“Come si spiega questo?”

Carole Satyamurti, so che è nata nel Kent nel 1939, è morta lo scorso agosto.

Ne esiste una foto in bianco e nero, molto inglese, e non ho idea da dove le venisse quel cognome.

La conosco per una riscrittura del poema epico più lungo e importante della storia umana, il Mahabharata.

Che ha reso con grande correttezza, sfrondandolo da giochi retorici comprensibili solo in sanscrito.

Poi ci vuole un dono speciale degli dèi, per farne anche un’opera bellissima di lingua inglese:

“Sebbene il poema narri di grandi eventi,
battaglie, eserciti di milioni di uomini,
sebbene parli di dei e di demoni che operano
direttamente nel mondo umano, l’essenza —
i conflitti e i dilemmi, i dispiaceri,
il modo in cui il bene e il male, la saggezza, l’illusione,
si contendono il dominio su ciascuno di noi –
si svolge ancora in ogni cuore umano
e sarà sempre così”.

Stiamo vivendo un momento unico della storia.

Dove, in mezzo all’orrore di una transizione imposta, l’intera specie umana ha la straordinaria occasione di riflettere sulla Morte.

“Sanatsujata”, disse Dhritarashtra,
“Mi è stato detto che voi insegnate che non esiste la morte,
eppure i saggi del mondo dedicano la loro vita
a sfuggirle. Come si spiega questo?”

“Entrambe le cose sono vere”, rispose Sanatsujata.
“C’è una parte dell’eterno Sé
in ognuno di noi, questo è indistruttibile.

Eppure gli uomini muoiono costantemente per la loro stessa follia.
Ira, avidità, illusione, invidia, lussuria…

ognuno di questi aspetta intrappola una persona
come un cacciatore insegue un’antilope senza cervello,
e ognuno di loro è la morte.

Attraverso l’essere attaccati
a “io” e “mio” in ogni forma fuorviante
invitiamo la morte a prendere la residenza,
per afferrarci con i suoi artigli affilati e tenaci;

moriamo ripetutamente per la nostra vera natura.
Ripetutamente, ci sottoponiamo alla rinascita.

“Ma uno che pratica la semplicità,
che bandisce il desiderio e vive nella verità,
che non brama il frutto delle proprie azioni
che è umile e che controlla i sensi…
quella persona può attraversare la morte, e vivere”.

Mentre Sanatsujata parlava, Dhritarashtra
ascoltava. Ma gli mancava la concentrazione
che avrebbe potuto rendere le sagge parole dell’antica giovinezza
una porta verso una diversa comprensione
di ciò che era giusto, di ciò che avrebbe dovuto dire e fare.

Per quel poco che poteva, notò il palazzo che iniziava a risvegliarsi,
ascoltò gli uccelli iniziare a cantare fuori dalla finestra,
e sapeva che la lunga notte doveva finire presto.

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23 risposte a “Come si spiega questo?”

  1. PinoMamet scrive:

    Ipotizzo che la Kittemuort 😉 abbia preso il cognome di un marito indiano…

    comunque ho trovato anche una foto a colori!https://www.theguardian.com/books/2019/sep/17/carole-satyamurti-obituary

    a proposito di cognomi inglesi strani, leggendo Oliver Sacks scopro Dominic ffychte.

    Lo leggo una volta, e penso a un errore tipografico, due e penso a uno scherzo voluto da Sacks (uno dei suoi libri sugli scherzi della mente), alla terza mi insospettisco…

    e salta fuori che si scrive proprio così, ffychte, minuscolo e con due effe.

    Pare che il raddoppiamento, in alternativa alla maiuscola, fosse un modo impiegato in Inghilterra durante i primi esperimenti a stampa per segnare l’inizio di una parola.
    Il tizio (che poi è piuttosto noto nel suo ambito) ha mantenuto la grafia arcaica: figo.

  2. gudo doria scrive:

    Dhritarashtra è cieco

  3. Francesco scrive:

    Per gusto polemico: cosa avrebbe di importante il lunghissimo poemone epico indù?

    Ha giusto giusto informato la storia indù, manco tutta quella indiana.

    Mi sembra onesto riconoscere che i poemi omerici e la cultura greca hanno informato le culture europee e medio-orientali, che la religione cristiana ha dato forma a “diverse” culture su tutto l’orbe, seguita da quella islamica, che il confucianesimo è la base dell’Asia orientale tutta

    e mi scuso per la grossolanità

    mentre il Mahabharata è roba per eruditi e nazionalisti

    • PinoMamet scrive:

      Non credo che sia roba per eruditi- mi sa che sia tuttora molto popolare, ci fanno le feste popolari, la rappresentazioni, la gente ne sa i passi a memoria (come della Bhagavad-gita) ecc.

      Un misto tra Iliade, Eneide e Divina Commedia, insomma.

      Come se il mondo cattolico fosse ancora pagano, e facessero la festa di Achille ed Ercole anziché Santa Lucia e San Ciro.

      Non l’ho mai affrontato seriamente (ma un amico, ahimè morto da tanto, mi portò in prestito tanti anni fa delle edizioni coloratissime che lui ebbe dagli Hare Krishna, se non sbaglio, con traduzione, testo originale e translitterazione del medesimo! di una parte almeno del poema) e non mi sembra in effetti più nazionalista dei poemi epici di qualunque altro paese.

      • Moi scrive:

        Almeno in Hindustan 😉 il Mahabharata ha molte rappresentazioni anche come libri illustrati, fumetti, film , cartoni animati … perfino videogames.

        Insomma : anche l’India Sa Coniugare Tradizione & Innovazione ! 😉

        • Moi scrive:

          … e ovviamente 😉 neppure mancano quelli convinti che sia un insieme di Cronache di Guerra di fatti reali , con ipertecnologie Aliene come se piovessero ! 😉

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “Per gusto polemico: cosa avrebbe di importante il lunghissimo poemone epico indù?”

    Credo che con tutte le opere, esistano due possibili risposte.

    Anni fa, lessi che la Bibbia era il testo più pubblicato di tutti i tempi; e recentemente ho sentito che Despacito è stata la canzone più scaricata da Youtube.

    Quindi sono entrambi importanti, in qualche modo.

    Io ho sentito persone canticchiare Despacito, ma francamente non mi ricordo nulla.

    Ho sentito cantare uno dei salmi alla Badia Fiorentina, e mi ha colpito così tanto da farci un post:

    http://kelebeklerblog.com/2020/01/31/ruggiscono-i-leoncelli-in-cerca-di-preda-e-chiedono-a-dio-il-loro-cibo/

    Questo vuol dire che esistono due livelli per giudicare le cose.

    Uno, quanti gli vanno dietro perché va di moda.

    Due, le poche persone che restano profondamente colpite da qualche cosa.

    • Miguel Martinez scrive:

      Ovviamente,

      http://kelebeklerblog.com/2020/01/31/ruggiscono-i-leoncelli-in-cerca-di-preda-e-chiedono-a-dio-il-loro-cibo/

      si capisce da qui perché io ti ritengo un satanista.

      Non prendertela a male, non ho nulla contro i satanisti, li constato e basta.

    • PinoMamet scrive:

      Io ho letto che uno dei libri in inglese più regalati (e meno letti, si aggiunge maliziosamente) è The compleat angler (sic).

      ce l’ho, purtroppo solo come eBook.

      E non lo dico per sminuire la Bibbia, o Shakespeare: tutt’altro.

      Il secentesco autore inglese, più e meglio che descrivere un trattato di pesca, si perde tra disquisizioni filosofiche, amore per la natura e belle mungitrici che cantano canzoni.
      Perché ai suoi tempi la natura esiste ancora…

      • PinoMamet scrive:

        Pensandoci bene, le milkmaids del Perfetto Pescatore non sono troppo diverse dalle Gopi compagne di Krishna…

      • Z. scrive:

        Amore per la natura, disquisizioni filosofiche, mungitrici che cantano canzoni…

        mio Dio, credo che tutto questo riesca ad essere più noioso persino della pesca 😀

        • PinoMamet scrive:

          Uno dei motivi per cui amo la pesca è, appunto, che è noiosa!!

          Ma io stavo sveglio di notte per addormentarmi con le regate, quindi non faccio testo 😉

      • Moi scrive:

        In Inglese moderno “angler” indica “rana pescatrice” o “coda di rispo” … forse il più noto di quei pesci abissali “bruttissimi ma buonissimi” 😉 con quelle protuberanze luminose usate come esche luminose per “pescare” altri pesci.

  5. Moi scrive:

    Fisherman vs Angler – What’s the difference?

    https://wikidiff.com/fisherman/angler

    • PinoMamet scrive:

      Stavo per risponderti prima sulla “rana pescatrice” ma ho visto che hai fatto da solo 😉

      “angler” è il pescatore alla lenza, specialmente per diporto;
      “fisherman” è il pescatore in senso professionale
      (non ho mai letto, per esempio, di Hemingway come di un appassionato “fisherman”, semmai forse “fisher”)

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