Ovvero, l’idea (completamente sbagliata) che la fisica quantistica sia un ambito solo descrittivo, qualitativo, senza regole rigorose, senza calcoli esatti, in cui può capitare un po’ di tutto e un po’ a caso… mentre la fisica classica sia una disciplina eccessivamente rigida, monotona, e troppo legata al risultato preciso dell’equazione, che è l’unico possibile.

            Per cui, del tutto abusivamente, l’ignorante ne deduce che la fisica quantistica sia “libertaria” e “pluralista”, e quindi anche divertente e fantasiosa… mentre quella classica è “dittatoriale” e quindi triste, cupa e antidemocratica.

            Innanzi tutto il presupposto non è vero (la meccanica quantistica è strapiena di equazioni quantitative rigorosissime, con risultati esatti, e in generale con notazione matematica più difficile di quelle della fisica classica);

            ma soprattutto, se anche fosse vero, non avrebbe senso estenderne il significato a questioni sociali, psicologiche o politiche.

  10. Andrea Di Vita scrive:

    @ Martinez

    “Olanda”

    Pero’ tu non me la conti giusta! 🙂

    Il sito di quelli di Grénoble che citi lo citi solo in parte. Continua scrivendo:

    “Un petit pays, bourbeux et surpeuplé, une vaste conurbation en perpétuel état de catastrophe naturelle, et qui par son industrie a retourné cette catastrophe en entreprise prospère, a évidemment des solutions à vendre au monde entier quand le ciel lui tombe dessus et que l’eau commence à monter”

    Vanti l’Olanda, poi ti opponi alle Grandi Opere come il MOSE? 🙂

    Ciao!

    Andrea Di Vita

  11. PinoMamet scrive:

    Unanimità: ha ragione Roberto e non Peucezio.

    Peucezio sostanzialmente dice: se una situazione esiste è perché è andata bene a tutti, quindi, perché cambiare? viva l’immobilismo!

    Solo che “sempre”, come ognun sa, non esiste.

    Si parte che una situazione, una legge, una regola, un uso, va bene a 10 persone su 10.

    Ma queste persone crescono, invecchiano, cambiano: cambiano anche in senso proprio, al posto di Giacomo arriva Aldo, al posto di Francesca arriva Giulia. Con idee ed esigenze diverse.

    Un po’ alla volta la situazione di partenza va bene a 8, 7… 1 persona!

    e per colpa di quella sola persona, non si può cambiare.

    No, molto meglio la maggioranza.

    Magari, in certi casi, una maggioranza qualificata
    (4 vogliono cambiare in modo, ma sono i più scemi del quartiere; 3 in un altro, discutibile; 1 in un altro ancora, geniale ma che piace solo a lui; 2 vogliono lasciare tutto com’è…)
    ma comunque una maggioranza…

    • Miguel Martinez scrive:

      Per PinoMamet

      “Unanimità: ha ragione Roberto e non Peucezio.”

      Io trovo un po’ troppo rigida la soluzione olandese, anche se in realtà è la soluzione che adotto ogni giorno in famiglia e con gli amici.

      Per decisioni “fredde” che richiedono una scelta tra due fornitori, ad esempio, non saprei…

      • Moi scrive:

        Più che altro, con l’ Unanimità … l’unico astenuto o “dissidente”, sceglie per tutto il gruppo.

        In ogni caso, ritenete meglio / peggio il voto segreto o il voto palese ? … Perché ?

        ——————–

        In Parlamento, almeno in Italia, il voto palese è temuto da chi teme ritorsioni per il dissenso dalla linea di Partito … il voto segreto è temuto da chi vuole “rivoluzionare” , che non sa mai con che Franchi Tiratori prendersela apertamente e si genera la “Cultura del Sospetto” …

        • Moi scrive:

          Di base, ritengo che il voto segreto sia meglio … proprio per evitare una dinamica intimidatoria !

        • roberto scrive:

          Al contrario, a me piace sapere chi ha votato cosa

          • Moi scrive:

            Dipendesse da me :

            per i cittadini , preferisco il voto segreto … per i politici, invece, preferirei il voto sempre palese e l’inamovibilità dal partito in cui sono eletti : se proprio vogliono andarsene , che subentri il numero di lista successivo .

            • tomar scrive:

              La nostra costituzione dice “senza vincolo di mandato” e questo principio vige in quasi tutte le costituzioni.
              Il vincolo di mandato c’era in URSS e negli ex paesi socialisti (e credo anche i quelli che lo sono rimasti).
              A parte questi ora c’è solo in Portogallo, Panama, India, Bangladesh e Nicaragua.
              Se hai presente un po’ di storia, anche italiana, ne puoi capire la ragione.

            • roberto scrive:

              Se vuoi il vincolo di mandato e vietato uscire dal partito, tanto vale abolire il parlamento e fare delle riunioni di condominio fra i vari capi partito

              • tomar scrive:

                Appunto, abolire il vincolo di mandato è la tipica idea qualunquista da bar sport che vede nella libertà di coscienza la causa della degenerazione del sistema politico italiano. Non a caso piace a Berlusconi primo inventore dei partiti proprietari con il nome del capataz e l’Itaglia sulla scheda.
                Come mai nella prima repubblica il fenomeno delle transumanze parlamentari era inesistente e anche i singoli casi di libertà di coscienza rarissimi e solo in circostanze eccezionali (ricordo in particolare il caso di Antonio Giolitti che lasciò il PCI dopo i fatti d’Ungheria)?

              • Peucezio scrive:

                Mah…
                Il parlamento è una finzione: la gente vota il partito, il simbolo, il suo capo.
                Si vota il singolo parlamentare quasi solo per ragioni di clientele.
                In Italia almeno è così.

                Quindi tanto varrebbe dare tot punti a Salvini, tot alla Meloni, tot a Letta, ecc. e ognuno di costoro ha tot voti in parlamento.

        • Peucezio scrive:

          Moi,
          segreto tutta la vita.
          Non in politica, dove ognuno si prende le sue responsabilità: i politici sono rappresentanti e devono agire alla luce del sole, cioè alla vista dei loro rappresentati.

          Ma se io, che rappresento solo me stesso, voglio cambiare il custode, devo poter votare in segreto, perché avere contro un custode, se poi rimane, non è un vantaggio per nessuno.

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      ribadisco il punto sollevato in risposta a Roberto.
      L’deale è se ognuno potesse gestire il suo autonomamente.
      Se quell’innovazione cambia in modo significativo la mia vita, il mio spazio, le mie cose, non me ne frega un cazzo che sono d’accordo i 9 contro uno: fossero pure mille!
      Se si tratta di quisquilie, cose sostanzialmente indifferenti o poco impattanti, va bene la maggioranza e l’innovazione è tollerabile, perché in fondo non è una vera innovazione.
      Se invece si fa un’innovazione importante, che non è invasiva per me e non la voglio, se la paghi chi la vuole fare.

  12. Moi scrive:

    اطلبوا العلم ولو في الصين

    Bene, e allora … vediamo (Google Translate) com’è in Cinese :

    Tradizionale

    即使在中國也求知

    Semplificato

    即使在中国也求知

    Pinyin

    Jíshǐ zài zhōngguó yě qiúzhī

    Zhuyin o Bopomofo (in uso didattico / ausiliare a Taiwan)

    ㄐㄧˊㄕˇ ㄗㄞˋ ㄓㄨㄥ ㄍㄨㄛˊㄧㄝˇㄑㄧㄡˊㄓ

    in pratica, cambia solo il logogramma “guó” per “paese” … da 國 (uno spazio delimitato con un campo coltivato e un’ arma per difenddrlo) a 国 (uno spazio delimitato con la giada , simbolo Imperiale dato da uno scettro ad ascia segno di potere _ da solo significa “re” _ + un pezzo di giada stessa)

  13. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    A proposito di robe Islamiche :

    https://says.com/my/sports/sabah-athlete-proudly-dons-tudung-while-performing-silat-despite-being-christian

    Silat Athlete Explains Why She Dons A Tudung (equivalente Malay / Indonesiano di Hijab / Chador ecc … ndr) During Competitions Despite Being A Christian

    The 21-year-old said she received many questions after winning a gold medal at the recent 2022 World Pencak Silat Championship.

  14. Mario scrive:

    I bambini olandesi che mangiano insetti per la gioia dei sinistronzi e di George Soros:

    https://www.renovatio21.com/bambini-olandesi-portati-a-mangiare-insetti-a-scuola-video/

    Il problema non è essere sinistronzi , il problema è essere recidivi.

    • Moi scrive:

      Meno peggio che “transizionarli”, ‘sti cinni … cmq, se (!) da grandi voteranno Geert Wilders , gli Educatori se la sono cercata !

    • Fuzzy scrive:

      https://www.rinnovabili.it/agrifood/come-cambiano-i-consumi-alimentari-in-tempi-di-crisi/

      Qualcuno si stupirà che esista nel “Bel paese” dei ristoranti a cinque stelle, una cosa chiamata “povertà” e che questa non sia una scelta ideologica. Eppure esiste e avanza. Pare che questi esseri sconvenienti chiamati poveri ancora non abbiano iniziato a mangiare insetti, ma si stiano orientando verso la tradizionale “dieta povera mediterranea”. I più indisponenti vanno alla Caritas.
      Oggi mi sono svegliato male, lo sento.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mario

      “I bambini olandesi che mangiano insetti per la gioia dei sinistronzi e di George Soros:”

      Ogni tanto cerco di farmi spiegare cosa ci sia di male, in principio, nell’idea di mangiare insetti. L’ha fatto attraverso tutta la storia umana, la maggior parte della specie – avevo anche un amico veneto esaltatissimo a cercare di farmi mangiare le lumache (lo so, non sono esattamente insetti, sono un po’ più ripugnanti).

      Già mangiamo roba piena di veleni, cibi che i nostri nonni manco si sognavano, portati dall’altro capo del pianeta.

      Poi capisco che l’idea di mangiare un insetto possa fare un po’ l’effetto che a me fa l’odore del tartufo.

      Con questo non sto dicendo che sia necessariamente una soluzione buona: ci saranno i monopolisti degli insetti geneticamente modificati che ce li porteranno con i droni a casa, ma non capisco la drammatizzazione.

      • PinoMamet scrive:

        L’odio contro gli insetti è un fatto culturale.

        E come tale va mantenuto.

        L’idea che qualcuno voglia farci superare le nostre ripugnanze e “convincerci” a mangiare cose che ci fanno schifo, non perché nella sua cultura sono buone (come il tuo amico veneto con le lumache) ma perché altrimenti moriremmo di fame, beh, è sia spaventosa che… ripugnante.

        Mi pare abbastanza evidente e non capisco cosa ci sia da stupirsi.

        Poi cosa c’entri Soros non lo so, ma transeat

        • tomar scrive:

          Escargots bourgogne, si vous plaît!

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Pino Mamet

          “L’odio contro gli insetti è un fatto culturale.

          E come tale va mantenuto.”

          Credo che il contadino medio padano del 1400 avrebbe avuto orrore per il pomodoro o il sushi o il caffè.

          Insomma, non capisco il tradizionalismo selettivo.

          Va bene andare in giro con lo smarfo perennemente attaccati al guinzaglio elettronico californiano, guardare film americani alle due di notte, andare da Firenze ad Amsterdam in due ore, mangiare cibi mai sentiti qualche decennio fa, cambiare fidanzato, tenere i leoni in gabbia negli zoo italiani, passare la serata in un centro commerciale indistinguibile da ogni altro centro commerciale sul pianeta, buttare giù le montagne per farci le autostrade, andare in vacanza in Tailandia, avere la stessa temperatura in casa e la stessa luminosità ad agosto e a dicembre… ma mangiare insetti no?

          Questo non vuol dire che io sia particolarmente favorevole, è l’assenza di reazione a tante cose che mi sembrano più importanti che non capisco.

          • roberto scrive:

            credo però che il discorso di Pino sia un po’ diverso

            non è ripugnante in sé l’idea del cambiamento culturale (mangiate insetti perché sono buoni), è ripugnante l’idea di suggerire di fare una cosa che ci sembra ripugnante per necessità (mangiate insetti sennò morirete…uso al seconda persona plurale perché la morte mi sembra un’ottima alternativa alla dieta a base di bacherozzi)

          • PinoMamet scrive:

            Aggiungo che io non ho particolarmente idea di cosa mangiassero nel 1400.

            So cosa piace a me, invece.

            Verso il francese (o l’italiano) che mi dice “assaggia queste lumache, sono squisite!” posso provare simpatia (ma le lumache non le mangio 😉 ) perché vuole farmi stare bene .

            Verso la multinazionale insacca-insetti invece provo antipatia, perché vuol farmi stare male .

            Sta dicendo “vi toccherà mangiare insetti, brutti stronzi, ahahha, sennò morirete di fame!”

            No, grazie.

            Abbiamo speso abbastanza energie a lottare contro i panini di McDonald’s, a forza di Gamberi Rossi e Presidi Slow Food;
            e adesso dovremmo capitolare di fronte al bacherozzo?

            No, grazie.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            qui è una cosa dirigista, non di mercato.

            NON è scoppiata la moda degli insetti.
            È una cosa che è stata decisa dall’alto.

            Comunque per me non è che tutto il contemporaneo fa schifo.
            Fa schifo tutto ciò che esprime valori antivitalisti.
            Quindi bene l’aereo, la tecnologia, i viaggi, male l’infrocimento generale, l’ecologismo, le bici, i vegani, gli insetti, l’igienismo, le paranoie sul covid, sull’alcol, sulle sigarette, le suscettibilità delle minoranze e delle donne, la sessuofobia perbenista.
            Viva l’abbondanza, le comodità, gli agi, il fatto di campare a lungo, facendo più cose, stando bene in salute, avendo ospedali e tecnologie mediche sempre più efficienti, meno squallidi, più progrediti.

            In sostanza la morale è: no alle martellate sui coglioni, sì al vivere bene: sesso, donne, divertimento, cibo, alcol, convivialità, piacere, viaggi, vita.

            • Peucezio scrive:

              E ovviamente abbasso il risparmio energetico, in ogni sua forma, la parsimonia, la continenza, le regole, i vincoli, le rotture di coglioni, le fisime.

              Abbasso le disparità economiche, se abbassano il livello di vita di ampie fasce della popolazione e quindi l’euro, i vincoli di bilancio, la finanziarizzazione dell’economia, l’indebolimento del ceto medio, insomma, tutto ciò che rende la gente più povera, la vita più grama.

              Sogno la fine del mondo del limite e della quantità.

              Sarò pazzo, utopista, ma sogno un mondo con un miliardi di indiani con un’automobile (anzi, un automobile) ciascuno. E credo che sia l’ideologia della scarsezza, non un vincolo reale, a impedirlo.
              Perché quando si ha la forma mentis dell’abbondanza, si scoprono gli espedienti più incredibili per rendere possibile l’impossibile e tutta la storia dell’Otto, Novecento è questa.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “utopista”

                Macché utopista. Semmai infantile.

                Anch’io da bambino come tutti ho visto i film di Hollywood e ho sognato quelle magnifiche automobili tutte cromature ghigno-di-dollaro. Ma al mondo semplicemente non c’è posto per miliardi di indiani con l’automobile.

                C’era una volta una ninfea in uno stagno tutto per lei. C’era così tanto spazio che ogni notte il numero delle ninfee raddoppiava. Trenta giorni dopo la superficie dello stagno era tutta coperta di ninfee, e queste cominciarono a morire.

                Noi siamo le ninfee alla sera del ventinovesimo giorno, quando è coperto mezzo stagno.

                Probabilmente non mangeremo gli insetti noi (anche se il miele, e Giovanni Battista…) . Ne faranno farine da dare ai manzi-in-batteria (i prioni della mucca pazza dubito saltino dal vitello allo scarafaggio).

                Ma di certo il mondo del futuro non sarà il sogno del nostro passato. Guardo fuori dalla finestra, e vedo il cielo terso e il sole splendere a meno di un mese a Natale. L’entropia l’abbiamo aumentata, da quando ero piccolo.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                ” un’automobile (anzi, un automobile)”

                Spieghi la faccenda dell’asterisco?

              • Peucezio scrive:

                Andrea,
                duecento anni fa se qualcuno avesse detto quanti saremmo stati oggi sulla terra e le teconologie che usiamo, lo avrebbero messo in manicomio.

                Miguel,
                possibile che non hai presente il manifesto di Marinetti?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “duecento anni fa se qualcuno avesse detto quanti saremmo stati oggi sulla terra e le teconologie che usiamo, lo avrebbero messo in manicomio”

                Non poteva nemmeno immaginare la modificazione della composizione atmosferica a livelli tali da cambiare il clima e l’esaurimento delle risorse naturali.
                Questo significa soltanto che siamo apprendisti stregoni che non riescono a prevedere quello che metteranno in moto, né a fermarlo.

            • roberto scrive:

              Peucezio

              “no alle martellate sui coglioni, sì al vivere bene: sesso, donne, divertimento, cibo, alcol, convivialità, piacere, viaggi, vita.”

              Il sarei tendenzialmente d’accordo ma tu fai coi coincidere il vitalismo con”ciò che piace a Peucezio”
              Per dire, l’infrocimento generale può benissimo rientrare nella categoria vitalismo, ma a te non piace

              • PinoMamet scrive:

                Come spesso accade, sono d’accordo con Roberto.

                Io non sogno milioni di indiani con l’automobile, non per preoccupazioni ecologiste, che è un altro argomento;
                ma perché non sono sicuro che sia quello che milioni di indiani vogliono.

                Non mi piace che qualcuno mi dica “come essere felice” (per esempio il famoso american way of life a cui tutti aspirerebbero… secondo gli americani 😉 )

                e ancora meno come essere infelice (“penitenziagite! Avete inquinato troppo e adesso vi tocca mangiare radici e cavallette!”).

                Lascia il mondo com’è, ho sentito dire ai clienti di mio padre tante volte, e, ci ricorda Miguel, si dice anche in Sicilia.

              • Peucezio scrive:

                Pino e Roberto,
                è chiaro che ognuno si esprime in base alla propria sensibilità e al proprio retroterra.
                Ma ho la presunzione di voler intuire (sapendo che posso sbagliare) quali bisogni sono naturali, sani e quali sono indotti e nevrotizzati.

                La maggior parte degli italiani era d’accordo con il confinamento, ma io escludo che a gente sana e non nevrotica piaccia non uscire di casa; ma se terrorizzi un’umanità già nevrotizzata, ottieni un’ondata moralistica in cui la gente si compiace di stare in casa e stigmatizza chi non lo fa.
                E credo che nessuna persona sana di mente, se non ci fosse una pressione immensa da parte di minoranze organizzate e poteri con esse solidali, che crea un clima di caccia alle streghe, penserebbe che sia giusto che un bambino, per il fatto che una mattina si sente di sesso diverso, subisca operazioni chirurgiche strainvasive e irreversibili.
                Ma se dici queste cose negli USA o in Inghilterra vieni licenziato.
                Mi volete dire che il problema è Peucezio che vuole imporre al mondo i suoi gusti e non capisce che ci sono i dodicenni che vogliono cambiare sesso?
                E che la gente è contenta di avere piuù freddo? E che gli imprenditori sono felici di fallire perché non possono pagare le bollette?
                Ho qualche dubbio.

                Poi, certo, il vegano si autoconvince che la carne gli fa orrore ed è immorale, quindi poi non gli piace davvero. Ma anche lì non venitemi a dire che non c’è una pressione sociale forte della moda.

                Il punto è che la lezione di Freud non è mai stata pienamente recepita (o forse è stata dimenticata nel rincoglionimento degli ultimi decenni, da quando non si studia più).
                La realtà è che noi siamo per lo più agiti dalle nostre nervosi.
                E le fisime culturali sono la collettivizzazione della nevrosi, l’endemicizzarsi di essa. La repressione si interiorizza, diventa auto-repressione.

                Questo meccanismo va analizzato. Dire: “ognuno ha i suoi gusti, fa quello che gli pare” è una trivialità. Le cose sono molto più complesse.
                Una dama dell’Ottocento sessualmente repressa che aveva orrore e vergogna del sesso e si identificava pienamente nel suo tipo di educazione secondo voi esprimeva in questo modo la sua libertà?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Mi volete dire che il problema è Peucezio che vuole imporre al mondo i suoi gusti e non capisce che ci sono i dodicenni che vogliono cambiare sesso?
                E che la gente è contenta di avere piuù freddo? E che gli imprenditori sono felici di fallire perché non possono pagare le bollette?”

                mi sembrano questioni leggermente diverse.

                Julius Evola e i transattivisti sostengono che esiste un Eterno Femminile che si incarna, magari a volte sbagliando, nei corpi. Opinione metafisica legittima, ma biologicamente discutibile.

                Siamo arrivati al picco delle risorse, e ci si è aggiunta pure una guerra. E’ un fatto biofisicamente certo. Poi lo si può contestare metafisicamente, sostenendo ad esempio la tesi larouchiana della neghentropia.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “se qualcuno”

                Adesso chi è che nutre una fede cieca nel progresso tecnologico?

                Tieni conto che scienza e tecnologia sono verosimilmente l’unico campo in cui si può univocamente parlare di “progresso”.

                Supporlo anche tale da garantire la realizzabilità dei sogni più sfrenati mi sembra imprudente.

                A meno di cambiamenti così radicali – che so, l’accesso istantaneo a tutti i mondi della Galassia a singoli individui non particolarmente ricchi o dotati – sospetto che l’aumento della popolazione sarà tollerabile alla lunga solo se ci metteremo a mangiare insetti – o carne di bestie allevate con farine animali ottenute dagli insetti, o vegetali da coltivazioni idropiniche, o di sintesi, fai tu. Un genuino risotto ai funghi sarà giusto una prelibatezza per le grandi occasioni, uno status symbol.

                Green Soylent, insomma.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Io non dico che la tecnologia consente automaticamente la realizzazione di qualunque sogno.

                Dico che quella della scarsità è un’ideologia, che produce realtà.
                Se io perdo il lavoro o, da imprenditore, guadagno meno, posso fare due cose: risparmiare su tutto fino a fare una vita miserrima oppure cercare di trovare un nuovo lavoro o attrarre più clienti con migliorie nella mia offerta, in modo da guadagnare di più.

                Mi sembra si sia imposta una cultura della scarsità anziché dello slancio prometeico a innovare per garantire migliori standard.
                E credo che le motivazioni non derivino davvero dai cambiamenti reali, assunti semmai come pretesti, ma dall’endemicizzazione di meccanismi nevrotici di controllo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Se io perdo il lavoro o, da imprenditore, guadagno meno, posso fare due cose: risparmiare su tutto fino a fare una vita miserrima oppure cercare di trovare un nuovo lavoro o attrarre più clienti con migliorie nella mia offerta, in modo da guadagnare di più.”

                Infatti, per la maggior parte cercano di fare la seconda che hai detto. E immagino che se tu sei un influencer su Youtube, puoi passare a fare l’influencer su Tik Tok. O se vendevi polizze assicurative fasulle, puoi passare a vendere contratti Enel fasulli.

                Il problema nasce quando sei un operaio cinquantenne della GKN.

                Allora o ti lasci andare alla depressione; oppure speri che ci sia tanta abbondanza nelle casse dello stato da permettere allo Stato di mantenerti; oppure ti arrangi con qualche lavoretto molto più misero e meno retribuito.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                i modi per fare i soldi ci sono sempre.
                Solo che la gente non li conosce o non è abbastanza intraprendente per cercarli.

        • Fuzzy scrive:

          Al momento gli insetti stanno perdendo quota, mentre i vari Simil-Soros, insomma, i mega capitalisti al comando, hanno fiutato il business della carne sintetica. Cioè fermentazione di precisione da cui si ottengono pure formaggio, uova e latte.
          Vera carne, vero latte, vero formaggio, vere uova, ma da un procedimento che modifica il DNA di certi batteri tramite ingegneria genetica.
          Il governo italiano ha già dichiarato che non ne vuole sapere.
          Sono stati fatti dei sondaggi per avere un’idea di quanta gente sarebbe stata favorevole a mangiare della roba del genere
          ed è risultato circa un 30% delle persone intervistate. Per cui, in America, dove pure g hanno già ottenuto il consenso della FDA, stanno partendo.
          Naturalmente sono (forse) porcherie per carnivori formaggivori ecc di cui si può tranquillamente fare a meno se si opta per i semplici sostituti vegetali. Legumi, oh yeah!
          (Voglio essere ottimista, anche se a questo punto non lo sono per niente. Speravo che si uscisse molto più rapidamente dalla guerra, e invece, pare, tutto è fermo in modo inquietante. Dal 5 dicembre in Europa scatta il divieto del diesel russo. Col diesel si fa tutto).

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Fuzzy

            “Vera carne, vero latte, vero formaggio, vere uova, ma da un procedimento che modifica il DNA di certi batteri tramite ingegneria genetica.”

            Infatti, questo è seriamente preoccupante, perché implica la modificazione della vita stessa, non di un’abitudine sociale.

            • tomar scrive:

              Miguel
              “Infatti, questo è seriamente preoccupante, perché implica la modificazione della vita stessa”
              Conosco la questione solo vagamente e ignorantemente per cui non ho nessuna ferma idea, ma tu pensi che l’ingegneria genetica vada rifiutata tout court in quanto tale o si possano fare delle distinzioni riguardo al suo uso.
              A parte la questione della “vera carne, vero latte, vero formaggio, vere uova” (che penso sia di interesse non solo per Soros, visto che l’attuale alternativa naturale per tutte quelle cose è la distruzione progressiva di quel che resta della natura naturale) mi vengono in mente, sempre vagamente, cose come l’uso dell’ingegneria genetica per correggere malformazioni genetiche con effetti mortali.
              Insomma principio assoluto o cum grano salis?

              • Fuzzy scrive:

                In effetti la questione è complicatissima e non ancora risolta. Recentemente ho letto un librone infinito di George Monbiot in cui da pagina 327 a 395 sono tutte citazioni di articoli scientifici. Apparentemente il libro ridefinisce tutte le questioni inerenti l’alimentazione e soprattutto l’agricoltura. Però c’è una parte autorevole del mondo del Biologico che lo contesta.
                Diciamo che è in atto una disputa di una certa importanza.
                https://smallfarmfuture.org.uk/

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Tomar

                “ma tu pensi che l’ingegneria genetica vada rifiutata tout court in quanto tale ”

                Spero che tu abbia capito che non riesco proprio a ragionare in questi termini.

                Non sono un poliziotto, non sono un magistrato e non sono un dittatore.

                Sono una persona molto piccola e debole, con un reddito quando va bene tra i 10.000 e i 20.000 euro lordi.

                Quando arriva una multinazionale che può spendere, poniamo, 20 miliardi per fare qualcosa, io non posso rifiutare proprio nulla.

                Posso solo dire “non mi piace” o “mi fa paura”, o “spero che facciano naufragio, anche se so che la mia maledizione personale non sortirà il minimo effetto”.

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Infatti, questo è seriamente preoccupante, perché implica la modificazione della vita stessa, non di un’abitudine sociale.”

              Ma sono tutte cose che vanno insieme, i decisori sono gli stessi, gli stessi i principi ispiratori.

              È questa follia del “sostenibile”.
              Le cose non devono essere sostenibili, perché così si disincentiva la ricerca di una soluzione che salvi capre e cavoli.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Fuzzy

            “Dal 5 dicembre in Europa scatta il divieto del diesel russo.”

            Questo me lo sono perso, hai una fonte?

          • PinoMamet scrive:

            “Il governo italiano ha già dichiarato che non ne vuole sapere.”

            Bravo governo italiano!

        • Peucezio scrive:

          Pino,
          “L’odio contro gli insetti è un fatto culturale.
          E come tale va mantenuto.”
          […]

          OMDAP!!!

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        “Ogni tanto cerco di farmi spiegare cosa ci sia di male, in principio, nell’idea di mangiare insetti. ”

        Ma porca miseria! Ti voglio bene, ma non ci sono solo le questioni intrinseche!
        Le cose, i gesti, hanno anche un significato contestuale.

        Un vegano non è solo uno che per qualche motivo preferisce non mangiare roba di origine animale.
        È uno che esprime tutto un mondo. Trovami un vegano fra vecchi pastori sardi o abruzzesi!

        È proprio una cosa diversa essere vegetariani come lo è un indiano, come lo era un antico romano, come lo era Hitler e come lo è un frocetto di vent’anni di una città italiana di oggi.

  15. Moi scrive:

    CHIUDIAMO LE FABBRICHE DI ILLUSIONI CHE SONO LE NOSTRE FACOLTÀ UNIVERSITARIE –

    https://www.byoblu.com/2022/07/28/chiudiamo-le-fabbriche-di-illusioni-che-sono-le-nostre-facolta-universitarie-federica-ricci-garotti/

    FEDERICA RICCI GAROTTI

  16. Miguel Martinez scrive:

    Guardate come Repubblica tratta quella che è la norma nelle comunità Rom, almeno balcaniche, come se ci fosse una famiglia di orchi individualmente cattivi (anzi, “personalità violente e prevaricatrici”).

    Ma come si fa a scrivere con tanta sicumera e ignoranza?

    https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/11/27/news/bambina_schiavitu_arrestati_genitori_roma-376382731/

    Ragazzina di 14 anni ridotta in schiavitù, arrestati i genitori: costretta a mendicare e promessa in sposa a uno sconosciuto

    A sporgere denuncia è stata la stessa adolescente. La vittima è stata immediatamente collocata in una struttura protetta.
    27 Novembre 2022

    Riduzione in schiavitù e lesioni personali gravi. Sono i reati contestati dai magistrati della Dda di Roma nei confronti dei genitori di una quattordicenne. I due sono stati arrestati. A raccontare agli inquirenti la sua terribile esperienza è stata la stessa ragazzina che per anni è stata obbligata, con violenza anche fisica, a svolgere lavori domestici e a chiedere l’elemosina nei pressi di un supermercato. A ottobre non ce l’ha fatta più ed è andata in Questura a Roma per denunciare i genitori, una coppia di origine bosniaca.

    La ragazzina ha raccontato l’inferno che ha subito per anni all’interno della sua famiglia: oltre a costringerla, con violenze fisiche e verbali, a svolgere pesanti lavori domestici e a chiedere le elemosina, l’avrebbero anche promessa in matrimonio a uno sconosciuto in cambio di denaro, nonostante il suo rifiuto.

    Siamo in presenza di “personalità violente e prevaricatrici, determinate a trarre fonti economiche per il soddisfacimento delle loro esigenze personali dall’accattonaggio delle figlie” e del tutto “incapaci di considerare il dissenso e il disagio di una di loro, di rispettare l’obbligo scolastico e di occuparsi delle sue esigenze primarie”. Lo scrive il gip di Roma nell’ordinanza con cui ha disposto misure cautelari. L’indagine è stata coordinata dall’aggiunto Michele Prestipino.

    Nelle esigenza cautelari il giudice scrive che “a fronte delle confidenze della minore con le insegnanti, lungi dal manifestare segni di resipiscenza, non hanno esitato a picchiarla all’evidente fine di evitare l’intervento dei servizi sociali e delle forze dell’ordine, e mantenerla in uno stato di soggezione per sfruttarne l’accattonaggio”.
    Genitori arrestati e figlia in una struttura protetta

    Per questi motivi, dopo accurate indagini, gli agenti della Polizia di Stato del IV Distretto San Basilio hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale, su richiesta della Dda nei confronti della coppia. Marito e moglie, rispettivamente di 41 e 36 anni, sono gravemente indiziati, in concorso tra loro, dei reati di riduzione o mantenimento in schiavitù e di lesioni personali gravi, con l’aggravante di aver commesso tali delitti nei confronti della figlia 14enne. Il Gip ha disposto per l’uomo la custodia cautelare in carcere, mentre per la donna sono stati decisi gli arresti domiciliari. La vittima, subito dopo la denuncia, è stata immediatamente collocata in una struttura protetta.

    • roberto scrive:

      miguel

      “La ragazzina ha raccontato l’inferno che ha subito per anni all’interno della sua famiglia: oltre a costringerla, con violenze fisiche e verbali, a svolgere pesanti lavori domestici e a chiedere le elemosina, l’avrebbero anche promessa in matrimonio a uno sconosciuto in cambio di denaro, nonostante il suo rifiuto.”

      sorry but…in italia non si fa.

      è il frutto di una antichissima e nobile cultura diffusa in altri paesi? pazienza, il mondo è grande e se vogliono continuare a seguire la loro nobile e antica cultura lo facciano da un’altra parte

      • Peucezio scrive:

        Scusa, Roberto,
        ma qual è l'”altra parte”

        Vadano a casa loro? In India, da dove sono andati via quasi un millennio fa? Qual è “casa” degli zingari?

        Ecco, questa è l’arroganza dello stato giacobino moderno.
        Gli zingari sono qui da noi quando non era nemmeno in mente Dei e ora pretende di rompergli i coglioni.

        • PinoMamet scrive:

          Gli zingari cittadini italiani (e ce ne sono tanti) voteranno per i politici italiani, di loro scelta, e saranno rappresentati da questi;
          e dalle leggi italiane.

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      “Ma come si fa a scrivere con tanta sicumera e ignoranza?”

      Su Repubblica…
      Bello che ti stupisci…
      Allora…
      Esistono gli uomini raziocinanti e le scimmie.
      Le scimmie scrivono su Repubblica.

      Con tutto il rispetto per i primati tanto cari alla nostra Pan. Che però non pretendono di pubblicare articoli sui quotidiani.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “Miguel,
        “Ma come si fa a scrivere con tanta sicumera e ignoranza?”

        Su Repubblica…
        Bello che ti stupisci…”

        No, è Repubblica che cita il testo di un magistrato. Con tanto di virgolettato.

  17. tomar scrive:

    x Miguel
    “quella che è la norma nelle comunità Rom”
    Scusa Miguel ma non sono sicuro di avere capito il tuo punto di vista.
    Io credo che in generale la comunità Rom non sia peggiore di tante comunità indigene e anche che certe norme in essa vigenti abbiano complesse radici storiche e sociali.
    Ciò detto, al di là di come la tratta la Repubblica, tu ritieni che l’autorità giudiziaria non avrebbe dovuto agire come ha agito a difesa della ragazzina?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Tomar

      “Ciò detto, al di là di come la tratta la Repubblica, tu ritieni che l’autorità giudiziaria non avrebbe dovuto agire come ha agito a difesa della ragazzina?”

      No, la ragazza ha fatto bene a cercare di cavarsela.

      D’altra parte è normale che un sistema legale (quello italiano) sia incompatibile con un altro (quello Rom). In Italia è vietato fare certe cose, come nel Qatar sono vietate altre.

      Quello che trovo assurdo è che una norma culturale venga trattata come un delitto individuale, sia nella retorica del magistrato (dico la retorica, non il provvedimento), sia nella retorica giornalistica (che però semplicemente ricalca quella del magistrato).

      • PinoMamet scrive:

        Ma lo Stato italiano funziona così. Anche quello francese e suppongo spagnolo e tedesco. Non ho idea degli inglesi, sono strani.

        Ma in Italia ci sono cittadini, individui. Può anche non piacere ai nostalgici del Vecchio Regime e ai critici degli effetti della Rivoluzione francese, ma le cose stanno così.
        I diritti sono individuali, e naturalmente il giudice italiano farà rispettare quelle italiane (si spera) e non le tradizioni dei Rom…

        • PinoMamet scrive:

          Cioè, “le leggi italiane”.

        • roberto scrive:

          Pino

          “Ma lo Stato italiano funziona così. Anche quello francese e suppongo spagnolo e tedesco. Non ho idea degli inglesi, sono strani.”

          rilancio…anche la comunità rom funziona così (non uso la parola stato, che però è solo una forma di organizzazione di una certa comunità)…vorrei proprio vedere se uno può vivere in mezzo ad una comunità rom senza rispettarne le regole (a il caso di quella ragazzina ci dice chiaramente che prendi mazzate = subisci la sanzione prevista dalle leggi rom)

          • tomar scrive:

            Roberto
            ”rilancio…anche la comunità rom funziona così”
            scusa Roberto, vabbè l’amore per il paradosso,
            ma mi sembra che il tuo rilancio sia davvero troppo al buio.
            Seguendo il tuo “criterio” scendendo di comunità in comunità si arriva alla comunità di base, che in genere è quella familiare.
            “Le regole della MIA famiglia sono queste e vanno rispettate, perinde ac cadaver”.
            Rilancio anch’io… vietato intromettersi da parte di una più ampia comunità, detta in genere società e stato?

            • roberto scrive:

              Sai che non ho capito l’obbiezione?

              • tomar scrive:

                roberto
                “Sai che non ho capito l’ob(b)iezione?”
                Allora probabilmente sono io a non aver capito il senso del tuo intervento e quindi mi scuso del mio.

              • roberto scrive:

                Non ob(b)iezione ma proprio obbiezione. Come ben sai le due forme sono corrette e la seconda si avvicina di più a come la pronuncio, quindi la preferisco (come obbiettivo)

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Tomar

              “vietato intromettersi da parte di una più ampia comunità, detta in genere società e stato?”

              Anche qui, è un approccio che mi è del tutto incomprensibile.

              Io noto che uno Stato che ha milioni di dipendenti, alcune decine di migliaia dei quali armati con strumenti atti a uccidere, dotato di strumenti di spionaggio, di carceri e un’infinità di altri sistemi di controllo, decide di vietare il comportamento di una famiglia di mendicanti Rom.

              Non obietto all’azione dello Stato, solo al tono moralistico con cui il Leviatano se ne vanta.

              A questo punto, sento dire “vietato intromettersi ecc.”

              Chi vieta cosa? Chi ha il potere di vietare al Leviatano di fare tutto ciò che vuole? E perché dovrebbe?

              E’ un po’ come l’altro giorno la discussione con Roberto: io parlavo della mia speranza che ci sia una minima possibilità, per piccole comunità, di far riconoscere il valore del lavoro volontario che fanno le singole persone con lo scambio di piccoli sconti sul pane in un negozio rionale.

              E Roberto mi chiede se una società dove tutti sono obbligati a fare i volontari sia auspicabile…

              E’ come se tutto dovesse essere sempre universalizzato, reso obbligatorio immediatamente per tutti, poi da chi non riesco proprio a capire.

              • roberto scrive:

                Miguel

                “decide di vietare il comportamento di una famiglia di mendicanti Rom.”

                La fai veramente troppo facile al punto da descrivere una cosa che non ha più nulla a che vedere con la realtà

                Innanzitutto non è un leviatano che dispone, ma una società che decide le regole comuni. Nel 2022, il gruppo di persone che corrisponde a “cittadini italiani” ritiene che obbligare a mazzate i figli a mendicare sia disdicevole e meritevole di sanzione. Certo non è una decisione presa all’unanimità (ricordi cosa dicevo sull’unanimità? Ci sarà sempre una voce contraria) ma diciamo che più o meno questa cosa corrisponde al sentire comune

                Nessuno decide di vietare il comportamento della famiglia rom. Lo stato, espressione della società, dice che chiunque obbliga i figli a mazzate ad elemosinare merita una punizione
                La famiglia di rom non fa eccezione per il semplice fatto di non essere d’accordo
                Se anche tu mandassi i figli ad elemosinare a calci nel sedere, subiresti la stessa punizione

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Se anche tu mandassi i figli ad elemosinare a calci nel sedere, subiresti la stessa punizione”

                E io che ho detto?

                Ma ritorno per la centesima volta al punto. Che il magistrato parla di un “individuo” cattivo, che sceglie di fare il male. E’ su questo che nasce tutta la discussione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Roberto

                “Innanzitutto non è un leviatano che dispone, ma una società che decide le regole comuni”

                Per il resto, mi trovo con la solita sensazione di impotenza: ho provato a dire una cosa, che nessuno ha ascoltato.

                Riparto.

                Avrei dovuto spiegare meglio cosa intendeva Hobbes per Leviatano. Comunque non è “la società”, anche quella dei Rom è una “società”, come lo è la tua famiglia o la mafia.

                Stiamo parlando di un particolarissimo tipo di “società” e il sistema che lo accompagna.

                Siamo d’accordo che esiste un sistema che si fonda sui titoli di proprietà, che nasce da una visione del mondo come spazio da controllare in maniera totale?

                Siamo d’accordo che per fondare un sistema basato sui titoli di proprietà, ci vuole un immenso meccanismo basato sulla scrittura?

                Che questo meccanismo richiede la costruzione di caste di milioni di persone per (a) leggere e interpretare le scritture (b) scrivere scritture che ribadiscono le scrutture e (c) controllare che si obbediscano a tali scritture?

                Che il controllo implica necessariamente sistemi di sanzione, tali da incutere il terrore in chi pensa di non obbedire?

                Che il terrore va imposto a lungo termine, in maniera impersonale?

                Possiamo anche dire che questo sistema ci piace o ci fa comodo, e infatti (senza che nessuno mi ascoltasse) avevo già detto che si adatta molto bene a un’economia agricolo-industriale.

                Ma vogliamo vederlo per quello che è?

              • roberto scrive:

                Hai detto testualmente

                “Lo stato decide di vietare il comportamento di una famiglia di mendicanti Rom“

                Più o meno il contrario di quello che dico io…

              • roberto scrive:

                Ti ho ascoltato ma non sono d’accordo

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Ti ho ascoltato ma non sono d’accordo”

                Io ho scelto un tema di discussione dove sul fatto in sé probabilmente siamo tutti emotivamente d’accordo: in una società pazzescamente straricca, piena di istituzioni in grado di fare qualunque cosa finché dura, tu e io stiamo ugualmente “dalla parte” della ragazzina. E credo di averlo dimostrato concretamente, correndo anche qualche rischio.

                Però credo che l’episodio ci riveli tante cose su una cosa ben più importante di una famiglia di analfabeti zingari: ci rivela cose cruciali sul sistema che noi diamo per scontato.

                Come i messicani davano per scontati i sacrifici umani per mantenere in vita il sole.

                Ed è anche interessante indagare la paura che abbiamo di mettere “in discussione” (che non vuol dire combattere) il sistema che noi subiamo.

                Perché lo difendiamo sempre istintivamente, rabbiosamente?

              • roberto scrive:

                Miguel,

                Io non difendo il sistema né rabbiosamente né istintivamente

                Dico, e qui mi sembra che tu non accetti il discorso, che “il sistema” non è un mostro venuto dallo spazio, è qualcosa che bene o male abbiamo scelto noi.
                A noi va bene che il sistema sia quello che abbiamo (più o meno) sennò avremmo i sacrifici umani, la società delle città stato, il comunismo o qualsiasi altro sistema ideato da gruppi umani negli ultimi 10.000 anni di storia

                Ora nel sistema che abbiamo scelto c’è spazio per chi non sa scrivere, c’è spazio per chi non vuole controllare niente…non c’è spazio per chi fa i sacrifici umani o chi picchia i figli o vende le figlie

                Ecco perché non trovo nulla di strano né nell’ordinanza del GIP né nell’articolo di repubblica

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Tomar

                “questo è seriamente preoccupante, perché implica la modificazione della vita stessa”. Io l’avevo interpretato, forse sbagliando, come un’obiezione di principio a qualsiasi utilizzo dell’ingegneria genetica.”

                Probabilmente siamo d’accordo sull’essenziale.

                Però io vedo sempre la storia come un processo sostanzialmente ineluttabile; e che sfugge alla nostra “accettazione” o meno.

                A me dispiace che tra un po’ morirò, ma è così. A me dispiace che tra un po’ distruggeranno la vita sull’unico pianeta che mi è dato conoscere, ma è così. E’ un po’ come

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                ““il sistema” non è un mostro venuto dallo spazio”

                Totalmente d’accordo.

                E’ un sistema che nasce da un determinato rapporto di proprietà sul mondo, di scrittura, di produzione.

                E’ un sistema molto funzionale rispetto a un certo modello sociale e serve benissimo a perpetuarlo.

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                però una cosa è il sentimento comune, una cosa la legge.

                Questo è uno dei pochi casi in cui le due cose coincidono e te ne do atto.
                Ma di norma non coincidono affatto: c’è una selva di leggi pletoriche, contraddittorie, surreali e i cittadini vessati che non ne comprendono la ratio (perché non c’è).

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “è qualcosa che bene o male abbiamo scelto noi.”

                Ma “noi” comprende gli zingari (presenti in Italia; gli altri non ci riguardano in questa sede) o no?

              • roberto scrive:

                Peucezio

                Come ho detto, noi ricomprende la comunità dei cittadini italiani (rom italiani compresi), ma ovviamente intendo la società nel suo complesso è non i singoli individui. Se ci sono 60 milioni di italiani, possiamo dire con approssimazione che almeno 55 milioni sono contrari a mandare i figli ad elemosinare a mazzate? Ecco, pazienza per i 5 milioni che non sono d’accordo…se un giorno mai riusciranno a convincere gli altri, si stabilirà la libertà di mazzolare i figli

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Come ho detto, noi ricomprende la comunità dei cittadini italiani (rom italiani compresi), ma ovviamente intendo la società nel suo complesso è non i singoli individui.”

                La tremenda difficoltà che si prova nel cercare di comunicare…

                Ripeto per la trentanovesima volta che non è questo il punto di partenza.

                Il punto di partenza è la definizione geo-metrica (“misurazione della terra”) del territorio, diviso in proprietà, e l’archiviazione dei titoli di proprietà.

                L’Italia giuridica infatti definisce la propria competenza su un territorio, non su una comunità.

                Proclama solo successivamente il proprio controllo anche su tutti gli esseri umani che si trovano, per nascita o per caso, su quel territorio.

                Il diritto Rom invece non è territoriale.

              • roberto scrive:

                Peucezio

                “però una cosa è il sentimento comune, una cosa la legge”

                Sai che sono scettico…il sentimento comune *più o meno* si trasforma in legge. Ci saranno mille casi in cui non è così, ma è una tendenza, una approssimazione che tende a descrivere la realtà e più parli di grandi principi più la cosa funziona (e spesso le leggi che disciplinano “dettagli” non sono altro che l’applicazione di grandi principi)

              • roberto scrive:

                Peucezio

                ” cittadini vessati che non ne comprendono la ratio (perché non c’è).”

                io suggerisco sempre di leggere una novella di Asimov, “il cronoscopio” (the dead past)

                qui c’è l’audio libro, due ore ben spese
                https://www.youtube.com/watch?v=ya1a6mmbuME

              • roberto scrive:

                Miguel

                “La tremenda difficoltà che si prova nel cercare di comunicare…”

                lo puoi ripetere altre 39 volte ma…ho capito quello che dici ma semplicemente trovo che siano delle considerazioni non convincenti

              • roberto scrive:

                …e quando sono convincenti non ne vedo la pertinenza

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “…e quando sono convincenti non ne vedo la pertinenza”

                Riprovo.

                Esistono forme di diritto che si reggono sulla misurazione dello spazio, e che quindi comportano la definizione di controllo sulla proprietà; e quindi l’archiviazione dei relativi titoli. Quindi spazio + scrittura + casta di lettori/interpreti + casta di esecutori delle decisioni della casta dei lettori/interpreti.

                Esistono forme di diritto che non misurano lo spazio, non lo controllano, e quindi non si basano sull’archiviazione di titoli. Si fondano su logiche orali, completamente diverse, e si legano a una comunità umana e non a un territorio e non hanno bisogno di alcuna casta.

                Ciò non toglie che siano entrambi forme di diritto.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                E così nascondo due ordinamenti concorrenti e quali dei due si impone lo determina il c.d. principio di effettività. Non c’è niente di metafisico: è un banalissimo fenomeno sociale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “Non c’è niente di metafisico”

                Certo, sono processi sociali, sono d’accordo.

                Quello che però è importante è capire che l’ordinamento territoriale non può accettare nulla che gli sfugga.

                In questo senso non può essere mai “multiculturale”: può solo impossessarsi delle scorie di altre culture.

                Ad esempio, può dire, “che belline le musiche zingare, facciamoci un film”, senza capire che le musiche zingare esistono solo perché esiste un sistema di feste e di matrimoni che tiene insieme una comunità.

              • PinoMamet scrive:

                Sì, beh, ma che c’entra con la zingarella che non vuole essere mandata a mendicare?

                Ammetto che anche a me sfugge la pertinenza.

                Comunque salgo del armario: sono un bieco giacobino e ritengo che il diritto individuale della ragazza a ricevere un’istruzione e sposare chi vuole sia più importante del rispetto per le tradizioni ancestrali dei Rom.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “Sì, beh, ma che c’entra con la zingarella che non vuole essere mandata a mendicare?”

                C’entra solo nella misura in cui dicevo che il magistrato individualizza le colpe dei genitori. Partiva da lì tutto il discorso.

              • PinoMamet scrive:

                Rispondevo a Miguel ovviamente

              • roberto scrive:

                Miguel

                “In questo senso non può essere mai “multiculturale”

                giusto per fare un esempio contrario, i rapporti personali (e patrimoniali) fra coniugi della stessa nazionalità sono disciplinati dalla legge comune (cioè due filippini residenti in italia, se vanno dal giudice chiederanno l’applicazione della legge filippina)….il tutto con alcuni limiti (se il tuo diritto nazionale ti permette di schiavizzare il coniuge, non puoi far valere questo diritto dinnanzi al giudice italiano)

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                sì, in sostanza sono d’accordo.
                Le leggi fondamentali sono ispirate al sentimento collettivo.

                Il punto è perché gli zingari debbano essere sottomessi alla sovranità dello stato italiano.
                Sono un popolo senza territorio, un po’ come gli ebrei, almeno prima dello stato d’Israele.
                Ma un popolo che non ha un territorio non ha diritto ad autoamministrarsi? A me non pare giusto.

  18. tomar scrive:

    a Fuzzy
    “un librone infinito di George Monbiot”
    Non ho letto il librone ma più modestamente un suo articolo al riguardo pubblicato su Internazionale.
    Potresti riassumerci le critiche da parte del mondo biologico che ti sembrano più sensate alla pratica della “fermentazione di precisione”?
    A me, di pelle non piace, ma forse è solo un’idiosincrasia “poetica” di cui sarà bene disfarsi di fronte ad alternative (ma già realtà, i mega allevamenti) ben peggiori.

    • Fuzzy scrive:

      Finora gli è stato contestato il fatto che i bioreattori che si utilizzano per la fermentazione di precisione richiedono molta energia per funzionare, (Monbiot sosteneva che per quanta energia consumassero mai avrebbero eguagliato quella che consuma l’agricoltura tradizionale). Sulla biodiversità gli si obietta che una campagna coltivata secondo il sistema agroecologico spesso ospita diverse forme di vita, ma come biodiversità non ha niente da invidiare a un sistema naturale.
      Poi la perdita di tradizioni contadine e del legame con la terra, (per Monbiot l’agricoltura locale non è in grado di sostenere l’alimentazionele delle enormi masse di persone urbanizzate).
      Infine, pare che le stime riguardanti la produttività delle aziende biologiche siano
      sottostimate (E su questo sarà interessante leggere il blog di Chris Smaje che tra poco metterà online un articolo in cui cerca di smontare i dati di Monbiot).
      Personalmente, da ortolano per hobby, tenderei ad accreditare più Smaje che Monbiot. Se non altro perché il primo, pur essendo di formazione un antropologo (mi pare) la terra la coltiva effettivamente con le proprie mani e sa quello che può dare, anche se nella sua piccola “Small farm”.
      Ho scritto tanto, col cellulare. Non sto a rileggere per trovare errori.

      • tomar scrive:

        Grazie Fuzzy per il riassunto.
        La mia a spanne sulle obiezioni:
        1) consumo energetico dei bioreattori: a occhio direi che la valutazione di Monbiot è credibile ( se per “agricoltura tradizionale” intendiamo l’attuale sistema agroindustriale che fornisce la gran massa dei prodotti alimentari).
        2) La biodiversità del sistema agroecologico. Correggimi se sbaglio, ma credo che secondo Monbiot i bioreattori dovrebbero avere la funzione di sostituire non tanto le aziende ecologiche quanto le grandi fabbriche agricole.
        3) La produttività delle aziende biologiche. Per quanto siano sottostimate le stime di Monbiot, penso non ci sia nessuno che creda che se anche tutte le terre coltivabili e utilizzabili per allevamento (intera Amazzonia compresa) fossero affidate a piccole aziende biologiche, queste sarebbero in grado di fornire i prodotti agricoli e soprattutto le carni per il consumo oggi richiesto da otto miliardi di umani. Questo mi sembra che sia il punto decisivo, anche prescindendo dalle evidenti difficoltà di rispostare forzosamente verso le “Small farms” milioni di operai, di impiegati, di dirigenti e sfaccendati vari del moderno Terziario avanzato.
        ps Anch’io sono stato per un po’ ortolano per hobby. E mi piaceva molto.

  19. Miguel Martinez scrive:

    Sulla storia della famiglia Rom…

    Non ho nessun problema con le misure prese dal giudice: è pagato per applicare la legge italiana.

    Ho problema con il modo in cui giudica sistemi giuridici diverso dal suo con una lente morale.

    Per capirci, esistono due sistemi giuridici:

    1) il primo lo chiamo “italiano”, anche se è sostanzialmente simile a quello della maggior parte degli altri paesi industriali.

    2) l’altro è il diritto Rom: in rete, potete trovare un ottimo testo di Weyrauch, “Gypsy Law. Romani Legal Traditions and Culture”.

    Ora, il sistema “italiano” si fonda sulla sacralizzazione dei titoli di proprietà: attenzione, non ho detto “sulla proprietà”, ma sui titoli.

    Termine che implica la creazione di una casta professionale di archivisti, di custodi, di interpreti di tali titoli. E la creazione di una casta parallela di persone in grado di esercitare la violenza per imporre il rispetto di tali titoli; e la costituzione di un sistema impersonale di sanzioni – l’ergastolano sarà in carcere, e nutrito e sorvegliato tutti i giorni, anche molto dopo la morte del giudice che lo ha fatto incarcerare.

    Questo sistema è molto funzionale a un’economia agricola/industriale di vaste dimensioni.

    Ed è necessariamente monopolistico e totalitario: non può permettere alcun diritto fuori da se stesso, perché si esercita non su una comunità, ma su un territorio fisico.

    Il diritto Rom parte da altre premesse:

    1) l’assenza di scrittura: non essendoci scrittura, non ci sono titoli; non essendoci titoli, non ci sono caste professionali di alcun tipo – non ci sono “né servi né padroni”, ma nemmeno “funzionari”; i garanti del diritto sono le memorie personali, le regole di puro/impuro, le parentele, gli anziani.

    2) la non-universalità: il diritto Rom riguarda unicamente i Rom, perché non pretendono “titolarità” su nulla. Si insinuano nelle nicchie che la società “gagiò” lascia libere, accetta sempre una condizione di fluida e sfuggente “subalternità” cui si rimedia “andando altrove” e disperdendosi in comunità minime, come dimensioni.

    3) il diritto Rom è molto più adatto del diritto “italiano” alla sopravvivenza in condizioni estreme; tanto che i Rom sono sopravvissuti al di sotto e fuori da tutte le carestie, guerre, persecuzioni degli ultimi dieci secoli di storia euroasiatica, conservando addirittura la lingua indiana oltre a un sistema giuridico.

    Ecco, chiederei semplicemente al giudice di scrivere una cosa tipo, “in Italia esiste un solo sistema legale e pertanto mettiamo in galera il signor Tizio che vive secondo altre leggi”, evitando gli insulti personali e il ditino imparatore, come se tutto ciò che non è Italia 2000 fosse una colpa morale.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “Ho problema con il modo in cui giudica sistemi giuridici diverso dal suo con una lente morale.”

      Secondo me sbagli a interpretare.
      Il giudice interpreta i fatti alla luce di un ordinamento determinato, quello italiano. Applica, quindi, i principi dell’ordinamento (quella che interpreti come “lente morale”) a tutti i fatti che esamina.
      L’ordinamento per definizione è un sistema completo, superiorem non recognoscens, che accetta altri ordinamenti solo nella misura in cui esso stesso lo prevede. Un gruppo umano gli resiste? È irrilevante che lo faccia in base ad un proprio ordinamento non riconosciuto dall’ordinamento del giudice: si andrà allo scontro. Certo, se lo scontro si preannuncia insostenibile si può portare la questione sul piano politico e trovare un compromesso tra gli ordinamenti. Ma dubito che schiacciare gli zingari sia così socialmente insostenibile: di fatto esistono grazie alla tolleranza della società che li mantiene.

      E no, la società Rom non è più resistente delle società organizzate: ne dipende integralmente, come un virus dipende dall’organismo più complesso ospite: ha in sé quello che serve per replicarsi, ma niente di più.
      Tanto è vero che i Rom si sono spostati tra le società stanziali sofisticate, non certo tra le tribù della steppa euroasiatica.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per MT

        “L’ordinamento per definizione è un sistema completo, superiorem non recognoscens, che accetta altri ordinamenti solo nella misura in cui esso stesso lo prevede. ”

        Guarda che è proprio quello che ho detto.

        E lo è perché comanda su un “territorio” (misurato dai geometri) e non su una “comunità”: non può lasciare spazi incontrollati.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Sì, ma attribuisci al magistrato un giudizio morale che, in realtà, è quello dell’ordinamento.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Mt

            “Sì, ma attribuisci al magistrato un giudizio morale che, in realtà, è quello dell’ordinamento.”

            Caspita, hai ragione.

            E’ proprio questa la cosa terribile. L’Ordinamento non solo dice, “io ti arresto”, ma aggiunge, “e lo faccio perché fai schifo”.

            • roberto scrive:

              Beh ma se non facessi schifo perché arrestarti?

              Rectius, se non facessero schifo le tue azioni, visto che il giudizio sulla persona è rilevante solo un quanto sono rilevanti le sue azioni.

              Per dirla in altro modo, io posso essere la persona più abietta dell’universo ma finché non compio nessuna di quelle azioni che rientrano nel catalogo delle azioni vietate, chissenefrega?
              È nel momento in cui faccio una cosa considerata talmente schifosa da meritare una sanzione che scatta il giudizio sulla persona (è un bravo guaglione che ha fatto una cavolata vs è una persona abietta che gode del male che fa)

            • PinoMamet scrive:

              “Beh ma se non facessi schifo perché arrestarti?”

              In effetti è così.

              Ogni società decide che le azioni che trova schifose (moralmente riprovevoli, sbagliate) devono essere proibite.

              Ogni legge… vabbè, non parliamo de minimis, la distanza degli alberi dal recinto del vicino eccetera…. diciamo, ogni ordinamento giuridico è anche un ordinamento morale.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “e lo faccio perché fai schifo”

              Il “fai schifo” è metagiuridico (cioè il motivo pregiuridico per cui l’ordinamento prevede che devi andare in galera), ma più o meno il senso è quello. Credo sia una buona approssimazione del motivo per cui una società (di cui il diritto è un fenomeno) prevede le sanzioni più gravi.
              Ci sono anche situazioni peggiori: la società potrebbe dire “il tuo comportamento mette a rischio l’interesse economico di quelli che contano, per cui dobbiamo punirti”, senza abbassarsi nemmeno per un istante a considerare la bontà o meno del comportamento in sé. E’ un po’ quello che succede quando si dà il foglio di via ai no-tav, oppure quando si picchia una ragazzina perché non mendica…

              • Francesco scrive:

                Mai capito perchè non si usano accuse vere e della sana galera, vista la mole di reati … la solita clemenza nei confronti della criminalità di sinistra?

                Vabbè, dubito che con Giorgina cambierà qualcosa

  20. Miguel Martinez scrive:

    Un’altra cosa interessante è come il conflitto tra sistemi emerga in genere solo quando qualcuno può puntare il dito contro un aspetto di un altro sistema.

    Ad esempio, ho letto molte cose sugli orrori della vita carceraria in Italia, sui suicidi, ecc.

    Tutte cose verissime, ma sarebbe bene capire il contesto, che è sostanzialmente la necessità di imporre una sanzione che non lascia segni immediati sul corpo (quindi niente impiccagioni o frustate), è quantificabile (tot anni), è invisibile alla società (niente gogna), è il trionfo della struttura sul vivente (cancelli, videocamere, mura), “individualizza” la persona sanzionata e dura quanto il Leviatano, cioè “per sempre”, e non dipende quindi dalla carriera o dalla vita del singolo magistrato o singolo poliziotto.

    Allo stesso modo, nel guardare il diritto Rom, si resta colpiti dal momento della sanzione (le botte in famiglie), ma sfugge completamente il senso generale, tanto che appunto il magistrato (almeno nel brano citato su Repubblica) non vi fa il minimo cenno.

  21. Mauricius Tarvisii scrive:

    Ma al magistrato non gliene frega niente del senso: non è un antropologo. Il magistrato applica il diritto italiano, utilizzando i criteri interpretativi del diritto italiano (dove lo sfruttamento dell’accattonaggio minorile si chiama sfruttamento dell’accattonaggio minorile).

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “Ma al magistrato non gliene frega niente del senso: non è un antropologo.”

      Veramente, lui dice:

      “Siamo in presenza di “personalità violente e prevaricatrici, determinate a trarre fonti economiche per il soddisfacimento delle loro esigenze personali” che non manifestano “segni di resipiscenza”.

      Parla di “personalità” e di “esigenze personali”, invece di dire “comportamenti contro la legge vigente in Italia, determinati da modelli culturali diversi dai nostri”.

      Questo lo dico essendomi speso credo, parecchio, proprio sulla questione delle donne Rom e avendo corso pure qualche rischio a riguardo.

      Ma perché a me faceva piacere che una persona che conoscevo stesse bene, non certo perché io abbia il diritto di dire agli altri quale debba essere la loro legge. E’ un criterio assai diverso.

      Comunque penso che casi come questi siano affascinanti, perché ci permettono di vedere con occhio distaccato lo stesso sistema in cui noi viviamo talmente immersi, che lo diamo per scontato come gli aztechi davano per scontati i sacrifici umani o i mongoli le razzie.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Personalità e volontà sono aspetti giuridicamente rilevantissimi, se da questi l’ordinamento ne ricava delle conseguenze.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “Personalità e volontà sono aspetti giuridicamente rilevantissimi”

          e cultura?

          • PinoMamet scrive:

            Capisco l’obiezione, ma la cultura no, non è giuridicamente rilevante.

            Se lo fosse, cadrebbe la ratio stessa della legge, che è quella di imporre una regola.

            Se invece le regole sono mille, allora vale tutto.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            La cultura è un fenomeno sociale, mentre il nostro diritto penale si basa sulla responsabilità personale.
            Prevengo l’obiezione: questo crea un essere umano finto, individualizzato e non perfettamente collocato nel contesto sociale. Può anche essere vero, ma ogni sistema si basa su una certa approssimazione (altrimenti non puoi nemmeno dire “chi falcia l’erba al Nidiaci oggi”, perché ogni stelo lo dovresti considerare un’entità unica e irripetibile), finché funziona. E smette di funzionare se Reggio Calabria insorge o se gli altoatesini si danno all’indipendentismo, mica se bisogna passare sopra ad una famiglia Rom denunciata da una sua stessa componente.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “personalità violente e prevaricatrici”

        Stai per caso dicendo che chi pestava la ragazza non aveva una personalità violenta e prevaricatrice?

        O stai dicendo che il sistema di regole che ispira l’azione del Magistrato ci fa percepire prevaricazione dove in realtà non ve n’era?

        Capisco i dilemmi del relativismo.

        Ma fanno presto a diventare un nodo di Gordio; un nodo che solo la spada dello Stato può sciogliere.

        E lo deve sciogliere, se si vuole mantenere una convivenza il meno possibile violenta fra individui in gran numero.

        (Ho detto ‘dello Stato’, un’entità fatta di carta e di manette, non ‘della Giustizia’, che è un flatus vocis).

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “(Ho detto ‘dello Stato’, un’entità fatta di carta e di manette, non ‘della Giustizia’, che è un flatus vocis).”

          Mi sembra una risposta chiara, anche se forse non l’unica possibile.

          Ma vorrei anche che quello Stato non parlasse di “multiculturalità”, “diversità”, “reciproco rispetto tra etnie” ecc. ecc.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            La multiculturalità è possibile solo con la separazione fisica delle culture: di quello che fanno i buriati coi loro sciamani nella Siberia profonda al russo di San Pietroburgo non gliene frega niente. Appena, invece, i due si trovano a condividere il pianerottolo nascono i problemi.
            Motivo per cui il personalismo giuridico ha avuto sempre limiti giganteschi persino dove gli ordinamenti che convivevano avevano basi comuni (penso al Medioevo latino). Altrimenti era semplicemente dovuto all’impossibilità per il gruppo dominante di imporre le proprie regole a tutti gli altri (penso ai regni post-romani).

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “La multiculturalità è possibile solo con la separazione fisica delle culture”

              Può darsi, infatti gli zingari che “vogliono fare gli zingari” hanno sempre degli spazi fisici propri. Magari un appartamento di due stanze in cui vivono in quindici. A Cosenza, dietro l’illuminato parere del famoso on. Mancini, hanno costruito anche case popolari specificamente per Rom, con una grande stanza comune, dove tutti i parenti possono ritrovarsi.

              D’altra parte, senza separazione fisica non avrebbero certo conservato la fisionomia e soprattutto la lingua.

              E questo è reso possibile dalla cruciale distinzione tra “puro” e “impuro”, che non ha nulla a che vedere con la distinzione “buono” e “cattivo”.

              Che poi il confine non è assoluto: in varie epoche della storia, alcune minoranze di gagiò si sono “inzingarite”, ma ovviamente hanno dovuto uscire dal sistema castale europeo.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “Stai per caso dicendo che chi pestava la ragazza non aveva una personalità violenta e prevaricatrice?

          O stai dicendo che il sistema di regole che ispira l’azione del Magistrato ci fa percepire prevaricazione dove in realtà non ve n’era?”

          Diciamo che non sappiamo nulla della personalità in questione. Sono cose di cui si potrebbe discutere a lungo all’interno della comunità Rom, che darebbe probabilmente giudizi divergenti.

  22. tomar scrive:

    x Roberto
    “Non ob(b)iezione ma proprio obbiezione”
    Scusami hai ragione, potevo evitare di segnalare la mia preferenza, che solo tale è e non un’obiezione. Che come forma io preferisco, forse perché è quella data a lemma da tutti i dizionari o perché al mio orecchio è più fedele all’origine dell’amato latino.
    Ma aggiungo subito che nel caso di “obbiettivo” anch’io tendo a usare questa forma.
    Una prece per la deformazione da lessicografo.

  23. tomar scrive:

    Per Miguel
    Per Tomar

    “ma tu pensi che l’ingegneria genetica vada rifiutata tout court in quanto tale ”

    Spero che tu abbia capito che non riesco proprio a ragionare in questi termini.

    Scusami di nuovo Miguel, ma effettivamente faccio fatica a capire in che termini ragioni.
    Nel tuo intervento precedente avevi scritto che essendo la fermentazione rafforzata “un procedimento che modifica il DNA di certi batteri tramite ingegneria genetica …”
    questo è seriamente preoccupante, perché implica la modificazione della vita stessa”. Io l’avevo interpretato, forse sbagliando, come un’obiezione di principio a qualsiasi utilizzo dell’ingegneria genetica.
    Questo mi sembra il punto da affrontare e non credo che c’entri la nostra condizione personale. Anch’io sono piccolo e debole e vivo dei risparmi del passato, finché durano, perché attualmente senza alcun reddito. E anch’io di fronte all’arrivo in campo sulla fermentazione di una multinazionale miliardaria tendo a dire “non mi piace” o “mi fa paura”, ma non vorrei fermarmi a questi “sentimenti” e per quanto poco io conti almeno alla mia facoltà di valutare razionalmente le questioni non voglio rinunciare.
    E qui si tratta nientepopodimeno che della questione di continuare a sfamare l’umanità (mettendoci magari anche quella sua parte che oggi fa la fame) senza desertificare il pianeta.
    Poiché so che a questa questione tu sei sensibile anche più di me, non credi che dovremmo cercare di valutare razionalmente anche QUESTO eventuale utilizzo dell’ingegneria genetica rispetto alle altre reali alternative che sono in campo?
    E per valutare razionalmente io intendo qualche sforzo analitico in più del limitarsi a dire che l’ingegneria genetica in quanto tale ”implica la modificazione della vita stessa” e quindi è “seriamente preoccupante”, se con questo si intende che perciò è inaccettabile. Che è posizione rispettabilissima se assunta da un punto di vista religioso (sai come la penso sull’aborto, che è una “modificazione” della vita ben più radicale) ma questo non mi sembra il tuo caso.
    Sulla questione, sia chiaro, non è che io penso che vada senz’altro bene che ci si avvii su questa strada. Ma vorrei cercare di valutarla senza alcun pregiudizio e tenendo anche presente che tutte le alternative concrete che riesco a intravedere mi sembrano davvero “seriamente preoccupanti”.

  24. Moi scrive:

    Repubblica è un giornale collocato politica,ente, con molte pretese di “insegnare a stare al mondo” al popolo, specie se poco riflessivo ancor meno dedito alla lettura di fini filosofi … NON può quindi reagire vs la Barbarie Zingara come farebbe Libero, per questo la butta in “patologizzazione psichica del dissenso”: vestigia del vecchio “Comunismo”; iltutto in una intelaiatura ideologica “liberale” che deve , non senza contraddizioni, al contempo tutelare gli individui e “includere” delle “minoranze” legate a un mondo clanico e arcaico (altro che Italia pre68ina !).

    • Moi scrive:

      Repubblica [ …] NON può quindi reagire vs la Barbarie Zingara come farebbe Libero

      —————-

      Equivarrebbe a dire che la Dx ha sempre avuto ragione … e ne farebbe il gioco in termini elettorali.

    • Moi scrive:

      Anni fa uno “Zingarello” minorenne alla guida di un furgone , a Roma periferia mi pare, investì e uccise diversi passanti “Italiani” (cosa che sulla carta era anche lui …) … la madre del ragazzo lo difendeva a oltranza

      Giornalisti scandalizzati perché i parenti e amici delle vittime dicevano che Hitler almeno una (!) cosa giusta nella sua carriera politica per risolvere un problema la fece.

    • Moi scrive:

      “patologizzazione psichica del dissenso” … come per la famiglia di Saman Abbas, che non si può dire che “Islamicamente” è normale ciò che lehan fatto, sennò si fa il Gioo della Dx … meglio parlare di Patriarcato in termini del tifoso che tocca il culo a una giornalista fuori dallo stadio.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        ” non si può dire che “Islamicamente” è normale ciò che lehan fatto”

        Infatti, non lo è. Per procedere a una sana lapidazione, ci vogliono quattro testimoni maschi adulti e attendibili (cosa che a sua volta richiede una forma di certificazione!) che dichiarino di aver visto commettere con i propri occhi la fornicazione.

        Poi giù la sassaiola, ma non prima!

        • Francesco scrive:

          Quattro? e testimoni diretti? di fatto è impossibile …

          PS vale anche il fornicatore? giù pietrate anche a lui? o solo alla fedifraga?

          che poi questo era mica un caso diverso, di disobbedienza al pater familias?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Francesco

            “Quattro? e testimoni diretti? di fatto è impossibile …”

            Credo che valga anche la spontanea confessione, ma senza tortura.

            • Francesco scrive:

              Cioè se una tizia è mortalmente stufa del marito può confessare un adulterio e farsi ammazzare?

              Non c’è il ripudio mosaico che mi pare più civile?

  25. tomar scrive:

    per miguel
    “A me dispiace che tra un po’ distruggeranno la vita sull’unico pianeta che mi è dato conoscere, ma è così. E’ un po’ come”
    Sarà anche così, ma io non vedo perché devo rinunciare a dire razionalmente la mia perché si possa magari evitare che sia così.
    E’ un po’ come…?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Tomar

      “Sarà anche così, ma io non vedo perché devo rinunciare a dire razionalmente la mia perché si possa magari evitare che sia così.”

      Questo sì.

      Su grande scala, è come il ragioniere autononominatosi Commissario Tecnico del Bar Sport che dice alla Juve cosa deve fare.

      Su piccola scala, con qualche suggerimento molto intelligente, possiamo aiutare i bimbetti dell’Audace Legnaia a battere quelli di Porta Romana.

  26. Moi scrive:

    Per chi avesse dubbi su come essere “Ally” 🙂 :

    https://www.youtube.com/watch?v=CwPZeTNz-Ng

    ALEXANDER.TRIES

    Ever since coming out as Non-binary/Genderfluid the question I get asked the most is “how can I be a good ally?”

  27. Moi scrive:

    Quanto alle politiche green … ha ragione Peucezio, invito i più a riflettere su queste poche ma sagge parole 🙂 :

    https://www.youtube.com/watch?v=ACogHja4aGo

  28. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    https://palermo.repubblica.it/cronaca/2022/11/26/news/pozzallo_natale_xmas_polemica-376294712/

    XMas vuol dire Natale ma richiama la Decima Mas: il sindaco di Pozzallo fa togliere la X

    26 Novembre 2022 alle 17:59 1 minuti di lettura

    Christmas abbreviato in Xmas va bene in tutto il mondo ma in Italia rischia di assumere un significato inaccettabile. Se ne sono accordi a Pozzallo, provincia di Ragusa, osservando che quella scritta installata in città per le feste di dicembre richiama la Decima Mas.

    “Come Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, circolo Vanni Rosa di Pozzallo abbiamo chiesto alle autorità competenti l’immediata rimozione della scritta che richiama più che il Natale da festeggiare, la truculenta e criminale storia della colonna infame fascista che si è macchiata di delitti e uccisioni di partigiani, democratici, antifascisti che lottavano per dare pace e libertà, democrazia e dignità all’Italia soffocata dal ventennio fascista”. Così scrive Nicola Colombo, già dirigente della Cgil.

    Ed è scoppiata la polemica tra chi fa notare che è così in tutto il mondo e chi invece si sente offeso da una scritta che rievocherebbe la Decima Mas (Xmas appunto) spietata armata nazifascista. Così, dopo la recente cacciata di Enrico Montesano da “Ballando con le stelle” perché ha indossato una maglietta, quella sì, non natalizia ma proprio della Decima Mas, a Pozzallo il sindaco, Roberto Ammatuna, ha deciso di fare eliminare la “X” dalla scritta.

    “Hanno avvelenato il clima natalizio – dice in sindaco – e lo fanno con me che sono un antifascista militante e non di parole. Xmas è l’abbreviazione che si usa in tutto il mondo invece di scrivere Christmas. Con queste critiche uno sparuto gruppo è uscito dal seminato ma ricevo decine di messaggi che mi invitano a ripristinare il tutto. Siamo a Natale e per il momento ho scelto di fare togliere quella lettera per eliminare una occasione di polemica ma sto valutando se farla rimettere o se pensare a qualcos’altro”. E intanto dalla piazza la X incriminata è sparita. E’ rimasto solo “mas”.

  29. Miguel Martinez scrive:

    Un’eroina vitalista per Peucezio:

    https://firenze.repubblica.it/cronaca/2022/11/14/news/firenze_donna_telepass_truffa_seimila_euro-374521439/?

    Sfruttava il Telepass dell’auto di fronte, riuscendo a non pagare 145 pedaggi
    14 Novembre 2022

    Al casello rimaneva quasi incollata alla macchina davanti. Una specie di ombra degli altri automobilisti. Un rimorchio. Così quando la sbarra del Telepass si alzava per far transitare la prima auto, lei premeva sull’acceleratore e accodandosi riusciva a evitare il pedaggio. Con questo meccanismo, secondo l’accusa, una signora residente in provincia di Milano avrebbe eluso decine e decine di pagamenti ai caselli autostradali. A bordo della sua Peugeot, in appena cinque mesi, da luglio a dicembre 2018, sarebbe passata “gratuitamente” ben 145 volte. La somma contestata e quantificata da Autostrade per l’Italia è quasi da capogiro: oltre 6 mila euro. Per la precisione 6.632,56 euro.

    Anche perché l’imputata, accusata di truffa e ora nella fase istruttoria di un procedimento presso il tribunale di Firenze, percorreva chilometri su e giù per l’Italia. Di continuo. Superava anche più caselli al giorno, come il 5 agosto 2018 quando sarebbe passata da cinque stazioni differenti, tra Lombardi e Toscana, senza pagare.

    Le telecamere avrebbero pizzicato i passaggi “in coppia” con l’auto o i camion davanti a lei soprattutto nel fiorentino: dal Telepass di Scandicci, a quello si Calenzano-Sesto Fiorentino, fino a Firenze Ovest. Ma vengono contestati dei ticket mai liquidati anche a Milano, Prato, Bologna, Capannori. E poi ancora: Pisa, Bergamo, Altopascio, Lucca. Gli importi in questione sono molto simili ogni volta: sempre tra i 60 e i 70 euro. Oltre al fattore economico lamentato da Autostrade, che sarà poi discusso e verrà ascoltata la versione dell’imputata, emerge anche un rischio nella mossa dell’accodamento, come viene chiamata in termini tecnici: uno sprint infatti che risulterebbe piuttosto pericoloso anche per le altre auto.

  30. Miguel Martinez scrive:

    Un consiglio tecnico, come si fa a dare fuoco a un monopattino?

    Leggo sul Fatto:

    Scene di guerriglia urbana a Bruxelles dopo la vittoria del Marocco contro il Belgio ai Mondiali di calcio in Qatar. Alcune decine di giovani tifosi del Marocco hanno assaltato le vie del centro città e l’area adiacente alla stazione di Midi, distruggendo l’arredo urbano e appiccando il fuoco ad auto, scooter e monopattini elettrici.

  31. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “NON è scoppiata la moda degli insetti.
    È una cosa che è stata decisa dall’alto.”

    Esatto, ed è questo il problema.

    E’ come la Coca Cola, da cui mi tengo lontano per gli stessi motivi per cui altri si tengono lontani dagli insetti.

    Si tratta di un prodotto totalmente estraneo alla “nostra cultura”, ma in fondo lo era anche il caffè.

    Il problema fondamentale è che la Coca Cola è un prodotto imposto dall’alto, con tutta la potenza di una multinazionale che poi ne ha il monopolio.

    • Miguel Martinez scrive:

      “Il problema fondamentale è che la Coca Cola è un prodotto imposto dall’alto, con tutta la potenza di una multinazionale che poi ne ha il monopolio.”

      Già basta che le comunicazioni tra la specie umana siano la proprietà privata di Zuckerberg, Gates e Bezos, ci mancherebbe che lo diventasse pure il cibo.

    • roberto scrive:

      imposto dall’alto?

      non mi ricordo che qualcuno mi abbia mai imposto la coca-cola (che per altro bevo una volta all’anno e non compro proprio mai se non quando vengono a trovarmi i miei genitori ai quali piace)

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “imposto dall’alto?

        non mi ricordo che qualcuno mi abbia mai imposto la coca-cola ”

        Capisco cosa vuoi dire, infatti nessuno l’ha mai imposto nemmeno a me.

        Ma credo che Peucezio, quando diceva “imposto dall’alto” parlando dell’alimentazione a base di insetti, si riferisse a forti interessi aziendali in grado di creare un clima pubblicitario trainante, anche con notevoli complicità statali e mediatiche.

        Non so se abbia ragione, ma direi che la Coca Cola si è “imposta” così: pensa alla costruzione di Babbo Natale come cuore della Decima Mas Xmas, magari avremo Baco Natale 🙂

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Martinez

          “Baco Natale”

          I Poteri Forti hanno già cominciato a manipolare l’infanzia per assuefarla agli artropodi!

          “Z la Formica” e “Bug’s life” lo provano!

          🙂

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Peucezio scrive:

          Miguel,
          “Ma credo che Peucezio, quando diceva “imposto dall’alto” parlando dell’alimentazione a base di insetti, si riferisse a forti interessi aziendali in grado di creare un clima pubblicitario trainante, anche con notevoli complicità statali e mediatiche.”

          Beh, non solo, ci sono state proprio decisioni politiche.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Beh, non solo, ci sono state proprio decisioni politiche.”

            E infatti ho parlato di complicità statali.

            Come nel 1941 quando la Coca Cola si dedicò contemporaneamente alla produzione di armi per ammazzare la gente e alla vendita con fondi statali delle sue bottigliette ai soldati americani, diventando così il “prodotto nazionale” per eccellenza.

  32. Miguel Martinez scrive:

    Comunque credo che abbia ragione Moi.

    Esiste gente che tratta con astio, disprezzo e persino a volte con violenza i Rom, perché “sono diversi”.

    Esistono brave persone di Sinistra che si indignano per questo, e va bene.

    Il problema però è che appena fai vedere a quelle brave persone quali sono le dinamiche del mondo Rom, le dinamiche che creano la “diversità”, le brave persone di Sinistra, quattro volte su cinque (esistono le eccezioni) rimangono scandalizzate e dicono che bisogna che i Rom si comportino esattamente come si comportano loro.

    Cioè smettano di essere Rom, che è esattamente la stessa cosa che chiedono i beceri.

    • PinoMamet scrive:

      Per fortuna non sono mai stato una brava persona, ma per me i Rom devono essere liberi di fare i Rom;
      ma la ragazzina deve essere più libera ancora di fare quello che le pare.

      • Francesco scrive:

        il che renderebbe impossibile ai Rom di fare i Rom, però

        come chiediamo noi beceri

      • roberto scrive:

        OFDAP

        non mi indigno perché i rom sono diversi, trovo giusto odioso picchiare le ragazzine, che lo facciano i rom o gli svedesi o i veneziani per me nulla cambia

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “non mi indigno perché i rom sono diversi, trovo giusto odioso picchiare le ragazzine, che lo facciano i rom o gli svedesi o i veneziani per me nulla cambia”

          basta! Mi arrendo!!

          E pensa che avevo scelto di partire proprio da questo caso, perché ci avrebbe tolti dall’imbarazzo del discutere “se i Rom fanno bene o no…” (si presume che a tutti i presenti facciano antipatia le botte alle figliole) e ci avrebbe permesso di riflettere sulla diversità culturale.

          Ma niente, va bene così, viviamo nel migliore dei mondi possibili (che poi da sempre è la convinzione della grande maggioranza di ogni popolazione riguardo alla propria cultura).

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “diversità culturale”

            Ma infatti (v. il mio post intestato “beceri” su questo stesso thread) la diversità culturale alla lunga non è stabile, è una chimera, proprio come l’anarchia o un’umanità di otto miliardi di individui senza emissione di CO2 e senza nucleare 🙂

            Non a caso parliamo per la prima (e forse ultima) volta di una società globale. Come diceva la canzone? “Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa”.

            Il che non vuol dire la pace universale, al contrario: è una coperta che soffoca tensioni che finiscono con l’eruttare.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              Citare Jovanotti come profeta di una società globale e non accorgersi che una chiesa che vada dal Che a Santa Teresa è, per la assoluta contradditorietà dei suoi contenuti, solo un instrumentum regni di qualcosa di nascosto.

              Nel caso di specie, una Chiesa molto seria che adora Mammona con fervore e devozione e totale esclusivismo.

              La diversità culturale è come la libertà: una necessità assoluta degli uomini, che a volte gli ingegneri perdono di vista.

          • PinoMamet scrive:

            Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma viviamo in questo.

            Non mi scandalizzo per le abitudini dei Rom- ai quali suppongo non freghi niente;

            come non mi scandalizzavo per l’abbigliamento dei rapper o per o tatuaggi dei tatuati, che invece ci avrebbero tenuto 😉

            ma non mi scandalizzo neanche per la decisione del giudice o per il giudizio morale.
            Mi sembra tutto normale.

            • Moi scrive:

              Non mi scandalizzo per le abitudini dei Rom- ai quali suppongo non freghi niente;

              come non mi scandalizzavo per l’abbigliamento dei rapper o per o tatuaggi dei tatuati, che invece ci avrebbero tenuto

              ——————

              Gran bella sintesi, cmq a proposito di Rappers SuperTrasgry 😉 :

              https://www.ilgiornale.it/news/attualit/frase-fedez-nella-bufera-disabili-donne-che-vogliono-essere-2089948.html

              “Le donne disabili vogliono essere [scop]…”. Bufera su Fedez”

              ————-

              Per me, succederà che la Maestrina 😉 Chiara gli tirerà un po’ le orecchie … lui dirà di esser stato frainteso, poi si scuserà con una donazione-investimento 😉 a qualche associazione benemerita.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Martinez

      “beceri”

      Questo è verissimo.

      Segue dal fatto che quelle persone di Sinistra sono oggi le meno lontane dal relativismo etico diffusosi in seguito alla Rivoluzione Francese. Relativismo etico che -come nota Del Noce- non è affatto meno intollerante di una qualunque religione. Del resto, tollerare gli intolleranti è suicida, come ricorda Popper. E chi è più intollerante di chi pesta le ragazzine?

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  33. roberto scrive:

    Miguel

    io da questa discussione ricavo che
    1. i rom hanno un orinamento giuridico diverso dal nostro, basato sulla comunità e non sulla territorialità (ok, d’accordo), sull’oralità e non sulla scittura (ok)
    2. il nostro ordinamento giuridico si basa sulla limitazione della proprietà (boh, vabbé, non ne sono molto convinto ma accetto per amore della discussione), sulla scrittura (ok) e su caste di scribi che sanno leggere e scrivere (ok)
    3. il nostro ordinamento giuridico non può tollerare culture diverse (e qui non sono d’accordo, non può tollerare certi aspetti, ne tollera altri)
    4. il magistrato fa male a giudicare le persone senza capirne la cultura (e qui come ti ho detto non sono d’accordo: il magistrato vede se sono state commesse delle azioni che per il nostro ordinamento hanno un particolare disvalore)
    5. a nessuno piace che siano picchiate le ragazzine (ok sono d’accordo) ma se lo dico io ti arrendi (boh)
    6. il fatto che il rom picchi le figlie è legato alla diversità culturale (ok, capito ma…non si fa lo stesso, almeno non qui)
    7. non viviamo nel mondo migliore (non l’ho mai pensato, penso che viviamo nel 2022 in italia, senza giudizi di valore assoluti….per certi versi trovo più piacevole una cultura dove ripugna l’idea di picchiare le ragazzine, per altri non trovo piacevole una cultura dove non ripugna l’idea che ci siano dei senzatetto)

    cosa non ho capito?
    a cosa vuoi arrivare riflettendo sulla diversità culturale?

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “io da questa discussione ricavo che”

      1) ok

      2) quasi ok: il concetto fondante è che alla base c’è il controllo dello spazio fisico, diviso in proprietà private che si tramandano nel tempo, e che devono quindi essere documentate. Da qui l’importanza cruciale dei “titoli di proprietà” (in Inghilterra almeno, il diritto dell’individuo al proprio corpo nasce come estensione del diritto alla proprietà fisica).

      3) No, l’ordinamento non puo’ tollerare alcuna “cultura” diversa, intesa come cultura: cioè come insieme di pratiche che formano un gruppo umano. Può solo tollerare delle manifestazioni esteriori folcloristiche, finché durano senza la sostanza che le ha generate. Poi ovviamente esistono molti modi di resistere – gli zingari e i sudtirolesi sono due realtà dure da sottomettere.

      4) il magistrato fa benissimo a giudicare nel senso di emettere sentenze: le regole del suo sistema sono quelle. Il magistrato americano che condanna una donna bianca cent’anni fa per una relazione con un nero applica le regole, nulla da ridire. Quello che trovo insopportabile è che il magistrato, oltre a emettere la sentenza, scriva, “è una brutta troia”.

      5) per quello che dipende da noi, siamo d’accordo.

      6) ok

      7) Il punto è che io ho avuto l’occasione, anche se per breve tempo e in modo certo superficiale, di constatare direttamente, intensamente, che non esiste un unico sistema possibile di vita. Esistono criteri, modi, approcci diversi da quello orale/castale/geometrico. E anzi probabilmente la maggior parte delle culture umane sono state diverse da quella che oggi pretende non solo di imporsi a tutti, ma di essere “l’unica giusta”. E’ stata una scoperta davvero importante, perché va al di là dei trattati di antropologia, e ti permette di mettere in discussione le basi stesse del mondo che ti si impone.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ Martinez

        “non esiste”

        Ecco perché si finisce con l’etnocidio. Quando due sistemi sono incompatibili uno finisce col cancellare l’altro.

        “diversi”

        Ecco perché il Magistrato scrive “brutta troia”. Perché è vero, nel sistema di riferimento in cui il magistrato agisce.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Miguel Martinez scrive:

          Per ADV

          “Ecco perché si finisce con l’etnocidio. Quando due sistemi sono incompatibili uno finisce col cancellare l’altro.”

          Non necessariamente.

          Esistono anche sistemi che magari mettono in gerarchia due sistemi (e la cosa può non piacere), ma riescono a farli convivere.

          Tra il 700 e le invasioni mongole, e poi sotto l’impero ottomano, il mondo islamico ha conosciuto la convivenza di moltissime leggi: quella “superiore” che però permetteva la coesistenza di diverse leggi comunitarie. Quella contadina, quella urbana, quella nomade; quelle delle confraternita e delle corporazioni; quelle tribali; e quelle delle diverse comunità religiose, cristiane (al plurale), mandea, ebraica, zoroastriana, yazida.

          Ho precisato “fino alle invasioni mongole” perché è giusto dire che c’è stato in quel periodo un crollo delle convivenze, come c’è adesso.

          • Miguel Martinez scrive:

            “sistemi legali”

            Aggiungo che anche all’interno del sistema Superiore, c’erano le cinque scuole (parlo del mondo sunnita), e magari in un mercato se ne seguiva una e nel mercato accanto un’altra.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “mongole”

            Ti sei risposto da solo. Al più, la tolleranza funziona finché le cose vanno bene. È quando non vanno più bene che sparisce. E di solito non ritorna, a meno di non abbattere completamente il sistema. Certo la Turchia di oggi non organizza i pogrom anticristiani dell’epoca di Abdulhamid.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              Per ADV

              “Ti sei risposto da solo. Al più, la tolleranza funziona finché le cose vanno bene. ”

              Non esattamente: dal 700 al 1200 sono 500 anni, dal 1400 al 1900 sono altrettanti. Poi le crisi arrivano per tutti…

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Martinez

                “esattamente”

                Esattamente, invece. Se due culture coesistono senza mescolarsi, prima o poi di fronte ai problemi che inevitabilmente saltano fuori la tentazione della maggioranza di prendere la minoranza come capro espiatorio è ineliminabile. La difesa dell’identità dalle contaminazioni è sempre foriera di discriminazione; il meticciato (culturale) è la salvezza.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

      • roberto scrive:

        miguel

        “E anzi probabilmente la maggior parte delle culture umane sono state diverse da quella che oggi pretende non solo di imporsi a tutti, ma di essere “l’unica giusta”.

        scusa ma possiamo comunque essere d’accordo sul fatto che questa cultura, se non è “l’unica giusta” (cosa che non ho mai detto né pensato), ha qualche punto “giusto”, per esempio
        – non apprezzare chi obbliga le ragazze a sposarsi controvoglia
        – considerare sbagliato picchiare i figli per constringerli a mendicare
        – non apprezzare i sacrifici umani
        – non apprezzare le pene corporali come sanzione

        perché a me va bene mettere in discussione tutto, ma alla fine della discussione penso proprio che resterei dell’idea che quelle cose sarebbe bello se sparissero

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “scusa ma possiamo comunque essere d’accordo sul fatto che questa cultura, se non è “l’unica giusta” (cosa che non ho mai detto né pensato), ha qualche punto “giusto””

          Il “punto giusto” è che questo sistema si adatta a meraviglia, anzi (assieme a quello cinese e forse a quello saudita) è uno dei pochi che si adattano molto bene a un sistema fondato sull’aumento incessante di estrazione di risorse, sugli scambi virtuali, e che è in grado di mantenere centinaia di milioni di “archivisti” con un alto grado di benessere.

          Altri livelli di consumo energetico e di accumulazione hanno per forza altri sistemi, e sono forse i “migliori possibili” per quel livello di operazione.

          I sistemi giuridici e le culture si adattano ai contesti.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “incessante”

            Vale a dire: un sistema giuridico che difende le fanciulle dai pestaggi in famiglia è possibile solo in una società con la tecnologia e le Grandi Opere.

            OAAM!

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • roberto scrive:

              Andrea,

              Non saprei gli inuit picchiano le figlie? Tutti i popoli indigeni in amazzonia picchiano le figlie?

              Sei sicuro di questa ineluttabilità tecnologia & grandi opere per proteggere le fanciulle?

              • Francesco scrive:

                In effetti a me mi pare una stronzata. Non riesco proprio a vedere il nesso, i Romani erano cultori dei titoli di proprietà terriera senza avere la bolla energetica. E credo anche gli scribi egizi e sumeri.

                Segnale che negli USA del 1959 lo scrittore Heinlein sosteneva a gran voce le punizioni corporali e la pena di morte, oltre al diritto dei figli di piantare la famiglia e seguire il proprio cuore (qui arruolandosi nella Fanteria Mobile). E vinceva un importante premio letterario.

                Forse anche la “nostra” cultura è più ampia di quanto pensiamo.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                ” i Romani erano cultori dei titoli di proprietà terriera senza avere la bolla energetica. E credo anche gli scribi egizi e sumeri.”

                Esatto.

                Stiamo parlando infatti di un sistema basato sulla misurazione, la suddivisione e i titoli di proprietà della terra, esteso poi a tutte le relazioni umane.

                Siamo d’accordo.

              • Francesco scrive:

                ma non ci avevi aggiunto tu la disponibilità di energia?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “ma non ci avevi aggiunto tu la disponibilità di energia?”

                Certo, è quello che ha permesso di mantenere scribi e scrivani e magistrati e tutto il resto.

                Poi le sanzioni sono strettamente legate alla disponibilità energetica. Le pene antiche tendono infatti a essere istantanee – multa, sequestro dei beni, gogna, frustate, esilio, morte, mutilazione.

                Alcune sono “lavori socialmente utili”, come le galee/galere, i lavori in miniera, la riduzione in schiavitù, ecc.

                E’ solo molto recentemente che c’è stata in giro abbastanza energia da introdurre su larga scala il sistema carcerario: quando mando all’ergastolo un venticinquenne, devo essere ragionevolmente sicuro che per i prossimi settant’anni, molto dopo la mia morte, ogni giorno di ogni mese di ogni anno, ci sarà qualcuno – magari ancora nato – a fare da custode, qualcuno a portare da mangiare, qualcuno a riparare i servizi igienici, qualcuno a fare la contabilità, qualcuno a rifornire il benzinaio che rifornisce il camion che porta il cibo a quello che porta da mangiare…

                Quindi:

                1) sistema fondato sui titoli di proprietà richiede sì molta energia.

                2) sistema di sanzioni fondato sul carcere richiede quantità incredibili di energia.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ roberto

                “tecnologia”

                Sono sicuro sì, se consideriamo le civiltà con più di qualche decina di migliaio di aderenti.

                Prendiamo il Pakistan, che si fa un punto d’onore di seguire la morale islamica e che a differenza degli inuit conta più di duecentoventicinque milioni di individui.

                Come anche la cronaca recente illustra, lì pestaggi e omicidi delle figlie riluttanti ci sono eccome. (Da qualche parte ho letto persino della gradevole usanza di offrire sorelle e figlie come mogli-schiave in pagamento di un debito o a riparazione di un’offesa, ma devo controllare).

                Non citerò il ‘domum mansit, lanam fecit’ dei Romani.

                Ricorderò solo l’ovvio:

                1)la liberazione delle donne dalla schiavitù dei lavori domestici presuppone gli elettrodomestici

                2)la liberazione delle donne dalla schiavitù delle gravidanze non volute presuppone i contraccettivi e l’istruzione

                3) la liberazione delle donne dalla superstizione religiosa presuppone l’accesso alle letture di pensatori diversi

                4) la liberazione delle donne dall’andare a prendere l’acqua al fiume presuppone l’acqua corrente in casa

                5) la liberazione delle donne dalla sudditanza economica presuppone la disponibilità dei mezzi di trasporto e di posti di lavoro che non richiedono forza fisica…

                6) …la liberazione delle donne da tutte queste cose per milioni di donne presuppone la civiltà industriale.

                Questa civiltà è figlia dell’Occidente laico e giacobino e a sua volta presuppone tecnologia e Grandi Opere.

                Almeno per ora, il Pakistan sta a mille miglia.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Miguel Martinez scrive:

                per ADV

                “Questa civiltà è figlia dell’Occidente laico e giacobino e a sua volta presuppone tecnologia e Grandi Opere”

                Ma infatti credo che la grande questione sia come conservare alcune di queste cose (certo tutte è impossibile), in una situazione di inesorabile decrescita.

              • Fuzzy scrive:

                Di Vita
                Punto 5
                Ricordavo che nel medioevo si preferiva il vino all all’acqua, perché l’acqua era spesso soggetta a contaminazione da batteri e altro.
                Però andando un po’ ad approfondire ho scoperto il mondo interessante delle bevande di ogni tipo che sostituivano l’acqua.
                .”Il vino veniva consumato quotidianamente nella maggior parte della Francia e in tutti i paesi del bacino del Mediterraneo dove si coltivava la vite. Nei paesi del nord era la bevanda preferita dalla borghesia e dalle classi elevate che potevano permetterselo, ma molto meno comune tra i contadini e la classe lavoratrice. La bevanda della gente comune nei paesi nordici era la birra”.

                “Alla pari del vino sin dall’antichità si preparavano succhi con diversi frutti e bacche, che venivano consumati anche durante il Medioevo: il vino di melograno e di more e il sidro di pere e di mele erano popolari soprattutto nei paesi nordici dove questi frutti crescevano abbondanti. Tra le bevande medievali sopravvissute fino ai giorni nostri si ricorda il prunellé , fatto con le prugne selvatiche (attualmente chiamato slivovitz). Nei ricettari medievali si trovano molte varianti per preparare l’idromele, con o senza contenuto alcolico”.
                https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alimentazione_medievale“.
                Non vorrei fare troppo affidamento sulla memoria, ma mi pare che in Africa, dove ancora si va a prendere l’acqua al fiume o a raccogliere la legna per cucinare, queste siano mansioni affidate ai bambini. Da questa abitudine nasce la difficoltà di mandare i figli a scuola. Questo nelle campagne. Non ho idea se la popolazione africana preservi queste abitudini o se sia oramai in gran parte urbanizzata. Sono cose che ho letto circa una decina di anni fa.
                Non rileggo.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Ricordavo che nel medioevo si preferiva il vino all all’acqua, perché l’acqua era spesso soggetta a contaminazione da batteri e altro.”

                Secondo me questa non è vera, nel senso che il vino non era inteso come un sostituto dell’acqua (non puoi abusare dell’acqua, mentre puoi – e tale possibilità era riconosciuta – abusare del vino!).
                Più che altro il vino era uno dei rari piaceri esistenti. E’ inverno, fa buio presto, hai finito di cenare e che fai? Fai due passi al buio? Fuori discussione. Ti guardi un film? Non li hanno inventati. Birretta o bicchiere di vino? Non resta molto altro.

              • PinoMamet scrive:

                Beh, in effetti questa del vino (o altra bevanda) preferita all’acqua l’ho sentita anche io.

                è conoscenza comune che i legionari romani riempivano le loro fiaschette con la “posca”, bevanda a base di vino piuttosto acetosa
                (doveva essere il famoso aceto offerto a Cristo in croce);

                e mi pare di aver letto su uno studio dedicato all’argomento che nelle workhouses inglesi di Sette-Ottocento la dieta per tutti, compresi i minori, comprendesse porridge e, come bevanda, “small beer”, una specie di birra poco alcolica che tutti usavano come sostituto dell’acqua, più o meno per i motivi riportati da Fuzzy.

                Naturalmente sono sempre esistiti anche i vini costosi e rinomati, certo, o ritenuti tali

                (l’isola di Chio era nell’antichità una specie di Veneto/Friuli del prosecco 😉 e la coltivazione invandente delle viti, con conseguente richiesta di manodopera, ne aveva fatto un centro di commercio degli schiavi in tutto il Mediterraneo…)

              • PinoMamet scrive:

                Forse per tradizione più che altro gli agricoltori di queste parti si portavano nei campi un vinello annacquato, raramente o mai acqua;
                vino puro invece solo a pasto.

                (Un vino cattivo era “‘na teriäga”, una “teriaca”, antico termine di origine greca poi latina per indicare l’antidoto o il farmaco in generale 😉 )

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Sì, c’è l’aspetto dell’alcolico usato come nutriente da chi sta lavorando: vino e birra hanno un contenuto calorico non irrilevante, per cui se sei in fabbrica o stai marciando per decine di chilometri al giorno o zappi la terra potrebbe essere indispensabile assumere calorie anche mentre bevi.

          • roberto scrive:

            Miguel,

            davvero non capisco il nesso tra estrazione delle risorse, scambi virtuali, archivisti, benessere e mazzate ai figli

            esempi di società in cui si usano risorse come se non ci fosse un domani e allo stesso tempo si passa alle vie brevi con la prole li abbiamo tutti sotto gli occhi (chessò l’italia fino all’altro ieri, tipo quando io ero ragazzino)

            esempi di società che vivono in modo più olobiontico e che non mazzolano i figlioli per manadarli ad elemosinare immagino che ce ne siano (per gli inuit sono abbastanza sicuro), ma siete voi i colti

            se ci fosse un legame fra sfruttamento di risorse e protezione dei fanciulli, beh lo metterei in conto dei vantaggi dello sfruttamento delle risorse, ma appunto il legame non ce lo vedo

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “mazzate ai figli”

              lasciamo perdere le mazzate ai figli, che mi sembra stia assorbendo il 90% dell’interesse.

              Allora, abbiamo un sistema culturale che si regge su:

              1) rapporti di parentela fondati su matrimoni combinati di adolescenti
              2) oralità con tramandamento di una lingua neoindiana
              3) ridistribuzione interna di ricchezza tramite feste dove il prestigio è legato alla generosità
              4) assenza di ogni tipo di funzionario o di gerarchia
              5) sentenze legali enesse secondo il diritto tradizionale da alcuni anziani, in seduta straordinaria (ma che non costituiscono una gerarchia)
              6) sanzioni interne (lasciamo perdere le mazzate, limitiamoci alle maledizioni)
              7) numero ridotto di persone conviventi in una comunità
              8) rimozione rituale dei morti (e quindi di concetti come eredità ecc)
              9) radicale differenziazione dei ruoli per sesso
              10) monogamia esogamica
              11) divisione dello spazio, dei corpi, degli esseri tra puri e impuri e tra Rom e Gagiò

              I magnifici matrimoni, i costumi, la musica sono una funzione di questo sistema, che si regge tutto insieme.

              • roberto scrive:

                miguel
                sai cosa?

                mi sembra che di tutto questo non ci sai nulla di incompatibile con la società dei geometri sfruttatori di risorse….

                cioè, è un modo di vivere radicalmente diverso, siamo d’accordo, ma chi gli impedisce di vivere così?
                cosa c’è di talmente rilevante che un qualsiasi stato, funzionario, giudice deve interessarsene?

                lo stato si interessa di altre cose (mazzate ai figli, furti, violenze…) ma per il resto?

                e da qui provo di nuovo umilmente a far notare che lo stato, la società, i geometri possono tollerare molto di più che le “manifestazioni esteriori folcloristiche”…a meno che non mi dici che mazzate furti e violenza sono *essenza* di quella cultura

              • roberto scrive:

                non ci sia

              • roberto scrive:

                magari aspettare che gli adolescenti diventino maggiorenni per sposarsi… tutto qua.
                di nuovo, magari sbaglio, ma non credo che caschi il loro mondo per una cosa del genere

              • Francesco scrive:

                Miguel

                ma negli USA mica ci sono gli zingari? e mica vivono a modo loro, grazie anche a un sistema legale molto flessibile e inglese?

                chiedo perchè non ne sono certo

              • roberto scrive:

                francesco,

                si ce ne sono! molti sono arrivati proprio dalla romania nella metà dell’ottocento, e altri gruppi dall’inghilterra

      • roberto scrive:

        miguel

        “3. […] Può solo tollerare delle manifestazioni esteriori folcloristiche,”

        io invece credo che possa tollerare molto di più, fino a certi valori davvero non negoziabili

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “io invece credo che possa tollerare molto di più”

          Torniamo alle musiche e alle danze zingare.

          Certo che le può “tollerare”.

          Ma se togli il matrimonio e la festa come fondamenta della coesione umana e dell’economia, diventano semplicemente dei cascami che si possono commercializzare dentro la cultura non-Rom, oppure diventano rivendicazioni “etniche” tipo nazionalisti danesi che si vestono da marinai vichinghi.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ Martinez

            “festa”

            Preferisco una festa di meno e un pestaggio di meno.

            A me le feste di paese hanno sempre fatto venire in mente i roghi dei capri espiatori per propiziare il raccolto.

            I pettegolezzi della gente durante lo struscio domenicale sul corso principale del paese possono essere altrettanto crudeli.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

          • roberto scrive:

            miguel

            “Ma se togli il matrimonio e la festa”

            non sono a conoscenza di ragioni per le quali bisognerebbe togliere feste e matrimoni

            • Miguel Martinez scrive:

              Per roberto

              “non sono a conoscenza di ragioni per le quali bisognerebbe togliere feste e matrimoni”

              Ma se l’ho appena spiegato? Non ho detgto che tu vieteresti feste e matrimoni.

              Ho detto una cosa completamente diversa. Se togli feste e matrimoni “come fondamenta della coesione umana e dell’economia”, cioè ne fai puro folklore…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “cioè ne fai puro folklore…”

                Più o meno l’obiettivo è quello. Alla fine, naturalmente, salta anche il folklore quando viene meno la ragione sociale per cui esiste.

  34. Miguel Martinez scrive:

    Per quelli che hanno votato la Meloni dicendo, “sarà diversa…”

    ttps://www.lanotiziagiornale.it/governo-e-ambientalismo-sono-agli-antipodi-urso-conferma-il-rigassificatore-a-piombino-e-le-trivelle-in-veneto-il-ministro-del-made-in-italy-assicura-si-fara-tutto/

    Governo e ambientalismo sono agli antipodi. Urso conferma il rigassificatore a Piombino e le trivelle in Veneto. Il ministro del Made in Italy assicura: si farà tutto

    • Francesco scrive:

      Non la ho votata ma se avessi saputo che con lei si facevano davvero trivelle, rigassificatori, magari termovalorizzatori, avrei preso in considerazione di farlo.

      Siccome temo ancora siano solo chiacchiere e studi di fattibilità commissionati agli amici, resto alla finestra.

  35. Moi scrive:

    Ci sono solo 2 sistemi, o meglio due “polarità” di sistema : o prevale l’ individuo o prevale la comunità : nel primo caso, all’ estremo, abbiamo i bambini trans ; nel secondo, sempreall’ estremo, i casi tipo le “zingarelle” o le “Islamichelle” che subiscono certe sevizie ritenute una prassi comunitaria.

    Nella realtà, almeno oggi, si cerca di mediare … del tipo : hijab sì, niqab forse (assimiliamolo alle mascherine …) , lapidazione no ; con gli zingari è ancora più difficile perché è una cultura dell’ oralità e della consuetudine che nessuno osa discutere (o se ci prova, rischia grosso …) per non perdere l’ identità.

    • Moi scrive:

      Il paradosso è quando , come nota Zemmour : nel nome della libertà individuale scegli di sottomettere la tua individualità a una comunità che reprime l’ individualità. Inoltre , la società che permette tutto ciò è quella con più sensi di colpa storici … che possono essere un ottimo alibi per “lavarsene le mani” dei problemi concreti, continuando deliberatamente a idealizzare un’ illusione frutto di un’ astrazione intellettuale.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Ci sono solo 2 sistemi, o meglio due “polarità” di sistema : o prevale l’ individuo o prevale la comunità”

      Sì e no. E’ sempre utile guardare le cose in maniera NON duale, ad esempio postulando TRE principi, altrimenti si finisce incastrati in un duello da cui non si esce più.

      In questo caso potrebbero essere territorio, individuo, comunità, ad esempio.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ moi

      “trans”

      Mi stai facendo diventare simpatici i bambini trans.

      Nel suo “Le guide del tramonto” Arthur Clarke descriveva una società globalizzata in cui era comune vedere un nero dai capelli ricci di un bel rosso vivo, non per tintura ma per gli antenati Irlandesi.

      Al l’estremo opposto, un diplomatico Sudafricano ai tempi dell’apartheid provocò un incidente diplomatico dicendo che “non vogliamo diventare caffelatte come il Brasile”.

      So da che parte stare.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        Dalla parte dei torturatori di bambini? solo per restare fedele a una obsoleta ideologia anti-diversità culturali?

        Io ci ripenserei.

        PS io sono un grandissimo sostenitore del caffelatte alla brasiliana, soprattutto in versione femminile!

  36. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Marinetti”

    Certo!

    1) “Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
    Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.”

    Quindi:

    2) “Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.”

    Bene, per mettere “l’uomo” (?) al volante, ci vogliono, tra l’altro:

    a) facoltà di ingegneria, con presidi, rettori, contabili, docenti, appalti per costruire palazzi, il tutto a spese del Contribuente Peucezio

    b) autostrade e appalti di autostrade e contabili e geometri e avvocati (tanti!!!) tutti a spese del Contribuente Peucezio

    c) facoltà di giurisprudenza (vedasi sopra) per formare i suddetti avvocati che devono dirimere le dispute sugli appalti, tutti a spese del Contribuente Peucezio

    d) semafori e vigili e parcheggi e autovelox e multe, tante multe, sempre a spese del Contribuente Peucezio

    e) telecamere che sorvegliano ogni movimento del Contribuente Peucezio, sempre a spese del Contribuente Peucezio.

    f) e per estrarre i soldi dal Contribuente Peucezio, ci vuole ovviamente l’Agenzia delle Entrate Riscossioni, pagata con i soldi del Contribuente Peucezio.

    Il Contribuente Peucezio, mentre si gode l’ingorgo, può comunque leggersi sullo smarfo che lo sorveglia le parole di Marinetti.

    Clacson che suona dietro, è verde, cretino! Non conosci le Regole?!

    • Peucezio scrive:

      All’inizio del Novecento gli autovelox non erano semplicemente concepibili.

      Oggi la tecnologia li consente, ma se proprio devono esistere, dovrebbero avere lo scopo opposto: servire a rilevare e sanzionare le velocità eccessivamente basse.

  37. Moi scrive:

    @ MIGUEL /TUTTI-E-*

    https://www.foxnews.com/politics/liberals-slam-thanksgiving-holiday-that-promotes-genocide-white-supremacy

    Thanksgiving canceled ?

    Liberals who say America’s holiday promotes genocide and White supremacy

  38. Fuzzy scrive:

    https://www.remocontro.it/2022/11/29/un-giorno-di-guerra-in-ucraina-costa-quanto-30-in-afghanistan-e-slitta-la-consegna-di-armi-usa-a-taiwan/
    La macchina della guerra non riesce a tenere il passo con le guerre.
    Ma
    “Il Pentagono promette il massimo impegno a nascostamente si sfrega le mani pensando al rinnovo del suo arsenale grazie alla guerra in Ucraina”.

  39. Miguel Martinez scrive:

    Una riflessione interessantissima, molto di parte, da una fonte iraniana ovviamente filo-governativa.

    Perfetta però la descrizione del conflitto tra il nazionalismo “ariano” e l’internazionalismo islamico, che corrisponde a tante cose che ho visto del mondo iraniano.

    Notizie dall’Iran islamico e rivoluzionario: https://t.me/iranislamico

    Islam, patriottismo e Mondiali di calcio (prima parte)

    🔹 L’Iran ha perso contro l’Inghilterra, e male. Quella sera la tristezza e la felicità hanno determinato chi è rimasto veramente iraniano. I veri iraniani erano tristi mentre i persianofoni sedicenti iraniani erano contenti della vittoria inglese. Quelli che provano rancore e sono critici nei confronti della situazione del paese, ma sono consapevoli del significato della guerra, dell’indipendenza e del patriottismo, ritengono che “la patria non è un hotel che la gente lascia quando il servizio non è buono”.

    Ci sono situazioni in cui una persona viene messa alla prova rispetto ai suoi slogan, a quanto è risoluta rispetto a ciò che afferma e alle posizioni enunciate. La stagione del caos politico è una di quelle situazioni per dimostrare le pretese di patriottismo.

    🔹 Per una vita si dicevano patrioti. Parlavano di Ciro e con zelo celebravano le feste nazionali. Non collocavano il Corano nell’“Haft-sin”. Da innamorati dell’Iran monopolizzavano il Solstizio d’Inverno e “Chaharshanbe Suri”. Hanno creato una falsa dicotomia tra Iran e Islam e accusato i credenti dell’ultima religione divina di aver tralasciato l’Iran. Disprezzavano in modo razzista i musulmani e si consideravano una nazione superiore. Molte volte hanno accusato i loro oppositori di vendere l’Iran, gridando “siamo ariani, non adoriamo gli arabi” e “né Gaza, né Libano, sacrifico la mia solo vita per l’Iran”...ma durante le crisi non sono mai rimasti accanto all’Iran. Erano solo parole.

    Il 17 gennaio 2020 erano trascorse solo due settimane dall’assassinio del generale Soleimani quando la Guida della Rivoluzione, nel suo sermone della preghiera del venerdì a Teheran, disse: “Quegli individui abbindolati che un giorno gridavano “né Gaza, né Libano”, non solo non hanno sacrificato la loro vita per l’Iran, ma si sono persino rifiutati di sacrificare il loro benessere e i loro interessi per il bene del paese. Coloro che hanno sacrificato la loro vita per l’Iran sono stati i martiri come Soleimani…”

    La nostra Guida aveva ragione. Avevano lanciato lo slogan “sacrificherò la mia vita solo per l’Iran” contro Soleimani e i suoi soldati che combattevano in Siria e Iraq e contro la posizione dell’Iran a sostegno del Libano, di Gaza, della Palestina e dell’Asse della Resistenza, e pretendevano di essere i veri iraniani. Lasciamo da parte il combattere; quando si è trattato dei loro meri interessi politici, per aumentare le sanzioni contro questo popolo e far escludere la nazionale di calcio, anzi ogni squadra sportiva iraniana, si sono schierati con i sauditi di lingua persiana della tv “International”. Hanno definito la squadra nazionale di calcio come “governativa” e, all’apice dell’incredulità, hanno esultato da traditori per ogni gol dell’Inghilterra contro l’Iran! Quelli che non sono stati al fianco di questo paese nemmeno per un pallone di calcio, come faranno da scudo con i loro petti davanti alle bombe e missili stranieri?

    Non sono infastiditi dalla separazione del Kurdistan, dell’Azerbaigian, del Baluchistan e del Khuzestan dall’Iran, non prendono posizione quando vengono condotti attacchi terroristici contro questa nazione, non esitano a sostenere sanzioni e attacchi militari contro l’Iran, né hanno versato sangue per proteggere la loro patria, e di fatto nemmeno hanno preservato le vere tradizioni iraniane: non considerano un disonore appendersi alla gonna delle potenze straniere e cercarvi rifugio, ma scandiscono slogan nazionalistici.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “Hanno creato una falsa dicotomia…”

      Ci sono fasi in cui le comunità reinventano il passato per cambiare gli equilibri di governp: lo hanno fatto anche gli italiani, se ci si pensa.

      Che poi quello che sta succedendo in Iran possa portare, come da costante storica, all’esplosione della Persia, ad una guerra civile di durata indeterminabile ed all’ennesima ricomposizione, è un altro discorso.

    • PinoMamet scrive:

      Sì ma cos’è l Haft Sin?
      (Sette qualcosa?)

      Potrei googlare ma non è divertente!

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Lego che significa “le sette esse”, cioè una tradizione di Capodanno (quindi primaverile) di addobbare una tavola con sette specifici alimenti il cui nome inizia per esse, appunt0. Tradizionalmente, appunto, sulla tavola si mette anche una copia del Corano, tradizione che a quanto pare qualcuno rigetterebbe.

    • Francesco scrive:

      >>> Non sono infastiditi dalla separazione del Kurdistan, dell’Azerbaigian, del Baluchistan e del Khuzestan dall’Iran

      ehm, l’ultimo mi manca del tutto, degli altri però capisco quasi poco: l’Azerbaigian non è Iran da un sacco di tempo! lo rivogliono? uniscono il fanatismo religioso sciita a quello nazionalista persiano?

      per il Kurdistan qui siamo tutti filo-kurdi, giusto?

    • Francesco scrive:

      Pseudo-Moi

      divertente come questi veri patrioti iraniani siano succubi della logica calcistica occidentale e diano una tale importanza alla partita di pallone!

  40. Peucezio scrive:

    Pino (e quant’altri),
    ma il relativista non ero io?

    Allora,
    io credo che esistano modelli cognitivi e modi di percepire e leggere il mondo radicalmente diversi in base alle culture e che differenziano in modo profondo le culture orali e quelle basate sulla scrittura.
    Ma non è che arrivo a pensare che i bisogni fondamentali siano diversi.
    Insomma, nutrirsi, accoppiarsi…

    Quindi non dico niente né di rivoluzionario, né di soggettivo o di “peuceziano”.
    Dico che la cultura popolare ha sviluppato il mito dell’abbondanza, della cuccagna, della cornucopia non a caso.
    E lo stesso discorso vale per il sesso.
    Quindi gli ideali ascetici, che a livello individuale possono essere legati a istanze personali di trascendimento del materiale, quando diventano valori collettivi hanno qualcosa di patologico.
    E il patologico esiste nel mondo: il mondo è imperfetto. La patologia in un certo senso è parte della fisiologia.
    Ma la patologia va riconosciuta come tale.

    Ora, io proverei a chiedere a ogni indiano se, potendo scegliere, se gli venisse regalata, gli venissero pagate tutte le spese di manutenzione e carburante e avesse il parcheggio comodo e gratis, se non vorrebbe avere una bella automobile, magari grande, potente, lussuosa.
    Certo, ci sarà qualcuno che dirà di no, ma non pigliamoci in giro: quasi tutti diranno di sì.
    Come quasi tutti sarebbero felici di andare a letto con una modella e di mangiare sempre in abbondanza e di gusto. Poi ci sono gli omosessuali, i vegani, gli anoressici, gli inappetenti, gli asceti, i digiunatori a vario titolo. E va bene così. Ma se il digiuno e l’astinenza diventano la cifra della società siamo a un’inversione delle categorie correnti.
    E, non c’è un cavolo da fare, l’automobile è un mezzo molto più efficiente e comodo per chi lo usa del cavallo, della bicicletta, del monopattino o dei piedi. Non foss’altro per il fatto che ti porta molto più velocemente dovunque tu voglia andare.
    Proviamo a chiedere a un’italiana media qualsiasi se vorrebbe rinunciare alla lavatrice e lavare i panni a mano.
    E chi preferisce stare all’adiaccio anziché col riscaldamento (poi c’è quello che sta bene a 24 gradi e quello che sta bene a 18 o a 16). E chi vorrebbe andare a prendere l’acqua al pozzo e non avere la luce elettrica, rinunciando a pc e mille altre cose.
    Poi ci sono quelli che fanno scelte radicali: più che rispettabili, anzi, c’è dell’affascinante. Ma quanti sono?

    Sia chiaro: tutto ciò non è in nulla in contraddizione con la tradizione: nessun uomo tradizionale amava i disagi, la scarsità e la fame. Semmai è oggi che abbiamo valori capovolti.

    Quindi no, non mi convince quest’idea che è questione di “gusti”. Sarà pure, ma io applico la logica di Massimo Catalano.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Ora, io proverei a chiedere a ogni indiano se, potendo scegliere, se gli venisse regalata, gli venissero pagate tutte le spese di manutenzione e carburante”

      Sono abbastanza d’accordo con te.

      Infatti, credo che la teologia avesse azzeccato quando ha stilato la lista dei “Vizi capitali” (copincollo da Wiki), sembra il manuale delle Chiavi del Successo del Pubblicitario:

      superbia: radicata convinzione della propria superiorità, reale o presunta, che si traduce in atteggiamento di altezzoso distacco o anche di ostentato disprezzo verso gli altri, nonché di disprezzo di norme, leggi, rispetto altrui;

      avarizia, derivante più precisamente dall’etimologia latina avaritia, collegata all’avidità della fame:[7] cupidigia, avidità, costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più;

      lussuria: incontrollata sensualità, irrefrenabile desiderio del piacere sessuale fine a se stesso, concupiscenza, carnalità, divinizzazione del sesso sempre maggiore, che può andare dalla fornicazione sino all’adulterio, e agli atti più estremi e perversi;

      invidia: in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova dispiacere e astio per non avere noi quel bene e a volte un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità;

      gola: nel suo senso concreto, è l’irrefrenabile bramosia di ingurgitare cibi o bevande senza fermarsi al limite della sazietà imposto dal corpo, ma proseguire nella consumazione per puro piacere e ingordigia. Nel suo senso astratto, “goloso” è chi abusa di una determinata cosa, andando al di là del limite imposto dalla natura umana.

      ira: alterazione dello stato emotivo che manifesta in modo violento un’avversione profonda e vendicativa verso qualcosa o qualcuno;

      accidia: torpore malinconico, inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, pigrizia, indolenza, infingardaggine, svogliatezza, abulia.

      E sono anche d’accordo che l’immensa maggioranza della gente, specie in una società come la nostra che in ogni istante ti “titilla” a consumare di più, a sentirti più Importante, a Crescere, “voglia di più”. Come sento incessantemente ripetere, “fa tanto comodo!”

      Poi c’è Katherine che alleva le pecore nere nel Mugello, Miguel che non ha la macchina, Daniela che non ha lo smarfo, ma siamo quattro gatti e non cambieremo certo il mondo.

      Sarà il mondo, temo, che ci cambierà, ma i sopravvissuti dimenticheranno presto la lezione 🙂

      • Peucezio scrive:

        Mi sa che stiamo parlando di cose diverse però.
        La superbia, l’invidia e l’ira ad esempio non migliorano la vita, la peggiorano.
        Perché sono eserxizi autoreferenti, espressione di amor sui (apparente, perché in realtà ti danneggi), mentre gli altri vizi elencati hanno un oggetto esterno e non in senso negativo o privativo verso sé o altri.
        Quindi in fondo non sono vizi.

      • Peucezio scrive:

        Ovviamente io sono il primo a riconoscere l’alienazione indotta dal consumismo.
        Da una parte si campa più a lungo, più in salute, anche con più stimoli, l’accesso a più informazioni, a cultura, arte, per chi sa apprezzarle, ecc.
        Dall’altra senz’altro ci sono bisogni indotti, nevrosi, ecc.

        Ma questa cultura della rinuncia cosa produrrà? Un’umanità altrettanto nevrotica ma che vive pure male materialmente,

      • Peucezio scrive:

        Soprattutto mi chiedo come mai tu non colga come l’ideologia pauperista imperante…

        Per inciso:
        d’accordo, tu dici che non è imperante, non lo è de facto, ma le mode ideologiche sono profondamente sintomatiche.
        È vero che c’è la pubblicità, il capitalismo si nutre di crescita, le decisioni politiche vanno in quel senso… Ma non è affatto neutro o irrilevante il fatto che una cosa per essere figa debba essere “sostenibile”. Te l’immagini una cosa del genere negli anni ’60?

        … dicevo, come quest’ideologia non abbia nessuna remota parentela con i frammenti di autenticità con cui tu riesci a venire in contatto.
        E che semmai il pauperismo, l’ideologia della continenza sono stati proprio i motori del capitalismo che ha devastato il mondo?
        Ti pare che se al posto dei grigi speculatori olandesi, anglosassoni ed ebrei avessimo avuto delle crapule, dei dissoluti, degli aristocratici gaudenti e dissipatori, a quest’ora avremmo il mondo che vedi e che deprechi?

        • roberto scrive:

          peucezio

          “avessimo avuto delle crapule, dei dissoluti, degli aristocratici gaudenti e dissipatori,”

          mi hai fatto venire in mente il pentapartito
          🙂

          • Peucezio scrive:

            Quelli erano quasi degli asceti.

            Oddio, se parli dei socialisti è un conto.
            Io forse ho in mente i democristiani anni ’70, più che i socialisti anni ’80.
            Quelli, i tipi alla Moro, ecc., erano quei tipici esponenti di una sorta di moderazione magnogreca, quasi un po’ stoica.
            Pensa a un tipo cerebrale come Andreotti.
            O al grigio Forlani. Lo stesso De Mita…
            Alcuni erano cattolici ferventi.

            Hai visto Todo Modo?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          ” Ma non è affatto neutro o irrilevante il fatto che una cosa per essere figa debba essere “sostenibile”. ”

          “Sostenibile” vuol dire:

          1) dopo un secolo di devastazione, non si può più negare che ci sia un problema

          2) come si fa allora a spacciare sempre più merci lo stesso?

          3) dici che miracolosamente la mia merce “non fa danno”, e così la gente lo compra.

          • Peucezio scrive:

            La gente compra quello che gli dici.

            Tu attribuisci alla gente comune una lucidità e una capacità di leggere la realtà che non esiste.

            Se si volesse convincere la gente che le temperature si alzano perché stiamo andando verso un mondo edenico, in cui in Antartide fioriranno meravigliosi alberi da frutta, orti e vigneti e tutti in tutto il mondo staremo benissimo, la gente ci crederebbe subito. E una minoranza crederebbe al complotto, non perché ha capito che non è così, ma perché il potere è cattivo e basta.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “La gente compra quello che gli dici.

              Tu attribuisci alla gente comune una lucidità e una capacità di leggere la realtà che non esiste.”

              🙂

              Certo, ma credo che siano successe alcune cose:

              1) il capitale ha sempre meno bisogno di giustificare gli aspetti “pesanti” della produzione, ormai scaricati in massima parte in Cina e dintorni

              2) i nuovi tipi di merce sono sempre più virtuali, e possono benissimo legarsi a un immaginario bucolico, come spesso succede

              3) un’umanità sradicata ha fame di “autenticità”

              4) una volta che la gente ha “il necessario” (difficile da definire, certo), comincia ad avere esigenze estetiche, di cose delicate

              5) la divisione capitalista del lavoro ci ha allontanati dal sangue, dalla forza bruta, come ci fa orrore picchiare bambini (ci pensa la scuola a disciplinarli), ci farebbe orrore ammazzare con le nostre mani un maiale. Tanto c’è gente misteriosa pagata per fare solo quello otto ore al giorno per tutta la vita.

              6) una volta diventato di dominio comune che esiste una crisi ambientale, il primo pensiero di un imprenditore intelligente non è, “come posso nascondere il fatto”. E’, “come posso sfruttarla per fare soldi?” E tutto il sostenibilismo che giustamente critichi diventa una rincorsa su questo.

              7) esistono grandi apparati di sicurezza nazionale che si preoccupano della crisi, e sono pronti a finanziare progetti “alternativi”, che siano la carne sintetica, le pale eoliche o l’energia nucleare.

              • paniscus scrive:

                ” bambini (ci pensa la scuola a disciplinarli)”—

                E quando mai? Con l’inclusione coccolosa e con la gratificazione assoluta di tutti i possibili narcisismi individuali, che vanno per la maggiore adesso?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Paniscus

                “E quando mai? Con l’inclusione coccolosa e con la gratificazione assoluta di tutti i possibili narcisismi individuali, che vanno per la maggiore adesso?”

                Capisco, ma intendo dire che la gestione dell’infanzia è trasferita dalla famiglia alla scuola, nel bene o nel male.

                Tanto che se un sedicenne picchia qualcuno, mica si chiede, “la famiglia dov’era?” Si chiede, “la scuola dov’era?”

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                sì, sono d’accordo più o meno su tutto.

                Lo specifico che aggiungo, che è un po’ il senso del mio discorso generale, è che la perdita di competenze e strumenti critici delle ultime generazioni dovuta alla scuola permissivista, ha creato negli occidentali di oggi di cultura considerata medio-alta una tendenza alla semplificazione, una rozzezza intellettuale, che si sposa con le crociate moralistiche, tipico prodotto di chi non ha strumenti critici raffinati ma è comunque cresciuto secondo modelli formativi improntati all’astrazione anziché alle cose.
                Credo sia un meccanismo che viene all’inizio e alla fine delle parabole di diffusione della cultura scritta e della scolarità: è successo col protestantesimo, con la scolarizzazione diffusa nel mondo islamico e sta succedendo ora con la “de-scolarizzazione” (che non è meno scuola, ma scuola che non trasmette nozioni, perché è attrezzata per farlo, lo fa, ma manca il momento punitivo rispetto alla verifica, che è l’incentivo allo studio).

                Queste visioni rigide, schematiche, astratte e non pluralistiche si traducono in un risentimento verso i naturali bisogni umani in nome di un ideale repressivo e antivitale, perché gli slanci vitali ripugnano a un modello di vita improntato al controllo e a una razionalità astratta.

                In questo senso tutto ciò che dici è vero, ma negli ultimi tempi vi si aggiunge questo spirito di crociata, quest’ondata puritana che ha questa precisa origine.

                E sul problema oggettivo del rapporto fra uomo, ambiente, risorse, tecnologia, che andrebbe affrontato in modo razionale, pragmatico e senza pregiudizi, si costruisce un castello di ideologismi, isterie, nuovi perbenismi.

        • Francesco scrive:

          secondo me, Peucezio, di spreco e dissolutezza ne abbiamo avuta un sacco

          forse non tutti i capitalisti erano di quella genia ma basta leggere quanti artisti e quanti palazzi e quante donne di facili costumi e quante collezioni … quanti si sono giocati d’azzardo tutto

          pensa al commercio di spezie e di tessuti di lusso, o alle miniere di diamanti et similia: mica erano destinati alla modestia di grigi perbenisti, che infatti erano sempre intenti ad andare altrove tutti scandalizzati

          • Peucezio scrive:

            Francesco,
            certo.
            Si tratta di una sorta di effetto secondario della modernità.
            La continenza ascetica dei primi capitalisti li rende efficienti al punto da costruire le condizioni per un benessere diffuso, che produce l’effetto opposto, l’abbondanza, il lusso, il piacere.

            Oggi siamo al riflusso, per i motivi che ho spiegato più sopra in risposta a Miguel.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “E che semmai il pauperismo, l’ideologia della continenza sono stati proprio i motori del capitalismo che ha devastato il mondo?”

          Veramente su questo tema credo che viviamo su due pianeti opposti.

          1) Capitalismo dei “grigi speculatori” del 700-800. Certo, uomini ricchissimi, silenziosi, monogami, invisibili, cultori della disciplina. Operai disciplinati, messi in riga con l’orologio. Produzione concentrata sugli oggetti solidi. Poca pubblicità.

          2) Capitalismo di oggi. Essenzialmente flusso virtuale di denaro. Pone al centro il Consumatore, cercando in ogni possibile modo un tocco nuovo per adularlo, farlo immaginare sempre gioioso, giocoso, sorridente, dirgli che è la persona più importante del mondo, che ogni suo capriccio potrà essere soddisfatto. Che potrà essere sempre un selfie vivente di se stesso. Che il mondo intero esiste per farlo felice, perché non si senta mai ferito, deluso, rattristato. “vittima di odio e di bullismo”. Anche per il minimo colpetto di tosse, per la scarpa appena scomoda, esiste la merce-rimedio, l’anestetico narcotizzante.

          Anestetico narcotizzante come il muzak di sottofondo che accompagna senza senso, ipnoticamente, ogni persona nella sua auto, la casalinga con la tv accesa in cucina, il frequentatore dei supermercati…

          Siccome sei una persona intelligente, e viviamo più o meno nello stesso mondo, sospetto che forse scambi l’anestetico narcotizzante – che effettivamente ti evita le sensazioni rischiose, forti, i drammi di ogni sorta – con il “pauperismo”, ma non lo so.

          • Francesco scrive:

            nell’Ottocento è nata la pubblicità! ancora in bianco e nero e a stampa ma c’era!

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “nell’Ottocento è nata la pubblicità! ancora in bianco e nero e a stampa ma c’era!”

              Certo, ma il passaggio lento è da

              1) “la nostra pentola cucina bene” a

              2) “tu che sei bella, perfetta, giovane, e per un attimo ieri ti sei sentita frustrata, sfiora con le tue Mani Uniche la nostra pentola tutta liscia e sostenibile e vedrai che ti farà sentire bene di nuovo!” Manco si dice che serve a cucinare.

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            d’accordo.

            Ma quello che descrivi mi pare più l’onda lunga del Novecento che non la contemporaneità.
            Tu stai descrivendo un quadro da consumismo anni ’50-’60, ma radicalizzatosi.
            Il punto è che questa radicalizzazione lo sta trasformando nel suo contrario: “tutto è vietato e tu sei sempre colpevole”.

            • Francesco scrive:

              ……

              non lo so. il “tutto è vietato e loro sono sempre colpevoli” è roba da universitari ricchi o aspiranti.

              nella pubblicità c’è sempre “goditi la vita grazie alle mie supposte”, oggi aggiungono (sostenibili)

              ma sempre di godere si tratta

          • Peucezio scrive:

            Miguel,
            ammetterai che l'”Io sto in casa” e le esortazioni al risparmio energetico non sono mere indicazioni tecniche: c’è una retorica.
            Questa retorica è l’ideologia, la cifra dei tempi ultimissimi.
            Ed è antitetica a questa sorta di edonismo cosmico nel quale tu sei al centro del mondo, puoi fare tutto ciò che vuoi e ottenere materializzato tutto ciò che la tua fantasia più sfrenata desidera.

            Ed è difficile non vedere un nesso con la repressione sempre più violenta della libertà di parola, la colpevolizzazione del sesso, ecc. ecc.
            Perché sarà pure che in origine queste spinte nascono per non far sentire traumatizzato l’omosessuale, il trans, il fiocco di neve, ecc., ma ormai non si rivolgono più ai deboli e alle vittime, che sono semmai agitate come pretesti, come bandiere, indipendentemente dalla loro volontà e dal loro interesse.
            Si rivolge ai potenziali infrattori delle regole che servirebbero a tutelare tali deboli o presunti tali.
            Quindi è un discorso colpevolizzante, non rassicurante e accattivante.
            E, come tutti i fanatismi, funziona per radicalizzazione. Non esiste una misura definita, per quanto alta. Esiste un absolutum
            Ti devi sempre giustificare e devi sempre dimostrare di essere abbastanza filo-LGBT, filo-ebraico, antirazzista, antifascista, vaccinista, antiputiniano, ma non puoi dire nulla che ti scagioni, perché, per quanto tu sia radicalmente filo-LGBT, anti-Putin, ecc., non lo sarai mai abbastanza.
            Come in ogni ondata di isterismo che si rispetti.

    • PinoMamet scrive:

      “Ora, io proverei a chiedere a ogni indiano se, potendo scegliere, se gli venisse regalata…”

      mi sembra una buona idea, solo che sono un po’ tanti 😉

      in effetti se mi rileggi io non escludo che a ogni singolo, piccolo 😉 indiano possa piacere l’automobile;

      solo che, non essendomi preso la briga di intervistarli uno a uno, non lo so.

      So che a molti piace la motocicletta, che moltissimi non possono permettersi, e che praticamente tutte le auto che circolano in India sono ammaccate- ma non so bene questo cosa ci dica.

      Solo, il senso del mio intervento è di non confondere i tuoi gusti, nella fattispecie l’automobile, con qualcosa di eterno o universale.

      Io, che voglio fondare il partito Italia Anni Sessanta, sono l’ultimo a dovertelo ricordare, ma l’automobile è qualcosa di legato a un’era ben precisa…

      non è che se a un antico romano piaceva la biga, mo’ per sempre dobbiamo andare tutti in biga, o la biga è l’unico mezzo di trasporto che esiste al mondo 😉

      • Peucezio scrive:

        Sì, ma non fissiamoci sull’automobile che è un esempio.

        A me l’automobile piace non come ipostasi metafisica.
        Ma perché è un mezzo flessibilissimo e relativamente veloce che consente di andare quasi ovunque (entro un certo raggio) in una condizione di relativo comfort.

        Se domani ariva l’aeroplanino personale grande come un’auto, ma che vola e scavalca tutto il traffico, per cui arrivi in dieci minuti dall’altra parte della città all’ora di punta, fanculo all’automobile e mi ci converto subito.
        Se poi l’aeroplanino ha un motore che mi consente di arrivare in America in un’ora, meglio ancora!

        Ora, ognuno avrà i suoi gusto, ma nessuno preferisce un mezzo lento, scomodo e inefficiente a un mezzo veloce, comodo ed efficiente (torniamo a Massimo Catalano), ammenoché lo scopo non è una passeggiata romantica e allora ben venga la carrozzella, ecc. Oppure fare sport e allora ovvio che la bicicletta o la corsa sono meglio dell’auto.

        Poi c’è il gusto della guida, della velocità come piacere in sé e lì riconosco che la cosa è più soggettiva.
        Ma non più di tanto: è un gusto tipicamente maschile. A molti, anche uomini, non interessa affatto (ma a una mia amica donna, peraltro molto femminile e fine, piace molto la macchina che corre), ma, insomma, è un gusto diffuso.

        Su quest’ultimo punto io credo che una società sana dovrebbe coltivare l’equilibrio fra lo slancio vitalistico e aggressivo e la pacata riflessione, la contemplazione. Nel senso che va benissimo che ci siano persone che coltivano l’una, altre che coltivano l’altra, altre che le contempoerano, ecc.
        Ma quando il potere e la società vanno nel senso di voler castrare ogni slancio vitalistico come accade oggi, c’è uno squilibrio.

    • paniscus scrive:

      “Proviamo a chiedere a un’italiana media qualsiasi se vorrebbe rinunciare alla lavatrice e lavare i panni a mano.”—-

      Perché solo a un’italiana media femmina, e non anche a un uomo?

  41. PinoMamet scrive:

    Secondo me se gli zingari vogliono continuare ad esistere, l’unica possibilità è di essere ridotti a puro folklore.

    In fondo è quello che è successo a decine di altre minoranze in tutto il mondo, e ne ha decretato la sopravvivenza: se rispetti l’impianto del paese in cui vivi, a nessuno importa se in casa parli una lingua strana o se la domenica metti un cappellino buffo: anzi, tanto meglio, affari d’oro per la Pro Loco .

    Però per qualche motivo intuisco che la folklorizzazione è l’opposto della cultura zingara (e l’essenza o ragion d’essere di tante altre).

  42. Moi scrive:

    Ci vorrebbe il Riformatorio adiacente alla Scuola, separatocon fossato e filo spinato … o si impara, o ci si rende socialmente utili con i Lavori Forzati Educativi ! 😉

    • Moi scrive:

      Insomma … ultimamente si chiede alla scuola di fare il surrgato rieducativo del carcere e al carcere di fare il surrogato educativo della scuola, o no ?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Moi

        “Insomma … ultimamente si chiede alla scuola di fare il surrgato rieducativo del carcere e al carcere di fare il surrogato educativo della scuola, o no ?”

        Sono tutti orizzonti da esplorare.

        Certamente, la responsabilità della crescita dei figlioli è stata passata interamente dalla famiglia all’Istituzione Statale.

        Certamente, all’inizio, la scuola era il riflesso (e anche un po’ la preparazione) alla caserma, con tutto ciò che implica.

        Poi la caserma diventa superflua (meglio un solo drone che dieci baionette), e tutta la società si fluidifica.

        A quel punto si squaglia anche la scuola, ma non per questo è meno totalizzante.

  43. Moi scrive:

    Oppure abolire la scuola e dare ai video visti su Youtube / Tiktok ecc … la stessa validità formativa delle lezioni in classe ! 😉

  44. Miguel Martinez scrive:

    Straordinarie e banalissime immagini in rete.

    Poliziotti cinesi che controllano gli smarfi dei passeggeri sulla metropolitana.

    Prima hanno obbligato tutti a collegarsi, per poterli controllare in ogni istante.

    Ma la tecnica sfugge ai suoi promotori.

    E quindi devono mandare gli omini a toccare con le manine gli smarfi, per stroncare chi usa VPN o Telegram.

    Poi ci stiamo a preoccupare della Xmas o degli immigrati…

    • Peucezio scrive:

      Questo dimostra quanto la tecnologia sia un mezzo che, lungi dall’incrementare, impedisce il controllo sociale, perché crea un’infinità di interazioni magmatiche e non gestibili.

      Questi devono brutalmente andare a vedere cosa fanno i cittadini col telefono, prendendolo proprio fisicamente in mano. Come nelle dittature più rozze e violente.

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