“Alzare almeno un angolo del velo”

“Cruel works
Of many wheels I view; wheel without wheel,
With cogs tyrannic,
Moving by compulsion each other”

William Blake

Il mondo in cui viviamo è un tessuto di diritto, che tiene insieme tutti i rapporti.

L’Ambiente, come dice lo stesso nome, è tutto ciò che di di vivente e di non vivente, sta attorno a noi, e con cui ci rapportiamo incessantemente.

Eppure, ogni volta che cerchiamo una base nel diritto, per affrontare ciò che sta avvenendo tra gli esseri umani e l’ambiente, troviamo solo qualche base così fragile da diventare quasi pretestuosa.

Sostanzialmente, l’unico aggancio è il diritto dell’individuo di specie umana alla salute.

E poi, in Italia, c’è la tutela costituzionale enigmatica e un po’ poetica, del paesaggio.

Insomma, questa macchina in duecento anni ha sbucaltato il pianeta, ha costruito l’intero modo di rapportarsi con il mondo, come se il mondo non esistesse, se non sotto la forma di proprietà umana.

E’ stata una scelta ideologica.

La struttura che l’Occidente ha imposto al mondo intero, in un secolo, riconosce l’Individuo e la Proprietà delle risorse, da usare per il Progresso.

Questo trio ci ha lanciati, nel giro di duecento anni, dentro un vortice incredibile di esperienze, ma da cui rischiamo seriamente di non uscire vivi.

La colpevolezza dei nostri padri, ma anche dei nostri coetanei, si determina chiedendoci, ma lo potevano sapere cosa ci aspettava?

Bene, qualcuno lo sapeva.

Anno 1913.

Ludwig Klages, si rivolge a un raduno di giovani tedeschi, molti dei quali non sarebbero stati più vivi nell’anno successivo.

Il luogo era il Hoher Meißner, una modestissima cima nella Germania centrale.

Ludwig Klages non aveva competenze particolari: era un chimico e si era dedicato alla filosofia e alla grafologia, con lo spirito sperimentale caratteristico dell’epoca.

Per capire l’epoca, abbiamo un grafico utile. E’ quello della presenza di CO2 nell’atmosfera, specchio perfetto della civiltà moderna di cui lui parlava, mettetevi mentalmente attorno al 1913 e capirete dove si era:

Il suo discorso oggi suona a tratti banale, perché dice in parte cose che sono ormai assodate.

Mentre nel 1913 Klages poteva giustamente criticare l’esaltazione della scienza, oggi viviamo nella curiosa situazione in cui sono gli scienziati i primi a parlare come Klages.

E’ giusto dire subito che Klages aveva anche una motivazione ideologica.

Come spesso accade ai geni, aveva sviluppato un’unica idea, portata facilmente all’eccesso: che esiste un conflitto insanabile tra la l’Anima (Seele) e lo Spirito (Geist) – cioè tra la vita profonda che ci unisce a tutti i viventi da una parte, fatta da una successione di immagini che per loro natura possono solo essere vissute, e dall’altra e il tentativo di afferrare, inquadrare, dominare le immagini, soffocando la vita con la teologia, lo Stato, la tecnologia, l’informazione e (con sorprendente anticipazione dei nostri tempi fesbucchiani), l’intimità: Klages sosteneva l’Eros der Ferne, l’Eros della Distanza, che sfuggiva a ogni selfie.

Una posizione -sullo Stato, più che sulle selfie –  che lo avrebbe portato a uno scontro diretto con il nazista Alfred Rosenberg, teorico della potenza statale germanica. Poi, Klages non era esente nemmeno lui da sbandamenti novecenteschi di vario tipo, che gli lasciamo volentieri.

Bene, però Klages parlava nell’anno 1913.

E se lui, grafologo visionario, l’ha capito, potevano capirlo anche tanti altri.

So che il suo testo fu poi pubblicato e illustrato da Fidus, ma non trovo le immagini originali; per darvi un’idea comunque dell’arte di questo eccentrico illustratore tedesco, ecco un’immagine intitolata Nach Hause, “verso casa”:

Tradurre dal tedesco costituisce sempre un impoverimento: mi trovo subito davanti a Schlagwort, “parola-colpo, parola-macello”, diciamo parola chiave, slogan, motto, ma non rende.

“Ogni tempo, e anche il nostro, ha le proprie Schlagwort, con cui diffonde le proprie tendenze come con il suono della tromba, mettendo a tacere la voce del dubbio tra i propri seguaci e trascinando sempre nuove schiere dalla propria parte, tra coloro che non hanno ancora fatto la loro scelta.

Le tre più forti oggi suonano, “Progresso”, “Cultura” e “Personalità”, ma solo il pensiero del progresso è esclusivo del presente e conferisce il proprio colore al pensiero dominante.

E si ritiene così superiore rispetto ai popoli di natura, così come rispetto a tutta la storia precedente, e ha sempre pronta la risposta alla domanda, su cosa si fonda: la scienza si trova a livelli mai prima raggiunti, la tecnica domina la natura di fronte a cui ogni umanità precedente si era tirata indietro senza capirvi nulla, dalle inesauribili risorse della natura alimenta in maniera pianificata il benessere comune, penetra alberi e tempi con le onde radio dell’etere dello Spirito, e il suo genio scopritore ha persino “conquistato” lo sterminato spazio.”

E poi, nel 1913, Klages dice:

“Non per i convinti credenti di questa fede, che vogliono morire credendoci, ma sopratutto per la giovane generazione, che ancora si pone domande, vogliamo cercare di alzare almeno un angolo del velo e scoprire il minaccioso autoinganno che nasconde”.

Noi siamo abituati a pensare al danno che ci attende. Esiste tutta una mentalità, molto americana, che ci racconta,

tra vent’anni saremo sommersi sotto i flutti, tra dieci i tumori aumenteranno…

ma il danno compiuto dai nostri predecessori lo ignoriamo: siamo talmente abituati a vivere nel migliore dei mondi possibili, che fatichiamo a capire che il mondo è già stato distrutto.

Che pure sarebbe l’unico punto di partenza onesto per un sano ecologismo.

Klages parla degli orrori dei suoi tempi, degli esploratori dell’Artico e dei Tropici, che se la spassano tra una fauna appena scoperta che stanno per sterminare.

Io leggo Klages, mi immagino di essere nel suo tempo, dove c’è ancora ciò che oggi non c’è.

Ma Klages mi precede, cogliendo le trasformazioni del suo tempo:

“Ma dove il Fortschrittsmensch, l’Uomo del Progresso, conquista la signoria, di cui si vanta, semina ovunque sterminio e morte. Cosa ci resta del mondo animale della Germania? Orso e lupo, lince e gatto selvatico, visone, alce e bove primigenio, aquila e avvoltoio, gru e falco, cigno e barbagianni sono diventati parte del mondo delle fiabe, ancora prima che iniziasse la moderna guerra di sterminio.”

E lo stesso vale per qualunque forma di vita umana non si riconosca nel Progresso:

“Via e finiti sono gli indiani, via gli aborigeni dell’Australia, via tutte le stirpi migliori della Polinesia; i più coraggiosi popoli negri resistono e subiscono la “Civilizzazione”.

E sempre nel 1913, Klages diceva alla schiera dei ragazzini che tra poco sarebbero morti ammazzati sulle rive del Somme e a Verdun, con l’amara consapevolezza di saperne di più di quanto ne avrebbero saputo quelli di un secolo dopo:

“Non ci siamo sbagliati, quando abbiamo sospettato il ‘Progresso’ di vuota sete di potere, e vediamo che c’è metodo nella follia della distruzione.

Sotto il pretesto di “necessità”, “sviluppo economico”, “cultura”,  abbiamo in realtà a che fare con lo sterminio della vita. Lo si trova in ogni manifestazione, abbatte boschi, stermina specie animali, dissolve i popoli originali, ricopre e sfigura con la vernice del commercio il paesaggio e riduce a mera merce ciò che lascia ancora sopravvivere degli esseri viventi, come gli animali da macello, luogo-oggetto senza uccelli di un’illimitata sete di bottino.

Ma a suo servizio si pone l’insieme della tecnica, e nel loro servizio il dominio, assai maggiore, della scienza”.

Poi, alla faccia di tutti, stasera, in una nicchia della chiesa di San Frediano, in alto in alto, un uccello che non riconosco chiama la compagna che ancora non ha visto e annuncia che nonostante tutto, la vita esiste.

Questa voce è stata pubblicata in ambiente, Europa, mundus imaginalis e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.

233 risposte a “Alzare almeno un angolo del velo”

  1. Peucezio scrive:

    Suggestivo e interessante.

    Qui si va al di là della preoccupazione pratica, anche qui c’è un’estetica e un’ideologia.
    Ma è molto diversa da quella dell’ecologismo attuale, forse antitetica: questa è un’estetica e un’ideologia che stigmatizza l’alienazione moderna contro l’autenticità vitale e primigenia del mondo naturale e culturale preindustriale.
    Qui ci vedo molto di Spenlger, di Heidegger, persino della scuola di Francoforte (per non confinarci nel pensiero di destra).
    E’ un pensiero che ha una profonda nobiltà, coglie molte cose e al tempo stesso si rifà a qualcosa di sano, di reale e di bello. E’ un pensiero che ha molto di romantico, anti-illuminista, antiprogressivo, vitalista e naturalista nel senso migliore.

    Questa non è un’ideologia della pulizia, della purezza, ma, anzi, paventa proprio un mondo pulito, asettico, anodino, una sorta di deserto levigato e amorfo, e rimpiange il mondo autentico e selvaggio di un tempo, con la sua ricchezza.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “Ma è molto diversa da quella dell’ecologismo attuale,”

      Famo a capisse, come dicono a Roma.

      Allora, tu conosci un tizio antipatico a Milano che si dichiara “ecologista”.

      Anch’io ne conosco a Firenze di gente simile, e la sopporto; sopporto di meno il nostro sindaco quando si dichiara “ecologista” perché mentre cerca di far costruire un aeroporto, pianta un po’ di alberi (peraltro alberelli cinesi, di scarso valore ambientale).

      Questo non ha per me alcun rapporto con il fatto che GIA’ NEL 1913, qualcuno, per motivi estetici o meno, aveva capito cosa stesse succedendo al pianeta.

      Che il disastro è GIA’ SUCCESSO, non si tratta di stare lì a chiedersi cosa succederà tra dieci o vent’anni.

      Che il nostro sistema giuridico è totalmente impreparato di fronte alla catastrofe, e lo è per motivi ideologici.

      Ma è proprio così importante il tuo amico antipatico di Milano che ce l’ha con il sesso, rispetto a tutto ciò?

      • Peucezio scrive:

        Se non è uno ma sono milioni e non stanno solo a Milano ma dappertutto è importante sì 🙂

      • Peucezio scrive:

        Per inciso, gli unici ecologisti che conosco bene sono ottime persone, per nulla antipatiche, tu in primis, ma non solo 🙂

      • Roberto scrive:

        Miguel
        Mi incuriosisce un dettaglio
        “peraltro alberelli cinesi, di scarso valore ambientale”

        In che senso “scarso valore ambientale”?

        • Miguel Martinez scrive:

          Per roberto

          “In che senso “scarso valore ambientale”?”

          In realtà, “cinese” fa parte del nome… questo articolo, che parla di un caso analogo a Padova, spiega bene perché piace agli amministratori, ma serve a poco:

          https://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2016/04/14/news/la-citta-invasa-dal-pero-puzzolente-1.13297425

          • Miguel Martinez scrive:

            Sempre sul tema pero cinese, un esperto risponde all’articolo sul Mattino che ho citato sopra:

            https://www.portaledelverde.it/l-esperto-risponde/pero/#close

            Salve gentilissimo Guido
            Il pero cinese (Pyrus calleriana), appartiene ad un gruppo di peri, classificabili in base alla loro origine geografica come
            PERI ORIENTALI O CINO – GIAPPONESI

            Le specie più diffuse, sono:

            1) Pyrus ussuriensis
            Chiamato nashi cinese, utilizzato per l’ottenimento di portinnesti resistenti al freddo, al colpo di fuoco batterico e alla ticchiolatura.

            2) Pyrus bretschneideri
            Chiamato anche pero bianco cinese utilizzato per l’ottenimento di portinnesti resistenti al freddo e a svariate malattie.

            3) Pyrus pyrifolia = Pyrus serotina
            E’ il vero nashi giapponese utilizzato per la produzione di frutti commestibili, ma anche per l’ottenimento di portinnesti resistenti alla siccità, al colpo di fuoco batterico e all’alternaria dei frutti.

            4) Pyrus betulaefolia
            Viene impiegato per l’ottenimento di portinnesti resistenti al freddo e per l’adattamento a vari terreni.

            5) Pyrus pashia
            Chiamato anche nashi cinese, impiegato per l’ottenimento di portinnesti adattabili in terreni acidi.

            6) Pyrus calleryana
            E’ il pero orientale utilizzato a scopo ornamentale impiegato non solo come pianta da arredo urbano, ma anche per l’ottenimento di portinnesti resistenti al colpo di fuoco batterico e all’afide lanigero.

            In definitiva il Pyrus calleriana delle sei specie di origine orientale, è quella che meglio si adatta ad essere impiegata a scopo ornamentale soprattutto in ambito urbano per la sua elevata resistenza alle malattie e agli stress di natura ambientale.
            Ha però la triste fama di essere una specie molto invasiva e quasi infestante grazie alla sua notevole capacità di riprodursi per seme attraverso i frutti.
            Inoltre durante la fioritura, emette un odore molto pungente e sgradevole, che ricorda quelle dei pesci in putrefazione o in alcuni casi di alcuni semi in via di marcescenza.
            Il suo vantaggio è quello di avere però uno sviluppo contenuto che si addice molto bene ad essere impiantato a livello di alberature stradali in quanto richiede anche poca manutenzione soprattutto attraverso le potature ordinarie.

            Fabio Di Gioia

            • Z. scrive:

              Trovo che cino-giapponesi, in luogo di sino-giapponesi, sia molto ma molto bruttonzo.

              Però ormai è accettato, temo.

              🙁

              • Francesco scrive:

                ORAZ

              • MOI scrive:

                Ma non era che”Sino” sta per “Cinese” e “Cino” per “cane” ?!

                … Cazzo è successo ?! … Va be’ che con una Crusca che dà il Placet al Fighettish e ai Solecismi Checcozalonofoni 😉 la Lingua Italiana è già oltre la Morte : siamo allo Scempio di Cadavere !

              • Z. scrive:

                Moi,

                — Ma non era che”Sino” sta per “Cinese” e “Cino” per “cane” ?! —

                Già, ma ora è accettato anche “cino” per “cinese”.

                Così come è ammesso “magio” come (orribile) singolare di “magi”.

                http://www.treccani.it/vocabolario/magio/

          • roberto scrive:

            ah grazie!
            in effetti avevo notato la puzza di certi alberi in città, ma pensavo fosse chessò un diserbante o un trattamento chimico.

            ma una domanda per i botanisti/giardinieri/appassionati di verde del blog (che ahimé mancano….)

            ” cioè non cattura la Co2 come gli alberi che il Comune sta tagliando”
            dipende dalle dimensioni?
            o ci sono alberi che catturano più CO2 degli altri?

            • Mauricius Tarvisii scrive:

              dipende dalle dimensioni?
              o ci sono alberi che catturano più CO2 degli altri?

              Sì a entrambe. Nel senso che ci sono effettivamente alberi più abili di altri a catturare anidride carbonica e, parallelamente, un albero che cresce molto cattura più anidride carbonica di un albero che cresce poco (l’anidride carbonica viene usata, infatti, per produrre glucosio, che costituisce la cellulosa che serve all’albero a crescere).

  2. Peucezio scrive:

    L’impressione però è che se uno cura il sintomo, ma non la malattia, il malato non ne trae un grande giovamento.
    E la malattia è il mito del progresso.
    Che ha già fatto danni incalcolabili alla cultura, ora rischia di distruggere anche la natura (la materia è più densa, quindi resiste un po’ di più).
    Ma se uno resta attaccato al mito del progresso è come se desse la tachipirina all’influenzato febbricitante e contemporaneamente gli inoculasse i virus (o i batteri, non ho mai capiti quali dei due provocano cosa).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      No, la malattia è il disastro ambientale e il mito del progresso, al massimo, ne è una causa. Un’altra delle cause è la gente che nega la malattia, dicendo, tra le tante cose, che “i probblemi so’ artri: il mito del progresso!”, che “guai a chi mi tocca i mezzi di trasporto” o che “devono cominciare i cinesi a fare qualcosa”.

      • Francesco scrive:

        Qui siamo al gioco di parole, però: per restare in tema, devo eliminare la causa della malattia per poterla curare, giusto? sennò mi trovo gli ingegneri che pensano di imprigionare l’anidride carbonica negli oceani o quelli che vogliono spedire la spazzatura sulla Luna.

        Il progresso va demitizzato per poter curare il disastro ambientale.

  3. MOI scrive:

    Dài mò, Miguel … vedila in positivo: poteva andar peggio, con Atlantropa (ormai sai cos’è !) di Herman Sörgel ! 😉

  4. Francesco scrive:

    veramente io ci trovo, nell’illustrazione come tra le righe del discorso del 1913, un’insopportabile e ributtante romanticismo che ignora, ideologicamente e volutamente, cosa significa per l’uomo vivere nella Natura

    almeno date un’occhiata al programma TV “Nudi e crudi” per farvi tornare memorie di cosa c’era “prima del Progresso”

    😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “almeno date un’occhiata al programma TV “Nudi e crudi” per farvi tornare memorie di cosa c’era “prima del Progresso””

      Non sono abbastanza progredito per sapere cosa sia “Nudi e crudi”.

      Comunque io non mi preoccupo tanto per ciò che c’era prima del Progresso, quanto per ciò che si sarà dopo!

      • Francesco scrive:

        più o meno lo stesso: poca gente, poco cibo, molta fame, molta puzza, molto freddo, un sacco di malattie e di infezioni

        speriamo anche dei bei monasteri che salvaguardino civiltà e cultura (e un pochino di scienza)

        🙂

        • Peucezio scrive:

          Appunto.
          Vedi che l’hai capito? 🙂

          • Francesco scrive:

            mica tanto: io voglio che prima possibile si ricominci a fare progresso.

            strade, ponti, acquedotti, campi coltivati, città, botteghe di artigiani, biblioteche, allevamenti di bestie, commerci e scambi, navi ed esplorazioni

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “navi ed esplorazioni”

              Una nave da crociera in ogni fiume, una telecamera in ogni camera da letto!

            • Peucezio scrive:

              Francesco,
              ma le cose che elenchi non sono progresso, ci sono sempre state (diciamo negli ultimi cinquemila anni nel Vicino Oriente e da due, tre millenni in Italia).

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “ma le cose che elenchi non sono progresso, ci sono sempre state”

                Direi che quello che cambia è il concetto di investimento.

                Io ho 50 fiorini, ne investo 100, nella speranza di trovarmi con 110 alla fine. Ma i 50 fiorini che mi mancano, me li devo far prestare da Francesco, che mi chiede 10 euro di interesse.

                E quindi devo estrarre almeno 120 euro alla fine dell’operazione.

                Il “progresso” sono sostanzialmente quei 20 euro che sembrano apparire come magia e renderci tutti più ricchi e felici, ma in realtà sono pagati dall’ambiente, come “prezzo” reale.

                E’ un po’ l’effetto Groningen, di cui ho parlato tante volte: in (poniamo) trecento milioni di anni si forma un’enorme palla di gas sotto l’Olanda; in cinquant’anni, gli olandesi la estraggono e fanno festa tutti; alla fine però il gas finisce e restano solo i piccoli terremoti.

                Per cui non si torna esattamente “indietro”, ai tempi in cui non si usava il gas, come temono quelli che hanno paura di un “ritorno al medioevo”.

              • Francesco scrive:

                APPUNTO!

                😀

              • Francesco scrive:

                dicevo a Peucezio

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “strade, ponti, acquedotti, campi coltivati, città, botteghe di artigiani, biblioteche, allevamenti di bestie, commerci e scambi, navi ed esplorazioni”

              Rileggo il tuo bell’elenco, che per certi versi piace anche a me.

              Il problema è che tu parli di medioevo, non del mondo contemporaneo.

              Proviamo a tradurre in contemporanese, semplicemente espandendo ciascuo dei tuoi concetti:

              “piste di aeroporti con un aereo che parte ogni trenta secondi
              canali in grado di far passare portacontainer con un milione di tonnellate di cazzatine cinesi
              monoculture che consumano tutta l’acqua di un paese in cinque anni
              città di venti milioni di abitanti collegati da autostrade interne
              supermercati con megaparcheggi
              collegamento facebook giorno e notte
              allevamento con antibiotici di un milione di mucche in scatola
              transazioni elettroniche di bitcoin
              navi da crociera a Venezia
              una telecamera drone che ti segue anche nel bagno”

              • Francesco scrive:

                quella è una possibile incarnazione del concetto di progresso, legata per vari modi alla “bolla energetica”

                finita la bolla, non vorrei mai perdermi il progresso in sè

                che come evidenzio non dipende dalla disponibilità di risorse energetiche fossili ma dall’uomo

    • Peucezio scrive:

      Francesco,
      guarda che è il progresso che ci ha ributtato nella natura.
      Dove inizia il progresso finisce la civiltà e si instaura lo stato selvatico di natura.

      • Francesco scrive:

        direi proprio che non ha senso: il progresso è una parte – necessaria – della civiltà

        non deve esserne l’unica parte, ci vuole una cultura per comprenderlo e gestirlo ma ci vede essere

        al che diventa interessante capire quando gli ingegneri hanno fatto il golpe!

        • Peucezio scrive:

          Il progresso è mutamento, il mutamento è imperfezione (ciò che è perfetto è immutabile), è contingenza, quindi è materia, natura.
          la civiltà è ordine, è stabilità: non può essere totalmente statica, perché non è puro spirito, si innesta su un mondo imperfetto, mutevole, è incarnata nel mondo materiale, ma idealmente tende alla stabilità.

          • Francesco scrive:

            non conosco nessuna civiltà che SIA stabile, per quante scemenze possano dire alcuni civili

            del resto la filosofia non è più stabile della metallurgia – nè meno imperfetta

            solo la vita tende alla stabilità. quella dei cadaveri

            🙁

            • Peucezio scrive:

              Infatti l’ho detto.
              La stabilità è una proiezione ideale, cui cercare di approssimarsi il più possibile.

              • Francesco scrive:

                non vedo perchè, quando l’unica cosa che è effettivamente stabile sono i cadaveri

                anzi, neppure quelli, visto che fortunatamente marciscono e tolgono il disturbo

                cosa può esserci di ideale in qualcosa di innaturale? è una purissima forzatura ideologica mi pare

              • Peucezio scrive:

                Ma l’idealità è innaturale per forza di cose: in natura ci sono cose, non idee.

              • Francesco scrive:

                moh la civiltà è innaturale?

              • Z. scrive:

                In effetti, mi verrebbe da dire che sì, la civiltà è innaturale.

                Natura sarebbe cibarsi di bacche e radici, per morire giovani e sdentati 🙂

              • Francesco scrive:

                mmmh

                messa così, vieni nel mio carrugio: l’uomo è, per natura, un essere innaturale

                è quello che cerco di spiegare a Miguel da tempo ma senza successo

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Francesco

                “l’uomo è, per natura, un essere innaturale”

                Sì, lo so, voi cyborghisti postmoderni non vorreste avere un intestino abitato da milioni di felici animaletti; e vorreste il teletrasporto e pure il telegender che ti fa venire due piselli e tre tette a volontà.

              • Peucezio scrive:

                Francesco,
                Dio è mutevole?

              • Peucezio scrive:

                Miguel,

                😀

              • werner scrive:

                L’uomo moderno è il risultato di un processo di coevoluzione delle sue parti genetiche e culturali. Effettivamente la sua parte culturale per molti versi si è sviluppata in contrapposizione alla natura. Basta pensare ai miti antichi in cui spesso è presente una fase del distacco (a volte anche conflittuale) .

              • Francesco scrive:

                1) l’uomo è per natura innaturale almeno dai tempi dei Greci (e secondo me anche degli Ebrei, perchè Adamo nudo si vergogna)
                2) questo non significa rinnegare il corpo naturale che ha ma lavorarci su, coi rischi connessi. i gatti non si fanno i tatuaggi ma neppure sanno cucirsi le ferite
                3) Dio è mutevole? un tempo avrei ingenuamente risposto di no, oggi penso che la Perfezione sia oltre questa considerazione

                ciao

  5. Zhong scrive:

    Un commento veloce in linea con quanto dice sopra Francesco:

    Io noto sempre una certa confusione tra scienze e progresso, che un po’ mi stupisce.

    Se “progresso” e “scienza” si riferiscono a capire meglio la natura, non vedo come possano essere collegati, per esempio, all’inquinamento. Se “progresso” si intende invece come ideologia *politica* che porta all’inquinamento etc.. allora capisco.

    Il punto e’ che il problema e’ *politico*.

    Semplificando al massimo: non e’ colpa di chi ha capito come funziona l’atomo se hanno sganciato le bombe nucleari.

    O no!?

    • Francesco scrive:

      Beh sì, se quelli fossero stati buoni e zitti col cazzo che i generali c’avevano le bombe nucleari!

      e allora sì che avremmo visto una Terza Guerra Mondiale bella calda, quando i capi sovietici avessero deciso che la pace era una certezza di sconfitta più della guerra!

      😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Zhong

      “Io noto sempre una certa confusione tra scienze e progresso, che un po’ mi stupisce”

      Ovviamente hai ragione.

      Però la questione non è semplicissima: in fondo, i contribuenti pagano le tasse che finanziano scuole e università, non perché “si capisca”, ma perché “si faccia”. E a maggior ragione, lo fanno le imprese.

      In fondo, senza bomba nucleare, non ci sarebbero stati i finanziamenti per capire come funziona l’atomo.

      • paniscus scrive:

        https://www.galileonet.it/un-omaggio-a-rasetti/
        —————————
        “Avendo rifiutato, nel gennaio 1943, di partecipare al progetto anglo-canadese per lo sviluppo dell’energia nucleare a scopi militari, Rasetti fu estremamente deciso, negli anni successivi, nel rivendicare la propria decisione di non contribuire allo sforzo bellico, e molto duro nei suoi giudizi verso quegli scienziati (molti dei quali suoi vecchi colleghi e amici) che avevano al contrario fatto la scelta opposta. “Devo ammettere che scoprire i segreti della Natura è tra le cose più affascinanti che ci possano essere. Ma può darsi che qualcosa sia insieme molto affascinante e molto pericoloso. La scienza può dire “Se vuoi costruire una bomba da 100 megatoni devi fare così e così”, ma la scienza non può mai dirci se dobbiamo costruire una bomba da 100 megatoni. Penso quindi che gli uomini dovrebbero interrogarsi più a fondo sulle motivazioni etiche delle loro azioni. E gli scienziati, mi dispiace dirlo, non lo fanno molto spesso”.

        • MOI scrive:

          Sì, ma … qualche bombetta atomica per difendersi dagli eventuali impatti con i meteoriti … bisogna tenerla da conto !

          • Mauricius Tarvisii scrive:

            Non è così semplice: ora come ora non saremmo in grado di proteggerci da un meteorite, perché l’arsenale nucleare sarebbe totalmente inutile.

    • Peucezio scrive:

      Zhong,
      beh, ma Francesco si riferiva all’antipatia per il progresso in genere del romanticismo un po’ da Rivoluzione Conservatrice dell’autore di cui parla Miguel.
      In questo senso effettivamente è pertinente.

  6. mirkhond scrive:

    “Semplificando al massimo: non e’ colpa di chi ha capito come funziona l’atomo se hanno sganciato le bombe nucleari.”

    Forse era meglio se non lo capivano.

    • Zhong scrive:

      Mah… io la penso diversamente.

      Io penso che la *scienza* abbia costantemente fatto passi enormi… mentre la *politica* sia sostanzialmente rimasta ferma all’età della pietra.

      • Peucezio scrive:

        Sì, però se sai in giro è pieno di pazzi che sparano alla gente, non fabbrichi e metti in circolazione le pistole e soprattutto non glie le dai in mano.
        Si sa che l’uomo contemporaneo non è sufficientemente moralmente maturo per usare il progresso scientifico e tecnico solo a scopi pacifici e filantropici.

        • Z. scrive:

          Vedo che abbiamo cambiato idea sull’utilità di far circolare tante armi in un contesto dove i pazzi sparano al prossimo…

          Personalmente resto del parere che è bene che non succeda dove abito io. Se in altri Paesi ci tengono, alla libera strage in libero Stato, rispetto democraticamente la loro volontà.

          • Peucezio scrive:

            Z.,
            veramente il mio era un paragone: si parlava dell’energia atomica.

            Inoltre c’è sempre la questione delle contropartite: se per evitare che qualche coglione vada a sparacchiare in qualche campus universitario, devo impedire a migliaia di brave persone di difendersi e di non farsi massacrare da qualche rapinatore, non mi sta bene.

            E comunque una società violenta produrrà inevitabilmente sia delinquenti, sia pena di morte (come appagamento di un sentimento di vendetta collettivo), sia sparacchiatori nei campus, sia leggi pochissimo restrittive quanto al possesso d’armi: tout se tient.
            Se l’America non fosse così, non sarebbe l’America, nel bene e (più spesso), nel male.
            Ma ogni cosa è ciò che è, con buona pace della teoria gender.

            • Z. scrive:

              Già, perché è noto che negli Stati Uniti si contano a migliaia ogni mese le Brave Persone che si difendono dai Cattivi Cattivissimi, mentre i folli massacratori sono eventualità più uniche che rare…

              • Peucezio scrive:

                Beh, sì, solo che mica sul telegiornale italiano ti vengono a dire che in un paesino dell’Illinois un negoziante ha messo in fuga un delinquente a colpi di fucile.
                Ma immagino che succeda almeno mille volte per ogni volta che un pazzo sparacchia in un campus.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Beh, sì, solo che mica sul telegiornale italiano ti vengono a dire che in un paesino dell’Illinois un negoziante ha messo in fuga un delinquente a colpi di fucile.
                Ma immagino che succeda almeno mille volte per ogni volta che un pazzo sparacchia in un campus.”

                Secondo me, poni male la domanda.

                Dal punto di vista radicalmente americano, non importa l’uso che si fa del fucile.

                Importa soltanto una cosa:

                CHI DEVE AVERE IN MANO IL FUCILE?

                Lo Stato o il Cittadino?

                Il Fucile, come diceva Mao, è l’essenza del Potere.

                Che o è del Popolo, o è del Tiranno.

              • Miguel Martinez scrive:

                L’Americano Americano, quando sente dire che “qualcuno ha abusato del diritto di portare il fucile, facendo una strage a scuola”, reagisce più o meno come l’italiano medio quando sente dire che un ragazzo ha abusato del diritto di andare a scuola e ha violentato la professoressa.

                Il diritto alle armi è IL diritto umano fondamentale, tutti gli altri derivano da quello.

                Se gli alunni violentano le prof, non aboliamo le scuole; se qualche matto vota per il Partito del Suicidio, non aboliamo le elezioni.

              • Z. scrive:

                Abbiamo delle statistiche?

                Perché secondo me non sono casi diffusi, proprio come non lo sono in Italia.

                Da un Paese dove non è così raro che le persone girino armate, quante volte ci è giunta notizia di un folle che è stato abbattuto da un eroico pistolero?

                Mentre immagino che solo le stragi più eclatanti ci vengano segnalate, e non certo tutti gli incidenti, o i casi in cui una lite degenera in omicidio.

                In Italia abbiamo un tasso molto basso di omicidi, e con buona pace di chi sogna le sparatorie all’americana direi che va molto bene così.

            • Z. scrive:

              Per non contare quelli che uccidono qualcuno per sbaglio quando puliscono l’arma, o che più semplicemente si trovano l’arma in mano durante una lite e la finiscono a colpi di pistola anziché a ceffoni.

              Non mi stupirebbe se questi fossero ancora più numerosi dei folli, per dire.

              • Peucezio scrive:

                Questo sì, è plausibile.
                D’altronde non si può avere tutto nella vita.

                C’è anche quello che rimane fuori dalla porta blindata e deve chiamare non il fabbro, ma magari la ditta che glie l’ha installata, spendendo mille euro e facendosi una notte in albergo.

                Poi c’è il poliziotto o il rappresentante di gioielli, anche in Italia, che si spara in fronte pulendo la pistola o che spara a qualcuno per sbaglio o che massacra la famiglia in un raptus.

              • Z. scrive:

                E sono casi molto, ma molto più comuni dei due o tre tizi che ogni anno sparano e dichiarano di essersi difesi…

              • Francesco scrive:

                ho i miei dubbi: le statistiche sulle morti per arma da fuoco ci sono

                quelle sui successi nel difendersi perchè si aveva un’arma da fuoco, usandola o meno, mi sa che non esistono

              • Z. scrive:

                Dici di no? perché?

                Pare che in Italia procedimenti dove è invocata la legittima difesa – dove potrebbe essere stata riconosciuta, quindi – oscillino tra otto e dieci l’anno (35 in un quadriennio. Nota peraltro che negli ultimi 2 anni, che la statistica non considera, i reati in abitazione sono ulteriormente calati).

                https://www.giornalettismo.com/legittima-difesa-statistiche/

                Un pochino di più di quanto non immaginassi, ma siamo lì.

              • Francesco scrive:

                beh, immagino che quei procedimenti riguardino i casi in cui la vittima ha usato l’arma

                non tutti quelli in cui la presenza dell’arma ha scoraggiato l’aggressore

                e in Italia, dove di armi ce ne sono poche e da caccia, più che da difesa

        • Francesco scrive:

          Peucezio

          mi citi un uomo che sia stato tanto maturo da usare checchessia solo a scopi pacifici? io non ne conosco

          😀

          • Z. scrive:

            hai mai picchiato qualcuno con un Playmobil?

            no?

            allora eccoti, sei uno di quelli 🙂

          • Peucezio scrive:

            Francesco,
            vabbè, ma finché si tratta di fionde poco male…

            • Francesco scrive:

              il mega-massacro del Ruanda lo hanno fatto con i coltelli!

              non è l’arma il problema

              • Z. scrive:

                Con le armi nucleari viene più facile, però. Infatti di accordi internazionali per ridurre la proliferazione di coltelli non ce n’è tantissimi…

              • Francesco scrive:

                vittime delle armi nucleari dal 1946 a oggi?

              • Z. scrive:

                Presumo che buona parte delle vittime del fallout ricadano in questo periodo (1946-oggi). Considera soprattutto che per fare 200.000 morti sono bastati due ordigni già obsoleti dopo pochi anni.

                Al di là di trattati, accordi ed Euratom, non è difficile immaginare quanto sforzo a noi ignoto sia stato profuso dai governi di mezzo mondo per evitare ulteriori tragedie.

  7. MOI scrive:

    ** Delle Due, L’ Una … **

    I

    Accidenti a quel Primo Ominide che innescò l’ ineluttabile famigerata Finestra di Overton, scheggiando la Prima Selce !

    II

    Cosa volete mai… non siamo che un affrettato Protocollo d’ Ingegneria Genetica degli Anunnaki, sfuggito loro di mano dopo la Grande Rivolta degli Igigi !

    😉

  8. MOI scrive:

    @ ZETA

    “Uccidere il Prossimo per il Prossimo”
    [cit.]

    😉

  9. MOI scrive:

    @ HABSBURGICUS

    Secondo te, perché la Lega NON ha acconsentito alla Fine di Radio Radicale (emittente massima fautrice di Soros !) ?! … Per NON diventare (troppo) il Lupo Cattivo sui Media Main Stream ?!

    Che cazzo di (Liberali) Liberisti (Libertari) sono a Radio Radicale se aspettano lo Stato con il cappello in mano ?! … Perché non si fanno finanziare su Patreon come degli Youtbers qualunque ?!

    • Francesco scrive:

      la Lega ha giocato a fare quella che dice il contrario dei Pentas

    • habsburgicus scrive:

      @Moi
      Che cazzo di (Liberali) Liberisti (Libertari) sono a Radio Radicale se aspettano lo Stato con il cappello in mano ?!

      sono liberisti ALL’ITALIANA 😀
      quelli secondo cui le leggi si applicano (rigorosamente) per i nemici e si interpretano per gli amici 😀
      nihil novi sub sole

      • habsburgicus scrive:

        sull’altra questione, non saprei
        rammentati (ma tu lo sai bene) che i radicali sono legatissimi agli USA
        forse qualcuno (non necessariamente Trump) ha fatto capire a Salvini che era meglio non toccarli…per rendere più facile e proficuo il viaggio in USA 😀 😀 anche perché gli USA resteranno potenti anche dopo il 2020
        e se Enrico IV disse “Parigi val bene una Messa”,allora forse io placet-USA può valere un “regalo” ai sedicenti pasdaran dei liberisti 😀 😀 😀

      • Francesco scrive:

        veramente i Radicali si sono fatti pagare un servizio pubblico di trasmissione di eventi di interesse generale e di archiviazione

        chiedendo a gran voce una pubblica gara per l’assegnazione di detto servizio, che però lo Stato non vuole indire

        per una volta, mi tocca fare il filo-radicale: se le radio commerciali trasmettono musica, Radio Maria il rosario, devo riconoscere che Radio Radicale trasmette i congressi di partiti, sindacati, associazioni ed altre cose politicamente rilevanti

        • habsburgicus scrive:

          Francesco, io in questo posso anche darti ragione
          c’è di peggio e loro almeno un servizio utile lo danno, o almeno davano

  10. Miguel Martinez scrive:

    Per i lettori cattolici (e non) segnalo un bel saggio su Ivan Illich, pubblicato da poco sul Covile:

    https://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_B_512_Pecchioli_Illich.pdf

    • Francesco scrive:

      sai che la mia mente è così limitata che non riesco a capire cosa dicesse Ilich?

      hai mica un esempio da bambini di terza elementare?

  11. Miguel Martinez scrive:

    Dopo aver dichiarato l’emergenza climatica, il Regno Unito aumenta l’IVA sui pannelli solari dal 5% al 20%, lasciando invece al 5% quella sul carbone 🙂

    • Peucezio scrive:

      Che meraviglia…

    • Peucezio scrive:

      Se Greta e i suoi si mobilitano contro una decisione così, la loro azione comincia ad avere qualche senso.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “Se Greta e i suoi si mobilitano contro una decisione così, la loro azione comincia ad avere qualche senso.”

        Forse non sono sempre chiari i piani: Greta presenta solo un problema, in maniera elementare, in modo da non ammettere scappatoie.

        Poi le singole realtà che si mobilitano nel mondo, applicano queste cose ai loro problemi: ad esempio qui a Firenze, Fridays for Future si è dichiarato contrario all’espansione dell’aeroporto.

        E in Inghilterra, altri si possono benissimo mobilitare per una questione come quella che dici tu: non so se lo abbiano fatto concretamente, perché lì ci sono anche questioni come l’espansione di Heathrow per accogliere altri 61 milioni di passeggeri, il fracking, il superamento dei livelli limite di inquinamento dell’aria a Londra (una causa su cui si è impegnata soprattutto Extinction Rebellion) e mille altre questioni e le forze sono quelle che sono.

        Comunque, c’è già che sta protestando contro questa proposta (che dovrebbe entrare in effetto appena avviene il Brexit).

        • Miguel Martinez scrive:

          Approfondendo meglio, credo di aver parlato in maniera superficiale.

          Pare che il problema sia invece da parte europea: cioè l’IVA più bassa per i pannelli solari cozza contro il divieto di “sovvenzioni statali” a privati, e quindi la Corte di Giustizia europea ne ha imposto l’aumento (non capisco perché lo stesso non valga per il carbone).

          Quindi l’Inghilterra si dovrà adeguare; e gli ecologisti chiedono che si ritorni all’IVA ridotta, non appena avverrà il Brexit.

          https://www.theguardian.com/politics/2019/jun/24/hmrc-pushes-massive-vat-increase-for-new-solar-battery-systems

          Mi incenerisco il capo, quindi: il parlamento inglese è sostanzialmente impotente di fronte a queste decisioni.

          Infatti, gran parte del problema “ambientale” consiste proprio nel capire chi è responsabile di cosa, e chi può cambiare cosa.

          • Z. scrive:

            Sai che mi ricorda molto le storie tipo “la UE ha vietato il forno a legna”?

            😉

          • Roberto scrive:

            Invece credo che sia vera.
            Per l’iva ci sono tre aliquote (minima ridotta ed ordinaria) fissate da una direttiva. Gli Stati hanno un margine per decidere se applicare o no l’aliquota minima o ridotta alla cessione di certo beni ma questo margine è inquadrato nella direttiva stessa.
            Immagino quindi che la direttiva non preveda la vendita dei pannelli solari fra le operazioni che possono essere sottoposte all’ aliquota ridotta (ma devo controllare, sto andando a tentoni!)

            Il parlamento inglese / governo è stato troppo impegnato negli ultimi due anni a decidere se uscire o no, quindi non hanno fatto l’unica cosa che potevano fare: pressione politica per modificare la direttiva (cosa non semplice, ci vuole una proposta della commissione e l’unanimità degli Stati membri, ma in politica volere è potere)

  12. Marcosclarandis scrive:

    L’insieme di tutti i numeri è inelencabile.
    Non perchè i numeri naturali siano infiniti, ma perchè tutti i numeri, messi insieme,sono più che infiniti, e siccome i numeri sono nomi, questo significa che ci sono dei numeri ai quali non possiamo e non sappiamo, neanche in linea di principio, quale nome dare, ma vorremmo…..
    Oggi più che mai “tutto è numero” ma nel significato più trascendente, invece che insignificante.
    Georg Cantor ha dimostrato definitivamente l’ultrainfinità dei numeri oltre un secolo fa con la sua stupefacente, per semplicità ed ingegnosità, elencazione e sostituzione di cifre “in diagonale”.Una intuizione divina, oserei definirla.
    Possiamo ben dire che, anche soltanto tra lo zero e l’uno ci sono più cose di quanto tutti i filosofi messi insieme possano mai immaginare.
    Credo che questo fatto, da solo, sia indissolubilmente legato al racconto biblico della proibizione di mangiare del frutto dell’albero della conoscenza, pena la morte.
    Oggi, a millenni di distanza vogliamo sempre illuderci che possiamo dare un nome a tutto, e in questo modo controllarlo.
    E questo, in altri termini non è la quintessenza del mangiare il frutto di quell’albero proibito?
    Non è che quel frutto sia velenoso, ma che mangiandolo comprendi d’essere irrimediabilmente mortale.
    Ormai il frutto lo mangiammo, ora si tratta di non farne delle piantagioni commerciali.
    Illudendo i clienti che questo sia un nuovo cultivar, privo di effetti indesiderabili.
    Partendo da considerazioni come queste, credo che si potrebbe trovare un equilibrio vivibile almeno per il secolo in corso e quello seguente, se non per il prossimo mezzo millennio o addirittura quello intero a venire.
    Purchè non ci trastulliamo con le soluzioni all’

    “acqua in polvere: per dissetarsi basta aggiungere acqua”

    Marco Sclarandis.

  13. Zhong scrive:

    Tassa sul kerosene: anche se sono contrario ho un suggerimento per migliorare la petizione.

    Il testo della petzione dice: “We call the European Commission to propose to member states the introduction of a tax on aviation fuel (kerosene).”

    Come dice spesso Zizek: this is not revolutionary enough!

    Perche’ non proponete una tassa *europea* sul kerosene invece dell’ennesima tassa nazionale tipo IMU.

    Se non sbaglio sarebbe la prima tassa Europea.

    Se fosse usata *obbligatoriamente* per migliorare la rete ferroviaria europea, che al momento e’ in uno stato imbarazzante, potrei pure firmare!

  14. Zhong scrive:

    “Ma l’Iva non conta?”

    Non so bene… ma l’IVA viene incassata direttamente dall’Europa?

    In questo senso intendevo una tassa europea.

  15. MOI scrive:

    C’è un’esilarante battuta nell’antologia delle “Formiche”. Un tizio, preoccupato per le sorti dell’umanità, dice: “Pensa, ogni volta che respiro muore un uomo”. E l’altro: “Hai provato a fare qualcosa per l’alito?”

    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5637

    questo slogan – perfetto emblema di un partito di grandi intellettuali che è passato dal pensiero di Marx a quello di Greta –

    di Antonio Socci

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Moi

      “questo slogan – perfetto emblema di un partito di grandi intellettuali che è passato dal pensiero di Marx a quello di Greta –”

      Non è detto che Socci abbia torto: forse Zingaretti davvero “ce l’ha con il CO2” (o con il Co2).

      Ma è ovvio che l’obiettivo non è abolire un elemento indispensabile alla vita, ma ridurre drasticamente le emissioni e bilanciarle con l’ossigeno.

      • Miguel Martinez scrive:

        Comunque l’articolo di Socci è un esempio classico di malafede.

        Pur di dare addosso al PD, va anche a cercare l’esempio degli escrementi delle vacche: tema su cui ha pienamente ragione; ma non arriva a capire che quindi l’allevamento intensivo è uno dei principali problemi dei nostri tempi.

        • Miguel Martinez scrive:

          Sono andato a vedere le proposte concrete di Zingaretti:

          https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/17/nicola-zingaretti-intervista-esclusiva-verde-green-piano-per-l-italia/42173/

          Molte mi piacciono, sono un uso positivo di fondi pubblici per piccole iniziative – piste ciclabili, incentivi alle aziende, efficientamento energetico, ecc.

          Non possono certo fare male, ma non toccano i temi fondamentali (agricoltura industriale, cementificazione, trasporti e commercio internazionale, ecc.).

          Anche se c’è una proposta che mi piace davvero, perché cambierebbe i principi della questione:

          “E dirò di più: vogliamo introdurre il tema della sostenibilità ambientale dentro la costituzione repubblica, come chiedono da tempo persone come Enrico Giovannini. Sarebbe un giro di boa fondamentale per il nostro Paese. Qualunque legge dello Stato potrebbe essere dichiarata incostituzionale perché non eco-sostenibile. Quella sì, sarebbe una rivoluzione.”

          Nulla di grave, la proposta di Zingaretti su questi temi mi sembra il migliore che ci sia in giro; ma non pretenda di “salvare la Terra”.

          Ah, Zingaretti NON è passato da Marx al pensiero di Greta.

          E’ passato al pensiero di qualche economista liberal immagino americano, molto pratico e moderato.

    • roberto scrive:

      terribile quest’articolo di socci

      tutto il concentrato di quanto possano essere tetri, stupidi, inutili e dannosi i destri

      • Miguel Martinez scrive:

        Per roberto

        “tutto il concentrato di quanto possano essere tetri, stupidi, inutili e dannosi i destri”

        Interessante come i “conservatori” abbiano due caratteristiche:

        1) vivono succubi della Sinistra, non avendo nulla di proprio da conservare: se la Sinistra si ponesse come antiecologista, i “conservatori” farebbero subito gli ecologisti

        2) pensano solo a distruggere il lavoro degli altri.

        Dei veri sovversivi nichilisti, insomma!

        🙂

      • Francesco scrive:

        io lo ho trovato divertente, anche se leggermente insistito

        anche scoprire che la CO2 è una sostanza naturale e che salvare la Terra è questione di equilibrio e non di massimalismi sarebbe utile, oltre che scrivere programmi politici non con il culo (tanto più che sei all’opposizione e hai un sacco di tempo libero)

        in effetti manca di una parte propositiva, però

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Francesco

          “io lo ho trovato divertente”

          E’ facile fare il “divertente” attribuendo al proprio avversario una posizione che non ha, e poi prendendolo in giro da lì.

          E’ un po’ come quando quelli di sinistra pensano di colpire Salvini dicendo che c’è un musulmano di origine marocchina che è diventato carabiniere o una campionessa sportiva di origine nigeriana.

          Salvini giustamente risponde che lui ce l’ha con gli spacciatori clandestini, mica con gli immigrati onesti che lavorano.

          Zingaretti si esprime male, ma sicuramente non intende “abolire” il CO2, ma raggiungere “net zero emission”, che è tutt’altra cosa.

          • Francesco scrive:

            sicuro che non abbia proprio scritto “azzerare le emissioni di CO2”? per me sarebbero capaci benissimo e poi cazzi loro che se gli ridono dietro

            😉

  16. MOI scrive:

    http://www.ilgiornale.it/news/politica/pd-salviamo-terra-se-non-avete-manco-salvato-litalia-1683090.html

    Il Pd ha dato inizio a una campagna pubblicitaria per la difesa della Terra dai cambiamenti climatici. “Una o nessuno, se non la salviamo i nostri figli dove vivranno?”. I social ironizzano: “Ma se non avete salvato neanche l’Italia…”

    • Miguel Martinez scrive:

      per Moi

      “Il Pd ha dato inizio a una campagna pubblicitaria per la difesa della Terra dai cambiamenti climatici.”

      comincino con l’aeroporto di Firenze.

      • Z. scrive:

        Miguel,

        — comincino con l’aeroporto di Firenze.–

        E dicano qualcosa sui morti nello Sri Lanka, e poi hanno causato due miliardi di aborti (questa non l’ho capita, confesso).

        • Miguel Martinez scrive:

          per Z

          “E dicano qualcosa sui morti nello Sri Lanka, e poi hanno causato due miliardi di aborti”

          Cosa c’entra con “salvare la Terra”?

          Qui si sta parlando di combustibili fossili, agricoltura industriale (infatti è giusto citare il PD che ha votato a favore dei diserbanti), cementificazione, commercio intercontinentale.

          Sono temi in cui non mi sembra che il PD spicchi molto rispetto ai suoi avversari.

          E una delle più distruttive Grandi Opere Inutili d’Italia si sta preparando proprio nell’ultimo ridotto del PD, a Firenze: l’espansione dell’aeroporto.

          Questo non vuol dire che io non sia contento quando, ad esempio, a Firenze Nardella dice che gli piace la proposta di un gruppo di ragazzi delle scuole medie, di dare a tutti gli studenti una borraccia di metallo in cui mettere l’acqua, evitando di acquistare bottigliette di plastica.

          E’ un tipo di azione concreta, positiva… ma pretendere che si sta “salvando la Terra” così, è un trucchetto miserabile.

          A meno che il PD non stia davvero preparando un programma radicalmente diverso e concreto su tutti i temi che ho citato, in quel caso potrei pure votarli.

          • Miguel Martinez scrive:

            Poi mi fa rabbia che un partito che NON rappresenta 4 italiani su 5 ne faccia una bandiera: perché conoscendo la faziosità che c’è in giro, per gli altri 4, il clima diventerà “una roba da PD”.

            Non a caso alla manifestazione per il clima hanno vietato la presenza di qualunque bandiera politica.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              che sia sempre colpa del PD è notorio: delle cose che sono in quanto sono, di quelle che non sono in quanto non sono. Lo è da sempre: anche quando si chiamava PCI, aveva un’altra base e sosteneva tutt’altra linea [1].

              Ma un modo più convoluto e cervellotico del tuo per dargliela, francamente, non l’ho mai sentito 😀

              PS: consolati, di quei manifesti sarà a conoscenza un italiano su 10.000. Nel migliore dei casi, quanti ne saranno influenzati? uno ogni dieci?

              [1] In questo senso Peucezio non ha torto a chiamarci “comunisti”. Se non ci fossimo, oggi come ieri, dovreste inventarci 🙂

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “che sia sempre colpa del PD è notorio: ”

                Non è SEMPRE colpa del PD.

                E’ colpa del PD quando è colpa del PD: Aeroporto di Firenze e TAV li rivendica, il PD.

              • Miguel Martinez scrive:

                Poi non ce l’ho affatto solo col PD.

                Mi è venuto il mal di pancia a vedere l’oca madornale che rappresenta l’Opposizione qui, rivendicare la battaglia per il clima.

                E come ho detto, trovo positive le cose positive proposte da Zingaretti.

              • Z. scrive:

                Ma soprattutto è colpa del PD anche sa stampa manifesti pro ambiente, perché qualcuno potrebbe diventare anti-ambiente 😀

          • Simone B. scrive:

            Il nuovo proprietario della Fiorentina pare non voglia costruire il nuovo stadio (menomale) ma adeguare il Franchi.

            Il Partito Unico si è unito al generale giubilo nei confronti del nuovo Messia ma è evidente che gli rode a bestia per questa mancata mangiatoia. Anche perché non facendo lo stadio forse salta anche il nuovo Mercato Ortofrutticolo.

            A questo punto l’aeroporto diventa l’ultima trincea.

  17. MOI scrive:

    Cmql’Italia funzia così (anche in “senso opposto”, eh …) : qualsiasi (!) contenuto sarà sempre del tutto secondario rispetto all’ aver “preso in castagna” un Avversario Politico 😉 …

    • Z. scrive:

      Credo che la cosa vada al di là della politica. Molti tendono a vivere tutto – a partire dal web – come un teatrino dove mettersi in mostra.

      Poi chiaramente la politica si presta molto bene, ma è appunto solo una delle scenografie del teatrino.

  18. MOI scrive:

    Una Notizia Ferale, specie per Lisa Paniscus : il Prof. Graziano Baccolini (Chimica … NON Pugnettologia 😉 !) dell’ UniBo

    http://unibo.academia.edu/grazianobaccolini

    si dà al PaleoContattesimo …

    https://www.youtube.com/watch?v=bHr41NYmKrw

    Syusy Blady (alias Maurizia Giusti) intervista Graziano Baccolini: origine e durata della vita sulla Terra

    poco dopo il minuto 19 fa espressamente coming out 😉

    • MOI scrive:

      … altro “teatrino”, Zeta ? In effetti quando un Accademico (!) si mette a parlare di Alieni diventa subito celeberrimo anche fra chi NON è sotto esame ! 😀

    • MOI scrive:

      agli Dèi dell’ Antichità ci rede come a Esseri Biologici, NON “Spirituali” …

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “La stabilità è una proiezione ideale, cui cercare di approssimarsi il più possibile.”

    E se invece si cercasse l’equilibrio in costante mutamento?

    Cosa dice il monte alla neve
    che si scioglie e va ;
    non racconta poesie, ma sa…
    Rifluisce il fiume
    se la neve va
    foglie erbe e fiori
    e la pioggia lo bagnerà ;
    il cerchio della vita
    Lei a lui riunirà…
    Cosa dice alla madre il figlio
    che crescendo va.
    Non racconta poesie, ma sa…
    Rifluisce il fiume
    se la neve va
    scendono i sentieri
    fino al punto che li unirà
    Il cerchio della vita
    lei a lui riunirà…

    E niente mai perduto va
    al centro tornerà…

    Cosa dice il ramo alla foglia
    Che ad autunno va.
    Non racconta poesie, ma sa…
    Rifluisce il fiume
    se la neve va
    di certo a primavera
    come gemma lei tornerà.
    Il cerchio della vita
    lei a lui riunirà…
    Cosa dice il vecchio alla morte
    che in attesa sta.
    Non racconta poesie, ma sa…
    Rifluisce il fiume
    se la neve va
    danzano le cose
    e la danza non finirà.
    Il cerchio della vita
    lei a lui riunirà…

    E niente mai perduto va
    al centro tornerà…

    • Peucezio scrive:

      Certo, il mondo è ciclico.
      Guarda la liturgia: ogni anno compie il suo ciclo e inoltre, siccome le domeniche non cadono nelle stesse date, è diversa ogni anno, ma malgrado ciò è sempre uguale da secoli.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Peucezio

        “Guarda la liturgia”

        Certo, ma esistono anche i cicli più grandi, quelli che ci insegnano che nulla è permanente e a nulla ci dobbiamo attaccare.

        • Peucezio scrive:

          Può essere vero nel mondo materiale.
          Ma guarda il mondo delle idee.
          L’aritmetica è mutevole? E’ possibile che un domani 2+2 faccia 5?

          Il testo che hai riportato parla di “cerchio”. In un cerchio c’è sempre il ritorno allo stesso punto. Se no è una spirale.

          Ma a me piaceva di più il tema dell’ultimo post 🙂
          Sarebbe interessantissimo fare un’analisi sulle caratteristiche dei testi delle canzoni nelle varie culture europee (e non).

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Sarebbe interessantissimo fare un’analisi sulle caratteristiche dei testi delle canzoni nelle varie culture europee (e non).”

            Concordo!

          • PinoMamet scrive:

            Concordo anch’io!

          • Z. scrive:

            Canzoni di quale periodo?

            • Simone B. scrive:

              Oltre al periodo conta anche (se non sopratutto il genere).

              Solo per l’occidente classico (Usa- Europa) c’è una vastità immensa tra i testi di Leonard Cohen, i Jane’s Addiction, Josh Turner ed i Deep Purple.

              • Peucezio scrive:

                No, d’accordo, è chiaro che non possiamo fare qui un’analisi puntuale, secondo, generi, periodi, singoli autori… Ci vorrebbe un’enciclopedia.

                Però certe differenze fra lo stile e il linguaggio di una canzone italiana e di una anglosassone balzano all’occhio e secondo me è interessante.

                Le canzoni che ho presente, italiane, francesi, spagnole (parlo sia di musica leggera, alta e bassa, sia di musica popolare, per quel pochissimo che so fuori dall’Italia), ma anche russe, pur con un’impronta diversa, hanno un linguaggio referenziale, letterale.
                Invece quelle anglosassoni parlano per suggestioni e per simboli, sono proprio lontane dal linguaggio quotidiano o comunque dall’uso della prosa, che sia scritta o che sia la normale comunicazione orale fra le persone.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Invece quelle anglosassoni parlano per suggestioni e per simboli, sono proprio lontane dal linguaggio quotidiano o comunque dall’uso della prosa, che sia scritta o che sia la normale comunicazione orale fra le persone.”

                Non lo so, la canzone che ho riportato qui mi sembra molto legato al modo di parlare reale dei ceti ex-contadini inglesi, che è poi un linguaggio antichissimo, con poche parole di origine latina. E’ proprio questo che è bello (mi sembra che in questo verso non ci sia una sola parola di origine latina):

                “For I cannot linger, I must be gone,
                For I work in the iron works too
                I started there five years ago,
                Only forty-five more years to go”

              • Peucezio scrive:

                Ovviamente mi baso sulla traduzione italiana: mi risultano inaccessibili i testi in inglese.

                Però devo dire che un linguaggio un po’ simbolico e suggestivo si trova in qualche cantautore russo: Okudjava è così.
                Prendete un testo come questo (per la traduzione usate Google: io ne farei una pessima):

                Пока земля еще вертится,
                Пока еще ярок свет,
                Господи, дай же Ты каждому
                Чего у него нет:
                Умному дай голову,
                Трусливому дай коня,
                Дай счастливому денег
                И не забудь про меня.

                Пока землья еще вертится
                Господи, Твоя власть –
                Дай рвущемуся к власти
                Навластвоватся власть.
                Дай передышку щедрому
                Хоть до исхода дня.
                Каину дай раскаянье
                И не забудь про меня.

                Я знаю, Ты все умеешь,
                Я верую в мудрость Твою,
                Как верит солдат убитый,
                Что он проживает в раю;
                Как верит каждое ухо
                Тихим речам Твоим
                Как веруем и мы сами,
                Не ведая, что творим.

                Господи, мой Боже
                Зеленоглазый мой,
                Пока земля еще вертится,
                И ето ей странно самой,
                Пока еще хватает
                Времени и огня –
                Дай же Ты всем понемногу
                И не забудь про меня.

              • Z. scrive:

                Peucezio,

                — Ovviamente mi baso sulla traduzione italiana: mi risultano inaccessibili i testi in inglese. —

                ma smettila 😀

              • PinoMamet scrive:

                La spiegazione classica da semicolti degli anglofoni, per fenomeni come questo che descrivi così bene, è l’influenza celtica.

                Non so quanto ci sia di vero (anche perchè le due canzoni gaeliche che ho sentito sono piuttosto “letterali”, in effetti… ma è sicuramente un campione troppo ridotto e ben connotato come genere)

                verrebbe da chiedersi: embè, e allora la Francia?

                Ma dalla Gallia già prima di Cesare i druidi andavano a studiare in Britannia…

                certo, non vuol dire niente, è tutto suggestione e nient’altro;

                ma mi pare che la Britannia, ecco, sia sempre stata una regione dal linguaggio “strano”, metaforico, molto legato alla natura e alla magia
                (penso a certe indecifrabili lunghe descrizioni botaniche gallesi medievali…)

              • Miguel Martinez scrive:

                per PinoMamet

                “La spiegazione classica da semicolti degli anglofoni, per fenomeni come questo che descrivi così bene, è l’influenza celtica.”

                E mi sembra molto dubbia!

                Forse alla radice c’è l’ambiguità di fondo dell’Inghilterra.

                Loro hanno inventato il capitalismo, che non era riuscito ai fiorentini.

                L’hanno inventato, perché hanno investito tutto sulla terra.

                Che hanno distrutto: la loro, quella degli altri, e la Terra stessa.

                Solo che, investendoci, se ne sono innamorati come nessun altro.

                E siccome Dio li ha salvati dalle follie continentali, non ci hanno sovrapposto costruzioni ideologiche.

              • Z. scrive:

                Comunque, Ezio, a me non sembra.

                Credo si possano citare svariati esempi di testi di entrambi i tipi sia in italiano sia in inglese.

                Non che poi sia così importante, visto il ruolo tendenzialmente secondario dei testi nella musica pop…

              • PinoMamet scrive:

                Mmm io escluderei la musica pop dalla ricerca, a meno che non sia musica pop d’epoca 😉

                mi concentrerei sulla musica popolare , invece 😉

              • Z. scrive:

                Ah, ok… quindi niente musica dagli anni Sessanta ad oggi?

                allora niente, non credo di poter essere troppo utile alla ricerca!

                Detto questo, anche tra i testi in lingua inglese precedenti agli anni Sessanta, ci sono comunque sia testi più simbolici e/o allegorici tipo Scarborough Fair, John Barleycorn, Geordie e altri più ordinari come Blackjack Davey, When The Levee Breaks, When Johnny Comes Marching Home.

                Rileggendo, noto che i secondi originano dal Nuovo Mondo, a differenza dei primi. Però Blackjack Davey era originariamente, sotto altro titolo, una ballata scozzese…

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Ah, ok… quindi niente musica dagli anni Sessanta ad oggi?”

                Credo che ci siano un sacco di testi in lingua inglese (irlandesi, scozzesi, inglesi) anche di anni recenti – penso ad Angie Hardy, Karine Polwart, Christy Moore, e ce ne saranno ancora tanti altri… che rientrano in quella particolare visione di cui stiamo parlando.

              • Peucezio scrive:

                Z.,
                allora è colpa di Miguel: il suo è un campione già distorto! 😀

                Scherzi a parte, qualche volta che mi è capitato di leggere traduzioni di canzoni in inglese anche altrove, notavo sempre ‘sta cosa qua. E parlo di cose anche relativamente commericali (ma ammetto di avere comunque un campione piuttosto limitato).

                Comunque, figurati, usano un lessico stranissimo, poetico… insomma, non è come leggere un testo sulla propagginazione in altamurano (non scherzo: mi sono letto davvero un testo sulla propagginazione in altamurano scritto in inglese, di un linguista anglosassone).
                Un mio amico accademico (non linguista) che per lavoro legge spesso produzione specialistica in inglese senza grosse difficoltà, mi diceva di aver letto delle pagine di uno scrittore contemporaneo (ma non sperimentale: roba normale, magari un lessico un po’ ricco) e di non averci capito quasi nulla.

                Mi pare plausibile la spiegazione di Pino.
                Come controprova bisognerebbe vedere nel resto del mondo germanico, magari nella cultura scandinava, che quelli sono i germani più puri.

              • PinoMamet scrive:

                “Forse alla radice c’è l’ambiguità di fondo dell’Inghilterra.

                Loro hanno inventato il capitalismo, che non era riuscito ai fiorentini.

                L’hanno inventato, perché hanno investito tutto sulla terra.

                Che hanno distrutto: la loro, quella degli altri, e la Terra stessa.”

                è interessante e credo che ci sia molto di vero.

                Però faccio molta fatica a immaginarmi Machiavelli o Metastasio scrivere La Tempesta di Shakespeare;

                mentre opere come le loro, sì, hanno un loro corrispettivo inglese (colto).

  20. Miguel Martinez scrive:

    In tema canti, musica, ecc… ma anche Socci, visto che se ne parlava prima.

    Una cosa che mi ha sempre colpito, e che tiro fuori senza spirito polemico.

    Perché la “destra”, almeno nel ristretto senso italiano, è totalmente incapace di creare qualcosa?

    Attenzione, non voglio dire che “invece la sinistra sia creativa”: personalmente ritengo che il 90% della creatività provenga da persone che “non sono né di destra né di sinistra”, il 10% da gente che ci tiene a essere “di sinistra” (e forse lo è meno di quanto creda)… ma perché lo 0% viene da destra?

    Perché la gente di destra non è capace di scrivere due righe di poesia, di disegnare una locandina in maniera originale, di fare un’opera di teatro degna di essere esibita nel teatrino parrocchiale di Legnano?

    Immaginatevi cosa succederebbe se gli Antifa, invece di cercare di impedire ai fascisti di parlare, avessero l’intelligenza di indire un Concorso per Poeti e Pittori e Cantautori e Videoregisti Fascisti 🙂

    Sono aperto a tutte le ipotesi, da quelle culturali a quelle genetiche.

    • PinoMamet scrive:

      Tema difficile ma interessante.

      Così su due piedi, direi che in Italia gli intellettuali e i creativi di qualunque genere hanno una paura terribile di essere definiti di destra.
      Se per caso hanno qualche elemento che potrebbe passare per tale- e di cui la destra del resto non esita a impadronirsi- passano il tempo a scusarsi di averlo.

      Qualche decennio fa bastava non parlare di politica per essere classificati in automatico “di destra”.

      Quindi non ci sarà, per un po’ ancora, nessuno di “creativo” che dirà, “sapete? dell’antirazzismo, della lotta alle discriminazioni, di essere contro eccetera non me ne frega proprio una cippa, anzi, a me il mondo sta bene come sta, sono piuttosto conservatore”.

      Poi si pensa che l’arte debba innovare e raramente si accordi ai conservatori, ma non è detta né una cosa né l’altra.

      Ma, forse più importante:

      per creare ci vuole o una certa gioia e leggerezza (“faccio questo perché mi diverte farlo!”) o una certa arroganza e autocompiacimento (“io sono il grande genio innovatore!”) ed entrambe sono caratteristiche che ritrovo molto di più nell’umanità di sinistra, volendo da centro sociale, che in quella di destra.

      Anche se sicuramente tutte le altre persone di sinistra ti diranno che gli arroganti sono quelli di destra. Nella mia esperienza però non è così, per niente.

      • Z. scrive:

        Fino a pochi decenni fa, in effetti, chi diceva di non essere “né di destra né di sinistra” era quasi sempre di destra; chi si definiva “di destra” il più delle volte era proprio fascista (se si parla di “ragazzi di destra”, con riferimento agli anni Settanta, si intende di norma “di estrema destra”). Del resto, partiti di destra di qualche rilievo elettorale non c’erano proprio: a rappresentare la destra era il più delle volte la Democrazia Cristiana, che pure non era nata come partito di destra.

        Cose che capitano: a Ravenna i conservatori votavano PRI, che era un partito di centro-centro-sinistra[1], ma che a Ravenna finì per trovarsi a rappresentare (anche e spesso soprattutto) l’alternativa ai socialisti.

        Quanto all’arroganza, boh, immagino che dipenda dall’esperienza di ciascuno di noi. Personalmente ne ho conosciuti di sinistra, di destra e di rigorosamente apolitici (cioè di destra 🙂 ). Anche gli esempi famosi non mancano: pensa a La Russa per la destra, o a Strada per la sinistra…

        Sull’autocompiacimento direi che la mia esperienza coincide con la tua, specie per quanto riguarda la tipica spocchia di chi gioca a fare l’intellettuale estremista (va detto, però, che gli estremisti di destra sono molto rari da queste parti, sicché non ho un vero termine di paragone).

        Per gli artisti, infine, diciamo che se vuoi uno spazio e una platea per esibirti di norma è più facile trovarla al TPO che alla sezione locale della Lega 🙂

        [1] Curiosamente, il PRI ravennate tendeva addirittura più a sinistra rispetto al partito nazionale: quando il PRI nazionale si alleò con Berlusconi, il partito ravennate si ribellò per confluire nei DS pochi anni dopo.

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Fino a pochi decenni fa, in effetti, chi diceva di non essere “né di destra né di sinistra” era quasi sempre di destra”

          Io capisco quello che vuoi dire, ma credo che ti sbagli.

          Prendi un tizio che ce l’ha con gli immigrati e vuole pagare meno tasse. E magari è pure antipatico e ignorante.

          Sei tu che decidi di definirlo “di Destra”, contrapponendolo alla tua personale “Sinistra”. Ma se lui non si ritrova nella tua etichetta, perché devi insistere che ci deve stare?

          • Miguel Martinez scrive:

            Sempre per Z

            ““Fino a pochi decenni fa, in effetti, chi diceva di non essere “né di destra né di sinistra” era quasi sempre di destra””

            E’ un po’ come la questione di chi è Kafir nell’Islam: è vero che esiste una marea di gente che ce l’ha con l’Islam o con i musulmani, ma sono anche diversissimi tra di loro.

            L’ultimo dei mandei, Oriana Fallaci, Salvini, i laicisti francesi, gli sciiti, il musulmano-ma-voglio-stare-bene-con-tutti, la ragazzina che non vuole il matrimonio combinato, rispetto al Wahhabita Medio si pongono tutti in posizione ostile, ma siamo certi che siano tutti etichettabili come “kafir”?

            • MOI scrive:

              siamo certi che siano tutti etichettabili come “kafir”?

              ————

              Mah … Il Messaggio del Malach di Grado Militare Ghavir trasmesso al Nevì Muhammad a bordo di un Kavod per conto di un El (presumibilmente Hubal, Eloah Governatore d’ Arabia), tu Miguel l’ hai letto in V.O. … no ?

              😉

          • Z. scrive:

            Miguel, oggi le cose sono cambiate.

            Oggi molti dichiarano apertamente le proprie simpatie per il fascismo. Molti altri dicono “sono di destra”, e non intendono Mussolini ma, chessò, Berlusconi o Salvini. O magari Emma Bonino!

            Altri ancora, se richiesti, dicono “non sono di destra né di sinistra”, ed è vero, almeno nel senso che non si pongono il problema.

            Insomma, viviamo un’epoca diversa rispetto a qualche decennio fa.

            • Francesco scrive:

              per una volta concordo con Z!

              oggi si può essere di destra, anche se per disdetta il più popolare leader di destra è un nazional-comunista che non si può definire stalinista solo perchè la cacca non è acciaio

              🙁

      • PinoMamet scrive:

        Tra le curiosità della mia adolescenza ricordo una professoressa romagnola votante PRI…
        che adesso è mia collega!!

      • PinoMamet scrive:

        Comunque sull’arroganza, mah, a me sembra proprio un tratto di sinistra.

        Non parlo dei personaggi importanti come Strada o La Russa (che non trovo particolarmente arrogante);

        parlo proprio del classico capetto giovanile… o anzianile, o il personaggione locale, il solito stronzo che sono 40 anni sta lì e vuole che tutti gli riconoscano il ruolo di grande leader locale anche se non ha mai concluso un cazzo, a conti fatti, oppure il giovin sindaco in carriera, in teoria sempre dalla parte giusta, che festeggia la sua elezione nel piccolo cComune come se fosse Obama in persona, con tanto di first lady, la vecchia di sinistra in pensione ma che continua a rompere l’anima al suo vecchio posto di lavoro con atteggiamenti da Mao Tze Tung, il laureando che qualunque argomento lo dirotta sulla politica per far vedere che lui è tanto impegnato e quindi ce l’ha più lungo…

        tutta gente rigorosamente di sinistra.

        Forse per il motivo statistico che dici tu, ma ho conosciuto anche persone di destra e destra estrema, e mi sembra proprio un’altra umanità:
        è come se i loro difetti si accontentassero di riversarli nelle scelte politiche sbagliate, e poi espiassero in qualche modo con un comportamento il più delle volte civile;

        mentre a sinistra, la coscienza di stare dalla parte giusta serve da passepartout universale…

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Cantautori? Valgono i gruppi musicali di estrema destra?

  21. Arrivo ‘lungo’ su una discussione interessante. Un discorso sul quale sto scrivendo, nei ritagli di tempo, cercando di tirarne le fila. Comincio col commentare il post.
    L’idea che una visione ambientalista moderna si possa datare tanto indietro nel tempo, e nonostante ciò non sia minimamente attecchita, è in qualche modo sconfortante. Avvalora il pensiero che, delle sorti del mondo, non importi che ad una frazione talmente risibile della popolazione da risultare irrilevante, allora come oggi.
    Non credo neanche sia da incolpare il ‘mito del progresso’ in sé, dato che a mio parere è più un effetto che una causa. Di fatto l’umanità produce miti a proprio uso e consumo, al solo fine di giustificare le proprie azioni. Quando gli uomini vogliono qualcosa, trovano solitamente il modo di giustificare le proprie voglie inserendole all’interno di un’ideologia (o una fede, sono sostanzialmente la stessa cosa). Volevamo più cibo, più benessere, più ricchezza, ed abbiamo generato l’apparato ideologico che meglio si adattava a questi appetiti. Salvo poi declinarlo in diversi ‘flavours’: Capitalismo, Comunismo, Socialismo, Democrazie rappresentative…
    Sul tema dei diritti, poi, ce la meniamo alla grande. Rileggevo pochi giorni fa la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”. Tutto giusto, soprattutto nei confronti di quelle popolazioni che ancora di questi diritti non possono godere. Ma, mi domandavo, non ne mancherà un pezzo? Dov’è la “Dichiarazione Universale dei DOVERI dell’Uomo”? Possono esistere diritti senza doveri? Non credo. E i popoli che verranno? Quali diritti avranno se, per soddisfare la nostra ingordigia, nel frattempo avremo devastato il pianeta?
    Ecco, secondo me il pensiero ambientalista dovrebbe ripartire da qui: definire in un documento una serie di DOVERI in rappresentanza delle esigenze delle altre specie viventi e dell’umanità che verrà, portarlo in discussione alle Nazioni Unite, farlo votare e, una volta approvato, farlo rispettare. Mancando questo, temo che potremo fare ben poco se non preoccuparci, e guardare impotenti la ricchezza del pianeta svanire fra le fauci di un’umanità dissennata.

    • Z. scrive:

      Certo che possono esistere diritti senza rispettivi doveri (comunque denominati).

      E viceversa. Anzi, di norma si parla di “doveri” proprio quando non è previsto niente in cambio: rispettare la legge, pagare le imposte, difendere la Patria.

      C’è chi parla a questo proposito di “contratto sociale”: una locuzione diffusa, che a mio parere travisa sia il sostantivo sia l’aggettivo in questione.

      • Peucezio scrive:

        Credo che in casi come questi bisogni distinguere nettamente il piano giuridico da quello morale.

      • Francesco scrive:

        “non è previsto niente in cambio” mi sembra una solenne fesseria!

        davvero pensi che a rispettare la legge, pagare le imposte, difendere la patria non te ne venga nulla?

        :0

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Mammifero

      “Dov’è la “Dichiarazione Universale dei DOVERI dell’Uomo”? ”

      Infatti.

      Per quanto riguarda Klages, siamo ovviamente di fronte a un figlio del suo tempo, all’epoca dei Grande Filosofi Tedeschi Molto Pensanti 🙂

    • Roberto scrive:

      Possono esistere diritti senza doveri?
      Certo che sì, come già detto da Z

  22. Peucezio scrive:

    Miguel,
    bella domanda.

    E’ comunque una cosa recente: prima della guerra non era così, basti pensare ai futuristi, D’Annunzio e tutto il resto.
    Beh, intanto c’è una tendenza naturale della cultura e degli intellettuali ad essere servili verso il potere: la guerra non l’hanno vinta i fascismi, quindi abbasso Heidegger, viva Sartre.
    Però nella contemporaneità lo si deve fare facendo finta di fare il contrario, quindi americani cattivi e sovietici buoni, malgrado poi ascoltiamo solo musica americana o inglese, il cinema lo importiamo da lì, la moda pure e così per tutto.

    Inoltre bisogna considerare che fino agli anni ’90 la destra non c’era proprio, il mondo cattolico e liberale si occupava della vita pratica (in pratica di gestire il potere) e quindi i comunisti facevano film, scrivevano libri, ecc.
    Oggi invece il problema è la polarizzazione cetuale: se tutti quelli con un minimo di scolarità votano a sinistra, è normale che da destra non venga fuori nulla, perché non siamo in un’epoca di cultura popolare vitale. Bisogna dire che anche la creatività della sinistra lascia molto a desiderare, cioè lascia a desiderare tutta la cultura in genere: una volta avevamo Pasolini, Moravia, Fellini, Antonioni, oggi abbiamo Saviano, Carofiglio, Camilleri… (che è il meno peggio, infatti è il più vecchio e comunque ormai non si sa chi scriva i suoi romanzi).

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Peucezio

      “E’ comunque una cosa recente: prima della guerra non era così, basti pensare ai futuristi, D’Annunzio e tutto il resto.”

      Certo, ma non so se fossero “di Destra”.

      Condivido la critica alla creatività di sinistra, e infatti ho detto che il 90% della creatività NON è di sinistra.

      Non so invece se la “destra non c’era proprio” fino agli anni Novanta: pensa a tutto il tentativo di Pino Rauti di mettere insieme un minimo di gente pensante, o alle edizioni Rusconi. Che però a pensarci, prendevano sempre qualcos’altro, fuori da sé.

      Oggi esiste un ampio spazio per un eventuale “creativo” di destra, basta pensare al Giornale, a Libero, al Foglio; figuriamoci poi se la Lega non sarebbe contenta di avere un regista, un poeta, un qualcuno in grado di trasmettere qualcosa.

      Non ci vuole mica la laurea a essere creativi: uno di destra potrebbe prendere in mano la chitarra e dire qualcosa, perché lo si sente dentro, perché si guarda al mondo attorno con curiosità, perché la politica segue qualche passione interiore.

      Mi dirai che sono esistiti dei gruppi musicali “di destra”, non so se esistono ancora o se ne esistono di nuovi: non me ne intendo poi del mondo della musica da skinhead e affini. Anche se non mi piacciono, si tratta pur sempre di espressioni creative.

      Mi sembra comunque che quasi tutta l’energia dei pochi di destra che scrivono, sia dedicata a lamentarsi della sinistra: Socci e Blondet non sono ignoranti, non sono stupidi; proprio perché sono di destra, non sono vincolati a dire banalità politicamente corrette. Eppure non ne nasce mai nulla di bello, di vero o di buono.

      Lo dico con dispiacere.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Renzo Martinelli?

        • PinoMamet scrive:

          è venuto in mente anche a me.

          Regista è regista, però il fatto è che è proprio il discorso “di destra” a essere poco interessante.

          Peucezio dice i Futuristi: ma erano altre epoche ed altre destre.
          La destra di oggi cosa dice?
          “Tuo nonno in fondo aveva ragione”.

          Che razza di creatività può essere?

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Pino Mamet

            “La destra di oggi cosa dice?
            “Tuo nonno in fondo aveva ragione”.”

            Magari!

            Secondo me dice, “si è sempre regalato lo smartphone (coreano) ai bambini per la prima comunione, così imparano meglio l’inglese, se no che italiani siamo!”

        • Miguel Martinez scrive:

          Per MT

          “Renzo Martinelli?”

          Lo conosco solo perché anni fa fece un filmetto sui Cattivi Terroristi Islamici, che non ho visto, per cui non posso dire cos’abbia di “positivo”.

          Non so se sia “di Destra”, cercando su Internet, i suoi altri film mi sembrano dei documentari, magari polemici.

      • Z. scrive:

        Socci dice banalità politicamente corrette: vale a dire, ciò che è politicamente corretto dire nel suo ambiente.

        Blondet credo sia ignoto pressoché a chiunque non passi troppo tempo a spulciare amenità sul web 🙂

        • PinoMamet scrive:

          E chi non passa il tempo così?

          • Z. scrive:

            Scritto così, in effetti, non hai tutti i torti. Ma io intendevo “amenità politicomplottistiche di estrema destra” 🙂

        • Miguel Martinez scrive:

          Per Z

          “Socci dice banalità politicamente corrette: vale a dire, ciò che è politicamente corretto dire nel suo ambiente.”

          Giustissima riflessione.

          Però (e qui concordo forse con Peucezio) penso che ci sia un clima intellettuale generale, per cui:

          1) uno di sinistra che dice una banalità politicamente corretta “di sinistra” manco se ne accorge

          2) uno di destra che dice una banalità politicamente corretta “di destra” lo dice sapendo di rischiare di provocare un terremoto (e magari anche sperando di farlo)

          Insomma, sostanzialmente quello che diceva Costanzo Preve, viviamo in un clima di:

          1) economia di destra

          2) amministrazione di centro

          3) cultura di sinistra

          Solo che Preve (che non se ne è mai occupato) non aveva capito che la congiunzione dei cambiamenti dei media e della catastrofe ambientale avrebbe messo in crisi “l’amministrazione di centro”, che è ciò che stiamo vivendo in questi anni.

          • Z. scrive:

            Mi sfugge cosa si intenda per “amministrazione di centro”.

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Z

              “Mi sfugge cosa si intenda per “amministrazione di centro””

              Tutto è fatto secondo le “regole” (stiracchiandole negli interessi dei più forti), senza estremismi, senza urli.

              • Francesco scrive:

                ah, PRIMA che arrivassero in 5 stelle, capisco!

                😀

                PS temo che il problema sia la quota di “amministrazione criminale”, che è un altro modo di fare danni estremi pur senza urlare

      • Peucezio scrive:

        Miguel,
        “Oggi esiste un ampio spazio per un eventuale “creativo” di destra, basta pensare al Giornale, a Libero, al Foglio; figuriamoci poi se la Lega non sarebbe contenta di avere un regista, un poeta, un qualcuno in grado di trasmettere qualcosa.”

        Temo non sia così.
        I politici di destra non lo capiscono che la cultura è fondamentale, perché forma la mentalità, attraverso scuola, editoria, università, ecc. influenza i decisori (che non sono cozzali di quartiere, quindi si formano con quello che la cultura alta, ormai sempre più bassa ma più alta di quella del cozzalo tatuato, propone o propina), plasma le classi dirigenti, quindi, al di là di ogni altra considerazione, è strategica sul piano pratico.
        Non c’è modo di farglielo entrare in testa.
        Berlusconi aveva televisioni, giornali e case editrici e le ha usate solo per fare del nazionalpopolare che faceva storcere il naso a chiunque avesse più della terza media; il risultato si è visto.
        Salvini sta facendo e farà, temo, la stessa identica cosa.
        Loro ragionano così: la cultura è di sinistra, quindi la combatto perché fa parte del nemico. Che è un’idiozia, ovviamente: la cultura è neutra, anzi, in fondo è di destra. Ma loro hanno il complesso d’inferiorità, hanno già rinunciato in partenza!

        • PinoMamet scrive:

          Ti faccio due appunti, se posso:

          1- “I politici di destra non lo capiscono che la cultura è fondamentale”

          sarà, però non è che i politici di sinistra abbiano fatto una specie di scelta cosciente e voluta di politica culturale allo scopo di influenzare la società.
          Sono semplicemente d’accordo con la maggioranza degli intellettuali o per chi passa per tale.

          Mi spiego: non è che dicano “bisogna far leggere Italo Calvino o Roberto Saviano, così la gente voterà per noi”
          (chiaramente esagero!)
          ma sono semplicemente, naturalmente, d’accordo con l’uno e ahimè con l’altro.

          2- ma cos’è poi la cultura di destra? Non è una domanda polemica, e neanche retorica. La sentirei volentieri.
          Amici miei sono iscritti a una pagine che si chiama “L’intellettuale dissidente”- quando la apri c’è una foto credo di Marinetti, con la bombetta in testa, e un sacco di articoli chiaramente di destra.
          Ma, a parte Marinetti e il fatto di dar contro alla sinistra, in effetti, cosa hanno di destra?

          In cosa consiste la destrità?

          • paniscus scrive:

            “Mi spiego: non è che dicano “bisogna far leggere Italo Calvino o Roberto Saviano, così la gente voterà per noi””
            ——————–

            Diciamo pure che c’è una differenza abissale tra i due, indipendentemente da cosa votino i loro lettori.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Pino Mamet

            “In cosa consiste la destrità?”

            E’ la domanda fondamentale.

            Provo a rispondere:

            1) è qualunque cosa non sia di Sinistra, cioè il 95% della vita umana. Un grande paradiso, insomma.

            2) è quella cosa che vive morbosamente attaccata alla Sinistra, appena sospetta che una cosa sia di Sinistra, dice il contrario. Un piccolo inferno insomma.

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “sarà, però non è che i politici di sinistra abbiano fatto una specie di scelta cosciente e voluta di politica culturale allo scopo di influenzare la società.
            Sono semplicemente d’accordo con la maggioranza degli intellettuali o per chi passa per tale.”

            Ma certo!
            Non ho mai pensato il contrario.
            Per le persone di sinistra, che siano intellettuali, politici o altro, semplicemente non esiste altro: la sinistra per loro è scontata.

          • Francesco scrive:

            Giacomo Leopardi
            Alessandro Manzoni
            Giovanni Guareschi
            JRR Tolkien
            CS Lewis

            e sono solo i primissimi nomi che mi sono venuti in mente

            ah, ci metto anche Omero e Dante Alighieri e William Shakespeare

            mentre su Ludovico Ariosto ho dei dubbi

            🙂

            Anthony Burgess?

            • roberto scrive:

              sai che ho dei dubbi su Tolkien?
              certo, è stato saccheggiato per costruire l’immaginario della destra, ma lui era veramente di destra?
              nònzo….

              • Miguel Martinez scrive:

                Per roberto

                “sai che ho dei dubbi su Tolkien?”

                Tiriamo fuori il Dextrometro, e vediamo se Tolkien:

                sosteneva che lui aveva il diritto di farsi la casa sul mare, proprio sulla spiaggia,

                diceva gli stranieri se ne dovrebbero andare ma si può fare qualche eccezione per le femmine perché noi maschi abbiamo bisogno di divertirci,

                pensava che fosse meglio fare un chilometro con il Suv che cento metri a piedi,

                diceva che lui una trombatina alla Boldrini gliela avrebbe data volentieri (vabbè, alla nonna della Boldrini),

                sosteneva che bisognasse mandare i figli al catechismo perché così alla fine avranno lo smartphone, ma che la domenica l’importante non è andare a Messa ma vedere la partita…

            • Simone B. scrive:

              Io i dubbi li ho su Dante.

              Sarà perché era filo imperiale, sarà perché fu esiliato dall’allora Partito Unico, sarà perché finì nella Romagna Rossa.

              • PinoMamet scrive:

                😀

              • Z. scrive:

                Dante era un fiorentino, un clericale, un democristiano…

                Ma a Ravenna lo abbiamo rieducato, ed è diventato uno di noi: ròss e ravgnàn.

                Così, ogni giorno decine e decine di turisti si precipitano in città a vedere la sua tomba, cui dedicano più attenzione che non a San Vitale, a Galla Placidia, a Sant’Apollinare in Classe.

                Lui, dentro la sua pivirola, scuote la testa e ridacchia 🙂

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Francesco

              “Giacomo Leopardi
              Alessandro Manzoni
              Giovanni Guareschi
              JRR Tolkien
              CS Lewis”

              Hai elencato gente che non è di Sinistra, come non lo è circa l’80% dell’umanità.

              Allo stesso modo, potresti fare un elenco di Famosi Intellettuali Non Musulmani.

              Da capire poi cos’avrebbero in comune in positivo gli autori che citi.

            • PinoMamet scrive:

              A’ Francè, Omero, Dante, Ariosto, Shakespeare non possono essere di sinistra come non possono essere di destra: perché la sinistra e la destra non erano ancora nate.

              Era un altro mondo, i riferimenti erano altri.

              Per il resto, ti rimando a Miguel 😉

        • Z. scrive:

          La cultura è fondamentale? Mah.

      • Peucezio scrive:

        Ovviamente tutto ciò non risolve il problema a monte.
        Però se piovessero finanziamenti ai pochi intellettuali di destra, che sono pochi in senso relativo, ma in assoluto mica saranno pochi, già comincerebbe a cambiare la musica.

        • Francesco scrive:

          Insomma, una cosa più di sinistra di una richiesta di soldi non mi viene in mente!

          😀

          • Francesco scrive:

            Al che forse emerge la spiegazione: da quando la sinistra ha iniziato a pagare gli intellettuali (usually con soldi pubblici), gli intellettuali sono tutti di sinistra

            In America il cinema è in larga parte di destra – perchè deve fare soldi; in Europa è di sinistra – perchè anche se non lo vede nessuno l’Ente statale paga lo stesso.

            Poi succede che i registi europei sperimentino più di quelli americani e che quelli bravi finiscano in America!

            • Simone B. scrive:

              Che il cinema americano sia di destra mi giunge nuova.

              Solo Clint lo è apertamente. Gli altri tutti allineati e coperti con I Democratici.

            • Peucezio scrive:

              Francesco,
              “In America il cinema è in larga parte di destra – ”

              ???

              Ti faccio sommessamente presente che Clint Eastwood è l’unico in assoluto che non si è lanciato in campagne isteriche contro Trump.
              Ti ricordi le volgari e scomposte sparate di De Niro, tanto per dirne uno?

            • PinoMamet scrive:

              “In America il cinema è in larga parte di destra”

              ma assolutamente no!
              Hollywood, a torto o a ragione, è sempre stata accusata di essere “comunista” o comunque troppo liberal per i gusti dell’americano medio.

  23. Peucezio scrive:

    Z.,
    “Detto questo, anche tra i testi in lingua inglese precedenti agli anni Sessanta, ci sono comunque sia testi più simbolici e/o allegorici tipo Scarborough Fair, John Barleycorn, Geordie e altri più ordinari come Blackjack Davey, When The Levee Breaks, When Johnny Comes Marching Home.”

    Non puoi riportare qui qualche testo in traduzione come esempio?

    • Z. scrive:

      Scarborough Fair

      Stai andando alla fiera di Scarborough?
      Prezzemolo, salvia, rosmarino e timo
      Rammenta di me a quella che abita laggiù
      Che una volta era il mio vero amore

      Dille di farmi una camicia di lino
      Prezzemolo, salvia, rosmarino e timo
      Senza cuciture e senza aghi
      Così sarà il mio vero amore

      Dille di trovarmi un ettaro di terra
      Prezzemolo, sabbia, rosmarino e timo
      Tra l’acqua salata e la spiaggia del mare
      Così sarà il mio vero amore (…)

      When The Levee Breaks

      Se continua a piovere, si romperà la diga
      Se continua a piovere, si romperà la diga
      E verrà giù l’acqua e io non so dove andare

      Oh tutta la scorsa notte ero seduto sulla diga a piangere
      Oh tutta la scorsa notte ero seduto sulla diga a piangere
      Pensavo alla mia donna e alla mia bella casa (…)

      [traduzione made in Z.]

    • PinoMamet scrive:

      Ti traduco un po’ John Barleycorn must die (che poi credo sia un’autentica ballata popolare) però all buona eh?

      Barleycorn è il grano d’orzo, da cui si ricavano bevande alcoliche

      E tre uomini vengon fuori da ovest, per provare la loro fortuna
      e questi tre uomin fanno un voto solenne
      Gianni Orzo deve morire!

      Lo arano, lo seminano, lo erpicano
      tirano zolle sulla sua testa

      e questi tre uomini fecero un voto solenne
      Gianni Orzo era morto!

      Lo han lasciato giacere per molto tempo, finchè non cade dal cielo la pioggia
      e il piccolo sor Gianni sollevò la testa e tutti furono a bocca aperta
      lo han lasciato in pace fino a mezz’estate, e allora sembrava debole e pallido
      e il piccolo sor Gianni spuntò la barba, e così divento un uomo

      e presero a cottimo (o “arruolarono da mercenari”) degli uomini con le falci affilate
      e gli tagliarono le gambe alle ginocchia!
      lo hanno arrotolato e lo hanno anche legato, e lo han trattato in modo barbaro

      hanno assunto uomini con i forconi, che lo infilzassero al cuore
      e quello che carica lo ha trattato peggio di tutti
      perchè lo ha legato al carro…”

      ecc. ecc. fino alla resurrezione di John Barleycorn sotto forma di bevanda indispensabile alla vita.

      Di notevole c’è, prima di tutto, la musica: che è piuttosto triste e ripetitiva, da antico rito.
      E poi, proprio il fatto che sia , in tutto e per tutto, un antico rito di “eucarestia”, la preparazione della bevanda vitale richiede il sacrificio di un essere divino…
      che viene descritto in modo volutamente sanguinario.

      è una festa insomma, ma atroce.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Pino Mamet

        “Ti traduco un po’ John Barleycorn must die”

        Grazie!

        Considera che le parole sono tutte “normali”: credo che una cosa buona del protestantesimo sia di aver salvato l’Inghilterra dall’ “aulico” (a parte i romantici, che spesso sono semplicemente incomprensibili).

        Lo stesso vale per la Germania, peraltro: io il tedesco lo capisco così così (le notizie in tedesco, tipo “il governo ha approvato la manovra finanziaria” non le capisco proprio), eppure la poesia la capisco quasi sempre. Ho letto che è proprio una regola fondamentale della poesia tedesca, essere semplice e comprensibile, e non da adesso, almeno dal Settecento.

        • Z. scrive:

          Il linguaggio dell’originale inglese è abbastanza comune, almeno nella versione tradotta da Pino (che è quella che io conosco meglio, nonché quella dei Traffic). Ma non del tutto, e in ogni caso ci sono versioni con termini di uso meno comune.

          Il ricorso intensivo all’allegoria però la distingue dai testi del secondo gruppo…

          • MOI scrive:

            Sì, ma l’ Inglese ha questa “stranezza” del tipo che chi è di Madre Lingua ritiene che per elevarsi culturalmente debba imparare termini polisillabici di origine Latina o Greca … chi NON lo è, almenose di Madre Lingua NeoLatina, ritiene che per elevarsi culturalmente in Inglese debba imparare monosillabi onomatopeici e verbi fraseologici !

      • Peucezio scrive:

        Comunque, l’impressione, leggendo i testi qui tradotti da Z. e Pino, è sempre quella.
        Magari anche linguaggio semplice, ma lontano da quello quotidiano o da quello colto ma comunque neutro e letterale.
        Ci vedo sempre molta metafora, evocazione, immagini, allusioni, simboli.

        • PinoMamet scrive:

          In effetti John Barleycorn non è affatto paragonabile ai canti di lavoro delle mondine, per esempio.

          Questi sono invece accostabilissimi, per scopo e per temi, agli “chantey” (credo si scriva così) cioè ai canti dei marinai inglesi: danno il ritmo del lavoro, e trattano temi drammatici, storici (a volte rielaborati con una certa fantasia), ironici ecc.
          Immagino siano così un po’ tutti i canti di lavoro collettivi.

          Ma John Barleycorn non ha niente del canto di lavoro contadino: è una ballata tragico/magica, e i paragoni più immediati che mi vengono in mente sono in posti lontanissimi come il Nuovo Mondo (con il suo “ciclo del mais”) o la Mesopotamia e l’Egitto con Adone, Osiride e compagnia…

        • Z. scrive:

          Le altre tre canzoni, invece, sono di tutt’altro tipo.

          Dalla guerra civile…

          Quando Johnny tornerà a casa marciando,
          Urrà, urrà!
          Gli daremo il bentornato con tutto il cuore,
          Urrà, urrà!
          Gli uomini esulteranno, i bambini grideranno,
          le ragazze tutte accorreranno
          E tutti saremo felici, quando Johnny tornerà a casa marciando.

          e dalla Scozia agli Stati Uniti (nella versione scozzese era uno zingaro, credo):

          Blackjack Davey arrivò a cavallo
          Fischiettando forte e allegro
          Fece risuonare il bosco tutt’intorno
          E conquistò il cuore di una ragazza
          Conquistò il cuore di una ragazza

          “Quanti anni hai, mia bella signorina,
          quanti anni hai, dolcezza?”
          Lei rispose con un sorriso adorabile
          “Ne faccio sedici domenica
          Ne faccio sedici domenica”

          Insomma, c’è di tutto…

        • PinoMamet scrive:

          A proposito di “eredità celtiche: mah?”

          una delle pochissime canzoni gaeliche che conosco, Oro se do bheatha bhaile:

          “volesse il Re dei Miracoli-
          anche se poi dovessi vivere solo una settimana-
          che potessi vedere Grace O’Malley (la “regina pirata” anti-inglese, nota mia)
          insieme a mille guerrieri!
          cacciare gli invasori dalla patria!”

          mi pare tutt’altra roba…

      • Francesco scrive:

        >> è una festa insomma, ma atroce.

        sono siciliani?

  24. MOI scrive:

    Mah … di “default” 😉 è “di Dx” a posteriori (!) tutto ciò che, spesso per eccessivo realismo narrativo, “trìgghera” l’ Intellighenzia di Sx !

  25. MOI scrive:

    Mi pare che la (sedicente) Sx odierna persegua (dal proprio punto di vista) i “Valori” dell’ Indistinzione come Fine dello Sradicamento come Mezzo.

  26. MOI scrive:

    … Poi c’è (almeno secondo una certa vulgata) il Paradosso (SocialDemocratico Danese ?!) della Sx AntiMigranti !

    • MOI scrive:

      … in Italia, se ho ben capito, quanto di più simile è Minniti ! … MA in Italia c’è il CattoComunismo, in Danimarca NO ! Quindi penso che suddetta vulgata sia più sensazionalismo che altro !

      • MOI scrive:

        Ricordo l’ anno scorso l’ abilmente insidiosa retorica dalemoide di Stefano Caliandro che, dopo aver detto peste e corna di Salvini per ottenere la benevolenza del pubblico … teatralmente si chiedeva dove fosse mai la credibilità della Grande Alternativa, SE dalla propria stessa medesima parte c’è Minniti !

  27. Peucezio scrive:

    O.T. totale,
    per Z.,

    tu che sei un giurista (quando te lo dico t’incazzi, ma è così:-P ), ma com’è possibile che fosse stata stabilità una forma d’immunità penale per l’Ilva?
    La responsabilità penale non è personale e la legge non è uguale per tutti?
    Come può lo stato dire a uno: “faccio un patto con te, tu mi dai x, in cambio, se uccidi o rubi non ti condanno”?
    Da quando in qua la legge penale si sospende in virtù di un patto o un negoziato dello stato con un cittadino? E’ costituzionale ‘sta roba?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *