“Dividono ciò che dovrebbe essere unito e uniscono ciò che dovrebbe essere diviso”

Alcuni giorni fa, come sanno anche i sassi, è avvenuta una strage.

Non quella dei 43 aspiranti maestri di scuola fatti assassinare, scuoiare e poi bruciare da un intraprendente sindaco di centrosinistra (avete visto quanti piddini c’erano in giro in questi giorni con il cartello “Non in mio nome!”, “Il centrosinistra non è solo sangue!” e “il diritto allo studio è la base della nostra civiltà”?), ma quella di Parigi.

A Parigi c’è stata una strage con una Matrice chiara come il sole: una strage tamarro-banlieusard (pochi tamarri sparano, ma chi spara senza divisa di solito è un tamarro, e anche buona parte di quelli che sparano avendo la divisa).

Ora, riconoscere una cosa così ovvia non si può, perché significa ammettere che chi governa i processi economici, politici e urbanistici in Francia (e che non è gente tamarra) si è costruito da solo una polveriera sotto i piedi e poi si è divertito a buttarci dentro un cerino tutto coperto di vignette.

Qualunque mistificazione diventa preferibile – “è l’Islam”, “sono gli estremisti”, “al-Qaida o l’Isis?” (così il nemico se ne vola a qualche migliaio di chilometri), “il lavaggio del cervello dei predicatori”. Una setta di gente un tempo trotskista, che ogni tanto predica dalle nostre parti, parla addirittura di “strage di marca neo-nazista”. Immaginiamo il giovane Coulibaly che fantastica sull’espulsione dei turchi e sul ritorno della Prussia orientale alla grande Germania…

Ma proprio questa mistificazione non fa che peggiorare la situazione. Perché riafferma questa volta con la massima ferocia l’esclusione, la naturale colpevolezza e la sottomissione della gente delle banlieues. Nella République in cui, come dice David Rovics, “l’imparato insegna al novellino”.

Lo spiega molto lucidamente Saïd Bouamama in questo articolo che va letto con grande attenzione da chi conosce il francese.

Poi confrontate l’intelligenza e la profondità di questa analisi con le banali sciocchezze sciorinate da qualcuno famoso come Umberto Eco.

Scelgo il termine piuttosto pesante di sciocchezze, perché Umberto Eco è stato in grado di tenere, il 15 maggio del 2008, una splendida conferenza sul tema “Costruire il nemico”. Non ha l’alibi dell’ignoranza.

P.S. Vedo che l’articolo di Bouamama è stato tradotto in italiano!

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68 risposte a “Dividono ciò che dovrebbe essere unito e uniscono ciò che dovrebbe essere diviso”

  1. Francesco scrive:

    1) la strage dei 43 aspiranti maestri ha suscitato emozione e impressione pure da noi, pur avvenendo nel contesto messicano che da molti anni ama questo genere di esibizioni? spettacoli? divertissment? io non so definirli

    2) la strage di Parigi è avvenuta in Europa, e anche noi siamo in Europa, e contro un giornalaccio satirico e un supermercatino. è abbastanza vicina a quello che potrebbe accadere a chi avesse la cattiva idea di passare di fianco alla sede del Corsera (come tu ricordi, il giornale della Fallaci) per fatti suoi

    3) quelli erano tamarri di periferia quanto un milione di altri, però qualcosa li differenziava: fede fanatica in una certa religione, esperienza militare in una certa formazione, aspetto con fiducia notizie sull’organizzazione dell’azione dei due. insomma, ti piace nascondere l’evidenza quasi quanto a Salvini piace inventarla.
    Credo che i due elementi che citi siano del tutto irrilevanti

    4) che palle ‘ste lagne sulle pariferie francesi, c’è mica qualche serio studio su come funziona il mondo? sennò pare che Parigi sia l’anticamera dell’inferno liberista (vorrei sapere allora cosa è il Texas!)

    Ciao

  2. Francesco scrive:

    letto metà dell’articolo di Boumama in italiano

    rivaluto Umberto Eco

    e ho detto tutto

    🙁

  3. roberto scrive:

    “una strage tamarro-banlieusard”

    a me continua a sfuggire il senso di questa prospettiva.

    hai della gente che se ne va in giro per il mondo a giocare alla guerra, e ritorna con armi da guerra, e li chiami tamarri? allora come lo chiami il tipo che ti vende un pezzo di fumo o che ti minaccia con un coltello per fregarti la catenina d’oro? pensi veramente che ogni tamarro banlieusard abbia un ak-47 sotto il cuscino?

    ancora,
    hai dei tizi che ti lasciano tonnellate di dichiarazioni, urla, filmati o quel che vuoi per rivendicare la matrice islamica, ed è una mistificazione?

    sul serio non capisco perché sia così difficile riconoscere che ci sono dei fanatici che uccidono in nome del loro dio.

    mica vuol dire per forza diventare salvini o volere il patriot act….

    • Moi scrive:

      Da quel che ho capito, non sono pochi i “Convertiti” che paradossalmente divengono prima (!) Mujahiddin e poi (spesso dopo un bel pezzo !) divengono “osservanti & devoti” … nel senso che a questi “Tamarri” non interesserebbe tanto l’ Islam-Dottrina (“Cinque Pilastri” pochissima roba, robe halal d.o.c & d.o.p. e bussolini qibla per il tappeto o il cesso, di cui già abbiamo parlato, men che meno !) MA a questi “Tamarri” interessa l’Islam come “Antagonismo Attivo”. Insomma, il Culto Machista del Guerriero senza però lo stigma del “NaziFascismo” …

    • Luciano scrive:

      Il senso della prospettiva è spiegato in modo molto diretto all’inizio del lungo articolo.
      [N]on inserire un fatto così violento all’interno della genealogia dei fattori che lo hanno reso possibile, condanna nella migliore delle ipotesi alla paralisi e – nella peggiore delle ipotesi – ad una logica da guerra civile
      La rivendicazione religiosa è un fatto accertato ed accettato da tutti.
      Quello che l’autore dell’articolo cerca di analizzare è il complesso di cause che stanno alla base, gettando [u]no sguardo sul ventre fecondo della bestia immonda.
      L’attentato delle Torri Gemelle, l’attentato di Madrid, l’attentato di Boston, hanno avuto come rivendicazione la lotta all’Imperialismo Americano (e Occidentale).
      Lo stesso Coulibaly rivendica i medesimi concetti.
      La strage di Charlie Hebdo (per come la analizzo io) è un “fenomeno collaterale”, oserei quasi dire una “scusa” per la loro guerra. Con questo non voglio negare certo fondamentalismo Islamico puramente religioso (stragi di Cristiani ad esempio) ma credo che, per capire a fondo il fenomeno terrorista contro l’Occidente, non si debba guardare in quella direzione.
      Con forza però ci stanno convincendo e molto efficaciemente manipolando a credere che si tratti di motivazione religiose. Il ragionamento che ne sussegue da parte della “massa” è logico e prevedibile:
      sul serio non capisco perché sia così difficile riconoscere che ci sono dei fanatici che uccidono in nome del loro dio
      Ergo:
      1) sono dei fanatici religiosi che uccisono senza alcuna logica ragione e vanno quindi fermati -> aumentiamo lo sforzo bellico nei loro confronti)
      2) noi non abbiamo colpe, siamo in guerra con mezzo mondo per portare la pace nel globo, non abbiamo altri interessi -> non date ascolto a chi porta argomentazioni accusatorie verso l’Occidente

      Luciano

      • Roberto scrive:

        Luciano
        I due ergo sono seguiti da conclusioni non inevitabili e che infatti non condivido per niente (non desidero per niente “aumentare lo sforzo bellico”, anzi)

      • Francesco scrive:

        sottoscrivo pienamente sia la premessa sia i due ergo, fatta salva la fattibilità di una guerra classica in questo caso

        ma ribadisco che perdere tempo a inventarsi scusanti per i Bin Laden e i Coulibaly è inverecondo, irrispettoso nei loro stessi confronti, vile e inutile

        ho già detto che è inutile?

        e con questo mi tocca cogliere l’occasione per dire che in Afganistan, Iraq, Somalia, Libia, Siria l’Occidente ha fatto e sta facendo un sacco di cazzate, per cui potremmo anche perdere la guerrra

    • Luciano scrive:

      Per quanto riguarda il fenomeno delle banlieu, il ragionamento completa l’analisi cercando di capire perché l’odio verso l’Occidente sta prendendo piede a casa nostra: fomentando la distanza sociale e la povertà, stiamo generando un odio anti sistema sempre presente nelle metropoli che vivono questo genere di fenomeni. Nel caso francese, la natura e provenienza culturale (anche di seconda generazione) degli strati sociali in questione, strettamente legata con l’Islam, aumenta con il passare del tempo la probabilità di “fecondazione” di potenziali terroristi.

      Quelli trattati nell’articolo sono fenomeni non certo banali, ma facilmente comprensibili anche da chi non è un esperto del settore.
      Non pretendo certo che la nostra società, attraverso i nostri media, riesca a convolgerci tutti in un’analisi critica della questione (anche differente rispetto a quella fatta all’autore dell’articolo), ma pretendo che almeno ci provi, o ci stimoli.
      Sono pienamente d’accordo con Miguel nel ritenere “sciocchezze sciorinate” ciò che gli attuali media ci propongono, anche se il termine da lui usato, utilizzato per descrivere un articolo di Umberto Eco, possa (ed è) offensivo e possa disturbare qualcuno, io per esempio, che ho sempre ritenuto Umberto Eco un buon intellettuale. Ammetto però che l’articolo in questione analizza la questione con estrema superficialità (anche se non manca di spunti che andrebbero approfonditi). Non conosco la sua conferenza “Costruire il nemico”, gli darò un’occhiata.

  4. roberto scrive:

    sul punto 4 di francesco, non conosco le banlieux francesi in generale, ma ho un’idea abbastanza precisa della banlieu parigina (ho abitato nel 93 – seine et saint denis)

    trovo impressionante la barriera *fisica* tra banlieu e città, è una cosa che non ha niente a che vedere con nient’altro che io abbia mai visto

    su questo, e solo su questo, miguel ha ragione

    • PinoMamet scrive:

      Questo mi interessa: cosa intendi per barriera fisica?

      A Parigi viveva mio nonno, ma erano gli anni Venti/Trenta, e immagino che siano cambiate un bel po’ di cose…
      (a dire il vero viveva in un sobborgo, appunto)
      anche se i ricordi di famiglia vertono più che altro su scene di malavita (comprensive di armi, puttane e immigrati di colore) che mi sembrano piuttosto attuali…

      ho un’amica che ci vive tutt’ora, ma stai nei quartieri “bene”, mentre una vicina di casa è un’ex-parigina, nel senso che è scappata dalla città che trovava assolutamente invivibile, per tornare a stare al paese dei nonni…

      • Roberto scrive:

        Pino,
        Intendo che se vivi in certi posti dove non c’è il RER (cioè la metropolitana regionale) sei ad un tiro di sputo da un lunapark meraviglioso ma non hai modo di arrivarci
        Senza arrivare agli eccessi di clichy sous bois (la ville la plus enclavee de france, dove ci vuole un’ora e mezza per fare 17 km) io abitavo in un posto capolinea del metro (da casa mia al metro ci voleva una ventina di minuti a piedi), dietro casa mia c’era uno stradone (immagina tipo via Emilia a 4 corsie) e dietro lo stradone iniziava una cité dove non c’era nulla e servita da niente nel fine settimana (che gli schiavi devono comunque andare a lavorare).

        Aggiungi che i taxi in certi posti non ti ci portano (e ho vissuto scene assurde, del tipo enorme fila di arabi e neri che aspettano il taxi, tassista che si ferma davanti a me è ai miei amici, bianchi, ci chiede dove andiamo e ci dice “si, li ci vado, ma nella cité dopo no”)

        Aggiungi che a Parigi le stazioni del RER che vengono da certe cités sembrano militarizzate (su questo ammetto un certo grado di soggettività, ma sarò stato sfigato io, andando in centro da certi posti c’era *sempre* un cordone di CRS ad accogliermi che *sempre* mi controllava i documenti! come se fosse una dogana….e vabbè, tu mi hai visto e puoi capire perché…)

    • Francesco scrive:

      non voglio affatto dire che Miguel abbia torto quando descrive le banlieau

      solo che Parigi è parte del mondo e l’urbanistica deve fronteggiare fenomeni simili in tutto il mondo “occidentale”

      ci sono le banlieau a Berlino? a Stoccolma? a Madrid? a Londra? a New York? come funziona il resto del mondo? Mumbai? Shenzen? Manila? Sao Paulo? Los Angeels?

      che l’urbanistica “perversa” è un effetto, non una causa, della divisione di classe e della divaricazione delle ricchezze in occidente

      • Luciano scrive:

        Parlando di “urbanistica perversa” hai tralasciato altri due concetti che Miguel risalta, i quali rispondono alla tua analisi.
        Citando l’articolo originale di Miguel: processi economici, politici e urbanistici.
        Entrando nel merito del terzo concetto (urbanismo), tralasciarne le conseguenze che i primi due concetti generano, è una forma di causalità. Di conseguenza, il degrado (sempre di urbanismo parliamo) generato è certamente un effetto.
        In quanto alle cause, non bisogna nemmeno ignorare la responsabilità della fascia sociale in questione, che per sua natura di status sociale quanto culturale (quest’ultimo realtà valida per buona parte dell’immigrazione extra europea o non Occidentale). Per quanto riguarda lo stato sociale, il fenomeno del degrado è un’evidente conseguenza indipendente dalla provenienza geografica, quindi è un fenomeno congenito a tutte le metropoli (la responsabilità è quindi
        sociale, della città, per intenderci). Per quanto riguarda la causa culturale, l’analisi diventa più complicata e necessiterebbe di profonde argomentazioni. Per dovere di brevità, possiamo comunque raggruppare la questione in quel complesso meccanismo sociale e culturale che si identifica con integrazione, i cui meccanismi sono strettamente legati, nell’ambito di cui stiamo parlando (generazione di odio anti sociale), con la situazione economica di entrambi i protagonisti (autoctoni – immigrati), dello scarto tra entrambi (o tra i sottogruppi di entrambi), e dello scarto con il resto del mondo.
        Nel caso della Francia (valido anche per gli Stati Uniti), con il termine barriera fisica si vuole intendere (oltre che una palpabile differenza urbanistica tra le parti, percepibile nettamente anche a distanza un solo isolato) che la parti in questione sono fondamentalmente due: autoctoni (tanti stanno bene, pochi stanno male, quantità “cialtroni” a metà tra i due) e immigrati (tanti stanno male, pochi stanno bene, numero di cialtroni a metà tra i due).

        • Francesco scrive:

          1) è corretto parlare di immigrati o piuttosto ogni provenienza genera una comunità e ogni comunità è veramente diversa, anche per risultati economici? i cinesi hanno i ghetti ma non le banlieu, come esempio

          2) la causa fondamentale è l’impoverimento della classe lavoratrice manuale a bassa specializzazione?

          ciao

  5. habsburgicus scrive:

    Scusami Miguel con una domanda fuori tema se intervengo su questo post ancora vergine (era forse meglio in un altro ? mah)
    Vorrei però chiedere a tutti (senza eccezione) quale è la vostra opinione su Mikhail Gorbačëv ? desideei aprire un dibattito anche su ciò (in genere quando dico “tutti” non interviene nessuno :D…talora neppure Mirkhond che è senza dubbio il più assiduo, della qual cosa lo ringrazio…così come ringrazio gli altri che intervengono)

    P.S
    un legame c’è
    anche Gorby ha diviso quello che, secondo molti sovietici, doveva restare unito 😀
    dunque il posto qui se lo guadagna ex officio, no ? 😀

    • Francesco scrive:

      MG?

      ha osato vedere che il re era nudo e ha tentato l’impossibile, ha fallito come temo fosse inevitabile ma ha fatto molto ma molto bene al mondo nel suo insieme

      forse era troppo di sinistra per fare una riforma dura e pura alla cinese: vera libertà economica e quindi disuguaglianza e nessuna libertà politica

      ciao

  6. Due propagandiste di Socialismo Rivoluzionario, la setta ex trotzkista di cui sopra, erano presenti anche alla manifestazione fiorentina del 10 gennaio.
    La settimana precedente altre due erano ad attendere gli spettatori di un film inglese sulla figura dell’attivista omosessuale (e comunista, ma nel film la cosa ha pochissimo risalto) Mark Ashton.
    In considerazione degli aspri e molto più che giustificati motivi di risentimento che tutto l’attivismo politico di Firenze nutre nei loro confronti, gli “umanisti socialisti” usano per la loro propaganda occasioni in cui meno frequenti sono le occasioni di incontrare certi vecchi compagni di strada poco corrivi, e meno frequenti, di conseguenza, i rischi da correre in materia di incolumità personale.

    A voce molto alta e facendo finta di parlare con qualcun altro, ho chiesto alle attiviste presenti alla manifestazione come andava la loro “rivoluzione siriana” perché ho buoni motivi per ritenere che certi calcoli fossero stati, come dire, appena appena un attimo arrischiati.

  7. Moi scrive:

    Polemica strettamente correlata:

    Tornano a casa “Greta & Vanessa” _ Riscatto sì, riscatto no e … quanto, eventualmente !?

    C’è Segreto di Stato e forse NON si saprà mai !

  8. Moi scrive:

    Fermati due Jihadisti di “Nazionalità” Belga al Fréjus …

  9. Moi scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=w424pBz26qE

    Ri-propongo : Saverio Raimondo (Satira di La Gabbia … ) e l’ISIS

  10. Moi scrive:

    Renzi: «Delnevo non era un eroe»

    Il premier alle Invasioni Barbariche parla del genovese che si era unito alla Jihad in Siria: «Rispetto il dolore del padre ma nessuno dedicherà un giardinetto a Giuliano»

    http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2015/01/15/ARCqpFCD-giardinetto_nessuno_dedichera.shtml

    Il padre di Delnevo: “Fiero di Giuliano”. Renzi: “Folle chiamarlo eroe”

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/padre-delnevo-mio-figlio-fu-eroe-1083026.html

    “Parlarne come di un terrorista è sbagliato, semmai era un cavaliere medievale”.
    [cit.]

    Il Padre di Ibrahim Giuliano Delnevo, ovviamente.

  11. Moi scrive:

    Una roba che NON mi trova d’accordo con Saïd Bouamama è la presunta inesistenza del “Racisme AntiBlanc” … per esistere esiste eccome: ma, come sempre succede, se la prendono con “Bianco” sbagliato, ultima ruota del carro che non ha fatto nulla e pure se volesse potrebbe fare pochissimo. Logiche Borgataro-Banlieusarde, assolutamente “umane e globalizzate” … contro le quali gli “Oltrarnismi” sono gli antidoti in assoluto migliori !

    PS

    C’è da dire però che il “pensarsi individualmente” sembra purtroppo (!) sempre più una prerogativa di chi …

    … è di “razza bianca” (si vedono le virgolette, eh ?) , di sesso maschile e “gender M still M hetero-cis” (per dirla con i “gender variants” … più o meno, “delle due” ho semplificato !) e “Post-Cristiano / Secolarizzato”.

  12. Moi scrive:

    http://video.corriere.it/m5s-gaffe-aula-boschi-telefono-ministro-greta-vanessa-sono-libere/2da8f2fc-9d48-11e4-b018-4c3d521e395a

    Gaffe in Aula alla Camera della deputata del Movimento 5 Stelle, Fabiana Dadone. «Me ne frego di parlare con un governo che preferisce stare al telefono» dice la parlamentare grillina irritata dal fatto che il ministro Maria Elena Boschi sia al cellulare mentre lei sta parlando. Dadone chiude quindi bruscamente il suo intervento. Il ministro Boschi chiede la parola e spiega: «Scusate, era Palazzo Chigi. Greta e Vanessa sono libere»

  13. Dif scrive:

    OT

    Avete sentito l’ultima del Papa?
    “Se uno insulta mia madre gli do un pugno!” 🙂

  14. habsburgicus scrive:

    OT
    stavolta chi sapeva voi non parla di crani, di indoeuropei e di nordici ma di cose più terra terra…
    ecco il suo tweet

    Non è reato essere uomini e gradire la patata. Non ancora, perlomeno. Lasciatemelo dunque dire, finché lecito: “Viva la figa!”

    mi sa che otterrà consensi 😀 vero, Moi ?

  15. habsburgicus scrive:

    però, subito prima, non aveva ancora ceduto alla f 😀 infatti scriveva

    “Possibile che non vi sia mai capitato di fermarvi un attimo e riflettere sul sangue indoeuropeo che scorre nelle nostre vene?”
    stavolta su ‘sto blog lo si riconosce…a occhi chiusi 😀

  16. habsburgicus scrive:

    qui si supera 😀
    “Prendendo il Sizzi di profilo, si può notare la nobile linea del suo naso leptorrino, che ben risalta sul viso leptoprosopo”
    Z, che dici ? sei il vulvologo 😀

  17. habsburgicus scrive:

    un durissimo attacco a Tsipras (che, stranamente, Mirkhond difendeva…se non mi sbaglio)
    http://scenarieconomici.it/tsipras-sinistra-soldo-finanza-diego-fusaro/

  18. Moi scrive:

    @ Habsburgicus Qurinalitius 😉 :

    considerando che il Presidente della Repubblica deve tenere unito il Paese mi chiedo come kazzpiterina 😉 si possa anche solo pensare (!) a Bankster / Fisco-Vampiri incapaci di provare empatia come Giuliano Amato, Corrado Passera, Mario Draghi, Vincenzo Visco, Pier Carlo Padoan … gente incapace di parlare di qualsiasi cosa NON siano soldi …

    … e se, anzi, parla d’altro diventa come il Dott. Balanzone su “Fame VS Indigestione” [ottimo surrogato retorico icastico alla “gayfriendliness with somebody else’s ass” 😉 … ] , o no ?!

    https://www.youtube.com/watch?v=DmjYAmGzQ0U

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Francesco

    “ma ribadisco che perdere tempo a inventarsi scusanti per i Bin Laden e i Coulibaly è inverecondo, irrispettoso nei loro stessi confronti, vile e inutile”

    Veramente nessun cerca “scusanti” e nessuno chiede “scusa” di niente.

    E’ che non ha davvero senso mettere sullo stesso piano il figlio del principale imprenditore saudita, cresciuto in un contesto culturale molto forte e definito, e Amedy Coulibaly, la cui educazione è stata questa:

    http://www.internazionale.it/opinione/flash/2015/01/16/il-carcere-visto-da-amedy-coulibaly

    Il carcere visto da Amedy Coulibaly
    Flash

    Nel 2008 il quotidiano francese Le Monde era entrato in contatto con un ex detenuto del carcere di Fleury-Mérogis in possesso di un video di due ore e mezza e di un centinaio di foto della prigione più grande di Francia. Queste immagini, pubblicate nel 2008 dal quotidiano, sono state poi inserite in un documentario diffuso sul canale pubblico France 2, nella trasmissione Envoyé Spécial.

    Internazionale ne aveva pubblicate alcune nel numero del 4 giugno 2010, per accompagnare un articolo del settimanale tedesco Die Zeit che denunciava le pessime condizioni di vita nelle carceri francesi. Le aveva avute da una piccola casa di produzione francese che si occupava del sistema carcerario.

    Erano state filmate clandestinamente da cinque detenuti ed ex detenuti della prigione per vari mesi nel 2007 per mostrare il degrado degli edifici e la violenza quotidiana della vita carceraria. Uno di questi ex detenuti era Amedy Coulibaly, ha svelato il giornalista Luc Bronner in un articolo pubblicato su Le Monde il 13 gennaio 2015.

    Amedy Coulibaly è l’uomo che giovedì 8 gennaio, all’indomani dell’attentato contro Charlie Hebdo, ha ucciso un’agente della polizia municipale a Montrouge, a sud di Parigi, e che il giorno dopo ha preso degli ostaggi in un supermercato kosher vicino alla stazione di Porte de Vincennes, nell’est della capitale, uccidendo quattro persone di religione ebraica, in nome del jihad.

    “Era un ragazzo uscito dalla prigione, di quelli che si incontrano spesso facendo reportage nei quartieri più difficili della periferia parigina. Un ragazzo di colore, muscoloso, sospettoso, condannato per rapina”, racconta il giornalista. Anche se il ragazzo, allora ventiseienne, sembrava interessato all’aspetto economico della vendita delle immagini in suo possesso – con i soldi della vendita avrebbe potuto pagarsi un avvocato, visto che per la diffusione di queste immagini rischiava un anno di carcere – Coulibaly sosteneva di voler mostrare la realtà della situazione delle carceri, quella che l’amministrazione francese nasconde sempre ai giornalisti. Voleva smuovere “lo stato francese” sul sistema carcerario.
    Il carcere di Fleury-Mérogis – I-screen Il carcere di Fleury-Mérogis I-screen

    “Quando l’avevamo incontrato nel 2008”, scrive Luc Bronner, “promettendogli l’anonimato, il ragazzo, già più volte condannato, aveva detto: ‘La prigione è la migliore scuola della criminalità. Nella stessa passeggiata puoi incontrare corsi, baschi, musulmani, rapinatori, piccoli spacciatori, grossi trafficanti e assassini. Là guadagni anni di esperienza. All’inizio quando sono arrivato dopo una prima cazzata, mi sono detto smetto tutto. Dopo un po’ di tempo mi sono detto vaffanculo a tutto, mi fanno impazzire. Come volete insegnare la giustizia con l’ingiustizia? La prigione crea l’odio’, aggiungeva, ‘e la prigione ti offre delle reti criminali’”.

    Mentre scontava la pena a Fleury-Mérogis, Amedy Coulibaly ha incontrato Djamel Beghal, figura dell’islam radicale, condannato a dieci anni per aver progettato un attentato contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Parigi, che è diventato il suo mentore e gli ha presentato Chérif Kouachi, uno degli attentatori di Charlie Hebdo.

    “Sei anni dopo”, conclude Le Monde, “dopo aver ucciso un’agente della polizia municipale e quattro ostaggi ebrei, Amedy Coulibaly è morto sotto il fuoco della polizia come ‘soldato del califfato’, il titolo dato al video di rivendicazione. Un video che comincia proprio con immagini girate clandestinamente in un carcere”. (Mélissa Jollivet)”

    • Francesco scrive:

      mi pare che entrambi siano finiti nello stesso posto, pur partendo da molto lontano

      e mi pare che i motivi di entrambi siano sbagliati, per non parlare delle azioni

      ciao

  20. Harmachis scrive:

    Più che stupida l’analisi di Eco mi sembra inconcludente. Arrivati alla fine dell’articolo ci si chiede che cosa ci sia nella testa di Eco.

  21. habsburgicus scrive:

    @Francesco
    ha osato vedere che il re era nudo e ha tentato l’impossibile

    grazie di avermi risposto..
    Sono di massima in accordo con te, anche sul carattere positivo della sua figura (per gli altri, un po’ meno per loro :D)
    farei però un’aggiunta (ed è lì che volevo arrivare)
    seguendo il britannico Archie Brown (favorevolissimo a Gorbačëv che mette in enorme rilievo il suo ruolo nelle riforme) io sottolinerei che nel 1985 NON vi era alcuna necessità di fare delle riforme strutturali
    il sistema funzionava (con i suoi limiti), i dissidenti non esistevano di fatto più (i più fortunati all’estero, gli altri in Siberia o nei manicomi), il popolo non chiedeva nulla e dunque poteva senza scosse durare fino ad oggi..al limite, poteva servire una riformina tecnocratico-efficientistica alla Andropov rispetto alla stagnazione corrotta e inefficiente del tardo Brežnev (di cui Černenko fu un continuatore)..non di più
    fu Gorby a VOLERE alfierianamente le riforme e a pungolarle (secondo Brown sino alla primavera 1989..da quell’epoca la società civile sorta grazie alle sue riforme incominciò ad andare più veloce di lui)…non furono quindi riforme IMPOSTE bensì riforme SCELTE..e io concordo !
    è poi da aggiungere che in 1985-1986 (più 1985 che 1986) Gorbačëv sembrò solo muoversi nell’efficientismo andropoviano (ed è lì che il duro Ligačëv avrebbe voluto che si fermasse)..
    il punto di svolta si ha nella liberazione di Sakharov (dic 1986) e nel plenum del CC del gennaio 1987..
    l’anno decisivo è però l’1988, in particolare la XIX Conferenza del KPSS (giugno 1988) che propugnò riforme inaudite e che, con il senno di poi, possiamo giudicare l’inizio della fine del comunismo;
    all’inizio di quell’anno c’era stato il drammatico caso di Nina Andreeva; mentre Gorby e il fido (e più liberale) Jakovlev erano in partenza per l’estero (in Jugoslavia e Mongolia, rispettivamente)-un classico nel mondo sovietico d’antan- la compagna Nina Andreeva pubblicò il 13/3/1988 su Sovetskaja Rossija, uno dei giornali più conservatori (dall’1986, grazie a Jakovlev e alle sue nuove nomine, vi era un crescente pluralismo nella stampa; ad esempio c’era un abisso fra le Moskovskie nobvosti e la Sovetskaja Rossija dove Jakovlev sbagliò nomina :D), un violento attacco alla perestrojka, denunciando l’abbandono del marxismo-leninismo, la rinascita del nazionalismo borghese e in particolare la rinnovata destalinizzazione (ripresa in 1986 o forse già ac fine 1985 con la pubblicazione delle Memorie segrete del defunto Mikojan e rinvigorita in 1987)
    costei era un’emerita sconosciuta (professoressa di chimica, sembra) ma si ritenne che fu Ligačëv a orchestrare il tutto per porre termine alla perestrojka, almeno quella “hard” (ripeto, lui era favorevole ad un maggiore efficientismo andropoviano);
    per farla breve, al ritorno Gorby e Jakovlev radunararonbo il Politburo e dopo 2 giorni di dure discussioni la ebbero vinta;
    il 5/4/1988 la Pravda pubblicò un duro articolo, non firmato per darfli ulteriore autorecvolezza (pare scritto da Jakovlev) in cui si condannavano le tesi della Andreeva (senza nominarla)
    poco dopo iniziarono sui giornali di provincia le “processioni” di lettere dei lavoratori a favore della perestrojka e contro i dogmatici
    la perestrojka averva vinto (Ligačëv era stato battuto e in autunno sarà retrocesso ad occuparsi di agricoltura)
    si potevano iniziare le grandi riforme..non a caso la storica conferenza citata sopra è di giugno
    io però mi chiedo
    nel marzo 1988 il Politburo era composto dai seguenti 12 compagni, oltre a Gorbačëv
    *Volodymyr Ščerbyc’kyj, 1 segr PC ucraino dal 1971
    *Andrej Hramyka, presidente del Presidium del Soviet Supremo da 1973
    °Vitalij Voronikov, P.M della RFSRR da 26/12/1983
    *Egor Ligačëv, responsabile ideologia e n° 2 da 23/4/1985
    °Nikolaj Ryžkov, P.M dell’URSS da 23/4/1985
    *Viktor Čebrikov, presidente del KGB da 23/4/1985
    *Mikhail Solomencev da 26/12/1983
    Ėduard Ševardnadze, Ministro degli Esteri da 1/7/1985
    §Lev Zajkov, 1° segr del PC di Mosca da marzo 1986
    Aleksandr Jakovlev, responsabile cultura da 23/6/1987
    °Mikalaj Sliuńkoŭ da 23/6/1987
    *Viktor Nikonov, si occupava di agricoltura da 23/6/1987
    orbene, quelli indicati con * (6) erano duri (o almeno conservatori), quelli con ° tendenzialmente conservatori (3) e pure Zajkov non era affidabilissimo (§); gli unici veramente riformatori 3 (e solo 3)
    immaginiamo che i duri e i conservatori si fossero accorti del pericolo e, superando le divergenze personali, fossero riusciti a isolare Gorbačëv, Jakovlev e Ševardnadze e dunque a destituire Mikhail Gorbačëv..la storia poteva ancora cambiare !
    lo stesso Archie Brown, con ironia britannica, ricorda che con la pubblicazione della lettera della Andreeva tutti tornarono a tacere per 3 settimane (tranne un oscuro cineasta), iclusi quelli che uno-due-tre annni dopo criticarono Gorby come “troppo comunista” e solo il 5/4/1988 quando comparve la risposta della Pravda, gli intellettuali tornarono ad avvalersi della glasnost’ 😀
    se era così in prim 1988, vi lascio immaginare come era la situazione in prim 1985 !..e come sarebbe stato facile, in URSS, mantenere il vecchio sistema
    punta al 1988 come vera svolta anche il fatto che in quell’anno fu abbandonata la campagna antireligiosa..pure in Russia (Millennio del battesimo della Rus’)..in Lituania (dove ancora ad inizio 1987 il LKP ignorò i 500 anni del battesimo dei lituani) in autunno fu restituita alla Chiesa cattolica la Cattedrale di Vilnius, trasformata in Museo dell’ateismo, dove i comunisti aveva scritto in latino Homo creavit Deum, ergo Deus non est !

    • Francesco scrive:

      ho serissimi dubbi su quello che dice Brown

      la sfida reaganiana stava massacrando l’URSS sia economicamente sia politicamente

      ciao

      • habsburgicus scrive:

        Dimentichi che Ronald salì al potere il 20/1/1981 e né il senescente Brežnev (in gen 1981-1982) né il marxistissimo Andropov (nov 1982-feb 1984..capo del KGB dal 1967 ad inizio 1982, qualcosa sapeva, non credi ?) né il brežneviano Černenko (feb 1984-marzo 1985) sentirono la minima necessità di cambiare alcunché* (anzi, Andropov, vabbé era il suo mestiere :D, eliminò gli ultimi dissidenti dando un giro di vite) .. e cambiamenti strutturali non fece pure il Gorby del 1985 (Brown che lo idolatra dice che lo fece per mascherarsi meglio e che già aveva in segreto tendenze socialdemocratiche che svilupperà in seguito..su questo si può discutere, anche perché avrebbe fatto fesso Andropov che fu il suo “pasdrino” e non mi pare fosse il tipo da potere raggirare impunemente, anche se tutto è possibile, per carità..quello che non è discutibile è che il Gorbačëv del 1985 non era ancora un riformista, al massimo un efficientista..lotta all’alcolismo, alla corruzione e ANCHE ripresa della lotta antireligiosa nel nome del leninismo puro ecc)… e siamo a 5 anni pieni di presidenza Reagan senza che il Cremlino abbia fatto nulla (in senso riformatore)..come lo spieghi ? non avrà forse ragione in questo (non in altro) Brown e, se permetti, il sottoscritto (perché molto di quello che ho scritto prima comprese le classificazioni dei membri del Politburo sono in buona parte mie, non sue, non è così dettagliato 😀 certo dopo innumerevoli letture, ça va sans dire)

        *ti ricordò che già Kosygin nel 1965 voleva fare una miniriforma economica (con un lieve spazio al mercato), ma i “puri” (Suslov !) lo obbligarono a lasciar perdere nel 1968 prendendo pretesto dalla “primavera di Praga”)..e Kosygin fu nel Politburo sotto Stalin in 1948-1952 e di nuovo dal 4/5/1960 al 1980, dunque credenziali marxiste impeccabili
        A dirla tutta Andropov propugnò in estate 1983 alcune semi-riformine in economia, nulla di eccezionale molto meno dei cinesi (del 1983 ! poi i cinesi proseguirono alla grande–..e seppellirono il vecchio Marxx, pur esaltandolo a parole :D)
        e meno anche degli ungheresi (1/1/1968)..Brown riporta testimonianze secondo cui il Gorbačëv pre—1985 avrebbe lodato le riforme ungheresi (dutante un viaggio là)..e lo possiamo credere..l’Ungheria rimase marxista..certo, a Suslov sarebbe venuto un colpo 😀 ma ad uno più giovane e meno dogmatico potevano, come erano in effetti, apparire riforme utili e in linea ccon il marxismo-leninismo..nulla di pericoloso quindi..é possibile che anche Andropov volesse spingersi fin lì, ma non subito

      • Z. scrive:

        Francè,

        l’URSS era già allo sfacelo più completo, per quanto la propaganda facesse ovviamente di tutto per nasconderlo. Per dirla con parole tue, era già massacrata di suo!

        Diciamo che Reagan, che pure ci si è impegnato con tutta la sua ottusità e tutto il suo fanatismo, non è riuscito a rilanciare la Guerra Fredda come avrebbe voluto.

        • habsburgicus scrive:

          era già massacrata di suo!

          si…ma poteva durare nei suoi confini sino ad oggi (ed oltre)..quando hai le armi nucleari nessuno ti può rovesciare (dunque, impossibile un trattamento “Saddam”)
          se non è stato così, lo si deve alle politiche di Gorby (sia che lo riteniamo un grande, un filantropo, un Uomo Giusto, come più a meno dice Brown, in termini più moderati, british understatement :D…sia che lo riteniamo un fesso, come molti in ex.URSS ..oppure un criminale 😀 come, mi pare, Zinov’ev ..anche se forse lo ascriverebbe pure lui ai fessi :D)
          vedo che con te sono più lontano ancora che da Francy
          infatti, con Francesco, io ammetto l’importanza di Reagan, semplicemente non la ritengo (più) decisiva
          tu addirittura dici che Reagan è stato quasi ininfluente….e che, con Reagan o senza Reagan, con Gorby o senza Gorby, crollava lo stesso !
          io non sono così ottimista 😀

        • Z. scrive:

          In effetti mi sembra difficile negare che Reagan o non Reagan etc.

          Gorby o non Gorby è un altro discorso e capisco il punto. Però direi che il carrozzone stava andando a pezzi dappertutto, e non c’erano più i mezzi per gestirlo.

          Detto questo, non penso che non abbia avuto alcun ruolo determinante. Bisogna ricordare che ha evitato ai popoli dell’Europa dell’Est il ripetersi di invasioni e repressione politica, e che ha assicurato alla Russia una transizione tutto sommato incruenta (questa sì non scontata, visti i terribili precedenti).

          Errori ne ha commessi, immagino, ma dopo è sempre facile dirlo 🙂

        • Francesco scrive:

          facciamo a spiegarci

          l’URSS era quello che il Milan è oggi

          un ex-colosso più morto che vivo, che nega l’evidenza perchè sa di non poter sopravvivere e di non poter cambiare

          solo che il golpe anti-Gorbaciov al Milan ha avuto successo e adesso il segretario del PCUS è Filippo Inzaghi

          e l’URSS (pardon, il Milan) sta andando a rotoli lo stesso

          in sintesi: il re nudo muore di polmonite anche se nessuno gli dice che è nudo per timore; di vergogna se glielo dicono

          ciao

        • Francesco scrive:

          mi sa che non ha neppure idea di quello che Ronald il Grande ha fatto!

          😀

          per i fanatici di militaria come me, quel periodo è meglio del calendario estivo di Sports Illustrated!

  22. Miguel Martinez scrive:

    Per roberto

    “sul serio non capisco perché sia così difficile riconoscere che ci sono dei fanatici che uccidono in nome del loro dio.”

    Non ho dubbi che si tratti di “fanatici”: si tratta infatti di un numero incredibilmente esiguo di individui, che sicuramente già all’età di sei anni facevano a pugni con i loro compagni di scuola. Le loro biografie indicano che sono persone strutturalmente “sopra le righe”.

    Quindi, lascerei perdere, perché di interesse solo psichiatrico, la questione del “fanatismo”.

    Casomai, ci sarebbe da definire cosa si intende per religione.

    • Z. scrive:

      Non capisco: in che modo la nostra personale opinione su cosa sia o meno “religione” rileva in ordine alle motivazioni degli attentatori?

  23. Miguel Martinez scrive:

    per Z

    “Non capisco: in che modo la nostra personale opinione su cosa sia o meno “religione” rileva in ordine alle motivazioni degli attentatori?”

    Infatti, in tutta questa vicenda, non ho tirato in ballo la religione.

    Non sono l’UAAR che crede che esista un’entità oggettiva e malvagia, fuori dall’essere umano, da eliminare, dopo di che vivremo tutti felici e contenti.

    Chi vuole tirare in ballo la religione, spieghi prima cosa intende.

    • Z. scrive:

      Temo sia difficilo chiederlo a chi ha assaltato CH, ormai. Quello che io e te intendiamo per “religione”, invece, non mi sembra abbia molta importanza…

  24. Peucezio scrive:

    Mah, mi secca un po’ dire la mia su questo tema, un po’ perché l’ho ripetuta tante volte, un po’ perché è un punto di vista completamente altro rispetto agli schemi con cui vengono inquadrate abitualmente queste questioni.
    Ma io continuo a ritenere che, rispetto a questo fenomeno, se si guarda allo specifico, alle storie individuali, ai contesti particolari, si capiscono alcune cose importanti, ma se ne perdono di vista altre altrettanto – e secondo me – più importanti.

    Il punto non è tanto la “religione”, termine un po’ ambiguo. Il problema è il rapporto col sacro e, diremi pure che è la mia ossessione ma secondo me è l’unico vero elemento esplicativo, la mediazione. Intesa come dato antropologico, ma, oserei dire, metafisico.
    E’ solo il rapporto con la mediazione che consente di capire i fenomeni in atto.
    E l’Isis, come anche gli attentatori di Parigi, lungi dal volerci riportare nel medioevo, sono espressione di un nuovo illuminismo. Illuminismo in salsa islamica, in salsa orientale.

    Trovo sempre estremamente potenti e penetranti le analisi di Miguel, ma ogni punto di vista, o quasi, ha sempre qualche elemento di unilateralità. E persino le analisi di Miguel, sideralmente più lucide, non dico di quelle dei giornalisti (che è ovvio) ma anche di tantissimi intellettuali, accademici, sociologi ecc. non fanno eccezione. E tantomeno le mie, unilaterali sotto molti aspetti.
    Ora, il punto è che comunque esistono meccanismi, principi, spinte che nella storia si ripetono, ritornano, che si ritrovano a distanza di secoli e millenni in luoghi e contesti diversissimi. E, proprio per questo, si tratta di principi con un fortissimo potere esplicativo. Ora, cadere nell’eccesso di analiticità e ritenere tutte le situazioni e i contesti storici e sociali incommensurabili fra loro, come degli unica assoluti, quasi metafisici (non dico che Miguel faccia questo, gli farei un grande torto, però questo è il rischio, estremizzando il suo metodo), rischia poi di far perdere il quadro generale.

    • Z. scrive:

      Non sono sicuro di aver capito, vista anche la mia ignoranza in materia. Tu sostieni che il nocciolo di tutta questa storia – dall’ISIS agli attentati in Francia – sia il rapporto dei musulmani con la mediazione in ambito religioso? e questo che rapporto avrebbe a tuo avviso con l’Illuminismo?

      • Peucezio scrive:

        Sì.
        Per inciso, a me dispiace per i redattori di Charlie Hebdo, che facevano un tipo di satira che io trovo odiosa, ma che non per questo meritavano di essere massacrati a quel modo, perché, al di là di tutto, quando si risponde con la violenza fisica a chi non ha esercitato violenza fisica c’è un salto di qualità nel senso dell’imbarbarimento.
        Però sono ben altre le cose che ritengo gravi, per cui ritengo che l’ondata di integralismo islamico sia davvero pericolosa. Al di là ovviamente che l’ISIS sia una cosa, i terroristi di Parigi un’altra, la stessa Al-Qaida è eterogenea al suo interno, ma, insomma, esiste un fenomeno per cui si sta diffondendo nel mondo islamico, già da decenni, forse da un secolo, ma con un picco in quest’ultimo periodo, una tendenza letteralista, anti-locale, anti-comunitaria, che aborre ogni forma di culto che non sia quello più astratto e univoco verso la divinità, ogni mediazione appunto, che odia i santuari, le immagini, i “santi”, cioè il culto degli asceti, dei santoni, ecc.
        E il fatto è che ‘sta gente non predica solo, ma fa danni enormi, disturgge moschee, santuari, crea un’internazionale islamica contro le solidarietà comunitarie, distrugge i villaggi e ammazza la gente, perché non abbastanza omologata; e francamente mi preme molto di più l’arte mediorientale, moschee e santuari millenari di quattro bestemmiatori parigini che si divertono a fare vignette di pessimo gusto.
        Semmai ciò che fa incazzare dell’eccidio di Parigi è che i luoghi anche in questo senso sono indifferenti.
        A me fa schifo il laicismo, l’illuminismo, la libertà di parola intesa come licenza di mancare di rispetto a tutto e a tutti, ma fa parte della storia europea, quindi è giusto combattere queste cose, ma non è l’allogeno che ha diritto a decidere per noi e a imporci una visione del mondo.
        Che oltretutto va nella stessa direzione, perché questo tipo di integralismo islamico è nemico della storia, con le sue stratificazioni, e a suo modo razionalista e astratto, nemico del sacro e del culto, esattamente come l’illuminismo europeo.

  25. mirkhond scrive:

    Peucezio ritiene che il fondamentalismo sunnita sia l’equivalente del protestantesimo.
    Convinzione che in lui si rafforza, dagli ambigui rapporti che tale galassia sunnita mantiene con u$raele….

    • Peucezio scrive:

      Sì, e a maggior ragione con gli americani.
      Insomma, a me mi possono dire quello che vogliono, ma praticamente non c’è una cosa che gli americani non abbiano fatto per rafforzare l’integralismo islamico salafita e letteralista, a discapito di nazionalismi arabi, gruppi sciiti e qualsiasi altra istanza che non fosse quella dei sunniti radicali e iconoclasti.
      Hanno abbattuto Saddam, hanno tentato di abbattere Assad, sono nemici di Iran, Hezbollah, di ogni nazionalismo anti-integralista, mentre sono alleati strettissimi dell’Arabia Saudita e degli emirati del golfo.
      Obama non va a braccetto con Califfo dell’ISIS davanti alle telecamere giusto per un minimo di decenza, ma poco ci manca.

      • mirkhond scrive:

        Si qui hai in effetti ragione.
        Mi chiedo però se il giocattolo dovesse sfuggirgli di mano….

        • Peucezio scrive:

          Cos’hanno da perdere…
          Anche l’11 settembre: è morta un sacco di gente, donne delle pulizie, ecc., ma di pezzi grossi, che hanno davvero le mani in pasta, nessuno.
          Gli unici che possono impensierire sul serio l’egemonia americana sono le potenze emergenti, ma il mondo islamico è troppo frazionato per impensierirli seriamente.
          Mentre può essere un ottimo fattore destabilizzante proprio per queste potenze.

  26. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Però sono ben altre le cose che ritengo gravi, per cui ritengo che l’ondata di integralismo islamico sia davvero pericolosa. “

    Concordo in buona parte.

    Chiaramente abbiamo a che fare in gran parte con degli sradicati, che siano figli di contadini in Egitto o figli di facchini a Parigi.

    Abbiamo a che fare con le semplificazioni mediatiche: la più semplice è che l’Isis, comparso dal nulla, composto da quattro gatti giovani, è riuscito a conquistare metà di due stati e da mesi tiene testa al mondo intero, continuando a vincere.

    Che da una parte, può sembrare un miracolo divino; dall’altra, è l’esaltante senso – per un ragazzo delle banlieues – che finalmente non dobbiamo solo prenderle, gliele possiamo pure dare.

    E per una volta, la mediasfera non divide il mondo tra due bianchi – che so, Berlusconi contro Renzi per citare un esempio italiano – ma tra i bianchi e gente come noi.

    • Peucezio scrive:

      In effetti la pericolosità di queste cose è proprio che hanno successo, che fanno leva su delle istanze reali. Istanze che a loro volta sono un prodotto dello stesso sradicamento, che queste risposte acuiscono ulteriormente, ma dando un senso d’appartenenza, che è un senso d’appartenenza che io ritengo fittizio, perché non basato sulle aggregazioni naturali, ma su dottrine astratte, ma che in ogni caso funziona, soprattutto con chi non ha nient’altro e non ha nulla da perdere.

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