Il problema

Di Lierre Keith, abbiamo già parlato qui, citando il suo Mito vegetariano.

Trovo affascinante Lierre Keith per la lucidità con cui pensa fino in fondo, guardando in faccia la realtà senza esitare, al contrario di quasi tutti noi.

E’ radicale, proprio nel senso che va alla radice, senza essere minimamente fanatica: infatti, il suo linguaggio è sempre chiaro, universale, non si riscalda mai dietro confortanti frasi fatte. Ed è meravigliosamente lontana dalla melma tecnosentimentale che oggi si spaccia per “ecologia”.

Io non so se sono d’accordo con ciò che scrive la Keith (e certamente Vandana Shiva, che cito spesso non lo sarebbe); ma credo che non sia facile confutarlo. E ci porta comunque sul livello dei veri problemi, cui sfuggiamo nascondendoci dietro sciocchezze.

Probabilmente qualche lettore non si prenderà nemmeno la briga di confutare la narrazione della Keith: dirà semplicemente, “e allora, questa qui cosa propone?”

E’ uno dei trucchi più vecchi che usiamo per sfuggire alla realtà: ti dico che c’è un leone che sti sta per sbranare, e siccome l’idea non ti piace per niente, rispondi, “e allora, cosa proponi di fare?”. Non lo so, ma sapere che c’è un leone in agguato è comunque un’utile informazione perché tu inizia a cercare una soluzione, se c’è.

Lierre Keith


Il problema

Questo è un estratto dal libro Bright Green Lies, pp. 1-7

Di LIERRE KEITH

“Una volta che la nostra tecnica autoritaria consolida i suoi poteri, con l’aiuto delle sue nuove forme di controllo di massa, la sua panoplia di tranquillanti e sedativi e afrodisiaci, potrebbe la democrazia in qualsiasi forma sopravvivere? Questa domanda è assurda: La vita stessa non sopravviverà, tranne ciò che viene incanalato attraverso il collettivo meccanico. “1
LEWIS MUMFORD

C’è così poco tempo e ancor meno speranza qui, in mezzo alla rovina, alla fine del mondo.

Ogni bioma è a brandelli. La carne verde delle foreste è stata spogliata fino a diventare sabbia. La parola acqua è stata svuotata di significato; il fiume Athabasca ormai è essenzialmente uno sversamento tossico pianificato, che trasuda dalla ferita aperta delle sabbie bituminose di Alberta. Quando gli uccelli ci volano sopra, cadono morti per il veleno. Nessuno ci crede quando lo diciamo, ma è vero.

I monti Appalachi vengono fatti a pezzi, la loro densa vita di foreste decidue, comprese le loro comunità umane, ridotte a un problema di smaltimento chiamato “overburden”, una parola che dovrebbe essere considerata un discorso d’odio: le creature viventi – allori di montagna, piccoli di tordo, nipoti di qualcuno – non sono oggetti da gettare nei burroni. Se non c’è poesia dopo Auschwitz, non c’è grammatica dopo la rimozione delle montagne.

Come sopra, così sotto.

Le barriere coralline si stanno sgretolando sotto l’assalto acido del carbonio.

E le praterie del mondo sono state tagliate a fette, letteralmente, con lame d’acciaio alimentate dal combustibile fossile. La fame di quelle lame sarebbe infinita se non fosse che il pianeta è una sfera delimitata: Non ci sono più continenti da mangiare.

Ogni anno la fattoria media americana usa l’equivalente energetico di tre o quattro tonnellate di TNT per acro. E il petrolio brucia così facilmente, una volta che ogni possibilità di culture autosufficienti è stata distrutta. La memoria stessa della natura è sparita, metafrastica ormai, qualcosa tra la preistoria e una favola.

Tutto ciò che rimane è il carbonio, che si accumula in un incubo da cui l’alba non ci salverà. Il cambiamento climatico è scivolato nel caos climatico, che è diventato un sussurrato olocausto climatico. Almeno gli umani sussurrano. E gli animali? Durante la siccità del Texas del 2011, i cervi hanno abbandonato i loro cerbiatti per mancanza di latte. Questo non è un dolore che sussurra.

Per gli esseri viventi come le anatre labrador, i rinoceronti di Giava e le farfalle blu Xerces, c’è il lungo silenzio dell’estinzione.

Abbiamo molti numeri. Ci mantengono sani di mente, fornendo una sorta di conforto da forca contro il sadismo intransigente del potere: sappiamo che il mondo viene assassinato, nonostante la negazione di massa. I numeri sono reali. I numeri non mentono.

Le specie si riducono, le loro estinzioni si gonfiano, e tutti i loro nomi sono altre parole per parenti: bisonti, lupi, furetti dai piedi neri.

Davanti a me (Lierre) c’è il testo di un discorso che ho fatto. La versione originale contiene questa frase: “Oggi si sono estinte altre 120 specie”. Il 120 è barrato di netto, con 150 scritto sopra. Ma anche il 150 è cancellato, e sopra c’è scritto 180. Il 180 a sua volta ha lasciato il posto al 200. Guardo questa progressione con una sorta di stupore malato. Come fa la mia piccola e ordinata calligrafia a contenere questo orrore? I numeri continuano ad accumularsi, non ho più spazio a margine, e la vita non ha più tempo.

Dodicimila anni fa è iniziata la guerra contro la terra.

In nove luoghi,2 gli uomini cominciarono a distruggere il mondo con l’agricoltura. Capite cos’è l’agricoltura: In parole povere, si prende un pezzo di terra, si elimina ogni essere vivente – in definitiva, fino ai batteri – e poi lo si pianta per uso umano. Non vi ingannate: l’agricoltura è una pulizia biotica. Questa non è l’agricoltura in una brutta giornata, o l’agricoltura fatta male. Questo è ciò che l’agricoltura è in realtà: l’estirpazione delle comunità viventi per una monocoltura per e degli umani.

C’erano forse cinque milioni di esseri umani che vivevano sulla terra il giorno in cui tutto questo è iniziato – da questo giorno alla fine del mondo, appunto – e ora ce ne sono ben oltre sette miliardi. La fine è scritta nel principio. Come sottolinea lo studioso di scienze della terra e dello spazio David R. Montgomery, le società agricole “durano da 800 a 2.000 anni… finché il suolo non cede”.3

Il combustibile fossile è stato un grande acceleratore sia dell’estirpazione che della monocoltura – la popolazione umana è quadruplicata sotto l’ondata di surplus creata dalla rivoluzione verde – ma può essere solo temporaneo. Le quantità finite hanno la brutta abitudine di esaurirsi. Il nome per questa diminuzione è drawdown [ndt, tipicamente quando si prendono soldi da un conto, o acqua da una riserva e il livello si abbassa] e l’agricoltura è in sostanza un lento dissanguamento del suolo, delle specie, dei biomi, e infine del processo della vita stessa.

L’evoluzione dei vertebrati si è fermata per mancanza di habitat, con l’habitat preso con la forza e mantenuto con la forza: il solo Iowa usa l’equivalente energetico di 4.000 bombe di Nagasaki ogni anno. L’agricoltura è l’originale politica della terra bruciata, ed è per questo che sia l’autore e permacultore Toby Hemenway che lo scrittore ambientale Richard Manning hanno scritto la stessa frase: “L’agricoltura sostenibile è un ossimoro”. Per citare a lungo Manning:

“Nessun biologo, o chiunque altro, potrebbe progettare un sistema di regolamenti che renda l’agricoltura sostenibile. L’agricoltura sostenibile è un ossimoro. Si basa principalmente su un sistema innaturale di erbe annuali coltivate in una monocultura, un sistema che la natura non sostiene e nemmeno riconosce come un sistema naturale. Noi lo sosteniamo con aratri, prodotti petrolchimici, recinzioni e sussidi, perché non c’è altro modo per sostenerlo”.4

L’agricoltura è ciò che crea il modello umano chiamato civiltà.

La civiltà non è la stessa cosa della cultura – tutti gli esseri umani creano la cultura, che può essere definita come i costumi, le credenze, le arti, la cucina, l’organizzazione sociale e i modi di conoscere e di relazionarsi tra loro, con la terra e con il divino all’interno di uno specifico gruppo di persone.

La civiltà è uno specifico modo di vivere: persone che vivono in città, con città definite come persone che vivono in un numero abbastanza grande da richiedere l’importazione di risorse. Ciò significa che hanno bisogno di più di quanto la terra possa dare.

Cibo, acqua ed energia devono venire da qualche altra parte.

Da quel punto in poi, non importa quali valori amabili e pacifici la gente abbia nel cuore. La società dipende dall’imperialismo e dal genocidio perché nessuno rinuncia volentieri alla sua terra, alla sua acqua, ai suoi alberi. Ma poiché la città ha esaurito i suoi, deve andare a prenderli da qualche altra parte. Questi sono gli ultimi 10.000 anni in poche frasi. Ancora e ancora e ancora, lo schema è lo stesso. C’è un centro di potere gonfiato circondato da colonie conquistate, da cui il centro estrae ciò che vuole, finché alla fine crolla. Gli orrori congiunti di militarismo e schiavitù iniziano con l’agricoltura.

Le società agricole finiscono per essere militarizzate – e lo fanno sempre – per tre ragioni.

Primo, l’agricoltura crea un surplus, e se può essere immagazzinato, può essere rubato, quindi il surplus deve essere protetto. Le persone che fanno questo si chiamano soldati.

Secondo, il prelievo inerente a questa attività significa che gli agricoltori avranno sempre bisogno di più terra, più suolo e più risorse. Hanno bisogno di un’intera classe di persone il cui lavoro è la guerra, il cui lavoro è prendere terra e risorse con la forza – l’agricoltura lo rende possibile e inevitabile.

In terzo luogo, l’agricoltura è un lavoro massacrante. Per avere del tempo libero, c’è bisogno di schiavi. Nel 1800, quando è iniziata l’era dei combustibili fossili, tre quarti delle persone su questo pianeta vivevano in condizioni di schiavitù, servitù o servitù della gleba.5 La forza è l’unico modo per ottenere e mantenere schiave così tante persone. L’abbiamo in gran parte dimenticato perché abbiamo usato macchine – che a loro volta usano combustibili fossili – per fare quel lavoro al posto degli schiavi. La simbiosi tra tecnologia e cultura è ciò che lo storico, sociologo e filosofo della tecnologia Lewis Mumford (1895-1990) ha chiamato una tecnica [technic]. Un ambiente sociale crea tecnologie specifiche che a loro volta danno forma alla cultura. Mumford scrive:

“[Una] nuova configurazione di invenzione tecnica, osservazione scientifica e controllo politico centralizzato … ha dato origine al peculiare modo di vita che ora possiamo identificare, senza elogio, come civiltà … La nuova tecnologia autoritaria non era limitata dall’usanza del villaggio o dal sentimento umano: le sue imprese erculee di organizzazione meccanica poggiavano su una spietata coercizione fisica, lavoro forzato e schiavitù, che ha portato all’esistenza di macchine che erano capaci di esercitare migliaia di cavalli-energia secoli prima che i cavalli fossero imbrigliati o le ruote inventate. Questa tecnica centralizzata … ha creato complesse macchine umane composte da parti specializzate, standardizzate, sostituibili e interdipendenti: l’esercito del lavoro, l’esercito militare, la burocrazia. Questi eserciti del lavoro e gli eserciti militari hanno innalzato il tetto della realizzazione umana: il primo nella costruzione di massa, il secondo nella distruzione di massa, entrambi su una scala fino ad allora inconcepibile”.6

La tecnologia è tutt’altro che neutrale o passiva nei suoi effetti: I vomeri richiedono eserciti di schiavi per farli funzionare e soldati per proteggerli. La tecnica che è la civiltà ha richiesto armi di conquista fin dall’inizio. Scrive Richard Manning, “l’agricoltura è stata diffusa tramite il genocidio”.7

La distruzione dell’Europa di Cro-Magnon – la cultura che ci ha lasciato in eredità Lascaux, una collezione di pitture rupestri nel sud-ovest della Francia – ha richiesto ai contadini-soldati del Vicino Oriente forse 300 anni per essere portata a termine. L’unica cosa scambiata tra le due culture era la violenza. “Tutti questi manufatti sono armi”, scrive l’archeologo T. Douglas Price con i suoi colleghi, “e non c’è ragione di credere che siano stati scambiati in modo non violento”.8

Le armi sono strumenti che le civiltà fanno perché la civiltà stessa è una guerra. La sua attività materiale più elementare è una guerra contro il mondo vivente, e man mano che la vita viene distrutta, la guerra deve diffondersi. La diffusione non è solo geografica, sebbene sia inevitabile e catastrofica, trasformando le comunità biotiche in colonie sventrate e i popoli sovrani in schiavi. La civiltà penetra anche la cultura, perché le armi non sono solo una tecnologia: nessuno strumento lo è mai. Le tecnologie contengono la forza trasmutativa di una tecnica, creando una serie senza soluzione di continuità di istituzioni sociali e ideologie corrispondenti. Queste ideologie saranno autoritarie o democratiche, gerarchiche o egualitarie. Le tecniche non sono mai neutre. O, come scrive il pioniere dell’ecopsicologia Chellis Glendinning con poca eloquenza, “Tutte le tecnologie sono politiche”.9

Sources:

  1. Lewis Mumford, “Authoritarian and Democratic Technics,” Technology and Culture 5, no. 1 (Winter, 1964).
  2. Esiste un certo dibattito su quanti luoghi abbiano sviluppato l’agricoltura e la civiltà. La migliore ipotesi attuale sembra essere nove: la Mezzaluna Fertile; il subcontinente indiano; i bacini dei fiumi Yangtze e Giallo; gli altipiani della Nuova Guinea; il Messico centrale; il Sud America settentrionale; l’Africa sub-sahariana; e il Nord America orientale.
  3. David R. Montgomery, Dirt: The Erosion of Civilizations (Berkeley, CA: University of California Press, 2007), 236.
  4. Richard Manning, Rewilding the West: Restoration in a Prairie Landscape (Berkeley: University of California Press, 2009), 185.
  5. Adam Hochschild, Bury the Chains: Prophets and Rebels in the Fight to Free an Empire’s Slaves (Boston: Mariner Books, 2006), 2.
  6. Mumford op cit (Winter, 1964), 3.
  7. Richard Manning, Against the Grain: How Agriculture Has Hijacked Civilization (New York: North Point Press, 2004), 45.
  8. T. Douglas Price, Anne Birgitte Gebauer, and Lawrence H. Keeley, “The Spread of Farming into Europe North of the Alps,” in Douglas T. Price and Anne Brigitte Gebauer, Last Hunters, First Farmers (Santa Fe: School of American Research Press, 1995).
  9. Chellis Glendinning, “Notes toward a Neo-Luddite Manifesto,” Utne Reader, March- April 1990, 50.
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407 risposte a Il problema

  1. Francesco scrive:

    Miguel

    potresti darmi la tua definizione di “fanatismo” e di “portare prove strampalate e aneddotiche che non provano nulla” e “lirismo lagnoso utile a identificare il proprio gruppetto”?

    interessante la tesi del signor David R. Montgomery per cui le civiltà agricole hanno una scadenza in tempi storici, sospetto dovremmo informarne cinesi, indiani, padani che hanno superato la data di scadenza …

    Ciao

  2. Miguel Martinez scrive:

    La frase esatta di Montgomery è:

    “Except for the fertile river valleys along which agriculture began, civilizations generally lasted eight hundred to two thousand years, roughly thirty to seventy generations. Throughout history, societies grew and prospered as long as there was new land to plow or the soil remained productive. Things eventually fell apart when neither remained possible. Societies that prospered for longer either figured out how to conserve soil, or were blessed with an environment that naturally refreshed their dirt.”

    Chiaramente le cose cambiano appunto dove ci sono società “blessed with an environment that naturally refreshed their dirt,” che sono proprio le valli (Fiume Giallo, Indo, Gange, Po) che citi (agli iracheni è andata male comunque).

    • Francesco scrive:

      Ah, quindi la Nostra ha solo tolto il riferimento ai fiumi (cosa vuoi che sia, parlando di agricoltura) e alla rotazione delle coltura (idem).

      😀

  3. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “potresti darmi la tua definizione di “fanatismo” e di “portare prove strampalate e aneddotiche che non provano nulla” e “lirismo lagnoso utile a identificare il proprio gruppetto”?”

    PMLI?

    Scettico-negazionisti climatici?

  4. Mauricius Tarvisii scrive:

    Tante cose, alcune delle quali vere, alcune (di più) palesemente false ed alcune che non so è che quindi ripartirei putativamente tra vere e false nella proporzione di cui prima.
    Il vero ci interessa poco: è vero che l’agricoltura è terraformazione di massa e che trasforma il paesaggio (leggi: tutto quanto) forse persino più di una cava, se non altro per questioni di superficie. Solo che questo processo risale a diecimila anni fa e mi pare irreversibile, per cui non credo che abbia persino senso parlarne più di tanto se il discorso è politico.
    Di palesemente falso abbiamo ciò che lei fa discendere dall’agricoltura: l’asservimento. No, non è necessario: l’Europa medievale “classica” (XII-XIV secolo) ne è la prova. Il contadino può benissimo essere un affittuario. Anzi, può persino convenire che sia un affittuario.
    Poi si parla di guerra, associando la guerra all’agricoltura (per il tramite della civiltà). No, cacciatori e raccoglitori si massacrano benissimo a vicenda per i territori di caccia o di pascolo che, anzi, dato che hanno rendimenti molto più bassi per ettaro richiedono una difesa molto più estensiva da parte di comunità molto più piccole: la storia dell’Asia centrale include numerosi genocidi condotti da pastori ai danni di altri pastori e le popolazioni non agricole sono sempre state molto più feroci di quelle agricole proprio perché avevano bisogno di spazio, non di braccia. E qui abbiamo anche confutare la questione di massacri e imperialismo.
    Sul tempo libero, l’agricoltore ne ha. E, come faceva notare Pino tempo fa, il pastore non è che non faccia un cazzo. Non vedo poi perché il cacciatore-raccoglitore, che in sostanza è come un pastore ed un agricoltore, solo che deve fare più fatica per trovarsi bestie e raccolto, dovrebbe essere considerato in vacanza perpetua. Mi pare molto mitologia sull’età dell’oro.
    La cosa di tutti i manufatti che sarebbero armi non so a cosa si riferisca, ma va considerato che a noi arrivano solo alcuni manufatti, quelli non in materiale deteriorabile. Cioè manufatti in pietra, per i tempi più remoti, ovvero in prevalenza oggetti per tagliare, quasi sempre aspecifici (una lama è un’arma, ma anche uno strumento, così come una punta di freccia in una società che caccia piccoli animali dopo l’estinzione dei grandi mammiferi… sì, alla faccia dei cacciatori-raccoglitori a impatto zero, l’avanzata dell’uomo si è accompagnata all’estinzione della megafauna), per cui mi piacerebbe sapere di cosa parliamo esattamente, prima di trarre conclusioni generali da qualcosa.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per MT

      “Tante cose”

      Vandana Shiva sarebbe fiera di te! 🙂

      Grazie del dettagliato approfondimento, davvero.

    • Francesco scrive:

      Scusa Maurizio ma la megafauna cosa è?

      i bisonti e i bufali e gli elefanti mi pare siano sopravvissuti benissimo almeno fino alle armi da fuoco

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Infatti in giro è pieno di mammut, bradipi giganti, cervi giganti, lupi giganti, rinoceronti giganti e pantere giganti.
        Cerca “megafauna del pleistocene” e ti si apre un mondo.

        • Moi scrive:

          … li hanno accoppati tutti gli Anunnaki sparando i raggi laser che sembran fulmini 😉 per fare posto a noi ! 😉

        • Moi scrive:

          SUPER BOOMER BUONGIORNISSIMO CAFFE’ MODE ON 🙂

          Una volta si diceva che la Megafauna del Pleistocene si è estinta per motivi climatico MA per i cazzi suoi 😉 , perché l’ Asse Terrestre “balla” 😉 dando degli “scodozzi” 😉 in Precessione … la Gretina non ne parla mai, si vede che fece fughino 😉 a zonzo per Stoccolma con il cartello al collo, il giorno in cui a scuola lo spiegavano ! 😀

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Erano specie che avevano superato glaciazioni e periodi interglaciali.
            E’ discutibile che siano stati tutti cacciati fino all’estinzione, ma la competizione delle specie umane (e della nostra specie) non ha risparmiato nessuno. Nemmeno le altre specie umane, se ti guardi intorno. O si sono estinte anche loro per il cambiamento climatico che non esiste dei gretini?

        • Francesco scrive:

          Senti, ci sono anche persone ignoranti che se sentono parlare di megafauna non hanno idea di cosa sia!

          Poi non riescono a capire perchè avremmo fatto crepare i mammuth ma non le alci o i bisonti. E magari ci vengono dei dubbi.

          🙂

          Devi portare pazienza.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            I bisonti li abbiamo fatti crepare eccome…

            Comunque, non è chiarissimo. Come non è chiaro perché i dinosauri aviani senza denti (cioè un sottoinsieme degli uccelli di 65 mln di anni fa) siano gli unici ad essersi salvati.
            Probabilmente la competizione degli umani ha colpito più duramente alcune specie rispetto ad altre, oppure alcune specie erano già in crisi e gli fu dato il colpo di grazia. Boh!

    • Peucezio scrive:

      Mauricius,
      “Tante cose, alcune delle quali vere, alcune (di più) palesemente false ed alcune che non so è che quindi ripartirei putativamente tra vere e false nella proporzione di cui prima.”
      […]

      D’accordo su tutto.

  5. PinoMamet scrive:

    OMDAMT

    (oltre che affittuario, l’agricoltore antico, medievale ecc. poteva benissimo essere coltivatore diretto).

    • PinoMamet scrive:

      Ricordo altresì che nei mesi invernali, e a dire il vero anche in molti altri periodi tra la semina di qualcosa e il suo raccolto, gli agricoltori facevano poco-barra-niente.

      In compenso in diversi altri periodi il lavoro era tanto, pesante e malpagato, ma non esiste una medaglia con soli rovesci…

      E del resto, se i costruttori delle Piramidi fossero stati davvero gli schiavi alla frusta di Hollywood, i Faraoni non sarebbero durati millenni…

      • Moi scrive:

        L’ immaginario Storico Hollywoodiano è cambiato molto dagli Anni Cinquanta/Sessanta a Oggi !

        … Confronta il primo Indiana Jones con l’ utimo !

        … E nella direzione più temuta da tutte le religioni, comprese le scientiste-laiciste che al posto del “Padre Eterno” ci han messo un Umarell Vittoriano Barbuto 😉 come un Matusaleme !

  6. mirkhond scrive:

    “la storia dell’Asia centrale include numerosi genocidi condotti da pastori ai danni di altri pastori e le popolazioni non agricole sono sempre state molto più feroci di quelle agricole proprio perché avevano bisogno di spazio, non di braccia.”

    Questo spiegherebbe come da paese iranico divenne in gran parte turco.

  7. Fuzzy scrive:

    https://www.usda.gov/topics/forestry/agroforestry
    In un sistema agroforestale è presente una varietà di specie che può essere anche maggiore di quelle presenti in un sistema naturale. Il problema nasce con la monocultura (in epoca romana vi lavoravano gli schiavi ed era correlata con i latifondi che già esistevano
    https://www.quarsoft.info/index.php/roma-e-medioevo/l-epoca-romana/il-latifondo-romano) (Questo mi sembra un link prezioso, da conservare con amorevole cura) e l’aratura profonda, che rivoltando gli strati del terreno porta alla morte dei microrganismi del suolo.
    Poi ci sarà sicuramente molto altro di negativo nella moderna agricoltura. I pesticidi ecc
    Si veda rivoluzione verde.
    La monocoltura con le sue eccedenze ha dato origine all’allevamento intensivo. (Ho il link da qualche parte, ma non lo cerco, per ora). Morale, ci sono due agricolture. Una sostenibile, seppure non standardizzata nei prodotti, e una industriale, finalizzata al mercato.
    Tornare ai cacciatori raccoglitori mi sembra francamente troppo.

    • Francesco scrive:

      scusa Fuzzy ma quale sarebbe la motivazione per cui è stata introdotta l’aratura profonda?

      • Fuzzy scrive:

        L’aratura è ancora oggi una delle tecniche di lavorazione agricole più utilizzate. Essa si presenta, tuttavia, come una medaglia a due facce: da un lato, lavorare in profondità garantisce un maggior controllo sulle erbe infestanti e il ripristino della strutturazione ideale del terreno in vista della semina successiva. Dall’altro lato, l’utilizzo di macchine trattrici con una forza di trazione maggiore rispetto alla normalità comporta un aumento dei costi dei macchinari e dei carburanti, nonché un disequilibrio della biodiversità preesistente nel terreno.

        È proprio per ovviare agli svantaggi dell’aratura che sono stati progettate tecniche alternative

        Eccetera, (da un sito commerciale)

        So che nel medioevo, in italia si coltivava prevalentemente il farro, perché appunto non richiedeva queste arature così impegnative e come ho già scritto, si adattava a tutti i terreni. Unico difetto, produce poco. Ed è questo il punto.
        Meglio poco, se può essere sufficiente, ma preservando la fertilità del terreno, oppure tanto, tutto in una volta e poi il deserto?

        • Fuzzy scrive:

          Ah, dimenticavo, il farro non ha bisogno di diserbo, in quanto matura prima delle erbe e le soffoca spontaneamente.
          Per questo non richiedeva particolari arature.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Aratura “profonda” può voler dire tante cose e su ogni suolo ha effetti diversi: i suoli spessi hanno bisogno di arature più profonde per essere produttivi (la rivoluzione demografica medievale è stata dovuta alla possibilità di coltivare meglio in Europa settentrionale), mentre le stesse tecniche sono devastanti sui suoli sottili (come i nostri).
      Poi è ovvio che ad un certo livello di “profondità” qualsiasi suolo è danneggiato.

  8. Moi scrive:

    Qualcuo le ha indirettamente 😉 ha risposto …

    _____________________

    MEGLIO MORIRE DI SALSICCIA CHE SOPRAVVIVERE DI TOFU

    https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/meglio-morire-salsiccia-che-sopravvivere-tofu-vegetarianesimo-111590.htm

  9. Moi scrive:

    Cmq è lecita la Grande Domanda :

    come mai la nostra specie non può non essere una minaccia all’ ecosistema planetario, come se fosse estranea ad esso ?

    la risposta più consequenzialmente logica è perché … semplicemente, lo è !

    NON eravamo una specie prevista dalla Natura ! … Siamo un utilitaristico esperimento genetico alieno sfuggito di mano ! I testi antichi, sostanzialmente, non parlano d’altro … ma preferiamo che siano favole con esseri immaginari !

    😉

  10. Peucezio scrive:

    Miguel,
    però dice cose storicamente false.

  11. Peucezio scrive:

    Mauricius,
    “Poi si parla di guerra, associando la guerra all’agricoltura (per il tramite della civiltà). No, cacciatori e raccoglitori si massacrano benissimo a vicenda per i territori di caccia o di pascolo che, anzi, dato che hanno rendimenti molto più bassi per ettaro richiedono una difesa molto più estensiva da parte di comunità molto più piccole: la storia dell’Asia centrale include numerosi genocidi condotti da pastori ai danni di altri pastori e le popolazioni non agricole sono sempre state molto più feroci di quelle agricole proprio perché avevano bisogno di spazio, non di braccia. ”

    Esatto!
    Solo che se lo scrivevo io rischiavo di passare per il solito apologeta degli agricoltori neolitici ostile per principio a nomadi e cacciatori di varia specie.

  12. Moi scrive:

    In pratica … “Lierre Keith : Veganesimo = Abby Johnson : Aborto” ?!

  13. Oldboy scrive:

    Agricoltura e allevamento sono complementari.
    Hanno bisogno l’una dell’altro.

    E noi abbiamo bisogno di loro (per avere l’alimentazione completa che si addice alla nostra natura onnivora).

    Lierre Keith ha tutta la mia stima; temo però che la sua indole la porti a passare da un’estremo all’altro.

  14. roberto scrive:

    “Probabilmente qualche lettore non si prenderà nemmeno la briga di confutare la narrazione della Keith: dirà semplicemente, “e allora, questa qui cosa propone?””

    presente!

    infatti non confuto nemmeno una parola, anzi do per scontato che tutto fino all’ultima virgola sia corretto….e allora? che propone questa qui? qual è il suo obbiettivo? qual è la sua idea di civiltà (sempre che la proposta non sia un suicidio di massa della specie umana per salvaguardare la farfalla blu di Xerceres?

    a che servono queste 20000 parole?

    • Francesco scrive:

      1) peccato, perchè è stata confutata praticamente al 100%, la povera fanciulla dai capelli blu

      2) è la mia stessa impressione, questa tra le righe punta al suicidio di tutti gli altri, perchè restino in quattro gatti a vivere in modo pre-agricolo e senza infastidire la farfalla blu (!) di Xerceres

      3) daddy issues? si annoiava a fare la commessa? sente le voci? Sacerdotessa della Dea? sorella maggiore insopportabile? ed evito le tesi pecorecce …

      • roberto scrive:

        3) ma no, è una intellettuale (writer, radical feminist, food activist, and environmentalist leggo nella sua biografia). ha costruito una weltanshauung e ci deve vivere. non è affatto una critica, credo che sia quello che fanno gli intellettuali di tutte le latitudini

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “1) peccato, perchè è stata confutata praticamente al 100%, la povera fanciulla dai capelli blu”

        Direi di no.

        MT ha fatto una critica pertinente e ben costruita dal punto di vista storico; una critica poi criticata da un’altra prospettiva da Fuzzy, che distingue nettamente tra agricoltura tradizionale e agricoltura industriale.

        La questione di base che lei pone – cioè la distruzione del suolo da parte dell’agricoltura – mi sembra che non cambi (anche MT ammette che “c’è del vero”).

        A questo punto, per qualche strano motivo, partono contro di lei gli insulti, che francamente non capisco.

        • Fuzzy scrive:

          https://www.ortodacoltivare.it/coltivare/aor.html
          Beh, si, il suolo si può degradare velocemente, lentissimamente, oppure si può anche rigenerare, avendo cura di mettere in atto certe pratiche (neanche così complicate e prescrittive, se vogliamo).
          Poi è inevitabile che in mancanza di cure adeguate e con i cambiamenti climatici in atto, ci si ritroverà a coltivare sabbia.
          In tutto questo conta di più l’agire degli uomini che il destino ineluttabile inscritto nei terreni.
          Non ho capito perché se poteva esercitare l’opzione di essere vegana e aveva a cuore la terra, si sia evoluta verso la carne.
          Penso che dovrei rileggere l’articolo. Forse mi sfugge qualcosa.

          • Oldboy scrive:

            @ Fuzzy

            Perché come molti altri si è accorta di aver commesso un grave errore, nell’aderire a quella religione postmoderna che va sotto i nomi di animalismo e veganesimo.

            Come molti altri è scappata dal veganesimo, e oggi sta meglio.

            In rete ci sono molte testimonianze come la sua.

        • Francesco scrive:

          >>> MT ha fatto una critica pertinente e ben costruita dal punto di vista storico;

          beh no, proprio no.

          è stata smentita sulla necessità che l’agricoltura distrugga la terra, che comporti la schiavitù, che comporti la guerra.

          le sono rimasti solo i capelli blu

          e non da me, che sono un povero economista ignorante

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Francesco

        “infastidire la farfalla blu (!) di Xerceres”

        Interessante come siamo diversi.

        Io ho trovato molto affine a me stesso questo notare il piccolo dettaglio, la cosa che sfugge agli altri, apparentemente inutile.

        E’ esattamente lo spirito con cui giro per il mio rione e noto le piccole cose, tutto ciò che non è ancora stato interamente stritolato da Stato e Capitale.

        Tra l’altro, mi ha colpito il fatto che quando parlo delle piccole cose, che per me sono le più universali, le più cariche politicamente, i commenti non ci sono o quasi: come quando parlavo delle Alpi Apuane, o quando raccontavo storie del rione.

        Eppure è lì che io esprimo le idee più forti, che mi aspetterei, dovrebbero suscitare polemiche.

        Ma evidentemente ci sono persone disturbate dalle Piccole Cose, la citazione della farfalla deve aver toccato qualche nervo scoperto.

        • Francesco scrive:

          1) la farfalla aveva solo due meriti: il colore blu come i capelli della tizia (non hai idea come a un bigotto reazionario come me diano fastidio i capelli tinti) e il nome che mi ricordava qualche film anni ’70 un pò “audace”. In sè di una singola specie di farfalle m’importa una sega – sono fatto così, mica pretendo di avere ragione

          2) quando racconti le storie “piccole”, che reazioni polemiche ti aspetti? noi NON ne traiamo conclusioni universali e tu scrivi bene

          3) “nervo scoperto”: può darsi, sai che sono un pericoloso fanatico specista!

          ciao

          • Miguel Martinez scrive:

            Che a voi reazionari (tu, roberto, peucezio e ADV) piacciono solo le megasuperstrutture – Chiesa, mercato globale, Whatsapp, Stato, banche, automobili, Diritti Universali, satelliti, geometri…

            La roba piccola e viva (tipo lombrichi, sanfredianini, farfalle, dialetti, pedoni, Session) non vi piace.

            Pazienza.

            • Francesco scrive:

              ???

              a me mi garba il paese piccolo donde metà dei locali è parente della mia famiglia e strade e bande musicali hanno il mio cognome e nel cui camposanto riposano i miei nonni paterni – e altri avi, credo

              e quell’altro in cui c’è memoria di nonno, e dei fratelli suoi, e degli avi, compresi vari preti che hanno lasciato le minute delle omelie. e dove le tradizioni comprendono spandere il letame e mangiare il lesso e raccogliere le castagne e la festa del rione – che non è neppure un paese

              e ancora quel posto di montagna dove prese casa mio suocero mille anni fa, quand’era grande un decimo, e un giorno andrò dove le foci del Danubio e del Reno quasi si conoscono, ed evito la folla come la peste nera

              ma altre cose mi toccano assai meno, e massime quelle solo naturali, in cui l’uomo e la sua intelligenza non hanno messo mano

              ciao

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ martinez

              “pazienza”

              Non è che le cose piccole non piacciono.

              Ma pensare di limitare i guai derivanti dalla mancata soluzione delle cose grandi concentrandosi solo sulle piccole è quello che viene di solito stigmatizzato (stavolta giustamente) nei manuali statunitensi di gestione aziendale come ‘micro-management’. In italiano degli anni ’70 si sarebbe detto ‘escapismo’.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • Peucezio scrive:

              Miguel,
              “Che a voi reazionari (tu, roberto, peucezio e ADV) piacciono solo le megasuperstrutture – Chiesa, mercato globale, Whatsapp, Stato, banche, automobili, Diritti Universali, satelliti, geometri…”

              Perché mi dici ciò?
              Perché mi fai questo?
              :’-(
              Lo ammetto.
              Due megasuperstrutture nella storia mi piacciono. O meglio, tre: l’Impero Romano, il regime fascista (con tutti i suoi limiti) e il Terzo Reich.
              Difendo Russia e Cina solo per contrappeso a un’altra megasuperstruttura: gli Stati Uniti.
              Che se fossero solo le cose piccole che hanno al loro interno, li amerei.

              Ma per il resto anche a me piace la “roba piccola e viva”. Tranne quella naturale, solo quella umana.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Perché mi dici ciò?
                Perché mi fai questo?”

                Ovviamente c’è un elemento ironico e provocatorio, che spero serva a far riflettere però su come tutti i cultori delle megasuperstrutture e dei controlli totali finiscano per convergere…

                1) il megasistema delle Imprese e l’Impero Americano che piace a Francesco

                2) L’Europotenza accompagnata dal controllo cibernetico di Facebook che piace a Roberto

                3) il fascismo/Russia/Cina che piacciono a Peucezio

                4) la superburocrazia universale che piace ad ADV

                Poi in realtà ciascuno di voi ha un lato sano, che per fortuna è quello autentico.

                E ti riconosco un’enorme parte sana, che riguarda proprio i dialetti, i “vecchietti del bar” in stile Malvaldi, e tante altre cose stupende.

              • roberto scrive:

                Giusto per capire…che c’entra FB con l’europotenza?

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Martinez

          “Piccole”

          Parlo per me, naturalmente.

          Non è che le Piccole Cose non sia piacevole contemplarle. Al contrario.

          Ma quando si parla di ambiente, naturale o urbano non importa, non esistono affermazioni politicamente neutrali, neanche le più contemplative.

          Di questi tempi anche parlare di alberi è (o può essere) un delitto.

          Questo perché l’ambiente è comune a tutti gli esseri umani, e le cose della politica sono quelle che riguardano appunto tutti, e sulle cose della politica ci si divide appunto tutti.

          Ogni poesia sul cardellino è una call to action.

          Ci dividiamo dunque sul “che fare?” perché cantare il cardellino (o il capitello, o il drop out sul sagrato) oggi è impossibile senza ricordare che quel cardellino potrebbe letteralmente essere l’ultimo.

          Così tu guardi le Piccole Cose e ti dedichi a salvare Oltrarno dai parcheggi, io vedo un monumento annerito dal nerofumo della combustione e cerco di pubblicare articoli sulla fusione.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • Miguel Martinez scrive:

            Per ADV

            “Ma quando si parla di ambiente, naturale o urbano non importa, non esistono affermazioni politicamente neutrali, neanche le più contemplative. ”

            esatto!

            E’ il motivo per cui mi sono arrabbiato quando hai citato il Codice della Strada come se fosse una cosa “neutra”, rispetto alle norme “ideologiche” della Chiesa.

            O quando altre volte hai detto che la scienza sarebbe neutra…

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Martinez

              “neutra”

              Nè la scienza nè il codice stradale sono neutri, ovviamente.

              Questo non toglie loro la caratteristica più importante: quella di essere oggettivi.

              Non è che se la norma sull’omicidio stradale l’ha proposta Renzi diventa meno valida solo perchè Renzi è amico di Verdini.

              Nè le leggi della fisica diventano meno rigide contro la fuffa delle rinnovabili solo perchè col nucleare ci hanno fatto la Bomba.

              La loro mancanza di neutralità sta piuttosto nel fatto nel costringerci ad agire. Infatti, ci privano dell’alibi dell’ignoranza.

              Grazie al codice stradale io so che se passo col rosso o guido ubriaco sono un asociale pericoloso, e non ho scuse: non posso dire che non lo spavo, se ho preso la patente e sostenuto un esame di guida.

              Grazie alla fisica io so che l’unica vera soluzione al problema energetico dell’umanità è il nucleare da fissione prima e la fusione poi. Poi non ho scuse se sostengo ancora gli abolitori di povertà.

              Aumentando la mia consapevolezza, codice della strada e scienza diminuiscono entrambi la mia innocenza.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                ammetto che questa bizzarra idea che le leggi aumentino le mie conoscenze non mi quadra per nulla

                se non ho una mia coscienza, prima e oltre, vale anche per le leggi che impongono di non vendere e non comprare dagli ebrei, scusa

                sulla fisica è un’altra cosa

              • PinoMamet scrive:

                Mi unisco a Francesco:

                fatico a vedere il nesso tra leggi della fisica e codice della strada, a meno che non si tratti dei vigili che prendono le misure di una frenata…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Grazie alla fisica io so che l’unica vera soluzione al problema energetico dell’umanità è il nucleare da fissione prima e la fusione poi”

                Bene, allora dato che il nucleare esiste da decenni, possiamo proclamare ufficialmente che il problema energetico dell’umanità è già risolto.
                Ora ADV ci dimostrerà che è già stato risolto il problema della fame nel mondo grazie agli OGM, anch’essi esistenti ormai da decenni.

                Poi dovrà anche spiegarci come mai tutti noi poveri coglioni non ce ne siamo accorti 😀

              • Miguel Martinez scrive:

                Per ADV

                “Nè la scienza nè il codice stradale sono neutri, ovviamente.”

                Sono contento che siamo d’accordo su questo punto.

                “Questo non toglie loro la caratteristica più importante: quella di essere oggettivi.”

                Come lo è anche la legge di ispirazione cristiana: hai avuto rapporti sodomitici (cosa molto più “oggettiva” dei “matrimoni gay” ecc.), vieni punito.

                In teoria a prescindere da chi tu sia (poi i raccomandati esistono sempre, ma non è questo che tu volevi dire).

                Tra l’altro a Firenze nel Rinascimento era un fatto politico: la sodomia (non “l’essere omosessuali” o altre cose che nessuno avrebbe capito) attirava sulla città l’ira di Dio, e quindi era un problema di sicurezza pubblica e militare.

                Più oggettivo di così…

              • daouda scrive:

                no, porca troia no

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco & PM

                “bizzarra”

                Perché bizzarra?

                La legge mica implica la conoscenza: ti obbliga a schierati, a prendere posizione dunque ad essere consapevole. Amo la formula hegeliana: la legge (fuori dalla scienza) è la realtà dell’Io morale. La vera libertà è il contrario dell’anomia, della mancanza di leggi: questo lo dicono pure gli anarchici.

                La responsabilità individuale non ne viene toccata, anzi, la legge aumenta la consapevolezza. Senza di essa ci puo’ essere soltanto l’arbitrio del padrone e la paura degli schiavi.

                Ciao!

                Andrà Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Martinez

                “Oggettivi”

                Certo, oggettivi rispetto alla realtà del periodo storico. Per uno di qualche secolo fa l’esistenza delle streghe e del malocchio era oggettiva. La liberazione dalle arbitrarie denominazioni dell’oggettivo di chiama “progresso”.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ mt

                “nucleare”

                È appena il caso di ricordare che 1 KWh di elettricità per essere prodotto richiede l’emissione di mezzo kg di CO2. Se non avessi.o avuto ls paranoia ecologista ora non ci troveremmo 40 miliardi do tonnellate di CO2 emessi all’anno. Per fortuna, dalla Cina all’Inghilterra ad altri quattordici paesi, c’è chi sta rinsavendo.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                @ADV

                Quindi la soluzione c’è, ma un complotto mondiale mi impedisce di comprare energia nucleare in abbondanza all’interno del mercato comune europeo.
                Sì, mi sembra una teoria razionale e assolutamente non da complottardo allucinato.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @mt

                “complotto”

                L’UE e’ un mercato. Comune, ma sempre un mercato. Se l’energia la compri fuori, la pago di piú. Se c’è n’e’ poca, molto di più. Non è difficile da capire.

                Ciao!
                Andrea Di Vita

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Cioè la soluzione strafiga, pulita, sicura, affidabile, economica, maggica, di quelli che conoscono la fisica contro gli abolitori della povertà, è in realtà un carrozzone che non sta sul mercato? E che tutti i vari Cazzari dell’Atomo sono lì solo a invocare una mammella di denaro pubblico da ciucciare?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ mt

                “mercato”

                No. I paesi che l’hanno sviluppata ne vendono i frutti a chi non l’ha sviluppata. I quali pagano ovviamente un prezzo più alto di quelli che avrebbero pagato se l’avessero sviluppata in casa. Hanno voluto la bicicletta, e ora pedalano. Le emissioni di CO2 ringraziano.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

                P.S. Ultimo paese al mondo ad avere messo in esercizio una centrale nucleare la settimana scorsa: il Bangla Desh. Ultimo paese UE ad avere annunciato la scelta di cominciare a installare centrali nucleari, sempre la settimana scorsa: la Polonia.

            • Peucezio scrive:

              Andrea,
              “Non è che se la norma sull’omicidio stradale l’ha proposta Renzi diventa meno valida solo perchè Renzi è amico di Verdini.”

              Stendiamo un velo pietoso sulla neutralità della norma sull’omicidio stradale: se vuoi ti spiego in privato.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “infatti non confuto nemmeno una parola, anzi do per scontato che tutto fino all’ultima virgola sia corretto….e allora? che propone questa qui?”

      Faccio fatica a capire questo atteggiamento.

      Se è vera la diagnosi che lei fa (e che tu almeno retoricamente accetti “fino all’ultima virgola”) la cosa è interessante a prescindere del tutto da chi l’ha fatta.

      Se io accetto che Wegener aveva ragione a dire che i continenti si spostano; se quando un continente si sposta addosso a un altro, crea una faglia sismica; bene, ho un’informazione importante e utile anche per la scelta del luogo dove devo costruire casa.

      Poi magari Wegener poteva essere antipatico, o avere strane idee politiche, o aver sbagliato in parte, o aver avuto la erre moscia (che per un tedesco sarebbe interessante). E magari fatta la sua teoria, non proponeva nulla.

      • PinoMamet scrive:

        “bene, ho un’informazione importante e utile anche per la scelta del luogo dove devo costruire casa.”

        ma infatti Roberto sta chiedendo:

        bene, dove devo costruire la casa?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Pino Mamet

          “ma infatti Roberto sta chiedendo:

          bene, dove devo costruire la casa?”

          Bene, non chiedetelo a Wegener.

          Chiedetelo a qualcun altro, tenendo presenti le preziose informazioni in più che ha dato Wegener.

      • roberto scrive:

        Miguel

        “Faccio fatica a capire questo atteggiamento.”

        lo so, e io faccio a fatica a capire il tuo atteggiamento

        a me il testo della keith interessa come potrebbe interessarmi un romanzo o un qualsisasi passatempo

        però l’utilità mi pare meno che zero, proprio perché non propone nessuna idea, nessuno scopo, nessuna meta.

        l’agricoltura distrugge la natura. ok , so what? che vuoi farci, mangiare solo carne? estinguerci? tirare a sorte chi deve mangiare e chi no? solo pillole proteiche?

        a che mi serve l’informazione che mi hai dato?

        nell’esempio di wegener, tu vuoi costruire una casa e le informazioni di wegener sono utili. Ma qui? cosa ce ne facciamo di quello che dice Keith?

        (non mi sta né simpatica né antipatica, non ho detto nulla a proposito)

  15. Oldboy scrive:

    @ Mauricius

    Il titolo di quell’intervista vuole essere scherzoso. (“Meglio morire di salsiccia che sopravvivere di tofu”)
    Ma in realtà è fuorviante.

    Dice anzi l’esatto contrario di quello che l’ex vegana Lierre Keith cerca di spiegare:

    “La Keith non parla a vanvera, le fonti del suo libro sono sterminate, e piuttosto serie.
    Un dato in particolare taglia la testa al toro:

    «Anche accantonando tutte le differenze nello stile di vita che molti vegetariani attuano – non fumare e non bere, fare esercizio fisico – la percentuale di mortalità per tutte le cause dei maschi vegetariani (0,93%) è ancora un po’ più alta che tra gli onnivori (0,89%).

    Per le donne vegetariane è significativamente più elevata (0,86%) che tra le donne onnivore (0,54%)»”

  16. PinoMamet scrive:

    Veganesimo:

    conosco tanti vegani in buona salute (e non rompicoglioni, e qualcuno anche rompicoglioni).

    Però anni fa ho avuto una collega vegana estremista (non mangiava volentieri neppure le cose “a forma di carne” tipo hamburger di soia…) che aveva un colorino verdino palliduccio molto preoccupante.

    A un certo punto scompare, sta a casa in malattia: è ricoverata in ospedale, ha preso un’influenza comune (era ben prima del Covid) dalla quale non riesce assolutamente ad uscire perché il suo corpo ha, in pratica, carenza di tutto.

    ripeto, lei era estremista tanto, e faceva parte di una rete/setta di negozi/ristoranti ultra vegani che poi è finita anche sotto indagine qualche anno fa.

    Comunque mi sembrava giusto segnalarlo.

    • Fuzzy scrive:

      A me queste storie mi lasciamo perplesso.
      Se sei un vegano, io lo sono stato per qualche anno, tutti ti consigliano di fare gli esami del sangue approfonditi almeno una volta all’anno. Se poi non te li fai vuol dire che non sai fare ad essere vegano. Quindi è meglio che smetti.
      Io ho smesso perché mi piacciono ogni tanto i formaggi (di qualità, non plastica) e talvolta mi concedo qualche piatto tradizionale con il ragù, tipo quando vado al ristorante. Non ritengo sia necessario castigarsi troppo.

      • Oldboy scrive:

        @ Fuzzy

        Certo, come no.
        Quando un vegano vede la sua salute deteriorarsi, è sempre perché “non è vegano nel modo giusto”.

        In rete ci sono molte drammatiche testimonianze di ex-vegani.
        Alcuni anche molto famosi.

        Diversi fra loro hanno sicuramente il nutrizionista personale.
        (Penso a Miley Cyrus, per esempio.
        O il suo fidanzato Liam Hemsworth.)

        Possibile che nessuno di loro sia riuscito a praticare il veganesimo nel modo “giusto”?…

        E quanto può essere sana una dieta che ti costringe a controllarti in maniera minuziosa (e a prendere integratori di vitamina B12), perché appena sbagli si mette male?…

        • Fuzzy scrive:

          Veramente la vitamina b12 la dovrebbero prendere anche i carnivori, perché gli animali vengono cresciuti in un ambiente talmente asettico che deve essere somministrata a loro in primis, e poi passa a quelli che mangiano le loro carni.
          Quindi c’è una carenza diffusa di b12 e si fa meglio ad assumerla direttamente dagli integratori. ( l’ho già scritto alcune volte, ma visto che siamo in argomento, meglio ripeterlo.).

          • Oldboy scrive:

            @ Fuzzy

            1) Non generalizzare. Non tutte le carni sono uguali, e della stessa qualità.

            Lo stesso vale per il pesce, le uova, i latticini, ecc.
            Inoltre, c’è anche la cacciagione.

            2) Se perfino chi mangia come Dio comanda può – talvolta – essere carente di vitamina B12, figurarsi i vegani…

            Spiega la Keith:

            “Gli esempi sono tantissimi, prendiamo solo i principali, ad esempio la vitamina B12.
            «Non esistono fonti non animali di vitamina B12», spiega la saggista.

            «E senza di essa potete diventare ciechi o danneggiare il cervello.
            La carenza di B12 può portare anche all’ infertilità, all’ aborto e forse all’ Alzheimer».

            Ai bambini, invece, la mancanza di questa vitamina causa danni neurologici anche irreversibili.”
            https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/meglio-morire-salsiccia-che-sopravvivere-tofu-vegetarianesimo-111590.htm

            3) Non fossilizzarti su un dettaglio.
            La questione è molto più ampia e grave.

              • Oldboy scrive:

                @ Fuzzy

                1) Hai già perso la pazienza?…

                Come l’altra volta, quando nell’affannoso tentativo di contraddirmi hai sparato una grossa (e oggettiva) fesseria?…

                Senza poi nemmeno fare onestamente ammenda (cosa che ti avrebbe fatto onore)?

                2) Fare di tutta l’erba un fascio non serve.

                Non tutti gli allevamenti sono uguali, e lavorano nello stesso modo.
                Non tutte le carni, i pesci, le uova, ecc. sono uguali e di analoga qualità.

                Inoltre, ripeto, c’è anche la cacciagione.

                3) Ti stai aggrappando a uno solo dei problemi, parecchi, che ho sottoposto alla tua attenzione.

                Vedo che sugli altri non provi nemmeno a ribattere.
                I lettori, come sempre, giudicheranno.

      • PinoMamet scrive:

        Fuzzy, non è una storia, è una persona con nome e cognome che è stata mia collega per un anno intero, e mi ha anche trascinato a mangiare in uno dei ristoranti affiliati alla sua associazione (per entrare bisognava pure fare una tessera).

        Ho mangiato robe disgustose, a proposito.

        Al contrario una mia amica vegana non estremista cucina pure bene.

        • Fuzzy scrive:

          Ricordo che diversi anni fa c’era la cucina macrobiotica.
          Schifezze immangiabili. Carenze garantite. Poi dei personaggi loschi, tipo santoni…
          Non vorrei che la tua amica fosse restata intrappolata in una rete del genere.
          Non lo so, e comunque c’è anche in giro un sacco di gente in sovrappeso, se non obesa, che rischia il diabete, l’ipertensione o altre complicazioni gravi. E di questi non se ne parla abbastanza.

          • Peucezio scrive:

            Fuzzy,
            “Non lo so, e comunque c’è anche in giro un sacco di gente in sovrappeso, se non obesa, che rischia il diabete, l’ipertensione o altre complicazioni gravi. ”

            Io ho conosciuto vegani crudisti (quelli cioè che mangiano solo frutta e verdura non cucinate e non trattate) obesi come maiali.

        • roberto scrive:

          “Ho mangiato robe disgustose, a proposito”

          non ho nessun dubbio che nei ristoranti vegani si mangi quasi solo di merda, ma è una cosa che un pochino mi stupisce.

          in fin dei conti se uno non vuole fare cose troppo stravaganti, nella cucina italiana ci sono tonnellate di cose vegane senza averne il nome (a pranzo mi sono fatto una eccellente pasta con friggitelli e pomodorini, poi un insalata e una pera, 100% vegano e non è così straordinario)

          • Fuzzy scrive:

            Infatti.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ roberto

            “pera”

            Quando mi propongono di mangiare vegetariano o vegano guardo sempre i piedi dell’interlocutore. Lo sto a sentire solo se è scalzo o se calza sandali fatti di corteccia d’albero, come faceva Gandhi.

            Le scarpe che di solito si portano sono fatte di cuoio, e il cuoio è fatto con la pelle degli animali macellati.

            Non si capisce perché astenersi dal mangiare carne (per masticare la quale l’evoluzione ci ha lasciato denti appositi, i canini, come anche a molti altri animali) per rispetto ai poveri animali sofferenti, e poi farli soffrire lo stesso per le calzature.

            Se il nostro stomaco non merita che gli animali soffrano per lui non si vede perché un nostro piede invece sì.

            (Gandhi invece lo rispetto. Era talmente convinto del suo vegetarianesimo che non solo andava semiscalzo anche nella piovosa Inghilterra, una volta a un prete che gli chiedeva per quale motivo con tutta la sua non violenza non si convertisse al Cristianesimo rispose che un fatto centrale della vita di un cristiano è l’Eucaristia, dove il fedele mangia il corpo di Cristo: un evidente caso di consumo di carne, che come tale lui aborriva).

            Un consumo non eccessivo di carne è talmente poco dannoso per la nostra salute che gli esseri umani, a somiglianza dei maiali, hanno una dentatura da onnivoro che comprende tanto canini per la carne quanto molari per la verdura.

            Poi, che il troppo stroppia lo sappiamo: imbottirsi di hamburger pieni di estrogeni non è salutare che per il portafoglio di chi li spaccia.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Oldboy scrive:

              @ ADV

              Condivido (quasi del tutto) questo tuo intervento.

              Aggiungo che:

              1) Dovremmo chiederci anche se il nostro interlocutore possieda cani o gatti.

              Sì, perché senza gli allevamenti intensivi non si potrebbero avere cani e gatti come animali da compagnia.
              (Non negli appartamenti di città, perlomeno.)

              E non si vede perché mai i nostri amici a quattro zampe dovrebbero avere più diritti di noi, in ambito alimentare….

              2) I nostri denti non sono l’unica prova della nostra natura onnivora. Anzi.

              Anche il PH del nostro stomaco, per esempio, la dimostra.

              Infatti è molto acido, e un PH acido è tipico dei carnivori.
              (Il nostro è addirittura più acido di quello dei cani e dei gatti!)

              Ma ci sono altri fattori ancora che portano nella stessa direzione.
              https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/gli-uomini-della-pietra-erano-predatori-ipercarnivori-allapice/

              “Humans are physiologically adapted to animal source foods”:
              https://aleph-2020.blogspot.com/2019/05/animal-source-foods-are-central-part-of.html

            • Fuzzy scrive:

              Mah, a parte le scarpe, che sono di finta pelle, io so che i vegani antispecisti fanno dell’etica il loro punto di forza.
              Se vai sul sito di veganzetta magari capisci meglio. Io approvo fino a un certo punto, poi, davanti alle ragioni di chi non può fare a meno di sopravvivere di allevamento (estensivo) cedo al compromesso.

              • Oldboy scrive:

                @ Fuzzy

                Ah, l’etica è il loro punto di forza?…
                Chissà i punti deboli, allora… 🙂

                La presunta questione etica non ha senso.
                E’ solo un cumulo di contraddizioni bambinesche.

                Perché mai dovremmo avere meno diritti degli animali?

                Un’infinità di animali si nutre di altri animali.

                E lo fa in modo molto più crudele di noi.
                (Mangia vive le prede, per esempio.)

                Sono forse animali poco etici?…
                O forse sono autorizzati a comportarsi così, mentre noi no?…

                L’antispecismo è la teoria più assurda, e ridicola, che mente umana abbia concepito.

              • daouda scrive:

                Io ti appoggio ma ciò non significa che l’allevament intensivo possa esser continuato nel modo che è attualmente ( o meglio può benissimamente continuare come un mafioso continua la sua opera, giustamente ).
                Non solo per un rispetto umano concesso agli animali, ma anche perché la carne nell’intensivo fatto male fa schifo ed è poco nutriente.
                Se un intensivo migliore comportasse una diminuizione del carneo , che problema ci sarebbe?

                Dai su

              • Peucezio scrive:

                OMDAOB!

            • roberto scrive:

              io invece che sono un esserino semplice quando mi propongono di mangiare vegano chiedo qual è il menu

              se sento la parola tofu scappo
              se sento parlare di proteine e/o vitamine scappo di corsa

              per il resto, mangio in effetti meno carne di quello che faccio credere (mangio molti insaccati, quello sì…difficile che passi una settimana senza prosciutto, salame, pancetta o affini….).

            • Francesco scrive:

              x ADV: difficile credere che Gandhi abbia parlato con un prete in quella Inghilterra, sarà stato un pastore minimo.

              e mi risulta che avesse più problemi coi cristiani che col cristianesimo

              • daouda scrive:

                mi sono rotto il cazzo di Gandhi che non avrebbe ottenuto niente senza le rivolte dei comunisti.
                Vedi te se devo elogiare i comunisti, o meglio, chissà perché Londra si è lasciata mettere da parte, semmai…

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ francesco

                “prete”

                Si’, credo fosse un pastore anglicano in India. Lo racconta Gandhi stesso nella sua autobiografia (“Antichi come le montagne”, un titolo del genere).

                Ciao!

                Andrea Di Vita

            • Miguel Martinez scrive:

              Per ADV

              “Le scarpe che di solito si portano sono fatte di cuoio, e il cuoio è fatto con la pelle degli animali macellati. ”

              Credevo che le scarpe non di plastica fossero solo un lusso per pochi stravaganti ricchi, davvero esistono ancora scarpe di cuoio?

              Comunque, se un animale è stato macellato, bisogna buttarne la pelle?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Martinez

                “scarpe”

                Vale anche per tutta la pelletteria. Magari ora le scarpe in vera pelle sono poche, ma una classica strenna natalizia è il cinturone o il portafoglio o la borsetta rigorosamente in vera pelle.

                Ovviamente è un modo intelligente di valorizzare l’animale macellato.

                Ma se uno ama davvero gli animali rinuncia alla fiorentina E al cinturone E al portafoglio ecc.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • PinoMamet scrive:

                “Ma se uno ama davvero gli animali rinuncia alla fiorentina E al cinturone E al portafoglio ecc.”

                Ho amici vegetariani/vegani e ti assicuro che rinunciano tutti, e molto volentieri, a queste cose.
                Non è tanto complicato, in fondo.

                A me sembra una misura inutile, però a livello simbolico può avere la sua importanza; specie per rispondere alle critiche di chi dice “ma allora le scarpe di cuoio??”
                😉

                Da qualche anno, per venire incontro a queste richieste, l’esercito israeliano non utilizza più il cuoio nei suoi scarponi
                (le cinture erano di altro materiale già da tempo) e da qualche mese Israele ha proibito l’importazione di pellicce, quindi gli ultraortodossi dovranno accontentarsi di shtreimel sintetici, suppongo 😉

                Per quanto riguarda le pellicce, capisco:
                gli allevamenti sono disumani e inquinano.

                Per scarpe, cinture e giacche di pelle, ho delle perplessità: si tratta di pelli tolte ad animali che comunque sono stati macellati, e sono materiali senz’altro meno dannosi dei loro sostituti sintetici…

          • PinoMamet scrive:

            Ma infatti dalla mia amica vegana non-estremista ho sempre mangiato bene.

            Poi oh, a me per accontentarmi basta un piatto di spaghetti al pomodoro o una pizza marinara (odio i formaggi!) che in effetti sono piatti veganissimi…

            Ma la mia collega estremista era finita proprio in una specie di setta, di cui si era parlato, tempo dopo, anche al telegiornale.

            • Oldboy scrive:

              @ Oldboy

              Non stupisce che nei ristoranti vegani si mangi male, di solito.
              (Non l’ho provato di persona, ma vi credo senz’altro sulla parola…)

              Se uno ama davvero la buona tavola, e le nostre grandi tradizioni gastronomiche, è molto difficile che si converta al veganesimo.

              Ma già il fatto che esistano ristoranti vegani in Emilia mette una tristezza mortale.
              E fa capire in che mondo viviamo…

              • roberto scrive:

                Sei un po’ estremista….in qualsiasi ricettario classico italiano ci sono montagne di ricette vegetariane o vegan

                Le prime che mi vengono in mente

                Pappa al pomodoro
                Pasta e fagioli
                Ribollita
                Pizza marinara
                Caponata
                Vignarola
                Carciofi alla giudia
                Focacce
                Polenta e funghi
                Pasta e cocozza
                Pasta e ceci
                ….

              • daouda scrive:

                A Robbè, eddai…

                ed aggiungo: pure il cristianesimo reale per almeno 100 giorni all’anno è ( o meglio deve essere ) vegano, ma hai mai sentito di problematiche inerenti la carne od il pesce con i cristiani?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Oldboy

                “Non stupisce che nei ristoranti vegani si mangi male, di solito.”

                Boh, io ci sono stato un paio di volte e ho mangiato benissimo. Poi, ripeto, sono onnivoro (oggi ho mangiato salsiccia, non avrei problemi a mangiare cavallette).

              • roberto scrive:

                Daou’

                Non ti preoccupare, per me gricia e abbacchio e sono contento

                Come dicevo sotto, il messaggio era un semplice “non esageriamo”

              • daouda scrive:

                A Robbè ce mancherebbe

              • Peucezio scrive:

                Roberto,
                “Sei un po’ estremista….in qualsiasi ricettario classico italiano ci sono montagne di ricette vegetariane o vegan”

                Ma non si chiamano così.
                Il problema non è che ci siano piatti di origine vegetale, ci mancherebbe!
                È il fatto che ci si preoccupi di adottare una dieta, creare negozi, ristoranti, ecc., che lo fanno in via esclusiva eliminando il resto.
                È come se nascessero negozi di abbigliamento per quelli che vogliono vestirsi solo di blu: a me pare patologico.

              • fuzzy scrive:

                Patologico…
                Se vai in pizzeria mangi la pizza, se vai al mc donald mangi solo panini. C’è la cucina indiana, la cucina emiliana, la cucina che ti pare.
                A uno gli pare di andare in un posto dove sono specializzati nel cucinare bene (?) i cibi vegetali, perchè quelli, di norma, gli piacciono ci va.
                E che problema ci sarà mai?
                Io che frequento ogni genere di ristoranti, devo dire che di solito mangio abbastanza male, non so perchè, sarà che ci mettono troppo sale, e poi usano quegli apparecchi per riscaldare, mi pare che si chiamino “abbattitori”. Insomma, quando vado è perché mia moglie ci tiene, ma per il mangiare ( escludendo la pizza) direi che mangio molto meglio a casa mia.
                Si può dire? Non vorrei tirarmi contro tutta la categoria dei ristoratori.

              • Peucezio scrive:

                fuzzy,
                lasciami dire che forse li scegli male 😀

                Scherzi a parte, non so dove tu viva, ma di solito nella maggior parte dei posti ci sono alcuni ristoranti pessimo, una maggiornaza di mediocri e pochi buoni o molto buoni.
                Con qualche eccezione: a Roma in genere si mangia bene, se si escludono i posti più turistici.

              • roberto scrive:

                Fuzzy

                “ direi che mangio molto meglio a casa mia.”

                Modestia a parte mangio strabene a casa mia ma…se passi per Lussemburgo fammelo sapere che ho vari suggerimenti di posti dove si mangia veramente molto bene
                🙂

              • roberto scrive:

                Fuzzy

                “ abbattitori”

                Servono per raffreddare, non riscaldare.
                Porti velocemente al temperatura della cibo a non mi ricordo quanti gradi (un po’ meno che la températura frigo) e poi congeli o conservi in frigo

                È veramente un’ottima cosa, anche solo per diminuire gli sprechi

            • PinoMamet scrive:

              In compenso prova a trovare un locale kosher!!
              😀 😀

              Quasi quasi lo apro io…

              • Oldboy scrive:

                @ Roberto

                il punto è che se uno ama e conosce la buona tavola, molto difficilmente vorrà limitarsi alle ricette vegetariane.

                (Per quanto buone e tradizionali, come quelle che citi.)

                Ma vorrà apprezzare la nostra grande cucina in tutti suoi meravigliosi aspetti.

                Per questo non stupisce che nei ristoranti vegani il cibo sia, di solito, il contrario della gioia di vivere.
                (Come tu stesso dicevi, con altre parole.)

                P.S.

                La pasta e fagioli si fa con un soffritto di lardo, e a volte anche di prosciutto.
                Alcuni cuochi mettono anche un paio di uova.

              • roberto scrive:

                “ La pasta e fagioli si fa con un soffritto di lardo,”

                Non potevi saperlo, sono napoletano, da noi la pasta è fagioli è con l’olio non il lardo
                🙂

                Comunque il messaggio era semplicemente “non esagerare”

            • Fuzzy scrive:

              Oddio, a Roma in effetti ho sempre mangiato bene, ma non ti fanno lo scontrino neanche se li minacci con la pistola.
              In genere quando sono nella mia zona so dove andare per mangiare decentemente o bene. Poi però mi piace fare spesso dei viaggetti di qualche giorno in regione o nelle regioni adiacenti. E in quel caso si guardano le recensioni o si chiede consiglio ai locali.
              Devo dire che bene, bene, ho mangiato solo una volta a Reggio Emilia, e il gestore mi ha detto che loro appunto avevano fatto la scelta coraggiosa di non usare l’abbattitore.
              Taccio sulle infinite volte in cui ho mangiato male, anche in posti che “Se la tiravano”.

              • Fuzzy scrive:

                Ops
                Era in risposta a Paucezio.

              • PinoMamet scrive:

                1- che c’entra lo scontrino??

                2-nom bisogna mai andare a Reggio Emilia. Mai!

              • Fuzzy scrive:

                In provincia di Reggio emilia, dalle parti di Canossa, ma più in basso.
                Si lo so, a Reggio Emilia fa un freddo cane.
                Roberto
                Al massimo potrei passare per San Marino, in effetti ci sono passato vicino poco tempo fa.
                Più in là mi stanco di guidare.

              • PinoMamet scrive:

                Parlo sempre male di Reggio Emilia, ma ci ho avuto anche bravi colleghi.

                Solo che:

                1- era di Parma
                1- di Napoli
                1- mezzo veneto
                1- scozzese
                1- bolognese/romagnola
                1- lombarda
                1-bidello romagnolo
                1- ragazzo della provincia di Reggio ma simpatico

              • PinoMamet scrive:

                Son passati anni e dimenticavo altri

                2- di Parma
                1- fiorentina a Reggio da secoli per ragioni famigliari

                e infine, dai, anche

                2- di Reggio

  17. maffeia scrive:

    Il problema è che viviamo, mangiamo e ci riproduciamo?
    W il problema!

  18. Fuzzy scrive:

    https://www.anarcopedia.org/index.php/Antispecismo
    Antispecismo per anarchici.
    Io, un po’.

    • Oldboy scrive:

      L’antispecismo non ha il minimo senso.

      E’ una teoria assurda e contraddittoria come nessun’altra.

      I casi sono due.

      1) L’uomo va messo sullo stesso piano delle altre specie, come vorrebbe l’antispecismo?
      Allora ha la stessa dignità e gli stessi diritti.

      Quindi può mangiare tutto ciò che gli pare e piace.
      Senza badare a (presunte) motivazioni “etiche”.
      Proprio come fanno tutte le altre creature.

      E addio veganesimo…

      2) Se invece l’uomo deve sottostare ad altre leggi e norme, rispetto agli animali, addio antispecismo.
      (Che infatti non ha senso).

      Perché vuol dire che l’uomo è unico, speciale, e superiore a qualsiasi animale.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ oldboy

        “antispecismo”

        Concordo.

        Mi preoccupero’ di non mangiare carne di agnello quando vedro’ i lupi porsi lo stesso problema.

        E mi preoccupero’ di non mangiare zuppa di pinne di pescecane quando vedro’ i pescecani diventare vegetariani, alla faccia di Spielberg.

        Che poi non si debba esagerare, se no si estinguono e allora stiamo probabilmente peggio anche noi, è ragionevole e sono d’accordo.

        Ma l’abuso non toglie l’uso.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • daouda scrive:

          porco ddue ma te sei un professionista dei paragoni campati per aria e da malati mentali?
          Apposto. Calcolando che i frogi sono nel regno animale solo atteggiamenti di sottomissione, chi lo è per sentimento od indole od orientamento và rieducato.

          Grazie ADV, come vedi , anche tu sei un reazionario, basta cercare bene, che ti tiri merda addosso da solo

          • daouda scrive:

            Calcolando che il frogiame nel regno animale è solo atteggiamento di sottomissione, chi lo è nel mondo umano per sentimento od indole od orientamento và accusato di manipolazione della realtà e và rieducato.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ daouda

            “reazionario”

            E dálli 🙂

            Proprio vero che chi ha i chiodi in testa vede solo martelli.

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • daouda scrive:

              ADV non fare il gaggio, fammi un solo esempio su cui tu possa fare un’affermazione del genere sulla mia persona in sè , non su quel che hai di precocetto falso, perché la differenza fra me e te è che io ti capisco bene, te invece non riesci ad inquadrarmi, pirla!

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ daouda

                “gaggio”

                Almeno dai tempi dell’Azzeccagarbugli un modo semplice per arroccarsi a dar del pirla al prossimo è quello di circondarsi di un linguaggio stile il conte Mascetti di “Amici Miei”.

                E tu ne fornisci a noi tutti meravigliosi, spassosissimi esempi.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

        • Fuzzy scrive:

          Questo movimento sostiene che le idee di superiorità di specie limitino, o addirittura impediscano, la possibilità dell’essere umano di vivere in armonia con la natura, gli altri animali, i propri simili e perfino con sé stesso

          Insomma, una tristezza.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ fuxzy

      “Antispecismo”

      Mi ha colpito per la sua banalità la domanda di Bentham “possono soffrire?”

      Certo che possono soffrire. Il dolore serve alla sopravvivenza. Se verso una goccia d’acido in una coltura di parameci al microscopio, vedo tutti i parameci contorcersi per fuggire quanto più in fretta possibile.

      E allora?

      Se la vespa icneumonide deposita le sue uova nel corpo della sua città che verrà divorata viva lenta mente dalle larve che ne nasceranno, e se il coccodrillo sbatte di fianco le sue prede azzannate per spezzare loro le ossa e poterle così inghiottire, mi dovrò fare io un problema per le macellerie?

      Non sono forse io parte della Natura?

      E la Natura non agisce forse con crudele indifferenza?

      Ma questi antispecisti hanno mai letto Leopardi?

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Fuzzy scrive:

        Di Vita
        Il leone sbrana la gazzella, quella debole, ma se lui non la sbranasse questa morirebbe comunque e soffrirebbe probabilmente molto di più essendo inadatta a sopravvivere.
        La natura nelle sue leggi è spietata, ma sotto sotto, come si trova scritto in kropotkin, gli esempi di mutuo appoggio (quello pacifico)
        tra gli animali sono pure moltissimi, più di quanto ci si possa immaginare.
        Se non ricordo male, pure Leopardi diceva che se gli uomini facessero causa comune….ecc, ecc.

        • Fuzzy scrive:

          Una svolta essenziale si presenta con “La Ginestra”, componimento riproponente la dura polemica antiottimistica e antireligiosa che chiude il suo percorso poetico. Qui Leopardi cerca di costruire un’idea di progresso proprio sul suo pessimismo. La consapevolezze della condizione umana, indicando la natura come nemica, può indurre gli uomini ad unirsi per combattere la sua minaccia. Tale legame può far cessare le sopraffazioni e le ingiustizie della società. Questa filosofia apre qui una generosa utopia basata sulla solidarietà degli uomini

          Scopiazzato da studenti.it

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ fuzzy

            “Ginestra”

            Da fine classicista, Leopardi riscopre la dottrina epicurea dell’amicizia come bene supremo. Solo che l’amicizia nasce da una situazione di bisogni comuni fra esseri di una stessa specie. Che bisogno comune c’è fra me che ho bisogno di mangiare e il vitello che ha bisogno di non essere mangiato?

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Fuzzy scrive:

              Interesse comune a non mangiare il vitello nello scenario allevamento intensivo.
              Se non mangi il vitello preservi l’ Amazzonia dal disboscamento e quindi si salva il vitello ma ti salvi pure tu, anche se non direttamente.
              Scenario allevamento di sussistenza
              Tu garantisci alla mucca una vita decente per un certo numero di anni (una mucca può vivere fino a 30 anni, se non
              trattata come un prodotto industriale, nel qual caso in pochi anni è già stremata e va al macello) e lei nel corso della sua vita ti fornisce latte, un po’ di carne quando è ora, e la giusta quantità di letame con cui tu puoi mantenere fertile il tuo terreno.
              E poi il pellame per le scarpe.

              • Fuzzy scrive:

                Poi volendo, c’è chi dice che il letame in realtà è inutile perché la fertilità del suolo viene garantita dalla massa degli organismi del terreno che hanno un ciclo di vita molto breve e quindi di avvicendano continuamente lasciando le loro spoglie, ricche di azoto, come fertilizzante naturale. Tutto questo in presenza di aria. Interrare il letame creerebbe asfissia e di conseguenza impedirebbe tutto il processo di cui sopra.
                Sono varie teorie, e nessuna in realtà gode di una affidabilità assoluta.
                In questo caso avresti lo scenario vitello libero in natura.
                E il latte della mucca, potrebbe dire un vegano, non è poi così indispensabile perché il calcio e le proteine si trovano abbondantemente anche nei vegetali.
                Io nel mio modesto orticello non ho mai usato il concime, e mi limito ad arieggiare il terreno e a poche altre cure. Ma questo è un discorso che può diventare molto lungo.

              • Oldboy scrive:

                @ Fuzzy

                Davvero non capisci quanto l’antispecismo sia ridicolmente contraddittorio?…

                Come fai a sostenere una teoria così assurda, così contraria alla ragione e al buon senso?

                Tanto per cominciare, l’antispecismo è sempre unidirezionale: dall’uomo verso le altre specie.

                Già questo basterebbe per cestinare questa idea bislacca.

                Un’idea che è frutto solo e soltanto della mente umana.
                (Come tutte le idee, d’altronde.)

                Nessun animale potrebbe mai concepirla, e nemmeno comprenderla.

                Così come non potrebbe mai concepire, o comprendere, il significato del termine “diritto”.

                Quindi già in partenza l’antispecismo non regge al più semplice esame della ragione e del buon senso.

              • Oldboy scrive:

                @ Fuzzy

                Non capisci che l’antispecismo è l’idea più specista che sia mai stata concepita?…

                Oltre che una delle più assurde e contraddittorie (per usare termini gentili).

                E’ un’idea incredibilmente specista e antropocentrica.

                Non tanto perché concepita dalla mente umana.
                (Tutte le idee sono una creazione solo e soltanto umana.)

                Ma perché pretende di estendere determinati diritti agli animali.
                Il concetto di diritto è del tutto estraneo al mondo animale.

                Applicarlo agli animali vuol dire imporre loro una realtà che è solo e soltanto umana.

                E che loro non potranno mai capire, nemmeno in piccola parte.

                Non vedi quanto sia ridicolo questo groviglio di contraddizioni?…

              • paniscus scrive:

                …comunque è anche vero che, se si vuole allevare la mucca soprattutto per il latte, è inevitabile che si debba finire per farle produrre più vitelli di quanti se ne possano mantenere per molti anni di seguito. Se non la si fa periodicamente partorire, il latte come lo produce? E in particolare, anche l’allevatore sostenibile e non violento, col vitello maschio cosa ci fa?

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ fuzzy

              “intensivo”

              Tu parli di “un” vitello. M se si devono sfamare sette miliardi di esseri umani la vedo dura, fare a meno degli allevamenti intensivi. Il mondo di Heidi è finito da un pezzo.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                Brrr.
                Il paternalismo non lo sopporto.
                C’è gente che si occupa di queste cose seriamente. Fanno degli studi.
                Ho provato a suggerire qualche articolo, ma mi torna indietro soltanto folklorismo. A parte Ros. (E quelli degli insetti) . Che comunque mi pare sia contrario al veganesimo, in quanto porta in sé il germe dell’autoestinzione.
                Ma almeno argomenta qualcosa di sensato.

              • Oldboy scrive:

                @ Fuzzy

                Io invece sono diventato allergico alle fesserie, ultimamente.
                E tu certo non mi aiuti a non starnutire, anzi.

                Quando avrai argomentazioni serie, coerenti, credibili, fammi un fischio, d’accordo?…
                (Ma non ci conto, chissà perché…)

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ fuzzy

          “comune”

          Come già spiegato da Volterra molto meglio di me, la “causa comune” fra due specie diverse la fa la più feroce concorrenza. Tutto il contrario dell’idea di cooperazione insita nell’idea leopardiana di amicizia fra gli esseri umani ne “La Ginestra”.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

      • Peucezio scrive:

        Andrea,
        “Mi ha colpito per la sua banalità la domanda di Bentham “possono soffrire?””
        […]

        A ‘sto giro totalmente d’accordo con te!

  19. daouda scrive:

    per non dimenticare:

    “la vostra ingenuità è credere che il PD non sia un partito ( lo scrivo per comodità ) comunista stalinista.
    Non avete capito la strategia che attuano ( non solo loro ). Continuate a dire che abbiano tradito il vecchio partito come fanno tutti…BOCCALONI!”

  20. Peucezio scrive:

    Oldboy,
    “Per questo non stupisce che nei ristoranti vegani il cibo sia, di solito, il contrario della gioia di vivere.
    (Come tu stesso dicevi, con altre parole.)”

    È questo il punto.
    La gastronomia è un inno alla vita e queste mode alimentari vanno nel senso dell’automortificazione. Ma è un’automortificazione laica, nichilista, che non serve a un cazzo.

  21. Peucezio scrive:

    Fuzzy,
    “ma non ti fanno lo scontrino neanche se li minacci con la pistola.”

    Ma cosa me ne frega????
    Mica mangio scontrini!

    • Fuzzy scrive:

      E che cosa gli vuoi dire?
      Più correttamente, che cosa vuoi andargli a dirgli?
      È un perfetto fascista. D’altra parte lo dice lui di esserlo.
      Ah, ah!

      • PinoMamet scrive:

        Non ho mica capito.

        • Fuzzy scrive:

          E cosa c’è da capire?
          Ho “aggiunto” che non fanno lo scontrino, il che ovviamente non fa parte di quello che si mangia, ma della correttezza dell’esercizio.
          Mica ho detto che non si mangia bene perché non fanno lo scontrino.
          Se mi dici che non mangi scontrini, vuol dire che 1 non hai capito niente 2 ragioni da prepotente. Propendo per la due.
          Il resto viene da se. (Ho anche un po’ forzato il giudizio, perché pensavo si capisse che un po’ scherzavo).

          • Peucezio scrive:

            Sai che giuro che non capisco quale sarebbe lo svantaggio per l’avventore del fatto che non si fa lo scontrino?
            Al massimo è un vantaggio per l’esercente.
            Sono prepotente perché faccio questa banale considerazione? 🙂

          • PinoMamet scrive:

            “Se mi dici che non mangi scontrini, vuol dire che 1 non hai capito niente 2 ragioni da prepotente.”

            si vede che sono un po’ scemo, ma visto che si parlava di qualità del cibo continuo a non capire cosa c’entri lo scontrino, e cosa ci sia di fascista nel dire “non mangi mica lo scontrino”.

            • Fuzzy scrive:

              Non sei scemo, è che pretendi che uno debba parlare su un binario fisso senza aggiungere nient’altro.
              Osservati quando parli e vedrai che lo fai anche tu, perché è naturale che sia così. Ne va della salute mentale.

              • Peucezio scrive:

                Ma i discorsi devono essere pertinenti.
                Uno può dire: “non mi convince il marxismo perché Marx aveva la barba e mi stanno antipatici i tizi con la barba”, ma non ha molto senso.
                Se, anziché di ideologia, si parla di estetica e di look, la cosa è più pertinente.

            • PinoMamet scrive:

              Ed è tanto maleducato chiedere cosa c’entra un argomento con l’altro?

              • Fuzzy scrive:

                Non è maleducato, è che vuoi mettere della regole dove sono palesemente inutili.
                Se poi mi dai una risposta sprezzante come quella di Paucezio c’è un po’ di prepotenza. Tutto qui.
                Dobbiamo andare avanti ancora a discutere per una bazzecola del genere?
                Io mollo, sia quel che sia.

              • Peucezio scrive:

                Io sono sprezzante?

              • PinoMamet scrive:

                “Se poi mi dai una risposta sprezzante come quella di Paucezio c’è un po’ di prepotenza.”

                Continui a chiamarlo col nick sbagliato…
                forse dovresti ridefinire il tuo concetto di “sprezzante” 😉

    • Francesco scrive:

      Ueh

      sei milanese ormai

      lo scontrino fa parte della civiltà, come fermarsi al rosso e usare il congiuntivo

      • Peucezio scrive:

        Sì, infatti nella Grecia classica, a Roma e nel Rinascimento non mancavano mai di fare lo scontrino…

        Al rosso mi fermo se c’è qualcuno che deve passare. Se è pedonale e non ci sono pedoni passo. Se c’è totale visibilità nell’unica direzione da cui possono arrivare macchine e non arrivano passo.
        Il sabato è per l’uomo e non viceversa.
        Sono meridionale: uso il congiuntivo presente solo nel registro colto: i miei dialetti l’hanno perso (imprecazioni a parte) e di conseguenza l’italiano colloquiale locale.

        Terrone sì, ma se milanese significa pragmatismo e mancanza di statalismo burocratico ottuso, mi sont meneghin e sont content de vessel.

        (mi confermo nella mia idea che sotto sotto tu sia comunista, come il papa della canzone di Gaber 😉 😀 )

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “Al rosso mi fermo se c’è qualcuno che deve passare. Se è pedonale e non ci sono pedoni passo.”

          Mi avresti già investito una quindicina di volte: sono sempre in ritardo al semaforo pedonale, sbuco da dietro le macchine parcheggiate e taglio la strada col giallo.
          Ma immagino che il pedone sia quello di troppo nella barbarie milanese 😀

        • fuzzy scrive:

          Oh Paucezio, ma siamo qui per ridere? Allora ridiamo e basta. Ma per favore, non raccontare le barzellette, che mi fanno schifo.
          https://www.informagiovani-italia.com/storia_delle_tasse.htm
          Questo sulle tasse inique. Ma allora le dobbiamo proprio abolire queste tasse? Secondo me no. Nella condizione attuale bisogna tassare equamente. Non so se i ristoranti, ben posizionati in una città turistica come Roma, siano proprio così vessati dal fisco da dover evadere le tasse.
          Non conosco il caso. Ma ti posso dire che qui in Emilia Romagna lo scontrino te lo fanno. E allora cosa sono, più coglioni dei romani?

          • Peucezio scrive:

            Io tasserei solo le multinazionali, Amazon, Facebook, Google, ecc.: probabilmente basterebbero a mantenere lo stato italiano.
            In subordine aggiungerei i miliardari, ma quelli veri, che fatturano almeno una decina di milioni all’anno, le imprese con migliaia di dipendenti, ecc.
            Per ultimi gli esercenti, ma solo quelli che vanno molto bene e con tassazioni poco più che simboliche.
            E comunque è lo stato che deve essere in grado di riscuotere le tasse, non è un fatto morale.
            T’immagini se l’applicazione delle leggi fosse affidata alla moralità individuale anziché alla forza coercitiva dello stato?
            Mentre io ci guadagno a non passare col rosso, perché evito un incidente, l’esercente non guadagna nulla dal fare lo scontrino. Perché mai dovrebbe farlo? È lo stato che deve trovare il modo di tassare ciò che guadagna.

            Continuo in ogni caso a non capire la rilevanza della cosa.
            Nel ristorante ci vado per mangiare, non sono un esattore o un agente del fisco.
            E se anche lo fossi, tanto meglio se evadono, se no che ci vado a fare?

            • roberto scrive:

              Spezzo una lancia sia per peucezio che per fuzzy

              Come peucezio, non vedo il nesso fra mangiare bene e scontrini

              Come fuzzy trovo molto fastidioso che a fine pasto non mi diano lo scontrino (aut similia “ti faccio 10 euro in meno se è in contanti”, “il pos è spento”….)

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              “Io tasserei solo le multinazionali, Amazon, Facebook, Google, ecc.: probabilmente basterebbero a mantenere lo stato italiano.”

              No, non basterebbero. Ma nemmeno lontanamente.

              • Peucezio scrive:

                Il PIL dell’Italia è superiore a quello di Amazon?

              • Francesco scrive:

                se ricordo, il PIL di una nazione è paragonabile al Valore Aggiunto di una impresa

                e credo che Italia batta Amazon di bruttissimo

                😀

              • Peucezio scrive:

                Francesco,
                probabilmente hai ragione, sarà tipo due terzi del PIL italiano, ma a livello mondiale, quindi il PIL che fa in Italia è piccolo in proporzione.

                Quello che però sarebbe interessante capire, con apposite statistiche e/o grafici sarebbe quando incidono nel gettito le grosse concentrazioni e quanto la somma dei pesci piccoli.
                Se cioè in sostanza lo stato italiano campa grazie al negozietto o grazie alle grandi imprese con migliaia di dipendenti.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ peucezio

                “grafici”

                Grafici sottomano non ne ho.

                Mi risulta però che solo quattro italiani su cento dichiarano più di 50.000 euro ma versano il 35% dell’Irpef totale.

                Quasi la metà
                dei contribuenti (49%) denuncia tra i 15.000 e i 50.000 euro e dichiara il 57% dell’Irpef totale mentre nella
                classe fino a 15.000 euro si colloca il 46% dei contribuenti, che dichiara solo il 5% dell’imposta totale.

                E se 10
                milioni di italiani sono esenti dal pagamento dell’Irpef perché hanno un reddito troppo basso, ci sono invece 31.700 Paperoni (lo 0,1% del totale contribuenti), cioè coloro che hanno un reddito complessivo maggiore di
                300 mila euro, tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3%: l’ammontare totale dei loro redditi è di
                276 milioni di euro, in media circa 9.043 euro.

                Dalle dichiarazioni Irpef 2015 (sull’anno d’imposta 2014) emerge inoltre che il reddito medio dichiarato dai contribuenti italiani sale a 20.320 euro dai 20.070 euro denunciati
                l’anno precedente, e il reddito complessivo totale ammonta a circa 817 miliardi di euro, in aumento dello 0,4%.

                Gli imprenditori, ossia i titolari di ditte individuali (da non confondere con i datori di lavoro) dichiarano meno
                dei lavoratori dipendenti: in media 18.280 euro contro 20.520 euro.

                Mentre i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 35.570 euro, e i pensionati quello più basso, pari a 16.700 euro. Infine, il
                reddito medio da partecipazione in società di persone e assimilate risulta di 16.040 euro.

                A livello territoriale,
                nel 2014, il reddito medio nelle regioni del Sud e del Centro è cresciuto meno della media nazionale. È la
                Lombardia la regione italiana con il reddito medio complessivo più elevato (24.020 euro), seguita dal Lazio
                (22.500 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.510 euro). A beneficiare del bonus
                Irpef di 80 euro sono stati circa 11,3 milioni, per un ammontare totale di circa 6,1 miliardi di euro e un ammontare medio di 540 euro. I soggetti che hanno fruito del bonus in sede di dichiarazione per l’intero
                ammontare risultano 509.000, mentre 1.112.000 hanno recuperato in dichiarazione solo una quota, a
                integrazione dell’importo già in parte erogato dal sostituto d’imposta.

                Tra gli 11,6 milioni di soggetti che avevano ottenuto il bonus dal datore di lavoro, sono circa 798.000 coloro che lo hanno dovuto restituire
                integralmente in quanto titolari di ulteriori redditi.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • roberto scrive:

                Andrea

                “Grafici sottomano non ne ho”

                🙂 🙂 🙂

            • Francesco scrive:

              >>> T’immagini se l’applicazione delle leggi fosse affidata alla moralità individuale anziché alla forza coercitiva dello stato?

              la vita normale, insomma! solo in Cina, forse, stanno arrivando a una effettiva onnipresenza e onniscienza dello Stato, grazie alla Rivoluzione Digitale.

              • Peucezio scrive:

                Se lo dici tu…
                Non siamo in Cina eppure sono convinto che senza lo stato, malgrado sia così inefficiente, saremmo completamente alla mercé di delinquenti e prepotenti di ogni risma che ci rapinerebbero, caccerebbero da casa nostra, ucciderebbero, ecc.

                Ammenoché i privati non finanziassero e organizzassero forme di autodifesa armata privata, con apposite guardie… Ma i poveri probabilmente sarebbero esclusi.

              • Francesco scrive:

                ehm … non mi pare che molte zone d’Italia siano distanti da quello che descrivi, nonostante lo Stato esista e paghi una miriade di addetti alla pubblica sicurezza

                e viceversa, in altre parti la vita è tranquilla e le guardie poche

                ciao

        • Francesco scrive:

          >>> Al rosso mi fermo

          scusa ma sono certo che le buonanime (ahimè abbastanza fasciste) dei miei nonni avrebbero concordato in pieno con me. compreso il nonno Ur-Milanese, roba che neppure voi pugliesi siete arrivati a essere.

          poi andiamo, tu ed io, a prendere l’assessore al traffico e certi semafori glieli facciamo mangiare, a mazzate nelle palle

  22. Ros scrive:

    Sostenibilità, agricoltura, allevamenti intensivi, clima, inquinamento, decrescite felici o lagnose e infelici (tutte le decrescite felici si assomigliano … Ogni decrescita infelice, è infelice a modo suo, diceva più o meno quello)…inutile frignarci attorno alle conseguenze conseguenziali;

    è che siamo tropp’assai!

    E per nutrire, vestire, illuminare, e far cazzeggiare su internet;
    umaneggiare in genere questi tropp’assai che siamo ad essere, abbisogna sempr’ancora migliorare la produzione.

    E migliorando la produzione i tropp’assai t’aumentano per la migliorata produzione che allora abbisogna di nuovo e ancora migliorare la produzione che fa e farà aumentare i tropp’assai….

    Mica che se ne esce facile!

    Dice che fare?

    C’è il VHEMT, Movimento per l’estinzione umana volontaria : https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_per_l%27estinzione_umana_volontaria#:~:text=Il%20Movimento%20per%20l%27estinzione%20umana%20volontaria%20%28dall%27%20inglese,specie%20umana%2C%20ovvero%20la%20teoria%20filosofica%20dell%27%20antinatalismo.

    Bello pulito, senza ammazzare nisciuno. Geniacci, volendo.

    Il tempo di convincere-ci che l’uomo oramai si è fatto schifìare (e diciamocelo va!), e si schifìa pure da se stesso medesimo che s’è rotto i coglioni e non mica da ora ma dai tempi mitici e tragici della risposta del Sileno.

    Che poi, come dice Valeria la squinzia di Conan, che vogliamo vivere in eterno?

    Bisogna accettarla dignitosamente la fine dello spettacolo, che poi oggi a te domani a lui…

    Sta nostra specie non s’aveva da fare con la Coscienza.

    Bisogna fottersi la fottuta Coscienza, e poi tutto s’aggìusta in un balengo.
    Quel fottutissimo saturnino monolite nero di Kubrick del “2001, Odissea nello spazio”

    Bisogna supportare influencer fighi del pessimismo e della melancholia, abbisogna saturneggiare il popolo brulicante a farsi solo seghe, che le femmine sono una rottura de coglioni in fondo (da bambini evvero lo sapevamo), e la vita e ‘nfame!

    Trovare un modo poco invasivo di lobotomizzarci e finire in bellezza facendo la calzetta davanti alla stufetta.

    • Francesco scrive:

      debbo risponderti come farebbe il Cimmero?

    • Fuzzy scrive:

      Ros
      Cette vie est un hôpital où chaque malade est possédé du désir de changer de lit.

      Ti rispondo con una frase poetica perché vedo che sei un tipo raffinato.

      • Ros scrive:

        Sono andato a tradurre, pensavo che era un caro e cortese insulto, che sul web così si pare si usi d’etichetta😁, (il francioso non lo so perché sono virile ed eterosessuale, il surplus di testosterone mi nega di poterlo imparare) e invece vedo che ci si butta sullo spleen e sulla decadenza😃

        Rilancio con il trito Pascal : “Tutta l’infelicità degli uomini ha una sola provenienza, ossia di non saper restare tranquilli in una stanza” (ad avercela la stanza dove tranquillarsela beati, col focolare, libreria fornita o equivalente sollazzo a piacere e la dispensa piena però).

        E ci metto pure omaggio la condanna della nostra Coscienza al “Divenire” di Severino e Heidegger 😜

        Ps. raffinato non me l’aveva mai detto nessuno

  23. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “E ti riconosco un’enorme parte sana, che riguarda proprio i dialetti, i “vecchietti del bar” in stile Malvaldi, e tante altre cose stupende.”

    Dimmi di Malvaldi!

    Sì, in effetti c’è qualcosa di aperto, di contraddittorio nella mia fascinazione verso gli imperi asiatici e d’altra parte verso le microcomunità.
    Forse perché vedo gli imperi asiatici come contrappeso alla forza più omologante del mondo, cioè l’Occidente a guida statunitense, ma probabilmente c’è dell’altro, perché non è che uno per evitare la padella si butta nella brace (o viceversa).

    Forse la questione è legata alla morale.
    L’Occidente non è solo comunitario. È soprattutto (almeno oggi) individualista. E l’individuo deve crederci, deve interiorizzare la morale, è responsabile. Un impero asiatico non ti chiede di interiorizzare la morale, te la impone con la forza bruta, ti chiede solo di obbedire. Quindi paradossalmente è meno oppressivo di un moralizzatore che vuole la tua adesione interiore, perché in pratica ti dice: “io ti prendo a calci, quindi se puoi sfangartela, scappa; e se non ti becco, tanto meglio per te”.

  24. Ros scrive:

    Nella mia pochezza di saperne e di capirne (e direi pure di preoccuparmene e forse d’importarmene), non credo mica che esista l’estesa possibilità di una decrescita felice con atterraggio morbido. Un reset sistematico, quel Great Reset del World Economic Forum di cui si sente qua e la parlare.

    Cioé non credo che – per i tanti e i molti – possa essere felice, o perlomeno comoda.

    Lo sviluppo, sia economico che tecnologico (in simbiosi, correlati) è un cane che si morde la coda con coazione a ripetere, impossibilitato a fermarsi o anche solo rallentare; un circolo vizioso.

    Costretto, pare, ad un continuo crescere. girare sulla ruota nella gabbietta.

    E a cambiare paradigmi si rischia forte il crollo della torre dei tarocchi,
    un effetto domino planetario.

    Significherebbe assistere – e subire – a disastri immani: “A peste, fame, et bello, libera nos Domine! A flagello terrae motus, libera nos Domine!”; guerre mondiali.

    Nel relativo immediato vera fame e vera sete, vera violenza bestiale (questa frittata non si può fare senza rompere uova).

    Un prezzo altissimo a pagarsi per tornare ad un numero, e una decrescita, naturalmente sostenibile, Verde, come si usa dire.

    (Michel Pastoureau in : “Verde. Storia di un colore” lo storicamente identifica come dell’ambiguo, dell’alternatività straniante; mefistofelico sussurro seduttore al Faust dell’occasione, dei demoni in affreschi medievali, dei marziani…dell’inganno e sòla:
    Ma anche “venereo” botticelliano e delle prime cotte e primi, effimeri e fugaci, amori:
    da “Il tempo delle mele”😃)

    Lo sviluppo tecnologico (medico, sanitario, agricolo, alimentare…) mantiene in numero crescente e in vita la popolazione mondiale che in virtù di esso è (dalla prima rivoluzione industriale e inurbamento della popolazione rurale, e poi l’uso dei fertilizzanti azotati, prima il guano poi la sua sintesi artificiale che ha portato alle varie “rivoluzioni verdi” dell’agricoltura nei paesi in via di sviluppo e al loro boom demografico) brulicantemente prolificata, anche e soprattutto nelle aree apparentemente meno toccate e interessate dal benessere, per i vari e motivi noti.
    il benessere porta ad una sana “decadenza” individualistica che frena le nascite, l’inurbamento pone fine allanecessità di una prole numerosa, la perdita di un sistema sociale tradizionale di riferimento e poi la ciliegina sulla torta.

    Di Jared Diamond si può leggere il saggio: “collasso”, capitolo X° parte terza:
    “Malthus in Africa: il genocidio in Ruanda”:
    il benessere e progresso agricolo e sanitario importato dall’occidente caritatevolmente peloso debella la mortalità infantile, consente l’aumento della popolazione, la popolazione aumentata richiede ancora più progresso, terra, risorse e sviluppo per mantenersi, continuando intanto ad aumentare; un circolo vizioso.

    Ad un certo punto, per disgraziato caso – Le Diable probablement –
    il meccanismo cede ed è l’apocalisse dei machete, milioni di morti -Hutu, Tutsi – solo pretesti per darsi spazio.
    Per sfoltirsi.

    Se dovesse succedere un ingrippo (chi in coscienza potrebbe augurarsi tutto ciò?) succederà da se, se deve (vedi Malthus) per cause naturali.

    Prometeo ha rubato il fuoco agli dei; a Pandora han scoperchiato il vaso: e ora sembra che non resti altro da fare che pedalare sempre più veloce o pagarne le conseguenze.

    Andare avanti e ancora, che forse, indietro non si può tornare: “You Can’t Go Home Again”😎

    E’ questo modello di progresso socio-economico (in precario equilibrio come di un domino appunto, dove se sposti male una virgola rischi che venga giù tutto) a permettere la vita e il sostentamento, cibo, acqua, cure mediche di 7,5 miliardi in crescita di persone sulla terra.

    Caduto questo avremmo nell’immediato da godere un diffuso e feroce saturnale condito di Totentanz;
    la peste nera assieme all’influenza spagnola sembrerebbero una passeggiata di salute.

    Tornando pure a bomba ai tecnoverdi…

    Dunque: mi pare da ben prima dei luddisti che va avanti questa storia no?
    Magari e anche assai più antica.

    Prometeo, la Mela, Pandora… son pur sempre Archetipi perenni.

    Una qualche tecnologia, nella misura delle risorse energetiche disponibili del tempo, tante volte si sarebbe potuta implementare, e tante volte è stata accantonata a priori per diverse ragioni, non ultima quella che altrimenti che cacchio gli si doveva far fare tutto il giorno al popolame ilota?

    “….Fra poco tutti vorranno sapere tutto. Già Euripide ha tentato di divulgare i misteri di Eleusi. E infatti, perché conservare ancora una zona di mistero, poiché ormai a tutti la costituzione democratica dà agio di oziare e sull’abbaco e sull’alfa e la beta? Riferiscono i gazzettieri che tale artigiano di Mesopotamia abbia inventato una cosiddetta “ruota ad acqua” che gira da sola (e muove una macina) per il solo impulso scorrer di un fiume. Così anche lo schiavo addetto un tempo ai mulini avrà il tempo di occuparsi di stilo e tavoletta di cera. Ma come disse un ortolano dei lontani paesi dell’oriente di fronte a una macchina analoga: “Ho udito dire dal mio maestro: chi usa macchina è macchina delle sue opere; chi è macchina nelle sue opere acquista cuore di macchina… Non che io conosca il vostro congegno; mi vergognerei ad usarlo”. Commenta, citando il gustoso apologo, Zollofonte: “quale adito potrebbe mai aprire alla santità la condizione operaia?” (Εχλισσε, pag. 113). Ma l’uomo-massa non aspira alla santità; suo simbolo è il bestione dipintoci da Senofonte, schiavo della sua sete, che si rivoltola per terra come una scimmia impazzita, gridando “Thalatta, thalatta”.

    il sopra preso dal: “Diario minimo” di Eco (lo so bene, ” Ironizzava, sfotteva l’apocalittico tradizionale…) Capitolo ” Dove andremo a finire”. C’erano ricordo parti più inerenti_ è da legger tutto – ma non ho troppa pazienza ora di scartabellare😃

    Chi pensa che l’andazzo tecno-transumano t’ammazza la socialità e natura, il clima;
    Chi crede di doverlo coadiuvare e chi , invece, doverlo per missione boicottare.
    Cassandre, prometei, ed epimetei (fratelli coltelli😉) e vasi di Pandora scoperchiati…

    E poi ci sono i fatalisti, pure;
    Quelli de “futtitinni!” Del Wu Wei alla lassa fare e stai a vedere – che “se aspettava una settimana non perdeva la tramontana”;

    ci sono ancora i “cavalcatori di tigri” in giro?😁

    E se fosse solo il progredire, il normale Severino del “Divenire”? “Corsi e ricorsi”? Lo Spirito dei tempi? Il Kali Yuga?

    L’eterno, annoso scazzo fra Archetipi di “Apocalittici e integrati” e di un Balde Runner, di un Cyberpunk all’orizzonte, manco non ce l’avessimo già in casa tante volte.

    All’epoca: gli “Apocalittici” erano i Tradizionali, i Conservatori; i quasi “Neri” del «sotto il velame delli versi strani» sfottuti dall’ (Integrato integrale D.O.P. sempre e a priori) Eco del Pendolo di Foucault,
    e gli “Integrati” i giovini entusiasti del nuovo che avanza all’assalto del fortino culturale, “Barbari” baricchiani ante litteram.

    Oggi si direbbe che per i primi, gli apocalittici, la rosa s’è allargata, e che un poco si lamenta pure la casalinga di Voghera e ti vuol fare pure lei la primitiva (la paleodieta, i digiuni intermittenti, veganesimi trendy, la crudista fruttariana; in Tv – fateci caso – è tutto un mini case, Alaske thoreauane, survivalisti…

    Il John Zerzan diventato “Apocalittici o liberati”; al posto di Integrati😃);

    E i secondi? : Gli Integrati, sembrano essere oggi i consolidati, padroni del vapore. I potentati. i Panglossiani.

    In un racconto di Stephen King : “The End of the Whole Mess” nell’antologia di racconti “Nightmares & Dreamscapes”, un capace ingegnere sociale decide di farla finita con violenza, ambizione, sfruttamento egotico delle risorse, guerre; con gli Ego d’l’adleriana-schopenhaueuriana tendenza al complesso d’inferiorità che porta a volontà di potenza.

    L’esperimento sociale riesce. L’umanità diviene ebete e buona. E’ un male o un bene?

    Una sorta di nirvana. Disanimato.

    Involuzione o evoluzione? (liberazione, Moksha inconsapevole, quindi non egotico e auto-ingannevole volere.
    Una universale illuminazione deficenziale. ) Chissà😃

    Vista in una – certamente discutibile – maniera, smetteremmo. se non altro, di nuocere a noi stessi e alla terra, di soffrire a vuoto e produrre e produrci danno e – buddistico – dolore.
    Una sorta di compassionevole, pragmatica grazia -e resa- per la nostra perniciosa e infantile specie.

    Passeremmo ad altro, a comunità come d’alveare.

    Un élite pur sempre gestirebbe il passo, o magari – troppa Grazia!😃 – un intelligenza artificiale? Una Skynet a mo dei saggi platonici che dovevano governare la sua utopica Republica, a trovarli.

    E prossimamente la finalmente realizzata possibilità di un morbido e materno “Sorvegliare e punire”, o qualche sorta di distopica-utopica-huxleyana (e non orwelliana si spera) ingegneria sociale, Panopticon digitale, che non mi sentirei di condannare a priori (comprendo e spesso nei miei sogni bagnati approvo la necessità pragmatica che la giustificherebbe).

    Nonostante il sistema limbico, testosterone e surrenali a volte portano ad auspicare Jena Plissken del finale di “Fuga da Los Angeles” quando ti spegne – virilmente umano antico – tutto il baraccone e dice: “benvenuti nella razza umana”😁

    https://www.youtube.com/watch?v=w5RkeBpwfCY&t=162s

    Bah😃! Ai passeri l’ardua sentenza!

    Fatalismo, disimpegno?

    Evitando come la peste ogni beota panglossismo da crumiro da “Le magnifiche sorti e progressive” direi: “quello che è, non può che essere quello che ragionevolmente deve essere. Io sono è rimango un ottimista”
    Dal “Diario del seduttore” di Kierkegaard.

    Cara vecchia sindrome di Pollyanna coniugata non al passato ma ad un futuro prossimo a venirsi dove “Il mondo della Volontà e Rappresentazione”, questo Tonal castanediano, questo velo di Maya illusorio e caverna di Platone, questo ” Videmus nunc per speculum in aenigmate…”. Questa Matrix d’incessante descrizione e interpretazione con cui creiamo l’auto-incanto che chiamiamo coscienza dell’esserci nel mondo…
    …voluntas si farà noluntas…

    …cederà da se – donata a piacere e sorpresa dal tocco della sua propria Night Mothal (Fata dai capelli turchini), alla “Na koja abad”del Sohravardi: alla “cosa in sé”.

    Tramite un dolce cupìo dissolvi nell’insostenibile leggerezza dell’essere approdare nell’isola dei beati dell’ Inconoscibile – Bethel – kantiana.

    Chiuderei naturalmente a questo punto con il Romanticismo di Novalis, (o addirittura con la necessità di una gnostica liberazione*) dove sono finito per cascare, ma mi astengo😃.

    Insomma, la possibile soluzione collettiva senza troppi danni a mio parere, per quanto paradossale possa sembrare, credo sia sempre quella individuale, di Coscienza e percezione individuale: l’ “Esse est percipi” di George Berkeley insieme al sano scetticismo di Pirrone con la sua epoché, sospensione del giudizio, perché non si può sapere, non si sa mai!

    Niente paranoie e paure quindi, l’umanità, la specie Homo Sapiens, da 300.000 anni a questa parte, pur cambiando persino forme di coscienza non pare si sia mai estinta, persino l’Homo neanderthalensis si ipotizza vivere ancora nel nostro D.N.A. causa possibili ibridazioni.

    Le civiltà, gli imperi, le culture, ciclicamente si estinguono (vedi “Collasso” ancora di Jared Diamond)

    In un processo assai simile al nostro umano ciclo biologico, nascono, crescono, vivono una proficua fase mediana seguita da una decadenza più o meno lunga di dissipazioni sazie, stanche e annoiate, nonché velleitari colpi di coda.
    E infine passivamente, con sollievo, cedono ad un relativamente subitaneo, naturale, sottaciutamente anelato tracollo.

    Tracollo che nel caso delle civiltà, oltre all’involuzione della volitività, della vitalità (del principio di piacere, dell’Es desiderante, della Libido, il “mai più moscio” di Austin Powers), pare costantemente accompagnarsi a dinamiche e problemi ambientali e di risorse, e per rincalzo complicate dall’intraprendenza di giovani, sane e vitali popolazioni che, con sano istinto fiutano il puzzo, l’imminente agonizzare del fu-terribile gigante, leone, aquila o drago non più ora temuto, premono ai confini ansiose di spolparsi la carogna.

    Sic gloria transit mundi.

    Le civiltà invecchiano e si lasciano – con nascosto desiderio e lamentata paura – andare e morire.

    Attendono una fatale liberazione, finalmente!
    Pulsione di morte, e di ritorno al grembo.

    Società, disanimate masse che vivono oramai non-morte come l’ombra catatonica (distratta da vacue, meccaniche, autistiche, involontarie agitazioni, masturbazioni, occupazioni) di un re Lear, ma arreso, resa graziata, addolcita dalla provvidenza dell’alzheimer, del crollo del testosterone.

    Chissà se e quanto appena sopra poi sia frutto di contingente, ciclico decadimento, senilità o “peccato” con la supposta “tradizione” e geremiadi polverose e guenonianamente spenglerianti, o la norma costante, eterna condizione umana, e di coscienza, per quello che è, e sempre è stata; e basta.

    Da sempre solo marionette illuse e incantate in un sogno dentro un sogno dentro un sogno dentro un sogno di matrioske.

    Non è forse a caso ai nostri giorni l’archetipico – e meritato – successo artistico di un Damien Hirst, che come ogni grande artista coglie, capta lo zeitgeist del proprio tempo e della propria cultura.

    Il suo canto del cigno, che non fa più male, già consumato da tempo rimosso e dimenticato.

    Hirst non per caso – sincronicamente coincidente – popolare e popolarizzato;
    necrosi animale e mai specista, placida, con toni cromatici lievi e pastellati, (così antitetica a una visione ancora angosciante e urlata-vitale,”esistenziale” quindi di Francis Bacon, di un Lucien Freud, o Graham Sutherland ad esempio di vecchie passate e passatiste guardie dell’angoscia esistenziale umanizzata).

    Già andata, tranquilla e appagata del suo atarassico, meccanico, chirurgico, chimico, giocoso, curioso putrefarsi e trasformarsi.
    Di, scientifica, razionale, accettazione.

    Morte-cadavere da simbolo Numinoso che era (macabro, orrorifico, pregnante di riflessioni e meditazioni, sublime, gotico, di vanitas e Memento Mori) a elegante e fredda, oggettiva, distante e muta materia scientista;
    elementi in teca, bacheca e formaldeide da museo naturale per scolaresche in gita.

    Culture e civiltà che con un ormai costante sentore di fondo nichilista, gnosticizzante, controiniziatico, capovolto, persi nel Rex Mundi e Principati e Potestà paoline, passivamente gustato in una contro-endura (materialità estrema del regno della quantità) etica, morale, animica, e spirituale delle loro élite, artisti e intellighenzie.

    E’ un processo ciclico, biologico, naturale.

    Solve et coagula.

    Guarderei vivendo il film e….
    parteciperei pur non partecipando, m’impegnerei pur non impegnandomi…
    Reciterei la mia parte in commedia o tragedia che sia, che di recita e parte trattasi volendo.
    Un po’ come dice il cristiano che si deve vivere nel mondo ma mai essere del mondo (Giovanni 15,18-21), pur dando al cesare di turno quel che di Cesare è, che Cesare ci tiene allo spettacolo…

    * la Gnosi di cui si è tornato a chiacchierare anche qui sul blog e su e giù per lo Zeitgeist partendo dal famigerato “Gli Adelphi della dissoluzione” e arrivando a Voegelin sarebbe necessario tentare una pur sommaria “chiarezza” tra Gnosi, illuminismi, totalitarismi, capitalismi iperliberisti, katéchon, Matrix e anticristi postmoderni (?); tutta roba ritornata attuale nel suo revival di sdoganamenti nella cultura di massa e nell’inconscio collettivo.

    Linko un interessante articolo:

    https://www.indiscreto.org/adelphi-e-lanticristo/?fbclid=IwAR05GijCCnI-OW25F4cgVbCoqEnwUkzP6EP4uuR3VHKslznZ8LVQaOlny2c

    Nell’articolo su detto ci sarebbe qualcosina da chiarire, a mio parere, su approssimazioni discutibili (una per tutte: la Gnosi vista da Voegelin – : che NON è desiderio di dominio sull’Essere e sulla natura-mondo, così confusa con l’immanente volontà di potenza, ma bensì di Liberazione dall’Essere, dal Rex Mundi incanto e Maya-Matrix di demiurghi e arconti, Principati e le Potestà: vedi Perfecti Catari e l’Endura…Le idee gnostiche dei catari possono essere riassunte semplicemente nell’immagine del Bruco-Crisalide-Farfalla: Il bruco-uomo si isola come una crisalide in se stesso per effettuare l’ ” Endura” la scomposizione sistematica dell’io.
    Alla fine del processo, grazie al ” Consolamentum” dello spirito, diviene una farfalla, un essere senza più un Io egocentrico (“Individuazione” della Psicologia del Profondo, “Psicologia e Alchimia” eccetera…) ma una coscienza ” Universale”, o quello che è.

    Sulla Gnosi (Dio esiste ed è cattivo!) ci si informa con che so: Gherardo Gnoli, Luigi Moraldi, Francesco Zambon, Jean Duvernoy, Jean Doresse, Raniero Orioli; la Simone Weil de “I catari e la civiltà mediterranea”; Hans Jonas al limite…non certo i Blondet, Piero Vassallo, e Don Curzio Nitoglia: tutta gente perbene e preparata ma ad occhio e croce un po’ di parte😉

    …E i postmoderni-sti-smi? A torto sottintesi complici del complotto luciferiano-prometeico scoperchiatore di vasi pandoriani in atto, in tutto ciò non hanno posto alcuno :
    non certo nichilisti per carità di cielo😁! A nominarli tali, Quinzio, Sgalambro o Severino s’accappotterebbero!

    Sono quali la Trans-Avanguardia nell’arte, solo gli ultimi dei mohicani sopravvissuti all’umanesimo culturale morto con la fine delle Avanguardie e ideologie;

    citazionisti giocherelloni che riciclano patchwork di merletti e cascami dalle soffitte e ci fan pastiche impegnativamente DISIMPEGNATE – come già è meglio Cervantes nel proseguo del II° Don Chisciotte, come Laurence Sterne nel Tristram Shandy –

    …artisticamente e culturalmente esauriti che grattano la pentola col metalinguaggio e contorno di ammicchi e di boccacce varie, e – solo recentemente – verniciando a volte superficialmente il tutto con la dichiarata obbligatoria indignazione per la discriminazione woke – chiagne e fotte – del momento.

    “…Getta ai cani la tua arte! Non serve a niente…” si potrebbe rispondere loro con il Macbeth…
    Altro che gnostici luciferini, solo innocenti Fuffacchioni!

    sorry, ahimè e ohibò, son finito parrebbe sul lunghetto😒😃
    ma grazie e Dio quest’allenamento di grafomania e scrittura automatica si può benissimo saltare; nulla vieta, e nessun s’offende (potrei a questo punto scriverci pure in calce “scemo chi legge😁)😉

    Cominciai da commentino antelucano che fu, con poche, nette, frasi…..e la cosa si è metastatizzata fuori d’ogni mio controllo e previsione (così come si comincia in quattro gatti a intagliare una selce…e ci ritrova in un “Leviathan” di casini che non si sa dove si andrà a finire e come uscirne; e che cazzo di senso poi abbia.

    ricorda nulla questa cosa?😁😁😁

    • Marcosclarandis scrive:

      Sospetto non sia altro
      il nostro mondo vario
      che sèguito di taglio
      nell’assoluto denso
      se produsse ferita in carne viva
      od orizzonti su vuoti non visibili
      non sappiamo come sapere prima
      bastò un fendente unico
      quello fu il miracolo
      il secondo l’ennesimo dei colpi
      non furono che apparente
      suddivisione d’infrangibile
      oppure per noi che amiamo
      contare l’inesauribile
      moltiplicazione di ente singolare
      mistero è che lama e mano
      sfuggono dalla flagrante azione
      siamo genìa di quell’intaglio
      mosso da un intento primo
      in bilico tra un desiderio
      d’onnipotenza e annientamento
      umano che si ritrae
      dopo estenuante indagine
      e quieto contempla il varco
      è essere che sa farsi lieto.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per i nostri lettori cattolici e appassionati di storia (Habs, dove sei?)

    https://www.theguardian.com/books/2021/oct/24/hilary-mantel-tells-a-great-tale-but-ruined-abbeys-tell-a-different-one-says-expert

    Hilary Mantel tells a great tale but ruined abbeys tell a different one, says expert

    Final part of Wolf Hall, now on the West End stage, is under fire from English Heritage for its ‘Tudor bias’ in charting history

  26. Miguel Martinez scrive:

    I trans tedeschi fanno appropriazione culturale di un patrimonio ebraico!

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/23/se-la-comunita-transgender-fa-fatica-a-trovare-cittadinanza-politica-cominciamo-dalla-lingua/6362749/

    “Per risolvere il problema di un plurale misto che sia davvero inclusivo, e per creare una soluzione che permetta di rivolgersi alle persone di cui si ignora il genere o di genere non binario, la nota linguista Vera Gheno ha proposto l’uso della scevà (dal tedesco Schwa), indicata dal simbolo ə. “

  27. Miguel Martinez scrive:

    Scoperta una nuova “Comunità”, gente tutta fatta allo stesso modo che condivide valori e vita insomma, i QTIBOC !

    “We have heard the concerns of the QTBIPOC [Queer, Trans, Black, Indigenous, and People of Color] community and others”

    https://quillette.com/2021/10/13/the-implosion-of-bostons-pride-parade-is-a-sign-of-things-to-come/

    Comunque l’articolo è divertente…

    • Francesco scrive:

      Stupendo!

      mi ricorda la fine di Lotta Continua, a opera delle femministe

      Forse troppo poco ma meglio di niente.

      🙂

      • Moi scrive:

        la fine di Lotta Continua, a opera delle femministe.

        ————

        …cioè ?

        • Francesco scrive:

          all’ultimo “congresso” di LC sono saltate fuori le femmine a dire che erano un branco di maschi sciovinisti e prepotenti ed è andato tutto in vacca

          questo è il poco che ho orecchiato

    • Peucezio scrive:

      Miguel,
      in questo caso anche la traduzione di Google non mi ha aiutato molto.
      Non ho capito se si lamentano perché il loro pride include negri e quant’altri oltre agli omosessuali o perché non li include.

      • Moi scrive:

        Be’, sono escludenti delle frange “moderate” da cui hanno tratto origine (gay, lesbiche, bisessuali … roba obsoleta !) , nonché dei “Whites” … che oramai nemmanco da Trans Non-Binary possono più espiare la White Guilt !

        Anche questa, era questione NON di SE … MA di QUANDO!

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “in questo caso anche la traduzione di Google non mi ha aiutato molto.”

        Usa DeepL invece di Google, funziona molto meglio.

        Gli organizzatori del GP, nel momento in cui hanno raggiunto praticamente tutti i loro obiettivi originali, vengono attaccati perché sono bianchi e non trans e dopo aver cercato di strisciare abbastanza da calmare chi li attacca, si arrendono sciogliendo l’organizzazione.

  28. Ros scrive:

    (commento riveduto e corretto)

    A proposito di specismo e vegani di cui sopra.

    Che un animale, o un uomo, ne uccida un altro per nutrirsene e sopravvivere è nell’ordine delle cose naturali.

    E’ nell’ordine dei rapporti tra specie e catene alimentari. Siamo nell’ovvio.

    Ma prendiamo ad esempio la caccia primordiale (Lascaux, Altamira) per mangiare, tradizionalmente ringraziando e profondamente rispettando quel necessario peccato e sacrificio;
    si ripensi in ciò ai rapporti totemici, deificanti, che dall’alba dei tempi rapporta l’uomo
    cacciatore con la sua preda, il sacrificio – sacrificare>rendere sacro – dell’ucciderli e nel rito di ucciderli.

    Innaturale, patologicamente controproducente, orribile nella sua psicopatia di fondo, è il ridurre gli animali d’allevamento a cose, astrazioni inanimate;
    non mucche, tacchini o galline, nati per essere mucche, tacchini o galline, sia pur da fattoria e da latte, uova, e carne.

    Ma fabbricati artificialmente per essere anonimo cibo-cosa; non quali esseri vivi e animati, cosa che si vuole e deve ignorare, rimuovere, ma che pur sempre tragicamente resta.

    Privati d’ogni loro naturalità ed essenza e RICONOSCENZA, prima che della vita.
    Ignorando psicopaticamente che restano pur sempre mucche, tacchini, galline, ovvero
    esseri senzienti, specifici e naturali nel loro patire – come noi nel caso – tali condizioni.

    L’allevamento industriale procede in un modo diametralmente opposto e contrario
    (psicopatico ancora) da quel primevo, tradizionale rapporto di profondo rispetto,
    identificazione, totemizzazione, sacri-ficio e deificazione,
    (un sentire l’obbligo spirituale del ricambiare ritualizzando e miticizzando,
    ringraziare ed espiare la necessità e la pena d’uccidere) dell’animale ucciso per continuare a vivere.

    Dovremmo forse non tanto evitare d’ucciderli per cibarcene, dovremmo, per la loro, e la nostra dignità ed equilibrio psichico, promuovere, rinverdire, riscoprire, dentro di noi, questa atavica e prelogica “partecipazione mistica” di unità e profonda riconoscenza archetipica e spirituale.

    Dove ogni animale è, (era) per le sue caratteristiche vissuto, in-personalizzato come
    simbolo, archetipo e manifestazione di una nostra rispettiva funzione psichica, e
    sentitamente partecipata come divina.

    Ancor oggi nella psicologia e nella psicanalisi un animale rappresenta per noi, nella nostra vita onirica e subconscia, ben di più che un animale e basta.

    E’ un eredità millenaria e “inconsciamente collettiva” che non possiamo rimuovere e credere di poter disfare senza pagare un prezzo.

    Riavvicinarci a questa vitale e fondamentale riconoscenza.

    Un aquila, un serpente, un pesce, una civetta, un bue eccetera, non sono mai nelle fiabe tradizionali, nelle religioni e nei miti, nei nostri sogni e nella nostra psyche, soltanto aquila, un serpente, un pesce, una civetta, un bue.

    Afanasjev, Bettelheim, Fromm, Freud, Jung, Calvetti, Campbell, Durand, Eliade, Grimm, Bachelard, Lorenz, Ley-Bruhl, Levi Strauss, Neuman, Perrault, Pinkola, Propp, Zimmer, e innumerevoli altri hanno dedicato una vita di studi a discernere sul profondo rapporto simbolico e simbiotico che lega la nostra psyche e il suo benessere agli animali e alla terra.

    Con il nostro esserne physicamente interconnessi, natura, animali e
    ambiente.

    Abbiamo un po’ perso la bussola e di conseguenza l’identità al riguardo.

    Anche il non volere uccidere gli animali per cibarsene di alcuni vegani inflazionati (non per tutti per carità, ci sono quelli per cui l’esser vegano e come far yoga, un cercare equilibrio e relativo benessere) può facilmente interpretarsi come il volersi negare un qualsiasi rapporto con loro, negarne la fondamentale interconnessione psichica, estrometterli, ed estromettersi da tale partecipazione simbolica e simbiosi.

    Escluderli dall’umano confinandoli nell’illusoria salvezza di un intoccabile, ermetico, riservato altrove;

    in un evidente Tabù.

    Può interpretarsi facilmente come cosa che non riguarda l’uccisione degli animali – la Pietas sacrosanta – animali che in natura si uccidono e si mangiano e continueranno a mangiarsi alacremente tra loro.

    Ma riguarda quindi solo l’uomo e la sua dimensione specifica; il rapporto con se stessi e come vivono la loro dimensione materiale d’esser carne e sangue (Cruor direbbero i romani) che soffre e muore.

    Nel nome di una gnostica – appunto – tendenza al rifiuto da se, e di se come dimensione carnale, dalla demiurgica materia ingiusta, impura, sporca, degradante e crudele.

    Rifiutare la carne>la carnalità>la materia>la vita.

    Dualismo gnostico, ascetismo estremo, anoressia come purificazione, spiritualizzazione, e angelicizzazione dal – essere, sentirsi – male materiale; come è anche un veganismo patologicamente vissuto, reso insano dalle sue reali e disconosciute, inconsce motivazioni;

    SCARNIFICARSI, MORTIFICARSI.

    “… Niente piace più a Dio della magrezza del
    corpo e più il corpo sarà asciugato conll’asprezza
    delle mortificazioni, meno sarà soggetto a corruzione della vita e della tomba e, quindi,
    resusciterà più gloriosamente…”
    da Tertulliano,

    non gnostico (anzi acerrimo nemico) se non nelle pratiche alimentari, ma padre della cristianità ascetica in chiave prevalentemente pneumatica, maturata dai padri del deserto.
    l’uomo sentito o come puro (da purificarsi) contenitore dello spirito o immonda, sozza
    materia, madre di nequizie e peccato (leggere a tal proposito : Piero Camporesi “La carne Impassibile”)

    Destinata a satollare i vermi, a mangiare, per essere poi dai vermi mangiato.
    Sembrano prestarsi ad essere manifestazioni e sintomatologie concernenti la stessa fuga e condanna della materia, e quindi dalla crudele vita del “Cruor”, sanguigna e materiale.

    Che vegani di questo tipo e più o meno rimossa motivazione possano poi coerentemente, giustificatamente direi, rifiutare di riprodursi è cosa probabile e spesso conseguente.

    Dare la vita è in fondo (coscientemente, consapevolmente quasi nel loro caso) dare la
    morte;
    se nasci soffrirai e farai soffrire, ucciderai e morirai.

    Continuerai a nutrire la bestia di quel ciclo samsarico delle rinascite.

    Condannerai altri esseri a seguirti in ineluttabile sporco, degradante, peccaminoso destino di sofferenza e morte.

    Prestarsi nel continuare ad essere marionette di un orrido gioco.
    Gioco sadico è insensato creato da un ottuso demiurgo, dalle perse, stolte e cieche divinità lovecraftiane.

    Sembrano tutte aneliti a quel “anywhere out of the world” che da sempre è insito (e meno male direi per molti versi ) nella vita psichica dell’uomo.

    Per quel che riguarda il cibarsi degli animali per rapportarsi integralmente, in una
    dimensione ctonia con la loro, mangiare un essere è simbolicamente (quindi Psichicamente) integrarlo in se,
    i cattolici mangiano non a caso il corpo di Cristo, e non sono gli unici, dall’antropofagia rituale per annettersi le virtù guerriere dei nemici, al Teonanacatl, la carne degli Dei tra gli Aztechi e i loro Enteogeni.

    Gli esempi di questo mangiare per connettersi ed integrare a sé sono tantissimi e noti.

    Consiglierei, se interessa l’argomento, in proposito l’interessante ed esaustivo lettura di “Il pasto sacro” di Mario Bacchiega,

    http://www.ibs.it/pasto-sacro-libro-mario-bacchiega/e/9788881850648

    Supponiamo che si riesca a raggiungere un veganesimo generalmente compiuto e di massa, tramite un cambiamento-evoluzione, se vogliamo, di sensibilità.

    Questa aumentata consapevolezza – queste nuove classificazioni mentali – si allargherebbe per coerenza e profonda comprensione (come per il Jainismo avviene) anche alle piante, insetti ecc.?

    Ricorderei che il fine del Jainismo come per l’Induismo vedico e il Buddismo è la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni; e prevede anche una fase finale tramite Samlekhana, ovvero la morte per volontaria inedia;

    esattamente come nella gnosi Catara (vegetariani estremi anch’essi) dove il Perfecto (il
    brahmano cataro) dopo il Consolamentum pratica l’Endura (l’astinenza totale dal cibo e dall’acqua, sino al sopraggiungere della morte e con essa la liberazione dal ciclo materiale e la riunificazione dell’anima con il bene assoluto).

    La somiglianza tra dottrine manichee, dualiste (spirito bene – materia male) e buddiste, induiste finisce però qua.

    Friedrich Nietzsche nel ‘”Anticristo” ravvede tanto nelle tendenze buddiste che gnosticodualiste, una consapevolezza e sensibilità esasperata per l’esistenza e il dolore; della coscienza di sé, e conseguentemente una rassegnazione, desiderio, all’estinzione nel nulla.

    Quasi una forma esistenzialista di auto devitalizzazione e lucida depressione libidica; un Nigredo; una freudiana ante litteram pulsione di morte. Un orrore della materia e
    dell’esserci.

    Sono rispettabilissime e ammirevoli filosofie religiose che applicate dalla maggioranza
    umana porterebbero a delle conseguenze facili da intuire.
    Conseguenze che mi esimo dal personalmente giudicare e valutare come buone o cattive, giuste o sbagliate, motivate o immotivate.

    Infatti l’Endura e il Samlekhana quali estremizzazioni finali, sono esclusivamente dedicate ad una ristrettissima cerchia di iniziati già abbastanza anziani e prossimi al decesso.

    Per i credenti (credentes catari) sia Jaina, che nella gnosi Catara, era, è, prevista una
    sensata tolleranza almeno fino al sopraggiungere della vecchiaia e dell’imminenza fatale.

    Difatti i jainisti sono ancora qui e lo sarebbero anche i catari senza lo sterminio della
    crociata d’Occitania (regione e lingua d’Oc) di Papa Innocenzo III (mi pare) ,
    dell’inquisizione, e degli interessati re di Francia (regione e lingua d’Oil).

    Ma restano speculazioni, poiché pare improbabile che il veganismo prenda piede nella massa, e se così fosse si può ragionevolmente pensare che verrebbero fuori le ampie tolleranze jainiste o catare a mitigare ed equilibrare ogni estremismo nichilista volto all’estinzione.

    • Fuzzy scrive:

      Si, confermo.
      Il tuo è un commento sofisticato.
      Ma secondo me pecca un po’ di astrazione.
      Manca la facoltà umana dell’empatia.
      “I neuroni specchio agiscono allo stesso modo sia quando siamo noi a compiere un azione sia quando osserviamo compierla ad un’altra persona. Il fatto che il nostro cervello reagisca allo stesso modo spiega l’apprendimento per imitazione, l’emulazione e anche l’empatia, perché viviamo l’azione di un altro come se fosse la nostra e ci aiuta a capirla”
      Più in alto da qualche parte c’è il link.

      • Fuzzy scrive:

        Ros
        Chuang tsu e Hui tsu passeggiavano sull’argine del fiume Hao.
        Chuang tsu disse: « Guarda i pesciolini, come nuotano felici!».
        «Tu non conosci la gioia dei pesci — disse Hui tsu —;
        Come fai a dire che sono felici?».
        «Tu non sei me — rispose Chuang tsu —;
        come fai a sapere che non conosco la gioia dei pesci?».
        «Io non sono te — disse Hui tsu — e certamente non so
        quello che sai o meno. Ma senza dubbio tu non sei un pesce,
        ed è evidente che non sai qual è la gioia dei pesci».
        «Torniamo alla prima domanda — disse Chuang tsu —. Tu
        mi hai chiesto come so qual è la gioia dei pesci.
        Sapevi che lo sapevo, visto che mi hai chiesto come lo so.
        Lo so perché sono sull’argine del fiume Hao

        Oggi su “la lettura” del corriere della sera.

      • PinoMamet scrive:

        Mi sembra che Chuang Tsu stia barando.

        Magari in cinese invece funziona, non so.

    • Oldboy scrive:

      @ Ros

      Permettimi di fare tre appunti a quanto scrivi.

      1) Se non ci fossero gli allevamenti intensivi – che tu così tanto disprezzi – solo pochi ricchi potrebbero permettersi la carne, il pesce, le uova, il latte, ecc.

      Avremmo quindi una società molto più ingiusta, affamata, ammalata e classista di quella in cui viviamo oggi.

      Cerchiamo di provare empatia anche (e soprattutto) per i nostri simili, per favore.

      2) C’è oggi una sciocca moda che consiste nel parlar male degli allevamenti intensivi.

      Tu li definisci “innaturali”, e questo mi fa sorridere.
      E’ una definizione molto, molto discutibile e scivolosa di per sé.

      Riferita all’allevamento, poi, è addirittura grottesca.
      Specie se scritta per mezzo di un computer, o magari di un telefonino.
      Internet è forse naturale?…

      Hai un dimostrato di avere un ricco vocabolario.
      Cerca al suo interno la parola “coerenza”…

      3) Le critiche all’allevamento intensivo sono una minaccia per la salute dei più poveri del mondo.

      La denutrizione è ancora un problema serio.
      Le proteine animali sono molto importanti per combatterla.

      Lo dice il recente Nutrition Report dell’ONU: https://www.theguardian.com/global-development/2021/sep/10/criticism-of-animal-farming-in-the-west-risks-health-of-worlds-poorest?inf_contact_key=58e6474581b6e77c543f3abb8b1e7bfb680f8914173f9191b1c0223e68310bb1

      https://www.unnutrition.org/news/launch-livestock-derived-foods/

      • fuzzy scrive:

        oldboy
        Ma non vedi che fai confusione tra allevamento intensivo e allevamento di sussistenza?
        Ti sembra che l’articolo del Guardian parli di allevamento intensivo?
        E poi stai combattendo una battaglia persa. Gli allevatori non riescono più a far fronte ai costi dei mangimi importati. Tutto il settore è in crisi da anni. Tempo fa hai messo un link che stimava le emissioni da allevamento in calo, ma c’era anche scritto che ciò era dovuto al minor numero di animali allevati.
        Nessuno ha mai detto che non si deve mangiare la carne.
        Non si capisce dove vuoi arrivare. Mescoli a casaccio tutti i termini della questione.
        https://grain.org/en/article/6740-livestock-and-climate-the-problem-is-the-industrial-system
        Se non hai capito l’articolo del Guardian, spero capirai questo.
        Io mi sono espressso a favore dell’antispecismo ho scritto, fino a un certo punto. Il confine è la sussistenza delle persone. Leggi bene.

        • Oldboy scrive:

          @ Fuzzy

          1) Lo so che fai il tifo per un mondo peggiore, in cui la carne sia un costoso privilegio di pochi.
          L’hai scritto chiaro e tondo, pochi giorni fa.

          (Anche se poi hai fatto il vago. E non è stata l’unica volta…)

          Lo consideri ineluttabile, per il semplice motivo che lo desideri.

          Poiché ti trovi bene con la dieta vegetariana, non vedi nessun problema nell’imporla a tutti i tuoi simili.

          Alla faccia dell’empatia, con cui ti riempi la bocca…

          2) Mi spiace dirtelo, ma il consumo di carne è aumentato, dal 2020.
          E anche quello di latte e latticini.

          Quello di carne bovina è cresciuto del 6.2%.

          Ho inviato un commento con i link sull’argomento, ma non è stato pubblicato.

          Se sei scettico, troverai facilmente in rete l’articolo con questo titolo: “La multinazionale nel piatto”.
          Il sito è “agronotizie”.

          3) “Battaglia di retroguardia”?…
          Detto da uno che viene qui a predicare l’antispecismo: roba che il terrapiattismo impallidisce, al confronto…

          La battaglia per un’alimentazione completa, cioé umana, dovrebbe essere di tutti, in un mondo normale.

          4) L’allevamento di sussistenza è importante, specie nel Terzo Mondo.
          Ma solo l’allevamento intensivo può dare “un contributo vitale alla nutrizione globale”, come dice la stessa FAO.

          • Peucezio scrive:

            Oldboy,
            “Lo consideri ineluttabile, per il semplice motivo che lo desideri.”
            […]
            2) Mi spiace dirtelo, ma il consumo di carne è aumentato, dal 2020.”

            E aumenterà ancora, con buona pace del nostro Fuzzy, che mi considera arrogante.
            Vagli a spiegare ai cinesi che devono diventare vegetariani per compiacere Greta e le ragazzine vegane. Fra un po’ avremo un miliardo e mezzo di gente che vorrà la bistecca sulla tavola tutti i giorni.
            Dice: “ma è impossibile”. Quello che è impossibile per noi non lo è per i cinesi.

            • Fuzzy scrive:

              https://mangimiealimenti.it/?p=11338
              Infatti per noi è impossibile.
              I cinesi in mancanza della carne di maiale si arrangiano a mangiare pipistrelli
              E così sono più forti e più sani e vivono più a lungo
              Non so se ridere o se piangere.

              • Peucezio scrive:

                I pipistrelli fra un po’ i cinesi ce li metteranno a noi, come dicono a Milano, su per il… beh, ci siamo capiti.
                Carne bovina!
                Non chiedermi come, ma troveranno il mondo di mettere sulla tavola di un miliardo e mezzo di persone una bella bisteccona di manzo.

                Esagero naturalmente, ma non li sottovaluterei.

            • Francesco scrive:

              >> Quello che è impossibile per noi non lo è per i cinesi.

              no, quello che è impossibile rimane impossibile. per i seguaci dell’American way of life come per i seguaci del Partito Comunista Cinese.

              ci saranno un miliardo di cinesi a cui è stato promessa una bistecca o che la pretendono, rimarrà impossibile.

              di solito questo genere di cose porta alle guerre, che sono un’alternativa più facile che ammettere l’impossibilità di avere quello che ci vuole, si pretende, si considera un diritto.

              auguri a tutti

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “guerre”

                OAAF!

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Peucezio scrive:

                Francesco,
                appunto. Dove non arriva la carota arriva il bastone.
                E a noi ci arriveranno l’una e l’altro dove dico io.

              • Francesco scrive:

                Peucezio

                dove non arriva la carota, si prova col bastone. che non arriva neanche lui all’impossibile ma di solito scatena un tale casino che dopo nessuno si ricorda perchè si è partiti

      • Ros scrive:

        @Oldboy

        Ciò che facciamo agli altri animali e alla natura, lo facciamo a noi stessi, e crudelmente, psicopatologicamente, tragicamente, continueremo a farlo anche ai nostri simili, come la storia insegna.

        Ed è questa possibilità di empatia, compassione e connessione con ogni vita, il reale grado e unità di misura della nostra coscienza ed evoluzione.

        Della nostra presunta superiorità.

        Questo sentire-patire come su di se il dolore degli altri esseri viventi.

        Questa tragica possibilità di coscienza, autocoscienza e sensibilizzazione, possibilità di una dimensione e unità spirituale a differenziarci e renderci (per quanto ne possiamo realmente sapere della possibile coscienza del resto del creato) orgogliosamente umani.

        Sempre, poi, chi dice “prima l’uomo” sta in realtà dicendo “prima io”; e questo riguarderà tanto la natura e gli altri esseri viventi, quanto, all’occorrenza, i propri simili e “fratelli” umani.

        Date le dimensioni e mezzi dell’odierna umana presenza; date le nostre possibilità di nuocere e nuocerci, evolvere da una Weltanschauung che ci auto esclude da ciò che ci circonda (a piccoli passi, per quanto poco si possa) é per la nostra stessa esistenza necessario.

        Non parlo di clima, numeri e risorse, solo di una necessaria sensibilità psicologica che viene dal dolore e porta alla compassione.

        Che si debba cercare di superare la “fase fallica” dell’uomo, fase che non possiamo più permetterci, dovrebbe essere oramai un’ovvia necessità.

        Mutare da un Daimon, che rasenta la psicopatologia (non a caso insisto su tale termine, lo ritengo il più appropriato come descrizione del deficit del sentire ed emotivamente percepire;
        in sintesi letteraria la malattia dell’anima che si conduce sino alla sua perdita.),
        e promuovere la possibilità del com-patire, di una
        Pietas senza ipocrite e auto ingannevoli distinzioni e paletti.

        La possibilità del compatire non distingue, poiché è un transfert, é la capacità sensitiva di una
        proiezione.

        O c’è o non c’è.

        O si sente o non si sente!

        Inutile raccontarsela diversamente.

        E se non senti non ce ne per nessuno; te compreso.

        Si comincia a distinguere l’uomo (il valore della vita umana come si suole ipocritamente dire) dal resto della natura e inevitabilmente si prosegue a distinguere l’uomo dall’uomo, tramite fenotipi, culture, lingue, campanilismi, interessi e idiosincrasie….

        Al fine del processo non resta che un individualismo che si traduce in concreto nella gabbia di un angusto inferno personale, solo, al calduccio dell’odio di se coltivato e maturato
        da raccogliere e godersi prima di stirare le zampette;

        spaventato, diviso e abbandonato dall’abbraccio pur materno e confortante del tutto, Dell’Anima Mundi se vogliamo così chiamarla.

        Evolvere da ciò per quanto poco si possa, e necessario per una serena esistenza psicologica;

        Fase fallica che poteva anche “laissez-faire” in una dimensione hobbesiana-carlyleiana “bellum omnium contra omnes” fino a pochi secoli fa, ma oggi risulta deleteria e controproducente sotto ogni aspetto.

        Risulta essere suicida, nichilista e irrazionale. Oltre che consapevolmente crudele e colpevole.

        Piccoli passi, e graduale sensibilizzazione, sarebbero già un notevole risultato.

        Che poi personalmente sia pessimista al riguardo poco conta.

        La dimensione psicopatologica-infantile dell’uomo permane, generalmente, ad oggi pressoché inalterata;

        E, ripeto, se mai ci fosse una “divina” superiorità e centralità dell’uomo rispetto al resto del creato, questa non può che consistere che in tale possibilità di Coscienza e compassione,

        Nella nostra possibile, latente, dimensione spirituale.

        Nella nostra possibilità estatica (d’andar fuori dalla stasi) dalle chiuse pareti di un individualità fittizia e sempre equivocata soltanto nel suo peggiorativo assetto.

        La misura d’una nostra auto referenziale “superiorità” dovrebbe solo consistere in una amorevole -materna-dolorosa-straziante capacità di sentire, con-patire quel tragico pathos (duhkha > samudaya > nirodha, se vogliamo) che accomuna tutto ciò che vive e esiste.

        Che, forse, chissà, tutte le anime sono magari uguali.

        Vero o non vero che possa essere, che importa!?

        Crederlo, sentirlo, e cercare per quanto si possa di praticarlo
        sarebbe una benedizione per noi.

        E’ facciamola finita con questa infantile contrapposizione dove se hai compassione per gli animali, o per un albero anche e persino , allora odi l’uomo, e gli vuoi togliere il pane di bocca, lo vuoi limitare, lo vuoi morto!

        Questo fittizio dualismo inculcatoci.

        L’uomo, puerilmente, geloso e invidioso del cane, del gatto, delle tartarughine, delle foche, delle foreste: “vuoi più bene a loro che ammé ! 😢 Quello che dai a loro me lo togli ammé!”😒

        Noi siamo natura; natura e cultura (e spirito, se crediamo) quando non ci regoliamo da soli, tramite cultura, civilizzazione, responsabilità, rispetto, ragione, finisce per regolarci lei; e per voler vivere fuori da ogni limitazione e dalla materna compassione per essa, si finisce per vivere come animali, senza coscienza, e ancor peggio degli animali poiché persi e privi d’istinto.

        Il rispetto, l’amore e compassione per la natura, il riconoscimento della responsabilità per essa, è frutto, costrutto dello spirito e ragione umana.

        Dove non c’è, o lo si è perso, c’è una regressione.

        Umano vorrà pur dire qualcosa di più che il frignare “io, io, io!!!” ?

        Vuol forse dire quella responsabilità, ragione e spirito emancipate dall’oralità animale.
        Senza alcuna secolare ideologia, o religioso dogma.

        Tutto ciò solo è frutto solo di una sensibilità inflazionata? Forse.

        E allora!

        Una autocoscienza esacerbata, che scopre le quinte del dolore e della paura e ti obbliga, volente o nolente, ad attraversale per superarle in una visione e consapevolezza diverse.

        Una possibilità di risolvere il conflitto e lenire il dolore che improvvisamente appare, ravvedi in te e intorno a te.

        Una necessità.

        Il sentire la sofferenza di tutto ciò che esiste – il duhkha – constà sempre nell’affrontare la propria di intollerabile sofferenza, da ciò la compassione, o proiezione se vogliamo.

        Ciao😃

        • Francesco scrive:

          in totale disaccordo col primo 30-40% di quello che hai scritto

          più oltre non sono andato per motivi di resistenza fisica

          PS ma sei il ghost writer del Papa? troppo lungo e troppo poco “umano” 🙂

        • roberto scrive:

          ros

          “Ciò che facciamo agli altri animali e alla natura, lo facciamo a noi stessi, e crudelmente, psicopatologicamente, tragicamente, continueremo a farlo anche ai nostri simili, come la storia insegna”

          ti fermo subito perché non mi torna per niente

          ho ucciso astici e nonostante non ne abbia provato nessun piacere non mi è mai venuto in mente di accoltellare nessuno, ma, in realtà nemmeno di andare a caccia o pesca, o dare un calcio ad un cane o ad un gatto

          ho grigliato, fritto, bollito, di tutto ma non persone

          ho anche macellato un cervo, un cinghiale ed un vitello , ma, ancora una volta, non lo farei con una persona

          qualcosa non va con la tua idea o con me….

          • Miguel Martinez scrive:

            Per roberto

            “ho ucciso astici e nonostante non ne abbia provato nessun piacere non mi è mai venuto in mente di accoltellare nessuno”

            presumo che tu abbia un nonno, o un bisnonno, o un trisnonno, che ti avrebbe ripudiato per questa frase.

            Solo per citare l’Italia… fratelli Pisacane, sbarco dei Mille, breccia di Porta Pia, Vittorio Veneto.

            Ti avrebbero fatto una statua, e tu invece niente, a fare l’austriacante borbonico senza spirito patriottico.

            • roberto scrive:

              perché ho ucciso qualche povero astice?

              però ho pronunciato qualche parola tipo “grazie fratello astice, prometto di cucinarti con amore e che nemmeno un grammo del tuo corpo sarà sprecato”

              🙂

              • fuzzy scrive:

                Roberto
                Stuart Kauffman “Reinventare il Sacro”
                Verso la fine del libro parla dell’etica globale
                “Un indizio di quell’etica deriva dall’atteggiamento dei popoli aborigeni quando uccidono gli animali. In modo quasi uniforme, queste popolazioni inventano rituali di ringraziamento verso lo Spirito dell’animale ucciso.
                La sola ragione per cui fanno questo è che gli esseri umani percepiscono il Sacro nella vita, nessuna forma esclusa.
                Scatenando l’enorme estinzione che accompagna la nostra impronta ecologica globale, stiamo distruggendo la creatività della biosfera, che giustamente dovremmo venerare.
                Noi siamo una sola cosa con ogni forma di vita, ci siamo evoluti da un antenato comune 2 o più miliardi di anni fa.
                Dalla biosfera dipende anche la nostra sopravvivenza”
                Kauffman, importante biologo, studioso della Complessità
                https://it.wikipedia.org/wiki/Stuart_Kauffman
                Non ci credo che tu abbia fatto il rituale di ringraziamento.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “perché ho ucciso qualche povero astice?”

                No, perché tu non hai preso mai a baionettate uno sgherro pontificio, un oppressore austroungarico… Praticamente un Venduto Pacifista.

              • roberto scrive:

                Fuzzy

                Uguale uguale

                (Nei commenti le parole)

                https://youtu.be/2sWj7ojI5Ls

          • Ros scrive:

            @Roberto
            “…ho anche macellato un cervo, un cinghiale ed un vitello , ma, ancora una volta, non lo farei con una persona

            qualcosa non va con la tua idea o con me….”

            Dai!😃, sai bene che era da intendersi come specie e storia, con guerre, atrocità e genocidi in abbondanza annessi.

            Individualmente presi, possiamo essere, e siamo, in maggioranza buone e brave, sensibili persone pur mangiando quel che ci pare

        • Oldboy scrive:

          @ Ros

          Concordo con Francesco e Roberto.

          Hai partorito uno sproloquio imbarazzante.
          Io amo la sintesi e la chiarezza di pensiero. Tu non proprio, temo…

          Davvero ti aspetti che risponda punto per punto a questa specie di flusso di coscienza venuto male?

          Non sei né Joyce né Nietzsche.
          Arriva al punto.
          Non dovremmo mangiare gli animali, forse?…

          Dovremmo mangiarli ma senza allevarli, secondo te?
          Allevarli ma in modo diverso?

          Se vuoi risposte chiare, cerca di esprimerti in modo meno (ridicolmente) lirico.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Oldboy

            “Se vuoi risposte chiare, cerca di esprimerti in modo meno (ridicolmente) lirico.”

            Qui se qualcuno sente fortemente qualcosa, lo può esprimere; e siccome non è possibile rivedere tutto ciò che si scrive, resta così.

            Poi se a te viene da ridere, bene, vuol dire che l’hai letto e ti ha comunicato qualcosa.

    • Peucezio scrive:

      Ros,
      “A proposito di specismo e vegani di cui sopra.”

      Mi pare un’ottima analisi.

      Chioserei dicendo che è vero che il nostro rapporto con la carne e le bestie è innaturale, reificante e desacralizzato, ma è anche vero che la nostra società, con la sua disponibilità virtualmente infinita, si può interpretare come materializzazione del mito della Cornucopia, dell’albero della Cuccagna, dell’abbondanza, che è profondamente tradizionale.

      Mentre la spinta alla privazione e al sacrificio, anche nel passato, è sempre elitaria, minoritaria, non fa parte di quel patrimonio archetipico collettivo, popolare, universale che potremmo chiamare realmente tradizionale.

      Quindi non metterei le due opposte polarità sullo stesso piano.

    • Peucezio scrive:

      Aggiungo,
      un amico mi faceva notare come sia vero che i nostri bisnonni contadini non erano vegetariani, ma è anche vero che mangiavano la carne una volta ogni morte di papa, perché la disponibilità era poca. In questo modo facevano, obtorto collo, una dieta più sana.
      Però va anche detto che, appunto, mangiavano poca carne perché ne avevano poca, altrimenti ne avrebbero mangiata a quattro ganasce.
      E infatti chi ne aveva la disponibilità ne mangiava tantissima, cioè i nobili, che infatti si ammalavano.
      Ciò significa che simbolicamente la carne è legata all’idea di abbondanza e ricchezza, che era elitaria nei fatti, ma non nell’immaginario: ogni povero avrebbe voluto essere ricco.
      D’altronde la privazione è archetipicamente legata alla privazione della carne: la quaresima, l’astinenza del venerdì, al punto che la trasgressione e le parolacce una volta venivano chiamate “di grasso”, come se la trasgressione linguistica e quella alimentare che infrange le astinenze imposte dalla Chiesa in determinate date fossero la stessa cosa.
      Ma anche la trasgressione linguistica aveva una funzione ben precisa nelle società tradizionali e non era vera trasgressione.
      Il carnevale (e il nome non è casuale) è proprio questo ed è carico di simbologie e significati antichissimi.

  29. Miguel Martinez scrive:

    carino! (traduzione deepl)

    Fonte: https://www.jpost.com/diaspora/us-orthodox-rabbis-accused-of-secretly-being-evangelical-christians-report-682759

    Rabbini ortodossi statunitensi accusati di essere segretamente cristiani evangelici
    I due rabbini avrebbero celebrato matrimoni e divorzi, scritto rotoli di Torah e persino officiato conversioni ortodosse.
    Da AARON REICH
    22 OTTOBRE 2021 03:10

    Negli Stati Uniti sono state lanciate accuse contro un padre e un figlio che praticano come rabbini ortodossi di essere segretamente cristiani evangelici.
    Il padre e il figlio in questione, Michael e Calev Isaacson, hanno lavorato come rabbini nelle comunità ebraiche ortodosse in tutti gli Stati Uniti. Questi includono Portland, Milwaukee, Houston e, attualmente, Phoenix. Mentre a Houston, dal 2014-2016, Michael avrebbe lavorato come supervisore per l’associazione locale di kashrut.
    Le accuse contro di loro sono state lanciate da Beynenyu, un’organizzazione anti-missionaria con sede in Israele, che sostiene che si sono trasferiti ogni volta che i sospetti dei rabbini locali sono stati suscitati.
    Le indagini condotte dal Jewish Chronicle hanno corroborato queste affermazioni, rivelando che Michael Isaacson, chiamato Michael Dawson fino al 2019, è cresciuto luterano e si è sposato in un matrimonio luterano, e i cui parenti erano “scioccati” dalle sue affermazioni di essere ebreo.
    Isaacson ha anche riferito di avere un background di essere halachicamente ebreo e con una storia di pratica delle tradizioni ebraiche, tutte cose che un membro della sua famiglia ha negato alla JC.
    Indipendentemente da ciò, il padre e il figlio sono riusciti ad accumulare documentazione dai rabbini, dando convalida alle loro affermazioni. Questo include la semicha (ordinazione), con quella di Calev firmata da un rabbino Michael Aminov, un rabbino in Arizona.
    Beyneynu teme, tuttavia, che la loro documentazione potrebbe portarli a tentare di fare aliyah.
    La famiglia è stata notata per aver preso parte ad un evento con la Gates of Zion, un’organizzazione missionaria con sede in Arizona.
    Tuttavia, parlando con altri rabbini, hanno negato qualsiasi interesse nel lavoro missionario, e hanno affermato di essere coinvolti con tali organizzazioni solo per scopi “umanitari”.
    L’indagine di Beyneynu ha rivelato inoltre che gli Isaacson sono stati affrontati in precedenza. In questi confronti, però, quando è stato chiesto loro se credono che Gesù sia il messia, hanno dichiarato: “Noi non rifiutiamo Yeshua [Gesù] il Messia ebraico”.
    Durante la loro permanenza negli Stati Uniti, gli Isaacsons avrebbero eseguito una serie di importanti rituali ebraici, tra cui celebrare matrimoni e divorzi, scrivere rotoli sacri come mezuzot e persino officiare conversioni ortodosse, l’ultima delle quali è stata fatta insieme ad Aminov, presumibilmente sostenendo di essere a nome del Gran Rabbinato d’Israele.
    Se le accuse contro di loro sono vere, ognuno di questi rituali sarebbe reso non valido.
    Interpellato da Beyneynu, l’ufficio del rabbino capo d’Israele David Lau ha confermato che Aminov non è stato approvato per effettuare conversioni.
    Il fondatore di Outreach Judaism Rabbi Tovia Singer ha spiegato che gli Isaac fanno parte di un movimento messianico che è una “iterazione cristiana dedicata alla conversione degli ebrei”, e “cercano di infiltrarsi nella comunità ebraica, spesso confondendo le distinzioni tra ebraismo e cristianesimo per attirare gli ebrei che altrimenti resisterebbero ad un messaggio diretto”.
    Questa è una storia in via di sviluppo.

    • PinoMamet scrive:

      Ne avevo sentito parlare.

      Non ho idea di queste due persone nello specifico: la situazione mi sembra abbastanza confusa.

      Di sicuro esiste in Israele il problema di questa galassia di gruppi protestanti di varia origine che si spacciano per ebrei ortodossi al fine di avvicinare gli ebrei al cristianesimo.

      In genere è difficile distinguere tra l’espediente di “travestirsi da ebrei” per convertirne altri (che trovo moralmente discutibile) e gli ebrei che sono sinceramente attratti dalla figura di Gesù (che trovo una manifestazione di libertà religiosa individuale).

    • daouda scrive:

      sono particolari visioni del nazarenismo

    • Peucezio scrive:

      Si sono invertiti i ruoli.
      Un tempo gli ebrei dovevano fingersi cristiani o islamici, oggi i cristiani devono fingersi ebrei.

      • PinoMamet scrive:

        Ma no, in Israele i cristiani normali vanno in giro normalmente e non si fingono niente.

        Questi sono truffatori.

        • Peucezio scrive:

          Ma Israele non è uno stato ebraico.
          È uno stato di ucraini con qualche bisnonno ebreo.
          Ebraico è l’Occidente.

          • Francesco scrive:

            😀

            questa come ti è venuta?

          • PinoMamet scrive:

            Ci sta… o meglio, ci starebbe se gli israeliani fossero tutti ucraini 😉

            Ma metà sono marocchini!!

            • Peucezio scrive:

              Davvero?

              • PinoMamet scrive:

                Sì, metà degli ebrei israeliani sono mizrachim (“orientali”) e parecchi di loro effetti marocchini.
                Anche tunisini, libici, iracheni ecc.

                Alcune loro tradizioni, come la festa tipicamente ebraico marocchina di Mimouna, sono ormai ampiamente comuni e diffuse presso tutti.

              • daouda scrive:

                non tutti i revavalisti nazareni sono truffatori.
                Se vai a vedere gli unici cambi reali dall’ebraismo vetero testmentario all’ebraismo cristiano sono il culto ed il cibo.

                In ogni caso come al solito dei protestanti, ognuno spaccia la sua.

                Per quanto riguarda russi-ucraini-lituani-polacchi sono gran maggioranza in Giordania Costiera

              • PinoMamet scrive:

                Sui “nazzareni” sono sicuro che ce ne siano in buona fede, naturalmente.

                Sugli amici in Giordania costiera 😉 direi che quello che conosco hanno in media un nonno polacco o romeno e uno iracheno o libico…
                Sono quasi tutti misti.

                Anche ufficialmente le proporzioni credo siano più o meno queste, metà e metà, ma non sono sicuro.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ peucezio

            “ucraini”

            Semmai di Polacchi (Rabin è nato vicino a casa di mio suocero, Begin poco distante).

            🙂

            Ciao!

            Andrea Di Vita

  30. Miguel Martinez scrive:

    novità pronominali (traduzione DeepL)

    https://www.telegraph.co.uk/news/2021/10/08/women-prisoners-call-transgender-inmates-face-extra-jail-time/

    Le detenute che chiamano i detenuti transgender “lui” affrontano un periodo di carcere extra

    Secondo le norme sull’uguaglianza, le detenute che usano termini considerati “minacciosi, offensivi o insultanti” potrebbero avere giorni aggiuntivi alla loro pena

    Di Charles Hymas, Home Affairs Editor 8 ottobre 2021 – 18:23

    Le detenute che chiamano i detenuti transgender con il pronome sbagliato potrebbero affrontare un tempo extra in carcere secondo le regole di uguaglianza, dice un ministro della giustizia.

    Le detenute che deliberatamente chiamano una donna transgender “lui” potrebbero essere punite secondo le regole che vietano “parole o comportamenti minacciosi, abusivi o insultanti”.

    Le sanzioni saranno decise da un giudice indipendente, un giudice in visita, che ha il potere di imporre giorni aggiuntivi se ritiene che l’abuso meriti una tale punizione.

    La divulgazione arriva nel mezzo di un crescente dibattito sulla politica di tenere i prigionieri transgender da maschio a femmina nelle carceri femminili.

    Quest’estate, l’Alta Corte ha respinto una sfida legale per impedire ai detenuti transgender con condanne per reati sessuali o violenti contro le donne di essere imprigionati insieme ad altre donne.

    Nel 2019, c’erano 11 donne transgender che erano ancora legalmente maschi detenuti nelle 12 prigioni femminili in Inghilterra e Galles.
    Fattori aggravanti

    Interrogato sulla politica sulle parole consentite per i detenuti transgender, Lord Wolfson, il ministro della giustizia, ha detto: “Gli incidenti in cui un detenuto usa pronomi errati per un altro detenuto saranno considerati caso per caso, in linea con la politica delle procedure di disciplina dei detenuti e le regole del carcere.

    “I detenuti possono a volte fare un errore onesto in relazione ai pronomi e l’azione disciplinare di solito non sarebbe appropriata in quelle circostanze.

    “Tuttavia, se una guardia ritenesse opportuno mettere un detenuto a rapporto, potrebbe essere applicata la regola contro ‘l’uso di parole o comportamenti minacciosi, offensivi o ingiuriosi’ – Prison Rule 51(20). Il giudice valuterà ogni incidente in base ai suoi meriti.

    “La politica stabilisce che un reato motivato dalla/e caratteristica/e protetta/e di un’altra persona secondo l’Equality Act 2010 è un fattore aggravante e può meritare il rinvio ad un Independent Adjudicator”.
    La punizione più severa disponibile

    Le linee guida ufficiali stabiliscono che i casi disciplinari vengono normalmente esaminati da un sovrintendente del carcere e vengono deferiti ad un arbitro indipendente solo nel caso in cui vi sia la possibilità di aggiungere giorni alla sentenza – che è la punizione più severa disponibile.

    Secondo la politica del Servizio penitenziario, qualsiasi detenuto che abbia cambiato legalmente il proprio sesso e che abbia ottenuto un certificato di riconoscimento del genere (GRC) che lo dimostri, verrà automaticamente inviato in un carcere adatto al suo nuovo sesso.

    Un prigioniero che si identifica come il sesso opposto ma non ha un GRC andrà inizialmente in una prigione per il suo vecchio genere legalmente riconosciuto, ma potrebbe poi spostarsi dopo una valutazione del suo caso.

    Lord Wolfson ha aggiunto: “Il Ministero della giustizia e il Servizio penitenziario e di libertà vigilata di Sua Maestà sono impegnati a promuovere l’uguaglianza, eliminando la discriminazione, le molestie e la vittimizzazione.

    “Come parte di questo, ci assicuriamo che tutti i prigionieri siano trattati equamente e in un modo che rispetti i loro diritti, e li incoraggiamo ad agire in un modo che sia rispettoso e attento agli altri”.

    Un portavoce del Ministero della Giustizia ha detto: “Siamo tenuti, secondo le disposizioni dell’Equality Act, a prevenire la discriminazione contro le persone con caratteristiche protette”.

    • Moi scrive:

      … oh, acsé : benessum ! 😉

    • paniscus scrive:

      Scusate, non si capisce una questione di fondo molto più importante: da quando in qua spetta ai gestori del carcere, o addirittura ai singoli sorveglianti, stabilire allungamenti o abbrevazioni della pena senza la sentenza di un magistrato (qualunque sia la motivazione del provvedimento)?

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Il giudice pare che ci sia. Solo che mi pare di capire che esistono dei comportamenti leciti se messi in atto da cittadini liberi, ma che diventano illeciti se messi in atto da detenuti. La cosa mi fa un po’ rizzare i capelli in testa, ma si sa: è il Barbaricum…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Intendo dire che, se io ho avuto una condanna a un anno e poi si aggiungono dieci giorni per un fatto posteriore alla condanna, significa che quel fatto è un nuovo reato.

      • roberto scrive:

        ci sono situazioni diverse

        – infrazioni minori: c’è una specie di procedimento disciplinare dinnanzi al direttore della prigione che e alla fine può stabilire delle sanzioni che NON siano tempo aggiuntivo in prigione

        – infrazioni più serie: una specie di processo dinnanzi ad un giudice (dico una specie perché non si applicano le verie regole del processo penale). alla fine puoi essere condannato a giorni aggiuntivi di carcere (non mi ricordo quanto, tipo un mese)

        se non sei contento della decisione puoi appellarti ad un giudice e lì diventa una cosa più civile

        per il resto concordo con mauricius, tutto quello che è in inglese giuridicamente è arbitrio e barbarie

        • Peucezio scrive:

          Roberto e Mauricius,
          “per il resto concordo con mauricius, tutto quello che è in inglese giuridicamente è arbitrio e barbarie”

          Mi accodo nel concordare 🙂

  31. Moi scrive:

    @ OLDBOY

    A essere Politically Scorrect 🙂 al massimo … i “Diritti” può potenzialmente capirli qualunque essere umano ma NON tutte le culture li prevedono !

    In molte, come direbbero alla UAAR, ci sono solo Ordini, Concessioni, Premi o Punizioni elargite collettivamente o individualmente dall’ Amico Immaginario. Che può anche (!) essere un Partito. Perciò è molto diifficile ad esempio, evitare di far circoncidere un bambino Ebreo; o di uccidere ritualistcamente una giovane Traditrice
    della Umma perché l’ ha data a un Kafir; o di evitare in certe campagne dell’ India
    di far sposare un cobra (sì, un serpente ) a una ragazza perché esso sarebbe la Reincarnazione del Marito, e “va grassa” che NON la brucino viva sulla pira funebre lungo il Gange in onore alla Deva Kalì !

    Inoltre, paradossalmente, si può reclamare il Diritto Individuale Civile di voler vivere secondo il Non-Diritto Collettivo Tribale.

    Ma secondo l’ ottusità dei sedicenti (!) Progressisti _ mediante un assordante assenso silente ! _ questi esempi sono violazioni peggiori che bagnare la fronte a un neonato. Però stanno pure “in compenso” 😉 sdoganando l’ Aborto PostNatale [sic !] … un cortocircuito assurdo , MA SE lo fai notare sei un “Reazionario”, se non peggio.

  32. Francesco scrive:

    >>> Poi dovrà anche spiegarci come mai tutti noi poveri coglioni non ce ne siamo accorti 😀

    Beh, questa è la cosa più banale del mondo: da quando l’umanità persegue il bene comune, se può dividersi dietro a false ragioni e a miserabili interessi di bottega?

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Non si parla di bene comune. Si parla del fatto che tu e Andrea potreste andare in qualsiasi paese europeo illuminato e aprirvi la vostra centrale nucleare facendo soldi a palate, da quello che ci raccontate. Ma invece state qui a spiegarci quanto siamo stupidi a non volerci lanciare nel mercato dell’atomo.
      Evidentemente sono tutte cazzate.

      • Andrea Di Vita scrive:

        @ mt

        “Andrea”

        Che ci vuoi fare, avendo io famiglia qui resto qui.

        Ciò non rende meno autolesionista una scelta autolesionista.

        Ciao!

        Andrea Di Vita

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Tutto il mondo ha famiglia in Italia, si vede, per cui nessuno sembra intenzionato a seguire i consigli imprenditoriali che elargisce così generosamente.

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ MT

            “consigli”

            Guarda, faccio prima a copiaincollare quello che ti ho già postato altrove.

            La Slovenia sta mettendo in cantiere altre due centrali oltre quella che ha.

            La Svizzera sta posponendo sine die la chiusura già preventivata delle sue.

            La Polonia (!) vuole costruirne una (con capitali interamente privati, e il principale investitore è il secondo produttore polacco di carbone).

            L’Estonia ne costruirà una (Handelsblatt di oggi).

            L’Inghilterra ne sta mettendo in cantiere quindici, ed è già avviata la selezione dei siti. Oltre a queste, finanziate da Rolls Royce, in Inghilterra c’è pure il progetto di una centrale finanziata con capitali inglesi e italiani.

            Fuori d’Europa, tralasciando la solita Cina e limitandoci alle sole notizie della settimana scorsa, si segnala la ripartenza degli investimenti su nuove centrali in Canada e l’avvio della prima di due centrali di costruzione russa (!!) in Bangladesh (!!!).

            Come mai?

            Forse una risposta la dà un articolo uscito ieri sul francese Les Echos, dal significativo titolo “Des Français très peu exposés au prix de marché de l’électricité”, in cui si stima che anche se il prezzo del gas naturale dovesse triplicare il consumatore francese non vedrebbe in bolletta un aumento superiore al 13%.

            Poi, certo, si può continuare a rifiutare di sviluppare il nucleare. Lo sta facendo la Germania in sede europea. E difatti i tedeschi, gente seria e consequenziale, stanno radendo al suolo dodici villaggi vicino Luetzerath per scavare la lignite necessaria a produrre l’elettricità che il nucleare non sta producendo (da The Washington Post di ieri) e le rinnovabili neppure (basta googlare Dunkelflaute: neologismo entrato in inglese dal tedesco https://www.energynetworks.com.au/news/energy-insider/2021-energy-insider/its-dark-its-still-its-dunkelflaute/).

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Bene, allora perché anche noi dovremmo spendere soldi per farci le nostre? Il mercato sarà presto saturo di energia atomica, da quello che dici.

              • Francesco scrive:

                tu penserai di stare scherzando, questa è l’unica motivazione razionale che potrebbe esserci

                e non attiene alla sicurezza del nucleare

                restano alcuni problemi politici ma dopo tutto siamo abituati a essere sottopancia di qualcun altro, come dici tu

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                A prescindere da tutto il resto, quando si parla di un investimento si deve partire prima di tutto da considerazioni economiche.

          • Francesco scrive:

            infatti, così compriamo elettricità prodotta da centrali nucleari poste poco oltre i nostri confini, e siamo pure belli contenti!

            ah, quando la smettiamo con le radiografie, visto che neppure i rifiuti radioattivi ospedalieri hanno un sito di stoccaggio in Italia?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Dici che dovrei aprirmi un laboratorio di radiologia in casa altrimenti sono un ipocrita se vado all’ospedale?

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ MT

                “ipocrita”

                No.

                Dice che la stessa paranoia antinucleare che oggi ci fa pagare il 100% degli aumenti del prezzo del gas quando eravamo più avanti della Francia per evitarlo è quella che ci fa rinviare da un governo all’altro la scelta del deposito di scorie radioattive di origine sanitaria, che rimangono da anni sparpagliate sul territorio nazionale stipate in centocinquanta depositi a bassa sicurezza (magazzini ospedalieri e simili) a disposizione di qualunque terrorista e/o delinquente voglia sottrarli. Alla faccia della difesa dell’ambiente.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                sei un ipocrita se via in ospedale e alla manifestazione “no al deposito delle scorie nucleari nella mia regione”

                quello intendo

      • Francesco scrive:

        caro MT

        se avessi qualche miliardo da investire, studierei tra le primissime cose la costruzione di centrali nucleari, che mi pare producano un bene che sarà necessario nei prossimi secoli e che sono migliori di tutte le alternative esistenti.

        tipo le centrali a carbone tedesche e cinesi e quelle a lignite polacche.

        che tu ti fidi dei Parlamenti su decisioni come queste, ignorando le dosi gargantuesche di cazzate su cui si basano i dibattiti sul nucleare, beh, vuol solo dire che quando i pregiudizi ti fanno comodo ci ricorri

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Io non mi fido dei parlamenti: mi fido degli investitori privati che stanno costruendo centrali nucleari a bizzeffe tutto intorno all’Italia per venderci energia nucleare. Alla fine non dovremo spendere un euro di soldi pubblici in impianti, perché sarà il mercato a darci tutto il nucleare che ci serve.
          Cosa? Non sta succedendo? Strano! 😀

          • Andrea Di Vita scrive:

            @ MT

            “non sta succedendo”

            No, dico, almeno informarsi.

            La Slovenia sta mettendo in cantiere altre due centrali oltre quella che ha.

            La Svizzera sta posponendo sine die la chiusura già preventivata delle sue.

            La Polonia (!) vuole costruirne una (con capitali interamente privati, e il principale investitore è il secondo produttore polacco di carbone).

            L’Estonia ne costruirà una (Handelsblatt di oggi).

            L’Inghilterra ne sta mettendo in cantiere quindici, ed è già avviata la selezione dei siti. Oltre a queste, finanziate da Rolls Royce, in Inghilterra c’è pure il progetto di una centrale finanziata con capitali inglesi e italiani.

            Fuori d’Europa, tralasciando la solita Cina e limitandoci alle sole notizie della settimana scorsa, si segnala la ripartenza degli investimenti su nuove centrali in Canada e l’avvio della prima di due centrali di costruzione russa (!!) in Bangladesh (!!!).

            Come mai?

            Forse una risposta la dà un articolo uscito ieri sul francese Les Echos, dal significativo titolo “Des Français très peu exposés au prix de marché de l’électricité”, in cui si stima che anche se il prezzo del gas naturale dovesse triplicare il consumatore francese non vedrebbe in bolletta un aumento superiore al 13%.

            Poi, certo, si può continuare a rifiutare di sviluppare il nucleare. Lo sta facendo la Germania in sede europea. E difatti i tedeschi, gente seria e consequenziale, stanno radendo al suolo dodici villaggi vicino Luetzerath per scavare la lignite necessaria a produrre l’elettricità che il nucleare non sta producendo (da The Washington Post di ieri) e le rinnovabili neppure (basta googlare Dunkelflaute: neologismo entrato in inglese dal tedesco https://www.energynetworks.com.au/news/energy-insider/2021-energy-insider/its-dark-its-still-its-dunkelflaute/).

            Ciao!

            Andrea Di Vita

            • Francesco scrive:

              ecco, appunto, fare finta che la costruzione di centrali elettriche nucleari sia solo una questione economica e non anche una questione politica mi pare intellettualmente disonesto

              in Italia è tanto politicamente impossibile quanto logicamente indispensabile: non lo faremo e potremo solo sperare nel surplus dei nostri vicini meno coglioni di noi

              oppure puoi provare a fare a meno dell’elettricità, come suggerisce qualcuno

              auguri sinceri!

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Ah, ecco che il mercatista Francesco vuole fare capitalismo coi soldi pubblici…
                Dai, che abbiamo già Alitalia o come si chiama adesso da finanziare a pioggia.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ MT

                “mercatista”

                Attendo con ansia capitale privato che rinunci alle sovvenzioni statali per installare – sobbarcandosi il rischio delle salate multe di terna per mancata fornitura – potenza sufficiente da fonti rinnovabili per soddisfare il fabbisogno nazionale.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ Francesco

                “politica”

                Mentre altrove si discute di fonti energetiche qui si parla esclusivamente della possibilità che berlusconi salga al Quirinale.

                Andremo avanti raccattando il metano avanzato agli altri a prezzi sempre più alti, finché non ci sarà la fusione – e per allora si spera che gli abolitori di povertà saranno solo un brutto ricordo che i nostri nipoti si rifiuteranno di preservare.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Francesco scrive:

                no caro MT questa volta non hai capito un cazzo

                io sono ancora convinto che costruire e far funzionare una centrale elettrica nucleare in Italia sarebbe economicamente vantaggioso

                la politica c’entra solo come problema, dai gruppi Nimby ai parlamentari No alle sovvenzioni a fonti meno efficienti

                rimane sempre valido il consiglio di fare a meno dell’elettricità

              • Fuzzy scrive:

                Beh, con il 20% di energia elettrica prodotto soltanto dalle rinnovabili, stai dentro al limite delle emissioni fissato dagli accordi di Parigi.
                Se ne discuteva tempo fa.
                Altrimenti col nucleare e una produzione del 100% (o forse meno, non ricordo, potrei sbagliare, ma se la Francia esporta….boh di preciso non lo ricordo, dovrei andare a guardare ma sto troppo bene a letto ascoltando la musica rigorosamente classica e prevalentemente antica) devi costruire circa 70 centrali come in Francia tenendo conto che la terra italiana ha il brutto vizio di tremare spesso, e che gli italiani in genere non ne vogliono sapere. Quindi dovresti pure consumare molta acqua per gli idranti.
                Non far niente equivale a dire che tra qualche decennio, il tempo di una mezza generazione, in Italia sarà tutto desertico e pieno di mosche tze tze. E gli spostamenti avverranno a dorso di cammello.

            • Fuzzy scrive:

              Ah, la musica classica non c’entra niente eh, ho aggiunto questo dettaglio insignificante per farmi sgridare da Mamet e PEucezio.
              Eh, eh.

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “energia elettrica”

                Prima della pandemia,
                la Francia disponeva di 52 reattori nucleari che
                producono energia elettrica e la Gran Bretagna di 12 . Complessivamente 7 paesi europei avevano centrali
                nucleari (122 a fine 2020 , più 6 in costruzione). Nel complesso l’energia elettrica fornita all’Europa dai reattori
                nucleari attivi , tutti costruiti con tecnologie recenti o recentissime (le precedenti risultavano in maggioranza già
                smaltite) coprivano già il 28,3 % del fabbisogno totale. La sola Francia contribuiva alla produzione totale di
                energia nucleare per il 46,6%, che in buona parte continua a rifilare a noi babbei a prezzo abbondantemente maggiorato.

                Oggi non solo la Francia sta riconsiderando l’idea che era circolata di ridurre la propria dipendenza dal nucleare al 50% e sta cominciando a pensare invece di ri-aumentarla, ma Romania e Slovenia vanno ad ospitare nuove centrali mentre Estonia e Polonia entrano nel club del buon senso.

                Le centrali di nuova generazione, va ricordato, richiedono (ma anche quelle di vecchia e vecchissima, se per questo) per essere costruite e messe in opera un tempo ben inferiore a quello dei mastodontici impianti di accumulo di energia necessari a rendere autosufficienti gli impianti eolici e fotovoltaici, per loro natura intermittenti; impianti di accumulo, peraltro, di cui non si vede traccia significativa sul territorio nazionale neanche a livello di progetto green-field.

                (Che davvero ci si illuda ancora di poter tener basse le tariffe a colpi di referendum? Ai posteri l’ardua sentenza…)

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “nucleare”

                Dimenticavo.

                C’è ancora vita, in questo paese

                https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2020/06/fvg-nucleare-Ansaldo-0c28feb1-d9e9-49f5-96b9-99c3d1ce4b06.html

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • Fuzzy scrive:

                https://www.liberta.it/news/green-future/2021/08/03/in-italia-le-fonti-rinnovabili-generano-il-42-dellenergia/
                Insomma, bisogna vedere quante centrali nucleari vorresti costruire in italia, considerando
                che per quel poco che ne so, una volta costruite e invecchiate, poi le devi anche dismettere, e che la cosa non è come metter via i banchetti del mercato.
                Poi io continuo a pensare che la gran parte dell’energia se ne vada per la produzione di calore ad altissime temperature finalizzate in gran parte alla produzione di auto e cemento.
                E non si possono ridurre le auto in circolazione e la cementificazione?
                Si!. Si devono ridurre!
                Potenzi il trasporto pubblico, fai le case con materiali riciclabili.
                E che ci perdi di così vitale?
                So io chi ci perde, ma non lo dico

              • Andrea Di Vita scrive:

                @ fuzzy

                “42”

                In Italia le fonti rinnovabili (incluso parecchio idroelettrico, in cui viene stoccata l’eccedenza del nucleare francese fornitaci a caro prezzo durante la notte, ma questo i verdi non lo dicono mai) generano il 42% dell’energia elettrica per il semplice motivo che abbiamo avuto un crollo dei consumi dopo le varie crisi economiche dei Lehman Brothers ecc.

                Non appena riparte l’economia ecco che le rinnovabili servono solo o a beccare sovvenzioni stile vecchia Cassa per il Mezzogiorno o a un altro, più nobile ma meno evidente motivo, che vado a illustrare più sotto.

                Resta il fatto che – fortunatamente per i costruttori e gli installatori nazionali di turbogas – ad ogni KWh installato di fotovoltaico ed eolico va associato un KWh di non rinnovabile, altrimenti se arriva non dico una Dunkelflaute
                (https://en.wikipedia.org/wiki/Dunkelflaute )
                ma una semplice notte senza vento gli altoforni e altri simpatici ammennicoli come le terapie intensive, i torni, i reparti di verniciatura ecc. si fermano.

                (Tra l’altro, eventi estremi come il maltempo di Catania, sempre più frequenti, sono l’ideale per mandare in tilt eolico e fotovoltaico. Mentre il Giappone, che è sismico anche più dell’Italia e che pure h avuto la sfiga di uno tsunami forza 9 che ha provocato Fukushima, sta riprendendo a costruite centrali nucleari).

                Ragion per cui i produttori nazionali di turbogas e affini – ecco la seconda ragione cui
                accennavo prima – sono ben contenti ogniqualvolta qualche politico fa un po’ di greenwashing finanziando una centrale rinnovabile.

                Naturalmente poi le bollette salgono, ma questo ai fornitori fa poco e niente.

                In compenso, in Francia anche un eventuale triplicarsi del prezzo del gas naturale porterebbe ad un aumento di non più del 13% della bolletta del gas.

                Per concludere: le ditte italiane fanno soldi col nucleare all’estero e col gas in Italia, sostenuto quest’ultimo proprio dalla moda delle rinnovabili. Andiamo avanti così, in un andazzo di bollette crescenti cioè tirando vieppiù la cinghia con tanti saluti agli investimenti e all’occupazione, fino alla fusione.

                Per allora si spera saremo rinsaviti.

                Ciao!

                Andrea Di Vita

              • fuzzy scrive:

                https://www.rinnovabili.it/energia/politiche-energetiche/transizione-energetica-nucleare-gas-italia/
                Leggo per caso questo articolo e scopro, con mia grande sorpresa, di essere un italiano tipico.

  33. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Prima o poi, qualcuno doveva (!) aprire questa polemica 😉 :

    https://www.tmz.com/2021/10/11/demi-lovato-stop-using-word-aliens-extraterrestrials-et-ufo-peacock/

    Demi Lovato Says ‘Alien’ is Offensive When Referring to Extraterrestrials

  34. Miguel Martinez scrive:

    La Transizione Ecologica avanza:

    Source : https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/20/sugar-e-plastic-tax-rinviate-ancora-questa-volta-al-2023-esultano-le-lobby-greenpeace-e-il-governo-della-finzione-ecologica/6362288/
    Ambiente & Veleni

    Sugar e plastic tax rinviate ancora: questa volta al 2023. Esultano le lobby. Greenpeace: “È il governo della finzione ecologica”

    • Francesco scrive:

      Premesso che sono violentemente favorevole a tasse che obblighino le imprese a internalizzare quello che finora hanno volentieri esternalizzato IN MODO INDEBITO, Greenpeace e il FQ stanno sotto a Berlusconi come credibilità

  35. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto…

    Mi ha colpito molto il tuo intervento su astici, cervi, vitelli…

    Sono tutte cose che io non avrei mai avuto il coraggio di fare.

    Proprio per questo, non ti critico, ma ti rispetto.

    Ora, io da messicano, sono sicuramente bisquadrinipote di gente che allevava dei prigionieri per mangiarseli;

    sono nipote (di zio) di un tizio che ha sparato per ammazzare giapponesi nel Pacificio e poi tedeschi in Normandia;

    e so che la storia è fatta di guerre, e di giovani per cui era bello e doveroso combattere per la patria/la democrazia/icche vuoi…

    E implicava sempre fare ad altri esseri umani più o meno ciò che tu facevi a cervi, astici ecc.

    Che comunque – né più né meno degli esseri umani in questione – sarebbero comunque morti un giorno.

    • Miguel Martinez scrive:

      e una cosa interessante, complessa, che non capisco, è che tutte queste storie riguardano in fondo noi maschi. O quasi sempre: la mamma del mio suocero torceva il collo ai polli senza problemi.

      E infatti la questione fondamentale è il protagonismo.

      Io compro il pollo ammazzato al Conad, se mi trovassi un pollo davanti non credo che riuscirei ad ammazzarlo.

      E così l’ammazzamento delle persone lo deleghiamo ai droni…

      In questo stimo Roberto, che ammazza in prima persona.

      • Miguel Martinez scrive:

        Da pensare al rapporto che avevamo noi messicani con il prigioniero, tenuto in casa, da far ingrassare, e poi da mangiare.

        E’ una cosa a cui ci ho pensato tante volte: credo che ci fosse anche una simbionticità, magari c’era la bambina che ci si affezionava, e proprio per questo tutta la famiglia dava alle parole “era tanto buono” un doppio senso.

      • Ros scrive:

        @Miguel Martinez
        “…e una cosa interessante, complessa, che non capisco, è che tutte queste storie riguardano in fondo noi maschi. O quasi sempre: la mamma del mio suocero torceva il collo ai polli senza problemi”

        Per i polli e conigli era la norma, le donne si occupavano del mettere a tavola, e di conseguenza…

        Però il maiale (e i grossi e “totemici” calibri) era prerogativa, onere ed onore, del maschio dominante in famiglia (un po’ come il rito del barbecue, o il taglio del tacchino nella festa del Ringraziamento in USA)

        Mi è capitato di vedere per strada un gatto per metà stritolato da una macchina, senza speranza alcuna, che soffriva e gemeva, e d’averlo soffocato con le mie mani.
        Non ho remore ad uccidere animali per misericordia, ma non sopporto di vederli soffrire.

    • roberto scrive:

      Guarda tutto è nato dal fatto che sono interessato ai mestieri relativi alla gastronomia
      Ho avuto la fortuna di conoscere e diventare amico di un macellaio famosissimo in Belgio (questo qui
      https://www.cotealos.com/blog/nos-amis-les-bouchers/notre-dejeuner-chez-carcasse-de-hendrik-dierendonck.html
      Che oltre ad avere una macelleria che è la caverna di ali babà ha un ristorante straordinario)
      E con lui ho fatto due stage di macelleria (un mestiere molto più complicato di quanti si possa immaginare). Niente di enorme ma abbastanza da avere un idea di come si trasforma una mucca in bistecche (e filetti, costate eccetera)

      Poi in genere compro pochissima carne al supermercato ma compro animali interi in allevamenti nei dintorni e partecipo alla macellazione (non all’uccisione!). Una volta all’anno compro un vitellone con tre altre famiglie e ce lo dividiamo.
      Stessa cosa con il cervo, ne ho diviso uno con un amico cacciatore (e ovviamente l’aiuto di un macellaio)

      Non farei nulla di tutto ciò con un essere umano (ma nemmeno con animali che non mangio). Non sono nemmeno sicuro che mi piacerebbe cacciare o pescare

      Non credo di avere un particolare approccio filosofico. Sono animali, me li mangio. Sono esseri viventi e mi dispiace creare sofferenze inutili, ma che dire? Me li mangio lo stesso.

      Magari un giorno sarò sbranato da un branco di lupi e pazienza

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “Guarda tutto è nato dal fatto che sono interessato ai mestieri relativi alla gastronomia”

        Ma infatti lo trovo interessante.

        Semplicemente immagino che se tu o io fossimo nati in Messico nell’anno 1450 e avessimo conosciuto un famoso sacerdote/cuoco, avremmo detto e pensato cose molto simili anche sugli esseri umani.

        E’ una riflessione sulla natura umana, non certo sulle tue abitudini alimentari (che sono certamente più sane delle mie, che delego certe incombenze ad anonimi ammazzapolli invisibili).

        • roberto scrive:

          Miguel

          “Semplicemente immagino che se tu o io fossimo nati in Messico nell’anno 1450….”

          certo! però se io fossi nato in messico nel 1450, beh semplicemente non sarei il robelux che conoscete

    • roberto scrive:

      Quanto agli astici, certo non provo nessun piacere ad ammazzarli, ma onestamente non è tanto diverso da una zanzara

      • fuzzy scrive:

        Io provo un enorme piacere ad ammazzare certe zanzare iperattive.
        Ma gli astici vivi nell’acqua bollente non ce li butterei mai.
        Francamente, credo ci sia una certa differenza.

        • roberto scrive:

          fuzzy

          “Francamente, credo ci sia una certa differenza.”

          capisco, è giusto che *io* non ci trovo molta differenza.
          Non sono una bastiolina abbastanza raffinata da elaborare una filosofia per questa cosa, costato semplicemente che per me non ogni forma di vita è uguale (ed in fin dei conti nemmeno per te, come potrebbero dire le sfortunate zanzare che ti ronsano intorno)

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            La zanzara ti attacca e ti ti difendi. Con i gamberoni il rapporto è predatore-preda.

            • roberto scrive:

              certo ma immgino anche che se un gatto grafia fuzzy, fuzzy non lo ucciderà

              • fuzzy scrive:

                Dipende, se mi si attacca ai maroni, lo potrei anche uccidere.
                In questo caso l’istinto di sopravvivenza sarebbe più forte dell’empatia.
                Che poi l’empatia non è filosofia, ma biologia. Sono i neuroni specchio.

              • Fuzzy scrive:

                E perché mai la natura avrebbe
                allestito tutto questo mirabolante gioco di specchi in cui ogni essere senziente riflette e si riflette in ogni altro essere senziente in una complessità infinita di relazioni? È stato un caso, oppure c’è una necessità?
                Sarebbe possibile la vita sulla terra se ogni essere fosse solamente autoreferenziale?
                Poi, lascio Roberto e zac! Allevamento intensivo. Animale merce, prodotto, guadagno. Ci sta? Il vecchio Winston, che non si sente più, purtroppo, paragonava spesso la società contemporanea a un allevamento intensivo di uomini.
                Così ci si riduce.

              • roberto scrive:

                mmmmmh non ho ben capito questo ultimo commento, ma l’ho detto ho una capacità di astrazione e filosofica non troppo diversa da quella di un astice

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Il gatto puoi neutralizzarlo senza ucciderlo, la zanzara no.
                Uccidere le zanzare è sempre cosa buona e giusta: se ciascuno di noi uccidesse abbastanza zanzare, il mondo sarebbe un posto migliore.

              • Peucezio scrive:

                Mauricius,
                “Uccidere le zanzare è sempre cosa buona e giusta: se ciascuno di noi uccidesse abbastanza zanzare, il mondo sarebbe un posto migliore.”

                Per una volta accordo totale.
                Ma non farti sentire dalle ragazzine animaliste, che si dispiacciono.

              • Francesco scrive:

                e tutti i ‘nimali che si cibano di zanzare? e tutti l’altri risalendo la catena alimentare?

                ho i miei dubbi, per una volta faccio io il Gretino

        • Ros scrive:

          “Considera l’aragosta” di David Foster Wallace.

          A parte che è uno dei suoi libri più belli e riusciti, le riflessioni etiche nel capitolo che da il titolo alla raccolta cascherebbero a fagiolo.

          https://www.ibs.it/considera-aragosta-libro-david-foster-wallace/e/9788806218850

  36. mirkhond scrive:

    A quando finalmente, la storia della famiglia Martinez dagli Aztechi fino alla tua nascita?

  37. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    La Reincarnazione TERF del Trupismo :

    https://www.adulthumanfemale.store/product-page/make-women-female-again

    Make Women Female Again

    [sic]

  38. Moi scrive:

    “I am hard, but I am fair! There is no racial bigotry here! I do not look down on niggers, kikes, wops, or greasers. Here you are all equally worthless!”

    [quote]

    — Gunnery Sergeant Hartman, Full Metal Jacket

    • Moi scrive:

      … il Maestro Spirituale di Daouda. 😉

    • Francesco scrive:

      devo dire che tra il sergente istruttore e il protagonista stronzetto ho sempre amato il sergente

      ogni volta che Palla di Lardo lo ammazza mi spiace

      • PinoMamet scrive:

        OMDAF

        Che poi l’interprete del sergente, vero sergente in congedo, doveva essere davvero simpatico nella realtà.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Solo per aver accettato la parte, direi di sì.

          • PinoMamet scrive:

            Dicono che spesso gli interpreti dei “cattivi” siano ottime persone.
            Può darsi sia aneddotica senza particolar fondamento, ma credo che qualcosa di vero ci sia.

            Mentre di alcuni attori in ruoli brillanti si dice fossero tristi (, Totò) o antipatici (Fernandel, che non ha lasciato un gran ricordo dalle mie parti, al contrario di Gino Cervi ricordato come “uno di noi” molto alla mano… Mi han parlato male anche di un altro ma è vivente quindi non lo riporto).

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              “Mi han parlato male anche di un altro ma è vivente quindi non lo riporto”

              Raccontacelo in privato 😉

        • Andrea Di Vita scrive:

          @ Pino Mamet

          “simpatico”

          Mi risulta (relata refero) che l’interprete del sergente, oltre che sergente in congedo, fosse un autentico pezzo di sterco. Appena arrivato su set ha cominciato a cazziare brutalmente questo e quello. La cosa ha mandato in visibilio Kubrick, che com’è noto era un maniaco della verosimiglianza a livelli patologici, e che fu soddisfattissimo di aver dato la parte al tizio in questione.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

          • PinoMamet scrive:

            L’episodio risulta anche a me, ma pare che lo abbia fatto apposta per ottenere la parte (e ha funzionato!)

            • Moi scrive:

              Eh … i bì ténp indrì 😉 , quando chi doppiava conosceva la dizione … e chi traduceva NON creava un Pidgin ! 😉

              … Tipo le famigerate “décadi” da”decades” 😉 , che i Millennials & Oltre dicono abitualmente !

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Capisco. In fondo c’è chi gradisce Amici Miei, per cui non mi stupisco se piacciono i peggiori pezzi di merda 😀

        • PinoMamet scrive:

          C’ho fatto caso dopo averne parlato con te qua, e in effetti ho trovato un paio di episodi un po’ cattivi (far credere al tizio al cimitero che la moglie lo tradisse, e la contorsionista chiusa in valigia, che mi sembra un’esagerazione difficilmente credibile e comunque non ho mai pensato che potesse finire con la morte della medesima…)

          Gli altri scherzi o sono contro personaggi detestabili, come l’usuraio, o sono dei protagonisti a se stessi (il battesimo del Melandri) o sono goliardata innocue (la torre di Pisa).

          Rimangono film sostanzialmente tristi, il primo specialmente, ma questo era voluto.

        • Francesco scrive:

          pezzo di merda? prende delle decerebrate e smidollate merdine e gli da una possibilità di sopravvivere al fronte

          a me pare un santo

          mica la ha dichiarata lui la guerra

          • PinoMamet scrive:

            In effetti fa semplicemente il suo lavoro. Certo fallisce con Palla di lardo
            (Il soprannome da body shaming è colpa del doppiaggio italiano, nell’originale fa riferimento a un marine simpatico ma pasticcione di un vecchio telefilm mai arrivato in Italia) ma non si può dire che non gli sbbia offerto il massimo aiuto possibile (so dichiara felice quando Palla di lardo si dimostra un abile sparatore).

            Del resto se cercate qualche filmatino di veri sergenti istruttori dei marines oggi, vedrete che non è tanto diverso: secondo gli americani, i soldati vanno addestrati a suon di urla, insulti creativi ed esercizi stupidi, più ancora che in qualunque altro esercito.

            Come diceva Abatantuono in Mediterraneo “io urlo perché da che mondo è mondo il sergente è una persona che urla” 😉

            La condanna del film è verso il sistema, non la persona.

            • Andrea Di Vita scrive:

              @ Pino Mamet

              “urla”

              Da ex AUC 119° Scuola di Artiglieria di Bracciano, nonché S.Ten. C.te Sez. Top. G.U. Art. Pesante Campale, posso confermare che anche in Italia è esattamente così.

              Forse è il modo più rapido per addestrare efficacemente un combattente a sopravvivere.

              Ciao!

              Andrea Di Vita

            • PinoMamet scrive:

              Come forse sai ho scampato il servizio militare grazie ai rinvii dell’università (poi la naja è stata abolita, anzi, sospesa) ma tutti i miei amici che ci sono capitati
              (in realtà pochi, moltissimi hanno optato per il “civile”) confermano il tuo ricordo.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Ma sì, non c’è nessun giudizio morale sulla persona del povero sergente che è solo un po’ stupido (in pratica si suicida perché non ha capito che è il modello didattico da lui adottato ad aver provocato il problema): è il modello didattico ad essere contestato.
            Se realmente è il modello didattico migliore, cioè quello che permette il più efficiente trasferimento di nozioni, avrei detto che nei secoli sarebbe stato premiato. E invece non è mai stato così: l’istruzione ha avuto nella storia un andamento molto più ondivago.
            Ma direte: un conto è la scuola e un conto è la formazione del combattente. Ma anche qui mi pare una differenza culturale nostra.
            Prendiamo il Medioevo, che i modelli li ha provati tutti. Fino all’XI secolo abbiamo un’istruzione molto dura (le scuole monastiche e cattedrali erano terribili) e, contemporaneamente, una formazione militare che è laschissima (nelle agiografie dei santi istruiti dell’epoca si fa riferimento allo stoicismo di questi ragazzi che resistono alla tentazione di mollare gli studi per diventare cavalieri, nonostante i loro genitori, impietositi per quanto soffrivano, cercassero di convincerli!). Poi la formazione militare resta lasca e l’istruzione diventa proprio anarchica con il sistema dell’università. Secolo dopo, nell’età moderna, si iniziano ad irregimentare sia gli studenti (prima!) che i militari in formazione (un po’ più tardi). Alla fine ci si è tornati un po’ a rilassare con gli studenti (non ancora ai livelli del Medioevo – fase 2), quindi mi aspetto che seguiranno anche i militari, per simmetria 😀

            • Miguel Martinez scrive:

              Per MT

              “Prendiamo il Medioevo”

              affascinante, grazie!

            • PinoMamet scrive:

              “nelle agiografie dei santi istruiti dell’epoca si fa riferimento allo stoicismo di questi ragazzi che resistono alla tentazione di mollare gli studi per diventare cavalieri, nonostante i loro genitori, impietositi per quanto soffrivano, cercassero di convincerli!”

              Sì, beh, teniamo presente che sono appunto agiografie 😉

              Il cavaliere comunque deve innanzitutto saper cavalcare bene (che non è così immediato), saper combattere a piedi con varie armi, e principalmente la spada
              (che è difficile proprio: date un’occhiata ai manuali di epoca militare, se non credete al sottoscritto che ha imparato- malissimo- la spada cinese e pochissimo kendo giapponese)
              e a combattere a cavallo, che suppongo sia ancora più difficile.

              Non credo fosse tutto una passeggiata, anche se comunque si trattava di una situazione sociale privilegiata, e richiedeva in effetti un apprndistato piuttosto lungo.

              Certamente era più divertente di mangiare verdure, imparare il latino e cantare i salmi, su questo non c’è dubbio…

              • PinoMamet scrive:

                errata: di epoca medievale

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Però un conto è apprendere cose difficili (uno studente di ingegneria lo fa, credo), un conto è la disciplina alla Full Metal Jacket!

            • PinoMamet scrive:

              “Se realmente è il modello didattico migliore, cioè quello che permette il più efficiente trasferimento di nozioni, avrei detto che nei secoli sarebbe stato premiato.”

              Non credo che il modello “sergente istruttore” sia il modello didattico migliore in assoluto.

              Suppongo non lo creda nessuno.

              Ma assai probabilmente è il migliore per formare grandi masse di post-adolescenti (18 enni) non necessariamente particolarmente svegli, e insegnargli in maniera molto chiara le nozioni base che gli permettano di sopravvivere in una situazione molto diversa dalla vita civile.

              Ricordo che per la guerra del VietNam le forze armate USA hanno ulteriormente ridotto lo standard fisico e intellettuale (già non elevatissimo) richiesto per l’arruolamento, finendo per buttare dentro diverse migliaia di veri e propri ritardati
              (il “Project 100,000”, comunemente noto come “gli stupidi di MacNamara”, “MacNamara’s morons”)

              • roberto scrive:

                Penso che sia anche se non soprattutto il modo per abituare i soldati allo stress e farli funzionare in situazioni di stress

              • Moi scrive:

                … man mano che migliora l’ arma , meno conta il “guerriero” !

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Boh! Può essere. E picchiare gli scolari era considerato un modo eccezionale per insegnargli a scrivere correttamente. Il che può essere vero.

              • PinoMamet scrive:

                Beh, hai presente questo? 😉

                direi che dice più o meno tutto

                https://www.youtube.com/watch?v=ONH-pxBMJu4

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                Non nego che la convinzione comune sia questa. Dico solo che mille anni fa la pensavano diversamente (anzi, pensavano l’esatto contrario: si picchia a sangue lo scolaro, mentre ci si va piano col futuro guerriero), ma può essere che sbagliassero loro.

              • PinoMamet scrive:

                Ma vedi, non è che secondo me sbagliano questi o sbagliano quelli.

                Ci sono tempi diversi, con sensibilità diverse e con esigenze diverse.

                La naja in Italia è stata sospesa quando si sono resi conto che:

                1- non serviva più avere tantissimi cretini con un fucile, ma era più utile avere pochi specialisti in grado di far funzionare armi difficili e costose;

                2-moltissimi diplomati / universitari non accettavano più di farsi trattare da cretini

                Paragonarlo al Medioevo o, boh, all’esercito egizio antico, per non parlare della scuola che è un ambito abbastanza diverso, mi pare un po’ fine a sè stesso.

              • PinoMamet scrive:

                Più che il paragone con i monasteri medievali, paragono la situazione italiana
                (che mi sembra all’incirca la stessa di tutta l’Europa occidentale)
                con Israele, dove il servizio militare c’è ancora.

                E c’è ancora perché sono relativamente pochi, rispetto ai possibili avversari;
                e perché la vita militare è stimata socialmente, al contrario dell’Italia.
                E riescono a non far fuggire tutti i diplomati e laureati (cioè praticamente tutti gli arruolati) evitando al massimo di trattarli come cretini ai quali urlare in faccia se non rifanno il letto come gli è stato detto.

                Come mi ripetevi quando parlavi di numeri di contagi: paragoniamo realtà paragonabili…

        • Peucezio scrive:

          Vabbè, Mauricius è a caccia di cattivi, lui vedrebbe il pezzo di merda persino nel negozio di peluche, fra i prodotti in vendita.

  39. Miguel Martinez scrive:

    Visto che si parlava di emissioni… qualche dato.

    La United States National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA ), quella che gestisce il famoso osservatorio nelle Hawaii che misura il livello di CO2 nel mondo, ha rilasciato lo scorso aprile le cifre che riguardano le emissioni in generale (CO2 e metano).

    https://research.noaa.gov/article/ArtMID/587/ArticleID/2742/Despite-pandemic-shutdowns-carbon-dioxide-and-methane-surged-in-2020

    Causa Covid, le emissioni di CO2 sono leggermente diminuite (da 414 a 412,5 ppm).

    Aumentate invece quelle di metano, che sono molto meno numerose, durano un tempo limitato, sono ma 28 volte più potenti come intrappolatori di calore del CO2.

    Dice che non è facile distinguere le fonti, ma probabilmente la causa principale sono le emissioni da allevamento, più che cause “termogeniche” (uso di petrolio e gas).

    Curiosamente, Il United Nations Environmental Program (UNEP) cita il rapporto per dire qualcosa che non trovo nel testo pubblico:

    https://www.unep.org/news-and-stories/press-release/global-assessment-urgent-steps-must-be-taken-reduce-methane

    “The report notes that most human-caused methane emissions come from three sectors: fossil fuels, waste, and agriculture. In the fossil fuel sector, oil and gas extraction, processing, and distribution account for 23 per cent, and coal mining accounts for 12 per cent of emissions. In the waste sector, landfills and wastewater make up about 20 per cent of emissions. In the agricultural sector, livestock emissions from manure and enteric fermentation represent roughly 32 per cent, and rice cultivation 8 per cent of emissions.”

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Martinez

      “metano”

      Quanto al metano, non sottovaluterei il ruolo dello scioglimento del permafrost

      https://it.wikipedia.org/wiki/Rilascio_del_metano_artico

      e che dà origine all’ormai famoso ghiaccio che brucia

      https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2015/11/02/scoperto-il-segreto-del-ghiaccio-che-brucia_23d5ef28-82a0-11e5-9836-00505695d1bc.html

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      P.S. Per chi ama il brivido, sullo stesso argomento consiglio il notevole “IL quinto giorno” di F. Schatzing

      https://it.wikipedia.org/wiki/Il_quinto_giorno

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ martinez

      “metano”

      Dimenticavo: il metano è più leggero dell’aria, quindi tende a galleggiare sopra l’atmosfera e a disperdersi nello spazio.

      La CO2 è più pesante dell’aria, dunque resta aderente al suolo.

      A differenza del vapore acqueo, anch’esso gas serra, metano e CO2 condensano entrambi a temperature talmente basse che nessuno dei due ricade mai sulla superficie terrestre sotto forma di pioggia o neve.

      Però il vapore acqueo forma nubi che riflettono la radiazione solare verso lo spazio esterno; le principali incertezze sui modelli climatologici derivano proprio dalla scarsa conoscenza dell’effetto raffreddante di tale riflessione.

      Mancando però la CO2 di un meccanismo calmieratore dell’aumento della sua concentrazione atmosferica paragonabile alla pioggia e alla neve, può aumentare indefinitamente causando riscaldamento come su Venere (che pure è costantemente avvolta da nubi).

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  40. Miguel Martinez scrive:

    Il clima ringrazia (il Papa pure, visto che si parla di Giubileo):

    Source : https://video.repubblica.it/tecnologia/dossier/mobilita/l-aeroporto-di-fiumicino-presenta-volocity-il-taxi-volante-che-saltera-il-traffico-di-roma/399859/400569?ref=RHTP-BH-I323249752-P1-S2-T1
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    L’aeroporto di Fiumicino presenta VoloCity, il taxi volante che salterà il traffico di Roma

    RIVEDI IL VIDEO
    27 ottobre 2021
    L’aeroporto di Fiumicino presenta VoloCity, il taxi volante che salterà il traffico di Roma

    Un drone come ormai siamo abituati a vederne in volo ma di dimensioni ben più grandi e soprattutto con posti a sedere per trasportare due passeggeri. È il Volocopter, un velivolo da 18 rotori, completamente elettrico, progettato e sviluppato dall’azienda tedesca Volocity e presentato all’aeroporto di Fiumicino.

    “L’obiettivo è allestire un servizio di aerotaxi che consentirà di raggiungere il centro di Roma dall’aeroporto in 15-20 minuti. Puntiamo a renderlo operativo nel 2024 in modo tale da essere pronti per il Giubileo”, ha spiegato l’amministratore delegato di Adr Marco Troncone.

    “Questo velivolo è 100 volte più sicuro rispetto a un elicottero. Al momento ha un’autonomia di 35km di volo, ma puntiamo a estenderla con gli sviluppi sulle batterie – ha aggiunto Christian Bauer, il direttore commerciale di Volocity -. Una volta a regime, il costo del volo tra l’aeroporto e il centro della città sarà paragonabile a una corsa in taxi, quindi tra i 60 e i 100 euro”.

    • Andrea Di Vita scrive:

      @ Martinez

      “VoloCity”

      Tenuto conto del panorama, è una sciccheria per vip. Pensa farlo atterrare nel Colosseo, o allo Stadio Olimpico (in perfetto stile berlusconi presidente). Mi chiedo però come proteggerlo da un attentato. Una fucilata, un petardo, un fuoco d’artificio e viene giù: massima visibilità, minimo costo, molte vittime. Che dirà l’Ente per la sicurezza al volo?

      Ciao!

      Andrea Di Vita

  41. mirkhond scrive:

    “(Fernandel, che non ha lasciato un gran ricordo dalle mie parti, al contrario di Gino Cervi ricordato come “uno di noi” molto alla mano…”

    Potresti approfondire l’argomento?
    Senza dimenticare che Gino Cervi giocava in casa, mentre Fernandel era uno straniero.

    • PinoMamet scrive:

      Penso che abbia giocato un po’ questo fattore, poi Fernandel era un vero e proprio divo del cinema, che arrivava con il macchinone con autista e non dava confidenza.
      Sono atteggiamenti a cui adesso si è abbastanza abituati, nel senso che ce li si aspetta e ci si stupisce magari del contrario, ma all’epoca l’Italia era un paese senza dubbio più semplice, e senz’altro lo erano i paesini della provincia…

      se poi il confronto è con un attore non solo alla mano, ma che parla praticamente lo stesso dialetto del posto, non c’è gara…

      • mirkhond scrive:

        Guareschi per Don Camillo avrebbe voluto Gino Cervi. Fu Duvivier a imporre Fernandel, dando così luogo ai successi cinematografici che conosciamo.

        • PinoMamet scrive:

          Devo dire che è stata una scelta fortunata.
          Fernandel è fisicamente diverso dal Don Camillo che doveva avere in testa Guareschi, e nelle scene da “forzuto” non sembra credibilissimo, però come interpretazione mi sembra ottimo (merito senza dubbio anche del doppiagio italiano, ma anche della bravura sua) e non credo che Gino Cervi avrebbe funzionato altrettanto bene da prete come da sindaco/meccanico…

          • mirkhond scrive:

            Duvivier dovette fare storie con Guareschi, il quale avrebbe voluto Gino Cervi come Don Camillo e se stesso come Peppone. Allora Duvivier fece fare il provino ad entrambi, e se Gino Cervi fu bravo con la tonaca, Guareschi fallì miseramente, e dovette accettare Fernandel nel ruolo di Don Camillo.

            • Moi scrive:

              Sulle scene “forzute”, da parte di entrambi il Protagonista Don Camillo e il Deuteragonista Peppone … la scrittura di Guareschi (classe 1908) insisteva alquanto; in effetti, ricordo da piccolo che tutti gli Umarèll erano prodighi di aneddotica erculea 😉 , propria di quand’ eran giovani o i vicini di casa ; molto ricorrente,inoltre, il rimbrotto bonario ai Giovani “mé, a la tò etè, a saltèva i fòss par la longa !”

              Parlo quelli oggi purtroppo estinti, che ricordavano due Guerre Mondiali e portavano il cappello Anni ’30/’40 a tesa larga[*] con quasi sempre giacca, panciotto (“al gilè) e cravatta o il farfallino (“al stricàtt” / “lo stricchetto”) …

              [*]

              detto “al bursalén”, da non confondersi con “il borsellino” ch’è invece “al catuvén” : il termine “fedora” l’ hoimparato dai Gangster Movies Americani V.O. …

  42. mirkhond scrive:

    Sempre per Pino

    Mentre che ricordi avete di Gastone Moschin e di Lionel Stander che interpretarono l’ultimo film della saga di Don Camillo e Peppone? (non a Brescello, ma in un altro paese del Parmense).

    • PinoMamet scrive:

      Non ne ho mai sentito parlare.
      Nella coscienza popolare di qua, Don Camillo e Peppone sono Fernandel e Gino Cervi, e basta.

      • Moi scrive:

        Nei disegni dell’ autore, hanno entrambi un fisico tipo_ tanto per capirci al volo _ Bud Spencer … però nell’immaginario popolare sono i due attori.

  43. mirkhond scrive:

    Moschin e Stander sostituirono Fernandel e Gino Cervi, i quali nel 1970 avevano iniziato a girare l’ultimo film della saga, poi interrotto per la malattia e la morte di Fernandel.
    La produzione avrebbe voluto continuare a girare il film con un altro attore in sostituzione di Fernandel, ma Gino Cervi e altri attori si opposero.
    Per cui due anni dopo il film fu completamente girato ex novo con Moschin e Stander.

    • Peucezio scrive:

      La cosa triste è che del film con Fernandel era stata girata la quasi totalità, ma non si sa che fine abbia fatto.

      • mirkhond scrive:

        Fernandel prima di morire, disse che al completamento del film mancavano 35 minuti.

        • Moi scrive:

          … oggi (!) avrebbero rimediato con una computer graficasui connotati di un attore somigliante e dei programmoni di sintesi vocale , ma all’ epoca NON era fattibile : ogni soluzione “alternativa” al cambiare cast del tutto, sarebbe stata una gran cagata. Punto !

          L’ unica è sperare che esca il film “mutilato”, come documento storico di repertorio ! Poi, s’è troppo corto, del girato” dietro le quinte ” o interviste “filler” (di “riempitivo” …) ce n’è finche ne si vuole.

    • Moi scrive:

      La produzione avrebbe voluto continuare a girare il film con un altro attore in sostituzione di Fernandel,

      ————-

      Al srév stè pròpri na bèla caghè … 😉

  44. Moi scrive:

    … l’ ultimo esperimento, fallimentare, a inizio Anni ’80 (… cioè già fuori tempo massimo) con Terence Hill ! … Oggi cmq Mario Girotti è il SuperUmarell per antonomasia ! 😉

    • Moi scrive:

      Poco dopo la morte di Bud Spencer, quando vidi il suo _ di Terence Hill _ al momento ultimo film ricordo benissimo uno sbarbo che dopo aver letto sullo smartphone in wikipedia 1939 esclamò : “Mo meeeeeerda, régaz !” [sic]

    • mirkhond scrive:

      Per quel poco che ho visto, non mi piacque. E fu il primo film sulla saga di Don Camillo e Peppone che vidi da ragazzo.
      Il film con Fernandel e Gino Cervi li ho visti in seguito.
      Ma mi piace anche quello con Gastone Moschin e Lionel Stander.
      Chissà se ci fosse stato Bud Spencer nel ruolo di Peppone al posto di Colin Blakely, il film di Terence Hill avrebbe potuto anche riuscire bene….

  45. Moi scrive:

    Full Metal Jacket è contemporaneo di un altro film Italiano (!) sulla medesima tematica:

    Soldati 365 All’ Alba

    Cast spettacolare, crudo realismo, spaccato della “cottaggine” ma drammatico , un Claudio Amendola eccezionale senza quello stucchevole macchiettismo fine a sé stesso (neanche troppo vagamente snob e sprezzante) alla Carlo Verdone o Corrado Guzzanti … purtroppo quasi nessuno lo ricorda, musiche di Umberto Smaila : non mi è mai piacuto da comico … ma da cantante e compositore sì !

  46. Son giunto più o meno alle stesse identiche conclusioni, ma lei scrive meglio di me.

    • (e difatti, non a caso, proprio ieri una tizia via social mi ha risposto: “non capisco dove voglia andare a parare”…)

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mammifero

      “Son giunto più o meno alle stesse identiche conclusioni, ma lei scrive meglio di me.”

      Tieni presente che si fa presto a perdersi nei commenti, non è chiaro chi sia “lei”. Conviene citare sempre un pezzo del commento cui si risponde, o almeno mettere il nome del commentatore.

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