Come funziona una guerra?

Ogni guerra ci sembra speciale. In realtà tutte le guerre moderne seguono approssimativamente le stesse fasi, a prescindere dalle cause o da quale sia il nemico. In questo breve saggio, non abbiamo alcuna pretesa quindi di dire se una guerra sia giusta o no, ma semplicemente come funzionano le società in guerra.

Fase Uno.

La guerra parte dall’informazione.

L’informazone dà l’allarme, che significa insieme una notizia di pericolo, e un richiamo alle armi.

Quando l’informazione è inseparabile dalla mobilitazione, diventa propaganda. Siccome la “propaganda” ha oggi una brutta nomea, precisiamo subito: la propaganda può dire cose assolutamente vere e difendere cause giuste, ma sempre propaganda è.

Lo stato di mobilitazione pone fine alle dispute: in guerra tutti devono essere solidali attorno a una figura umana, il Condottiero, in grado di incarnare tutte le passioni.

I giovani corrono per arruolarsi volontari. Paura, eccitazione, ottimismo. Andrà Tutto Bene!

Stringiamo i denti, ogni cittadino si igienizzi col suo gel e smascheri i traditori, anzi li mascheri – ma vinceremo presto!

Gente che fino alla sera prima era pronta a sporgere denuncia perché non gli servivano il cocktail come voleva lui, o perché l’aereo partiva con cinque minuti di ritardo, si chiude mitemente in casa, mette fuori la bandiera tricolore e si prepara a veder stramazzar al suolo il nemico.

I primi morti vengono celebrati: sia come vittime innocenti della malvagità del nemico, sia come coraggiosi combattenti.

Ma ci sono anche le prime vittorie, un popolo unito, spalanchiamo le finestre, è primavera!

Il nostro Condottiero ci sta portando al trionfo e balleremo in Sardegna tutta l’estate!

Fase Due.

Arrivano autunno e buio, e si scopre che la guerra non l’abbiamo affatto vinta e che dopo qualche mese, vivere nei rifugi antiarei perde di fascino.

Improvvisamente ci accorgiamo davvero del costo della guerra, che non sono tanto i morti, quanto la possibile distruzione di un intero ceto – la maggioranza scopre la scomoda verità, cioè che è inessenziale.

Improvvisamente, la società che sembrava così unita inizia a spaccarsi, secondo linee nuove, che non erano quelle della recita politica precedente.

L’euforia è finita per tutti, ma la maggioranza ancora crede al Condottiero.

Tanti però iniziano a dubitare persino della causa. La propaganda onnipresente comincia a suonare stranamente vuota, quasi ridicola.

Il dubbio sorge in mille modi diversi, ma soprattutto perché tutto ciò in cui qualcuno aveva investito la propria vita sembra perso per sempre.

Poi basta un sopruso vero o presunto, una fola che gira, un ragionamento ben fatto, il sospetto – non sia mai! – che qualcuno ne stia approfittando: il segreto di ogni guerra sono i mercanti d’armi, e quando il mercante d’armi è anche il proprietario del sistema di comunicazioni (non solo dei media, proprio del sistema), è anche quello che decide cosa si consideri la verità, i sospetti si scatenano.

E’ un momento di visioni: tutti conoscono la Madonna di Fatima che brontolava i volontari portoghesi partiti in guerra, ma lo storico Cesare Bermani ha scoperto una proliferazione di Madonne pacifiste anche in Italia, sorvegliate dai Carabinieri e tenute segrete.

Crollano i mestieri, chiudono le aziende, il Condottiero inizia a stampare soldi e lanciarli sulla testa della folla, che all’inizio applaude, grata.

Fase Tre

La società si spacca, in gran parte secondo la prospettiva che ognuno ha per il proprio futuro. Chi si sente garantito, in genere resta con il Condottiero.

Una parte sempre più numerosa inizia a ribellarsi, perché non ha nulla da perdere, ma nel ribellarsi, deve inventarsi una spiegazione propria del mondo. Il Condottiero ha dalla sua il monopolio degli accademici, e chi non si allinea rischia grosso.

Gente non abituata a concedersi il lusso del pensiero teorico viene chiamata a darsi una ragione.

E persone senza precedenti politici, prendono le armi, certo come possono farlo generazioni come le nostre.

Quelli rimasti fedeli reagiscono con rabbia: i ribelli, dicono, stanno spalancando le porte al Nemico, che ci massacrerà tutti.

All’inizio, i Traditori vengono soltanto derisi, o accusati di appartenere a qualche setta malvagia: il Journal of American Medical Association spiega seriamente che chi non si allinea è probabilmente affetto da demenza fronto-temporale.

E all’inizio, potrebbero anche avere un po’ ragione. Siamo esseri selezionati per il conformismo sociale; e i primi che rompono i ranghi possono essere davvero un po’ matti. Il 14 maggio scorso:

Poi, quando si scopre che sono tanti, si cerca di dividerli: quelli buono sono solo vittime dei Manipolatori. Sono dei sempliciotti, che si fanno convincere dalla prima cosa che sentono.

Un po’ strano, che gli stessi non si lascino convincere dalla televisione, dalla scuola, dagli avvisi affissi per strada, dai medici. In realtà, i ribelli restano folgorati da affermazioni (non importa se fattualmente vere o false) che rispondono a qualcosa che sentono già dentro: cioè che chi ha il potere non la conta giusta, e che dietro una guerra che chiede enormi sacrifici, ci possano essere interessi ancora più enormi.

O che governi che introducono leggi di emergenza non siano necessariamente solo benintenzionati.

Parte così la guerra interna contro i Traditori: vanno censurati, manganellati, processati, e si spulcia le cronache per trovare nelle parole dei ribelli le frasi più assurde e confuse, che ovviamente non mancano.

Dibattito a Berlino

Ma i Traditori sono potenzialmente un’intera società in disfacimento.

Il Condottiero raddoppia il lancio di soldi dalle finestre del palazzo, e annuncia che la Wunderwaffe è quasi pronta.

Il Condottiero è ancora seguito dalla maggioranza, ma sa che anche chi oggi lo incita a impiccare i traditori dai pali della luce, domani potrebbe chiedere la sua di testa.

Perché proprio come la gente attribuisce erroneamente a un individuo le vittorie, è prontissima ad attribuirgli le sconfitte.

Il Condottiero governa per decreto, può imporre cose che si pensava impossibili, ma – come il Dittatore nell’Antica Roma – poi deve comunque rendere conto a tutto un sistema politico, e sa che un giorno dovrà andarsene.

Fase Quattro

La Wunderwaffe esiste davvero? E se sì, porterà la Vittoria?

La rivolta sarà schiacciata a suon di multe, derisione, stroncature mediatiche, censure, o dilagherà ovunque prima della Vittoria?

La maggioranza di solito resta alla finestra fin quasi all’ultimo momento, sostenendo a parole il più forte, ma con le antenne dritte per percepirne ogni debolezza, e le svolte possono avvenire in un istante.

Diamoci una data, in primavera, per vedere come sta andando. Diciamo attorno al 25 aprile vi andrebbe bene?

Nota:

Ovviamente qui stiamo parlando di ciò che avviene all’interno di un sistema chiuso. L’Italia di oggi fa parte di un sistema globale, da cui non può prescindere. Ma anche il sistema globale è coinvolto in questa guerra, e probabilmente questi ragionamenti valgono anche per diversi altri paesi.

Questa voce è stata pubblicata in Censura e controllo globale, monispo, mundus imaginalis, riflessioni sul dominio, società dello spettacolo, Storia, imperi e domini e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

424 risposte a Come funziona una guerra?

  1. maria d scrive:

    Nooo

  2. Massimo scrive:

    Due annotazioni : per quanto riguarda il post scrictum finale hai fatto bene a dire che si tratta di situazioni e potenziali comportamenti planetari ma il salto sul carro del vincitore in Italia è uno sport abbastanza praticato come proprio anche gli eventi sportivi lo dimostrano e se vogliamo aprire i libri di storia gli eventi non mancano.Poi vedendo quell’ UFO e vedendo passeggiando strade deserte mi è venuto in mente un film con Bud Spencer ,da solo per la strada a combattere invasori alieni che si erano installati sulla terra e avevano preso il comando mentale di alcune persone.va bè lavoro troppo di fantasia…

    • supervice scrive:

      Da wanna-be cinico, ancora i conti in banca degli italiani aumentano (in media, per i non affluent – i ricchi investono, non tengono cassetta).
      Il senso di rivalsa è direttamente correlato al conto in banca.
      Ancora per un po’ non vedo problemi: famiglia, amicizie, quartiere, congrega, anche associazione su larga scala fanno riccio, credo per pochino.

      • Massimo scrive:

        Beato chi ha veramente anche solo un amico!Adesso forse come non mai di vedono i veri legami e non gli interessi nascosti.Per quanto riguarda le famiglie con il discorso di quelle allargate,con separazioni e divorzi, vai a capire come stanno anche lì bene le cose.Comunque questo periodo vale anche per i pagani affettivi e come ho detto sopra per capire se l’amore era veramente forte .

        • roberto scrive:

          Massimo mi dispiace sul serio che tu ti senta così solo

          Estendo anche a te l’invito ad un’epocale festa kelebekkiana a Lussemburgo quando tutto questo sarà finito

          (So già che quel giorno pioverà)

          Sono serio

          • massimo scrive:

            Non e’ che mi senta solo . Ho piu’ o meno diversi contatti e per fortuna ho molte passioni che anche in condizioni attuali mi permettono di far svagare corpo e mente e riflettere . Dico soltanto che alla fine quando si tirano le somme e’ veramente dura vedere e trovare chi siano le persone con cui i rapporti siano stati schietti e duraturi , in qualsiasi tipo di relazione. E senza fare lo scaricabarile per primo mi ci metto io,senza problemi.Poi ringrazio per l’invito ma alla fine si sta bene anche senza tanti festeggiamenti che anche qui molte volte sono pieni di ipocrisie e monotonia.

  3. PinoMamet scrive:

    Io ho fatto molte previsioni sbagliate, basate sul mio ottimismo, e speriamo prima o poi di azzeccarne una giusta.
    Per il bene di tutti!

    Rivendico però di aver detto, dall’inizio dell’ “emergenza” (‘na roba che dura quasi un anno, possiamo chiamarla emergenza?) che il paragone con la guerra era sbagliato e da evitare.

    L’epidemia è un fatto medico, e va trattata come tale, senza retoriche patriottarde, neanche declinate in maniera ironica dai tedeschi
    (no, dico, dai tedeschi! In Italia stiamo messi talmente male che i tedeschi ci battono in leggerezza! Non che l’ironia sia mai stata una particolare dote italica… ma l’umorismo tedesco??)

    e senza De Luca!!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per PinoMamet

      “L’epidemia è un fatto medico, e va trattata come tale,”

      Ma non tocca a te o a me decidere; e anche se ci toccasse decidere, dovremmo farne un fatto politico, che richiede mobilitazione,imposizione, soppressione del dissenso,triage sociale, semplificazioni e retorica per convincere il popolo, errori da nascondere, diecimila concorrenti pronti a farci fuori.

      Insomma politica/guerra.

      Non è uno sbaglio, è inevitabile.

      E infatti qui non parlo nemmeno dell’aspetto medico.

      Sulla leggerezza dei tedeschi, andrei piano: hanno fatto leggi durissime, la polizia ha usato la mano molto pesante, e stanno facendo un sacco di arresti.

      • PinoMamet scrive:

        “Non è uno sbaglio, è inevitabile.”

        beh, no, la retorica della “guerra al covid” era piuttosto evitabile.
        L’hanno menata tanto, con questa cosa della guerra…
        “siamo in guerra, siamo in guerra…”

        Non ho mai sentito parlare di “guerra al terremoto”, per dire…

        “Sulla leggerezza dei tedeschi, andrei piano: hanno fatto leggi durissime”

        Sì, beh, ma io parlavo della comunicazione.
        Hanno fatto questi spot ironici (sempre sul tema del “reduce di guerra”, comunque) che in Italia avrebbero mobilitato mamme scandalizzate, preti e psicologi.

        Oh, in Italia hanno rotto il cazzo per la pubblicità di una merendina!!
        di una merendina, dico. Che assomigliava un po’ alle vecchie gag dei cartoni di Will Coyote, per dire la pericolosità; solo che la “vittima” era un’intoccabile Mamma…

        • Moi scrive:

          … ci fecero un seguito lunghissimo, fino a Dio (ben poco Cristiano molto Pagano PostModerno a dire il vero, cosa che NON sorprende) !

        • Miguel Martinez scrive:

          Per PinoMamet

          “beh, no, la retorica della “guerra al covid” era piuttosto evitabile.
          L’hanno menata tanto, con questa cosa della guerra…”

          Tutti, mica solo in Italia, con l’eccezione di Trump e di Bolsonaro, credo.

          Infatti, vedo sostanzialmente due retoriche, “è una guerra per la sopravvivenza dell’umanità contro il pescepallapeduncolato!, obbedite agli ordini o morirete!”

          E “ma va là, è un raffreddorino come tutti gli altri”.

          Sospetto che entrambi sbaglino, ma per ora – fuori da USA e Brasile – il concetto è che se tu dici A), ti premiano, se dici B) quantomeno ti danno del Fake News e ti tolgono da Facebook (con me farebbero fatica).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      ” i tedeschi ci battono in leggerezza”

      Ma no: resse in discoteca prima e in funivia dopo dimostrano come siamo bravissimi a battere gli altri…

    • roberto scrive:

      “ L’epidemia è un fatto medico, e va trattata come tale, senza retoriche patriottarde, neanche declinate in maniera ironica dai tedeschi”
      E
      “ e senza De Luca”

      Accordo totale, assoluto e incondizionato con Pino

  4. Moi scrive:

    Sì, c’ è un video Tedesco sull’ Eroismo da Divano … l’ ho visto come pubblicità di Youtube, spero di trovarlo s sé stante come video caricato.

  5. Moi scrive:

    … La Wunderwaffe è il Vaccino, giusto ? 😉

    Visto ch’è stata rivelata con la Vittoria di Biden, la chiamerei “Wonder Weapon” però 😉 !

  6. Moi scrive:

    Padre Livio Fanzaga risponde alle accuse di “Negazionismo” :

    https://www.youtube.com/watch?v=XxlPAQDxpfU

  7. Miguel Martinez scrive:

    Da un sito qualunque, un fantastico quadro del Covidimmaginario.

    Appello al Mito (D-Day, guerra, guerra, guerra) che si Ripete.

    Luce contro tenebra.

    Luce in fondo al tunnel.

    La Vittoria sarà assoluta e terribile.

    Noi vinceremo, loro moriranno, ma intanto non mollate mai l’attenzione, nemmeno quando andate a caccia (!!).

    Lavarsi maniacalmente le mani, ne va dei nostri Loved Ones.

    Sterminio del Nemico.

    https://www.centralwinews.com/opinion/2020/11/18/light-ahead-but-long-fight-until-victory-over-covid-19/?destination=star-news

    Star News

    Editorials

    According to historians, by the time U.S. and Allied troops landed on the beaches of Normandy on D-Day in June 1944, World War II’s eventual outcome was all but inevitable.

    By that point, American factories were producing tanks, planes, bullets and warships at an unprecedented pace and the full resources of the country were behind the war effort. Even then, every mile of territory gained was purchased with the blood and sweat of soldiers, sailors, marines and airmen, many of whom never made it home again.

    On Monday, the pharmaceutical company Moderna announced a breakthrough in the race to develop a vaccine for COVID-19. Their tests show that their vaccine gave a better than a 94% protection from the virus with no major side effects seen. The announcement comes on the heels of recent news that a partnership of Pfizer and the German company BioNTech had developed a vaccine with 90% success in warding off the virus.

    The plus of the Moderna vaccine is that it can be stored at a higher temperature and has a longer shelf-life at refrigerator or room temperature. These factors will help immensely in the monumental task of administering millions of vaccinations.

    These vaccines, along with others being developed, are the weapons that will win the war against COVID-19. They will bring an end to this global pandemic that has seen the death of 1.3 million people worldwide and has devastated economies around the country and the globe. This week, stock markets rallied on the good news of the long-needed light at the end of the tunnel and people breathed a little easier knowing that the future held more than just a never-ending holding pattern.

    While the vaccines provide a hint of the proverbial light at the end of the tunnel, public health officials are quick to caution that there is still plenty of danger ahead. People must continue to take the virus seriously.

    Taylor County is expected to surpass 1,000 cases this week. It has taken six months since the first confirmed case here to reach this point. At the current rate of spread, the county could easily see double or even triple that number of cases by Christmas. While the virus is a nuisance for many, for others, especially those with underlying medical conditions, it is life threatening.

    As area residents look ahead to hunting season, Thanksgiving and the Christmas season, they must not let their defenses down when it comes to protecting themselves and their families from the virus.

    The war against COVID-19 will be won. The privations and challenges of the past year will fade into memories. While there is certainty in an eventual victory, the war is still far from over and each of us must continue to do our part and follow the advice of public health offi cials and stay home when we are sick or have been exposed to the virus, avoid crowds, practice social distancing, wear masks and wash or sanitize our hands frequently.

    There is hope for the future, but all of us must focus on the fight ahead to ensure we and our loved ones are there to see it.

  8. Moi scrive:

    … Il Covid19 darà il cambio a Hitler come Male Assoluto sconfitto dalle Forze del Bene nella Grande Guerra Cosmogonica, da cui è sorto il Migliore de’ Mondi Possibili ?!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      ” Il Covid19 darà il cambio a Hitler”

      Magari, almeno un po’ di novità.

      La risposta è no, il PescePallaPeduncolato non ha i baffoni o gli occhi.

      Stesso motivo per cui adottiamo più volentieri un gattino che un fungo.

  9. Moi scrive:

    Si dice che NON lo è … però nella mente di chi legge il parallelismo, intanto, scatta !

    ————————

    https://www.project-syndicate.org/commentary/covid19-is-not-wartime-mobilization-by-william-janeway-2020-04?barrier=accesspaylog

    COVID-19 is Not World War II
    Apr 23, 2020
    WILLIAM H. JANEWAY
    Although the US mobilization for war in the 1940s seems like a close comparison to the sudden economic stop of the COVID-19 era, the two episodes have little in common. Simply put, World War II placed far greater demands on a government that was far more competent to handle them.

    CAMBRIDGE – Although the COVID-19 pandemic feels unprecedented, it is not the first time that exogenous forces have radically disrupted civilian life. The most common parallel is to the American mobilization for World War II. In December 1940 – almost a year before Pearl Harbor, and as Britain stood virtually alone against Nazi aggression – US President Franklin D. Roosevelt declared, “We must be the great arsenal of democracy.”

    As it happens, the first comprehensive account of America’s industrial mobilization for war, The Struggle for Survival, was written by my father, Eliot Janeway, in 1951. As a result, I grew up with a certain inherited – and subsequently augmented – knowledge of the political economy of the period, which involved a deeply complex interaction between production logistics, the political expression of competing public- and private-sector interests, and the problematic emergence of effective managers and management techniques.

    The first lesson from the historical literature on this era is that the challenges we face today are fundamentally different from those of the WWII generation, with the only common element being the forced shutdown of the civilian economy. The conversion of the United States’ economy to all-out military production came just as the long, haphazard recovery from the Great Depression was finally taking root. But after 1940, civilian demand for products and services was overwhelmingly replaced by military demand.

    [per sapere oltre, ci si deve iscrivere]

  10. Miguel Martinez scrive:

    Vi metto il gugltrad di una petizione tedesca, è una riflessione interessante, non necessariamente da condividere.

    https://www.change.org/p/bundeskanzlerin-corona-sch%C3%BCtzen-sie-%C3%A4ltere-nicht-um-diesen-preis-selbstbestimmt-altern-und-sterben

    Corona: Non proteggere noi anziani a questo prezzo! Invecchiare e morire indipendentemente!
    MarieLuise Dr. Stiefel ha lanciato questa petizione a Bundeskanzlerin e ad altri 2

    Siamo cittadini di età compresa tra 64 e 78 anni. Molti di noi hanno malattie precedenti. Secondo la definizione ufficiale, apparteniamo tutti al gruppo a rischio. Noi stessi siamo stupiti al pensiero di far parte di un gruppo a rischio. Non temiamo il virus corona. Rispetto sì, paura no. Garantiamo un sistema immunitario intatto in modo olistico. Non vediamo la morte e il morire come un rischio. Nelle nostre famiglie le persone sono sempre morte. Noi stessi abbiamo accompagnato persone nella morte, i nostri genitori, amici, coinquilini. Vediamo la morte come un atto finale significativo e quindi parte di una buona vita, anche se include dolore, sofferenza e dolore. Se ci ammaliamo o moriamo con o a causa del virus, desideriamo che le persone a noi vicine siano intorno a noi.

    Per quanto apprezziamo il fatto che la vita umana venga finalmente posta al di sopra dei valori economici, siamo altrettanto sconvolti quanto la visione meccanicistica del mondo è portata all’estremo qui. Ciò che è importante è la sopravvivenza puramente fisica, che dovrebbe essere garantita. In un rigore incredibile, tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta è subordinato ad esso. Non lo vogliamo! Non per noi e non al prezzo che milioni di persone pagano per questo. Per noi non è la nuda vita (sopravvivenza) che conta come valore assoluto, ma la qualità della vita fino all’ultimo respiro. Quando arriva il nostro momento, moriamo, anche di o con il coronavirus.

    Siamo vecchi e abbastanza riflessivi da essere sicuri che questa sia la nostra volontà. Ci rifiutiamo di affidare la responsabilità della nostra salute di fine vita nelle mani di professionisti della salute, politici e autorità. La nostra più grande preoccupazione personale è rimanere intrappolati nel meccanismo della corona e non essere più in grado di determinare come moriamo. La nostra più grande speranza personale è trovare un medico in caso di emergenza che permetta a noi e ai nostri cari la dignità di essere malati e morire.

    Per noi nessun negozio e nessun ristorante deve chiudere, milioni di persone devono restare a casa, evitare le chiese, indossare maschere o accettare altre restrizioni alla vita sociale! Confidiamo nel buon senso e nella naturale disposizione umana a cooperare e prendersi cura l’uno dell’altro.

    Ciò che ci preoccupa soprattutto è la preoccupazione per i nostri diritti fondamentali , che sono stati così ampiamente e rapidamente annullati in nome della solidarietà. Sperimentare ciò è stato per noi assolutamente deludente rispetto alla sicurezza del nostro sistema socio-politico. Proprio come il ruolo dei media: la comunicazione unilaterale e inducente al panico ha finora prevalso sui rapporti sobri e differenziati che aiuterebbero i cittadini responsabili a formare la propria immagine.

    Non ti fidi che siamo premurosi e responsabili alle nostre condizioni? In vista di un tale shock mondiale per le nostre immagini del futuro, non sarebbe necessario tutto ciò che promuove la fiducia nella vita, l’auto-responsabilizzazione e le capacità di affrontare l’incertezza e l’ignoranza? Invece, è servita la necessità che le autorità ci dicano dove andare. Chi è quindi sorpreso che le parti che sono brave in questo stiano guadagnando slancio?

    Ti chiamiamo:

    Forniscici dati e fatti che consentano a noi cittadini di giungere a conclusioni sensate e di utilizzare il nostro buon senso.
    Niente più numeri assoluti senza valori di riferimento plausibili. Valutazioni di esperti su un’ampia gamma di opinioni diverse.
    Nessuna selezione unilaterale di informazioni che promuove il panico.
    Assumiti la nostra responsabilità di cittadini responsabili. Basta con le ordinanze e i divieti che interessano l’intera popolazione. Conta su di noi! Ci vediamo in grado, insieme ai nostri medici, di giungere a una valutazione della nostra situazione di rischio personale e di agire di conseguenza.
    Dì addio al pensiero della vaccinazione forzata. In questo modo non combatte il male alla radice, ma mira al sintomo. Non partecipiamo.
    Dimentica il pensiero unidimensionale e fissa un vaccino. Richiedere cicli di consultazione interdisciplinare che abbiano una visione sistemica completa delle condizioni di vita sane e che causano malattie e che possano quindi giungere a strategie d’azione equilibrate e misurate. Includere i cittadini in questo e rendere trasparenti queste deliberazioni.
    Si prega di prendersi cura di mantenere e promuovere la resilienza, nonché i farmaci e i vaccini.
    Conta su di noi quando si tratta del futuro dopo la crisi. Non vogliamo un ritorno 1: 1 alla vecchia normalità.

    Chiediamo a te ea tutti i concittadini:

    Impariamo da questa crisi. Usiamo l’attuale allontanamento dalle routine della vita familiare per riflettere su ciò che è essenziale per una buona vita. Riallineamo il futuro, verso una cultura del legame con le persone e con la natura, verso il mondo migliore che sogniamo.

    Questo sarebbe l’apprezzamento più sostenuto degli incommensurabili sacrifici che le persone in tutto il mondo stanno facendo in questi giorni.

    Autori e firmatari iniziali di questa dichiarazione:

    Dott. MarieLuise Stiefel, scienziato sociale (69)
    Adda Klaiber, infermiera (72)
    Wilhelm Zimmermann, macellaio (71)
    Irene Harberding, terapista respiratorio (77)
    Erdmute Gonne, Psicoterapeuta (76)
    Peter Hönigschmid, architetto (78)
    Maria Keil, designer (76)
    Thomas Waldhubel, psicologo (70)
    Agnes Schuster, assistente sociale (66)
    Sabine Kahlfuhs, ingegnere civile (66)
    Claus Reimers, pedagogo qualificato (67)
    Evelyne Wagner, assistente sociale (71)
    Ilselore Lehr, arteterapeuta (65)
    Ingrid Sikora, infermiera (70)
    Eika Bindgen, medico alternativo (64)
    Rolf Bronner, artigiano (80)
    Bernd Keuten, maestro meccanico (70)
    Klaus Röhrig, idraulico (67)

    Petizione chiusa

    Questa petizione aveva 34.894 sostenitori

    • roberto scrive:

      Ha ragione Z, lo stanzone è l’unica soluzione

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        In sostanza degli aspiranti suicidi olistici decidono che i miei familiari devono morire perché la loro vita non è degna di essere vissuta. Mi fanno vomitare.

    • PinoMamet scrive:

      “Non vogliamo un ritorno 1: 1 alla vecchia normalità.”

      Ho letto tutta la pappardella, e arrivato a questo punto ho definitivamente capito che sono dei vecchi sciroccati.

      Io voglio il ritorno alla normalità.
      Caspita, perché non dovrei volerlo?? Cosa ci sforziamo a fare (“stiamo uniti! ce la faremo!”) se poi devo finire in un mondo diverso, che non ho scelto e che mi fa cagare?

      Ho paura che questi olistici vogliano imporci il loro stile di vita del cazzo, tanto una volta morti loro che gli frega??

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Pino Mamet

        “Io voglio il ritorno alla normalità.”

        Scusa, cosa sarebbe la “normalità”?

        A Firenze ad esempio, le statistiche ci dicono che economicamente siamo ai livelli del 1997.

        Secondo te, il 2019 è la normalità, il 1997 sarebbe l’orrore puro?

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Penso la possibilità di uscire di casa e passare un sabato sera in compagnia…

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Perché del funzionamento del sistema economico dubito che gliene freghi davvero troppo a qualcuno: è la classica cosa che basta che ci dia il nostro e pure se si devono sgozzare persone al dio Sole ci sta bene (e infatti esistevano culture in cui funzionava proprio così).

          • PinoMamet scrive:

            “Penso la possibilità di uscire di casa e passare un sabato sera in compagnia…”

            Esattamente.

            Poi che qualcuno si impoverisca e qualcuno si arricchisca, beh, è il capitalismo, mica una novità.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per MT

            “Penso la possibilità di uscire di casa e passare un sabato sera in compagnia…”

            Beh, questo c’era pure nel villaggio di Asterix.

            Anche quando c’era la peste.

            La tua richiesta, la rivolgi al Covid, al governo, all’economia, a chi?

            • PinoMamet scrive:

              Ehm, è la mia richiesta, Mauricius non ha espresso la sua. Per quanto ne so, potrebbe pensarla all’opposto di me.

              E facciamo che invece sono i simpatici vecchietti aspiranti olistici a dover giustificare e specificare la loro richiesta di non tornare alla vita normale? 😉

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Se io spero che domani non piova a chi sto rivolgendo la mia richiesta?

        • roberto scrive:

          Miguel

          “ Scusa, cosa sarebbe la “normalità”?

          Della mia ne ho già parlato abbastanza

          Aggiungo che questo nella normalità è il fantastico periodo delle cene di fine anno, dei pranzi al mercatino di Natale e di pensare a vedere la mia famiglia

          Era normale iniziare le discussioni sul menù della vigilia, di Natale e santo Stefano ed organizzare il programma delle visite

          Era nomale il 6 dicembre fare una serata con amici con figli piccoli e travestirmi da San Nicola con un sacco pieno di regali (un giorno vi racconterò questa storia)

          Era normale presentarmi all’ultimo allenamento con barba bianca e cappello da babbo natale e cantare a squarciagola “tu scendi dalle stelle” durante una partita

          E pure l’ultimo giorno di lavoro con una cravatta con gli elfi….

          Alla faccia di conte non sono sobrio come forse vi immaginate un sobrio eurocrate, non lo sarò mai

          • Peucezio scrive:

            Ecco, Roberto,
            avete convenuto con me sulla messa al bando della parola “inclusivo” (e derivati).

            In un secondo rigurgito di spirito orwelliano neolinguale propongo il bando della parola “sobrio” e dei derivati: “sobrietà”, “sobriamente”, ecc.

            • PinoMamet scrive:

              Il culto della sobrietà ha rovinato l’Italia!

              Gli italiani, anziché interpretarlo nel senso di mettersi una bella giacca di sartoria napoletana, o perchenò milanese, anziché orribili jeans del supermercato e giacconi di plastica, l’hanno interpretato nel senso di essere seriosi, non ridere mai e parlare solo di cose pesanti.

              Secondo loro questa è Sobrietà, Austerità, senso di Responsabilità, tutte quelle robe tristi e grigie che cominciano per la maiuscola e finiscono con la -à.
              Ce lo chiede l’Europa!

              Per me la sobrietà è il recente scomparso Beppe Modenese, invece.
              Uno dei grandi nomi della moda italiana, uomo di grande stile secondo me, altro che Marzotto o Lapo Elkann!

              (PS lo conoscevo da ben prima della morte- come personaggio si intende).

            • roberto scrive:

              Sia bandito ogni richiamo alla sobrietà!

        • roberto scrive:

          “ Secondo te, il 2019 è la normalità, il 1997 sarebbe l’orrore puro”

          Sai che ti dico?
          Più o meno nel 1997 la mia normalità assomigliava molto a quella del 2019

          Molti meno soldi in tasca, niente moglie e figli, ma per il resto più o meno…

          • PinoMamet scrive:

            Fammi pensare… nel ’97 stavo facendo l’università… sì, non c’è male, ma allora torniamo al ’90, quando facevo il Liceo, quello sì è stato un bel periodo! 😀

            Per il resto, la vedo esattamente come te.

      • paniscus scrive:

        “Caspita, perché non dovrei volerlo?? Cosa ci sforziamo a fare (“stiamo uniti! ce la faremo!”) se poi devo finire in un mondo diverso, che non ho scelto e che mi fa cagare?”
        —————–

        Ma perché, il mondo “di prima” l’avevi scelto?

        • PinoMamet scrive:

          Sì, abbastanza.

        • roberto scrive:

          Il mondo di prima sicuramente no, sennò sarebbe stato molto più bello, allegro, ordinato e felice

          La mia vita di prima in larga parte si

        • Peucezio scrive:

          Lisa,
          questo è come dire chiedere a un tizio che aveva la sua vita normale, magari imperfetta come tutti, ma con una famiglia, un lavoro, degli amici, ecc. e che di colpo contrae una malattia grave e disabilitante o viene rapito o finisce in carcere per un errore giudiziario o gli muore un figlio di incidente stradale se la sua vita di prima l’aveva scelta.
          Forse no o non del tutto, ma è meglio che essere ammalati, carcerati, ecc.

          Uno può essere più o meno felice, ma stai sicura che se gli do una martellata sulle palle (vabbè, tu sei donna, immaginatene una sul dito) rimpiangerà immediatamente la sua condizione di prima della martellata per diverso tempo.

          • paniscus scrive:

            Quindi il problema sta solo nel fatto che il cambiamento è brusco, nel giro di poco tempo?

            Se fossimo stati costretti ad abbandonare una situazione che prima ci piaceva, per sostituirla con una molto peggiore, ma ce l’avessero fatto fare molto lentamente e gradualmente, in base al principio della rana bollita, quello invece sarebbe stato più accettabile?

            E soprattutto, ci sarebbe stata qualche differenza sula definizione di “averlo scelto” o no?

            • Peucezio scrive:

              No, Lisa,

              il problema è la cosa in sé, non la velocità o il fatto che sia improvvisa.

              Nessuno mi può convincere che essere obbligati a stare in casa sia meglio di poter andare dove cavolo si vuole.
              Che avvenga gradualmente o meno.

          • PinoMamet scrive:

            “Quindi”

            “Quindi” di solito è usato con valore causale, ma qui il nesso causale con quanto scritto da Peucezio mi sfugge completamente.

            Comunque ognuno di noi (perlomeno noi tre: Roberto, Peucezio e io) ha scelto di avere una vita sociale indipendente, di uscire e rientrare all’ora preferita, di andare a vedere spettacoli liberamente, di frequentare ristoranti e bar senza restrizioni in base ai gusti preferiti.

            nessuno di noi tre, e quattro con Mauricius, ha mai preso gli ordini monastici né si è arruolato nella Legione Straniera e neppure, che io sappia, ha mai fatto voto di eterna fedeltà al comune di residenza.

            Non ha scelto di doversi igienizzare le mani continuamente, di andare in giro con una mascherina
            (ma lo facciamo… perché siamo molto educati 😉 😉 o perché meno siamo meno “ragionevolmente sicuri” di non essere infettivi), di dover subire un coprifuoco, di non potersi spostare tra regione e regione o tra comune e comune.

            E gradiremmo tornare alla situazione di prima.

            Non mi sembra un ragionamento eccessivamente complicato.

            Poi non voglio neanche entrare nel ragionamento di quelli che sognano un dopo-covid “ecologico”, “sostenibile” o peggio “decresciuto”…

            • Miguel Martinez scrive:

              Per PinoMamet

              “Comunque ognuno di noi (perlomeno noi tre: Roberto, Peucezio e io) ha scelto di avere una vita sociale indipendente, di uscire e rientrare all’ora preferita, di andare a vedere spettacoli liberamente, di frequentare ristoranti e bar senza restrizioni in base ai gusti preferiti.”

              Bene, allora ribellatevi.

              Fate come hanno fatto in piccolo a Firenze, in grande a Berlino.

              Non condivido tutto della vostra rivolta, ma vi sosterrò quando vi arresteranno.

            • PinoMamet scrive:

              Io non ho motivo per ribellarmi adesso.
              Se lo avessi lo avrei fatto, e con te, Roberto, Peucezio e Mauricius avrei anche preso il potere.

              Mi ribellò all’idea che qualcuno voglia rendere in qualche misura permanente questo stato che è e deve restare provvisorio ed emergenziale.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Pino Mamet

                “Io non ho motivo per ribellarmi adesso.”

                “Areggèteme che se no je meno!”

              • Miguel Martinez scrive:

                Sempre per Pino Mamet

                “Per Pino Mamet

                “Io non ho motivo per ribellarmi adesso.”

                “Areggèteme che se no je meno!”

                E mo’ che nun te reggo, te tiri indietro?

              • roberto scrive:

                No Miguel è semplicemente che sono sacrifici che mi (ci?) sembrano più o meno utili

                Certo farei alcune cose un po’ diverse, ma la sostanza non cambierebbe molto

                Inoltre certo, posso benissimo fottermene di questa o quella regola (e ogni tanto l’ho fatto e continuo a farlo), ma non posso andare ad un pub a sentirmi un concerto….

                E anche stavolta non capisco bene la polemica

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “E anche stavolta non capisco bene la polemica”

                E allora goditi il lockdown 🙂

                A te piace perché ti dicono che il capo dice che bisogna fare così, a me piace perché posso guardare il cielo in silenzio la notte e non ci sono i cocainomani che mi pisciano sulle scale, perché anche loro accettano quello che dice il capo.

              • PinoMamet scrive:

                Miguel mi ha confuso con i calcianti.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Miguel mi ha confuso con i calcianti.”

                Assolutamente no.

                Uno, perché i calcianti parlano fiorentino e non romano.

                Due, perché menano senza chiedere a nessuno di reggerli.

              • roberto scrive:

                Miguel

                “ A te piace perché ti dicono che il capo dice che bisogna fare così,”

                Miguel! Posa la bottiglia, non è una soluzione!

                Rileggi quello che ho scritto io e quello che scrivi tu. Dove ho detto “mi piace”?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Rileggi quello che ho scritto io e quello che scrivi tu. Dove ho detto “mi piace”?”

                Giusto.

                Non hai nemmeno detto che ti piace.

                Hai detto che non ti piace, ma il capo ha sempre ragione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Almeno a me, un pochinino mi piace.

              • roberto scrive:

                Quella del capo l’hai inventata ma sarei curioso di sapere da dove l’hai presa. Cioè quali parole (che mi sembravano abbastanza chiare) hai frainteso

                Oppure siamo alle solite che commenti quello che pensi che gli altri dicono?

                Sul serio, veramente non ti capisco

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Quella del capo l’hai inventata ma sarei curioso di sapere da dove l’hai presa. Cioè quali parole (che mi sembravano abbastanza chiare) hai frainteso”

                Non capisco.

                Uno, tu ti lamenti tantissimo delle restrizioni che ti hanno imposto.

                “Ti hanno imposto” implica che ci sia qualcuno che te le abbia imposte, che io chiamo per brevità “Il Capo”, poi chi sia concretamente importa poco.

                Poi dici che sono imposizioni ragionevoli (le imposizioni “sembrano più o meno utili… Certo farei alcune cose un po’ diverse, ma la sostanza non cambierebbe molto.”)

                Quindi il Capo ha ragione.

                E allora non ho capito di cosa ti lamenti.

                O scendi in piazza, come hanno fatto a Berlino o a Firenze, o dici, “son contento cosi”.

              • PinoMamet scrive:

                “Due, perché menano senza chiedere a nessuno di reggerli.”

                Io non ho chiesto nessuno di reggermi, non ho paura dei calcianti anche tutti insieme, non ho aura certamente di TE e ho due parenti stretti in carcere per omicidio.

                Mandameli, i calcianti, porca puttana!

                Ti mando l’indirizzo per sms.

              • PinoMamet scrive:

                Inviato.

              • PinoMamet scrive:

                “Ean eiste pente feugete, ean eiste deka elàte…”

                ce l’avevo scritto sulla lama di un mio coltello.
                Credo di averl oregalato, ma ne ho altri.

                L’ultima volta che qualcuno mi ha minacciato- ed era il rappresentante di una troupe comprensiva di elettricisti e camionisti e ispettore di produzione sedicente ex pugile- gli ho detto esattamente questo:
                “Bene, quanti siete?”

                Nessuno si è fatto avanti.

                Ripeto, mandameli pure. Hai proprio sbagliato persona.

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                a ‘sto giro faccio fatica a seguirti.

                C’è l’atteggiamento di Roberto che è più o meno questo:
                1) in una situazione del genere, se lasciamo correre il virus, c’è una strage (per i morti di virus e per quelli che non possiamo curare di altre malattie perché siamo monopolizzati dal virus), quindi, per evitare un danno più grande, siamo costretti a subire restrizioni che ci rendono la vita una merda; speriamo che passi prima possibile. Come dire: se ho la febbre a 39 meglio se non esco di casa, ma non sono felice di uscire di casa e nemmeno così irresponsabile da uscire con 39 di febbre, quindi spero mi passi quanto prima.

                Poi c’è l’atteggiamento mio (Pino forse sta un po’ a metà, lo dirà lui), che dico
                2) abbiamo un governo di merda (e così in tutto l’Occidente con poche eccezioni), che, non sapendo fronteggiare il virus, ci chiude tutti in casa violando dei diritti fondamentali.
                Ma se esco di casa e me ne fotto mi fanno una multa di 400 euro, quindi, siccome non sono miliardario né irresponsabile, scelgo il male minore, per quanto sgradevole sia.
                Se invece mi ribello da solo (non insieme almeno a qualche milione di persone; e se ci fosse davvero la spinta collettiva, se la gente davvero fosse insofferente e agguerrita, la rivolta scoppierebbe: è così nella storia) mi arrestano soltanto, così non posso nemmeno uscire nel mio quartiere e nemmeno quando sarà tolto il confinamento causa covid.
                Quind, come nelle migliori dittature, non essendoci nemmeno un gruppo di partigiani organizzati, non sapendo comunque sparare, né confezionare bombe al tritolo, subisco sperando che l’incubo finisca presto e denunciando con chi capita la vergogna di un Occidente terzomondizzato, incapace di contenere un’epidemia cone fanno in Corea.

                Per una serie di motivi
                (vivi in un quartiere bellissimo, non hai determinate esigenze e oltretutto la chiusura dei locali e il mancato afflusso turistico ti hanno liberato di un incubo: il turismo porta soldi ma a costi enormi, deturpando i luoghi, la loro autenticità, la loro vivibilità e piacevolezza) tolleri la chiusura molto meglio di noi e addirittura, sotto certi aspetti, vivi perfino meglio di prima. Niente da dire.
                Ma la nostra è una situazione completamente diversa.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “tolleri la chiusura molto meglio di noi e addirittura, sotto certi aspetti, vivi perfino meglio di prima. Niente da dire.
                Ma la nostra è una situazione completamente diversa.”

                Certo, qui vi seguo.

                Dove però non seguo è l’atteggiamento (non lo attribuisco a una persona specifica) di chi dice:

                1) “Esiste oggettivamente il problema Covid” (e fin qui sono abbastanza d’accordo)

                2) “E’ un problema così immenso, così tremendamente più grande di qualunque altro, che merita misure che nessuno che abbia meno di novant’anni ha mai visto”

                3) “Quando queste misure [criticabili nel dettaglio, ma incontestabili nella sostanza] faranno il miracolo, il mondo sarà esattamente come prima”.

                No, perché:

                1) l’essenza del capitalismo è la “distruzione creativa”, non esiste la “normalità” a cui ritornare

                2) queste misure stanno accelerando in modo incredibile la trasformazione del mondo, per cui anche se il Covid dovesse “sparire”, non tornerà per nulla la normalità.

              • Miguel Martinez scrive:

                Poniamo che arriva qualcuno è mi dice, “adesso mettiti a letto, che ti fa bene, e chiudi le tapparelle e mettiti i tappi alle orecchie”.

                E forse mi fa bene davvero, mica dico di no.

                Poi mentre dormo, arrivano le gru e lavorano tutta la notte, e trasformano l’Oltrarno in Pioltello.

                Poi la mattina torna il tizio che mi aveva messo a letto e mi dice, “buongiorno! Vedo che il riposo ti ha fatto bene! Adesso sei libero di tornare alla vita normale!”

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                ““Ti hanno imposto” implica che ci sia qualcuno che te le abbia imposte, che io chiamo per brevità “Il Capo”, poi chi sia concretamente importa poco.”

                C’è un problema collettivo il cui contenimento richiede una reazione organizzata collettiva. Ora, il Capo (il pubblico potere) l’ha fatto (bene, male, troppo, troppo poco: quello che vuoi). Ma il problema è che ha comandato il Capo? Ma grazie al cazzo! Chi avrebbe dovuto organizzare i comportamenti collettivi se non i pubblici poteri? L’associazione italiana degli amministratori di condominio? Il raduno di Pontida? Quello con la stagnola in testa?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per MT

                “C’è un problema collettivo il cui contenimento richiede una reazione organizzata collettiva.”

                Certo.

                Poi è politica:

                1) la scelta di cosa ritenere sia un “problema collettivo” e cosa non lo sia.

                2) la forma che si dà alla reazione, che necessariamente cambia la società e apporta grandi danni ad alcuni e grandi benefici ad altri.

              • roberto scrive:

                Miguel

                “ E allora non ho capito di cosa ti lamenti.”

                Ultima volta perché ho un po’ l’impressione che mi prendi in giro

                Mi lamento di mille cose che mi mancano (e delle quali a te probabilmente e giustamente non frega nulla: evidentemente hai i tuoi affetti a portata di mano, e sei contento di stare a casa con un libro, ma non è così per me)

                Mi lamento del fatto che ho paura che le cose non torneranno come prima (e sarà così: il giorno dopo la fine del lockdown non so se andrò a sentire un concerto con gli amici, la società che gestisce le due sale concerto locali sta fallendo dopo un anno di inattività….)

                Ciò detto, il fatto che ci sia un cacchio di virus pericoloso in giro mi sembra abbastanza evidente. Proprio stasera ho sentito un amico, se l’è beccato, è stato maluccio una settimana ma sono tre settimane che non riesce a camminare più di cento metri senza doversi sedere a rifiatare…cinquantenne che a marzo doveva correre la sua terza maratona del 2020….

                non so da voi come va, ma a prescindere da numero di positivi che lascia il tempo che trova, qui ieri la metà di tutti i posti di rianimazione di tutto il paese era occupata dai pazienti covid, che occupano il 15% dei posti letto negli ospedali. 15% per una sola malattia, non ti sembra un filo preoccupante?

                Ecco perché a prescindere da quello che dice o no il “capo” mi pare che ci sia un problema veramente serio

                Non ne sono felice, me ne lamento, ma contro chi dovrei protestare? il buon dio che fa male le cose?

              • roberto scrive:

                Miguel

                “ 3) “Quando queste misure [criticabili nel dettaglio, ma incontestabili nella sostanza] faranno il miracolo, il mondo sarà esattamente come prima”

                Io te lo dico in amicizia per la 100sima volta

                Se io scrivo “oggi piove e fa freddo” e ti commenti dicendo “roberto non si rende conto che il problema del riscaldamento globale è serio e confonde una semplice osservazione meteorologica con un’analisi più approfondita” le discussioni sono sempre e immancabilmente destinate a incartarsi nell’incomprensione reciproca. Tu non capisci cosa io sto dicendo perché commenti la tua idea, io non capisco cosa stai dicendo perché non sono nella tua testa e mi sono limitato a dire che oggi piove e fa freddo

                Per ritornare al punto, io non credo che tutto tornerà come prima (già temo che con il telelavoro si sia creato un buco in una diga e che ci crollerà tutto addosso), non credo nei miracoli

                Mi sono limitato a dire più volte che *spero* che la mia vita ritorni al più presto come prima perché dei supposti vantaggi del lockdown (assenza di aerei e volpi nel giardino) non mi frega assolutamente nulla

                Ma realisticamente, e ho già espresso il concetto facendoti notare che intorno a noi ci sarà un cumulo di macerie a forza di chiusure e fallimenti, non sarà come prima

                Poi se questo punto è finalmente chiaro, se ti interessa, posso dirti cosa *temo* che cambierà, cosa *penso* che non cambierà, cosa *vorrei non cambiasse*, cosa vorrei *tornasse come prima*

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “Tu non capisci cosa io sto dicendo perché commenti la tua idea, io non capisco cosa stai dicendo perché non sono nella tua testa e mi sono limitato a dire che oggi piove e fa freddo”

                Verissimo, succede proprio così.

                Aggiungi però che magari il post da cui si parte era sul cambiamento climatico globale, per citare il tuo esempio, e io magari ho la testa ancora lì quando tu inizi (legittimamente) a parlare del fatto che fuori piove.

          • PinoMamet scrive:

            E i cervi stavolta faranno bene a starsene lontani dai marroni perché al primo che vedo gli sparo, eccheccazzo!

            la natura stia far la natura fuori dalle palle.

            Poi me lo mangio con Roberto.

          • roberto scrive:

            Lisa

            « Quindi il problema sta solo nel fatto che il cambiamento è brusco, nel giro di poco tempo »

            Il problema sta nel fatto che prima facevo una vita più o meno piacevole, tra alti e bassi, e che mi ero più o meno scelto (non tutto ovviamente, ma più o meno)

            Adesso ho una vita in cui il piacevole è stato praticamente eliminato e mi vengono in continuazione imposte delle cose (dal fatto che uno sconosciuto mi misura la febbre mille volte al giorno, al fatto che mi dicono quante persone vedere, a che ora tornare a casa eccetera)

            Non ho scelto nulla, ma proprio nulla di tutto ciò, a differenza di prima in cui appunto sceglievo come campare

            Poi per carità capisco tutto, ma ripeto, non l’ho scelto, non lo faccio volentieri, non mi piace e non vedo l’ora che tutto sia finito

  11. supervice scrive:

    Mi pare uno dei meglio post, Miguel, che hai scritto per esprimere quello che io credo che tu pensi: bella cadenza, parecchio noir. Bravo.

  12. Moi scrive:

    DPCM del 3 Dicembre

    Nuovo Dpcm, le regole sotto il Natale: no alle vacanze sulla neve e tutti i limiti agli spostamenti

    continua su: https://www.fanpage.it/politica/nuovo-dpcm-le-regole-sotto-il-natale-no-alle-vacanze-sulla-neve-e-tutti-i-limiti-agli-spostamenti/

  13. Miguel Martinez scrive:

    Droga, rock & roll, come sempre la bandiera della Destra:

    Source : https://www.nove.firenze.it/discoteche-causa-collettiva-per-chiedere-al-governo-i-danni.htm

    Discoteche, causa collettiva per chiedere al governo i danni
    Covid, a Firenze un locale su 3 rischia di non riaprire. Stella e Giannelli (FI): “Servono certezze e fondi”

    Firenze, 23 novembre 2020 – Sono chiuse da febbraio scorso, e per loro non c’è ancora una data certa per la riapertura. Sono 35 le discoteche fiorentine, riunite nel Silb Firenze, che non vedono la luce. Non tutte sopravviveranno alla crisi: il 30% è a rischio chiusura. Così i 35 locali da ballo hanno aderito alla causa collettiva e si uniranno a quelli di tutto il settore del divertimento per chiedere al governo i danni. Dal 13 giugno, data in cui la Regione ha autorizzato l’apertura dei locali, solo il 10% delle discoteche ha ripreso l’attività. “Una situazione insostenibile, che conta decine e decine di locali del settore in tutta la Toscana, migliaia di famiglie inclusi i dipendenti e l’intero indotto, che rischiano il tracollo economico. I numeri parlano chiaro: solo a Firenze le discoteche danno lavoro direttamente a 1.500 famiglie che diventano 6mila con l’indotto”. Lo affermano Marco Stella, Presidente Gruppo Forza Italia al Consiglio Regionale della Toscana, e Giampaolo Giannelli, Vice Coordinatore Provinciale Forza Italia Firenze.

    “In questa drammatica situazione il Silb, oltre a partecipare alla causa collettiva, aderirà quindi allo sciopero fiscale promosso da Confcommercio Toscana. Perché tutto questo? Perché – precisano Stella e Giannelli – a questi locali è stato tolto il diritto a lavorare, ma sono stati obbligati a pagare le tasse. I gestori dei locali sono stati costretti a norme stringenti, in tema di sicurezza, distanziamento, sanificazione. Investimenti importanti, col solo risultato di restare chiusi e di dover pagare le tasse; una situazione intollerabile. Siamo quindi solidali con le migliaia di famiglie che operano nel settore, che non sanno quale sarà il loro futuro, che non hanno introiti, risorse, certezze. Persone che si sono trovate senza lavoro da un momento all’altro e che non sanno se, e quando, potranno ricominciare”, concludono i due esponenti di Forza Italia.

    • Simone B. scrive:

      Si potrebbe evitare di accostare il rock alle discoteche?

      Sono antitetici o quasi. Il rock o meglio il metal non ha mai trovato spazio io quei luoghi. Solo il Cencio’s a Prato e il Backdoors di Poggio a Caiano (30 anni fa però ) proponevano serate rock.

  14. KARL scrive:

    Pienamente d’accordo con l’analogia tra “guerre” di oggi e di ieri, in merito al funzionamento della propaganda, è sotto gli occhi di tutti. Diverso è il meccanismo che stà alla base : le guerre di ieri erano, a prescindere dalle motivazioni ideologiche, guerre di “espansione”, che fosse del Reich millenario, i famosi spazi vitali a oriente, delle colonie britanniche, della Big Stick Diplomacy americana, era tutto improntato in un’ottica di crescita, il famoso skill/handicap del genere umano. Questa attuale è invece una guerra di contrazione, di smobilitazione, scientemente concepita per questo. In questo sono d’accordo con l’analisi di Orlov https://comedonchisciotte.org/nefasti-obiettivi/ . Il vero scopo è quello di abituare la stragrande maggioranza di noi a vivere con meno di tutto. Come la gretina prima.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Karl

      “Questa attuale è invece una guerra di contrazione, di smobilitazione”

      Idea interessante, ci devo riflettere.

      Mi leggo con attenzione Orlov.

    • roberto scrive:

      Io noto però che fino a ieri “quelli lì”, “il grande capitale”, et similia, facevano di tutto per produrre e venderci tonnellate di cose inutili ed erano deprecati per questo

      Adesso hanno cambiato idea?

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “Io noto però che fino a ieri “quelli lì”, “il grande capitale”, et similia, facevano di tutto per produrre e venderci tonnellate di cose inutili ed erano deprecati per questo

        Adesso hanno cambiato idea?”

        Non dico di essere necessariamente d’accordo con Orlov: la prendo più che altro come un’intuizione stimolante, che aiuta anche a cambiare percorsi mentali.

        Io sono d’accordo con roberto sulle tonnellate di cose inutili.

        Però riflettiamo ipoteticamente.

        Pensiamo non tanto a una fabbrica che produce qualcosa, e che deve quindi agire come dici tu.

        Pensiamo piuttosto ai giganti come la Blackstone, che non producono, ma investono.

        Hanno un gran numero di esperti che lavorano per capire come funziona il mondo, proprio per permettere di guadagnare.

        Ora, cosa si fa quando la base energetica è in espansione?

        Il futuro sta ovviamente nell’investire in fabbriche che producono e vendono tonnellate di cose inutili.

        Ma cosa devi fare quando invece la base energetica stessa inizia a contrarsi?

        Questa è la domanda che pone Orlov, immaginandosi un po’ romanzescamente la risposta.

  15. Simone B. scrive:

    Qualche giorno fa Miguel ha fatto sapere che i commercianti fiorentini sarebbe pronti a fare lo sciopero fiscale.

    Nonostante le due associazioni di categoria siano state timidissime nel proporsi ed ancor meno a far seguir fatti alla minaccia la CGIL ha risposto e nella risposta si capisce bene che sono terrorizzati dall’eventuale prova di forza e di fatto chiedono al padronato di continuare a pagare le tasse anche in mancanza di introiti.

    Tratto dal giornalino del paese:

    https://www.gazzettinodelchianti.it/emergenza-covid/sciopero-fiscale-confcommercio-la-filcams-cgil-firenze-si-rompe-il-patto-di-convivenza-civile/

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Simone B.

    Molto interessante la replica della CGIL.

    La riporto per intero, poi commento:

    Source : https://www.gazzettinodelchianti.it/emergenza-covid/sciopero-fiscale-confcommercio-la-filcams-cgil-firenze-si-rompe-il-patto-di-convivenza-civile/
    Sciopero fiscale Confcommercio, la Filcams Cgil Firenze: “Si rompe il patto di convivenza civile”

    “Allora i lavoratori, che anche loro pagano le tasse, dovrebbero evocare la rivoluzione? Basta gare a chi la spara più grossa, servono criteri selettivi per gli aiuti pubblici alle imprese”
    Redazione
    23 Novembre 2020
    Massimiliano Bianchi, segretario generale di Filcams Cgil Firenze

    FIRENZE – E’ una presa di posizione durissima quella firmata dalla Filcams Cgil di Firenze (e dal suo segretario generale Massimiliano Bianchi) a proposito dello sciopero fiscale annunciato da Confcommercio in Toscana.

    “Non possiamo che essere preoccupati – esordisce Bianchi – di quella che è senza dubbio la più grave crisi economica attraversata dal Paese dal dopoguerra ad oggi, e che vede alcuni settori fondamentali come il commercio, il turismo ed i servizi oggettivamente esposti più di altri a difficoltà crescenti se non a veri e propri drammi”.

    “Del resto – rimarca – legate alle sorti delle imprese di questi comparti ci sono ovviamente quelle dei lavoratori che rappresentiamo. Del disagio dunque non solo nutriamo profondo rispetto, ma non ci tiriamo certo indietro per tentare di comprenderlo in ogni sua possibile ragione, così come in ognuna delle sue diverse manifestazioni”.

    Poi, l’affondo: “Dobbiamo confessare di essere rimasti tuttavia stupefatti per l’iniziativa di sciopero fiscale che Confcommercio Toscana ha annunciato in questi giorni. Parlare di sciopero fiscale significa infatti, secondo noi, rompere il patto costitutivo della convivenza civile e, letteralmente, far saltare in aria l’erogazione di ogni servizio pubblico: dall’illuminazione delle nostre strade all’educazione dei nostri figli a scuola al mantenimento dei presidi sanitari e della nostra salute”.

    “Se i lavoratori dipendenti del commercio – riprende – del turismo e dei servizi (e, ovviamente, non solo loro ma tutti i lavoratori dipendenti) dovessero anch’essi esternare tutto il loro disappunto per dover continuare a pagare le tasse in tempo di crisi, peraltro anche in regime di cassa integrazione, saremmo qui ad evocare davvero la rivoluzione, con tanto di riferimenti storici, visto il noto apporto, nient’affatto trascurabile, di questi contribuenti alla fiscalità generale”.

    “Ma i problemi non si affrontano così – dice Bianchi – facendo a gara a chi la spara più grossa, semmai sviluppando la politica con la “P” maiuscola che si pratica con la determinazione delle idee, di ogni idea, fermo rimanendo il patto costitutivo della convivenza civile sopra richiamato”.

    “Peraltro – dice ancora concludendo – a proposito di idee, noi rimaniamo fermamente contrari alla distribuzione a pioggia dei finanziamenti pubblici alle imprese, convinti come siamo che gli aiuti che lo Stato eroga come prestatore di ultima istanza non possono invece che essere ispirati a criteri selettivi, alla tutela e alla qualità del lavoro, ed orientati a politiche economiche e di sviluppo finalmente sostenibili”.

    • Miguel Martinez scrive:

      Commenti alla presa di posizione della CGIL:

      1) chi sopravviverà? Le piccole imprese di ogni sorta, o i dipendenti garantiti? Non possono sopravvivere tutti e due… Però la sopravvivenza dei dipendenti garantiti (statali, in cassa integrazione, ecc) dipende dal pagamento delle tasse. Che in gran parte sono a carico delle piccole imprese (non so in che percentuale).

      2) La CGIL coglie i rischi del Helicopter Money, dei soldi regalati a pioggia alle imprese.

      3) La CGIL ha zero idea di cosa fare, infatti propone di sviuppare “la politica con la “P” maiuscola che si pratica con la determinazione delle idee, di ogni idea, fermo rimanendo il patto costitutivo della convivenza civile sopra richiamato”.

      • Miguel Martinez scrive:

        Interessante poi come in Italia, accanto a piccoli imprenditori e lavoratori fissi, manca la terza categoria, fondamentale adesso negli Stati Uniti: l’equivalente dei neri, una lumpenclasse utilizzabile contro entrambi.

        • KARL scrive:

          Per Miguel : ” l’equivalente dei neri, una lumpenclasse utilizzabile contro entrambi ”
          Hanno anche una larga fetta di bianchi poveri, i cosidetti ” white trash “, non ho mai capito in che cosa differiscano dai neri in quanto ad opportunità di vita.
          Già il fatto che sia considerato normale chiamare milioni di persone “spazzatura” senza che nessun sacerdote del politicamente corretto se ne scandalizzi mi sembra strano. Per tutte le altre minoranze si grida allo scandalo per molto meno.

          • Moi scrive:

            @ KARL

            Ci sono vantaggi e svantaggi, ad essere White Trash in USA :

            Niente “Affirmative Actions” , Stigma Esclusivo (!) di ogni Male Storico tipo Razzismo, Omofobia, Misoginia, Patriarcato, Colonialismo, Schiavismo …

            Però, almeno, SE “trovi da ridire” con la Polizia … prima di pestarti e/o spararti ci pensano su un po’ di più !

      • Z. scrive:

        1) “Però la sopravvivenza dei dipendenti garantiti (statali, in cassa integrazione, ecc) dipende dal pagamento delle tasse. Che in gran parte sono a carico delle piccole imprese (non so in che percentuale).”

        La cassa integrazione credo abbia meccanismi di finanziamento più complessi, ed eviterei di tirarla in mezzo con discorsi sommari. Limitiamoci alle tasse.

        Presumo che tu per “tasse” intenda prevalentemente le imposte. Per ragioni di semplificazione, direi di limitarci a imposte dirette e IVA.

        L’IVA è interamente a carico del consumatore, quindi non delle imprese (piccole o grandi che siano).

        Restano le II.DD. Da dove hai tratto il dato – profondamente controintuitivo – secondo cui esse sarebbero “in gran parte a carico delle piccole imprese”?

        3) “La CGIL ha zero idea di cosa fare”.

        La CGIL deve occuparsi di tutelare i lavoratori dipendenti, a partire dagli iscritti e dai simpatizzanti. Il resto ritengo esorbiti dal suo ministero.

        • Z. scrive:

          (e i pensionati, se non altro perché compongono buona parte dei suoi iscritti)

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Zeta

            “(e i pensionati, se non altro perché compongono buona parte dei suoi iscritti)”

            Comunque non ci siamo mai soffermati qui a riflettere fino in fondo sull’intreccio lavoro-tasse-spese pubblica-debito, per cercare di arrivare a capire cosa sta succedendo.

            • Z. scrive:

              Prima di fare troppi intrecci, io valuterei di approfondire un aspetto alla volta.

              Altrimenti secondo me si finisce per non capire niente né di lavoro, né di tasse, né di spesa pubblica né di debito. Come in certi talk-show TV, dove si butta tutto dentro un unico calderone affabulatorio.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Zeta

          “La CGIL deve occuparsi di tutelare i lavoratori dipendenti, a partire dagli iscritti e dai simpatizzanti. ”

          E infatti, li deve tutelare dai piccoli imprenditori in questo caso.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Zeta

          “Restano le II.DD. Da dove hai tratto il dato – profondamente controintuitivo – secondo cui esse sarebbero “in gran parte a carico delle piccole imprese”?”

          Intanto, mi sembra il senso del discorso del tizio della CGIL: se le piccole imprese smettono di pagare, il carico cadrà tutto sui lavoratori dipendenti (e infatti lo sciopero fiscale prevede che gli imprenditori continuino a pagare le trattenute).

          Bisognerebbe vedere la ripartizione del carico fiscale, sia teorico che reale, tra autonomi e dipendenti, in rapporto ai numeri relativi.

          Perché trovi controintuitivo che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente?

          L’IVA non è esattamente “interamente” a carico del consumatore, visto che l’imprenditore deve anticiparla, infatti in momenti di crisi è un problema non da poco.

          • Z. scrive:

            Miguel,

            — Bisognerebbe vedere la ripartizione del carico fiscale, sia teorico che reale, tra autonomi e dipendenti, in rapporto ai numeri relativi. —

            Immagino che dentro la categoria “autonomi” tu comprenda sia imprenditori sia lavoratori autonomi propriamente detti (come te). Occhio a non confondere le due categorie.

            — Bisognerebbe vedere la ripartizione del carico fiscale, sia teorico che reale, tra autonomi e dipendenti, in rapporto ai numeri relativi. —

            Non ho compreso cosa tu intenda per “teorico” e per “reale”. Detto questo, da dove deriva la tua convinzione che le tasse siano in gran parte a carico delle piccole imprese? Immagino che tu abbia elementi di riferimento per sostenere una tesi così chiara.

            — L’IVA non è esattamente “interamente” a carico del consumatore, visto che l’imprenditore deve anticiparla —

            A dire il vero, l’imprenditore cedente riversa l’IVA a debito dopo aver emesso fattura. E’ un regime favorevole all’imprenditore, che se pagato tempestivamente dispone di liquidità a costo zero sino al giorno del riversamento (trimestrale, per le imprese minori). Infatti la categoria, se ricordo bene, ha protestato contro l’espansione delle casistiche di inversione contabile.

            Naturalmente, se l’imprenditore vuole tutelarsi dal pagamento ritardato delle fatture, può optare per il regime di IVA per cassa.

            — Perché trovi controintuitivo che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente? —

            No, aspetta. Io trovo controintuitivo che le imposte siano in gran parte a carico delle piccole imprese. Di questo si parlava. Non ho detto che sia sbagliato: ho detto che mi sembra molto strano e ti ho chiesto dove l’hai letto. Può pure darsi che tu intenda qualcosa di più complesso che a me al momento sfugge.

            Sostenere che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente è proprio sbagliato.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Zeta

              “Sostenere che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente è proprio sbagliato.”

              Bene, può darsi, non è un tema che mi appassioni. Ma perché è così importante?

              Stiamo parlando del potenziale collasso del sistema fiscale italiano. Ho molto da imparare, ma era di quello che volevo parlare.

              Le domande di fondo riguardano, da che parte si tirerà la coperta. Mi sembra che la questione delle entrate, che era fondamentale fino a qualche mese, sia diventata irrilevante, e sto cercando di capire perché.

            • Z. scrive:

              Miguel, a volte faccio fatica a seguirti. Forse sono poco intelligente, ma tu non mi aiuti…

              Prima affermi – come dato di fatto – che le imposte in Italia sono “in gran parte a carico delle piccole imprese”, e non capisco da dove hai tratto questo dato.

              Poi mi chiedi perché io trovi controintuitivo che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente. Il nesso con la frase precedente mi sfugge, ma ti spiego che non è controintuitivo: è proprio errato.

              Poi mi dici che può darsi, ma che la cosa non ti appassiona e mi chiedi perché è così importante. Boh, sei tu che mi hai fatto la domanda, io ti ho solo risposto. Se me l’hai fatta, immagino che per te lo fosse!

              Quanto al “collasso del sistema fiscale italiano”, vedremo. Secondo me arriverà assieme al crollo del capitalismo, poi mi sbaglierò 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Zeta

                !”Prima affermi – come dato di fatto – che le imposte in Italia sono “in gran parte a carico delle piccole imprese”, e non capisco da dove hai tratto questo dato.”

                Uno, è un tema che mi interessa pochissimo, specie in un momento in cui avvengono cose enormi.

                “In gran parte” non è un numero, dimmi tu la percentuale esatta, sicuramente la conosci meglio di me, e sono pronto a crederti.

              • Z. scrive:

                Scusami, abbi pazienza.

                Prima enunci un dato di fatto. Quando ti chiedo dove ne sei venuto a conoscenza, mi rispondi prima con una frase che non c’entra, poi dici che non ti interessa (ma allora perché ne parli? mica è obbligatorio, e ci sono mille argomenti più interessanti!) e infine mi chiedi “dimmi la percentuale esatta”.

                Sono preoccupato, Miguel. Ho l’impressione che questa zona rossa non ti faccia bene.

                Se può consolarti, pur senza zona rossa, anch’io sto vivendo molto male la situazione presente. Molto peggio che in primavera.

                Teniamo duro, va’.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              “Non ho compreso cosa tu intenda per “teorico” e per “reale””

              A volte fatico a capire come mai ti sfuggano concetti di senso comune per qualsiasi persona anche meno istruita di te.
              Teorico vuol dire teorico, reale vuol dire reale, che c’è da intendere?

              • Z. scrive:

                Forse sono un po’ stupido, che vuoi che ti dica? Mi sfugge il senso dei due termini calati in quel contesto.

                Ma Miguel ha detto che non ritiene la cosa interessante, quindi secondo me non è necessario approfondire. In effetti ci sono molti argomenti più interessanti 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Zeta

                “Ma Miguel ha detto che non ritiene la cosa interessante”

                Mica che dico che non sia interessante in sé, è solo che avevo fatto una piccola ipotesi vaga su un comunicato della Cgil, e mi è stato chiesto da diverse parti di fornire immediatamente le prove: non le fornisco perché non ce l’ho in quanto quell’ipotesi era solo una piccola parte di un altro discorso.

                Discutetene pure, se volete!

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            “Perché trovi controintuitivo che un lavoratore autonomo, a parità di reddito, paghi più tasse di un lavoratore dipendente?”

            Davvero? E invece mi applicano le stesse aliquote bastarde degli autonomi? Aspetto che chiedo indietro un po’ di ritenute…

          • Z. scrive:

            Caso mai si potrebbe, forse, sostenere che l’IVA non è interamente a carico del consumatore nella misura in cui risulta effettivamente traslata all’indietro per alcuni e non per altri.

            Ma si tratta di analisi politico-economiche, o economico-politiche, o economiqualcosa, che esorbitano ampiamente dalle mie modeste capacità di ragionamento 🙂

        • Peucezio scrive:

          Z.,
          “L’IVA è interamente a carico del consumatore, quindi non delle imprese (piccole o grandi che siano).”

          Lo sai che questo è vero solo in teoria, perché se il bene costa di più viene acquistato di meno (e tra l’altro ci perde anche lo stato, non solo il commerciante o il produttore).

          “La CGIL deve occuparsi di tutelare i lavoratori dipendenti, a partire dagli iscritti e dai simpatizzanti. Il resto ritengo esorbiti dal suo ministero.”

          Peccato che dice la sua su tutto, quasi che l’interesse nemmeno dei suoi iscritti, ma dei suoi dirigenti coincidesse con quello complessivo nazionale (mentre a me paiono totalmente confliggenti).

          • Z. scrive:

            Peucezio,

            — Lo sai che questo è vero solo in teoria, perché se il bene costa di più viene acquistato di meno —

            Questo vale per qualsiasi prezzo comunque costituito, a prescindere che sia gravato o meno da un’imposta sui consumi. Nessuno sosterebbe, però, che il prezzo grava sul venditore e non sull’acquirente. O che le imposte sulle sigarette gravano sullo stato e non sul fumatore 🙂

            Inoltre, tu vedi la cosa dal lato consumatore, che è solo alla fine della filiera. Gran parte delle transazioni hanno per oggetto da entrambi i lati soggetti IVA, per i quali il tributo è per definizione neutrale e a carico dei quali è anche difficile individuare particolari effetti traslativi.

            — (e tra l’altro ci perde anche lo stato, non solo il commerciante o il produttore) —

            Veramente dall’IVA lo stato ci guadagna! Dove decide di non guadagnarci, il legislatore decide l’esenzione dal tributo (es., le prestazioni sanitarie).

      • Simone B. scrive:

        A me invece colpisce molto il punto in cui la CGIL da sel cattivo e al padroncino e gli ricorda che se non paga le tasse poi non ci sarà l’illuminazione pubblica, l’asfaltatura delle strade etc etc. Come se a chi non riesce a pagare l’affitto o/e le rate del mutuo interessasse qualcosa.

        Per il finanziamento della cassa integrazione: ogni mese in busta paga ritirano qualcosa per creare il fondo a cui attingere.

        Anni fa l’allora mio datore di lavoro ( a quel tempo membro del cda della Fondazione Cr Firenze) arrivò un pomeriggio in ditta e, come se nulla fosse di disse: È tanto che la pagate la cassa ed ora ve ne fate 13 settimane. E se andò. Lui a casa e noi in cassa.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          “arrivò un pomeriggio in ditta e, come se nulla fosse di disse: È tanto che la pagate la cassa ed ora ve ne fate 13 settimane”

          Bravi! E il vostro sindacalista che ha detto?

          • Simone B. scrive:

            Si limitò a trattare per noi l’anticipo della cassa.

            Quando poi l’azienda arrivò a fare dei licenziamenti ( da 66 rimanemmo in 12) il sindacalista trattó per un incentivo al licenziamento di euro 5000 a testa; fu mandato a cacare e la trattativa la facemmo da soli e i licenziati ottennero 15000 a testa. Non gli bastò tale smacco e nella successiva assemblea si disse dispiaciuto perché in 12 si erano salvati. Disse che sarebbe stato meglio chiudere così tutti avremmo preso la disoccupazione. Lo rimandammo a cacare.

            Noi ultimi 12 andammo avanti per altri 3 anni e nella successiva trattativa per la chiusura il nuovo sindacalista pensò bene di usare le ore di assemblea per fare campagna elettorale per Igroia (si era candidato con lui). Inutile dire che mandammo a cacare anche lui.

            Stranamente non ho mai ripreso la tessera della CGIL ma nemmeno di altri.

          • PinoMamet scrive:

            Non sono mai stato iscritto a sindacati;

            per il concorso mi è capitò di chiedere un parere a un sindacato, che mi consigliò (credo volutamente) la cosa sbagliata. Lo ignorai e feci bene.

            Mio fratello chiese un altro parere e lo seguì (sbagliando).

            All’epoca pensavo che i sindacati facessero solo gli interessi dei loro iscritti.

            Dall’esperienza di Simone, mi rendo conto che non fanno nemmeno quelli!

    • daouda scrive:

      esprimi il tuo giudizio su l’unica cosa corretta da farsi IN OGNI TEMPO, evadere le tasse, e non snocciolarci i cojoni sul momento giustificato.

    • Peucezio scrive:

      “Poi, l’affondo: “Dobbiamo confessare di essere rimasti tuttavia stupefatti per l’iniziativa di sciopero fiscale che Confcommercio Toscana ha annunciato in questi giorni. Parlare di sciopero fiscale significa infatti, secondo noi, rompere il patto costitutivo della convivenza civile e, letteralmente, far saltare in aria l’erogazione di ogni servizio pubblico”

      Ahahah, fantastico, non hanno nemmeno il senso del ridicolo!

  17. Moi scrive:

    Detto molto prosaicamente : mi sono rotto il cazzo anch’io delle restrizioni da Covid … penso che sia quanto di più umanamente normale per ogni soma e psiche NON sbalinati 😉 !

    • roberto scrive:

      Così mi piaci!

      Semplice e coinciso

    • PinoMamet scrive:

      Concordo con Roberto!

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Detto molto prosaicamente : mi sono rotto il cazzo anch’io delle restrizioni da Covid … penso che sia quanto di più umanamente normale per ogni soma e psiche NON sbalinati”

      però non rompi le balle a chi si ribella davvero.

      Qualcun altro, che si lamenta continuamente, poi dedica molte energie a stroncare chi si ribella davvero.

      • Z. scrive:

        Chi è che si ribella davvero? a chi ti riferisci?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Zeta

          “Chi è che si ribella davvero? a chi ti riferisci?!”

          Intanto io no.

          Ma molta gente sì.

          • Z. scrive:

            D’accordo, ma non ho capito a chi ti riferisci…

            Se è qualcosa di cui non vuoi parlare fa niente, non parliamone.

            • Miguel Martinez scrive:

              per Zeta

              “D’accordo, ma non ho capito a chi ti riferisci…”

              Ma in tutta Europa, c’é gente che si ribella, anche per strada. Persino a Firenze.

              Che abbiano ragione o torto è un altro discoso, ma esiste anche la possibilità di scegliere tra:

              1) i governi, i media, ecc., hanno ragione e io sono felice di obbedire

              2) i governi, i media, ecc. hanno torto e io li combatto e rischio magari anche l’arresto

              3) non scelgo necessariamente di farmi arrestare, ma ho una forte diffidenza verso le certezze che provengono anche da chi ha forti interessi a convincermi.

              • Peucezio scrive:

                Però solo a Napoli la cosa ha un’entità tale che li ha fatti restare in zona gialla contro ogni ragione sanitaria.
                Questo vuol dire che nel resto d’Italia si ribellano troppo pochi e con troppo poca veemenza.
                Se fossero pochi, ma comincassero a disseminare l’Italia di atti di terrorismo, verrebbero deprecati con tutta la grancassa e l’armamentario retorico del caso, cercherebbero di beccarli e alla fine, se non fossero troppi, ci riuscirebbero, ma intanto si cagherebbero un po’ sotto a istituire e mantenere le restrizioni.

                E se fossero in tantissimi, anche con forme di ribellione non violenta (scipero fiscale, milioni di gente in piazza, tutti i bar e ristoranti che aprono lo stesso in barba ai divieti) idem: alla fine lo stato dovrebbe adattarsi, tranne a voler fare una guerra civile.

                Ma quattro gatti che fanno un po’ di finto chiasso non bastano di certo.

              • PinoMamet scrive:

                Ma secondo me a Napoli li hanno lasciati gialli anche (dico anche) per non far sfigurare De Luca, che dall’inizio della questione si è prestato a fare la maschera della linea dura.
                Ricordo una sua dichiarazione piuttosto esplicita al proposito. Poi forse la cosa gli è sfuggita di mano e ci ha preso gusto…

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “alla fine lo stato dovrebbe adattarsi”

                E lì candidiamo Z al Cts perché implementi il piano Stanzone.

              • Z. scrive:

                Sono pronto a servire il mio Paese.

              • Peucezio scrive:

                Pino,
                anche probabilmente.

                Mauricius,
                sarà il primo a votarlo per l’incarico!

            • Z. scrive:

              Ah, ochèi. Non capivo se ti riferivi alle manifestazioni di piazza contro le limitazioni, alle proteste degli esercenti, agli “scioperi fiscali” o altro ancora.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Zeta

                “Ah, ochèi. Non capivo se ti riferivi alle manifestazioni di piazza contro le limitazioni, alle proteste degli esercenti, agli “scioperi fiscali” o altro ancora.”

                Un po’ tutto: la ribellione assume innumerevoli forme. Di cui la meno interessante è il mugugno 🙂

    • Z. scrive:

      Semplice, conciso, chiaro e senza maiuscole a caso.

      Moi, mi raccomando, continua così 🙂

  18. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Un altro parallelismo che sta prendendo piede, specie dopo la sconfitta di Donald Trump, è quello fra Biden e Roosevelt … cerca in Inglese ! 😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “Un altro parallelismo che sta prendendo piede, specie dopo la sconfitta di Donald Trump, è quello fra Biden e Roosevelt ”

      E immagino che sia anche azzeccato.

      La mi pora mamma mi riassunse cosi il New Deal di Roosevelt, che lei visse da giovane:

      “pagavano le persone per spazzare le foglie da una parte della strada, e poi pagavano altre per spazzarle dall’altra parte”.

      Poi per pagare entrambi, alla fine c’è voluta una guerra mondiale.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        “Poi per pagare entrambi, alla fine c’è voluta una guerra mondiale.”

        In realtà la guerra mondiale era pagare gente per produrre materiale bellico, cioè roba meno utile per il benessere generale persino dello spazzare foglie da un lato all’altro della strada.

        • Peucezio scrive:

          Speriamo che Biden, non contento neanche lui delle foglie secche, non ne prepari una terza.

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Caracciolo e Fabbri, nell’ultimo Mappa Mundi, dicevano che le relazioni con la Cina sono su un piano inclinato che inevitabilmente condurrebbe alla guerra. E che, in caso di bega politica ad oltranza interna agli USA, i decisori politici, presi dai problemi interni, potrebbero ritrovarsi alle porte di un conflitto per pura inerzia.

  19. Miguel Martinez scrive:

    “Almeno a me, un pochinino mi piace.”

    Specifico…

    Io sono drammaticamente preoccupato per il destino di tante persone che conosco, che rischiano di finire per strada. E sospetto che il motivo per cui ci hanno imposto un coprifuoco senza precedenti, non sia tanto chiaro come ce lo presentano.

    E ho una grande paura, anzi il terrore, di come le persone con potere reale – cioè le megaziende planetarie – vogliano approfittare di questa crisi. Che cambierà la storia del pianeta, non è mica solo un problemino del fatto che non possiamo andare al bar la sera.

    E’ qualcosa paragonabile alla scoperta dell’America, come conseguenze storiche…

    Però cavolo, poter sentire il fiume la notte, vedere le piante che crescono sulla strada senza venire massacrate, sapere che nei mei polmoni entrano meno frammenti di pneumatici, sapere che le volpi rialzano la testa, sapere che i voli aerei sono calati e non aumentati… come si fa a non gioirne un po?

    Poi so che ogni giorno, vengono buttati miliardi di maschere usa e getta, e già ci sto male di nuovo.

    Insomma, è una cosa estremamente ambigua.

    • Z. scrive:

      Miguel,

      — E sospetto che il motivo per cui ci hanno imposto un coprifuoco senza precedenti, non sia tanto chiaro come ce lo presentano. —

      Qual è la tua ipotesi?

    • daouda scrive:

      Beh Miguel era ambigua nel medioevo, all’età della pietra e appena dopo il paradiso terrestre della favola. Se fossi nato allora, paveteresti altre ambiguità che è un po’ da piacioni riconoscere solo ora.

    • roberto scrive:

      Miguel

      “Io sono drammaticamente preoccupato per il destino di tante persone che conosco, che rischiano di finire per strada.”
      Siamo d’accordo, lo dico più o meno da…sempre

      “ e sospetto che il motivo per cui ci hanno imposto un coprifuoco senza precedenti, non sia tanto chiaro come ce lo presentano.”

      E quale sarebbe il motivo? Dai, non puoi lanciare il sasso e nascondere la mano.
      Qual è il vero motivo del lockdown?

      “ho una grande paura, anzi il terrore, di come le persone con potere reale – cioè le megaziende planetarie – vogliano approfittare di questa crisi. Che cambierà la storia del pianeta, non è mica solo un problemino del fatto che non possiamo andare al bar la sera.”
      Si è probabile, anzi immagino che sia automatico che ogni volta che c’è un terremoto qualcuno si frega le mani pensando che ci farà su un mare di soldi

      “qualcosa paragonabile alla scoperta dell’America, come conseguenze storiche…”
      Chissà, se non Colombo prima o poi qualcuno l’America l’avrebbe scoperta…non ti seguo ma non è il punto principale

      “Però cavolo, poter sentire il fiume la notte, vedere le piante che crescono sulla strada senza venire massacrate, sapere che nei mei polmoni entrano meno frammenti di pneumatici, sapere che le volpi rialzano la testa, sapere che i voli aerei sono calati e non aumentati… come si fa a non gioirne un po?”

      Si fa se come me vivi da 17 anni in una foresta e le volpi le vedevi già prima
      Il calo dei voli mi dispiace enormemente, o più precisamente il calo dei miei voli

      “Poi so che ogni giorno, vengono buttati miliardi di maschere usa e getta, e già ci sto male di nuovo.”
      Capisco

  20. daouda scrive:

    “Il messaggio di questa campagna elettorale e’ stato “l’ultimo dei problemi di un vegano negro di new york viene prima della tua sopravvivenza in vita. Della morte per fame e stenti della tua famiglia e di tuo figlio. Perche’ sei bianco”

    E’ innegabile che Uriel sà scrivere. Ma io debbo certamente scrivere che mi stupisco che non stia succedendo niente or ora, e questo dipende proprio dal fatto che questi derelitti bianchi hanno fede nella teoria Q.
    Ora scrivo subito che qualora accaddesse, dirigere il complotto facendo credere di decomplottarlo sarebbe una strategia strabiliante, ma ad ogni modo al cascare delle illusioni la carta delle rivolte civili non mi pare arrestabile.
    Guardare la NATO

  21. Z. scrive:

    Basta covid. Anglicizziamo.

    Questa è Don’t Let Me Be Misunderstood in anglish!

    In inglese le parole di origine francese e latina sono nettamente predominanti, in numero assoluto, su quelle di origine germanica. Ma quelle di origine germanica sono decisamente di uso più comune, e un testo di un brano pop che comprenda solo queste ultime è spesso fattibile.

    GIRL, do you understand me now
    Sometimes I feel a little mad
    Well, don’t you know that no-one alive
    Can always be an ERRANDGHOST
    When things go wrong I seem to be bad
    I’m ONLY a soul whose AIMS are good
    Oh Lord, KINDLY don’t let me be misunderstood
    If I seem edgy, I want you to know
    That I never meant to take it out on you
    Life has its WORRIES and I’ve got my share
    And that’s one thing I never meant to do
    SEEING THAT I love you
    GIRL, don’t you know I’m just A MAN
    And I’ve thoughts like any other man
    And sometimes I find myself alone and RUING
    Some DOTTY thing, some DOTTY thing I’ve done
    But I’m ONLY a soul whose AIMS are good
    Oh Lord, KINDLY don’t let me be misunderstood

    Ditemi se mi è scappato niente…

  22. Peucezio scrive:

    Secondo me dietro quest’idea (che non è quella di Miguel, per carità), per cui l’uomo è l’elemento contaminante sulla Terra, quindi in fondo ben venga un virus, anzi, peccato che non ci stermina tutti, un po’ come nel film “E venne il giorno” di Shyamalan (guardate che quest’idea è molto, ma molto più diffusa di quanto non pensiate) c’è proprio una matrice gnostica; o catara se preferite.

    Perché è vero che quelli odiavano la materia, quindi la natura, ma in fondo se si ha l’ossessione della contaminazione e della purezza tutto contamina: la materia contamina il mondo, è densa, è sporca e ci vorrebbe il vuoto assoluto, ma anche l’uomo contamina (infatti il motivo per cui l’uomo dovrebbe sparire è che inquina il pianeta; che poi non si capisce cosa ce ne faremmo di un pianeta pulitissimo se non ci siamo).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Più che catara/gnostica, direi che è dualista (una roba molto più profonda nel pensiero umano). Ma dualista al contrario, nel senso che qui la natura (cioè la materia bruta) è quella positiva.

      • Peucezio scrive:

        Ma non diresti che anche catarismo e gnosticismo sono fortemente dualistici?

        “Ma dualista al contrario, nel senso che qui la natura (cioè la materia bruta) è quella positiva.”

        Sì, in effetti è un bel capovolgimento metafisico e pratico…

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Sì, lo sono. Quello che voglio dire è che secondo me pesca più da una tendenza al dualismo (che è un modo di intendere il mondo) che da due movimenti storici che erano stati influenzati dalla stessa tendenza.

          • Peucezio scrive:

            Sì, sono pienamente d’accordo con te, in effetti intendevo proprio questo, anche se per economia l’ho presentato come una filiazione (tanto per dare un’etichetta al dualismo, quasi fosse uno gnosticismo non in senso storico, ma sub specie aeternitatis).

      • daouda scrive:

        come può essere dualista l’idea che l’uomo che fa parte de la natura sia contro ( o pro che è uguale )?

        Il dualismo cataro non è comprensibile fra bene e male ma fra Spirito e Materia.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Secondo me dietro quest’idea (che non è quella di Miguel, per carità), per cui l’uomo è l’elemento contaminante sulla Terra,”

      E chi ce l’ha “quest’idea”?

      Io conosco gente che constata che:

      1) tutte le specie tendono a espandersi a danno di altre, ma poi qualcosa le fa rientrare in un equilibrio sempre dinamico

      2) la specie umana ha la particolarità di riuscire a sconfiggere qualunque cosa provi a farla rientrare in equilibrio, e quindi è oggettivamente l’unica veramente pericolosa, anche per se stessa.

      Questa non è catarognostica, è un fatto, che ha poco a che fare con simpatiem, contaminazioni o altro.

      • Peucezio scrive:

        Qui però secondo me non cogli una sensibilità diffusa.

        Ci può essere lo scienziato che coglie questo dato di fatto (ammesso che sia tale, ma ci sono indizi seri che vanno in questa direzione) in modo neutro o tutt’al più con una preoccupazione razionale e oggettiva.

        Ma c’è tanta gente (attivisti, intellettuali a vario titolo, gente comune sia pure con delle sue consapevolezze peculiari, ecc.) che non lo constata con distacco, ma proprio si sente “contaminata” dall’esistenza dell’uomo (e quindi sente anche un po’ sé stessa come fattore contaminante: c’è anche una pulsione vagamente suicida in tutto ciò).
        Io ci vedo la teorizzazione di fobie di contaminazione, che hanno un’origine nevrotica, ma anche tutta una tradizione filosofica (secondo me con tratti deteriori) che a suo modo sublima o legittima tali fobie.

        E non sottovaluterei l’aspetto dualistico e manicheo:
        se è vero l’assunto, ci sono il buono e il cattivo: il buono è la Natura e il cattivo, il nemico è l’Uomo.
        Quindi, oltre alla nevrosi da contaminazione, c’è il solito spirito gregario (insieme a tutte le dinamiche dell’attivismo, della Giusta Causa, dell’Idealità) con tanto di capro espiatorio, anche se qui c’è la complicazione che il capro, il nemico coincide col gruppo gregario, ma si può sempre dire che i pochi uomini che hanno capito che l’Uomo è il nemico, pur essendo uomini, si riscattano e diventano parte dei buoni.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Peucezio

          “Ma c’è tanta gente (attivisti, intellettuali a vario titolo, gente comune sia pure con delle sue consapevolezze peculiari, ecc.) che non lo constata con distacco, ma proprio si sente “contaminata” dall’esistenza dell’uomo”

          Mi dai un esempio?

          • Peucezio scrive:

            Nomi e cognomi? 🙂

            Scherzi a parte, è una sensibilità che percepisco.

            È un po’ sottesa in tanto amore per la natura, di quello insano, in quanto misantropico (l’opposto tuo, che ami la natura, ma empatizzi con chiunque, tolti alcuni stronzi che proprio non digerisci), in tante manie igieniste sul cibo, sulla persona, sulla salute, in tanto ecologismo radicale in cui si capisce che tutto ciò che è umano viene sentito come inquinante appunto, come sporco.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Peucezio

              “Nomi e cognomi? ”

              Sì, o link a blog o siti web o articoli.

              Altrimenti, non capisco proprio.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per PinoMamet

                “Cerco alcune cose a caso:”

                Inizio a capire, grazie.

                Colgo la precisazione, “alcune cose a caso”, nel senso che sicuramente ce ne saranno molte altre, state parlando – tu e Peucezio – di cose che comunque avete notato in giro.

                In effetti, avevo sentito parlare di alcuni di loro – come al solito, il fatto che su Internet la pagina (web, social, ecc) della Fiat è sicuramente molto più piccola del mio blog rende difficile dare un peso a questi fenomeni.

                Ho la sensazione (magari errata) che siano cose molto minoritarie.

                Un po’ come i trans sarebbero una minoranza infima, se i transattivisti non fossero riusciti a tradurre la cosa in termini positivi (tredicenne si morde le unghie, “sei infelice perché in realtà sei un uomo, prendi questi ormoni e la vita ti sorriderà!”, novenne che non ama il calcio, “non ti preoccupare, tagliati il pisello e gioisci del tuo essere donna!”).

                Ma questi non mi sembra che riescano a trasmetetre la stessa positività, anzi sospetto che siano dei depressi gravi che hanno trovato un modo per farsi notare.

                Boh…

              • roberto scrive:

                miguel
                “Ho la sensazione (magari errata) che siano cose molto minoritarie.”

                beh certo e speriamo che le cose restino così sennò finiamo prima o poi come nell’esercito delle 12 scimmie

              • Peucezio scrive:

                Miguel,
                ma secondo me non è un fenomeno solo telematico, cioè di esaltati da blog o da social network.

                Ho presente almeno due ragazze (una non più tanto tale a dire il vero: mia coetanea) che dicevano che se l’uomo sparisse la natura finalmente prospererebbe…

                Una, che pure è una ragazza molto intelligente e in gamba, lo applicava ai cani. Le feci notare sommessamente che i cani sono un’invenzione artificiale, che in natura c’è solo il lupo e che quindi, senza uomini, i cani nemmeno esisterebbero.

              • Z. scrive:

                Ezio,

                –secondo me non è un fenomeno solo telematico, cioè di esaltati da blog o da social network. —

                Confermo. Sono discorsi che sento pressoché da sempre.

          • Peucezio scrive:

            E questo virus asseconda tante di queste fobie, facendo diventare l’asocialità virtù civica, creando immaginari apocalittici sull’uomo che sta sconvolgendo gli equilibri naturali creando così involontariamente armi batteriologiche che gli si ritorcono contro (il che è anche in parte vero) e anche alimentando delle speranze in dei fanatici (pochi forse in proporzione, ma tanti in assoluto) che sperano in una sorta di palingenesi apocalittica che stermini una bella parte del genere umano o quantomeno distrugga l’economia.

          • Z. scrive:

            Nomi e cognomi?

            Beh, Miguel Martínez, ad esempio 🙂

            Un tizio scrisse: amo l’umanità, è la gente che non sopporto. Miguel invece detesta non tanto la gente, quanto l’umanità!

        • PinoMamet scrive:

          Io, dal mio osservatorio di FB, che Z. fieramente mi disapprova, potrei portare tantissimi esempi di gente che “non vede l’ora che l’umanità si estingua”.

          Non so se è la stessa cosa che intende Peucezio, ma sospetto che il ragionamento alla base sia lo stesso.

          L’uomo sarebbe innaturale, artificiale, intrinsecamente cattivo e dannoso alla Natura- una Natura maiuscola che rappresenta un’idealizzazione di purezza ed è quasi divinizzata.

          L’uomo è lo “sbaglio” e dovrebbe togliersi di mezzo (ogni pretesto è buono, dall’epidemia fino al fatto di cronaca passando per l’elezione di un politico sgradito) per fare spazio a “foreste di abeti”, come cantavano mi pare i Nomadi-
          che però aggiungevano quasi malinconicamente “ma noi non ci saremo”.

          Immagino che la loro paura- non aspirazione- fosse la distruzione nucleare della specie umana, ma sospetto che la loro canzone abbia concorso, come tanti altri elementi, alla formazione di questa specie nostalgia declinata al futuro verso un mondo in cui “non ci saremo”-

          non riesco proprio a capire cosa ci sia di bello in questa fantasia- ho i miei limiti- ma è molto diffusa.

          • Peucezio scrive:

            Esatto. A parte la canzone, che non conosco, credo stiamo cogliendo proprio la stessa tendenza, che è probabilmente di minoranza, ma non così rara e comunque, in forme molto più moderate, è sottotraccia ai discorsi di molti.

  23. Peucezio scrive:

    Mirkhond,

    cambiando totalmente argomento volevo porti una questione.

    Tu in tante occasioni hai espresso posizioni neoborboniche e antiunitarie perché vedi nel Risorgimento e nell’Unità d’Italia l’azione del peggio del nazionalismo livellatore e aggressivo che rinnega la storia e le identità vere dei popoli.
    Come sai non condivido troppo l’esito, ma l’idea di fondo mi vede molto in sintonia con te.

    Ma ti chiedo una cosa.
    Spesso ci hai tenuto a porre come fondamento della legittimità dello stato borbonico una sorta di identità nazionale “napoletana”, cioè dell’Italia del sud.
    Come sai io non la riconosco, cioè la ritengo una partizione arbitraria, ma non è questo il punto.

    Ti faccio invece un’altra obiezione, più metodologica.
    Se non amiamo il principio nazionalista e giacobino (e vagamente wilsoniano) per cui i confini degli stati debbano essere ritagliati su quelli etnici, perché mai bisogna porre a fondamento di uno stato e della sua legittimità una sorta di sentimento identitario, di base etnica, di cultura nazionale e non si può invece proprio spezzare questa logica dicendo che gli stati hanno un fondamento storico, legato a una serie di contingenze, indipendentemente da un principio nazionale?
    Cioè perché il Regno di Napoli (o delle Due Sicilie) non può essere, sia pure alla rovescia, come l’Impero Ottomano o quello Austro-ungarico (i secondi contenitori di vari popoli, il primo come contenitore di solo una parte di un popolo), cioè un’entità statuale, fondata su una legittimità storica, su un mondo d’Ancien Régime, del tutto indipendentemente dall’idea moderna di stato nazionale (in quanto più grande o più piccolo)?

    E quindi perché non riconoscere che in qualche maniera la diffusione del toscano, a partire dalla seconda metà del Trecento, in ampi strati sociali, sia pure non i più bassi o quelli maggioritari, in tutta Italia da nord a sud, con ciò che questo implica nel senso di una coscienza nazionale che travalica i confini statuali, fonda un senso identitario (peraltro con una base molto precedente, sia storica – il Regno Italico postcarolingio, la Lega di Corfinio, ecc. – che culturale: il concetto di Italia è antico), di cui già Dante, prima della diffusione del suo toscano era ben cosciente (parla spessissimo dell’Italia)?

    Cioè dove sta scritto che gli italiani, se sono tali, debbano formare un unico stato?
    Questo è un pregiudizio moderno e nazionalista.

    Non sto dicendo che io lo respingo (anche se ultimamente sono sempre più tiepido verso i nazionalismi o almeno verso il nazionalismo italiano: l’Italia ha storicamente una vocazione imperiale e universalista – Roma, poi la Chiesa – e al tempo stesso localista fino al quartiere, alla contrada, persino al vicinato e lo stato-nazione sembra un po’ un letto di Procuste, ma doppiamente appunto).
    Ma certo non è caro a te.

    Quindi chissenefrega di pensare a un popolo “napoletano” inteso non banalmente come denominazione dell’insieme dei sudditi di un regno, ma proprio come bandiera identitaria, se quello che ci preme è proprio combattere tali identitarismi nazionalistici e otto-novecenteschi?
    Un uomo d’Ancien Régime si sarebbe forse preoccupato di identità etniche? O semmai solo di legittimità dinastiche, giuridiche, storiche, cioè fondate su una tradizione risalente, magari con un fondamento sacro (del tipo: “è in Dio la legittimazione dell’aurotirà, più che nei popoli e nelle nazioni”)?

  24. mirko scrive:

    Sono così nazionalista napoletano che se potessi, emigrerei ad Ascoli Piceno, appena oltre il confine più settentrionale del Regno, ;), o addirittura sulle Alpi.
    Del resto ho gusti alimentari che rimandano alla parte settentrionale delle mie radici famigliari, quindi sul discorso dell’avversione a tutti i nazionalismi mi trovi d’accordo.
    Appoggio i neoborbonici perché vorrei il riconoscimento di quella tragedia che fu l’invasione piemontese delle Due Sicilie, non per nazionalismo napoletano (e infatti non sopporto i continui piagnistei su Napoli, per qualsiasi sparata lanciata nei confronti di Napoli e del Meridione in genere; i nostri difetti sono connaturati alla nostra società, non sono colpa dell’invasione piemontese).
    Per le mie variegate radici famigliari dal Lombardo-Veneto alla Sicilia, dovrei sentirmi italiano come Pino, ma a me proprio l’idea di un’identità unica italiana non mi convince dai tempi delle scuole medie.
    Proprio non mi piace, e non vedo perché l’adozione del Fiorentino debba fondare una nazione comune (a questo punto i paesi dell’America Latina dovrebbero tornare tutti sotto Madrid, visto che parlano la stessa lingua).
    Pienamente d’accordo invece sull’idea di legittimazione statale fondata sul diritto divino, ma purtroppo oggi non viene più riconosciuta come tale.
    Neppure in un’epoca globalista come la nostra, che in teoria avrebbe dovuto superare le secche dei nazionalismi.
    Inoltre proprio non mi piace quella bandiera massonica che simboleggia l’Italia unita, ne che la capitale sia a Roma, città legata ad un ideale universale, imperiale e cattolico e non di uno stato-nazione.

    • PinoMamet scrive:

      “dovrei sentirmi italiano come Pino”

      Sentirsi italiani…
      sintetizzo con un’immagine: per me non è Cavour, Mazzini, Garibaldi (se non per il fatto che tutti li studiamo a scuola e quindi li conosciamo tutti come personaggi);

      per me è Fantozzi, Alberto Sordi, la nazionale di calcio, le canzoni napoletane, gli spaghetti a mezzogiorno, la Cinquecento, i cantautori, il panettone-che-a-me-non-piacciono-i-canditi…
      insomma le cose che ci uniscono davvero , ci piacciano o no.

      • mirko scrive:

        “per me non è Cavour, Mazzini, Garibaldi (se non per il fatto che tutti li studiamo a scuola e quindi li conosciamo tutti come personaggi);”

        Sì, è a loro che mi riferivo e che in effetti sento come estranei nemici e non rappresentativi della mia identità “nazionale”.

      • mirko scrive:

        “per me è Fantozzi, Alberto Sordi, la nazionale di calcio, le canzoni napoletane, gli spaghetti a mezzogiorno, la Cinquecento, i cantautori, il panettone-che-a-me-non-piacciono-i-canditi…
        insomma le cose che ci uniscono davvero , ci piacciano o no..”

        Si, qui hai ragione, ma riflettendoci meglio è un’identità molto recente, posteriore all’unificazione politica dell’Italia.
        Quello che proprio non mi convince del discorso di Peucezio (che poi è lo stesso dei cultori della nazione italiana) è l’idea di un’unica nazione italiana risalente al medioevo, quanto non a Roma antica.
        Il fatto che le elite della penisola a partire dal ‘300 abbiano adottato il fiorentino come lingua franca comune, può essere da solo indizio di tale sentimento unitario?
        Fiorentino utilizzato solo per la letteratura e l’amministrazione, e dunque patrimonio soltanto dell’elite istruita dei vari stati preunitari?
        Mentre la stragrande maggioranza degli italiani parlava solo il proprio dialetto e, casomai aveva un sentimento patriottico fortemente campanilista e minicipalista, per il quale il primo e più vero nemico era l’abitante del paesello o del comune vicino e rivale?

        • Peucezio scrive:

          Ma infatti per me l’essenza dell’italianità è il pluralismo.
          Cioè capisco di non essere in Italia quando vado in Spagna, per dire, e mi accorgo che la varietà linguistica, culturale e antropologica è incommensurabilmente minore.

          La varietà non è solo orizzontale, ma anche verticale: il latino come lingua dei letterati, della Chiesa, della scienza, del diritto, il toscano come lingua di molta letteratura, di vari ceti intermedi in una serie di contesti, di molte corti e amministrazioni (ovviamente un toscano profondamente commisto con elementi locali, come d’altronde lo stesso latino di tanta documentazione notarile, ecc.) e, come lingua della quotidianità, dei primissimi volgari e della letteratura cosiddetta riflessa, cioè di mimesi dell’oralità, i dialetti municipali.

          Per me l’essenza dell’Italianità è proprio la varietà, non l’unità.
          Il toscano è un sintomo della percezione di un sentimento comune (ma non l’unico: questa percezione viene tematizzata ed esplicitata da tanti autori preunitari, Dante, Leopardi, Manzoni a distanza di molti secoli, per citare i giganti massimi della nostra letteratura), ma non è che da solo la fondi.
          Il punto è che Dante non aveva nessun dubbio sul fatto di essere, oltre che fiorentino e appartenente all’Impero cristiano, quindi a una sorta di ecumene più che europea, diciamo romana (neo-romana, mi si passi il termine), anche italiano: non avrebbe scritto il De Vulgari Eloquentia altrimenti, in cui, come in altre opere, lo dice chiaro.

          Ma guai se si pensa all’italianità come a un’identità omologante e riduzionista: è proprio l’esatto opposto.
          Infatti mai la scuola e la televisione avrebbero dovuto livellare la varietà linguistica e culturale italiana (in questo modo, come ben comprese Pasolini, hanno ucciso l’Italia), anzi, ma sarebbero dovute esistere.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Ma guai se si pensa all’italianità come a un’identità omologante e riduzionista: è proprio l’esatto opposto.”

            Come sai, è uno dei temi su cui siamo più d’accordo!

      • Peucezio scrive:

        Pino,
        sono sostanzialmente d’accordo, anche se non mi basta.
        Perché in quelle manifestazioni culturali vedo l’incontro con la modernità (e anche gli stimoli che questa comporta) di un retaggio molto antico, direi per certi versi ancestrale.
        Altrimenti anche gli altri popoli europei (il modello industriale e di sviluppo socioeconomico era lo stesso, stessi sistemi politici, ecc.) avrebbero dovuto sviluppare le stesse cose, ma non è successo: Sordi l’ha partorito l’Italia, non la Francia e la Francia o la Germania o l’Inghilterra mai avrebbero prodotto una figura simile. E nemmeno la Cinquecento o le canzoni napoletane.
        Hanno prodotto altre cose, che hanno un altro segno, un’altra impronta (e in vari ambiti più povere; la Francia nell’Ottocento ha prodotto una narrativa superiore alla nostra, ma nel Novecento, parlando di cinema, non me la sentirei di mettere Truffaut, grandissimo, per carità, sullo stesso piano di un mostro di genialità come Fellini).

      • roberto scrive:

        Pino

        “per me è Fantozzi, Alberto Sordi, la nazionale di calcio, le canzoni napoletane, gli spaghetti a mezzogiorno, la Cinquecento, i cantautori, il panettone-che-a-me-non-piacciono-i-canditi…
        insomma le cose che ci uniscono davvero , ci piacciano o no.”

        sono totalmente d’accordo

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      d’accordo ovviamente su tutto il resto, ora mi è più chiara la tua posizione.

      Ma non ho ben capito se non ti riconosci tu personalmente in un’identità italiana o davvero pensi non sia storicamente fondata.

      E, tornando a te, quindi come ti definiresti?

      • mirko scrive:

        Si personalmente non mi sento italiano, perché associo l’Italia al risorgimento che odio profondamente.
        Concordo con la tua idea di identità pluralistica italiana, che avrebbe dovuto essere preservata.
        Ma mi sta stretta anche l’idea di essere solo meridionale, visto che sento molta attrazione per le mie radici toscopadane, e per nulla verso quelle siciliane.
        Il fatto è che all’origine delle mie sofferenze ci sono incomprensioni famigliari da parte di persone tutte nate e vissute nel Sud.
        Dunque non è che poi senta così tanto la mia meridionalità, del resto molto anomala.
        Però di fronte ai difensori del risorgimento, ai negazionisti dei crimini piemontesi ai nostri danni, allora ridivento napoletano.
        Ma, come direbbe il professor Eugenio De Rienzo, autore di uno studio sul patriottismo napoletano postunitario, si tratta di un patriottismo di rancore, di riflesso, condizionato ed esistente nella misura in cui mi posso sentire disprezzato e infangato in quanto napoletano.
        Senza quella conquista, quell’unificazione violenta, senza quei negazionismi sui crimini sabaudi, tale patriottismo svanirebbe.
        Come ho già accennato, il mio sogno è di andarmene da Bari per vivere ad Ascoli Piceno o addirittura sulle Alpi, specie quelle centrali che sono le mie preferite. Mi piacerebbe anche visitare l’Austria e la Slovenia, sia per le mie simpatie asburgico-lorenesi e sia per la teoria che vuole l’origine degli Japudi/Japigi da quelle parti.
        Insomma cerco un’altra Puglia, ma più vicina al mio immaginario alpestre e ricco di foreste, che le grandi città, il casino discotecaro e il troppo rumore non mi sono mai piaciuti.
        Però in questi ultimi paesi sono ostacolato dalla non conoscenza delle lingue.

      • mirko scrive:

        “come ti definiresti?”

        Un franco (cioé occidentale) con cittadinanza italiana. 🙂

        • Peucezio scrive:

          Beh, questa è una buona definizione 🙂

          Io invece sono un italiano non franco (ma piuttosto bizantineggiante) 🙂 Siamo complementari.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Però ammetterai di avere più da spartire con Francesco che con un islandese, no? Anche solo il fatto che se dici che i Savoia erano dei bastardi, Francesco sa di cosa parli, mentre l’islandese probabilmente no!

          • mirko scrive:

            Non basta però a farmelo sentire un connazionale.
            E a me la Lombardia piace. 😉

            • Moi scrive:

              Contro i Pescatori dell’ Islanda (… avete idea di che villaggiotto sfigato fuori dal mondo che era nel 1861 Reykjavík ?! … In proporzione, forse meno di Nuuk oggi !) Mirko NON ha ragioni Storiche !

              … Contro la Monarchia del Regno Unito, invece, be’ : senz’altro ne ha di più che contro il coevo (e ultimo) Papa Re ! 😉

          • mirko scrive:

            Poi con Francesco ho davvero poco o nulla da spartire, visto che siamo quasi sempre in disaccordo.

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              Ma tu puoi essere in disaccordo proprio perché partecipi ad una dialettica comune: vi ponete le stesse questioni e vi date risposte diverse.
              Mica tutti nel mondo si pongono le stesse questioni: l’islandese non sospetta nemmeno dell’esistenza della questione meridionale.

              • mirko scrive:

                Più ci si allontana geograficamente, più ci si allontana culturalmente (anche se internet per molti versi ha modificato le tradizionali percezioni di affinità ed estraneità).
                Ma Francesco è lontano ugualmente anni luce dal mio sentire.

              • Peucezio scrive:

                Mirko,
                ma non lo conosci, come fai ad esserne così sicuro?
                La parola scritta ti fa capire una piccolissima parte di una persona.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                “Ma Francesco è lontano ugualmente anni luce dal mio sentire.”

                Io sono convinto che entrambi mangiate la pastasciutta e che nessuno di voi due mangi pancetta o salmone a colazione. Entrambi avete sentito parlare della Meloni e ne avete tutti e due un giudizio, magari anche discordante. Avete idee molto simili su quali sanitari debbano essere presenti in un bagno. Se fuori la temperatura è meno che primaverile non vi fate il bagno o, nel caso in cui uno di voi se lo faccia, avrà la consapevolezza di essere un po’ particolare. Se vi portano la margherita con sopra un formaggio diverso dalla mozzarella non fate più ritorno in quel locale. Secondo entrambi l’essere stati pigri e perdigiorno nella vita non è una colpa tanto grave da meritare una condanna a morte per mancanza di cure in caso di malattia. Date per scontato che da vecchi si riceva dei soldi per tirare a campare. Per entrambi la TV pubblica si chiama Rai. Per entrambi durante tutto l’anno i giorni sono fatti di alternanza tra dì e notte, solo che con i dì più corti nel periodo a cavallo della fine dell’anno e più lunghi nel periodo verso metà anno. Ah, siete entrambi nel 2020, nel senso che chiamate l’anno in corso in questo modo. Se nomino il Mar Tirreno, nessuno dei due deve andarselo a cercare sull’Atlante. Se dico “Abruzzo” nessuno dei due farà una faccia strana perché non ha la più pallida idea di cosa sia. Date entrambi per scontato che in ogni città capoluogo debba esserci almeno una parvenza di centro storico. Per entrambi un edificio ottocentesco non è poi così antico.
                Devo continuare?

              • PinoMamet scrive:

                ” Devo continuare?”

                No, per il tuo bene: ti ci vorrebbero diverse settimane per finire 😉

              • mirko scrive:

                Maurizio

                A me la pizza non piace proprio.
                La mozzarella mi fa vomitare.
                Idem la pasta al forno.

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                A me la mozzarella filante dentro la pasta al forno e la lasagna dà molto fastidio. E mi sento anomalo per questo.
                Uno svedese credo che nemmeno si potrebbe il problema.

          • PinoMamet scrive:

            Beh questo non c’entra con la nazionalità però 😉

            • mirko scrive:

              Mah, vedi i peggiori nemici sono i tuoi simili, piuttosto che gli estranei.
              Questo vale per parenti, concittadini, corregionali e connazionali.

              • mirko scrive:

                Posso sentire un Francesco solo come fratello in umanità.
                Per il resto tutto ci divide.

              • PinoMamet scrive:

                “Posso sentire un Francesco solo come fratello in umanità.”

                Non è poco…
                😉

              • Peucezio scrive:

                Mirko,
                comunque noto una cosa.
                Quando parli di altre persone, anche persone che stimi o comunque apprezzi sotto vari aspetti, sottolinei molto di più ciò che ti distingue da esse rispetto a ciò che ti ci accomuna.
                Perché?

              • Peucezio scrive:

                Aggiungo che con Francesco hai in comune proprio il fatto di essere antinazionalista, per certi versi anti-italiano (che è un’altra caratteristica tipicamente italiana e rarissima fuori d’Italia, ma che voi due portate alle estreme conseguenze: in questo siete iper-italiani 😀 ).

              • mirko scrive:

                Francesco è filoamericano, io no.
                Francesco è liberale, io no.
                Francesco è liberista, io no.
                Cos’abbiamo in comune?

              • Mauricius Tarvisii scrive:

                A te piace il panettone e a lui ilpandoro, oppure il contrario. Che avete in comune? Il fatto di avere la preferenza: un austriaco o un albanese non capirebbero neppure la ragione del contrasto…

              • Peucezio scrive:

                Mirko,
                “Francesco è filoamericano, io no.
                Francesco è liberale, io no.
                Francesco è liberista, io no.
                Cos’abbiamo in comune?”

                Il fatto di essere antinazionalisti, sia pure per ragioni diverse.
                Lui vede nell’America quello che ti vedi, per dire, nel cirstianesimo mediorientale o in un’identità cristiana sovranazionale.

                E secondo me Francesco – mi perdonerà – vive in un’idea equivocata e mitizzata di America: credo che se ci vivesse gli farebbe schifo.
                È un po’ come il personaggio di Alberto Sordi in versione più colta e seria.

                Tra l’altro, così coem il filoamericanismo in politica e come soggezione culturale e politica dei nostri ceti dirigenti lo trovo non un peccato, ma un crimine, c’è un filoamericanismo popolare (oggi in via di scomparsa) che mi piace, perché è l’attualizzazione del mito della Cuccagna, che è quanto di più arcaico e tradizionale ci sia.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    Salvini contro il catechismo, cattolico cacciato…

    Source : https://firenze.repubblica.it/cronaca/2020/11/24/news/bagno_a_ripoli_il_consigliere_ceh_vuole_la_giornata_per_i_cattolici_eterosessuali_non_mi_pento_-275617910/
    Firenze

    Bagno a Ripoli, il consigliere che vuole la giornata per i cattolici eterosessuali espulso dalla Lega
    24 Novembre 2020

    “No non mi sono pentito, confermo quello che ho scritto nell’interrogazione”. Il giorno dopo la bufera, con relativa marea di commenti sui social, Gregorio Martinelli Da Silva, 23 anni, il consigliere eletto nelle file della Lega a Bagno a Ripoli (Firenze) è fuori dal partito. Lo spiega il coordinatore della Toscana Daniele Belotti: “Lui era stato eletto non come militante della Lega ma come sostenitore ed è stato depennato dai soci. Insomma espulso ieri con una decisione presa dal consiglio nazionale. Quello che è grave è che malgrado gli fosse stato detto di non presentare quella interrogazione, lui lo abbia fatto lo stesso”.

    L’interrogazione era quella per chiedere al sindaco Francesco Casini di istituire la giornata per i cattolici eterosessuali. Il giorno dopo è lo stesso Martinelli a tornare sull’argomento. Anzi pubblica pure un video sulla sua pagina Facebook. C’è lui davanti a un libro dal titolo “Il Catechismo della legge cattolica” da cui sostiene di aver preso, parte delle frasi scritte nell’interrogazione. E cita: “Articolo 2357 sulla castità e omosessualità: appoggiandosi sulla sacra scrittura, presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la tradizione ha sempre dichiarato che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente contrari alla legge naturale”.

    Martinelli spiega al telefono che la sua interrogazione non doveva finire alla stampa. Scusi, ma una interrogazione secondo lei è un documento segreto? “No, però io volevo spiegare meglio il mio pensiero, da politico volevo tirare fuori l’asso dalla manica…”. E prosegue: “Non condanno assolutamente l’omosessualità, nel mio testo condanno l’esaltazione di alcuni atteggiamenti. Inoltre l’affermazione “le relazioni omosessuali come gravi depravazioni” non è mia: ho citato il Catechismo della Chiesa Cattolica, sesto comandamento, art. 2357″. Lei pensa davvero che, malgrado le cronache siano affollate di aggressioni omofobe, i discriminati siano gli eterosessuali cattolici? “Sì, la bufera mediatica che ha provocato la mia interrogazione è l’ennesima prova dell’emarginazione del pensiero Cattolico”.

    Poi Martinelli attacca il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini: “Il sindaco ha letto superficialmente come suo solito l’interrogazione soffermandosi solo sui termini più forti andando in cerca di notorietà”. Peccato che il sindaco avesse soltanto citato alcune frasi dalla interrogazione di questo consigliere ventitreenne (che a Bagno a ripoli è stato il leghista che ha totalizzato più preferenze: “Sessantotto”), e poi avesse publicato l’intero documento. Che è ancora lì e che tutti possono leggere.

    Il gelo della Lega a cominciare da Susanna Ceccardi è stato immediato fin da ieri: “Si tratta di una iniziativa che il consigliere ha portato avanti in totale autonomia senza mai essere stata concordata col partito, che anzi aveva diffidato il soggetto dal presentare questa mozione. Le affermazioni contenute nel testo sono lontane anni luce dal nostro modo di concepire la società di oggi e non posso che prenderne le distanze. Oltretutto, in un momento così difficile per migliaia di famiglie italiane, che stanno facendo i conti con una crisi sociale ed economica senza precedenti a causa della pandemia, affrontare queste tematiche in un consiglio comunale è davvero sconveniente e quasi surreale. Sono convinta che il nostro partito prenderà opportuni provvedimenti nei confronti di questo consigliere” ha detto la parlamentare europea della Lega. Detto fatto. Nemmeno 24 ore dopo Martinelli è un ex leghista. “In effetti è stata una mia iniziativa, dalla Lega mi avevano diffidato di farlo. Ma io sono stato eletto come Gregorio Martinelli Da Silva e penso con la mia testa, porto avanti le mie convinzioni”.

    • daouda scrive:

      a) ipocriti: io sono omosessuale ma non pratico quindi bene? NO. E’ male comunque come non è un bene essere malati di tumore.

      b) basta insinuarvi nella politica di uno stato pagano spacciando per cristiano quel che è LEGGE DI NATURA, attirando strali contro la FEDE. Lasciate il nome di cattolico fuori dalla merda politicante e lottate per la legge di natura in nome dell’umanità integra e universale

    • Peucezio scrive:

      I soliti cagasotto…

      • PinoMamet scrive:

        😀 😀

      • Moi scrive:

        Aaaaaargh !!! … Siete due Omofobi in Fragranza 😉 di Reato !

        Il fatto che sia un film del 1991 ambientato nel 1941 NON vi scagiona : lo sapete che, nel 2020, Contestualizzare è Roba da Fasssisti ! 😉

        • Moi scrive:

          Cmq in diversi passaggi in TV mi pare che siastato censurato ! … Oggi Salvatores NON lo metterebbe neppure in un film ambientato nel 18(!)41 , pena : stroncatura immediata di carriera con damnatio memoriae incorporata ! … SENZA contare il Leguleium !

          … Nevvero , Miguel & Habs 😉 ?

        • PinoMamet scrive:

          Non so, probabilmente l’unico che può usare la parola “frocio” oggi al cinema è Ozpetek….

          Comunque anche a me pare che il pezzo sia stato censurato in diversi passaggi televisivi.

          • Moi scrive:

            Ovviamente lo deve dire un Personaggio Omofobo Cattivissimo … oppure (cosa che effettivamente esiste nell’ Attivismo … ) possono dirselo soltanto fra Gays 🙂 sulla falsariga degli AfroAmericani che si dicono /ˈnɪ.ɡɚ/ 🙂 tra di loro !

          • Z. scrive:

            Non solo Ozpetek… Anche a Coliandro è permesso dire di tutto 🙂

    • Moi scrive:

      Scusa, “in dove” 😉 lo hai letto “Salvini” ? 😉

  26. Peucezio scrive:

    Miguel,
    “— E sospetto che il motivo per cui ci hanno imposto un coprifuoco senza precedenti, non sia tanto chiaro come ce lo presentano. —

    Qual è la tua ipotesi?”

    Mi associo alla domanda di Z.

  27. Moi scrive:

    @ ZETA

    In Anglish, il tuo “AIM” della “meta-traduzione” … NON va mica bene ! Lo sospettavo , pur senza averne certezza !

    https://www.etymonline.com/word/*aim-

    https://www.etymonline.com/word/aim

    Io … farei “goal” , in senso pre-Calcistico !

  28. Moi scrive:

    A (s)proposito … in questo orribile anno, se n’ è andato anche “Diego Armando” Maradona !

  29. Moi scrive:

    Adesso è saltato fuori che il Lockdown ha triplicato i ” Femminicidii ” …

  30. PinoMamet scrive:

    Come funziona questo blog 😉

    Talmud, Bava Metzia 84 a (riassunto)
    Resh Lakish (brigante o gladiatore di lavoro) vede Rabbi Yochanan che si bagna in un fiume e si accorge che è bellissimo: Rabbi Yochanan gli dice “mia sorella è molto più bella di me, e se ti dedichi allo studio della Legge prometto di fartela sposare”.

    I due diventano inseparabili compagni di studio.

    A un certo punto, molto tempo dopo, hanno una divergeneza su una questione riguardante lame e coltelli.

    Rabbi Yochanan, arrabbiato, dice all’altro “(E va bene, ti do ragione) in fondo un ladrone conosce gli attrezzi del suo mestiere!”

    L’altro se ne va molto addolorato, tanto che ne muore. Rabbi Yochanan non riesce a riprendersi dal dolore.

    Per calmarlo, gli trovano un altro compagno di studi, intelligentissimo.

    Ma questo, per ogni conclusione di Rabbi Yochanan, dice “In effetti, c’è una baraita commento) che ti dà ragione!”

    Rabbi Yochanan gli dice “E tu saresti come Resh Lakish? Lui, per ogni mia frase, trovava 24 obiezioni! e io trovavo 24 obiezioni alle sue, e così il nostro studio procedeva!”

  31. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Moi

    URGENTE

    nel post che ho linkato

    https://www.womenarehuman.com/gender-id-believers-plot-to-burn-books-that-analyze-transgender-ideology/

    su roghi di libri leggo:

    ” and Sinhalese Buddhists’ recent burning of 100,000 books from the Jaffna Public Library of Sri Lanka to quell the perceived threat of Hinduism from the Tamils they outnumber.

    Ti ordino di indagare, non ne sapevo nulla!

  32. mirko scrive:

    Trump ha almeno un pregio: la schiettezza

    Donald Trump, detto familiarmente “The Donald”, fuor d’America ha sempre goduto di pessima stampa sia quando era al potere sia, forse soprattutto, adesso che, pur recalcitrante, lo sta per abbandonare. Per me, devo dirlo, “The Donald” è stata una vera manna perché non ero più il solo a criticare i gloriosi United States of America. “The Donald” non piace all’impronta per il suo aspetto esteriore, per quei suoi capelli che sembrano, e probabilmente sono, posticci come i peli tirati di un gatto, con improbabili riflessi biondi (ma il Berlusca, che pur in Italia gode dell’appoggio di una buona metà della stampa, tanto che si candida alla Presidenza della Repubblica, non è rifatto da capo a piedi?) per la sua innata trivialità e per i suoi tweet che trasudano maschilismo, razzismo, omofobia. Oggi in politica, e non solo, l’apparenza e il modo di comunicare sono tutto, o quasi, tanto che esiste una particolare specializzazione, quella del coach aziendale che insegna ai manager come fare i manager, non dal punto di vista pratico (e i risultati si vedono) ma estetico e del porgersi. Ho avuto una fidanzata, Chiara, che faceva questo mestiere, e lei e i suoi simili facevano fare ai manager degli esilaranti “giochi di ruolo” con biglie, calcetto ed altri esperimenti del genere. Io che con le donne sono vilissimo ascoltavo pazientemente, ma sbottai una volta che mi disse che una delle metodiche (“metodiche”, “tempistiche”, “problematiche” sono termini che oggi fan parte dello pseudo-italiano, ma non sarebbe più semplice dire metodi, tempi, problemi?) per valutare le capacità di leadership di un manager era metterlo davanti a un cavallo e osservare le sue reazioni, del tipo, non del cavallo. Le dissi: ”Scusa, Chiara, non credo che al-Baghdadi per conquistare la leadership si sia messo davanti a un cavallo, forse l’avrà montato, più probabilmente avrà estratto il kalashnikov al momento opportuno”.

    Per noi che apparteniamo al passato, e fra breve al trapassato, più che di queste sciocchezze ci importa la sostanza. E se guardiamo l’attività di “The Donald” da questo punto di vista il giudizio diventa un poco diverso. E’ con Trump che è iniziato il ritiro delle forze americane dall’Afghanistan ed è sotto la sua presidenza che è stato annunciato quello dall’Iraq (sia detto di passata: una guerra costata, in modo diretto o indiretto, 650mila morti infintamente di più di quanti ne abbia fatti Saddam Hussein, secondo un calcolo molto semplice fatto da una rivista medica britannica che ha messo a raffronto i morti durante gli anni del potere del raìs di Baghdad e lo stesso numero di anni dell’occupazione yankee). Sia pure nel suo modo goliardico, giocando a chi “ce l’ha più grosso”, Trump ha trovato il modo di allentare l’eterna tensione con la Corea del Nord.

    Storicamente gli americani sono “isolazionisti” e Donald Trump, che pur è un repubblicano anomalo, sembra continuare questa tradizione, spezzata brutalmente da George W. Bush che ha disseminato il mondo, soprattutto quello mediorientale, di guerre che sono venute regolarmente in culo all’Europa finendo per creare il “mostro” Isis (ma neanche i democraticissimi Clinton, guerra alla Serbia del 1999, e Obama, guerra alla Libia in supporto ai francesi, hanno scherzato).

    Per quel che si può giudicare da qui Joe Biden sembra una brava persona, certamente molto meno urticante di Trump che però aveva un pregio proprio nella sua brutale schiettezza che, a mio modo di vedere, è meglio dell’ipocrisia. Non credo però che con Biden possa cambiare la sostanza delle cose. L’America è un paese imperiale e imperialista. Gli americani si sentono e si credono ancora i padroni del mondo. Il Novecento è stato il “secolo americano”, ma il futuro non è più “iuessei”, è della Cina che senza fare stupide guerre con droni e bombardieri punta sull’economia e ha già conquistato mezza Africa e parti dell’Europa e anche del mondo islamico, radicale e non, o forse, dell’Isis.

    Il Fatto Quotidiano, 21/11/2020

    http://www.massimofini.it/articoli-recenti/1986-trump-ha-almeno-un-pregio-la-schiettezza

    • habsburgicus scrive:

      adesso c’é Biden—il Dipartimento di Stato sarà a Blinken, uno dei responsabili della Libia 2011 (non meno di Sarkozy, solamente meno esposto mediaticamente)
      ci sarà da ridere
      e gli anti-trumpiani qui (cioé tutti, tranne me e Peucezio :D) rimpiangeranno “the Donald”
      con i DEM torneranno le grandi guerre..ma sono di sinistra, so’ compagni, dunque so’ bboni..così ragionano in molti 😀
      unico problema, come già accennai, è dove colpiranno
      il Venezuela no, Maduro è pur sempre di sx (molto più di Chavez, ben più grande e non facilmente incasellabile) dunque l’ala “marxista culturale” (la Harris per intenderci) spingerà per lasciarlo stare, tranne magari qualche parola di propaganda
      Blinken si distinse in passato per l’odio contro Bashar al-Assad..è possibile che, magari d’accordo con RTE e i sauditi, decida di eliminare per sempre la Siria ba’athsita..prima che alcuni di voi dicano che così cadrà un “dittatore”, vi ricordo che il giorno in cui sarà rovesciato Assad saranno sterminati tutti i cristiani in Siria..non ne rimarrà uno che uno..sappiatelo e se ciò avverrà (quod Deus avertat) almeno risparmiateci le lacrime di coccodrillo
      Israele, potente sempre con i DEM come con Trump :D, preferirebbe un’aggressione all’Iran..ma, almeno Biden, probabilmente è fedele all’obamismo che prevede una détente con gli ayatollah..inoltre l’Iran è un boccone non facilissimo da trangugiare
      tornare all’Afghanistan ? minestra riscaldata
      mettersi d’accordo con gli indù [eh sì, ad onta dei sogni di Gandhi e Nehru, oggi l’India è sempre più l’Hindustan] per fare qualche dispetto al Pakistan ? troppo pericoloso
      la Corea del Nord è forte e in più Pechino -che pur amerebbe la fine dei Kim, sia chiaro- non potrebbe tollerarlo
      oppure tornerà all’hillarysmo, con una politica di provocazioni anti-russe ?
      e, in tal caso per uno dei paradossi che rendono affascinante la storia, il DEM Biden (appoggiato dai marxisti culturali della Harris e da forze. molto, molto a sx anche lui di sx non è) giocoforza sarebbe dalla stesa parte degli ultra-nazionalisti ucraini, dell’estrema destra lituana e lettone e dei circoli più antirussi della Polonia e della Romania che sono anche i più ostili in politica interna al gender e al sinistrismo 😀 cortocircuito 😀
      staremo a vedere
      ma i bei tempi di Trump quando al più c’era un tweet folle :_D (innocuo) sono finiti
      il 20 gennaio “back to normalcy” come disse Warren Harding (REP) quando assunse ogni potere il 4 marzo* 1921 dopo il wilsonismo
      e la normalità sono le guerre., ahinoi

      *una delle follie DEM è stata cambiare in piccoli particolari la Costituzione.
      Nell’America “storica”, sin dal 1789 c’era una perfetta simmetria: il 4 marzo, a mezzogiorno (ora di Washington D.C) di un anno dispari entrava in carica il nuovo Congresso e ogni quattro anni (dal 1793..nel 1789 fu diverso) giurava il nuovo Presidente..nei primi tempi davanti a un predicatore di qualche setta estrema (nel 1789 George Washington giurò il 30 aprile a New York davanti a un pastore episcopaliano: era presente un Ministro di Louis XVI, ancora con la gloriosa bandiera dai gigli d’oro, la rivoluzione non era ancora iniziata);
      orbene, Roosevelt nel 1935 ha spostato l’insediamento del presidente al 20 gennaio (e passi) ma al contempo ha arretrato l’insediamento del nuovo Congresso al 3 gennaio, rompendo la simmetria !
      per dire, dal 3 al 20 gennaio, Trump avrà da trattare con il 117° Congresso che è nei fatti post-trumpiano perché eletto a novembre
      altra stolidità DEM..
      nel 1962 Kennedy diede 3 voti elettorali a Washington D.C..e sia (anche se i Padri Fondatori ritennero che la capitale non dovesse votare, avendo già altri privilegi)…resta il fatto che così gli elettori divengono PARI (535+3=538) e, ascoltate la mia profezia, presto (2024 ?= 2028 ?) potrebbe succedere un patatrac con 269 a 269 ! con l’entrata in gioco del XII Emendamento e l’assegnazione dell’elezione del Presidente alla Camera, ma con un voto per delegazione di Stato (oggi, per dire, se Biden non avesse ben oltre i 270 voti ed entrasse in funzione il XII Emendamento, verrebbe eletto Trump, perché nel 116° Congresso i REP hanno 26 Stati e nel 117° penso anche meglio perché i REP hanno vinto seggi pur non avendo la maggioranza che resta ai DEM)..l’elezione del presidente da parte della Camera, con queste regole, avvenne solo nel 1824 (gli Stati erano 24: John Quincy Adams ne ebbe 13)..ma dare a Washington D.C 4 voti o, se protestavano, 2 voti (meno di tutti gli Stati, che ne hanno al minimo 3, per rimarcarne l’inferiorità) o al limite dargli 3 voti ma toglierne uno alla California chje ne ha tanti (oggi 55), no, eh ?

      • habsburgicus scrive:

        oggi i DEM hanno in mente altre porcate costituzionali 😀
        puntano a fare di Puerto Rico e di Washington D.C due nuovi Stati..dunque 4 senatori in più ai DEM…per loro sarebbe una bonanza 😀
        indi, second step, elevare la Corte Suprema , da 9 a 15..e vanificare la nomina della cristiana Amy Barrett con 6 nuove nomine, tutte di giudici genderisti, di sinistra e laici
        ma se i REP manterranno il Senato (financo al duro Buchanan -ma “true American”- di Trump non interessa più nulla—gli interessano le elezioni senatoriali in Georgia del 5 gennaio, un ballottaggio dovuto a mancanza di quorum) non ci riusciranno
        attualmente in Senato i REP hanno 50 seggi, i DEM 46, gli indipendenti 2..mancano i due senatori della Georgia (di norma se ne vota solo uno e neppure sempre….un senatore georgiano, della classe 2, è regolare cioé è del terzo rinnovato nel 2014, 2020 e poi 2026; l’altro, della classe 3 che fu rinnovata in 2016 e lo sarà nel 2022, si limita a completare il mandato del precedente senatore costretto a dimettersi: ecco perché in GEO si vota per 2 senatori; negli USA gli Stati hanno sì 2 senatori ma ogni senatore è eletto da tutto lo Stato, ecco che dunque in Georgia avranno due schede per le due classi)
        se i DEM, che stanno ricevendo finanziamenti stratosferici (tuta l’élite è contro Trump e dunque, ora, contro i REP) riusciranno a papparsi 2 senatori su 2 avranno 50 a 50 in Senato (i due indipendenti sono “malleabili”( e in base alla Costituzione la “sinistra” Harris avrà il voto decisivo dunque i DEM controlleranno il Senato, con conseguenze epocali per gli USA e, data la nostra soggezione culturale, anche per noi..se i REP fanno 2 a 0, è ottimo..se fanno 1 a 1, la sfangano anche se di poco..ecco perché le elezioni senatoriali in Georgia del 5 gennaio 2021 sono importantissime, anche per noi..
        ma nessuno mi darà retta 😀

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Habs

        “adesso c’é Biden—il Dipartimento di Stato sarà a Blinken, uno dei responsabili della Libia 2011 (non meno di Sarkozy, solamente meno esposto mediaticamente)”

        Grazie, interessante come sempre!

  33. Moi scrive:

    Effetto Maradona : a quanto pare, stasera a Napoli salta tutto : niente coprifuoco, assembramenti senza ritegno, le mascherine più diffuse per fortuna sono azzurrine 😉 …

  34. Z. scrive:

    Anche stasera anglicizziamo con gli Animals!

    House Of The Rising Sun

    There is a house in New Orleans
    They call the Rising Sun
    And it’s been the WOE of many an ARM boy
    And God I know I’m one

    My mother was an OUTFITTER
    She sewed my new BLOW GENOAS
    My father was a gamblin’ man
    Down in New Orleans

    Now the only thing a gambler needs
    Is a BOX and a BOOT
    And the only time he’s fulfilled
    Is when he’s all drunk

    Oh mother tell your children
    Not to do what I have done
    Spend your lives in sin and SORROW
    In the House of the Rising Sun

    Well, I got one foot on the WHARF
    The other foot on the WAIN
    I’m goin’ back to New Orleans
    To wear that ball and SHACKLE

    There is a house in New Orleans
    They call the Rising Sun
    And it’s been the WOE of many an ARM boy
    And God I know I’m one

    New Orleans resta immutato, come nome proprio. “Blow Genoas” leggesi “blàu gìnuas”. “Sin” ha forse qualche parentela col latino, ma le sue radici germaniche sono attestate, e comunque in dubio pro reo. E infine mannaggia all’origiale “chain”… grazie a “wain” avevo quasi salvato anche la rima!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Credo che sia sfuggito solo “spend”.

      • Z. scrive:

        Hmm… pare che in effetti i termini arcaici di origine germanica da cui deriva abbiano una parentela col verbo latino. Ci si sbatte sempre, contro il latino!

    • roberto scrive:

      E mother?

      • Z. scrive:

        Credo sia una di quelle parole pressoché uguali in tutte le lingue, tipo padre o notte…

      • Z. scrive:

        Anche “ball”… il termine è di origine germanica, ma esiste pila in latino e palla in greco antico…

        Scava scava, il dubbio resta sempre 🙂

        • PinoMamet scrive:

          Non sono un grande fanatico dell’anglico

          (la mia simpatia e curiosità va verso l’ucronia linguistica opposta, la Britannia latina…)

          ma stai facendo un ottimo lavoro!

          Io avrei tenuto “angel”, nell’altra canzone, più o meno per lo stesso motivo per cui qui tiene New Orleans: è un nome che arriva per via colta, dal greco, ma indica una specifica realtà religiosa che non si potrebbe indicare in altro modo….

          • mirko scrive:

            (la mia simpatia e curiosità va verso l’ucronia linguistica opposta, la Britannia latina…)

            Concordo al 100%.

          • Peucezio scrive:

            Io ho una certa avversione per le lingue a tavolino, ma, a parte questo, devo dire che se sul piano pratico trovo molto comoda la così ingente componente romanza dell’inglese, perché me lo rende molto più intellegibile, sul piano del gusto personale credo che una caratteristica dell’inglese, come delle lingue del suo genere (e del tipo di popoli che sviluppano queste lingue, che hanno un’antropologia e un carattere peculiare) sia l’arbitrarietà, legata all’estrema mutevolezza storica e che produce gergalismi, riattualizzazioni, spostamenti semantici, ricomposizioni, insomma, fa sì che in fondo per l’inglese l’etimologia sia un po’ un falso problema, interessante sul piano erudito, ma l’inglese in fondo è un gergo, una lingua molto esposta all’estro dei parlanti, molto allusiva, l’opposto, per dire, dell’italiano, che è rimasto cristallizzato da otto secoli (esagero, ma stringi stringi è così), dove tutto ha una spiegazione storica trasparente, dove le cose sono esplicitate… L’italiano in un certo senso non lo parlano i parlanti, si parla da sé.

            • Peucezio scrive:

              Dicevo sul piano del gusto, perché il bello dell’inglese è proprio questo: se uno non apprezza questo, non gli piace.
              E a me, malgfrado la mia avversione ideologica, in fondo non mi dispiace.

            • PinoMamet scrive:

              In effetti l’inglese lo fanno i parlanti

              (mentre si può dire che l’italiano abbia fatto gli italiani 😉 ma sarebbe un altro discorso).

              Francese e italiano, pur con storie diverse, sono lingue molto normative in cui una variante prestigiosa si è imposta, o è stata imposta, su tutte le altre, anche per quanto riguarda la pronuncia.

              Certo, ci sono gli accenti, ovviamente
              (in teoria però gran parte degli elementi che compongono un accento sarebbero già “fuori legge” per le severe norme di pronuncia italiane e francesi…)
              ma è una cosa ben diversa dal fatto che la pronuncia inglese non abbia una regola fissa e la stessa parola possa essere pronunciata in maniere estremamente diverse dai due lati dell’Atlantico, o anche in zone diverse o strati sociali diversi della stessa Inghilterra (per non parlare della Scozia…) senza che nessuna possa essere definita scorretta.

              Io amo abbastanza i dialetti, ma non so se l’inglese mi piace molto, per questo aspetto.

              Per me una lingua deve fare la lingua: deve avere un regola, magari anche un po’ più elastica di quelle italiane, ma deve avercela.

              E i dialetti devono fare i dialetti: devono essere parlati ognuno come gli va!

              • Peucezio scrive:

                Ma infatti l’inglese è un dialetto 🙂

              • Peucezio scrive:

                Comunque credo che il discorso storicamente valesse anche per il francese (poi i francesi sono istericamente fanatici del controllo e dell’ordine e vabbè) e forse vale in qualche misura ancora adesso.

                Il francese è, fra le linque romanze, quella che più si è distanziata dal latino, riducendo drasticamente il corpo fonico delle parole, fino a ridurle praticamente a monosillabi, e dando luogo a rotazioni vocaliche complicatissime, col risultato che oggi, se non lo vedi scritto e non lo sai, non ci capisci nulla (mentre da italiano, se non sai lo spagnolo, capisci comunque tantissimo).
                Ed è ancora molto idiomatica e gergale, infatti se la studi a scuola, poi non capisci niente di quello che dice la gente.

                Mentre l’italiano scolastico, stringi stringi, è più o meno quello usato di fatto dai parlanti.

                È curioso il caso del castigliano, che è praticamente latino, è foneticamente molto conservatore, storicamente poco dinamico (se leggi un testo del ‘300 capisci tutto sapendo lo spagnolo moderno), ma indulge tantissimo al gergalismo e all’idiomatismo.

                Come anche il russo: anche loro amano molto il gergo, eppure le lingue slave sono le più conservative fra le lingue indoeuropee.

              • Moi scrive:

                Be’, diciamo che l’ abbondanza di onomatopee e di verbi fraseologici rende la lingua Inglese piuttosto funzionale alle “traduzioni interlineari” 😉 dei dialetti Italiani … più dell’ Italiano-lingua !

              • PinoMamet scrive:

                “Ed è ancora molto idiomatica e gergale, infatti se la studi a scuola, poi non capisci niente di quello che dice la gente.”

                ma quello vale anche per l’italiano…

                i miei amici israeliani hanno studiato l’italiano a scuola in Israele;
                all’arrivo, catapultati a Roma o addirittura a Napoli (!), non capivano assolutamente nulla!

                (Eppure il romanesco è praticamente italiano, il romanesco di oggi perlomeno…)

                Ma il francese, come e più dell’italiano, ha una fortissima Accademia della Lingua, voluta dal Cardinale Richelieu in persona sul modello dell’Accademia della Crusca;

                e qualche tempo fa un politico provenzale è stato ridicolizzato e insultato perché ha risposto in TV in francese del tutto corretto, ma con un accento un po’ marcato (per loro, io non mi sono accorto di niente guardando i filmati relativi), con tanto di commenti “non capisco cosa dice, perché i politici francesi non parlano in francese??”

                Naturalmente poi il francese parlato ha i suoi regionalismi (pochi) e le sue varietà parlate gergali o meno
                (il famoso “ch’pas” che se non ricordo male fa incazzare Roberto 😉 )

              • roberto scrive:

                No lo ch’timi non li fa arrabbiare giusto non capisco nulla
                🙂

              • PinoMamet scrive:

                : no, intendevo i francesi che contraggono tutto “je ne sais pas” fino a diventare una roba tipo “chaipas” o simile… mi è capitato di averne sentiti!

              • roberto scrive:

                Ah leggevo guardando con un occhio Maradona…si certo lo odio

              • PinoMamet scrive:

                Il giornale locale oggi titolava “È MORTO IL CALCIO”.

  35. Peucezio scrive:

    Ragazzi, io avevo preso per il culo la povera Barbara Palombelli, ma è vero che a suo modo il vaccino a RNA modifica il nostro genoma.
    Da profano totale ovviamente non so dire come e in che misura.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Vaccino_a_RNA

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      No, non modifica il nostro genoma, cioè le informazioni contenute come DNA nel nucleo di ogni tua cellula. Semplicemente usa l’RNA (quindi un diverso acido nucleico, quello che svolge la funzione di messaggero nella sintesi proteica) per “ingannare” le tue cellule e usarle per produrre le proteine che innescheranno la reazione immunitaria. Ma il tuo DNA non viene minimamente sfiorato da tutto questo.
      Quindi facevi bene a prenderla per il culo.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      La modifica del DNA avviene solo nella cosiddetta terapia genica, ovvero quando si modificano i geni di persone affette da malattie genetiche. Lì, ovviamente, visto che la patologia è codificata nel DNA, devi per forza modificarlo per correggere l’errore.

  36. roberto scrive:

    Mirko

    “A me la pizza non piace proprio.
    La mozzarella mi fa vomitare.
    Idem la pasta al forno.”

    a te piace un po’ l’estetica di “sono come la russia senza amici” giusto?

    comunque, non è tanto una questione di gusti, ma semplicemente di avere delle esperienze comuni

    se io dico “Mazzini, cavour, garibaldi” tutti noi qui dentro più o meno sappiamo di cosa parlo. Poi avremo dei giudizi molto diversi, ma partiamo da una base comune: abbiamo una percezione di chi siano quei personaggi e di cosa hanno fatto. se io dico “Mazzini, Cavour, Garibaldi” al di fuori dell’italia, per i più colti saranno solo dei nomi letti su un libro di storia, per gli altri degli illustri sconosciuti

    lo stesso per un fracasso di cose che abbiamo appunto in comune. Se dico “spaghetti al pomodoro” o “pippo baudo” rimando a cose che, a prescindere dai gusti, sono in qualche modo significative.
    Credo che per tutti noi “spaghetti al pomodoro” sia “casa”, pure per quelle rare persone che non mangiano gli spaghetti al pomdoro, capiranno perfettamente l’accostamento. Se dico ad un olandese “spaghetti al pomodoro” per lui è come dire “kebab” o “involtini primavera”….un cibo esotico da mangiare ogni tanto

    secondo me ti accorgeresti di questa cosa in un baleno stando all’estero….

    • PinoMamet scrive:

      Infatti nel mio elenco di elementi che creano il mio, personale, sentimento di essere italiano, o scritto “piacciano o meno”.

      Secondo me sono cose che uniscono più o meno tutti: tutti abbiano visto, magari distrattamente o a pezzi, un film con Sordi o con Gassman, poi magari uno li adora e l’altro li odia…

  37. mirko scrive:

    Lo storico Mario Isnenghi, una volta disse che è italiano chi si sente tale.

  38. mirko scrive:

    “a te piace un po’ l’estetica di “sono come la russia senza amici” giusto?”

    Non è che mi piace, è solo la constatazione dell’incomprensione di cui il mondo è pieno.

  39. mirko scrive:

    “ma non lo conosci, come fai ad esserne così sicuro?
    La parola scritta ti fa capire una piccolissima parte di una persona.”

    D’accordo, ma mi basta per capire che abbiamo visioni del mondo e della vita inconciliabili su quasi tutto.

    • Peucezio scrive:

      È qui che non ti seguo.
      Secondo me qui c’è proprio una valutazione erronea.
      Ovviamente è una mia opinione, ma suffragata dal’esperienza.

      Pensa a Z.: uno lo legge qui dentro ed è uno stronzo arrogante e insopportabile 😀 😛 invece di persona è una persona squisita, di grande empatia e sensibilità, attenta, profonda, generosa, una delle persone moralmente migliori in assoluto che io conosca.

      • Z. scrive:

        Miguel la pensa all’opposto di te: mi loda sempre per la gentilezza e la garbata ironia, ma dev’essere convinto che io sia odioso come pochi e di vedermi dal vivo non vuole saperne!

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Zeta

          “Miguel la pensa all’opposto di te: mi loda sempre per la gentilezza e la garbata ironia, ma dev’essere convinto che io sia odioso come pochi e di vedermi dal vivo non vuole saperne”

          In realtà è l’esatto opposto.

          Internettianamente, siamo sempre in disaccordo.

          Io sono convinto che se vivessimo nello stesso rione, tu saresti una delle persone con cui sarei più d’accordo.

  40. mirko scrive:

    Peucezio
    “comunque noto una cosa.
    Quando parli di altre persone, anche persone che stimi o comunque apprezzi sotto vari aspetti, sottolinei molto di più ciò che ti distingue da esse rispetto a ciò che ti ci accomuna.
    Perché?”

    Bella domanda, per la cui risposta ci vorrebbe uno psicologo. 🙂
    Probabilmente dipende dal mio carattere, che mi ha portato ad essere sempre molto selettivo nei rapporti con i miei simili.
    La mia logica è sempre stata quella del pochi ma buoni e del meglio solo che male accompagnato.
    Per me è importante la comprensione, l’essere capito, e la condivisione di ideali comuni.
    Se questi due aspetti vengono a mancare, non ci può essere amicizia, al massimo il rispetto che è dovuto ad ogni essere umano.
    In questo sono agli antipodi tuoi e di Miguel, che invece andate sempre d’accordo con tutti. 😉

    • Peucezio scrive:

      Certo, ti capisco e in effetti conoscendoti mi torna abbastanza.

      L’unica cosa che mi sentirei di dire è: tieni conto che il filtro scritto non è che altera, ma proprio stravolge la percezione delle cose, per cui se è vero che magari di persona sei compatibile con una persona su dieci, faccio per dire, e hai modo di verificarlo a posteriore frequentandole, per iscritto in questa comunicazione telematica non hai proprio reali punti d’aggancio, anche se apparentemente così potrebbe sembrare e uno che ti sembra un extraterrestre può essere molto molto affine a te e magari uno che ti piace scopri che è uno stronzo.

      • mirko scrive:

        Si questo è un tuo argomento ricorrente, quello dello sdoppiamento tra ciò che si scrive in un blog e la vita reale.
        Non so, la cosa mi convince in alcuni casi, in altri meno.
        Credo che gli ideali di una persona siano più meno gli stessi nel blog e nella vita reale.
        Non credo, per fare un esempio a caso, che se uno su un blog esprime contrarietà al Crocifisso negli edifici pubblici, poi nella vita reale si auspichi la teocrazia. 🙂

  41. Miguel Martinez scrive:

    OT, ma interessante:

    Source : https://d.repubblica.it/moda/2020/11/26/news/halima_aden_hijab_lascia_la_moda_per_convinzioni_religiose_basta_compromessi-4842227/

    Halima Aden lascia la moda per i troppi compromessi sul suo hijab: ”Questa industria non è per noi”
    Halima Aden ha scelto di fare un passo indietro dalla sua carriera nella moda: troppi i compromessi fatti negli anni sul suo hijab snaturando se stessa e venendo meno alle sue credenze. “Non mi sono mai sentita così libera e sollevata”

    “Non importa cosa io o chiunque altro vi abbiamo raccontato sull’industria: non è fatta per noi, non lo è mai stata”. Sono alcune delle parole con cui ha lasciato la carriera da modella Halima Aden, statunitense di origine somala nata e cresciuta in un campo profughi in Kenya, nota per essere stata la prima a indossare un hijab a Miss Minnesota e averlo poi portato anche sulle passerelle di New York, Parigi e Milano, oltre che sulle cover dei magazine di moda di mezzo mondo.

    Un’uscita di scena che arriva come conseguenza dei troppi compromessi durante campagne pubblicitarie e sfilate che Halima ha raggiunto sul suo hijab e sulla rappresentazione delle donne musulmane che lo indossano: dal saltare i momenti di preghiera al sostituirlo con delle magliette o all’usarne uno che non le coprisse il petto solo per mostrare una collana. L’annuncio di Halima è arrivato su Instagram con una serie di storie in evidenza nelle quali la modella racconta la sua scelta e la riflessione dalla quale è scaturita. Il suo è prima di tutto un grande mea culpa per aver accettato di mostrarsi in modo diverso da ciò che è al fine di rappresentare per la prima volta le donne musulmane nel teatro della moda che conta, finendo però con lo snaturarsi: “È stato necessario commettere questi errori per poter diventare un simbolo di cui possiate fidarvi. Nessuno prima di me mi ha indicato una via da seguire, quindi gli errori sono una parte del percorso di apprendimento. Ho fatto delle cose giuste, ma non è abbastanza. Dobbiamo avere questa conversazione per cambiare il sistema veramente”.

    La sequenza di storie Instagram con le quali Halima Aden ha annunciato il ritiro dalla moda è infatti un susseguirsi di immagini che la ritraggono in eventi, sfilate, campagne, occasioni nelle quali si è mostrata senza indossare un hijab che la facesse sentire a suo agio e senza riuscire a fermarsi e a rifiutare certe condizioni: “Se avessi proseguito su questa strada avrei finito per rinunciare del tutto al mio hijab”.

    L’accusa implicita che Halima invece muove all’industria della moda è quella di non essere veramente inclusiva, ma di voler rappresentare la modest fashion (quella che copre maggiormente il corpo per ragioni religiose) secondo le proprie logiche: “Posso solo biasimarmi per essermi preoccupata di più dell’opportunità che di ciò che c’era veramente in gioco e per essere stata naive e ribelle. Ciò per cui biasimo il settore invece è la mancanza di stiliste musulmane”.
    È una sorta di epifania quella che si è ritrovata a vivere Halima Aden, giunta oggi non per caso: la pandemia di Covid-19 le ha permesso di passare molto tempo con sua madre che è sempre stata al suo fianco, ma che da tempo non condivideva la rappresentazione che la figlia stava dando di sé: “Mia madre mi ha detto: ‘Correggi questa cosa. Eri brava e benedetta già prima di fare la modella. Sono stati loro a cercarti. Di che cosa hai paura? Correggi i tuoi errori pubblicamente’. Non mi sono mai sentita più libera e sollevata”. Parole che l’hanno convinta a rivedere la propria posizione e a cambiare completamente il modo di porsi nei confronti dei marchi e dell’industria in generale: “Ho giustificato tantissime cose. Come se fossimo noi ad aver bisogno che questi brand rappresentino le donne che portano l’hijab. Sono loro ad aver bisogno di noi e non il contrario. Ma allora ero così disperatamente alla ricerca di una qualsiasi forma di rappresentazione che ho perso il contato con chi ero davvero”.

    Un concetto, quello del perdere se stessa, che torna in diversi punti: “Guardandomi indietro, ho fatto quello che dicevo che non avrei mai fatto. Ovvero compromettere chi sono solo per essere accettata”. O ancora: “Dopo essere stata al mio primo grande red carpet ricordo di aver avuto il desiderio forte di cambiarmi. Ora so che è stato perché ero sola in quel posto. Non ricordo altre persone vestite come me”.

  42. Peucezio scrive:

    Comunque, al di là del caffè espresso, la pizza e la saga di Fantozzi o chi per lui, c’è un tratto di fondo che distingue immediatamente un italiano da chiunque altro al mondo.
    E cioè che uno straniero, in un modo o nell’altro, ha sempre l’idea (e agisce di conseguenza) che il suo comportamento deve aderire a una sorta di ideale morale che è intrinsecamente connesso al livello di accettabilità e prestigio sociale: in sostanza, da qualche punto di vista, declinato in mille modi diversi, uno straniero deve mostrarsi “migliore” e si aspetta un riconoscimento sociale da ciò; e tende a interiorizzare questo ideale, cioè questo riconoscimento diventa la sua stessa identità, per cui prende la cosa sul serio. In sostanza la sua immagine sociale e la sua immagine interiore di sé coincidono e corrispondono a una sorta di ideale, qualche che sia.

    L’italiano non prende sul serio un cazzo di niente e quando prende sul serio qualcosa, è una recita, una sorta di gioco, da attore consumato.

    • Z. scrive:

      Ezio,

      — L’italiano non prende sul serio un cazzo di niente —

      Parla per te 🙂

    • roberto scrive:

      Non sono per niente d’accordo stavolta

    • Peucezio scrive:

      Non prendetemi alla lettera.
      Ci rifletterò e cercherò di spiegarvi meglio cosa intendo.

      È chiaro comunque che a livello individuale ognuno prende sul serio la propria vita e le proprie vicende (la propria famiglia, i propri figli, qualcuno perfino il proprio lavoro, ecc. ecc.).

      Io parlo di una cosa diversa, più esteriore (ma che nasconde un diverso modo di sentire).

      Ne riparliamo.

    • Peucezio scrive:

      Comunque voi direste che l’Italia è una nazione?
      Io direi che tutte le nazioni del mondo lo sono.
      Ma non l’Italia: l’Italia è uno stato di fatto.
      O tutt’al più un legame affettivo.
      Non un atto volitivo, un’adesione consapevole.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Padova è una città? O tutt’al più un legame affettivo?

        No, non mi convince.

      • PinoMamet scrive:

        Non so, sono idee un po’ astratte per il mio modo di sentire.

        In genere non chiedo queste cose agli stranieri che conosco o frequento e non si parla di questo.

        Ma non m pare che i non-italiani abbiano un’adesione consapevole alla loro nazione: ci sono nati e basta…

        • Peucezio scrive:

          Non sono d’accordo. Sono retorici, nazionalisti, cagano il cazzo, si capisce che ci tengono.
          Ma non solo quando sono all’estero (quello un po’ anche noi), ma anche quando sono a casa loro.

          • mirko scrive:

            I romei che ho conosciuto sono effettivamente così.

          • PinoMamet scrive:

            Non saprei…
            Sicuramente ci sono popoli più o meno nazionalisti, ma non la trovo una cosa così evidente o generalizzata.

            E poi mi manca la controprova di come gli altri popoli vedono gli italiani.
            Immagino che potremmo avere delle sorprese…

            • roberto scrive:

              beh, ne ho già parlato ma in genere gli stranieri non percepiscono la minima differenza tra un piemontese ed un pugliese

              per percepirla devono conoscere l’italia almeno un po’, esattamente come qualcuno che non conosce minimamente la germania non noterà nessuna differenza fra un bavarese ed un amburghese

            • PinoMamet scrive:

              Beh sì questo lo confermo anche io

              (non vedo perché dovrebbero conoscere le differenze regionali italiani o perché dovrebbe importargliene…)

              mi chiedevo però se ci trovino più o meno retorici, nazionalisti e cagacazzo, per riprendere le definizioni di Peucezio…

              io trovo che i politici italiani siano spesso molto retorici, di una retorica diversa da quella USA o francese, ma comunque pesante e indigesta.
              Per le persone comuni, boh…

              • Peucezio scrive:

                Secondo me la differenza è che gli italiani non credono alla propria retorica: in Italia è un po’ un gioco.

      • roberto scrive:

        Peucezio

        “Comunque voi direste che l’Italia è una nazione?”

        sinceramente quando vivevo in italia avrei avuto qualche dubbio

        adesso visto da fuori direi “sicuramente si”

        ma applico lo stesso concetto anche ad altre dimensioni. non mi sento di avere molto in comune con i colleghi francesi e tedeschi, ma se sono negli stati uniti mi sembra proprio che esista una nazione europea (o ameno europea occidentale quelli dell’est e i nordici li continuo a sentire totalmente alieni)

        e sono sicuro che se incontrassi un marziano, percepirei l’esistenza di una nazione terrestre

        • PinoMamet scrive:

          In effetti credo esista una nazione europea occidentale, piuttosto diversa sia da quella europea orientale (i paesi dove dicono “kurva” per intenderci 😉 ) che da quella statunitense.

          Un altro notevole sotto-insieme è quello dei paesi di lingua inglese, che mi pare sentano di essere un gruppo a parte molto preciso.
          I paesi di lingua inglese bianchi , per la precisione:
          con gli indiani che scalpitano per entrarci.

          Quando frequentavo alcuni forum in lingua inglese questa impressione era fortissima:
          per un americano, un inglese o un australiano saranno sempre “cugini”, c’è una complicità e una vicinanza che non ci sarà mai con chi appartiene a una lingua diversa.

          • Peucezio scrive:

            Certo, l’estero non è tutto uguale e mi pare tu individui delle giuste partizioni.

            Non so invece quanto un italiano sia simile a qualunque altro. In ogni caso non lo ricondurrei mai all’Europa Occidentale: tutto sommato, benché diversi, mi sembra siamo più simili a slavi, popoli latino-americani e simili.
            Però devo dire che ho viaggiato molto meno di Roberto e soprattutto non risiedo all’estero (ho solo risieduto in Spagna per circa sei mesi).
            Però è anche vero che stando all’estero l’Italia sembra una nazione, standoci dentro no: io quando stavo in Spagna percepivo un’identità italiana che in realtà non esiste; cioè esiste come dato fattuale, ma non come petizione di principio. Ma quando sei fuori la tua nazionalità diventa una tribù e ti viene naturale rivendicarla; così facendo diventi uguale agli stranieri, acquisisci la stessa retorica e lo stesso orgoglio.

  43. Peucezio scrive:

    E non crede in inente (morale, patria, bene, male, ideali politici, religiosi), ma è fazioso e di parte più per il gusto della contrapposizione individuale, che per vera convinzione: non pensa che la sua parte sia “giusta”, ma pensa: “che, devo essere più fesso di te?”.

  44. mirko scrive:

    Questo spieghrebbe il motivo per cui gli italiani stanno sul cazzo a chi invece tende a prendere tutto sul serio.

  45. Moi scrive:

    L’italiano non prende sul serio un cazzo di niente e quando prende sul serio qualcosa, è una recita, una sorta di gioco, da attore consumato.

    cit.

    ………………….

    Vorrei tanto crederti …

  46. Moi scrive:

    Adesso stan tornando alla carica con il (spesso, fare) mangiare insetti (agli altri) …

  47. Moi scrive:

    Va be’ che tutto può cambiare …

    ————————————-

    How lobster went from prison trash food to delicacy

    […]

    Lobsters switched from taboo to delicacy for a few reasons. The first reason was the Civil War

    […]

    But in recent decades, there have been signs that the fate of the lobster may be moving back in the other direction thanks to a newer consideration: animal rights. In his famous essay “Consider the Lobster,” writer David Foster Wallace pointedly asked: “Is it all right to boil a sentient creature alive just for our gustatory pleasure?” Many animal rights activists have decided that the answer is “no,” and have made moves to classify the live boiling of lobsters as inhumane. Some places have already outlawed the practice.

    […]

  48. Moi scrive:

    … Soylent Green [cit.] dal vivo ?!?! … In antcipo di 2 anni !

    https://www.youtube.com/watch?v=qccFeQMUFA8

    Acquista involtini al supermercato, all’interno un residuo compatibile con un pezzo di dito umano … Imola (BO)

  49. Moi scrive:

    Io, SE proprio, Vs il Covid preferirei misure davvero Draconiane a queste eccezioni complicate Bizantine che nessuno può sapere con certezza dove poter andare !

    Poi vogliono dare l’ aumento agli Statali …

    Boh ! Per me, se nell’ Estate 2023 (dubito che si rivoterà prima !) la Meloni avrà i voti per governare “da sola”… nessuno caschi dal pero delirando che un Rito Satanico ha fatto tornare il FaSSssismo.

    … il tutto dopo il Suicidio Politico di Salvini, che ha commesso l’ imperdonabile (che giammai gli sarà perdonata) ingenuità di Fidarsi di Mattarella.

  50. Moi scrive:

    Conte vuol fare il Padre Severo e al contempo il Piacione … almeno Roberto Speranza è coerente, e non gliene frega niente se 3/4 d’ Italia lo detesta (ma 1/4 lo adora) !

  51. Z. scrive:

    Oggi tocca ad All Along The Watchtower, un brano di Dylan reso famoso da Hendrix.

    All Along The WatchKEEP

    “There must be some way out of here”
    Said the JESTER to the thief
    “There’s too much MAYHEM
    I can’t LAY MY BURDEN DOWN
    Businessmen, they drink my wine
    Plowmen dig my earth
    None of them along the WAY
    Know what any of it is worth”

    “No reason to get UPSET”
    The thief, he kindly spoke
    “There are many here among us
    Who feel that life is but a PRAT
    But you and I, we’ve been through that
    And this is not our DOOM
    So let us not talk WRONGLY now
    The TIME is getting late”

    All along the watchtKEEP
    AETHELINGS kept the SIGHT
    While all the women came and went
    Barefoot FOOTMEN, too
    Outside FAR AWAY
    A wildcat did growl
    Two riders were COMING FORTH
    The wind began to howl

    https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=59522&lang=it

    Un po’ come il giullare, non riuscivo a trovare una via d’uscita per “I can’t get no relief” e così ho dovuto cambiare quasi tutto il verso. “Doom” è più minaccioso rispetto a “fate”. “Way” al posto di “line” rispetterà l’intenzione dell’autore? Ma soprattutto, con l’anglicizzazione scompaiono “joker” e “joke” e così viene meno parte del botta e risposta: il buffone che si lamente dei ladri, il ladro che disapprova chi vede la vita come una buffonata. Amputare le voci di origine latina rende la lingua inglese più povera, come del resto è spesso più povero ciò che è più puro.

    • Moi scrive:

      è un po’ scomodo però senza sapere cosa c’era in originale … ad esempio quegli “Animals” NON so neppure che siano !

      • Moi scrive:

        … e poi “animal” come lo rendi, in Anglish ?

        • Moi scrive:

          Inoltre … va be’, dài: il plurale base in “s” tocca tenerlo , è strutturale della grammatica!

          • Peucezio scrive:

            Ma guarda che mica è di origine romanza il pl. in -s.

            • Moi scrive:

              I plurali Norreni sono tipicamente o metafonetci o in en / n … mi risulta.

              • Peucezio scrive:

                La -n in origine è parte del tema.
                In pratica i temi in nasale (quelli che in latino sono diventati -O, -ŌNIS, per intenderci) già nelle prime fasi attestate di varie lingue germaniche (forse già nel germanico comune, non sono sicuro…) si sono estesi fino a diventare una vera classe flessiva, solo che nel nominativo singolare la -n è caduta, mentre negli altri numeri e casi è di massima rimasta perché era interna e sono cadute le desinenze.
                In inglese è rimasta nei pochi plurali come “children”, “oxen”, ecc.

              • Peucezio scrive:

                -O, -ŌNIS, ma anche nomen, nominis, ecc., insomma, la vocale può variare.

              • Peucezio scrive:

                Una cosa analoga è successa anche nei verbi.

              • Peucezio scrive:

                Per essere più precisi, i temi in -n sono numerosi nei sostantivi, ma non è che si siano tanto estesi analogicamente, diciamo che si sono morfologizzati, diventando una vera classe flessionale, mentre nell’ambito degli aggettivi c’è stata una vera e propria estensione analogica a voci che in origine non erano in nasale, così da creale la cosiddetta declinazione debole dell’aggettivo, che si usa in determinati contesti sintattici (vedi il tedesco: tipicamente quando precede l’articolo, perché le desinenze originarie le ha mantenute lui).

            • PinoMamet scrive:

              Hmmm, no, quelli specificamente norreni, nel gruppo germanico, (svedese, norvegese ecc.) credo facciano -ar perlopiù.

              Comunque la -s è indoeuropea.

              Sui plurali germanici, ho trovato questo per esempio:
              https://forum.wordreference.com/threads/plural-inflections-in-germanic-languages.3096471/

              si spiega anche da dove saltino fuori le -en tedesche (e inglesi in certi casi) e le -ar norrene…

              • Peucezio scrive:

                Ah, ecco, visto dopo.
                La -r nordica è da rotacismo ovviamente e se non ricordo male c’era anche nei nominativi, almeno in antico islandese.

        • Z. scrive:

          Su “animal” non saprei proprio come fare, se non con soluzioni sforzate e comunque non abbastanza aderenti all’idea che il termine vuole trasmettere (tipo “living being”).

          Per fortuna The Animals è un nome proprio, e le Direttive Z. al riguardo ne consentono la trasposizione senza modifiche 🙂

      • Z. scrive:

        Ho messo il link apposta!

        Gli Animals erano un gruppo anni Sessanta niente male:

        https://en.wikipedia.org/wiki/The_Animals

        E sospetto che potrebbero piacerti abbastanza.

    • roberto scrive:

      E Wine?

      • Z. scrive:

        E’ abbastanza sedimentato nelle lingue germaniche per essere tollerato… per necessità, se vuoi: d’altronde non saprei proprio come sostituirlo!

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      jester è francesismo: clown sarebbe la più vicina parola nativa, mi pare di capire
      anche dig verrebbe dal francese (anche se è di radice germanica)
      reason
      cat purtroppo è inevitabilmente di origine latina, come wine

      • Z. scrive:

        Allora…

        – sarei abbastanza tollerante su cat (leggo che si tratterebbe di un incremento, o di un incrocio… come si dice? tipo Katerine che prende la h perché passa attraverso katholikos);
        – su dig, al limite, si può sostituire con PLOW;
        – su wine, jester e reason tocca concordare. Al posto di jester va benissimo CLOWN; al posto di reason si potrebbe usare GROUNDS (“there are no grounds for getting excited”). Al posto di wine, temo niente. Tocca bere gazzosa.

  52. Moi scrive:

    @ PINO / TUTTI

    Ovviamente c’è un po’ di paraculismo contestuale, ma … il governo e l’ establishment governativo insiste che bisogna riscoprire la spiritualità nell’ isolamento.

    Allora, è interessante come gente di cultura laica se non laicista identifichi la spiitualità nell’ isolamento, appunto. Insomma : nell’ ascetismo ! Sarebbe interessante capire perché … forse un idealizzata concezione del Buddhismo Tibetano ?

    Le cosiddette “Religioni Dharmiche” sono senz’altro meno “sociali” delle “Relgioni Abramitiche”. Pur NON mancando neanch’ esse di occasioni rituali di assembramento !

  53. mirko scrive:

    L’ascetismo non è estraneo nemmeno al Cristianesimo però.
    Nel Giudaismo c’erano gli Esseni e perfino nell’Islam vi erano mistici che praticavano l’ascesi.

    • Peucezio scrive:

      Benissimo. Basta che non ci mettono dentro il Natale, che non è un’occasione ascetica, ma una grande festa popolare.

  54. Moi scrive:

    ” errandghost ” è interessante …

    • PinoMamet scrive:

      C’è anche un video in cui suonano… non sono proprio il tipo di persone da cui mi sarei aspettato di sentire una canzone del genere, ma c’è da dire che la fanno bene!

    • roberto scrive:

      Tra le mie 50 canzoni preferite di sempre!

      Una mattina porto mia figlia a scuola (avrà avuto 6-7 anni) e i bambini sono stati accolti con questa canzone (ogni mattina ci sono una ventina di minuti fra l’apertura delle porte e l’inizio delle lezioni con musica), e la pargola ha esclamato tutta contenta “ ze animalse con un bell’accento italiano

      Core de papà

  55. Moi scrive:

    il “sound” NON mi è nuovo … li devo già aver uditi (come colonna sonora di film, alla radio …) senza sapere chi fossero.

    Hanno frange di capelli simili (come taglio , non certo per le tinture) agli Idol (아이돌) “metrosexual” del K-Pop !

  56. Peucezio scrive:

    Pino,
    su romanesco, francese, ecc.

    Forse bisogna distinguere due aspetti.
    La tendenza normativa dall’alto (i francesi con la legge pensano di poter modificare persino il modo degli astri), che non necessariamente asseconda una tendenza popolare, ma può anche contrastarla o compensarla, e il comportamento effettivo dei parlanti.
    La prima può essere influenzata da fattori storici, culturali, giuridici che non sono del tutto indipendenti dalla lingua, ma possono esserne distinti.

    Roma direi che è forse il luogo in cui è più forte la tendenza gergale in una nazione dove in generale è debole (più forte al nord, fino al Tevere compreso, più debole o quasi assente al sud).
    Poi c’è il fatto che il romanesco è talmente simile all’italiano che ciò, aggiunto al compiacimento dei romani nell’ostentare atteggiamenti popolareschi e schietti, ne ha conservato una forte vitalità, rispetto ad altre aree d’Italia. Il fatto stesso che esista un continuum fra italiano e dialetto con tanti gradi intermedi (mentre in altre aree dove i dialetti sono più diversi dalla lingua magari alterni, stai usando l’uno o l’altro, senza ibridi) fa sì che l’italiano sia molto influenzato dal dialetto.

    Circa Napoli, anche lì la dialettofonia è molto vitale, per ragioni in parte simili, in parte diverse da quelle romane: un po’ perché sopravvivono sacche di sottoproletariato dall’alfabetizzazione ancora molto parziale, un po’ perché i napoletano hanno un fortissimo orgoglio identitario (anche i borghesi), legato anche a ragioni storiche e culturali (la capitale del Regno, la letteratura, le canzoni…).
    Il che fa sì che uno straniero abbia difficoltà.
    Ma i napoletani non sono molto gergali (togli la malavita: gergalità di “mestiere”, settoriali, ci sono credo in tutte le comunità umane); lo sono molto di più i giovani milanesi (o almeno lo sono stati sicuramente dagli anni ’60 fino almeno a qualche anno fa; oggi come oggi non lo so).

  57. Moi scrive:

    Ora abbiamo anche il Ministro Teologo :

    Natale e Covid, Boccia: “Far nascere 2 ore prima Gesù non è eresia”

    https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/11/26/boccia-far-nascere-ore-prima-gesu-bambino-non-eresia_vZgivDCmDBTBBZjHqgjnyM.html

  58. habsburgicus scrive:

    le approssimazioni geografiche non sono confinate all’Italia 😀
    da un telegram russo
    ✈️АРАБСКИЕ СТРАНЫ:
    🍏ОАЭ
    🍓Турция
    🍑Бахрейн
    🍉Ливан
    🍏Иордания

    in questa lista vi è un’enormità che avete già di certo notato…..per facilitare il compito ve lo traduco
    Paesi Arabi:
    Emirati Arabi Uniti (in sigla russa OAĖ)
    Turchia
    Bahrain
    Libano
    Giordania

    • habsburgicus scrive:

      @Moi
      nel mondo “arabo”, stando alle fonti russe :D, le ragazze ex-URSS sarebbero ricercatissime 😀 almeno dalla copia di annunci
      qui un annuncio a casi
      *D U B A I* *D U B A I*
      💥🌴 МНОГО РАБОТЫ 🌴💥
      ❌НЕ КЛУБ❌

      Девченки с фотосессиями в приоритете 📷☝️

      Работа incall / outcall❗️🔝
      💰ЧАС – 270$
      💰НОЧЬ – 820$
      🔥 СТАБИЛЬНО 5 – 6 РАБОТ В ДЕНЬ

      🔺Работа 50/50
      🔻Проживание в центре Дубая

      💰🤑 В МЕСЯЦ ОТ 15 000 $ (Возможно и больше в зависимости от девушки)

      ✅ Предоставляем живые отзывы

      traducendo e abbreviando dice
      molto lavoro, non club
      ragazze con servizi fotografici di livello
      270 dollari l’ora, 820 $ notte (incall [cioé uno va da loro]/outcall [loro vengono da te])
      fanno fifty fifty
      alloggio nel centro di Dubai
      forniscono pure recensioni in breve tempo

      mitico questo passaggio che invece vi traduco integralmente (nei limiti delle mie limitate competenze linguistiche, ça va sans dire)
      В МЕСЯЦ ОТ 15 000 $ (Возможно и больше в зависимости от девушки)
      “al mese da 15.000 S (forse di più, dipende dalla ragazza)”

      hai capito 😀
      mentre i fessi si fanno saltare in aria in Occidente, visto dove vanno i soldi degli sceicchi 😀 😀 😀 ?

      • habsburgicus scrive:

        ah
        stabilmente 5-6 lavori al giorno
        😀

      • Moi scrive:

        … Direi che negli ultimi 50 anni , recuperando ogni svantaggio storico, il Corano ha vinto a mani basse l’ ambitissimo (da tutti gli altri Testi Sacri …) titolo di Best Instrumentum Regni Ever 😉 !

        … Con queste premesse qui, Massimo Rispetto ! 😉

        • Moi scrive:

          Quanto all’ ex URSS & Sarelliti … domanda politicamente scorretta, MA storicamente lecita :

          …Come han fatto, con della Fàiga [cit.] simile , a perdere
          la Guerra Fredda ?!

          😀
          🙂
          😉
          😛

          • Moi scrive:

            Time can go by
            But the Russian girls don’t ever seem to leave my mind
            Fine, don’t see why
            I should even try to leave my heart behind

            [cit.]

            https://www.youtube.com/watch?v=yJUJgDbc_K4

            • Moi scrive:

              ENGLISH

              Day in the night
              Taking places in the train to Moscow

              Now I’m coming back to drink some iced vodka.
              Landscape in white
              Sun is shining through the icicles

              I’m dancing in the snow to balalaikas.

              Time can go by but the Russian girls
              Don’t ever seem to leave my mind
              Fine
              Don’t see why I should even try
              To leave my heart behind.

              U.S.S.R. – I’m back into the U.S.S.R.

              U.S.S.R. – I’m back into the U.S.S.R.!

              Jumpin’ is right
              Now this time I’m on vacation

              And I’m going to have some fun rocking in Gorki Park.
              Time can go by but the Russian girls
              Don’t ever seem to leave my mind
              . . .
              U.S.S.R. – I’m back into the U.S.S.R.
              . . .
              U.S.S.R. – I’m back into the U.S.S.R.
              . . .

              U.S.S.R. – I’m back into the U.S.S.R.
              . . .

              • Moi scrive:

                … ANGLISH ?!

              • Moi scrive:

                NON MI CONVINCONO

                day
                place
                train
                fine
                vacation

              • Moi scrive:

                ahem … – 1 !

                Old English ” dæg ” !

                … è così simile a “dé” in Bolognese ! 😉

                … Sapete che c’è ? Lo faccio derivare da ” dæg ” anziché da “dies” ! 😉

                Anche se sospetto una comune origine EuroIndustana 🙂

              • Moi scrive:

                place (SPOT)

                train (TUG … cfr. Tugboat , il rimorchiatore portuale)

                fine (GOOD / SMOOTH / THIN)

                vacation (HOL[L]Y DAYS … staccato ! che si coglie meglio 😉 … )

              • Z. scrive:

                Moi,

                — NON MI CONVINCONO —

                Day non deriverebbe da dies. A quanto mi risulta hanno una radice indoeuropea comune.

                Il resto è decisamente verboten.

                Al posto di TUG noi si preferisce WAIN, che suona anche più simile a train.

            • Z. scrive:

              Ti faccio i primi due versi, poi prosegui tu:

              Day in the night
              Taking SPOT in the WAIN to Moscow

              (pronunciato germanicamente Mòscau)

              e quanto al titolo, gli esperti consigliano:

              Back to the BSFL

              (Band of Soviet Fellowship Ledewealths)

              • Moi scrive:

                Ah … giusto !

              • Moi scrive:

                … “Wain” ? Non lo contesto, ma non so se rende tanto !

                “Train” è un adattamento dal Francese per “tràino” … mi pare.

              • Moi scrive:

                Si noti come “train” in Inglese traduce anche “allenarsi”, in senso atletico .

              • Z. scrive:

                Con wain stai in una botte di ferro (come dissero ad Attilio Regolo). Wagon etc.

              • Moi scrive:

                Però abbiamo :

                in Tedesco Zug

                in Danese e Norvegese tog

                in Svedese tåg

                in Islandese cambia del tutto :

                þjálfa

                l’ Olandese calca in “trein”

              • Moi scrive:

                … anche se l’ Islanda è praticamente senza treni 😉

                https://en.wikipedia.org/wiki/Rail_transport_in_Iceland

              • habsburgicus scrive:

                @Moi e tutti
                il cambio da “z” a “t” fra alto-tedesco [perché il tedesco moderno è in essenza Hochdeutsch, insomma ‘sso meriddionali :D] e lingue nordiche [De nordiska Språken] e basso-germaniche è del tutto regolare (ma qui è pane per l’ottimo ed erudito amico Peucezio :D) è del tutto regolare
                ad esempio “zehn” in tedesco e “tio” in svedese (ma anche “tien” in olandese e “ten” in inglese che talora conserva nordicismi, melius basso-tedeschismi puri !)
                l’islandese forse conserva una radice vichinga anche se, in base al cartesiano de omnibus dubitandum :D, non sarei così sicuro che sia una forma “originaria” anziché un neologismo arcaicizzante ottocentesco…di cui il ceco, in ambito slavo, è onusto !

  59. Z. scrive:

    Oggi Creedence!

    Bad Moon Rising

    https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=575

    https://www.youtube.com/watch?v=zUQiUFZ5RDw

    I see a bad moon rising
    I see WORRIES on the way
    I see earthquakes and lightnin’
    I see bad times today

    Don’t go ABOUT tonight
    It’s bound to take your life
    There’s a bad moon on the rise

    I hear FIERCE GALES a-blowin’
    I know the end is commin’ soon
    I fear STREAMS over flowing
    I hear the voice of rage and WRECK

    Don’t go ABOUT tonight
    It’s bound to take your life
    There’s a bad moon on the rise

    Hope you got your things together
    Hope you are quite READY to die
    Looks like we’er in for BAD weather
    One eye is taken for an eye

    Don’t go ABOUT tonight
    It’s bound to take your life
    There’s a bad moon on the rise

    Stavolta è stato più facile del solito…

  60. Z. scrive:

    Un piccolo contributo dai redditi più elevati non andava bene. Invece la patrimoniale sì.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/28/emendamento-leu-e-pd-prelievo-progressivo-sui-grandi-patrimoni-via-imu-e-imposta-bollo-risparmi-per-ricchezze-fino-a-500mila-euro/6019226/

    Il covis fa male un pochino a tutti…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *