L’Artigiana che Fa Come Vuole

Nel caldo afoso di questi giorni, entro nel vicolo storto, e quasi sotto l’arco se ne sta fuori dalla sua bottega l’Artigiana che Fa Come Vuole.

Vive, assieme al marito, nella piccola bottega, una stanzetta umida al piano terra, da quando non possono più pagarsi l’affitto di una casa.

Insieme. ormai da decenni, creano anelli, braccialetti, collane, orecchini.

Lui, che ha mani incredibili ma pochissime parole, su un tappetino a Bologna, vendeva molti anni fa le sue creazioni, e incontrò la splendida studentessa nordica, un po’ feroce… Vissero a lungo tra i monti, ebbero una figlia il cui cuore, dicono, fu rovinato per sempre dal vaccino per il Covid, e che oggi se ne sta nel Bhutan…

Le mani sono soprattutto di lui, ma la forza sta in lei, e le figure sono di donne, femmine, madri possenti.

Lei mi fissa con i suoi occhi colore del Baltico e mi parla nel suo italiano perfetto da aristocratica inglese.

“Sai che adesso mangiamo una sola volta al giorno?”

“Sei vegetariana, vera?”

“Sì, e stiamo benissimo così, perché tutto dipende dalla qualità di cosa mangi.

Ti ricordi quando mi diagnosticarono un tumore mortale all’utero?”

Sento una delicata enfasi ironica sull’aggettivo.

“Certo, ma quando è stato?”

“Dieci anni fa. Allora parlai con un primario dell’ospedale di L., che mi disse che per ogni tumore all’utero che diagnosticano, i medici prendono 24.000 euro.

E mi disse due cose:

‘Innanzitutto, quando un medico ti fa una diagnosi così, fagli le corna e mandalo a farinculo.

Secondo, mangiate un solo pasto al giorno'”.

Questa voce è stata pubblicata in esperienze di Miguel Martinez, Firenze e contrassegnata con , , , . Contrassegna il permalink.

32 risposte a L’Artigiana che Fa Come Vuole

  1. Miguel Martinez scrive:

    Avevo appena pubblicato questo post, che la mia commercialista ricorda a me…

    premessa.

    Io sono un “forfettario”, che è un’ottima cosa.

    Non devo pensare all’Iva, e considerano che il 22% di ciò che guadagno è “spesa”, spese mediche, spese per il lavoro, non importa, non devo documentare niente e non posso scalare niente.

    La commercialista mi scrive:

    “_*per tutte le ditte ordinarie, semplificati, professionisti ma anche per i forfettari con l’obbligo di fattura elettronica*_, La Legge di Bilancio 2021 ha stabilito che dal 1^ Luglio 2022 occorra _*emettere una fattura attiva speciale (autofattura) per ogni acquisto estero effettuato.*_

    Pertanto, per ogni acquisto estero che solitamente è Lei cliente a reperire la fattura (cartacea o per email, mai elettronica), dovrà emettere una autofattura per effettuare i conteggi IVA necessari.”

    Si tratta di acquisti effettuati da Fornitori esteri (tipo *Amazon, DKV, Booking, Sumup, Shenzen ect..)* che riguardano sempre più tutti noi.”

    E giù lunghissime istruzioni su come fare la Fattura Smart (sic!).

    Oggi stavo per ordinare un libro di poesie di Jehanne Mehta, che vive in Inghilterra, dal sito dell Mehta stessa.

    Che con il mio lavoro non c’entra nulla, è vero.

    Che cavolo devo fare?

    • roberto scrive:

      Miguel

      “ Che cavolo devo fare?”

      Chiedere alla commercialista che paghi apposta per questo 🙂

      A occhio per acquisto che non hanno nulla a che fare con la professione non devi fare nulla

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “Chiedere alla commercialista che paghi apposta per questo 🙂

        A occhio per acquisto che non hanno nulla a che fare con la professione non devi fare nulla”

        Ovviamente chiederò, e lei è bravissima a spiegare le cose.

        Invece sul secondo punto, non sono affatto sicuro: proprio in quanto forfettario, lo Stato non si occupa di ciò che spendo per motivi professionali. Mi ha già detratto il 22%, se io spendo 100 euro per comprarmi un programma di software di traduzione, o spendo 100 euro per comparmi una bottiglia di champagne, non cambia nulla allo Stato.

        Quindi non credo che gli interessi rintracciare le mie solo spese professionali estere.

        • Miguel Martinez scrive:

          “Quindi non credo che gli interessi rintracciare le mie solo spese professionali estere.”

          Anche perché, se posso scalare le spese, ho tutto l’interesse a documentarle.

          Ma se non le posso scalare, e sono solo rogne in più, perché dovrei dire che il libro di poesie che compro dall’Inghilterra mi serve per lavoro?

        • roberto scrive:

          Miguel

          “ Ovviamente chiederò,”

          Bravo e poi raccontaci sennò la storia resta a metà

      • PinoMamet scrive:

        Tendo a pensarla come Roberto.

  2. massimo scrive:

    Questa ennesimo cavillo non lo conoscevo e come al solito taglia le gambe alle persone comuni.Io personalmente (parlo da cittadini privato) non faccio acquisti tramite le suddette aziende quindi evito queste problematiche.presumo che i commercialisti ,almeno quelli più organizzati e magari associati conoscano la situazione e la sappiano affrontare ,magari con dei programmi appositi già preparati visto che sicuramente sono norme della finanziaria che entra in vigore a inizio anno ma non in blocco.conunque prova a sentire i sindacati di categoria o qualche consulente del lavoro

  3. Mauricius Tarvisii scrive:

    Cioè un medico ospedaliero che in un anno diagnostica dieci tumori all’utero si fa 240 mila euro, oltre alla retribuzione ordinaria. E sarebbe una storia credibile.

    • Maffeia scrive:

      Infatti, quei soldi non li prende il medico ma l’ospedale. E non per la diagnosi: per la terapia. È il rimborso della mutua per le spese sostenute in un paziente con tumore all’utero.

      • Francesco scrive:

        Quindi, come prevedibile, tutta la storia non sta in piedi.

        Strano eh

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “Quindi, come prevedibile, tutta la storia non sta in piedi.”

          E perché, doveva stare in piedi?

          • Francesco scrive:

            se non sta in piedi non ha valore paradigmatico

            io le storie le voglio come quelle di Fedro ed Esopo!

            😉

            • “…Dunque, c’erano una volta un signore di nome Francesco e un grossissimo mostro vorace ma crudele e irascibile ma sanguinario.
              Dopo una serata passata a vidimare verbali di pignoramento e a indire gare d’appalto tra agenzie di servizi funebri, Francesco uscì a piedi nella pioggia per tornare a casa e incontrò subito il grosso mostro chenefeceunsolobocconeequifiniscelastoria. “

              • Francesco scrive:

                non vedo emergere la morale però!

                forse “è meglio prendere il SUV quando è sera e piove”?

                😀

      • paniscus scrive:

        Quindi l’ospedale prenderebbe soldi per le terapie necessarie per curare i tumori all’utero SOLO in base al numero di diagnosi e non in base al numero di terapie realmente effettuate?

        Se ci sono 50 diagnosi, ma 30 sono false (e quindi non hanno bisogno di nessuna terapia) e 20 sono vere, l’ospedale si prende i fondi per 50 terapie e non per 20? O addirittura fa delle terapie inutili (e anche invasive e rischiose) anche a gente che non ne ha bisogno????

        • Maffeia scrive:

          L’ospedale prende soldi in base alle terapie. I soldi che prende vengono calcolati in modo forfettario. Lo Stato ha deciso che le terapie di un paziente affetto da tumore all’utero costano un tot per ogni giorno di ricovero, e paga quel tot. Se durante il ricovero il paziente ha bisogno di più di quel tot, l’ospedale va in perdita per quel singolo paziente, e viceversa. Alla fine, i costi si compensano.
          In media, l’ospedale ci guadagna un poco. Del resto, nessun imprenditore lavora unicamente per il rimborso spese.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Maffeia

        “È il rimborso della mutua per le spese sostenute in un paziente con tumore all’utero.”

        La cosa divertente è che comunque ha risparmiato questa spesa ai contribuenti.

    • paniscus scrive:

      Cioè un medico ospedaliero che in un anno diagnostica dieci tumori all’utero si fa 240 mila euro, oltre alla retribuzione ordinaria. E sarebbe una storia credibile.

      Soprattutto se lo diagnostica a un maschio:

      “Innanzitutto, quando un medico ti fa una diagnosi così, fagli le corna e mandalo a farinculo.”

      • Miguel Martinez scrive:

        Per paniscus

        “Soprattutto se lo diagnostica a un maschio:

        “Innanzitutto, quando un medico ti fa una diagnosi così, fagli le corna e mandalo a farinculo.””

        No, sono le parole che il primario medico rivolse a lei, non parole che lei rivolge a me.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      ” E sarebbe una storia credibile.”

      Ma non mi interessa minimamente che lo sia.

      Qui stiamo parlando di persone e storie, non del sistema ospedaliero italiano.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Le storie sono verosimili o inverosimili: se ti racconto che ho un allevamento di ippogrifi non è che se lo metti in dubbiosmetti di discutere della mia storia perché parli di biologia.

        • PinoMamet scrive:

          Mmmm

          Ma se io racconto che ho appena incontrato Mauricius, che mi ha detto di avere un allevamento di ippogrifi, magari non lo sto raccontando perché credo agli ippogrifi 😉 ma perché trovo interessante che Mauricius ci creda…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            E quindi se Francesco commenta che la storia degli ippogrifi è inverosimile allora ha smesso di parlare di Mauricius e ha cambiato discorso parlando di biologia?

          • PinoMamet scrive:

            Beh, se riporto che tu pensi di avere un allevamento di ippogrifi, dubito che l’interesse principale del discorso stia nella biologia 😉

            magari nella psichiatria 😉

  4. massimo scrive:

    https://www.ipsoa.it › Fisco › Iva
    Da luglio 2022 e-fattura obbligatoria anche per i soggetti in regime …
    https://www.ipsoa.it › Fisco › Iva
    e-fattura ed esterometro: cosa cambia dal 1° luglio 2022 – Ipsoa

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Massimo

      “e-fattura”

      Infatti, sono giorni che ci sto studiando, su come fare una fattura che se sbagli una virgola, ti sei irrimediabilmente autoimpiccato.

      Perché mi è capitato in passato di fare degli errori, in genere di decimali nel calcolo del 4% di contributi, poi la commercialista li aggiustava.

      Ma la faccenda degli acquisti su internet mi incuriosisce. Ovviamente non è un dramma: trovo un familiare, non forfettario, che li faccia al posto mio, poi lo rimborso in contanti. E trovo giusto che lo Stato voglia controllare le multinazionali digitali, ci mancherebbe.

      Però mi incuriosisce proprio filosoficamente perché fanno cadere il peso del controllo sui forfettari, quando bastava vedere cosa succede sui conti bancari. E che ci minaccino di sanzioni, per qualcosa in cui non abbiamo alcun interesse.

  5. massimo scrive:

    Perché il comune cittadino ,anzi il consumatore finale, è sempre l’anello debole.e lo sarà sempre di più con norme assurde e sempre più numerose e con il fatto che per mille motivi siamo sempre più soli , divisi e con la testa chissà dove.I grandi gruppi non avranno di questi problemi o perché dal punto di vista fiscale hanno mille vantaggi e tutto stabilito legalmente o comunque hanno studi commerciali e legali che eliminano subito eventuali disturbi

  6. Moi scrive:

    Mario Draghi mostra a Lilli Gruber il nuovo appartamento che le ha regalato, in segno d’ imperitura gratitudine per il lavoro di giornalista svolto :

    https://www.youtube.com/watch?v=LLtG1iGmVtw

    … vabe’, forse mi sono confuso : ma di poco ! 😉

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *