Ho firmato il Contratto Sociale!

Prendiamo un grosso tema, anzi uno dei più grossi del mondo, partendo da un caso piccolo piccolo.

L’altro giorno, mi trovo a dover spedire in Messico dei documenti via FedEx.

Già provo fastidio per il fatto che chiedano a me, messicano residente in Italia, una serie di cose che mi dovrebbero rendere accettabile agli Stati Uniti, paese terzo con cui non ho alcun rapporto legale, ma tant’è, quando si è sudditi bisogna fare ciò che i forti chiedono.

Ma lasciamo perdere i bofonchiamenti da messicano, e passiamo al fatto che la FedEx (non il Messico) mi chiede di firmare questo:

firmaCioè, io giuro di aver letto, capito e accettato le “condizioni riportate a tergo”.

Le robe a tergo sono sei pagine di un piccolo foglio A4, di cui riporto la prima:

legaleLo so benissimo, non ci leggete una sola parola.

Consolatevi, non riesco a leggere nemmeno sull’originale. Infatti, ho firmato semplicemente il falso: non ho idea di cosa sia scritto su quelle sei pagine.

Ho mentito contro me stesso, come i famosi indiani d’America che non avevano problemi a firmare con una x la cessione dell’Oregon contro un bicchiere di whisky.

Signing_the_Treaty_with_the_IndiansMagari mettendoci lo scarabocchio sotto, mi sono impegnato a lavorare gratuitamente per i prossimi vent’anni in una miniera in Tailandia, e se manco all’impegno, verrà l’Interpol a prendermi.

Oppure, al contrario, tutta quella roba mostruosa servirà soltanto per salvare dalla galera qualche dirigente della ditta, in caso io gli volessi chiedere un milione di euro di danni perché i documenti sono arrivati in Messico con cinque ore di ritardo.

Comunque sia, eccovi il mondo in cui viviamo: quello che David Graeber chiama l’era della burocrazia totale.

Ora, riflettiamo un attimo su quelle sei pagine, e su tutte le pagine simili che voi vi siete trovati costretti, tante volte, a firmare senza leggerle.

Anzi, peggio, avete firmato proprio con una X a forma di X alle elezioni, tutte le leggi che i vostri eletti vi hanno imposto dopo.

Dietro la tua X ci sono sempre tre elementi.

Un privato che vuol fare i soldi.

Uno studio di avvocati con le contropalle.

La polizia che ti arresta se hai firmato e non fai quello che ti sei impegnato a fare con il sangue della tua firma.

Questo è il vero Contratto Sociale, fondamento del mondo in cui viviamo, tutto il resto è superficie.

Tra le cose più inutili, e in superficie, c’è quella roba che chiamiamo “politica”.

Noi teppaglia oltrarnina facciamo quotidianamente politica, nel senso che cerchiamo di far vivere al meglio questa polis in cui abitiamo. Anzi, ci facciamo un mazzo così a fare politica, se state per farci prediche in merito, venite a farvi un mese di lavoro gratuito da noi e poi vi lasciamo dire la vostra.

Però penso che saremo d’accordo tutti che “la politica” con le virgolette sia un’altra cosa.

E’ la gara incessante tra fazioni di “rappresentanti” per dimostrare che le altre fazioni fanno schifo.

Siccome gli italiani amano autodenigrarsi (e quindi a buttare sull’”etnico” quello che è un problema sistemico), sarebbe utile guardare i mitici anglosassoni in questo momento: dall’Australia con le sue guerre per eliminare i deputati avversari accusati di essere nati all’estero, all’Inghilterra con il ministro cacciato perché un poliziotto aveva svelato illegalmente che lui aveva immagini pornografiche nel computer; ma soprattutto gli Stati Uniti – gli urli sguaiati di Trump contro le inchieste maccartiste per dimostrare che Jill Stein una volta andò in Russia e quindi il fatto che un terzo partito si sia presentato alle elezioni deve essere opera della post-KGB.

E’ il mestiere stesso che crea la situazione e seleziona personale alla propria altezza, o se si preferisce, bassezza.

Ora, passare l’intera esistenza a fare lo sgambetto al prossimo contro uno stipendio comunque apprezzabile, potrebbe essere comunque un mestiere: il pugile picchia pugili, il politico picchia politici, entrambi fanno un allitterante spettacolo.

Il problema è che nemmeno i politici hanno letto il Contratto.

L’altro giorno, noi si stava a parlare con il Sindaco.

Che è una persona che ci piace per almeno tre motivi (in ordine crescente di importanza): è veramente simpatico, è violinista ed è figlio di un sanscritista.

E poi me lo ricordo quando ha fatto l’ultimo comizio elettorale, e parlava di come sono i fiorentini… il ragazzino cade nel fiume, arrivo uno che lo salva e lo riporta alla mamma, e lei gli urla,ma i’ cappellino?” Che è una storiella su cui rifletto da tre anni e la cui lezione morale cerco di applicare ogni giorno nella mia vita, per cui gli sono anche debitore.

Qualunque cosa faccia, il Sindaco si becca una pioggia di insulti dall’opposizione (“piove, governo ladro!”).

Certo, se ne può fregare, visto che quando parla l’Opposizione, la Maggioranza si attacca al telefonino e pensa ad altro, però è così.

Comunque, il Sindaco quando ci riceve ci ascolta, e ci ascolta davvero. E propone cose assolutamente ragionevoli.

Le sue proposte le rivolge a un signore che nessuno conosce, che ha il titolo di Direttore Generale del Comune. Ed è un titolo che dice esattamente quello che fa.

Il Direttore Generale guarda il Sindaco con un tocco di compassione, e gli spiega perché qualunque cosa lui proponga, non si può fare. Non è previsto nel Contratto Sociale.

Ecco, a questo punto, pregherei tutti di leggere con la massima attenzione il Contratto Sociale (in particolare all’Articolo 3017, comma 2.3.5.6), pensando al Combinato (il combinato è una cosa come il crack, che combina eroina e cocaina) con il Dispositivo 6.2.34 dell’Unione Europea.

Tutto il resto sono chiacchiere. Grillo, Salvini e Renzi compresi.

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167 risposte a Ho firmato il Contratto Sociale!

  1. izzaldin scrive:

    è vero, la burocrazia è il male ed era già uno dei bersagli principali del ’68 francese e di tutto il mondo culturale che lo sosteneva.
    ma come si fa a uscire dalla burocrazia?
    l’unico modo che mi viene in mente è quello di occupare un posto e autogestirlo al di fuori della burocrazia, e credo che Graeber sia d’accordo 😉

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Izzaldin

      “ma come si fa a uscire dalla burocrazia?”

      Innanzitutto accorgiamoci di starci dentro.

      Che la battuta sopra le righe del politico su Facebook non decide della nostra vita, il contrattone che devo firmare persino per mandare un pacco invece sì.

      Anche perché quel contrattone fa parte di una rete vasta come il mondo di altri obblighi scritti, che nessun voto elettorale può seriamente pensare di mutare.

      A queo punto, capiremo – si spera – che si può pure votare, ma almeno evitiamo di farci venire il fegato amaro per così poco.

    • Roberto scrive:

      “ma come si fa a uscire dalla burocrazia?”

      È il momento di raccontare la triste storia del passaporto britannico

      Come forse saprete, una delle più evidenti e gloriose vittorie britanniche nella questione Brexit è che finalmente possono sbarazzarsi dell’odiato passaporto “formato europeo” e fare un passaporto come cavolo piace a loro. Tradizionalmente il passaporto UK è più grande e blu.

      Ora, tralasciamo per un attimo il fatto che il “formato europeo” non è mai stato un obbligo e che non era necessario il Brexit per cambiare colore (prova ne è che il passaporto croato è blu, e che del kalergico “red burgundy” ce ne sono varie sfumature, tante che i passaporti FR,DE e IT che ho a casa li riconosco a colpo d’occhio), sulla questione “dimensione” i britannici hanno certo recuperato la sovranità ma l’esercizio di questa sovranità rischia di impedire ai loro cittadini di viaggiare.
      Perché? Banalmente perché in vari posti (USA in primis) i passaporti devono essere machine readables, le macchinette per leggere i passaporti hanno un certo formato, se tu eserciti la tua sovranità creando un passaporto che va oltre il formato il passaporto non entra più nella macchinetta ed il tuo cittadino sta a casa

      Qual è il messaggio? Prima di uscire dalla burocrazia chiediamoci perché la burocrazia esiste, e se vale la pena di uscirne

      Burocraticamente vostro

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Roberto

        “Qual è il messaggio? Prima di uscire dalla burocrazia chiediamoci perché la burocrazia esiste, e se vale la pena di uscirne ”

        Non è sbagliato quello che dici. Credo che prima di contestare la burocrazia, bisogna capire non solo perché esiste, ma il fatto stesso che esiste.

        Infatti, volevo sottolineare piuttosto l’importanza del tutto esagerata che attribuiamo a “la politica”.

      • Roberto scrive:

        Miguel

        “Infatti, volevo sottolineare piuttosto l’importanza del tutto esagerata che attribuiamo a “la politica”.

        Su questo non sono d’accordo. La burocrazia non è un essere che si crea da solo, nasce da politici, è governata da politici (e questo da burocrate lo vedo….mmmh tutti i giorni?)

        • izzaldin scrive:

          su questo sono d’accordo. la burocrazia (anche se a volte lo sembra 🙂 ) non è un mostro acefalo, è il frutto di scelte politiche fatte dalla comunità di esseri umani o dai cittadini da loro eletti.
          La burocrazia è sempre quella, ma se al governo c’è la destra allora la burocrazia sulle droghe sarà architettata da Fini e Giovanardi e non da altri legislatori.

    • PinoMamet scrive:

      Autogestione:

      sono convinto che- non voglio dire sei mesi- cinque anni di autogestione completa di un luogo o di un’attività genererebbero delle regole, che sarebbero scritte da qualche parte, e perciò genererebbero regole amministrative, che in pochissimo tempo diverebbero vera e propria burocrazia.

      Di autogestione vera, intendo.

      Poi c’è l’autogestione fittizia, in cui si sta per un po’ in un edificio abbandonato, lo si copre di graffiti, ci si fanno le canne e si organizzzano concerti;
      ma quando si deve fare un esame medico si va all’USL.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Verissimo. Poi c’è il modello antiburocratico per eccellenza, l’arcaicissima monarchia dispotica, dove il capo esercita un potere assoluto, non c’è nessuna delega e manca un qualsiasi apparato amministrativo con procedure standardizzate. Il risultato? Che intorno al capo regnano arbitrio e terrore e lontano dal capo regna l’anarchia.

        • Peucezio scrive:

          Questo è come quelli che, quando si fa notare che in Italia c’è una tassazione altissima, in sé ma soprattutto in rapporto ai servizi erogati, dicono: “eh, ma le tasse ci vogliono, perché se no come si fa a costruire le strade, ecc.: ogni società ha bisogno di risorse per gestire i beni comuni, per aiutare i poveri e i malati…”.
          GRAZIE AL CAZZO!!!

          Come se io andassi al bar, prendessi un caffè, il barista mi chiedesse 50 euro e alle mie proteste dicesse: “ma scusa, pretendevi di bere il caffè senza pagare?!”.

          Guardate che è un grave limite logico non saper distinguere la fisiologia dalla patologia, il normale dall’abnorme.

          • Z. scrive:

            Senza l’evasione fiscale che affligge il sistema italiano, si otterrebbe il medesimo gettito con imposte decisamente più basse.

            L’evasione a questo livello, in Italia, è fisiologia o patologia?

            • MOI scrive:

              Pato o Fisio … dipende da chi lo fa.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              sono in completo disaccordo: questa secondo me è una leggenda.
              Se tu stabilisci una tassazione così alta, comunque la distribuisci (ammenoché non colpisci davvero le grossissime concentrazioni di ricchezza) deprimi l’economia.
              Se si facesse come dici tu, tanti artigiani, commercianti, piccole imprese e professionisti semplicemente fallirebbero o chiuderebbero bottega, quindi diminuirebbe ulteriormente la base imponibile.
              Non sono un’economista, ma una cosa così banale la capisco persino io.

              La lotta all’evasione è di fatto (non de jure, ma in economia contano i numeri, non le etichette) un aumento della pressione fiscale (cioè fai pagare più tasse a gente che prima riusciva in parte a eluderle).
              Va bene, purché si dica.
              E si ammetta che lo si fa per puro legalismo, senza aspettarsi magici risultati, anzi, sapendo che si peggiorerà la situazione.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Peucezio

                “Se si facesse come dici tu, tanti artigiani, commercianti, piccole imprese e professionisti semplicemente fallirebbero o chiuderebbero bottega, quindi diminuirebbe ulteriormente la base imponibile.”

                Non sono un cultore del successo economico, capisco perfettamente il valore di alcuni servizi pubblici (certamente non tutti).

                Ma sono d’accordo con Peucezio. Ho visto artigiano dopo artigiano fallire e bottega dopo bottega chiudere per la pressione fiscale.

                Sommata ovviamente al rincaro degli affitti e a tanti altri fattori.

                E’ ovvio poi che se lo Stato riuscisse a estrarre di più dai cittadini, spenderebbe di più, e quindi saremmo daccapo: non taglierebbe certo le tasse.

                Tutte cose scientificamente dimostrate da Parkinson decenni fa.

            • Moi scrive:

              Doppia Morale Italica.

            • Moi scrive:

              SE chi evade il fisco ci piace è “Fisio”, se NON ci piace è “Pato” …

            • Moi scrive:

              … a prescindere da quanto “faccia girare l’economia !”

              Solitamente, le istituzioni sono più indulgenti con chi la fa girare di più!

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              — Se tu stabilisci una tassazione così alta, comunque la distribuisci (ammenoché non colpisci davvero le grossissime concentrazioni di ricchezza) deprimi l’economia. —

              Alt, non sto parlando di redistribuzione (che non è compito del fisco, ma della politica). Poi sono convinto anch’io che la pressione fiscale in Italia sia troppo elevata: e lo è anche perché una parte della popolazione le tasse non le paga quasi, o non le paga affatto. Chi residua paga, necessariamente, anche per loro.

              — Se si facesse come dici tu, tanti artigiani, commercianti, piccole imprese e professionisti semplicemente fallirebbero o chiuderebbero bottega, quindi diminuirebbe ulteriormente la base imponibile. —

              Perché dovrebbe diminuire la base imponibile? Piuttosto chi sta sul mercato abusivamente cesserà di operare. Ma non è che la gente smetterà di aver bisogno di acquistare chiavi inglesi o viaggi in auto.

              — La lotta all’evasione è di fatto (non de jure, ma in economia contano i numeri, non le etichette) un aumento della pressione fiscale (cioè fai pagare più tasse a gente che prima riusciva in parte a eluderle). —

              Evaderle, il termine è evaderle. Sì, in un certo senso ci sta. Così come la lotta ai furti consiste nel prevenire i medesimi, scoraggiando i ladri o arrestandoli in flagrante. Del resto, se io non pago una lira di tasse, la pressione fiscale su di me è zero. Alla faccia di chi mantiene i servizi che sfrutto pure io.

              La cosa cambierebbe se mi servissi solo di scuole private, ospedali privati, mezzi privati, forze di vigilanza private etc.: c’è chi lo dichiara, e se dice il vero lo fa (ricordo una tatuatrice veneta in un servizio di Santoro, ad esempio). Beninteso, le strade sono pubbliche e le forze armate offrono servizi necessariamente indivisibili, ma sarebbe già un passo avanti.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              — Ma sono d’accordo con Peucezio. Ho visto artigiano dopo artigiano fallire e bottega dopo bottega chiudere per la pressione fiscale. —

              Anch’io so di operatori che hanno dovuto chiudere perché i lavoratori pretendevano di essere pagati – e addirittura in regola, se è per questo. E di altri che hanno dovuto chiudere perché per risparmiare servivano materie prime avariate. E di altri ancora che non pagavano l’affitto e sono stati sfrattati.

              Fare le cose in regola, com’è noto, costa di più. Ed è altresì noto che l’attività libero-professionale, così come l’attività di impresa, è intrinsecamente rischiosa: chi la intraprende accetta il rischio, ahilui e ahilei. Del resto, anche il lavoratore dipendente sa che può essere licenziato (e ahimè, succede spesso).

              — E’ ovvio poi che se lo Stato riuscisse a estrarre di più dai cittadini, spenderebbe di più, e quindi saremmo daccapo: non taglierebbe certo le tasse. —

              Non è per niente ovvio, invece, e vorrei proprio vedere chi l’avrebbe dimostrato e come. Scommetto che ci troverei più cerripicchi che spilloni in una bamboletta vudù, scommetto 🙂

              Anche perché spendere di più vs tagliare le tasse è una decisione politica, e diversi attori politici possono avere interesse a seguire la prima oppure la seconda via.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                Tempo fa vi citai il caso di un traduttore (peraltro con due figli da mantenere)… riporto la citazione, precisando due punti: come contribuente minimo, non si pone il pagamento dell’IVA, e i contributi sono del 4%:

                “Intanto, i traduttori non fanno nulla in nero, per il semplice motivo che sono quelli in fondo alla scala cui tutti chiedono fatture. Inoltre, se il venerdì sera, gli chiedono di tradurre trenta cartelle per lunedì mattina, lo deve fare altrimenti rischia che non lo chiamino più, e se saltano i progetti del fine settimana, pazienza.

                Allora, l’altro giorno un traduttore di mia conoscenza, ha sentito il proprio commercialista.

                Consideriamo che il commercialista gli costa appena 427 euro l’anno, mentre alla Confesercenti o analogo ente degli “autonomi”, gli hanno chiesto 1.200 euro l’anno per curargli le fatture.

                Il commercialista gli ha comunicato che il suo reddito durante l’anno era di 11.000 euro, e che tra tasse e contributi, doveva pagare 4.700 euro.”

                E’ possibile lavorare in condizioni simili? Magari dovendosi alzare alle 4 di mattina di sabato per consegnare una traduzione entro la domenica sera?

                Beh, è possibile, perché l’alternativa ovviamente è non guadagnare nulla, il che sarebbe peggio.

                E poi il traduttore in questione ha la smaccata fortuna di non dover dare oltre il 10% di ciò che guadagna a un commercialista – cioè a un privato – solo per poter pagare ciò che lo Stato esige da lui.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              che le imposte in Italia siano troppo alte l’ho detto io per primo, e certamente il traduttore sta pagando anche quelle di chi evade.

              Devo dire che un’attività con quei numeri mi sembrerebbe poco redditizia anche se le tasse fossero la metà, però.

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “che le imposte in Italia siano troppo alte l’ho detto io per primo, e certamente il traduttore sta pagando anche quelle di chi evade.”

                E cosa mi dici dell’obbligo concreto di dare oltre il 10% del proprio reddito (anzi, il 20% di quello che ti rimane dopo le tasse) a un commercialista privato?

              • Miguel Martinez scrive:

                Per Z

                “Devo dire che un’attività con quei numeri mi sembrerebbe poco redditizia anche se le tasse fossero la metà, però.”

                Credo che una parte degli italiani non si renda bene conto del fatto che chi non ha il posto fisso, deve ingegnarsi a fare l’imprenditore con partita IVA.

                Chi non ha alcuna speranza di poter godere della vita spensierata di un facchino del mercato assunto a tempo indeterminato 🙂 non solo è costretto a ricorrere a un commercialista che gli mangia il 20% dei suoi guadagni, ma viene considerato in partenza un ricco evasore: l’imprenditore, in sostanza, si sa che guadagna 100.000 euro l’anno e se la cava con un sacco di trucchi, per cui spilliamogli subito la metà dei 10.000 euro che dichiara.

                L’Italia è piena di gente con la partita IVA, che in realtà guadagna meno dei più umili dipendenti “a posto fisso”, ma vengono spellati vivi.

              • Miguel Martinez scrive:

                Sempre per Z

                “L’Italia è piena di gente con la partita IVA, che in realtà guadagna meno dei più umili dipendenti “a posto fisso”, ma vengono spellati vivi.”

                Tra l’altro, è chiaro che quello che davvero guadagna 100.000 euro e ne dichiara 10.000, può spendere cifre notevoli per essere in regola.

                Chi guadagna 10.000 euro e ne dichiara 10.000 è soggetto invece a qualunque strana richiesta incomprensibile da parte dell’Agenzia delle Entrate: il traduttore in questione si è trovato due volte dei solleciti a pagare ancora di più, piccole somme – poco più di 100 euro, e poi dopo 15.80 euro, sommette che non vale la pena di contestare, anche perché – come nel caso degli indiani che firmavavano i trattati – non si saprebbe da dove cominciare.

            • Z. scrive:

              Miguel,

              il tuo amico nei minimi immagino pagasse un’imposta sostitutiva del 5%; riguardo al commercialista, non conosco minimi che ci spendano le cifre che citi (1200 euri? Ugh!).

              Il regime contributivo dei traduttori non lo conosco. Il 4% si paga sull’imponibile di ogni fattura? Non so, chiedo, non ne ho idea.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              “Anch’io so di operatori che hanno dovuto chiudere perché i lavoratori pretendevano di essere pagati – e addirittura in regola, se è per questo. E di altri che hanno dovuto chiudere perché per risparmiare servivano materie prime avariate. E di altri ancora che non pagavano l’affitto e sono stati sfrattati.

              Fare le cose in regola, com’è noto, costa di più. Ed è altresì noto che l’attività libero-professionale, così come l’attività di impresa, è intrinsecamente rischiosa: chi la intraprende accetta il rischio, ahilui e ahilei. Del resto, anche il lavoratore dipendente sa che può essere licenziato (e ahimè, succede spesso).”

              Il discorso darwinista applicato all’imprenditoria e al lavoro non mi convince, per il semplice fatto che se le tasse sono decisamente superiori al giusto (cosa che tu stesso hai ammesso) si introduce una stortura, che condanna delle imprese sane.
              L’evasione parziale è una terapia a questa stortura.
              L’evasione totale invece è un abuso ingiusto quanto la tassazione eccessiva.

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              non si tratta di “darwinismo”. E’ il concetto base (ma proprio base-base, eh) della libera impresa: può andarti male, e tutti i rischi sono a tuo carico.

        • PinoMamet scrive:

          Peucezio, credo che chiunque qua dentro, e un po’ ovunque, sia d’accordo con il fatto che l’apparato burocratico italiano (ma non solo, ma intanto pensiamo al nostro) sia spropositato, inefficiente e bisognoso di una sana potatura.

          Io però mi limitavo a far notare che l’autogestione non mi pare affatto l’antidoto alla burocrazia;

          proprio come, del resto, l’evasione fiscale non è l’antidoto alle tasse.

          • Peucezio scrive:

            Sulla seconda affermazione ho qualche dubbio 🙂

            D’accordo per il resto.
            Però succede anche, quando c’è uno iato troppo forte fra il comportamento di fatto dello stato e il principio per cui dovrebbere rendere dei servizi ai cittadini, anziché vessarli, che la gente si organizzi da sé, per sostituire le carenze.
            Nelle regioni con la criminalità organizzata lo fanno da decenni in modo poco ottimale.
            Se qualcuno cominciasse a farlo con lo spirito con cui ne parla Miguel, non dico sarebbe l’optimum, per i motivi che dici tu, ma almeno tapperebbe molte falle lasciate aperte dallo stato.

            Insomma, se nella tale piazza dell’Oltrarno ci sono gli spacciatori marocchini e lo sanno anche le pietre, ti pare normale che non vengano arrestati?
            Qual è il criterio, la filosofia del diritto, la concezione dello stato, la concezione della comunità che ispira una scelta di questo tipo, se non un principio per cui si è deciso che cose così si tollerano, mentre si va a fare le pulci agli adempimenti a volte surreali richiesti al piccolo artigiano?
            Z. inorridirà, ma secondo me se delle ronde (che siano leghiste, marxista-leninista-mao-trockiste, grilline, napoleoniche o sanfediste) di cittadini armati vanno lì e gli fanno na caricata di mazzate (e la seconda volta una caricata peggiore, e così a ripetizione, finché non passa loro la fantasia), non sarà perfettamente legale, ma efficace.
            Ciò non significa che di punto in bianco aboliamo polizia, esercito, vigili, ecc.

            Al di là del mio ultimo esempio truculento (Miguel è persona mite), credo sia questa la filosofia di fondo di Miguel e a me pare più che sensata.
            Ma ogni volta che la esprime saltate su dicendo che Miguel vuole abolire lo stato, il diritto, l’ordine costituito e quant’altro.

            • Roberto scrive:

              Ma non basterebbe che la polizia arrestasse gli spacciatori e che questi restassero un po’ in galera?

              Fantasia per fantasia la mia mi sembra migliore

            • PinoMamet scrive:

              Concordo.

            • Peucezio scrive:

              Roberto,
              e certo!
              Il problema è che non lo fa.

            • Z. scrive:

              La domanda dovrebbe essere: perché non lo fa? E questo – lo sappiamo tutti – non riguarda solo l’Oltrarno, o solo Firenze, o solo l’Italia.

              Vogliamo chiedercelo?

            • Roberto scrive:

              Me lo chiedo senza trovare una risposta

            • Peucezio scrive:

              Z., Roberto,
              perché se ne strafregano.
              Un po’, sotto sotto, inconsciamente c’è un fatto culturale: l’ordine pubblico è sentito da molti nati dopo gli anni Quaranta, quindi i giovani degli anni ’70, come una cosa un po’ fascistoide, che non va bene.
              Un po’ perché lo stato italiano è inefficiente per definizione e come tutti i sistemi inefficienti, colpisce molto più facilmente le persone per bene per le minime infrazioni, perché hanno molto più da perdere e sono più facili da colpire.

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              questa cosa riguarda tutto il mondo, non “lo stato italiano” o “gli anni Settanta”.

              In tutto il mondo c’è gente che desidera biciclette, e quindi c’è gente che vende loro biciclette. Gli acquirenti di stupefacenti sono molto più numerosi, presumo, ma la cosa non cambia.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              a ‘sto giro non ho proprio capito.
              Che c’entra l’atteggiamento dello stato e dei suoi uomini con la richiesta?
              A tutti farebbe comodo poter entrare in un supermercato e prendere la roba senza pagare, ma in una società normale lo stato lo impedisce.
              Così nelle società moderne esiste un certo bisogno di alienazione raggiungibile con gli stupefacenti. Ma se lo stato decide che non è accettabile, non può tollerare gli spacciatori, anche perché in genere sono orgaici alla criminalità in senso più esteso.
              O la legalizzi, oppure arresti gli spacciatori.
              Se nei servitori dello stato (o in alcuni di essi) c’è una mentalità per cui reprimere i reati è una cosa fascistoide e di destra, qualcosa non funziona.

            • Z. scrive:

              Infatti la risposta giusta è “la legalizzi”.

              Non sarà facile, dato che di questo reato artificiale vivono molti milioni di persone nel mondo, e ci vorrà tempo.

            • Peucezio scrive:

              Certo che sul piano pratico può anche funzionare.
              Ma in linea di principio è assurdo che lo stato, volendo reprimere un comportamento e non riuscendo, si arrenda decidendo di legalizzarlo.

            • PinoMamet scrive:

              Magari scopre che il comportamento, semplicemente, non ha nulla di così tremendo, eh?
              😉

            • Z. scrive:

              Peucezio,

              — Ma in linea di principio è assurdo che lo stato, volendo reprimere un comportamento e non riuscendo, si arrenda decidendo di legalizzarlo. —

              Ehm, veramente l’unico motivo per cui lo spaccio rende così tanto alla criminalità è precisamente perché è illegale.

              Il precedente statunitense è noto a chiunque, credo.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per PinoMamet

            “credo che chiunque qua dentro, e un po’ ovunque, sia d’accordo con il fatto che l’apparato burocratico italiano (ma non solo, ma intanto pensiamo al nostro) sia spropositato, inefficiente e bisognoso di una sana potatura.”

            “Ma intanto pensiamo al nostro”… non sono d’accordo: se “pensiamo solo al nostro”, rischiamo sempre di cadere in quella forma compiaciuta di autodenigrazione che caratterizza gli italiani.

            E’ importante ricordarci che stiamo parlando di leggi sociali, non di vizi culturali.

            Ma torniamo all’Italia. E’ dai tempi di Tangentopoli che sento parlare di tagli alla spesa pubblica, della necessità di snellire lo Stato, di privatizzare, di fare tutto al ribasso, ecc. Con grandi lamentele e preoccupazioni a sinistra, e un po’ di sghignazzi a destra (“visto, avevamo ragione!”). Inoltre, oggi sicuramente un computer da solo può fare ciò che facevano cinquanta dipendenti a tempo pieno un quarto di secolo fa.

            Bene, leggo questo (le somme citate sono rivalutate al 2010, quindi sono confrontabili tra di loro):

            http://www.cgiamestre.com/articoli/6834

            “Tra il 2000 ed il 2010, la spesa pubblica italiana, al netto degli interessi sul debito, è aumentata di 141,7 mld di euro (*), pari al +24,4%. L’anno scorso la spesa ha raggiunto quota 723,3 mld di euro: in rapporto al Pil, sempre nel 2010, le uscite pubbliche dello Stato hanno raggiunto il 46,7%, 6,8 punti in più rispetto a 10 anni prima. Sempre nel 2010, lo Stato ha speso 11.931 euro per ciascun cittadino italiano: 1.875 euro in più rispetto a quanto spendeva nel 2000.”

            E per questo

            “In questi giorni sentiamo echeggiare, dopo che i cittadini hanno subito in questi ultimi mesi una raffica di nuove tasse ed imposte, la possibile introduzione di una patrimoniale o, come ha suggerito la Banca d’Italia, il ripristino dell’Ici sulla prima casa.”

            • PinoMamet scrive:

              “E’ importante ricordarci che stiamo parlando di leggi sociali, non di vizi culturali.”

              Già, e per questo ritengo che occorra partire da quello che abbiamo sotto gli occhi, su cui agire concretamente.
              Come del resto fai tu.

          • PinoMamet scrive:

            Caso di cronaca locale.

            Tutti sanno, e la stampa locale evidenzia il fatto, che spacciatori spesso di colore girano in bici nell’Oltretorrente in cerca di clienti.

            Una notte, alcuni energumeni prendono un ragazzone di colore che gira in bici e lo gonfiano di botte.
            Il ragazzone però è A., notissimo aiutante del kebabbaro S. (di cittadinanza italiana e benemerito cittadino locale, conosciuto a tutti ed “integratissimo” amante del dialetto locale).
            A. vede passare S. in bici, che non si accorge di quanto accade in un vicoletto; lo richiama; S. (un omone lui stesso) accorre e fa scappare gli “eroici rondisti”, rimediando qualche botta anche lui.

            Intervistato dal giornale locale, afferma che gli energumeni non erano locali, e gli credo: nessun parmigiano avrebbe fatto l’errore di picchiare l’innocuo e ben conosciuto A., gran lavoratore silenzioso.

            “Ignoti i motivi dell’aggressione”, scrive la stampa locale.

            Ignoti un par di palle, se non avessero continuato mesi a menarla sugli spacciatori in bici, a nessun casapaundino nuovo in città
            (infatti da qualche tempo tentano di insediarsi nell’Oltretorrente) sarebbe venuto in mente di fare il giustiziere…

            • Miguel Martinez scrive:

              Per Pino Mamet

              “Caso di cronaca locale.”

              🙂

              L’altro giorno vi raccontavo dei dieci (10, contati) posteggiatori abusivi africani in uno slargo dove si possono parcheggiare poche decine di auto.

              Da qualche giorno, ci sono circa dieci (non contati, potrebbero anche essere appena otto) spacciatori maghrebini in Piazza del Carmine.

              Preciso di non avere nulla contro gli spacciatori nordafricani, sia chiaro: un mio carissimo amico, poeta e scrittore molto sensibile, ha cominciato così, poi si è fatto una dozzina di anni di carcere compresa una spettacolare evasione a mano armata.

              E’ solo che mi chiedo, ma come faranno dopo a dividersi i soldi in (circa) dieci?

              Mentre davanti a ogni bar c’è un nigeriano con il cappellino da baseball che chiede l’elemosina: una novità assoluta, per altro. Si danno anche i turni, la mattina ne vedi uno, il pomeriggio un altro.

              Non sono (quasi) mai aggressivi, ma sono tanti: la vecchia saggezza zingara consisteva nel disperdersi fino a pesare pochissimo sul territorio, qui invece abbiamo una concentrazione che pesa enormemente sulla popolazione.

              Leggo che la polizia ha fatto un’inchiesta a Milano sul fenomeno: pare che abbiano spazzato via con le minacce tutti gli altri mendicanti e che la maggior parte di quelli con il cappellino lavorino in regola, per cui è un mistero cosa ci sia dietro.

              Nasce il sospetto che tutti questi siano pagati da Salvini, quale propaganda elettorale potrebbe essere più efficace?

            • Z. scrive:

              Io ho molto contro i pusher.

              Sono quasi tutti uguali, dicono e fanno le stesse cose, sono persone squallide, vivono vite squallide e rendono squallido l’ambiente circostante.

              Nonostante gli eufemismi, credo che il punto sia chiaro (e chi ha una visione romantica dei delinquenti da strada, beh, sospetto li abbia visti per lo più in TV o nei libri).

              Orbene: tanto premesso, non esisterebbero se non esistessero:

              1) clienti, e
              2) leggi demenziali sugli stupefacenti.

              Occorre quindi eliminare gli uni o le altre.

              La via sub 1) non ha mai funzionato.

              La via sub 2) è quella che caldeggio io.

              Eliminare i pusher a colpi di kung fu non funziona: i rondaioli sono dei gran leoni da tastiera, ma nel mondo reale si guardano bene dal molestare gente che spesso gira armata. E che potrebbe scoprire dove abiti.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              non scambiare il mondo per il blog di Miguel.
              Tu non hai idea dei pazzi che ci sono in giro.
              Basta indirizzarli nel modo giusto (non con tutti ci si riuscirà ovviamente).

            • PinoMamet scrive:

              Peucezio, in pratica tu proponi di circuire qualche matto palestrato di tendenze di destra e spingerlo a picchiare i negri.

              Aldilà del giudizio morale su tale azione, ti faccio presente che quelli che vogliono farlo ci sono già, e non hanno bisogno di ulteriori convincimenti 😉

              semmai sarebbe opportuno fermarli…

            • Peucezio scrive:

              Pino,
              non i negri. Gli spacciatori. Di qualunque colore della pelle.

            • Peucezio scrive:

              Z.,
              che legge caldeggi?

            • Z. scrive:

              Ma tu Peucè partecipi all’azione o, come al solito, resti a teorizzare con le mani dietro la schiena?

              Suggerisco la seconda. Fidati.

              😛

          • PinoMamet scrive:

            Ora che ci penso, urge un nuovo Guareschi.

    • Moi scrive:

      A proposito di Maggio ’68 … chissà quanto avrebbe figheggiato da Maoista Jean-Luc Godard , se avesse avuto Internet ! 😉

      https://www.youtube.com/watch?v=3OurCLj42HM

      … non ci sono più i Radical-Chic di una volta ! 🙂 … Quelli sì che avevano,grazie all’ oggiobliato Marxismo, una “tormentata contezza dialettica” del Mondo Reale, mica come i Liberals IperEmotivi di oggi !

    • Z. scrive:

      Izz,

      secondo me hai ragione.

      Infatti, i cosplayer bolognesi che invocano il diritto all’insolvenza, nei loro locali autogestiti, la birra (in nero) te la fanno pagare in anticipo.

      L’autogestione risolve così il problema dell’insolvenza meglio della burocrazia 😀

      • Miguel Martinez scrive:

        Per Z

        “Infatti, i cosplayer bolognesi che invocano il diritto all’insolvenza, nei loro locali autogestiti, la birra (in nero) te la fanno pagare in anticipo.”

        Per me, cosplayer non è sinonimo di autogestione.

        • PinoMamet scrive:

          Per loro però sì…

          • izzaldin scrive:

            l’autogestione non sono solo i centri sociali e i famigerati cosplayers.
            anche le parrocchie sono autogestite, e in generale la Chiesa Cattolica si autogestisce con leggi diverse da quelle degli Stati laici. Le varie comunità religiose ed etniche in Italia si autogestiscono, spesso al di là della burocrazia ma il più delle volte “a cavallo” della burocrazia. Milioni di giovani italiani si autogestiscono il gioco d’azzardo in varie forme non normate dallo stato italiano, in posti e situazioni non legali.
            Il mio riferimento (che non avete colto) era a Graeber, citato da Miguel, che è uno che insegna non so se a Oxford o dove ma che teorizza l’occupazione e l’autogestione degli spazi.
            E poi, se vogliamo basarci sui fatti e su ciò che è accaduto, se qualcuno avesse occupato il giardino Nidiaci sicuramente non sarebbero stati tagliati gli alberi. Io non sono un eremita o un cosplayer e condivido il discorso di Miguel sul contratto sociale di cui siamo tutti parte.
            Ma il contratto, come ha detto forse Roberto, va “contrattato” e in alcune fasi della trattativa si può anche forzare la mano e superare la burocrazia. Poi ognuno può valutare le varie strategie di contrasto ai privanti secondo la propria scala di valori.

            • Roberto scrive:

              Izz,

              Sottoscrivo in toto l’ottimo intervento di Pino.

              Aggiungo solo che ogni forma di autogestione che superi il livello fattoni che occupano abusivamente una casa crea delle regole ed una “burocrazia”, più o meno forte.
              Immagina la mia squadrina di basket. Iniziamo come un gruppo di amici e decidiamo tutto insieme. Poi il gruppo si espande e ora che siamo 64, ogni forma di decisione unanime è impossibile. Quindi si elegge un comitato che prende le decisioni (quanti tornei facciamo, quanto paghiamo di quota annuale, compriamo palloni nuovi? A chi regaliamo i vecchi? Dove andiamo a fare la cena annuale e quando? Cosa facciamo di tizio che durante un allenamento ha dato un pugno a caio? Imponiamo una visita medica annuale a tutti visto che siamo vecchietti?), ma ovviamente per eleggerlo hai bisogno di un minimo di regole.
              Poi, visto che l’autarchia è noiosa, e vogliamo avere contatti con il mondo esterno, decidiamo di iscriverci ad un campionato vero, e anche lì regole stavolta imposte dall’esterno (devi creare una ASBL, quindi avere un tesoriere ed un bilancio, eccetera).
              Mi trovo alla fine con uno statuto di una ventina di articoli, lo statuto della federazione di 15 pagine, oltre a prassi interpretativa (posso continuare a far giocare un giocatore che ha cambiato lavoro? Si, se va in un posto dove non c’è una squadra, no se va in un posto che ha una squadra, secondo la prassi interpretativa “orchestre de Luxembourg” della metà degli anni 90).
              Insomma appena si è più di 10 e appena hai contatti con il mondo esterno, devi creare regole & burocrazia

            • Roberto scrive:

              L’intervento di pino è quello sotto

            • Z. scrive:

              Direi che Pino e Roberto sono stati chiari e circoncisi, quindi mi limito a una postilla.

              Il contratto sociale è l’accordo con cui due o più parti costituiscono una società. Società a scopo di lucro, intendo. Per fare gli sghei.

              In senso lato possiamo usarlo per le associazioni sportive: chi aderisce alla Grand Orient Robéluxe Basketball (GORB) immagino versi una quota, si impegni a rispettare lo statuto, acquisisca diritto di voto usw.

              Ma non mi stancherò (quasi) mai di dire che nessuno di noi ha firmato per aderire allo Stato italiano, né per accettare i diritti e i doveri che ne discendono. È una condizione che ciascuno di noi subisce oltre, e talvolta contro, la propria volontà. Belle o brutte che siano, le conseguenze sono imposte.

          • PinoMamet scrive:

            Le parrocchie della Chiesa cattolica non si autogestiscono per niente:
            non so come siano divisi i fondi ecc., ma la struttura del mondo cattolico italiano mi pare quanto di più burocratico esista al mondo, con una struttura “religiosa” (parrocchie, diocesi ecc. ecc.) e quella diciamo “civile” (CEI, Concordato e così via).

            Neanche la Chiesa Cattolica si autogestisce, semmai ha degli spazi che sono il frutto appunto del Concordato, gestiti in modo abbastanza centralizzato
            (non è cwerto il singolo prete che gestisce il flusso dell’8 per mille; al limite; ma non sono sicurissimo neppure di questo- gestirà le offerte a livello parrocchiale)

            Idem le altre religioni che citi:
            nel mondo ebraico ogni comunità ebraica fa capo alla UCEI, che ha un presidente (una presidente, attualmente), dei consiglieri, un bilancio e così via, e ridistribuisce secondo suoi criteri i soldi derivati dall’8 per mille alle singole comunità.

            Poi, dai, non chiamerei il gioco d’azzardo “autogestione”…
            allora facciamo prima, e diciamo che la Mafia è un grande esempio di autogestione 😉

            • PinoMamet scrive:

              Ovviamente l’UCEI può distribuire il suo 8 per mille perché ha il suo concordato con lo Stato italiano, che è basato su regole scritte, naturalmente.
              Idem l’Unione Buddhista Italiana, i Soka Gakkai che stanno per conto loro e le altre religioni.

              Non so come siano messi i Sikh, ma il modello generale che seguono tutte le religioni straniere in Italia non mi pare affatto quello dell’autogestione “aldilà della burocrazia”, ogni qual volta siano presenti in numero superiore a 5 persone 😉

              in generale si tenta di far riconoscere la propria “burocrazia” interna, che inevitabilmente esiste, a quella dello Stato

              esempio: ho il tal immobile, che per esigenze di culto dovrebbe essere fatto così e così;
              ma una legge comunale mi impedisce di fare modifiche:
              mi conviene farmi riconoscere con un bel concordatino, che stabilisca delle deroghe a mio favore alle tali condizioni…;
              oppure: il 28 Febbraio di ogni anno bisestile, per motivi del profeta Zarabumba, è festa e non devo lavorare; di nuovo, concordato con lo Stato…

              tutto ciò è estremamente burocratico.

              Cioè, non è che domani tu ti presenti sul posto di lavoro e dici “sono ebreo, sabato sto a casa”;
              mica è così semplice!

            • izzaldin scrive:

              sì chiaro, la Chiesa si ‘autogestisce’ con regole diverse da quelle dello Stato italiano, e così le altre religioni.
              la squadra di basket citata da Roberto è un ottimo esempio di autogestione, di sistema semplice che si trasforma in sistema complesso e ha bisogno di un regolamento interno autogestito.
              La mafia ovviamente è una forma di autogestione, basata proprio sul rifiuto della burocrazia. purtroppo è una forma di autogestione basata sulla sopraffazione, in cui comanda chi è più forte e le scelte non vengono condivise.
              per farvi capire cosa intendo, il classico esempio di autogestione potrebbe essere il bagno dei maschi che viene usato come sala fumatori: all’interno di una struttura burocratica e legale accettata dai membri che ne fanno parte (la scuola) un luogo adibito (legalmente) ad altri scopi diventa autogestito dai membri del gruppo che soddisfano così dei bisogni negati dallo Stato (la scuola in questo caso). Non è un rifiuto totale del contratto sociale, è la forzatura di questo per venire incontro a delle esigenze della popolazione non ancora contemplate dalle leggi.
              il diritto è in evoluzione costante, è viene creato molto spesso forzando le situazioni al limite della legalità

            • PinoMamet scrive:

              Guarda, che la Chiesa all’interno dello Stato italiano si autogestisca può anche essere vero, ma non c’entra assolutamente nulla col fatto che l’autogestione farebbe sparire la burocrazia;
              mi sembra anzi che dimostri proprio il contrario.

              Idem l’esempio di Roberto.

              Sulla mafia e sul bagno dei maschi/stanza fumatori come sempio del contratto sociale in costante evoluzione, ecco, preferisco soprassedere 😉

          • Peucezio scrive:

            Pino,
            “semmai ha degli spazi che sono il frutto appunto del Concordato”

            Beh, no, gli spazi li aveva anche prima, molti di più (prima di Napoleone e poi prima dei Savoia). Il Concordato al massimo ha disciplinato la proprietà e la fiscalità di quelli che sono rimasti, che non sono certo frutto del Concordato (se non nella misura in cui ha restituito qualcosa che era stato sottratto, ma su questo non sono informato).

            • PinoMamet scrive:

              No, aspetta, tu vedi la cosa in una prospettiva storica.

              Io tento di definire le cose dal punto di vista giuridico.

              Dl punto di vista giuridico la Chiesa dispone dell’8 per mille perché lo Stato glielo concede;
              lo studente dei seminario poteva chiedere l’esenzione dal servizio militare per lo stesso motivo;
              è prevista l’ora di religione cattolica a scuola sempre per lo stesso motivo.

              In assenza di Concordato, alla Chiesa non sarebbe garantito nessuno di questi diritti
              (come infatti non lo erano, prima dei Patti Lateranensi).

  2. Ugo Bardi scrive:

    Succede esattamente lo stesso con l’Università. Parli di qualche iniziativa utile con il rettore, lui ti dice che è un’ottima idea e viene fuori che ci sono anche i soldi. Poi ne parli con il dirigente del caso e lui ti dice che non si può fare perché non è previsto nella sezione 12, articolo 47, comma 12, riga 24. E succede sempre così.

  3. Moi scrive:

    La Burocrazia serve a rendere felici Loro :

    https://www.youtube.com/watch?v=D2yc9G3qTXU

    CHECCO ZALONE – QUO VADO – LA FELICITA’ DEI POSTI FISSI

  4. rossana scrive:

    Il Direttore Generale guarda il Sindaco con un tocco di compassione, e gli spiega perché qualunque cosa lui proponga, non si può fare. Non è previsto nel Contratto Sociale.

    E’ esattamente questo il motivo per cui un giorno, tempo fa, ironicamente ma anche no, ho detto al Sindaco del paese dove abito che a dire chi rappresenta è il come lui stesso cambi la propria funzione già il giorno dopo essere stato eletto: fino al giorno prima è “il candidato Sindaco” di una certa parte politica; il giorno dopo essere stato eletto definisce se stesso come “amministratore pubblico” con funzione di Sindaco.
    Lui può decidere, e anche qui solo se le casse del comune, vigilate dal “direttore generale del comune” glielo consente, può al più decidere se coprire di bitume una buca dell’asfalto o se e in quale forma far potare le siepi delle aiuole pubbliche.
    I comuni poi ancora qualcosa possono, ed essendo più facilmente raggiungibili dai cittadini su alcune cose almeno si sbattono a trovare soluzioni. A livello nazionale, a decidere non è il “partito” che vince né sono i politici, i quali come si è visto votano qualunque cosa che ci chieda l’Unione Europea (a volte anche ciò che questa si limita a indicare o suggerire senza imporre), è la sovrastante burocrazia dell’Unione.
    Che quanto a sfornare burocrazia ci ha dato in questi anni prova di imbecillità ben retribuita e delirante.
    Poi lì, a livello europeo, a determinare chi cosa come e perché, sono le lobbies che fanno capo alle corporations.
    E passa a livello nazionale qualunque cosa favorisca o meno una determinata produzione.
    Un esempio su tutti parlando di smaltimento rifiuti: se l’obiettivo è l’eliminazione o la progressiva diminuzione degli imballaggi di plastica, qual è la ragione per cui si consente la produzione e quindi la commercializzazione di tali imballaggi? E com’é che in alcuni paesi (Germania su tutti) lo smaltimento di bottiglie di plastica e lattine è organizzata nei pressi dei supermercati e centri commerciali, dove gli riporti gli imballaggi ricavandone qualche centesimo (quindi avendone un incentivo, tenuto conto che uno compra il contenuto, non l’imballaggio, che serve solo a commercializzare il prodotto con logiche di grande distribuzione), mentre in Italia nemmeno se ne parla dell’obbligo del recupero imballaggi inquinanti da parte della grande distribuzione cui servono?
    Qui il business è tutto e solo sui rifiuti (raccolta e smaltimento), lì è sul riciclaggio delle materie prime che tornano all’industria che le produce e se ne serve.
    Un Sindaco ecologista dovrebbe spingere ogni supermercato a dotarsi di sistemi di raccolta imballaggi all’esterno o accanto all’ìarea di vendita, incentivando i cittadini a riportare lì plastica e lattine, non punire i cittadini facendo lro prima pagare l’imballaggio al costo del contenuto, poi facendogli pagare a peso d’oro l’asporto rifiuti e infine multandolo se per caso sbaglia a infilare un cartone del latte nel bisone sbagliato.
    Il Sindaco è una sorta di “pupo” con poche nessuna possibilità nemmeno di spendere i soldi che ha come ritiene più utile: deve rispettare il Patto di Stabilità altrimenti rischia di venir sanzionato. E quindi, prima di ogni pisciatina che vorrebbe fare, deve consultarsi con il Direttore Generale del comune, vero e unico rappresentante dello Stato, non eletto ma nominato per concorso, e la sua funzione è far rispettare leggi che allo Stato arrivano direttamente dall’Unione Europea.
    Quindi sì, è questo il punto: votare non serve che a scegliere “almeno” un buon amministratore pubblico, cioè il “pupo” che sa muoversi con più grazia e provocando meno attriti possibili fra lo Stato e i cittadini.

  5. Z. scrive:

    Burocrazia (s.f.): quella cosa che sarebbe giusto eliminare cosicché io possa fare tutto quel che mi pare.

  6. Peucezio scrive:

    Infatti fuori d’Italia è un’anarchia assoluta.

    Z.,
    tu dici che io mi diverto a provocare, ma tu o certe cose le pensi, e allora si vede che lo spirito di contrapposizione di ha fatto perdere la percezione della realtà, oppure come provocatore hai tutto da insegnarmi.
    Una mia amica svizzera di mia madre diceva che da loro i documenti e le lettere con cui il pubblico si rapporta al cittadino sono chiari, semplici, lineari, uno capisce quello che deve fare, come opporsi, se ritiene, ecc.
    L’altro giorno ho aiutato mia zia a fare online i biglietti per lei e suo nipote per la mostra di Caravaggio: mille complicazioni. Devi registrarti (mentre nella maggior parte dei siti commerciali privati puoi anche non farlo, basta che immetti tutti i dati); finita la registrazione, che chiedeva le cose più assurde, il sito mica ritornava alla pagina dove avevi già impostato le date e gli orari scelti; no: dovevi rifare daccapo!
    Eppure ci guadagnano loro se uno fa il biglietto, mica ci perdono!
    E così per tutto.
    Creare l’account e accedere online al sito dell’INPS è complicatissimo e così per il servizio sanitario nazionale e ogni altra cosa statale, regionale o comunale. Io avevo comprato il lettore di smartcard per leggere la tessera sanitaria; è rimasto nel cassetto, perché dopo mille tentativi e dopo che ogni volta che risolvevi un problema, ti mettevano l’ennesimo ostacolo, ho mandato tutto affanculo!
    Complicazione per la complicazione.

    Tra l’altro tutto ciò non crea affatto più rigore, più rigidità nel seguire le regole, un sistema pignolo ma quindi più perfetto e preciso.
    Tutt’altro: questa inutile complessità favorisce come al solito i più furbi, che si muovono con più scaltrezza o che in qualche modo riescono a eluderla in toto.

    In ogni caso Miguel non si riferiva tanto alla burocrazia pubblica, quanto al fatto che la libertà di contrattare e la condizione di parità fra due entità che scelgono di farlo è puramente teorica, perché chiunque eroga un servizio o comunque costituisce un’azienda con esperti, avvocati e tutto crea dei contratti capestro, lunghissimi e illegibili.
    Ovviamente tu non sei d’accordo. Non ho mai capito la tua pulsione a stare sempre dalla parte del più forte e a giustificare sistematicamente ogni forma di ingiustizia sociale e morale in Italia e nel mondo, in nome della difesa dello statu quo (d’altronde la tua grande preoccupazione è l’irrazionalismo montante, il fatto che ci sia qualche cretino che crede nella terra piatta o che non vaccina i figli, il fatto che qualcuno ha votato no al referendum di Renzi perché convinto che fosse stato ispirato dagli extraterrestri che si sono infiltrati nel pianeta allo scopo di sovvertire la nostra costituzione nata dalla Resistenza; che cosa sono in confronto la denutrizione, la concentrazione della ricchezza in sempre meno mani e l’immiserimento delle società, compresa quella italiana? Inezie…)

    Basterebbero delle leggi per impedisce questi raggiri:
    1) i contratti devono essere sempre tassativamente stampati con un corpo di caratteri uguale o superiore a X, pena nullità del contratto firmato;
    2) i contratti di un’azienza di più di tot dipendenti con un privato devono contenere fino a tot caratteri e non oltre, pena nullità.
    Ma questo ovviamente comporterebbe che “io possa fare tutto quel che mi pare”: se si facesse così io potrei andare in giro a sparare alla gente senza essere condannato.
    Non solo, ma la teoria dei rettiliani che appoggiavano il Sì al referendum (se mai è esistita), diventerebbe verità ufficiale del nuovo regime grillo-terrapiattista-bolndettiano-gombloddista-antivaccinista-neotolemaico-schiechimichista e le sirene comincerebbero a sguazzare nel Mediterraneo (prespettiva, quest’ultima, che, in tutta franchezza, non mi dispiacerebbe poi tanto).

    • Z. scrive:

      Salto direttamente alla fine della tua bizzarra invettiva: grande, hai risolto il problema delle ingiustizie contro i consumatori! Quando ti sarà riconosciuto un cospicuo emolumento in danaro, ricordati degli amici 🙂

      Ora corri a depositare l’idea da un notaio, prima che qualcuno te la rubi (suggerisco di chiedere la rimozione del commento)…

      • Peucezio scrive:

        Sulle proposte di legge ora valgono i diritti d’autore?

        Certo che alla fine, scherzi a parte, è sempre la stessa la musica: le soluzioni troppo semplici non vanno bene perché troppo semplici. Quelle più complicate non le abbiamo (essendo complicate sono difficili da trovare). Quindi lasciamo tutto così e in culo a chi c’incappa!

        Non convieni inoltre sul fatto che la farraginosità favorisce i furbi e complica la vita agli onesti e ai deboli?
        O è anche questa bizzarra invettiva?

        • Z. scrive:

          Dove ho detto che non va bene? Ti ho anzi consigliato di apporre data certa alla tua proposta! Se vuoi risparmiare sul notaio, razza di raspa, c’è sempre l’ufficio postale…

          Solo, poi, ricordati degli amici!

          Sulla farragi… farragio… su quella roba hai certamente ragione. Ad esempio io abolirei l’obbligo di certificato medico per le assenze da lavoro, potenziando le visite fiscali. Everybody wins.

  7. giovann scrive:

    io rifletterei sul fatto che la propaganda di regime identifichi sempre e comunque la burocrazia come un’associazione a delinquere PUBBLICA che persegue l’infelicità dei cittadini.
    Ma i contratti illeggibili di svariate pagine li fanno solo i privati. Io non ho mai letto niente di pubblico complicato come, per esempio, gli annessi e connessi di un conto corrente.
    Gli è che quella burocrazia para il culo ai veri potenti, che non sono i politici, e allora è sempre troppo poca. Quella che davvero almeno nelle intenzioni dovrebbe tutelare l’interesse pubblico è malvagia a priori.

  8. MOI scrive:

    @ PEUCEZIO

    Nell’ Italia che hai in mente 😉 [cit.] … che ne faresti di Palazzo Giustiniani ? … Il Contenitore, intendo, il Contenuto so già che farebbe la fine che merita. 😉

  9. MOI scrive:

    Fatto gli è che la Burocrazia, a differenza della Religione, del Sesso, del Gender, delle Identità EtnoCulturali, dei Conflitti Generazionali, dell’ Agone Politico da Salotto TV, dei Nimaléin 😉 e dell’ Ambiente, della Musica, del Cinema, delle Idee, della Scrittura ControCorrente, del Giornalismo d’ Inchiesta … è una roba troppo noiosa e insulsa perché ci si possa “triggherare” … 😉

  10. MOI scrive:

    … AUGURI/E/* ONNINKLUSIVI/E/* A TUTTI/E/* ! 😉

    • Moi scrive:

      a tal sproposito 😉 … accusato di “Whitewashing” il film (credevo Italiano, o almeno “Europeo” … mi sembrava strano) de Gli Eroi del Natale ma … i Mediorientali, sono poi così “Scuri” ?! … I protagonisti invece sono Animali, per fortuna 😉 !

  11. Moi scrive:

    Più che altro, bisognerebbe organizzare le robe fatte bene, ma specie nella realtà e non solo su scartoffia … tornando agli esempi di Izz, si poteva benissimo evitare quando il Maestro Claudio Simonetti cadde dal palco. Qualsiasi Umarell avrebbe montato un palco più sicuro, o l’ avrebbe fatto montare scrutando i lavori con le mani dietro la schiena.
    😉

    http://www.musicalnews.com/articolo.php?codice=35462&sz=2

  12. Z. scrive:

    Invito tutti, a partire da me stesso e da Peucezio, a ritornare su di un’osservazione di Peucezio ripresa da giovanni:

    – la burocrazia è una cosa, la “burocrazia” cui il privato ti costringe (nella misura in cui effettivamente ti costringe) è una cosa diversa.

    • Peucezio scrive:

      Z.,
      si questa è una distinzione fondamentale.
      Il primo problema è solo italiano, il secondo mondiale.
      Però le leggi possono cercare di spuntare le unghie alla seconda.
      Tu lo prendi a caricatura… ti auguro di non avere mai fregature grosse e non poterti difendere perché avevi firmato. A me non è successo, ma ad altri succede.

    • Miguel Martinez scrive:

      Per Z

      “– la burocrazia è una cosa, la “burocrazia” cui il privato ti costringe (nella misura in cui effettivamente ti costringe) è una cosa diversa.”

      Però in tantissimi casi, sono inscindibili.

      Pensiamo ad esempio agli appalti per un aeroporto. La polizia vigila tanto sugli sgarri alla burocrazia “pubblica” quanto su quelli alla burocrazia “privata”.

      E poi pensiamo semplicemente a chi scrive le leggi e perché.

      Il prestanome, di solito, è un deputato. Che non ha alcuna competenza particolare, e si fa scrivere la legge da chi ha interessi concreti a costruirla.

  13. Roberto scrive:

    Per quanto mi riguarda inizia la tregua di Natale.
    Buon Natale a chi crede che il bambinello sia il figlio di dio, buona mangiata agli altri.

  14. mirkhond scrive:

    Auguri di Buon Natale!

  15. Tortuga scrive:

    Buone Feste a tutti!

  16. habsburgicus scrive:

    Buon Natale a tutte/tutti !

  17. Mauricius Tarvisii scrive:

    Buon Natale!

    Poi ho scoperto che i neonazisti festeggiano anche altro 😀

    https://britneynationalparty.files.wordpress.com/2013/09/zmerrymas.jpg

    • Carlo scrive:

      Bello che una cosa del genere (“Felice decima MAS”) l’avevo fatta io anni fa come augurio ironico a un amico di destra.

  18. izzaldin scrive:

    Auguri a tutti!

  19. Ugo Bardi scrive:

    Buon natale a tutti, ragazzi!

  20. Ugo Bardi scrive:

    Comunque, per tornare al discorso della burocrazia, come al solito Miguel ha la capacità di individuare i punti critici di un sistema complesso. In questo caso, già nel 1988 Tainter aveva proposto un meccanismo qualitativo di declino e collasso causato dai ritorni decrescenti della complessità – da intendersi principalmente come burocrazia. In altre parole, le società crollano secondo il peso dei loro apparati statali parassiti.

    Stiamo lavorando su un modello matematico che mette questa idea su basi quantitative. Viene fuori che non è sempre questo il meccanismo alla base del declino, ma con certi parametri può esserlo. E credo che sia il nostro caso – inteso come Italia (ma anche EU). In sostanza, stiamo commettendo un suicidio sociale al grido corale e convinto di “più galera per tutti”

    • Z. scrive:

      Beh, però storicamente lo sviluppo della burocrazia va di pari passo con la parsimonia della pena…

      • Peucezio scrive:

        E se fossimo in un momento di involuzione della democrazia?
        In realtà il discorso della pena non mi è chiarissimo cosa c’entri con l’intervento di Ugo, però negli Stati Uniti oggi sono di più gli stati con la pena di morte rispetto agli anni ’70.
        In Italia il discorso è un po’ diverso: le pene diminuiscono, le garanzie e gli sconti di pena aumentano, però, da Tangentopoli in poi, c’è un giustizialismo diffuso verso i colletti bianchi (e verso alcuni reati sessuali).

        • Z. scrive:

          Peucezio,

          — E se fossimo in un momento di involuzione della democrazia? —

          Potrebbe essere: quanto meno il ritorno alla dissipazione della pena è stato espressamente teorizzato da studiosi accademici.

          L’Italia è un Paese emblematico:

          – impunità per i potenti (un imprenditore si è candidato per evitare di finire in carcere; uno schieramento politico ha messo un tizio al governo appositamente per salvarlo da un processo (ci ha provato, in realtà, senza riuscirci));
          – i disgraziati, peggio per loro (le carceri sono una vergogna).

          Sui reati sessuali direi che siamo allineati al resto del mondo, con leggi mediamente più permissive.

          • Peucezio scrive:

            “Sui reati sessuali direi che siamo allineati al resto del mondo, con leggi mediamente più permissive.”

            Certo. E’ in generale, nel mondo, che i reati sessuali sono puniti mediamente in misura più grave in proporzione alla gravità intrinseca degli atti.
            In Italia poi questo genera curiosi paradossi: si è indulgenti col bruto che picchia e violenta una ragazzina, mentre ci si accanisce con uno che ha tre immagini porno di dicassettenni sul computer (in proporzione ovviamente: non dico che il secondo prende una pena maggiore del primo, ci mancherebbe pure!).

    • Miguel Martinez scrive:

      Ringrazio Ugo del Buon Natale!

      Credo che i punti siano diversi.

      1) la burocrazia non è”male”, è un prodotto inevitabile di qualunque sistema complesso.

      2) la complessità è strettamente legata al consumo energetico

      3) le regole e la burocrazia sono una sorta di pilota automatico, che mantiene il sistema lungo il percorso originale

      4) quando arriviamo al “picco” e inizia il ciclo di caduta, sarebbe necessario aprire velocemente il paracadute

      5) le infinite regole elaborate in precedenza rendono impossibile aprire il paracadute senza che ogni singolo elemento del dispositivo sia in ordine (“è stato fatto un appalto?” “siete sicuri che nell’acquisto ogni potenziale fornitore abbia avuto la possibiltà di presentare il proprio prodotto?” ecc. all’infinito).

      Ecco che le regole diventano un potentissimo accelerare di collasso.

  21. Ugo Bardi scrive:

    Ma comunque, buon Natale!!!

  22. Carlo scrive:

    Buon Natale a tutti!

  23. MOI scrive:

    Perché adibire a stanza fumatori il bagno maschile … se fumare è da Donne Emancipate ?! (In molte parti del Mondo “non-Occidentale”, ancor oggi, fra le donne fumano solo le prostitute …)

    • izzaldin scrive:

      non capisco perché Pino non accetti questo esempio sulla autogestione, su cui ritorno alla fine.
      Poi lui parla di Unione Ebrei Italiani, che sono pochi e immagino seguano le direttive dall’alto, ma i musulmani sono tantissimi in Italia e ti assicuro che si autogestiscono in totale autonomia dall’Ucoi. In Italia esistono sei moschee riconosciute dalla burocrazia: Roma Milano Palermo Catania e a breve Sesto fiorentino e non ricordo quale altra. I musulmani in Italia sono quasi due milioni e dubito riescano entrare in sei luoghi di culto tutti assieme, quindi autogestiscono il loro culto. Africani, Mauriziani e Tamil a Palermo fanno la stessa cosa. Affittano scantinati e creano luoghi di culto illegali e fuori dalle normative burocratiche vigenti. Secondo voi sono dei cosplayers che sbagliano, per me fanno bene.

      Il bagno dei maschi è un esempio di autogestione, così come lo sarebbe stato il Giardino Nidiaci occupato. Purtroppo Pino e Z. la vedono come una cosa infantile e irrealizzabile.

      ad esempio Pino dice:
      “Guarda, che la Chiesa all’interno dello Stato italiano si autogestisca può anche essere vero, ma non c’entra assolutamente nulla col fatto che l’autogestione farebbe sparire la burocrazia;
      mi sembra anzi che dimostri proprio il contrario.

      Idem l’esempio di Roberto.

      Sulla mafia e sul bagno dei maschi/stanza fumatori come sempio del contratto sociale in costante evoluzione, ecco, preferisco soprassedere”

      Pino io non ho mai detto che l’autogestione fa sparire la burocrazia. L’autogestione serve a uscire da una burocrazia opprimente, ma l’autogestione prolungata porta sempre ad una nuova burocrazia, che sarà comunque fondata su principi totalmente diversi da quelli della burocrazia da cui si uscì in passato.

      E poi sinceramente Pino, tu che sei un sostenitore di Israele dovresti sapere che lo Stato Ebraico è stato fondato esattamente sui principi di occupazione e autogestione. Il kibbutz è un esperimento di autogestione, e se gli ebrei non avessero occupato illegalmente la terra FORZANDO IL DIRITTO adesso Israele non esisterebbe. Ben Gurion lo sapeva benissimo e come lui tutti i suoi successori: il diritto si crea attraverso lo status quo, e se io OCCUPO e AUTOGESTISCO una terra o un bene o una pratica, allora prima o poi il legislatore si occuperà di me e mi riconoscerà.

      Fai ironia sui miei esempi ma vorrei sapere perché allora difendi uno stato nato letteralmente da occupazione e autogestione.

      La mafia autogestisce le risorse idriche e il mercato del lavoro. Non è un esempio virtuoso ovviamente, ma dimostra come spesso le società umane abbiano necessità di uscire dalla burocrazia.

      Pino, rinneghi Israele oppure riconosci che ho ragione?
      (Si scherza eh 😉 )

      • PinoMamet scrive:

        Izz,
        dai, io non vedo perché si debba parlare di bagni dei maschi, mafia, Chiesa e Israele.

        Tu scrivi:
        “l’unico modo che mi viene in mente è quello di occupare un posto e autogestirlo al di fuori della burocrazia,”

        io, Roberto et al. 😉 ti facciamo notare che qualunque autogestione prolungata non farebbe che generare altra burocrazia, o se preferisci un termine più neutro: diritto amministrativo.

        Vedo che ora scrivi:
        “L’autogestione serve a uscire da una burocrazia opprimente, ma l’autogestione prolungata porta sempre ad una nuova burocrazia”
        quindi sostanzialmente mi dai ragione, e fai bene perché normalmente ce l’ho 😀

        poi scrivi anche:
        “che sarà comunque fondata su principi totalmente diversi da quelli della burocrazia da cui si uscì in passato”
        e io non sono molto d’accordo, specialmente sugli avverbi.

      • Z. scrive:

        Izz,

        — Il bagno dei maschi è un esempio di autogestione, così come lo sarebbe stato il Giardino Nidiaci occupato. Purtroppo Pino e Z. la vedono come una cosa infantile e irrealizzabile. —

        Eh? Il bagno dei maschi una prospettiva irrealizzabile? Non prendertela, ma piuttosto mi sembra un ragionamento che fa, come dire… acqua 😀

        • izzaldin scrive:

          come al solito ci si confonde con facilità, anche se temo che il termine “autogestione” faccia scattare in molti un riflesso condizionato che fa pensare alle canne quindi brutto.
          Perché l’esempio del kibbutz non ti piace?
          Io sono partito parlando del giardino Nidiaci: se ricordi Miguel diceva che era impossibile anhe solo fare la raccolta differenziata, se uno voleva attenersi alla burocrazia. Per vivere al di fuori di una burocrazia che ti impedisce di godere di un bene comune e addirittura rende complicata una cosa semplice come la raccolta dei rifiuti, una soluzione potrebbe essere occupare e autogestire il bene fino a che lo Stato, il Comune e quindi la Burocrazia non riconosca i diritti e le esigenze della popolazione. La cosa a quanto pare vi sconvolge.
          Poi certo, nel Nidiaci autogestito dopo un periodo di gestione straordinaria sarebbe il caso di darsi altre regole o “diritto amministrativo” come dici tu con chiarezza, ma sono regole nate in contrasto con la vecchia burocrazia e al di fuori di essa. Questa è la storia delle società umane da qualche millennio a questa parte.
          Sono cose così semplici ed elementari che fatico a comprendere le vostre critiche.
          E mi dispiace che tutti gli esempi concreti preferisci non commentarli, l’esempio di Israele è un esempio su larga scala di occupazione e autogestione di un territorio.
          Anche Youtube, Google e tutte le aziende di disrupting economy sono nate dall’occupazione di spazi non normati e dall’applicazione di uno status quo che solo successivamente il legislatore è stato costretto a riconoscere.
          Lo stesso dicasi per la pratica abortiva in Italia che le donne praticavano anche prima che il legislatore legalizzasse una pratica precedentemente autogestita.
          Z. ti prego spiegami perché questo ragionamento fa acqua da tutte le parti.

          • Miguel Martinez scrive:

            Per Izzaldin

            “come al solito ci si confonde con facilità, anche se temo che il termine “autogestione” faccia scattare in molti un riflesso condizionato che fa pensare alle canne quindi brutto.”

            Quando uno si pone al di fuori delle reazioni istintive, è interessante notare le reazioni istintive altrui.

            Io utilizzo in parallelo due parole: autogestione e sussidiarietà. Che per me sono due concetti inscindibili.

            Per tanti, autogestione significa canne, scarabocchi e degrado.

            Per tanti, sussidiarietà significa cooperative cielline che fanno i soldi fregando posti statali.

            Il bello è che non c’è intersezione tra i portatori dei due pregiudizi: chi non sopporta le canne autogestite, non ha problemi con i sussidiari ciellini, e viceversa.

            Ma cerchiamo di usare queste parole, per ciò che significano per noi.

          • PinoMamet scrive:

            ” l’esempio di Israele è un esempio su larga scala di occupazione e autogestione di un territorio.”

            Che è diventato uno Stato identico a tutti gli altri…

          • PinoMamet scrive:

            Invece secondo me Google, Youtube e l’aborto sono esempi che non c’entrano proprio niente.

            L’aborto era una pratica proibita, che si praticava in clandestinità: non c’era mica niente da “autogestire”, mica era un circolo o un club.
            Lo Stato italiano ha poi deciso di legittimizzarla e regolarla, in parte anche per sottrarla alla condizione di clandestinità e di conseguente insicurezza e rischio.

            Internet e siti relativi pongono dei problemi interessanti di diritto internazionale, diritto d’autore e così via, ma si tratta quasi sempre di campi ampiamente “normati”, in cui al limite appare ogni tanto qualche problematica nuova.

            Cioè, se avessi aperto un sito nell’epoca pioneristica di internet, dedicato, poniamo, a diffamre il mio vicino di casa, il giudice italiano avrebbe potuto benissimo applicare la normale legge italiana sulla diffamazione.
            Anche il fatto che il sito fosse, mettiamo, registrato all’estero, non credo lo avrebbe disturbato più di tanto.

    • paniscus scrive:

      A cura del Servizio Aggiornamento Luoghi Comuni: faccio presente che, nei paesi cosiddetti occidentali e cosiddetti avanzati, da parte delle donne, non esiste più la sia pur minima concezione del fumo come simbolo di “emancipazione femminile”. Le giovani neanche se lo immaginano, che in passato il fumo fosse considerato roba riservata ai maschi e che fosse disonorevole per una signorina.

      Forse era vero per le loro nonne 60 anni fa, ma adesso proprio no.

      E’ vero che esiste una certa percentuale di adolescenti che inizia a fumare come gesto di emancipazione… ma appunto, di emancipazione contro il controllo dei genitori, degli insegnanti, o degli adulti in generale, non certo contro i ruoli sociali o le discriminazioni di sesso, che non vengono più percepite come un problema realmente esistente. E infatti l’avvicinamento precoce al vizio del fumo può riguardare indifferentemente ragazzi e ragazze, per sfida contro l’autorità del mondo adulto, non certo per uno speciale impulso delle ragazze a “sentirsi uguali ai maschi”.

      Per la mia generazione, ad esempio, è stato più facile il contrario:

      “méditez l’impartial message
      d’un qui balance entre deux âges …”

      A me non è mai venuto in mente di cominciare a fumare, soprattutto perché negli anni settanta e ottanta i miei genitori fumavano, e fumavano la quasi totalità dei loro conoscenti o dei genitori dei miei amici (anche con criteri che oggi sarebbero considerati raccapriccianti, come fumare con un neonato in braccio, fumare in una stanza chiusa in presenza di bambini, e perfino di bambini asmatici, chiedere a un bambino di sei o sette anni di andare al bar sottostante casa a comprare le sigarette per i genitori, e il tabaccaio gliele dava pure, e amenità del genere).

      Per cui a me il fumo sembrava la classica abitudine pallosa e fastidiosa da borghesi conformisti di mezza età, ossia l’esatto OPPOSTO della trasgressione giovanile!

  24. Moi scrive:

    bagni dei maschi, mafia, Chiesa e Israele.

    ————–

    In effetti trovare il nesso fa ‘ste 4 robe è una sfida intrigante 😉 …

  25. Moi scrive:

    @ IZZALDIN

    Credo che Roberto, Mauricius e Zeta parlerebbero di “Usucapione” … ma ovviamente è giusto che sian loro stessi a dirlo. 😉

    Quanto a Israele, so che è brutto dirlo ma … è più facile che dei “Semiti” (*) trovino tregue da rispettare per guerre “di scopo” VS i “Goyim / Kuffar” che NON per faide supportate da dottrina relgiosa tra di loro.

    (*)
    nel senso di voler affratellare Arabi ed Ebrei … tuttavia, anche Caino e Abele erano “Fratelli”, per dire quanto tronfia e vana sia certa retorica ecumenica !

    • Z. scrive:

      Usucapione? da parte dei maschi che fumano in bagno? e cosa usucapiscono, la tazza del cesso? 😀

      • Moi scrive:

        Ahem … finché uno dice Israele e l’altro risponde Cesso dei Maschi, va bene tutto. 😉

      • izzaldin scrive:

        Z. si è fissato sull’esempio del bagno degli uomini e lo usa per sfottere. ha deciso di concentrarsi su quello per evitare la discussione. in realtà sarebbe interessante avere la sua opinione rispetto ai vari fenomeni di autogestione successivamente normati dal legislatore, e del rapporto delle consuetudini con il corpus legislativo.
        però è meglio sfottere

  26. Moi scrive:

    @ HABSBURGICUS
    (credo che TU sia l’unico ad apprezzarlo …)

    ——————————

    300: Making America Great Again [Donald Trump Parody]

    PS

    Azzeccatissimo il Xerxes 😉

    https://www.youtube.com/watch?v=W7I92r9GqUw

    6 min 10 sec

    Nerdata AltRight di Maggio (!) 2016 … e tecnicamente (!) fatta benissimo ! 😉

    Stile “Leghista” (cioè versione originale talmente autoironicamente “caricata” che gli Avversari NON possono percularli in parodia !)

  27. Roberto scrive:

    Izz,
    Ci stiamo perdendo nella discussione e propongo di riassumere le rispettive posizioni.
    La mia è la seguente:
    1. La burocrazia serve a qualcosa e quindi prima di eliminare/modificare la regola X è bene capire a che serve la regola X. Magari serve uno scopo inutile o che alla maggioranza attue non piace e quindi si può cambiare, ma prima capire poi toccare
    2. La burocrazia non è un mostro autogeneratosi. Deve la sua vita al legislatore che come fa può disfare (tenendo a mente il punto 1)
    3. Qualsiasi tipo di società, che sia l’oltrarno, che siamo i naufragati del bounty sull’isola di Pitcairn crea regole (volgarmente dette burocrazia)
    4. Nel momento in cui la comunità più isolata del pianeta tocca il pianeta viene influenzata dalle regole del pianeta

    Vai con il prossimo

    • Miguel Martinez scrive:

      Per roberto

      “Ci stiamo perdendo nella discussione e propongo di riassumere le rispettive posizioni.
      La mia è la seguente:”

      Applauso, per la chiarezza di esposizione; e anche perché ci sono diverse verità in ciò che dici. Infatti, credo di averne tenuto conto nella mia riflessione.

  28. izzaldin scrive:

    @Roberto
    ci sto:

    1-La Burocrazia è l’insieme di regole che fa funzionare la società. Nessuno nasce al di fuori della burocrazia.

    2-La Burocrazia è fatta da uomini eletti o scelti da altri uomini. Questi creano delle regole cercando di venire incontro a questo o quel gruppo di interessei.

    3-Molto spesso queste regole ostacolano alcuni aspetti della vita comunitaria, non normati dalle regole consuetudinarie o addirittura nocivi verso le abitudini della popolazione (esempi concreti: l’aborto era illegale, ma veniva praticato al di fuori della legalità. La pratica di autogestione ha fatto coagulare un movimento politico e di opinione che ha costretto il legislatore a legalizzare la pratica illegale autogestita).

    4-ciò che sostengo io (assieme ad una folta schiera di filosofi del diritto degli ultimi dieci secoli) è che in certe circostanze, quando la Burocrazia diventa opprimente e si assiste a fenomeni di iatrogenesi dovuti all’eccesso di burocrazia, allora le comunità umane possono porsi al di fuori della Burocrazia nociva (es. aborto pre referendum, ma ce ne sarebbero migliaia e alcuni li ho già fatti sopra per lo sconcerto di Pino e Z.).

    5- Porsi al di fuori di una Burocrazia Nociva significa creare una nuova Burocrazia basata sui bisogni delle persone. Ciò accade in tutte le comunità umane, a livello micro (fumare in una stanza non adibita al fumo) e a livello macro (occupare un terriotrio illegalmente al fine di farlo riconoscere dagli organismi internazionali).

    spero di essere stato chiaro.

    • izzaldin scrive:

      riformulo il punto 3 che è contorto:

      3-Capita spesso che queste regole ostacolino alcuni aspetti della vita comunitaria, alimentando pratiche inutili o addirittura nocive verso la popolazione (esempi concreti: l’aborto era illegale, ma veniva praticato al di fuori della legalità. La pratica di autogestione ha fatto coagulare un movimento politico e di opinione che ha costretto il legislatore a legalizzare la pratica illegale autogestita).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Un’osservazione superficiale sul punto 1.
      La burocrazia per definizione non è elettiva.

    • Z. scrive:

      Non ho capito la questione della “iatrogenesi”. Per il resto forse riesco a decifrare il tuo lessico!

      • Z. scrive:

        A questo proposito, mi permetto di citare una frase del nostro rabbi:

        L’aborto era una pratica proibita, che si praticava in clandestinità: non c’era mica niente da “autogestire”, mica era un circolo o un club.

        Allo stesso modo, siamo certi che abbia senso parlare di “autogestione” per attività tipo passare col rosso, parcheggiare l’automobile dove vige un divieto – oppure, se preferisci, fumare dove vige un divieto?

        (poi scusami, ma perché dovremmo prenderti in giro? su, ci conosciamo abbastanza per evitare equivoci simili!)

      • Z. scrive:

        Altra cosa.

        L’attività defensionale nel nostro ordinamento, com’è noto, è rimessa interamente a liberi professionisti. Nessuna parte in un giudizio può avvalersi di “avvocati pubblici”.

        Si può sostenere che la difesa in giudizio sia un servizio “autogestito”? Farei molta fatica a rispondere affermativamente.

        Per farla breve, insomma, temo che “autogestione” sia spesso una parola-contenitore in cui si finisce per buttar dentro ciò che si vuole. Tipo “abuso del diritto” per i legulei 😀

        Posso invece capire il senso del termine, ecco, quando descrive una situazione in cui un gruppo già regolato da norme eteronome passa ad un ordinamento regolato da norme autonome.

        Non lo userei quindi per i ragazzi che fumano in bagno (che si limitano a trasgredire a un divieto) ma per i ragazzi che occupano una scuola, estromettendone il personale (e stabilendo regole nuove, in modo implicito e spesso pure esplicito).

        • izzaldin scrive:

          @Z.
          “Posso invece capire il senso del termine, ecco, quando descrive una situazione in cui un gruppo già regolato da norme eteronome passa ad un ordinamento regolato da norme autonome.”
          lo vedi che ci capiamo 🙂 è esattamente quello che volevo sentire da te. intendevo proprio questo, poi forse ho dato una accezione eccessivamente ampia a questo concetto ma intendevo esattamente questo. Tu prima citavi Miglio, fu Miglio a far tradurre David Thoreau, e Miglio usò la teoria della “secessione individuale dallo Stato” di Thoreau per applicarla alla Padania. Miglio era un grandissimo politologo, fu in contatto con Carl Schmitt, ed era convinto che l’uomo avesse il diritto politico di rifiutarsi di accettare una legge se sbagliata. Ci sono casi del genere nella giurisprudenza di alcuni paesi: Israele è fra i pochi paesi al mondo ad avere una legge militare che permette di disobbedire agli ordini di un superiore se vanno contro la coscienza del soldato, link:
          http://israelbehindthenews.com/the-moral-imperative-to-refuse-an-immoral-or-illegal-military-order-in-israel/9201/

          l’aborto era una pratica autogestita dalle donne e dal movimento favorevole all’aborto, prima che venisse reso legale da un referendum.
          prima del referendum il partito radicale praticava aborti clandestini. le donne che volevano abortire in molte città d’Italia contattavano i pochissimi medici radicali che decidevano di gestire la pratica medica al di fuori della burocrazia dell’epoca.
          quando la propaganda ultracattolica dice che Emma Bonino è una assassina che praticava aborti, non dice il falso: davvero Emma Bonino forniva assistenza ai medici e alle attiviste che aiutavano le donne ad abortire clandestinamente.
          sulla iatrogenesi..
          la iatrogenesi è l’origine medica di una malattia. l’origine medica delle disfunzioni raccontate da Miguel è l’eccesso di burocrazia o comunque una burocrazia non calibrata sulle reali necessità della popolazione (esempio: tasse eccessive per i traduttori; impossibilità di fare la raccolta differenziata in modo legale al Nidiaci).
          @Mauricius
          Un’osservazione superficiale sul punto 1.
          La burocrazia per definizione non è elettiva.

          certo, è così. in un commento sopra concordavo con Roberto sul fatto che la burocrazia non è immobile e acefala ma corrisponde a precise scelte politiche del legislatore, e a governi diversi corrispondono soluzioni burocratiche diverse.
          in questo senso dicevo che la Burocrazia fa funzionare la società, intendendo anche le elezioni e la rappresentanza politica.

        • Z. scrive:

          Izz,

          — prima del referendum il partito radicale praticava aborti clandestini. —

          Una parola indice del fatto che qui il termine “autogestione” è fuorviante è proprio “clandestini”. I radicali, come scrivi, violavano la legge di nascosto. Non avevano sostituito l’ordinamento vigente con un nuovo ordinamento.

          Per lo stesso motivo, faticherei a chiamare l’evasione fiscale “autogestione”, così come fare lavorare gli operai senza le misure di sicurezza prescritte o costringerli a straordinari non pagati. Possiamo ritenere che le tasse siano eccessivamente elevate, o che le sicurezze prescritte siano sovrabbondanti, o che gli straordinari non dovrebbero essere pagati e basta. Ma “autogestione” mi sembra indichi un concetto diverso.

          Gli operai che rilevano la fabbrica e la mandano avanti senza il titolare, organizzandosi tra loro e dividendosi i compiti: ecco, quello è un esempio di autogestione. Non c’è proprio nulla di clandestino – un ordinamento nuovo ha preso il posto del precedente, alla luce del sole.

          • izzaldin scrive:

            certo per autogestione della pratica io intendevo che c’era un numero di persone che in autonomia decideva di praticare aborti e si organizzava clandestinamente dovendo trovare luoghi sicuri, strumenti, medicine, etc. Una rete di persone gestiva una pratica che la burocrazia ancora non aveva legalizzato. dietro ogni aborto clandestino c’era una complessa organizzazione da parte della comunità. per autogestione intendo il fatto che erano loro stessi a trovare gli strumenti, non esisteva un potere burocratico in grado di forniglieli.

            • Z. scrive:

              Certo, ma così “autogesione” diventa un eufemismo per indicare qualsiasi attività illegale condotta da due o più persone assieme 🙂

            • MOI scrive:

              @ ZETA

              “Illegale” e “Non-normata” … da quando sono sinonimi ?! 😉

              Se qualcosa per la Legge non esiste, ma esiste nel Mondo Reale (e per quanto riguarda i “Tabù Sessuali”, come ben sai la Legge è sempre “indietrissimo” rispetto alle Teorizzazioni Liberal !) … è un conto.

              Se la Legge regola qualcosa in un certo modo ma la gente fa altrimenti, è un altro.

  29. Moi scrive:

    Burocrazia

    https://www.miglioverde.eu/wp-content/uploads/2015/03/burocrazia-BOZZETTO.jpg

    Vignetta di Bruno Bozzetto (Anni Settanta, suppongo)

  30. Moi scrive:

    @ Roberto

    Senz’altro in Lussemburgo la percezione della Burocrazia è diversa, ma …

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/25/terremotati-in-piazza-a-roma-la-burocrazia-uccide-piu-del-terremoto/3340001/

    Terremotati in piazza a Roma: “La burocrazia uccide più del terremoto”

  31. Peucezio scrive:

    Secondo me state giocando con le parole.

    Se con “burocrazia” intendete che ci sono delle regole, che producono delle carte e ci vogliono dei funzionari, mi pare lapalissiano e nessuna persona sana di mente potrebbe contestarlo.

    Ma in genere (o quantomeno è un’accezione molto comune) con “burocrazia” s’intende l’eccesso di quello che voi chiamate “burocrazia”, cioè il fatto che questo sistema di regole, carte e funzionari diventa farraginoso, inutilmente complesso e contorto e tende a paralizzare la società.
    Questo mi pare criticabile per qualunque persona dotata di senno.

  32. Moi scrive:

    @ ZETA

    Credo che l’ Usucapione del Demanio (con la “a”, non si sa mai:visto che ci sono di mezzo le religioni 😉 …) sia il metodo usato dai Coloni Israeliani; per quanto la Terra Santa NON sia propriamente un Centro Sociale 🙂 in una Città Metropolitana … ma la provocazione di Izzaldin è interessante !

    • PinoMamet scrive:

      Credo che l’esempio di Izzaldin riguardasse i kibbutzim e i primi insediamenti israeliani, che però non sono stati acquisiti per usucapione, ma regolarmente comprati;
      è vero che comprare un terreno non è la base per farci sopra uno Stato;
      e infatti lo Stato di Israele non esiste perché i primi coloni sionisti hanno comprato delle terre, né tantomeno perché molto spesso le gestivano in maniera socialista, ma banalmente perché l’ONU ha votato che fosse legittimo.

      Ora, si può discutere del voto dell’ONU, ma sarebbe un altro argomento, ben lontano da “autogestione” e “usucapione”.

  33. Moi scrive:

    E cmq oggi come oggi “Il Clandestino”, almeno dalle nostre bande … è il BeerGarden Radical-Chic della Montagnola ! 😉

  34. Moi scrive:

    **** Ribadisco che NON parliamo di Sbarbi che fanno l’ OKKupazione a SKuola 😉 … ****

    Israele ha legalizzato gli insediamenti illegali

    http://www.ilpost.it/2017/02/07/israele-legalizzazione-colonie/

    Israele può davvero legalizzare tutte le colonie?

    http://www.ilpost.it/2016/11/17/israele-legalizzare-colonie/

  35. Moi scrive:

    … e come la mettiamo con la Gender Burocracy ?

    —————————————————————–

    la “U” di “undetermined” per i”newborns” ?

    http://edition.cnn.com/2017/07/04/health/canadian-baby-gender-designation/index.html

    Canadian baby given health card without sex designation

    —————————————————————————————

    https://www.theguardian.com/world/2017/jul/06/the-systems-violating-everyone-the-canadian-trans-parent-fighting-to-keep-gender-off-cards

    ‘The system’s violating everyone’: the Canadian trans parent fighting to keep gender markers off cards.

    Kori Doty, a Canadian transgender parent, believes the binary gender system causes problems for everyone, including people who find ways to fit and conform in it.

  36. Moi scrive:

    Rigurgiti di Binarismo di Biologia ClericoFascista nel Femminismo 😀 :

    Questo è un Lavoro per SuperZeta ! 😉

    ——————————-

    When did liberal men start thinking it was acceptable to tell feminists how to be feminist?

    http://www.independent.co.uk/voices/feminism-transpolitics-liberal-male-commentators-sexism-gender-roles-a7649546.html

    • PinoMamet scrive:

      Non ho letto tutto, ma Moi, ti devo fare i complimenti.
      Di solito ti critico, e mi dispiace un po’, perché a volte nel tuo instancabile lavoro di cercatore di contraddizioni tiri fuori delle robe interessanti, come questa riflessione qua:

      sta’ a vedere che alla fine le ultime a difendere i “tradizionali” due sessi corrispondenti a generi sessuali saranno proprio le femministe!

      E in effetti, visto che hanno il genere femminile come proprio nome, simbolo e bandiera, se i generi grazie alla famigerata “teoria gender” (che non esiste, ma è come se) diventano diluiti, e ne saltano fuori cinque, dieci, mille, allora le femministe non hanno più nulla da fare e scompaiono.

      Ora che ci penso: forza gender!! 😀

  37. Moi scrive:

    *** @ ZETA,MAURICIUS, ROBERTO + LISA PANISCUS: La Biologia è una branca (e NON branchia … ) della Burocrazia, giusto ? ***

    Altro problema “biologico-burocratico” 🙂 che ha iniziato a porsi da poco ma si pone sempre più :

    Sport Professionistico !

    Transgender nello sport, tra la giusta identità e il pericolo di un vantaggio iniquo .Non esistono solo atleti nati uomo che competono tra le donne ma, da quando l’intervento chirurgico di transizione non è più obbligatorio, i casi sono in aumento

    di Fiorenzo Radogna

    http://www.corriere.it/sport/cards/transgender-sport-la-giusta-identita-pericolo-un-vantaggio-iniquo/niente-piu-intervento-chirurgico_principale.shtml

    … Per me l’ unica sarebbe creare una Categoria a parte ! … Non è ciò che han sempre voluto ? Ah, no: se “si sentono” … devono (!) essere riconosciut* come ciò che sentono (!) di essere !

    ————————-

    ‘Sta roba cmq fa Girare l’Economia delle Case Farmaceutiche, tra intrugli all’ estrogeno femminilizzante o testosterone mascolinizzante più o meno legali.

  38. Moi scrive:

    @ IZZALDIN

    1-La Burocrazia è l’insieme di regole che fa funzionare la società. Nessuno nasce al di fuori della burocrazia.
    [cit.]

    A me sembra un concetto Sovietoide, altro che Centro Sociale OKKupato ! 😉 … e le parti di Mondo”disastrate” in cui le date di nascita vengono date in maniera aleatoria qualche anno dopo la nascita stessa ? … Succede, perché pare che le Parrocchie “ci giochino” per aggirare certe regole sulle adozioni, ma sarebbe un discorso a parte lunghissimo.

    —————————————————

    2-La Burocrazia è fatta da uomini eletti o scelti da altri uomini. Questi creano delle regole cercando di venire incontro a questo o quel gruppo di interessi.
    [cit.]

    Diobò che Sessismo … stai citando lo Statuto Albertino ?! 😉

    • paniscus scrive:

      “parti di Mondo”disastrate” in cui le date di nascita vengono date in maniera aleatoria qualche anno dopo la nascita stessa ? … Succede, perché pare che le Parrocchie “ci giochino” per aggirare certe regole sulle adozioni, ma sarebbe un discorso a parte lunghissimo.”
      ———————————————–

      Perché, le adozioni sono gestite dalle parrocchie? Non mi risulta proprio.

      E comunque, non mi risulta neanche che ci sia tutta ‘sta folla di famiglie che non vedono l’ora di adottare un ragazzino già adolescente, dichiarandolo falsamente più piccolo.

      E’ più facile che le date di nascita falsificate siano usate per importare giovani giocatori di calcio africani, da inserire nel massacro della mafia dei tesseramenti, ninete a che fare con le adozioni.

      • MOI scrive:

        @ LISA

        Be’ ho conosciuto gente che ha adottato, dalla Colombia:
        ma non Qui, in Abruzzo, e …

        dicevano che mediante la Parrocchia era molto più facile che NON con lo Stato. Non di rado i bambini vengono “ringiovaniti” 😉 da chi deve “darli via” proprio perché più sono grandicelli (quindi già “difficili” …) più è appunto difficile che qualcuno “se li prenda”. In ogni caso, sì: nei Paesi “Disastrati” la gente NON si precipita all’ Ufficio Anagrafe (magari dal paesino sperduto in una Natura selvaggia e ostile, senza mezzi di comunicazione nella grande città dalla periferia ultra-degradata) a dichiarare il Lieto Evento. … Ha problemi più impellenti. E la Parrocchia, se c’è, fa molto più dello Stato.

        Ma quel ch’è peggio … la gente dice che i “Narcos” sono dei Santi (gli fai il favore di accoppare un nemico e far sparire il cadavere, ti danno cibo, acqua e medicine per tot tempo che sennò nisba da nessun altro !) modello Mafiosi/Camorristi nel nostro Sud più disastrato !

  39. Moi scrive:

    @LISA

    E’ più facile che le date di nascita falsificate siano usate per importare giovani giocatori di calcio africani, da inserire nel massacro della mafia dei tesseramenti, niente a che fare con le adozioni.

    [cit.]
    —————————————-

    Ne convengo, e difatti si tratta di tutt’altro ! ;)l

  40. Moi scrive:

    Cmq il termine “adozione” è da anni, anni e anni sdoganatissimo per i nimaléin 😉 presi dai “Canili” e “Gattili” …

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