A Karbala, il cuore del mondo sciita, arrivano i profughi cristiani – armeni e siriaci – accolti dagli sciiti, per condividere il lutto per la tragedia dell’Ashura. E per tutta l’immensa tragedia senza fine dell’antico mondo.
Dipelle
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Ma qual è la motivazione ufficiale di questa “condivisione religiosa”? Cosa c’entrano i cristiani con il martirio di Husain??
“Ma qual è la motivazione ufficiale di questa “condivisione religiosa”?”
Credo che la partecipazione di ebrei, cristiani e persino indù alle cerimonie di Karbala sia una cosa molto antica. In fondo, rispettare la figura di un uomo ucciso da un tiranno non è necessariamente un atto religioso.
E comunque in questo momento, è inevitabile che cristiani e sciiti si sentano particolarmente vicini.
già la Spagna sotto Felipe III (1598-1621) e la Chiesa sotto Clemente VIII (1592-1605) pensarono ad un avvicinamento con i persiani (sciiti) in funzione anti-ottomana..e già vagamente conoscevano che non erano della stessa setta, anzi si odiavano..dunque sciiti e cristiani PER DEFINIZIONE non possono che essere amici (o, se preferite, non-nemici)..c’entra anche la storia….gli sciiti sono quasi tutti ex-zoroastriani dunque non possono essere accusati di aver “rubato” Siria, Egitto, Palestina e poi Anatolia, terre cristiane (lo sa, il poppolo se ne frega 😀 e nel passato ciò non era chiarissimo, almeno nel XVII secolo..ma c’è chi rammenta ‘ste cose, è una ferita aperta :D)..aggiungiamoci che la Persia è IE (anche non tutti gli iranofoni sono sciiti e non tutti gli sciiti son persiani) e che lo sciismo è più vicino al Cristianesimo su molti punti (in primis con la gerarchia ricorda vagamente il Cattolicesimo anche se non ha un Papa, il marj-i taqlid “fonte di emulazione” è altro..tranne quando c’era Khomeini :D)…insomma è più “bello” e quindi ci si comprende di più 😀
Sparo. E se fosse un antichissimo simbolo di sottomissione comunitaria? La mia comunità è sottomessa alla tua quindi rende omaggio formale in determinate occasioni.
Succede solo con gli sciiti? E, se sì, con quali sciiti?
Già nel XVI secolo, la Santa Sede e Venezia erano in rapporti coi Safawidi dell’Iran (1502-1736), in funzione antiottomana.
Shah Abbas I (1587-1629), permise ai missionari teatini e carmelitani di agire in Iran, per convertire al Cattolicesimo i Nestoriani, Mandei e Armeni, ma ovviamente non ai Musulmani.
Si tratta di quel famoso momento storico, già ricordato en passant sul blog, nel quale l’arte devozionale cristiana esercitò una determinante influenza su quella zoroastriana?
Da cui gli stranissimi “santini” zoroastriani, che paiono quelli cattolici, solo che racconto “miracoli” e “santi” un po’ strani?
😉
Penso proprio di sì.
Del resto le immagini degli Imam Alì e Hussein, così come quelle di Zarathushtra, assomigliano molto a quelle di Cristo dell’iconografia cattolica del XVII secolo.
Vedo ora su Google delle immagini, non so se di Alì o Hussein, rappresentato con turbante verde e la faccia di Kabir Bedi (che invece è indiano e credo appartenente a qualche sottogruppo della galassia sikh, ma vabbè).
L’altro giorno vedo in stazione un tale con palandrana, barbetta, e il turbante verde che nei vecchi libri di avventura dicevano sempre fosse riservato agli hadji o pellegrini alla Mecca (è poi vero?); molto scenografico.
In altre immagini invece sembra proprio Gesù…
Dove i Safawidi furono più duri, fu sul confine ottomano, soprattutto nelle aree ibero-armene.
In Iberia, espugnata Tbilisi, Shah Abbas I, impose la Shiah ai locali governanti, che furono imamiti autentici nel 1615-1658, e imamiti cripto-ortodossi nel 1658-1745.
Anche molti Armeni e Iberi catturati, divennero una specie di mamelucchi e giannizzeri shiiti, di cui gli Shah da Abbasi I fino al XIX secolo, si servirono come milizia e personale amministrativo d’elite, per contenere la potenza della casta dominante turcomanna alevi, che comandava fin dai tempi della conquista dello stesso Iran da parte di Shah Ismail I (1487-1524, dal 1502 Shah dell’Iran).
Ancora, in aree di frontiera come il Nachichevan, nel XVII secolo vi furono deportazioni di Armeni verso Ispahan (pensiamo al sobborgo armeno apostolico di Nuova Giulfa, tuttoggi abitato da Armeni rimasti cristiani apostolici), e l’islamizzazione-turchizzazione (azerizzazione) della popolazione armena rimasta.
Nel 1828, quando la Russia conquistò il Nachichevan, solo il 17% della popolazione era rimasta armena apostolica, mentre l’83% era costituito da turcomanni imamiti.
Gli storici armeni attribuiscono il crollo della cristianità armena del Nachichevan e la sua turchizzazione-islamizzazione al fatto che la maggioranza della locale popolazione armena era composta da cattolici di rito latino, dovuta all’opera missionaria degli Unitores, frati domenicani armeni ormai del tutto latinizzati nel rito, già intorno al 1330.
Provincia cattolica, rimasta in vita fino al 1783.
La pressione ottomano-safawide sull’Armenia contesa e spartita nei secoli XVI-XVIII fu fortissima e, stando a Jean Paul Roux, storico dei popoli turchi, fu in quest’epoca che ebbe inizio il massiccio scompagninamento dell’elemento armeno tra deportazioni, schiavizzazioni, conversioni forzate alla Sunna e alla Shiah, esodi e migrazioni.
Roux sosteneva che nel 1915, solo un terzo degli Armeni risiedevano nella Grande Armenia.
Lo storico Aldo Ferrari, durante i lavori di un convegno di armenistica, ci raccontò che al momento della conquista russa di una piccola parte dell’Armenia, nel 1813 e 1828-1829, nell’area di Erevan erano rimasti solo 150.000 Armeni.
La riarmenizzazione dell’attuale stato armeno ex russo ed ex sovietico, avvenne in seguito all’arrivo di profughi dalla Grande Armenia ottomana, che fuggivano appresso alle truppe russe dopo le ritirate dalle campagne militari del 1828-1829 e 1853-1856.
Stando ad Alessandro De Bianchi, esule mantovano e ufficiale ottomano negli anni 1855-1859, solo tra 1828 e 1856 circa 75.000 famiglie armene si erano trasferite nell’Armenia russa.
scompaginamento
I rom di Palermo, anche i Musulmani, pregano Santa Rosalia.
I tamil, hindu, a Palermo sono devotissimi a Santa Rosalia.
Al di là del microcosmo palermitano, che comunque è un buon esempio, gli esseri umani da cinque sei milleni si scambiano gli dei e i culti.
Penso ai patriarchi greci che rendevano annuale omaggio ai Sultani di Costantinopoli.
Penso agli schiavi Yoruba nei Caraibi che venerano gli Orishas e leggono il Libro di Giobbe.
Penso a Maometto che legge la storia di Gesù e si lascia ispirare.
In realtà, tanto per fare lo scassapalle, solo i primi due esempi, quello dei musulmani e degli hindù devoti di Santa Rosalia, come quello degli Yoruba del nuovo continente, mi sembrano casi di sincretismo, magari in nuce o sul nascere negli esempi palermitani.
Mentre l’atto del Patriarca di Constantinopoli era un atto politico: riconosceva l’autorità politica del Sultano musulmano, ma non cambiava di una virgola la dottrina cristiana.
Diverso anche il caso di Maometto: in una penisola arabica di forte influsso ebraico e cristiano, arriva per gradi all’elaborazione di un monoteismo “suo”. Ma una volta creato questo, si presenta come una comunità ben precisa e distinta tanto dai cristiani quanto dagli ebrei.
Invece il caso del link continua a sembrarmi un po’ strano.
Voglio dire, i musulmani palermitani (gli indù non fanno testo: fanno quello che gli pare, sono politeisti e non hanno un dogma) i musulmani palermitani sono magari sincretisticamente devoti a Santa Rosalia, ma individualmente;
non credo che qualche Imam o qualche “Comunità Islamica di Palermo” promuova queste iniziative…
invece nel caso del link abbiamo dei cristiani pienamente ortodossi, che seguono il dogma, che prestano omaggio a dei martiri musulmani, uccisi in questioni tra musulmani, e lo fanno citando Gesù e la Madonna.
Viene il sospetto che oltre a una certa atmosfera sincretistica non ufficiale, ci sia anche l’aspetto che sottolinea Mauricius.
“Viene il sospetto che oltre a una certa atmosfera sincretistica non ufficiale, ci sia anche l’aspetto che sottolinea Mauricius.”
Ma sospetto una via di mezzo, più complessa.
Cioè un atto di riconoscimento della sovranità dei musulmani, ma dei musulmani che “stanno dalla parte degli oppressi”: infatti fino all’arrivo dei safavidi, gli sciiti sono sempre stati esclusi dal potere; e comunque l’Iraq era in genere in mano ai sunniti ottomani.
Anche l’Iran, prima di Shah Ismail Safawi era un paese in maggioranza sunnita.
Izzaldin se vede che non capisci una minchia ah!
A Palermo i rom, i mussulmani, i tamil, gli hindù pregano a Santa Rosalia perché ce lo COMANDO’ U PARRINO AH!
Grog! Grog! Grog!
🙂