Il nostro mondo

Il senso profondo di tutto ciò che facciamo, il rapporto tra vita condivisa, mani che sanno cose che voi non vi immaginate, storie tramandate, con quella sorta di riserva che caratterizza tanti toscani, e l’immenso vuoto che abbiamo davanti.

Ciò che vorremmo trasmettere attraverso le tenebre che ci attendono.

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115 risposte a Il nostro mondo

  1. mirkhond scrive:

    Che tristezza vedere antichi mestieri che scompaiono per mancanza di continuità tra le generazioni.

  2. Moi scrive:

    Libero Mercato … suppongo. 😉

    • Roberto scrive:

      Siamo tutti responsabili nel momento in cui smettiamo di comprarvi spade (io un po’ meno responsabile visto che ho una libreria e due portapiante in ferro battuto, fatte da un bravissimo artigiano locale, e costate il PIL della Grecia)

      • Z. scrive:

        Robè, non vale: qualsiasi cosa, comprata da un artigiano delle tue parti, costa quanto il PIL della Grecia!

        • roberto scrive:

          hai in generale ragione, ma nel caso specifico il nostro fabbro artigiano era in germania a un 200 km da qui.
          è giusto che un mobiletto di ferro Ikea costa un decimo rispetto ad un mobiletto di ferro battuto fatto da un vero artigiano

          • roberto scrive:

            mi sono reso conto mentre scrivevo che abbiamo esternalizzato i costi di un viaggio andata e ritorno da lussemburgo a pinkopallen con una inquinantissima macchina ed un secondo viaggio per il trasporto dei pezzi andata e ritorno da pinkopallen a lussemburgo con un inquinantissimissimo furgoncino.

            e qui il dilemma. meglio contribuire a salvare un mestiere antico a costo di inquinare o meglio salvare il pianeta a costo di far scomparire il mestiere antico?

              • Z. scrive:

                Maial, non ne sapevo niente!

                Ma ti sei trasferita in Germania o il tedesco è la nuova lingua ufficiale del Nebelreich? 😀

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Lucia

                “Ma, robe tipo questa?! Se ne parla in Italia?”

                Interessante!

              • Lucia scrive:

                @Z è da anni che sto in Germania, mi pare di averlo pure accennato in alcuni commenti, ma magari ricordo male.

              • Roberto scrive:

                In Germania in che zona se non sono indiscreto?

                Mica ho capito perché Amazon distrugge quella roba?

              • Lucia scrive:

                @Roberto nella zona che MM ha visitato un paio di anni fa, una delle meno cool del paese 😀 di più non dico.

                Detta molto in breve, quando la gente spedisce indietro (spesso gratis) la merce ordinata, costa meno distruggerla che reimballarla o persino darla ad organizzazioni modello Caritas. Anzi, sembra che ci si possa fare un po’ di business se altre aziende, seguendo il modello Amazon, poi vogliono liberarsi allo stesso modo della merce nuova ma respinta…
                Comunque non è che nei giornali tedeschi se ne stia parlando molto, mi pare.

              • roberto scrive:

                in effetti, non seguo molto attentamente la stampa tedesca (ma guardo regolarmente un telegiornale) e non ne avevo mai sentito parlare

                quello che non ho capito è come è possibile che costi meno distruggere una cosa piuttosto che reimballarla.
                voglio dire, ho rimandato indetro una volta una manopola per un videogioco che non funzionava. capisco che distruggerla costi meno che ripararla (ti parlo di una cosa pagata, 10 euro all’incirca). ma quando ha cose nuove, e funzionanti perché?

                sulla caritas e affini, non so se è così dappertutto ma ad un certo punto a baden baden non accettavano più oggetti perché semplicemente non sapevano più dove metterli.

  3. Mario scrive:

    Forse, e scriviamo forse augurandoci che ciò sarà, v’è qualche speranza per questi nobili mestieri: perché umili, ed utili, con Salvini premier.

  4. Moi scrive:

    Ma Macron … “Frexita” o no ?!

    • Francesco scrive:

      ho come qualche dubbio … a me pare che Francia e Germania stiano lavorando a un qualche progetti di Europa che possa funzionare, in attesa di capire chi invitarci oltre ai soliti noti (Benelux, Danimarca, Finlandia, Austria)

  5. Francesco scrive:

    IT (ma triste)

    qualcuno oltre a Roberto ha pensato: ma io cosa mai potrei farmi fare da un fabbro, di cosa potrei avere bisogno da lui?

    escludendo gli acquisti “frivoli” naturalmente

    fine IT

    • roberto scrive:

      il “nostro” fabbro produce oggetti d’arte (= cazzate che staranno ad impolverarsi sui mobili), mobili da giardino (molto belli ma orrendamente cari), ringhiere (anche li bellissime ma carissime), arredamento urbano (panchine, lampioni, fontane), mobili da interni (tavoli, librerie, sedie, divani) e gioielli.
      restaura cose antiche

      nulla di “utile” quindi, niente spade, alabarde, vanghe, vomeri….

      • Francesco scrive:

        ma i mobili da giardino sono utili! solo che neppure la fantasia di Miguel può trovare esternalità tali da portare il costo di mobili industriali al livello di quelli artigianali, temo

        • roberto scrive:

          utili? non puoi sederti sull’erba?

          (si lo so, io li considero utili ma perché sono uno snowflake decadente e panzone)

          sul prezzo, stiamo più o meno 1 a 15 rispetto a ikea

          • Francesco scrive:

            appunto, spiegalo a Miguel che il mondo a cui pensa lui è quello dove le cose costano 15 volte di più

            credo che avrebbe alcune interessanti conseguenze sociali, pur non impattando sull’entropia (bella roba, nulla può fermare l’entropia dell’universo!)

            🙁

  6. Miguel Martinez scrive:

    Mi colpisce come tutti quelli che inveiscono contro l’artigiano, pensino solo alla vendibilità del prodotto.

    E ovviamente hanno ragione: rispetto al costo (non prezzo) di fare un blog come faccio, avrei risparmiato centinaia, anzi migliaia di ore, mettendomi invece a guardare la tv.

    O magari a dormire. E sono un coglione a non averlo fatto.

    • Roberto scrive:

      Rileggendo non leggo nessuna invettiva contro l’artigiano, a quale commento ti riferisci?

    • Z. scrive:

      Miguel, ammettilo, stai troppo bene con noi. Figurati se ci sostituiresti con un pisolino, o con una TV.

      🙂

      a proposito, chi ha inveito?

    • PinoMamet scrive:

      Ammetto che non ho visto il filmato prima (l’ho vista solo ora) e non sono neanche intervenuto però (solo per dire una cosa a Peucezio).

      Intervengo ora per ricordare che il mio maestro di kung fu, taaaaanti anni fa, era un ragazzo toscano (era stato anche in Cina) che di lavoro faceva proprio il fabbro.

      L’abate del tempio buddhista, dove facevo la meditazione e le arti marziali, era a sua volta, oltre che ex campione di judo, ancora una volta fabbro (si era fatto da solo anche una bellissima e assai impressionante katana: assicuro gli interessati che dopo aver visto di persona “the real thing” le imitazioni si riconoscono a colpo d’occhio).
      Mena(va) anche come un fabbro 😉 , all’occorrenza.

      I lavori tradizionali, l’artigianato, l’agricoltura (vera) valgono perché valgono.
      Chi ne sa fare uno scopre da solo le basi di altri dieci. E impara tutta un’impostazione corporea e di vita, un “mestiere”.

      Non è un caso se lo Zen, aldilà delle elucubrazioni intellettuali e pacifistoidi dei professionisti che frequentavano il posto, fosse al 99% per cento proprio questo: lavorare l’orto, pulire il pavimento, lavorare in cucina;
      è lo Zen Soto, praticato in Giappone dalla “mia” classe sociale, quella dei miei antenati di qua (samurai poveri/coltivatori diretti), gente pratica. Ma anche poetica, come il grande Basho.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per PinoMamet

        “Non è un caso se lo Zen, aldilà delle elucubrazioni intellettuali e pacifistoidi dei professionisti che frequentavano il posto, fosse al 99% per cento proprio questo: lavorare l’orto, pulire il pavimento, lavorare in cucina;”

        Perfetto!

      • Z. scrive:

        Mazza che barba questo Zen, e dire che sembrava una cosa interessante 😛

  7. Miguel Martinez scrive:

    Io non so quanti artigiani voi abbiate conosciuto.

    Perché guardate, è una cosa fondamentale dell’essere umano, che si sta distruggendo.

    La capacità di abbinare cervello e mani, e di sentire che il proprio lavoro non sia soltanto un modo vergognoso di mettere da parte soldi per poter fare qualcos’altro.

    Quando l’artigiano ti porta nella sua bottega, da cui lo stanno per cacciare, e ti fa vedere ad una ad una le cose che ha creato, sai che lui ha vissuto una vita molto più piena di un traduttore che si è semplicemente prostituito, nel 99% dei casi, ad altri.

    Poi mi dispiace moltissimo per chi non riesce almeno a intuire questa possibilità di vita, che viene oggi negata.

    • PinoMamet scrive:

      Non prendertela con me 😉 io ti postai anche il video del calzolaio di un paese qua vicino (uno degli ultimi a fare a mano anche le scarpe da bambino, dice, e a prezzi alla portata di tutti perché “le scarpe buone devono poterle avere tutti”).

    • Roberto scrive:

      Se negli artigiani includi cuochi, pizzaioli, musicisti, muratori, elettricisti, vignaioli, pastori, formaggiai, macellai, fisioterapisti, truccatori, chirurgi, io ne ho conosciuti.

      Sinceramente non credo che abbiano vissuto in modo diverso, ed in particolare più pieno, da giudici, traduttori, Avvocati,insegnanti e burocrati vari

      • Z. scrive:

        Questo “Avvocati” che, unico con la maiuscola, svetta al centro delle professioni quasi a voler toccare i piedi di Sant’Ivo di Bretagna nel Paradiso Celeste è molto sospetto 😀

    • Roberto scrive:

      Per dire, a proposito di vita piena, ho un caro amico chirurgo. La sera quando ci vediamo al pub e ci raccontiamo le nostre giornate credo che la sua sia infinitamente più utile di quelle di tutti noi messe insieme. Esiterei a definire la sua vita più piena della mia o del fabbro che fa spade medioevali o del traduttore che si prostituisce

    • Francesco scrive:

      Secondo me, Miguel, sei tu che vivi male il tuo lavoro. Mi ricordi certe espressioni del Duca, quando rimpiange un mai esistito Eden pastoral-desertico-semitico.

      Io sono qui che di nascosto dal mio capo cerco di realizzare un DB quasi solo per la soddisfazione di veder corrispondere quello che ho in testa con quello che vedo a schermo e mi sento QUASI l’abate che si fabbrica una katana (anche se il mio DB sarà meno inutile!)

      Ciao

  8. Miguel Martinez scrive:

    Probabilmente, molti di voi non hanno mai conosciuto persone così, non hanno mai sentito frasi come queste, che per me riassumono tutta la Toscana:

    “se mi convince i’ddisegno lo faccio, se no no”

    “la luce la prendo coll’acqua”

    E’ quando incontrate questi artigiani di persone, che vogliono soltanto continuare a unire mano e cervello, che passa la boria di dire, “ma il mercato globale se ne sbatte di voi”.

    Perché sono persone reali, straordinarie, come vorremmo che fossero i nostri figli, e quando neghiamo a loro la possibilità di essere e li cacciamo dalle loro botteghe, stiamo anche negando il futuro dei nostri figli.

    • Z. scrive:

      Miguel,

      ma credi di essere l’unico di noi che vive davvero?

      Secondo te non conosciamo persone a cui quello che chiami il “mercato globale” ha impedito di realizzare le proprie aspirazioni?

      Boh.

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Secondo te non conosciamo persone a cui quello che chiami il “mercato globale” ha impedito di realizzare le proprie aspirazioni?”

        E allora perché questo disprezzo nei loro confronti?

        Era l’unica spiegazione che mi veniva in mente. E’ ovvio che il mondo è pieno di situazioni e gente del genere, semplicemente pensavo che a qualcuno non fosse capitato di conoscerne.

        • roberto scrive:

          “Era l’unica spiegazione che mi veniva in mente”

          è possibile che tu abbia letto un po’ velocemente e tu abbia, absit iniura verbis, frainteso la discussione?

          (vedi sotto)

    • Roberto scrive:

      ““se mi convince i’ddisegno lo faccio, se no no”

      L’amico pizzaiolo l’ho conosciuto perché volevo imparare. Quando gli ho chiesto quanto voleva per un paio di giorni, mi a risposto

      “Ué, stai pazziando!?! O faccio p’ammore della pizza e mi fa piacere conoscere un paesano”

      Perché racconto questo episodio insignificante?

      Perché vorrei far capire che è vero che non c’è vita fuori dall’oltrarno e che nessuno ha una vita piena come gli artigiani toscani, ma….forse è vero solo al 99% e ci sono altre persone che hanno una vita vera.

      PS lo stesso pizzaiolo, anni fa, di fronte alla richiesta di una “pizza con l’ananas” mi disse “ma io te la chiave ‘n faccia!” (Te la sbatto in faccia)….l’ho calmato solo giurando sulla madonna di Pompei che non era per me ma per un barbaro ospite a casa, il che era assolutamente vero

      PPS il mio fabbro i disegni dei mobili me li ha fatti lui. Non ho potuto scegliere molto….

  9. Moi scrive:

    @ PINO

    Te lo scrivo qui sennò mi perdo … sulla tua idea dell’ umanità rimpicciolita per ridurne l’impatto planetario.

    Ci avevano fatto di recente un film con Matt Damon, ma … ottima occasione sprecata, per come si “sviluppa” la storia nonostante le buone premesse.

    https://www.youtube.com/watch?v=UCrBICYM0yM

    https://www.youtube.com/watch?v=JoBLLqlI3tQ

    … Al dilà dei trailers “spoileroni”, che detesto ! 😉

  10. roberto scrive:

    “E allora perché questo disprezzo nei loro confronti?”

    Miguel,
    rifaccio la domanda.
    dove hai visto invettive prima e disprezzo ora?

    riguardo la sequenza dei messaggi.
    1. mirkhond dice “che tristezza” (tasso di disprezzo = 0)
    2. moi dice “è colpa del mercato” (tasso di disprezzo = 0)
    3. io rispondo a moi “il mercato siamo noi che non compriamo più dagli artigiani” (tasso di disprezzo = 0)
    4. preciso una ovvietà: non compriamo più non perché siamo cattivi ma perché costa tanto (tasso di disprezzo = 0)
    5. aggiungo un altro elemento: *tu* spesso scrivi che bisognerebbe far pagare i costi esternalizzati. noto che se un artigiano non ce l’ho sotto casa, devo spostarmi, ma nessuno paga per l’esternalissazione del costo (tasso di disprezzo = 0)
    6. la discussione si dirama OT
    7. mario esprime speranza per i mestieri antichi ((tasso di disprezzo = 0)
    8. la discussione si dirama in un senso che non sono sicuro di capire
    9. francesco aggiunge un elemento alla questione “perché non compriamo da un artigiano” chiedendosi “cosa potrei comprarci” (tasso di disprezzo = 0)

    quindi?

    • Francesco scrive:

      A scanso di equivoci, non solo non provo nessun disprezzo per gli artigiani che lavorano di propria testa e proprie mani, un pò fregandosene del committente, ma qualche volta ho fatto cose del genere, proprio per il gusto di farle.

      E pure nel mio lavoro odio con tutte le mie forze le fatte “alla puttanesca” in fretta e come le vuole chi le chiede. Infatti il mio capo di solito non me le fa fare, sa che farei mille storie e ci metterei troppo tempo.

      Però ho studiato (con passione!) la scienza triste e imparato a vedere le conseguenze delle azioni.

      • roberto scrive:

        “non solo non provo nessun disprezzo per gli artigiani che lavorano di propria testa e proprie mani, un pò fregandosene del committente, ”

        io non provo nessun disprezzo nemmeno per quelli che fanno quello che gli chiede il committente….

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Francesco

      “quindi?”

      Quindi probabilmente ho frainteso, chiedo scusa.

      • Francesco scrive:

        piano piano: quello del “quindi?” minaccioso è Roberto, non io!

        sai che sono molto meno incazzoso di lui 😀

        tra l’altro, se fossero vere le tesi per cui la produzione di massa è in declino, forse ci sarà spazio per nuovi artigiani nel prossimo futuro, almeno un pò di più di quello attuale

        ciao

      • roberto scrive:

        il mio era un quindi di sorpresa non incazzatura (figuriamoci!)

        equivoco chiarito, quindi
        😉

  11. mirkhond scrive:

    “Mi ricordi certe espressioni del Duca, quando rimpiange un mai esistito Eden pastoral-desertico-semitico.”

    L’Eden non è accessibile agli uomini dopo il Peccato Originale, ma francamente preferisco la vita del beduino del deserto a quella dell’operaio o del cittadino nello smog, tra i casermoni di cemento e col tumore come prezzo da pagare per il nostro “benessere”.

    • PinoMamet scrive:

      Qualche mese fa in televisione ho visto un documetario/reportage di viaggio su alcuni monaci dei monasteri del monte Athos e non ho potuto fare a meno di pensare a te.
      Questi monaci fanno una vita che è forse molto più “labora” che “ora”: a volte in gruppo in mnasteri grandi o piccoli, ma qualche volta anche da soli (magari costruendosi da soli una casetta/chiesa o restaurando un eremo in disuso, con le proprie mani) e si specializzano in una serie di lavor iche vanno dall’idraulico al pittore di icone passando per l’ortolano.
      Nel monte regna, a quello che vedo, un sostanziale sistema di baratto, per cui tu mi ripari il rubinetto e io ti do in cambio cinque zucchine e tre pomodori.

      Non fosse che per la mancanza di donne, sarebbe una vita non idilliaca, ma, come va di moda dire, “sostenibile”.

    • Francesco scrive:

      Duca

      tu quella vita la conosci quanto me e ci dureremmo un giorno o due al massimo!

      per questo parlavo scherzosamente di Eden

      ciao

      PS qui a Milano si sta tra caldo oppressivo e scrosci di pioggia tropicali, lì a Bari come va?

      • mirkhond scrive:

        “ci dureremmo un giorno o due al massimo!”

        Con la differenza che io quella vita l’avrei voluta fare sin dalla nascita, mentre tu in questa società ti trovi sostanzialmente bene.

        • Francesco scrive:

          Duca

          tra dire una cosa e volerla davvero c’è un abisso!

          poi la vita tocca viverla dove veniamo messi, non dove vorremmo, sennò quando si vive?

          ciao

          PS beati voi

      • mirkhond scrive:

        Il caldo non è ancora eccessivo e insopportabile.

        ciao.

      • Peucezio scrive:

        Non me ne parlate.
        Sono stato così genio da non portarmi robe veramente estive (tipo pantaloncini e polo), meno male che stasera ha rinfrescato.
        Comunque dopodomani sono di nuovo a Milano: iè cchiù de nu mèse ca stogghe ddò!

        • Peucezio scrive:

          Tanto per salutarmi come si conviene, il clima ha deciso di cambiare radicalmente fra ieri sera e oggi: nubifragi e temperatura scesa di più di dieci gradi in poche ore.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Peucezio

            “Tanto per salutarmi come si conviene, il clima ha deciso di cambiare radicalmente fra ieri sera e oggi: nubifragi e temperatura scesa di più di dieci gradi in poche ore.”

            Ho chiesto a qualche esperto.

            Come al solito, il clima è una delle cose più difficili al mondo da capire.

            Di certo sappiamo è in corso un cambiamento climatico globale senza precedenti, che in media comporta un netto riscaldamento. Ma appunto “in media”.

            Lo stranissimo tempo che stiamo vivendo potrebbe essere legato al collasso della grande macchina della corrente del Golfo, che ha riscaldato l’Europa per millenni.

            Però non siamo ancora in grado di dire se questa primavera di continua pioggia sia un caso, o un segno dei tempi.

  12. PinoMamet scrive:

    ” Mazza che barba questo Zen, e dire che sembrava una cosa interessante ? ”

    Rispondo al commento mezzo scherzoso di Z. (qua sopra) perchè secondo me tocca dei punti da approfondire, riguardo all’artigianato.

    Io a volte dimentico che vengo da un angolino molto particolare del Mondo (sive Emilia Romagna) che è stato influenzato davvero dalla cultura zen, da parecchi decenni ormai.
    Ma è davvero un micro-angolino.

    Ora, quasi tutti quelli che si approcciano al pensiero zen arrivano pensando che sia una cosa “mistica”, “filosofica”, “intellettuale”, “misteriosa”, “orientale” e così via.

    Ed è tutto vero: solo, hanno concetti tutti sbagliati di ognuno di questi aggettivi.

    Il mondo europeo ha da sempre una sua piramide di valori, per cui il lavoro intellettuale è al di sopra di quello pratico, quello artistico è al di sopra di quello artigianale, e così via.

    i Greci erano ancora più estremi, non distinguevano tra arte e artigianato: non perché mettevano il falegname alla pari con il pittore, ma perché mettevano il pittore e lo scultore alla pari del fabbro e del falegname (o quasi, vabbè, capiamoci).

    Ora, nel mondo della cultura zen, quindi in primis il Giappone (che non è “l’Oriente”) la cosa era (sottolineo il passato, adesso chissà) esattamente al contrario.
    L’artigiano che fa il mobile considera la sua arte alla pari di quella dell’attore o del musicista tradizionale.

    Ora, mettiamo che tu voglia diventare attore di teatro No: perché no, in fondo tanti giapponesi vengono qua a imparare la lirica e la musica classica.
    Bene, magari ti aspetti che il tuo maestro ti faccia tanti bei discorsi e ti spieghi tutto un concetto filosofico complicatissimo (che sicuramente ci sarà) e ti illustri la storia della disciplina e così via.
    Mentre (da quel poco che ho visto in altri ambiti) capacissimo che senza dirti niente di tutto ciò ti faccia imparare e ripetere per giorni come si piega il kimono o come ci si siede sui talloni o con quale piede si entra sul palco.
    Può essere anche interessante i primi due minuti, ma dov’è il mistero? dov’è il misticismo? dov’è il concetto filosofico? dov’è quella ideologia di cui eri tanto curioso?

    Guarda, non conosco specificamente il teatro No, non ne so quasi nulla: ma da quello che vedo in altre cose, sarei pronto a giurare che sia così.
    E non perché lui voglia tenerti nascosta la sua arte: ma perché la sua arte è proprio quella, il modo per impararla è proprio quello.

    Cioè, se tu vuoi andare a imparare a fare la pizza o il fabbro, il pizzaiolo o il fabbro non ti parlano per ore della storia della pizza o della fucina, non ti chiedono di aderire a parole o intellettualmente alla loro personale visione del mondo:
    ma ti mettono a fare il lavoro più semplice, umile e di base che ci sia, praticamente, con le mani. Poi un po’ alla volta impari;
    è l’apprendistato.

    A pensarci, non c’è ragione di credere che il teatro, la musica o la pittura debbano essere diversi.

    Non lo dico per svalutare le arti “moderne”: in realtà molti pittori non figurativi sarebbero stati ottimi pittori “tradizionali”, se avessero voluto, perché avevano un solido apprendistato in questa arte. Proprio perché l’avevano, sono stati in grado di andare avanti e pensare cose nuove.

    Invece ho, non lo nascondo, una certa diffidenza per il “concettuale” fine a sè stesso, per le cose il cui unico merito è di rappresentare un concetto nuovo o originale, sostanzialmente a parole.

    In generale tendiamo a credere, insomma, che gli occidentali siano gente pratica, senza chiacchiere, razionali;
    mentre gli orientali sarebbero fumosi, contorti, sulle nuvole, pieni di idee strampalate.

    Nella mia esperienza è esattamente il contrario:
    sono gli occidentali (leggo su un sito dedicato all’argomento) che vanno nel paesino del fondatore dell’aikido, decenni fa, e si aspettano di sentirsi dire tante cose filosofiche e religiose (sic, nel sito); e ci rimangono male quando il caposcuola (che poi è un contadino del paesino) taglia corto e gli dice “guarda, di queste cose non me ne è mai fregato nulla, io ho imparato l’aikido per essere forte e vincere nella lotta” e lo mette a fare esercizi pesanti per una settimana, oltre a tagliare la legna, pulire e ovviamente cucinare.
    Ecco, quando leggo questi episodi rivedo situazioni già viste nel “nostro” tempio Zen, tante volte, e penso che siamo noi occidentali i “fumosi”.

    Perché? siamo più stupidi? più intelligenti? No, è che secondo me abbiamo perso, o stiamo perdendo, la cultura dell’artigiano, di fare le cose con le mani.

    • Z. scrive:

      Mmm… la gerarchia di cui parli credo sia nata ben prima del declino dell’artigianato.

      E non credo che sia una questione di essere fumosi quanto di meraviglia per la cultura esotica, cultura che non sempre siamo in grado di comprendere appieno. Probabilmente “loro” capiscono meglio “noi” che non viceversa, per comprensibili ragioni storiche.

      • PinoMamet scrive:

        Sul punto uno, certamente. Credo che sia una delle lontane cause del declino dell’artigianato (non la principale, ma quella che fornisce, diciamo, il quadro generale).

        Sul punto due (scusa, scrivo così per facilità e mancanza di tempo, non per altro) secondo me molti europei fraintendono proprio, si aspettano cose che non esistono; è comprensibile ma, nei panni degli “esotici”, irritante.
        Alcuni di questi, comunque, hanno contribuito in prima persona a creare questo esotismo, per uso interno prima di tutto, ma sarebbe un altro discorso.

        • Z. scrive:

          Secondo me l’artigianato tira meno banalmente perché, come dice spesso Miguel, è più comodo, pratico ed economico comprare un oggetto nuovo.

          Sul punto due, secondo me hai perfettamente ragione. Però anche quel ristorante taiwanese che faceva gli “Spaghetti alla Hitler” con insalata e viurstel, beh, qualcosa ha frainteso pure lui!

        • Peucezio scrive:

          Ma soprattutto gioca il fatto che l’occidentale fa l’equazione:
          occidente = vita attiva,
          oriente = vita contemplativa,
          quindi, siccome concepisce la contemplazione come speculazione razionale (contrapposta all’agire materiale), perché ha dietro Aristotele, non Budda, ecc., pensa che gli orientali siano tutti filosofi, mentre anche la contemplazione è una pratica, non è solo teoria.
          E oltretutto, come ogni società umana, anche quelle orientali devono pensare alle esigenze materiali, quindi devono agire.

          • Z. scrive:

            Sono uguaglianze, non equazioni. Ma a te la matematica non piace, mi sa 🙂

            • Peucezio scrive:

              Nel linguaggio corrente si chiamano equazioni 😛

              Non è vero: la matematica è affascinante. Ma quella teorica. Quando incominciano i calcoli mi abbotto le palle.

              Comunque fino alla prima media a me piacevano le materie scientifiche, ero affascinato dalla fisica ad esempio.
              Poi ho cominciato a sviluppare l’interesse per quelle umanistiche, che verso i 13 anni è culminato nella passione per la glottologia indoeuropea.

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              — Nel linguaggio corrente si chiamano equazioni ?–

              Nel linguaggio corrente tra chi è digiuno di matematica 😛

              –Non è vero: la matematica è affascinante. Ma quella teorica. Quando incominciano i calcoli mi abbotto le palle. —

              Ah, ecco. Dalle tue parti credo che si direbbe che sei un carico a chiacchiere 😛 😛 😛

              • Peucezio scrive:

                Cioè presso il 99% della popolazione.

                No, io non millanto nulla. Mi piacciono i concetti, ma la routine mi annoia.
                Non in linguistica ovviamente, dove faccio lavori da certosino.

              • Z. scrive:

                Ma no, non essere così pessimista!

                Comunque…. ti dirò, se ti annoia la routine di qualcosa, non ti piace davvero, secondo me. Infatti la routine nella linguistica non ti annoia 🙂

              • roberto scrive:

                “se ti annoia la routine di qualcosa, non ti piace davvero, secondo me”

                questo è verissimo!

              • Francesco scrive:

                in effetti, non capisco come ci si possa annoiare con i dettagli di un database ma se ne parlo con qualcuno di solito inizia a vomitare!

              • Peucezio scrive:

                Sì e no.
                Tu ammiri la mia competenza in fatto di linguistica e ti piace sentirne parlare a livello divulgativo. Ma se dovessi studiarti leggi fonetiche e simili, ti romperesti le scatole.

                Io potrei stare a sentire parlare di storia per ore e giorni, ma in forma filtrata dagli storici, mentre se mi dicessero di andarmi a studiare documenti e carte, mi annoierei.

                Mentre se mi parlano di calcio, mi annoia pure la divulgazione.

                Ci sono diversi livelli, non solo cose che piacciono o non piacciono.

              • Peucezio scrive:

                Mi rivolgevo a Z., ma il discorso si applica in generale.

              • PinoMamet scrive:

                Se dovessi aderire alla scuola di pensiero zetiana, per cui non apprezzare la routine di una qualunque attività significa non amare davvero quell’attività, dovrei dire che a me non piace niente.

                E forse è vero!

              • Z. scrive:

                Era una semplificazione, naturalmente. Non c’è solo il bianco e il nero.

                Però è vero che se qualcosa ci piace davvero davvero, la routine diventa sopportabile. Persino gradevole, a volte.

    • Peucezio scrive:

      Pino,
      ottima analisi.

      Alla fine, stringi stringi, ciò che distingue le filosofie (e in parte anche le dottrine religiose) occidentali dalle “filosofie” orientali è che le prime sono puramente teoriche: sono sistemi razionali, logici. Uno può capire Kant o Hegel senza mai avere fatto esperienza del mondo e della vita, attraverso il puro ragionamento.
      Invece le dottrine orientali sono esperienza, non sono teoria. Infatti sono esprimibili a parole solo parzialmente. Uno può anche voler capire la teoria della meditazione buddista, ma l’unica per capirla è farla.

      • Z. scrive:

        Nice (pron.: Nàis) scriveva che il pensiero occidentale si distingue per via della distinzione operata tra il bello e il vero.

  13. Moi scrive:

    Teatro No … perché no ? 😉

    [cit.]

    ——————

    Provocazione … specie @ Izzaldin: il “Bunraku”, è così diverso dai Pupi Siciliani ?! 😉

  14. PinoMamet scrive:

    Buttiamola in caciara:

    ancora non han fatto in tempo a partire i Mondiali-senza-Italia, che mi arrivano questi suggerimenti per chi tifare:

    -la nazionale femminile, perché sono donne;
    -la nazionale del Senegal, perché sono neri;
    -la nazionale dell’Islanda, perché per qualche motivo agli italiani piacciono i tizi nordici che credono di essere fighi e tosti e ci detestano.

    Penso che non tiferò nessuno.

    • roberto scrive:

      io sosterrò tiepdamente i diavoli rossi (soprattutto perché sarò spesso invitato a casa di amici belgi a vedere le partite).
      per il resto ignorerò totalmente questi mondiali, un po’ come ha fatto mia moglie in passato
      🙂

    • Francesco scrive:

      Mondiali? quali mondiali? non so di cosa stai parlando

      • PinoMamet scrive:

        OMDAF
        e
        OMDAR pure

        • Francesco scrive:

          beh, io in cambio impazzisco guardando la serie finale di basket, Milano contro Trento

          a te piacerebbe: Trento ha meno soldi, meno storia, meno giocatori e quindi picchiano come fabbri, quelli di Milano le prendono e frignano e si innervosiscono (e perdono)

          e io insulto l’allenatore di Milano che non capisce nulla di basket! un vero imbecille!

        • PinoMamet scrive:

          Beh, non sembra male… 😉

          mi dispiace che quest’anno non si giochino i Mondiali di calcio 😉 : era una delle poche occasioni in cui riuscivo a percepire una certa epicità in uno sport che altrimenti mi annoia profondamente.

          Immagino che i tifosi di un club la percepiscano anche nel campionato e coppe varie (infatti le loro narrazioni sono piene di epica) ma la cosa resta su un piano lontanissimo da me, troppo mediato.

          Non ho mai vissuto il tifo calcistico da piccolo, e lo sport in sè ha il pregio della semplicità, ma alcuni grossi difetti, per i miei gusti:
          -è uno sport di squadra;
          -non ci si può menare;
          -ci si mena lo stesso anzichè rispettare onorevolmente il regolamento;
          -si fa finta di essersi fatti male anziché proseguire sanguinando e zoppicando eroicamente dopo essersi fatti male sul serio.

    • MOI scrive:

      E il Giappone … perché ci han fatto manga e anime Holly&Benji / Kyaputen Tsubasa, normali per loro ma inconcepibili altrove ?!

      😉

    • Roberto scrive:

      Comunque la sto vivendo malissimo.

      Sono riuscito a non vedere nemmeno un minuto ma con la sensazione di un adolescente che si perde una festa pazzesca perché non ha la ragazza con la quale andare
      🙁

      • PinoMamet scrive:

        Secondo me è il contrario.
        Stanno tutti lì a far finta di divertirsi come se fosse un Mondiale vero .

        Comunque, calcio a parte, da un po’ di tempo credo che alcune nazioni abbiano, in media, un incredibile (proprio, difficile a credersi) complesso di inferiorità nei confronti dell’Italia (!), che le spinge a comportamenti abbastanza vili.

        Non parlo tanto di politica internazionale ma proprio di un modo di porsi verso un popolo che viene percepito, direi, come “ingiustamente” importante, e che si tenta in ogni modo di ridimensionare per far risaltare le proprie robette.

        Quando ero da amici in Israele, la sorella (studiata, peraltro) di uno di questi mi diceva che secondo lei gli italiani erano un po’ arroganti (gli italiani??) e andava giù di Giulio Cesare e veni vidi vici.
        Tra l’altro credeva che Cesare parlasse in italiano…

      • Z. scrive:

        Mah, non provo particolare interesse per un mondiale dove non gioca la nazionale italiana. Mi sento un po’ come un interista quando si gioca la Champions 🙂

  15. MOI scrive:

    L’ Islanda NON ha una (ancora) una Lega Professionisti … potrebbero fare il “Lèster” 😉 del Mondiale !

  16. MOI scrive:

    @ PINO

    Cos’è ‘sta Storia della Nazionale Femminile ?!

    … C’è Themyscira MultiEtnica 😀 al Mondiale dei Maschietti ?! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Più o meno; sul famigerato social network circolano dei “memes” o quello che sia, dove si ricorda che l’unica nazionale italiana che andrà ai mondiali (femminili, dell’anno prossimo) è quella femminile, e che i “maschietti” devono stare in cucina mentre le donne guardano il calcio;
      (schiere di maschietti femministi li postano tutti orgogliosi della loro mansuetudine);

      inoltre viene costantemente ricordato che la nazionale femminile ha una capotana nera (assai sbiadita a dire il vero) e nessuno protesta (forse anche perché a nessuno gliene frega niente).

      • PinoMamet scrive:

        Sullo stesso argomento, dal vostro inviato sul noto social network:

        sta girando un filmatino con un titolo del genere “ecco spiegata la differenza tra uomini e donne”:

        si vede una fila di bambini in età scolare, che marciano sul posto agli ordini di un maestro che scandisce il passo con tono militaresco.
        I bambini maschi, davanti, “marciano” un po’ alla cazzo, chi è partito con la destra chi con la sinistra.

        A questo punto, mi aspettavo commenti tipo “ecco, che schifo, in Russia abituano i bambini alla cultura violenta e militarista”, e poi di vedere bambine intente ad attività intelligenti e creative;

        invece, la ripresa si sposta sulle bambine, dietro, che stanno marciando meglio coordinate (ma niente di eccezionale, tutto sommato).

        E infatti scattano commenti tipo “siamo le migliori”, “abbiamo una marcia in più”, e così via.

        Sono le stesse persone che commentano entusiaste le foto della bambina che alla lezione di danza fa quello che le pare, fregandosene totalmente delle compagne: si sappia.

  17. Moi scrive:

    https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d4/Sara_Gama%2C_DF_Brescia_Calcio_Femminile_08_2016.jpg

    Sara Gama … nera come le figlie della Kyenge: solo da parte di madre 😉 , cioè.

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