Tempi nuovi

L’altro giorno, incrocio un corteo di lavoratori della Pirelli di Figline Valdarno.

Dal palco, un sindacalista spiega che la Pirelli sta per vendere la fabbrica alla ditta belga Bekaert. Ora, continua, in Italia le tasse sono più alte e la manodopera costa di più che altrove. E quindi la Bekaert intende acquistare la fabbrica, meraviglie del libero mercato, al semplice scopo di chiuderla. “Ma noi non lo permetteremo!“, conclude.

Verrebbe da chiedersi, esattamente come faranno a impedirglielo? Scioperando contro il nuovo datore di lavoro, che non aspetta altro? Camminando avanti e indietro con le bandiere per le strade di Firenze? Combattendo per abolire le tasse e contemporaneamente ridurre i propri stipendi fino a rendere l’Italia capitalisticamente appetibile?

Noi non possiamo mai essere certi del futuro, ma a occhio e croce, il destino degli operai di Figline Valdarno direi che è segnato. Sappiamo anche che ben pochi di loro si potranno riciclare come creativi nel settore dell’alta moda o come informatici in grado di competere con Silicon Valley o Bangalore.

Questa storia è un dettaglio, ma va inquadrata in un contesto di forze convergenti, che è quasi inutile elencare.

Cose diversissime, in apparenza –  il tramonto del mondo del libro che cambia l’intera struttura dell’intelletto umano, la sostituzione della politica con le decisioni delle grandi istituzioni finanziarie, l’automazione che rende superflua la maggioranza della specie umana, la generale interconnessione in un unico flusso virtuale che comprende ricchezze, controllo e immaginario; e poi la fine per biologia di sintesi di ciò che finora abbiamo chiamato “essere umano”…

Sono tutte cose che conosciamo, ma che restano in qualche modo alla periferia della nostra visione. Anche perché nessun essere umano è lontanamente in grado di intuire come funzionino realmente tutte queste forze, tutte in rapida accelerazione, e tutte interagenti l’una con l’altra. Nascono facilmente confuse esagerazioni, della cui natura spesso penosa approfittiamo per dirci, no, è tutto in ordine, era solo un pazzo che alzava la voce!

Non abbiamo la minima idea di come andrà a finire; ma sappiamo che in questo momento, e non nel futuro, sta volgendo a termine un complesso di vita che potremmo definire nel sequente modo:

Io studio, in buona parte per imparare a fare un lavoro per qualcun altro.

Questo qualcun altro ha bisogno di me perché guadagna vendendo le cose che faccio con il mio lavoro.

Prestando il mio lavoro, guadagno abbastanza soldi da avere un tetto, mangiare e mettere su famiglia: tutte cose che richiedono un minimo di pianificazione e hanno a che fare con un’idea di lunga durata.

E anche per pagare le tasse con cui un ente in sé immaginario, una pura astrazione – lo Stato – mi assicura salute, sicurezza, scuola e pensione, e almeno in teoria esegue i miei voleri, espressi attraverso i miei rappresentanti politici.

Se ragioniamo in termini di complesso di vita, e non solo di questo o di quel particolare problema, capiremo immediatamente quale sia il limite di tutte le soluzioni contraddittorie che vengono proposte per “uscire dalla crisi“:

abbandonare l’Euro, rafforzare l’Europa; importare più manodopera, cacciare gli immigrati; tagliare sulla spesa pubblica o fare i keynesiani per rilanciare l’economia; ridurre le tasse o aumentarle; investire di più sulla scuola per tutti oppure sulla formazione di esperti designer di orologi d’oro per ricchi cinesi; combattere l’inquinamento o rafforzare l’industria automobilistica… tanto per citare alcune delle tante idee disperate che si sentono in giro (tutte comunque riassumibili nel concetto, “ecco ciò che io vorrei che lo Stato facesse...”).

In realtà, se non c’è una soluzione, forse non c’è nemmeno un problema: c’è un evento storico.

E l’evento storico è l’agonia dell’intero complesso di vita, strutturato sui poli del Cittadino, del Lavoro e dello Stato.

Questo dato di fatto è talmente enorme e pauroso, che – almeno in Europa e soprattutto in Italia – le persone pensanti tendono a cercare rifugio in discorsi che hanno quasi sempre tre caratteristiche: sono rivolti al passato, sono idealistici e sono paralleli, tutti termini che adopero qui in un senso un po’ particolare.

Rivolti al passato, perché tutti i riferimenti, sia per indicare ciò che va demonizzato, sia per indicare ciò che va esaltato, si trovano in storie di cui abbiamo perso completamente il senso. Che si tratti della cristianità, del nazismo, dello stato liberale e/o sociale o del comunismo, ogni argomentare sul passato – che pure è un tema affascinante – nasconde false piste su come agire nel presente.

Idealistici, perché si ritiene che basti affermare un’idea, un principio, un “valore” (termine tra i peggiori), che da una parte, fa sentire migliore degli altri chi la sostiene; dall’altra sottintende il potere magico delle idee di far sì che il mondo si adegui ai nostri pensieri. “Io sono favorevole, io condanno, io esigo, io credo…” Un’espressione verbale che ha all’incirca la stessa efficacia del tifoso che il giorno dopo, al bar, spiega come lui avrebbe vinto la partita.

Paralleli, perché i media ci presentano campi di discussione molto ristretti e spesso del tutto irrilevanti, entro i quali  possiamo liberamente portare acqua infinita al mulino di discorsi di cui ognuno è già convinto in partenza, e che vanno avanti come due rette parallele che non si incontreranno mai.

Tipiche le discussioni accese, ad esempio, a proposito di stupide battute pronunciate da politici impotenti; ma anche tutto il dibattito sui “valori della famiglia” con annessi e connessi, dove le due parti recitano il ruolo dei “valori vecchi contro i valori nuovi”.

Dalla fine di un complesso di vita, deriva un elemento molto concreto: lo svuotamento dello Stato dal basso verso l’alto.

Poiché lo Stato è un costrutto della fantasia umana (non diversamente dai colori che sulla cartina ne segnano gli invisibili confini), mi permetto di parlare delle sue diverse declinazioni tutte insieme.

In apparenza, lo Stato non solo ancora esiste, ma alla testa assume forme sempre più totalizzanti: andiamo sempre più verso la costruzione di un unico massiccio dispositivo, cui si è scelto di dare il nome di “Europa”.[1]

Sotto questo unico dispositivo, altri reggono più o meno bene.

Pensiamo, in Italia, al dispositivo militare; oppure all’immenso sistema TAV, cioè il geniale meccanismo inventato dopo Tangentopoli per permettere alla Fiat, alle grandi cooperative dette “rosse” e alla mafia di continuare ad arricchirsi con i soldi pubblici.

Dove emerge invece in modo evidente la dissoluzione dello Stato è in basso: ogni giorno, quando ci guardiamo attorno, vediamo un altro pezzo che scompare. Che sia il consultorio di quartiere venduto per fare velocemente quattrini, il vigile che non controlla più, il custode o le saponette che mancano nella scuola, la ludoteca che perde un operatore, l’autobus che non passa più…

Tra qualche mese, gli anziani che si recavano all’ASL a due passi da qui dovranno prendere due autobus per recarsi all’altro capo della città, perché il presidio chiude (il Comune dice che è colpa della Regione, tiè).

Sono storie che tutti conosciamo, avvengono lentamente, ciascuna da sola sembra evitabile, attribuibile quindi a un errore o a una debolezza. Ma se un giorno riuscissimo a metterle tutte insieme, vedremmo che se lo Stato negli ultimi anni si è ridotto in alto – poniamo, tanto per sparare qualche cifra del tutto inventata – del 10%, in basso si è ormai ridotto del 50%. E a quel punto capiremo che si tratta di storia, non di questo o quell’assessore.

In questo vuoto, si inseriscono due attori, che possiamo chiamare molto superficialmente il Privante e la Comunità Attiva.

Il Privante (meglio noto come “il privato”, con un curioso contorcimento semantico) raramente sostituisce le funzioni dello Stato, salvo in qualche caso come gli asili nido.

Di solito occupa gli spazi dello Stato per nuovi fini, come le caserme in dismissione che le finanziarie stanno acquistando per fare grandi alberghi qui a Firenze; o più semplicemente, come i marciapiedi che i ristoratori riempiono sempre di più con i loro tavolini, approfittando anche del fatto che la squadra dei vigili che la notte dovrebbe vegliare sulle loro irregolarità è stata praticamente sciolta.

Infatti, anche in quel settore della vita che amano chiamare “economia”, succede come con lo Stato: in alto ci sarà pure un po’ di “crisi”, ma i soldi continuano a girare in quantità che superano la possibilità di consumo degli stessi ricchi. E quindi non mancano i clienti per i grandi alberghi, i ristoranti o le Ferrari. Casomai, nella stessa città, sono i non ricchi la cui sopravvivenza viene minacciata direttamente.

Il Privante, come dice il nome, priva: esclude gli altri cioè da quelli che in passato erano in qualche maniera spazi sociali.

Viceversa, ovunque in Italia emergono quelle che possiamo chiamare le Comunità Attive, innumerevoli associazioni e soprattutto comitati che nascono ogni giorno. E’ un termine oggettivo, senza giudizi politici o morali: comprende tanto il gruppo di volontariato che va in un campo Rom, quanto gli abitanti che si uniscono per chiedere la chiusura dello stesso campo.[2]

Mettere sullo stesso piano entrambe le Comunità Attive – i cattocomunisti che alimentano i delinquenti zingari, oppure i razzisti padani che vogliono cacciare chi è diverso – è un bel modo di risvegliare quei discorsi paralleli di cui si parlava prima.

Eppure ci sono punti in comune tra le due Comunità. Entrambe suppliscono alla scomparsa dello Stato – o perché portano solidarietà o perché cercano maggiore sicurezza -, si organizzano da sé e al di fuori delle istituzioni e lavorano in quello che viene chiamato con disprezzo il “proprio orticello“.

Se guardiamo una simile realtà usando solo il metodo del Discorso Parallelo, corriamo il rischio di buttare in moralismo un fenomeno storico, e quindi di non coglierne la portata.

Se io dico, “si dovrebbero impedire queste ronde padane”, o viceversa, “si dovrebbero mandare via questi zingari ladri”, adopero in entrambi i casi un pronome impersonale. Ora, i pronomi impersonali mascherano qualcosa che vogliamo nascondere, innanzitutto a noi stessi. Per si, intendiamo probabilmente lo Stato, a meno che non intendiamo il dio Zeus.

Ora potrebbe essere giusto che lo Stato mandi la polizia per cacciare questi o quegli altri. Non c’è nulla di male a chiedere allo Stato di fare qualcosa. Ma ragionando così, perdiamo di vista il quadro generale: cioè che lo svuotamento dello Stato è inevitabile, ed è inevitabile che quel vuoto venga riempito da altri attori.

Le Comunità in questi anni sono diventati un elemento molto importante in Italia. Credo che ciò spieghi in buona parte lo straordinario risultato ottenuto da Beppe Grillo alle elezioni, una cosa che forse sfugge ai grandi media che trascurano le mille realtà locali di questo paese.

Preciso subito di non aver votato per Grillo e di non avere alcuna fiducia in lui.

Ma è un fatto che il successo di Grillo, che non ha precedenti nella storia italiana, è stato costruito totalmente al di fuori e contro i media, grazie a migliaia e migliaia di singole persone, che quasi sempre riflettevano le confuse e varie esigenze dei comitati che ovunque combattevano per cause non rappresentate dalle istituzioni, dalla lotta contro gli inceneritori a quella contro il TAV.

Le Comunità, e le milioni di persone che in tanti posti erano personalmente in contatto con loro, si sono sentite talmente libere dal rispetto dovuto alle istituzioni e ai partiti da scegliere qualcosa di totalmente innovativo nel panorama politico italiano. Insomma, il successo di Grillo ci dà qualche misura dell’effetto che la crescita delle Comunità ha avuto, e lo cito solo come indicatore statistico.

A questo punto, un riassunto di quelli che ritengo siano dati di fatto, che dobbiamo tener presente ancora prima di decidere cosa fare concretamente.

C’è una convergenza di forze travolgenti, che sta cambiando in maniera irriconoscibile il mondo.

Questa convergenza sta già portando alla crisi lenta ma irreversibile del triangolo Cittadino, Lavoro, Stato, e quindi alla fine di tutto il complesso di vita in cui siamo cresciuti e che forma il nostro modo di vedere le cose.

Proprio perché la crisi è convergente, non possiamo sperare in una “soluzione”.

Si fa benissimo a resistere dove si può – a chiedere un metro in meno di un tunnel in Val di Susa e un bidello in più nella scuola elementare. Semplicemente, non illudiamoci che l’argine terrà.

Questa crisi implica in particolare lo svuotamento, a partire dal basso, dello Stato.

Che viene lentamente sostituito da due tipi di attori, il Privante e la Comunità Attiva.

Chiaramente, il Privante ha immensi vantaggi. Non solo ha più soldi; soprattutto, i soldi permettono di costruire rapporti contrattuali a lungo termine, molto più solidi dei rapporti affettivi su cui si fonda la Comunità. I medievisti mi perdoneranno l’uso di un termine inappropriato, se dico che è più facile che il futuro sia quindi “neofeudale” che comunitario.

Però, poiché le mie finanze mi impediscono di far parte del Privante, mi interesso alla Comunità.

La Comunità rappresenta ciò che le persone più attive di un determinato luogo ritengono importante e su cui sperano di poter concretamente incidere, e quindi può avere mille aspetti contraddittori, anche se quello prevalente sarà naturalmente la difesa contro il Privante.[4]

Fin qui ci sono quelli che considero i fatti, o una parte degli infiniti fatti della vita. E’ evidente che ho tirato via con l’accetta e semplificato oltremodo. E l’ho fatto focalizzando sempre sul piccolo punto del pianeta in cui mi trovo e posso agire, che è facile fare i santi con le corone di spine degli altri.

E’ legittimo avere in antipatia i fatti, o sognare un ritorno al passato; ma è sicuramente anche inutile, e la vita è breve.

Se questi sono – più o meno – i fatti; e se indietro non si torna, ogni tentativo di cambiare i fatti o di tornare indietro è destinato al fallimento. Non permette quindi scelta, e non c’è dunque libertà.

Le cose cambiano se mi pongo un altro tipo di domanda: in che modo posso fare qualcosa lì dove mi trovo, oggi, con le persone e le storie che ci sono realmente?

Qui c’è lo spazio della libertà, in cui le nostre scelte possono contare qualcosa.

Nota:

[1] Non intendo con questo partecipare al piccolo coro “antieuropeo”. Dire che l’insieme della burocrazia europea e delle decisioni di enti bancarie pone fine alla democrazia nel continente, non significa ritenere che le decisioni prese da burocrati e da banchieri siano peggiori di quelle che prenderebbero i politici delle varie nazioni.

[2] E’ un esempio volutamente semplificato, sarebbe stato più corretto fare un confronto tra un comitato “di sinistra” che occupa case sfitte e uno “di destra” che se la prende con i Rom. Infatti, il gruppo di volontari nel campo Rom probabilmente nasce prima del comitato contro i Rom, ha una struttura più organizzata e collabora di più con le istituzioni.

[3] Per correttezza, metterei tra le Comunità persino le ronde padane, ma nella realtà  quasi tutti i raggruppamenti che conosco io nascono per difendere un bene pubblico contro qualche forma di speculazione. Oppure sono come quel comitato, mantenuto da commercianti benestanti, che in una via del centro a Firenze, supplisce all’assenza dello Stato battendosi per cose semplici e concrete.

P.S. Noterete uno stile un po’ insolito, forse, in questo scritto, assai più astratto di ciò che normalmente scrivo. Il lettore più accorto vi coglierà una sorta di omaggio a tutto ciò che Costanzo Preve mi ha insegnato, assieme al grandissimo divario tra le sue e le mie conclusioni.

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268 risposte a Tempi nuovi

  1. mirkhond scrive:

    Se questi sono i fatti, da noi possiamo solo aspettarci il dominio della camorra o delle malavite organizzate, le uniche forze di imprenditoria privata davvero capaci di condizionare pesantemente un territorio dove diversi tipi di solidarietà sono molto deboli se non inesistenti…..

    • Andrea scrive:

      “un territorio dove diversi tipi di solidarietà sono molto deboli se non inesistenti…..”.

      Mi limito a parlare delle realtà che conosco meglio. Per quanto riguarda Palermo, rimando alla figura (e al lavoro) del missionario laico Biagio Conte…
      A Torino esistono organizzazioni che si occupano dei sempre più numerosi senza-tetto, in quella che è ormai la Città più povera del “Nord”…
      A Palermo, mi è capitato di prendere parte personalmente ad iniziative a vantaggio dei rifugiati politici, nonché ad altre a vantaggio della “nostra” gente.
      La solidarietà c’è: almeno, così mi risulta…

      • daouda scrive:

        si si ma solo questo puoi fare, dicendoti che sei buono, rimanendo e confermando il sistema. Tu come io si intenda.

  2. mirkhond scrive:

    “I medievisti mi perdoneranno l’uso di un termine inappropriato, se dico che è più facile che il futuro sia quindi “neofeudale” che comunitario.”

    Qui concordo in pieno.
    Chi ha soldi, ha più capacità e possibilità di impadronirsi del vuoto lasciato dallo stato centralizzato.
    E questo porta ad una società di tipo statunitense, dove il povero è totalmente indifeso di fronte alla più brutale cultura del capitale privato e privante.
    E ciò di conseguenza, mi porta a dubitare dell’efficacia dei comitati di quartiere, che possono funzionare in realtà già solidali e con forte e storica tradizione “barricadera” come l’Oltrarno.
    Altrove solo il dominio delle mafie…..

  3. Mauricius Tarvisii scrive:

    L’impersonalità è qualcosa di meraviglioso: quando dono il sangue ho la consapevolezza che potrei perfino darlo a qualcuno che mi sta cordialmente antipatico e che non ricambierebbe mai il favore, ma ecco che interviene la spersonalizzazione e non ha più alcuna importanza.

  4. mirkhond scrive:

    Tra l’altro in questo sgretolamento dello stato sociale, le prime vittime saranno proprio i malati fisici e pscichiatrici, i quali se non abbienti potranno soltanto suicidarsi.
    Magari con una nuova legge provvidenziale che legalizzi l’eutanasia.
    Sarebbe un bel risparmio di soldi erogati a parassiti improduttivi e incapaci di sopravviere, in società dove la famiglia non esiste più, senza quei servizi.
    In più si creerebbero i vuoti umani necessari a far posto alle nuove ondate migratorie, per la gioia di leghisti e sizzini varii, che sanno solo lamentarsi, ma senza proprorre soluzioni alternative credibili……

  5. Moi scrive:

    *** Qual è il Modello di Stato Migliore ? ***
    I

    Solone: “Lo Stato nel quale coloro che non hanno ricevuto alcun torto perseguono e puniscono i colpevoli, non meno di quelli che hanno ricevuto ingiustizia.”

    II

    Biante: “Quello dove la legge è temuta da tutti come se fosse un tiranno.”

    III

    Talete: “Quello che non ha né troppi poveri né troppi ricchi.”

    IV

    Anacarsi: “Quello in cui ognuno considera ogni cosa e giudica nel contempo il vantaggio secondo la misura dell’onesto e lo svantaggio secondo quella del disonesto.”

    V

    Cleobulo: “Quello dove i cittadini temono un rimprovero più delle guardie.”

    VI

    Pittaco: “Quello dove non sia possibile che i disonesti governino e gli onesti non governino.”

    VII

    Chilone: “Quello dove si ascoltano le leggi e non gli oratori.”

    *** E se lo Stato si estinguerà, come non detto. ***

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Magari quello teorizzato da gente vissuta un po’ più di recente, visto che sembri esserti arruolato tra i teorici dello Stato minimo (saluta Francesco!) 😀

    • PinoMamet scrive:

      Ma no dai Mauricius,

      a ‘sti tizi era stata chiesta una frase, mica un trattato.

      • Mauricius Tarvisii scrive:

        Avrebbero parlato del Welfare, altrimenti?

        • Francesco scrive:

          perchè Talete cosa ha fatto, maledetto criptocomunista che non è altro?

          sembra quasi Papa Francesco, quasi

          ciao

          Francesco

          🙂

      • PinoMamet scrive:

        Che ne so, non conosco trattati sulla politica di Cleobulo o di Pittaco.

        Se invece parli di Greci in generale, gli si può dire, ma non che la politica non gli interessasse, o che non scrivessero in proposito.

    • Moi scrive:

      Il Modello Emiliano mi pare tendenzialmente (!) “alla Talete” …

      PS

      Antichità Pagana: Massimo Rispetto !

  6. mirkhond scrive:

    Secondo me si estinguerà un tipo di stato, per esserne sostituito da un altro tipo: un comitato d’affari teso a privatizzare e profitti e a metterla in culo a tutti gli altri…..
    Ma il vuoto in qualche modo si riempirà….
    Solo che sarà molto peggiore……

  7. mirkhond scrive:

    privatizzare i profitti

  8. Moi scrive:

    A proposito di uscire dalla “Mostruosa Crisi Maledettta” [cit.]:

    http://www.youtube.com/watch?v=7jmmzxi2ceE

    … ecco l’ altra ispirazione oltre ai robottoni, che ignoravo:

    http://www.youtube.com/watch?v=Q3wgW9HYEJI

  9. Moi scrive:

    ** A proposito di crisi,

    Come dice un certo Stefano Vassallo : **

    La pochezza e la miseria dell’italietta messa alla berlina da un transessuale turco. Meraviglioso!

    http://www.youtube.com/watch?v=Fw-3Chk6MXQ

  10. Peucezio scrive:

    Eppure c’è sempre qualcosa che non mi convince del tutto, quando si parla di questa avanzata del caos.
    In generale si respira anomia, disarticolazione delle strutture, ma potrebbe essere una mera crisi di assestamento. D’altronde nei paesi emergenti sta succedendo quello che qua è successo mezzo secolo fa e che andava nel senso opposto di quello attuale: diffusione di benessere, sviluppo dello stato sociale, capitalismo industriale e terziario con forte presenza statuale. Lì insomma l’ordine avanza, sia pure a discapito di forme d’ordine precedenti, più locali e ridotte.
    E noi non siamo più la parte vitale del mondo, siamo al traino: quello che succede da noi non è all’avanguardia, è alla retroguardia: non è più il nostro modello a imporsi.
    Mi chiedo se da noi non ci sia semplicemente la crisi della periferia (che comprende anche gli Stati Uniti, anche se ci metteranno un po’ a rassegnarvisi).
    Questo significa che il futuro del mondo è una riedizione del boom degli anni ’60? Ovviamente no, ma non è detto che la direzione sia verso il decremento di ordine. Perché la periferia non rimane tale per sempre, viene assimilata e integrata dal centro, che intanto è centro in quanto è centripeto e dirige.

    Nessuno di noi, credo, è vissuto in India o in Cina. Probabilmente se qualcuno di noi ci vivesse e ci lavorasse per alcuni anni, tornerebbe con una percezione del mondo completamente diversa, leggerebbe la contemporaneità con tutt’altro prisma.

    • Roberto scrive:

      Sono sostanzialmente d’accordo

    • Francesco scrive:

      d’accordissimo, in gran parte è un problema di prospettiva

      per qualche secolo l’Occidente, prima l’Europa, è stato il centro del mondo e non riusciamo a metabolizzare la nostra decadenza e sempre minore rilevanza

      come se analizzassi il calcio mondiale partendo dalla crisi di quello italiano, per fare un paragone

  11. Moi scrive:

    *** Difficile non pensare alle considerazioni di Pietrangelo Buttafuoco sulla Secolarizzazione ***

    “questa Italia è un Paese quasi più musulmano di noi [Turchia, ndr] quanto a chiusura mentale”

    Efe Bal

    [cit.]

    —————————————–

    Il resto è qui :

    http://www.linkiesta.it/efe-bal

    • Moi scrive:

      Ora che ci penso: Efe Bal non dice nulla di particolarmente diverso da Tommaso Padoa Schioppa … anche se Ella-ex-Egli 🙂 lo dice con una sensibilità umana spontanea impensabile per l’ ex Ministro. Questo, a livello formale.

      Ma la vera (!) differenza è, a livello invece contenutistico (!), che Tommaso Padoa Schioppa disse “Le tasse sono una cosa bellissima !” [cit.] avendo in mente sempre e soltanto, immutabilmente … i “Soliti … Culi” 😉 .

    • Roberto scrive:

      Simpatica e sveglia questa Efe!

      Sarei curioso di sapere come funziona questo meccanismo all’apparenza assurdo:
      1. Non posso pagare le tasse
      2. Mi fanno una mega multa perché non pago le tasse…

      • Z. scrive:

        Ti faccio un esempio analogo…

        Acquisti un fondo urbano, che non è edificabile.

        Poi ti arriva una multa perché non hai edificato.

        Così scopri che mentre le norme statali vietano di costruire su quel fondo, quelle comunali prevedevano l’obbligo di farlo pena una sanzione pecuniaria.

        A questo punto che fare? Paghi, e paghi in fretta. Così la multa è tutto sommato contenuta. Il tuo vicino di casa, invece, che vista la situazione assurda decide di non pagare, si vede arrivare una nuova sanzione aumentata del triplo.

        E a questo punto paga anche lui, colmo di felicità.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Per questi casi esiste il TAR che dichiarerà illegittimo la norma secondaria comunale per violazione della norma primaria statale.

        • Z. scrive:

          Ah, quindi la soluzione sarebbe stata spendere un fraccabusso di soldi tra spese e avvocati per una multa di modesto valore economico.

          Peccato non averlo saputo, tanti anni fa.

          🙂

        • Francesco scrive:

          chi non è disposto a lottare per i propri diritti li vedrà sempre calpestati, immagino

  12. Moi scrive:

    @ TORTUGA :

    A proposito di “chiusure mentali degne dei Musulmani” …

    http://www.corriere.it/esteri/13_dicembre_04/francia-primo-si-parlamento-legge-contro-prostituzione-clienti-saranno-sanzionati-d8711cfc-5d00-11e3-a319-5493e7b80f59.shtml

    Mais … qu’est-ce qui se passe en France ?!

    • Tortuga scrive:

      Mah, che dire … tanto dispiacere non mi fa che vengano multati i clienti 😉

      • Z. scrive:

        Anche a me piace questa legge.

        Insegna alle donne come devono e come non devono vivere, spiega loro che non sono libere di disporre del loro corpo come credono, ordina loro a che condizioni possono o non possono fare sesso.

        E soprattutto, discrimina quelle povere che esercitano per strada da quelle più benestanti che possono esercitare nella loro bella casetta. Al riparo dagli occhi vigili della gendarmeria, che difficilmente farà irruzioni armate negli appartamenti per multare i clienti e sottrarli alle prostitute.

        Certo, la multa la faranno al cliente. Ma le signorine benestanti saranno probabilmente disponibili ad accollarsi parte delle spese (alcune l’hanno già annunciato da tempo). Così imparano a prostituirsi, queste sgallettate!

        Insomma: una legge contro le libertà delle donne, specie se non abbienti. Un bijou. Proprio non capisco perché quasi sei donne su dieci e quasi otto uomini su dieci sembrino essere contrari…

        😀

  13. Mauricius Tarvisii scrive:

    Esisterebbe uno strumento di lotta per gli operai dello stabilimento che verrà chiuso: lo sciopero di solidarietà. A voi la semplice riflessione per cui nessuno sciopererà per loro.

    • Moi scrive:

      @ MAURICIUS

      Gnocchi&Palmaro oppongono “Brevitas Definitoria PreConciliare” VS “Diluvio Universale Cartaceo delle Conferenze Ecumeniche Episcopali PostConciliari” … 😉

    • nic scrive:

      O dopo l’inevitabile chiusura per le ferree regole del capitalismo, l’occupazione ed autogestione della fabbrica da parte degli operai licenziati.

      In Argentina sono varie decine le fabbriche “recuperate” che ancora producono (senza bisogno di finanziamenti pubblici) e resistono al decennio di restaurazione oligocapitalista… forse la piú grande, combattiva e conosciuta é Zanon Ceramiche http://www.obrerosdezanon.com.ar/html/index1.html.

      Ma gli operai di Zanon hanno resistito assediati durante settimane con fionde (e micidiali bilie ceramiche) contro lacrimogeni e proiettili di gomma. La cittá di Neuquen li ha appoggiati.

      Ed i consumatori argentini -non tutti chiaramente- continuano ancor oggi a comprare le piastrelle di Zanon proprio perché Zanon é stata recuperata dagli operai.

      Quanti operai della pirelli di Figline Valdarno sarebbero disposti a giocarsi la vita od anche solo un occhio con una fionda in mano? Ed i sofisticatissimi consumatori italiani comprerebbero i pneumatici pirelli autoprodotti solo per solidarietà? Se esce un nuovo modello di michelin piú “performante”?

      Concordo, non sono gli strumenti di lotta che mancano …

      • Francesco scrive:

        ci mancherebbe solo che nell’acquistare degli pneumatici avessi criteri diversi dal rapporto prezzo/qualità!

        follia pura ed esiti criminali

  14. Peucezio
    In generale si respira anomia, disarticolazione delle strutture, ma potrebbe essere una mera crisi di assestamento.
    Certo che lo è! devi solo essere disposto ad ipotizzare che l’assestamento possa perdurare per un tempo indefinito.

  15. Andrea scrive:

    “Combattendo per abolire le tasse e contemporaneamente ridurre i propri stipendi fino a rendere l’Italia capitalisticamente appetibile?”.

    Però bisogna tenere conto di un fatto: mi risulta che esistano paesi (in seno al contesto europeo, e quindi – tutto considerato – simili al nostro) con uno stato sociale più efficiente di quello italiano (in grado di proteggere concretamente i ceti in maggiore difficoltà), con stipendi mediamente più consistenti di quelli italiani e con capacità di attrazione investimenti incomparabilmente superiore a quella del Belpaese. Torno a ripetere che non sono un economista, e quindi non spetterebbe a me parlarne. Ma la mia personalissima impressione è che se, prima ancora di pensare alle tasse e agli stipendi, si riuscisse a portare “a quote più normali” – per dirla con Battiato – il nostro caos legislativo (fonte primaria di insicurezza), nonché a ridurre in modo significativo i tempi – che attualmente si attestano su scala “geologica” – di funzionamento del nostro apparato burocratico, a riformare il sistema giudiziario, a sciogliere le “corporazioni” fondate su interessi e privilegi inveterati, e a – cosa più importante – combattere SUL SERIO (anziché stringere alleanze sotto banco) le clientele e le organizzazioni criminali, forse l’Italia riuscirebbe ad attrarre investimenti e lavoro: questo, naturalmente, non risolverebbe le grandi questioni di scala mondiale, ma almeno allevierebbe il disagio profondo avvertito dalle nostre classi lavoratrici, e sarebbe già qualcosa. Ovvio che il contributo del singolo, rispetto a tutte le considerazioni suddette, è minimo, ma…

    “Il Privante, come dice il nome, priva: esclude gli altri cioè da quelli che in passato erano in qualche maniera spazi sociali.”

    Questo assunto, a mio modestissimo avviso, non è sempre applicabile. Lo spazio sociale, a volte, può rimanere pubblico, anche senza la gestione statale: prima facevo riferimento al caso di un sito di interesse culturale aperto a tutti, sebbene a gestione privata (non è detto che il prezzo di ingresso imposto dalle amministrazioni statali sia inferiore). Adesso, mi viene in mente un esempio più vicino alle mie competenze. Credo che nessuno spazio sia più “sociale” di un luogo di transito, come un terminale di trasporto (ferroviario o aeroportuale, ad esempio). Ebbene, prima dell’avvento delle aerolinee low cost – con pregi e difetti, per carità, non sto qui a sindacare su questo… – i grandi vettori di trasporto aereo (compresa la nostra “splendida” compagnia di bandiera) strutturavano le proprie rotte secondo il modello “hub&spokes” (l’equivalente del monopolio in ambito aeronautico…), il che comportava concentrazioni di capitali in corrispondenza degli aeroporti principali (grandi snodi di traffico), tariffe inaccessibili, etc. D’altra parte, l’avvento delle low cost ha consentito la nascita di networks paralleli di trasporto, che hanno coinvolto gli aeroporti secondari e i luoghi periferici, nonché l’abbattimento delle tariffe, che ha reso il servizio in larga misura accessibile, etc. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una gestione privata. Come dicevo, non mi metto a sproloquiare sulle “ombre” del servizio low cost (mi risultano, in taluni casi, i risparmi sui costi di formazione del personale di bordo…): ciò che mi interessava era far riflettere sul fatto che non sempre ‘pubblico’ è sinonimo di ‘democratico’, né ‘privato’ lo è di ‘privante’.

    • giovanni scrive:

      “Tutto ciò è stato possibile grazie ad una gestione privata”
      la gestione “Privata” almeno in Italia si è affermata sostanzialmente parassitando gli enti locali degli aeroporti periferici, che erano tali non per colpa, ma PER MERITO delle compagnie di bandiera che non sprecavano soldi per aeroporti che non avrebbero mai potuto raggiungere quel traffico minimo per poter chiudere un bilancio in attivo.
      Quasi tutte le low cost sostanzialmente campano non di risparmio di costi (i principali, ovvero aereo e benzina, sono incomprimibili), ma perchè gli enti locali pur di riempire l’aeroporto danno vantaggi fiscali enormi (zero tasse locali) e comprano tutti i biglietti disponibili in anticipo, vuoto per pieno, in modo che la compagnia i soldi li becca tutti, poi se ci sono posti invenduti e l’aereo vola vuoto, la differenza è tutta a carico del pubblico!
      Insomma, sopravvivono perchè le perdite se le accolla al 100% il pubblico, e infatti adesso che coi tagli di bilancio gli enti locali non si possono più permettere di pubblicizzare le perdite del privato, gli aeroporti stanno saltando come pop corn, ultimo in ordine di tempo quello di Rimini, che l’anno scorso ha sfiorato il milione di passeggieri!
      20 anni fa un aeroporto italiano con un milione di passeggeri non solo non falliva, ma faceva arrivare tanti bei soldini nelle casse dello stato, oggi, per l’uso sistematico delle pratiche descritte, è una voragine di debiti.
      Quelli che dicono “ah, ma con le low cost milioni di persone hanno conosciuto il mondo” ignorano che la “libertà” di viaggiare in aereo di qualcuno è stata pagata dalle tasse DI TUTTI. Viaggiare in aereo non è un diritto universale, un trasporto aereo coi bilanci in ordine non per regalie pubbliche, ma per entrate (ovvero biglietti pagati) uguali alle uscite, non può sussistere senza biglietti da centinaia di euro.

      • Andrea scrive:

        “…erano tali non per colpa, ma PER MERITO delle compagnie di bandiera che non sprecavano soldi per aeroporti che non avrebbero mai potuto raggiungere quel traffico minimo per poter chiudere un bilancio in attivo.”.

        A me, sinceramente, non risulta che le cose stiano così. Non mi riferivo tanto alla situazione in Italia, che è uno dei paesi in cui il traffico aereo è più rigidamente regolamentato, ma piuttosto ai voli intra-UE tra stati diversi della stessa e ai voli negli Stati Uniti. Non mi risulta sia vero che gli aeropori secondari non possano raggiungere significativi volumi di traffico, dato che in America, negli ultimi decenni, si è proprio avuto un progressivo spostamento di utenti dagli aeroporti principali agli aeroporti secondari (ad esempio, dall’aeroporto principale di Miami all’aeroporto secondario di Miami Fort-Lauderdale). Il vantaggio degli aeroporti secondari consiste proprio nell’offrire servizi aeroportuali essenziali (talvolta, camminamenti a piedi in luogo dei bus-navetta o dei ponti di imbarco), il che si traduce in una delle principali ragioni di risparmio delle low cost (è questa la ragione per cui, negli ultimi tempi, anche gli aeroporti principali si dotano di terminali specificamente dedicati alle low cost [vd. Marsiglia mp2]). Vero che i costi tecnici legati alla manutenzione (“in casa” o “fuori casa”), al carburante e alla formazione piloti sono (o dovrebbero essere) sostanzialmente incomprimibili, ma è altrettanto vero che possono essere ridotti, ad esempio, i tempi di permanenza a terra, e implementate altre strategie di efficientamento di gestione.

        “Quelli che dicono “ah, ma con le low cost milioni di persone hanno conosciuto il mondo” ignorano che la “libertà” di viaggiare in aereo di qualcuno è stata pagata dalle tasse DI TUTTI. Viaggiare in aereo non è un diritto universale…”.

        Anche qui: sulla base dei casi che ho in mente , non mi risulta che sia così, dato che le strategie low cost implementate dagli aeroporti secondari (e dai terminali low cost dei principali) hanno consentito agli scali secondari di incrementare il proprio bacino d’utenza – e quindi i ricavi – grazie ad una riduzione del piano tariffario, alla cui base sta una drastica riduzione dei servizi accessori: in proposito, sono reperibili sulla rete gli articoli che riportano gli studi sui traffici aeroportuali, effettuati da parte di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (basta cercare “low cost airports”).

        Volare a basso costo non sarà un diritto universale, ma è spesso l’unico modo per raggiungere in tempi ragionevoli luoghi molto lontani. In più, i flussi di traffico gestiti dagli aeroporti hanno consentito lo sviluppo economico di luoghi periferici.

  16. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Eppure c’è sempre qualcosa che non mi convince del tutto, quando si parla di questa avanzata del caos.”

    Cerco di mettere a fuoco meglio, anche per me…

    dunque, non so se stiamo parlando esattamente di “caos”, ma ci devo riflettere meglio.

    Sul passaggio del baricentro verso India e in Cina (ma sotto certi aspetti anche verso il Messico)…

    1) Quanto c’è davvero questo passaggio? Diventare la fabbrica dei “ricchi” è uguale a diventare ricchi? E comunque gli Stati Uniti possiedono i mezzi per annientare in qualunque istante il resto del pianeta, nonché per controllare ogni comunicazione sul pianeta, e senza comunicazione non si può fare assolutamente nulla. E alla fine, il dito sul grilletto resta sempre più forte del dito sul bancomat.

    Sono comunque dubbi, non certezze. Non ho i mezzi per riflettere in profondità su questo passaggio, che è certamente importante.

    2) E’ vero, la mia prospettiva è quella del punto più vicino a me, dove io posso fare qualcosa, il resto si estende a cerchi concentrici. Quindi mi interessa soprattutto il destino del luogo in cui mi trovo.

    3) Certi processi di cui parlavo sono planetari (informatizzazione, inquinamento, esaurimento delle risorse) e riguardano chiunque; anzi vengono accelerati dalla nascita di nuove isole di apparente ordine.

    • Andrea scrive:

      “E comunque gli Stati Uniti possiedono i mezzi per annientare in qualunque istante il resto del pianeta”.

      Mi risulta che la Grande Russia non sia tanto da meno…

    • Roberto scrive:

      Sul diventare la fabbrica dei ricchi, è decisamente il primo passo, non l’ultimo come mi sembra che tu lo consideri

    • nic scrive:

      Interessantissimo il tuo post.
      Sarebbe bello per questa volta non andare fuori tema e provare a seguire il metodo Preve (per quanto mi stesse un po’ sulle palle).

      @ E comunque gli Stati Uniti possiedono i mezzi per annientare in qualunque istante il resto del pianeta…

      ..anche l’URSS li aveva, ciò non evitò il crollo. La sparizione dello Stato implica anche la disarticolazione e sopratutto la demotivazione del suo apparato repressivo e aggressivo. O no?

      Gli Stati Uniti hanno già perso qualsiasi monopolio. Sopratutto quello della violenza.
      Credo che si (per “si” intendo noi inutili intelligentoni, non lo Stato italiano :-)) abbia riflettuto troppo poco sul flop degli USA contro la Siria.

      É stato un altro vietnam, risolto in un paio d’ore con l’intercettazione di 2 missili. Per me ha marcato l’evento più importante dalla caduta del muro. Altro che 911. La presenza di navi da guerra cinesi nel mediterraneo ha simboleggiato perfettamente la fine dell’impero unico.

      @ nonché per controllare ogni comunicazione sul pianeta, e senza comunicazione non si può fare assolutamente nulla.

      Già non più.
      É sufficiente constatare la proliferazione di sistemi satellitari alternativi a quelli statunitensi (come il glonass): http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_satellitare_globale_di_navigazione

      o la più che giustificata paranoia americana per il controllo ormai definitivo delle architetture dei chipset da parte di cinesi e coreani. Gli stessi che fanno funzionare miliardi di cellulari e computers fanno volare anche i loro droni (ricordiamo il caso iraniano).

      Miguel, che la tua analisi sia limitata all’Europa (in questo ha ragione Peucezio) non toglie nulla alla sua importanza. É comunque una tendenza da considerare a livello globale. Posso però affermare che nei paesi del mercosur esiste per ora una tendenza diametralmente opposta: lo stato-patria -padrone-regolatore é più presente che mai. Ciò a mio modo di vedere non significa a priori una riduzione del caos, anzi!, in Argentina semmai é il sintomo più tangibile della prossima implosione della tendenza opposta.

      Domanda: i privanti (definizione ineccepibile che d’ora in poi farò mia traducendola con “privadores”… non trovo niente di meglio e abbiamo perso il participio presente) possono davvero fare a meno dello Stato dal basso e soprattutto dello stato contro il basso? Non lo credo.

      In una situazione dove i privanti si trovano accerchiati da comunità “private” attive e antagoniste la funzione di coordinatore della repressione dello stato é imprescindibile.

      Non so se avete letto cosa é successo a Cordoba, scatenato da uno sciopero della polizia. Una guerra civile lampo tra grandi privanti (catene di supermercati) e piccoli privanti (commercianti e bottegai) contro comunità attive di assaltanti “privati” (ormai anche della farina a 12 pesos il kilo).

      Oltre mille negozi espropriati, barricate e sparatorie. Qui il patto sociale “cittadino, lavoro, stato” se mai é esistito é già finito da un pezzo. Ma lo stato repressore ha dimostrato d’essere ancora un pilastro fondamentale del nuovo ordine.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      E’ vero, alla fine è tutto questione su chi ha il dito sul grilletto. Almeno finché il grilletto ce lo si può permettere (Russia docet).

    • Peucezio scrive:

      Miguel,

      “2) E’ vero, la mia prospettiva è quella del punto più vicino a me, dove io posso fare qualcosa, il resto si estende a cerchi concentrici. Quindi mi interessa soprattutto il destino del luogo in cui mi trovo.”

      E’ il motivo per cui le mie obiezioni non pretendono di intaccare la validità generale del tuo discorso, che si riferisce al tuo e al nostro mondo e a ciò con cui interagiamo, che ci influenza direttamente, e che possiamo, in piccolissima misura, influenzare.

      “1) Quanto c’è davvero questo passaggio? Diventare la fabbrica dei “ricchi” è uguale a diventare ricchi? E comunque gli Stati Uniti possiedono i mezzi per annientare in qualunque istante il resto del pianeta, nonché per controllare ogni comunicazione sul pianeta, e senza comunicazione non si può fare assolutamente nulla.”

      E’ vero però quello che hanno detto anche gli altri, cioè c’è la Russia e inoltre la Cina investirà sempre di più in armi e tecnologie militari.
      Non dimentichiamo che la Russia è arrivata diversi anni dopo gli USA all’atomica. Gli americani potevano liquidare la Russia stalinista nel dopoguerra e non l’hanno fatto. Eppure, cinicamente, su un piano puramente strategico, sarebbe stato logico se non doveroso. Questo significa che anche il più forte, che gestisce un potere apparentemente intangibile, fa le sciocchezze e si lascia scalzare come uno sciocco. E oggi non è comunque più intangibile.
      Siccome la guerra atomica significa mutua distruzione assicurata, e non ne scampano nemmeno i decisori della stanza dei bottoni, che sono fatti di carne e ossa pure loro, il gioco oggi si svolge sul piano geopolitico-strategico, di controllo in particolare delle risorse energetiche, insieme ad altre cose, come cibo, acqua,ecc.
      E in questo i paesi emergenti, che investono e investiranno sempre di più in tecnologia, hanno i cervelli, la gente che studia sul serio (non come in Occidente) e si fa il mazzo, sono destinati ad essere in grado di confrontarsi in guerre convenzionali e di intelligence sempre di più, conquistando sempre più caselle della scacchiera (e lo stanno già facendo).
      La decadenza antropologica dell’Occidente è evidente e pertiene ai modelli educativi e all’edonismo e impigrimento di massa. Dovremmo supporre che delle élite estremamente scaltre riescano comunque a tenere il potere in mano, soggiogando un miliardo e mezzo di cinesi, un miliardo di indiani ecc. Sì, per un po’ può funzionare, ma quanto a lungo?

      “3) Certi processi di cui parlavo sono planetari (informatizzazione, inquinamento, esaurimento delle risorse) e riguardano chiunque; anzi vengono accelerati dalla nascita di nuove isole di apparente ordine.”

      Beh, ma l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse sono fenomeni già degli anni ’60 e infatti in quelle nazioni stanno avvenendo ora, in scala molto più grande, le stesse devastazioni ambientali (e culturali) che sono avvenute in Italia allora.
      L’informatizzazione oggi è molto più avanzata, ma neanche quella è un inedito.
      Forse la vera differenza sta nella quantità di informazione che si produce e si diffonde (e che tutti producono e diffondono): fronte all’incomunicabilità ben rappresentata dai personaggi dei film di Antonioni, oggi c’è la bulimia espressiva, la logorrea senza freni. Sarebbe da capire se la novità era quella o è quest’altra, che da un certo punto di vista ripristina uno stato di cose naturale, visto che l’uomo è intrinsecamente portato alla comunicazione.

      • paniscus scrive:

        Non dimentichiamo che la Russia è arrivata diversi anni dopo gli USA all’atomica.

        E questa è la prova che il simpatico Bruno Pontecorvo tutto ‘sto cinico guerrafondaio non lo fosse 🙂

        L.

    • Francesco scrive:

      MIGUEL!

      ma allora Marx è vissuto invano! e pure Hegel!

      alla fine, il dito sul Bancomat e il servo vincono, e quello con il dito sul grilletto e il padrone perdono. sempre.

      😀

  17. mirkhond scrive:

    “informatizzazione, inquinamento, esaurimento delle risorse”

    Una volta che si sono esaurite le risorse, finisce anche l’informatizzazione.
    Mentre restano l’inquinamento e le sue conseguenze…….

  18. mirkhond scrive:

    “Ma forse, alla fine, è questo che ci salva.”

    Ci salva e nello stesso tempo ci condanna ad una perpetua servitù statunitense…..

    • Andrea scrive:

      Parlare di “servitù statunitense” avrebbe avuto senso in un mondo ‘monopolare’ che, se mai è esistito, attualmente mi pare non ci sia più…
      A dirla tutta, a me fa molta più paura la servitù dei lavoratori pakistani, indiani, egiziani, etc., in un contesto come quello – ad esempio – degli Emirati, in cui manca lo stato di diritto, e le conseguenze mi pare siano evidenti…

      • mirkhond scrive:

        Eccone un altro abbagliato dal falso mito del falso egualitarismo $tatuniten$e…..
        I limiti di un approccio liberale……
        In Sicilia furono gli u$ani a reintrodurre la mafia, Andrea….

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          In Sicilia la mafia non ha mai smesso di esserci, anche perché se no non avrebbe potuto dare una mano allo sbarco: gli USA si rivolsero alle cosche per chiedere aiuto ad entrare in Sicilia, non il contrario!

        • mirkhond scrive:

          In parte era stata decapitata dall’opera di Mori.
          Dall’America tornarono mafiosi che introdussero i nuovi metodi “gangsteristici” appresi nel paradi$o a $telle e $tri$cie……

        • Moi scrive:

          Ci sono anche critiche molto dure sul “Prefetto di Ferro” … robe che non si vedevano dai tempi della famosa “Unità d’ Italia” ad opra dei Savoia.

        • mirkhond scrive:

          Mori fu spietato ed in Sicilia utilizzò i tipici metodi coloniali piemontesi, non distruggendo la mafia alla radice…
          Però i vecchi mafiosi tornati dall’esilio al seguito degli u$ani, ripeggiorarono la situazione, soltando spostando le loro attività dai latifondi all’imprenditoria edilizia cittadina…..

        • Z. scrive:

          MT,

          — In Sicilia la mafia non ha mai smesso di esserci, anche perché se no non avrebbe potuto dare una mano allo sbarco —

          Secondo Chomsky la mafia era stata sconfitta da Mussolini – da come ne parla, anzi, sembra considerare la cosa come un fatto universalmente noto – ed è stata reintrodotta dall’America dagli ammeregani.

          Questo per dire quanto può essere attendibile quando parla di fenomeni globali, in sé estremamente complessi…

        • Andrea scrive:

          “Eccone un altro abbagliato dal falso mito del falso egualitarismo $tatuniten$e…..”.

          Ma “abbagliato” da che cosa? E di quale falso mito avrei mai scritto qui dentro? Se tu potessi citare i passi relativi…
          Io mi ero limitato ad esprimere due concetti (e dicasi due!):

          1. Il mondo non è “monopolare”.
          2. Le conseguenze della mancanza dello stato di diritto (lì dove manca) sono evidenti.

          Il resto che c’entra??

          Riguardo alla mafia reintrodotta dagli Americani, diciamo che è un passo controverso, riguardo al quale ho avuto modo di ascoltare pareri contrastanti…

        • Andrea scrive:

          La risposta era indirizzata a Mirkhond, qualora non si fosse capito.

        • mirkhond scrive:

          Non sono io il liberale, Andrea, eh!
          Dai liberali mi sento sempre dire le stesse cose, ma considerare gli U$A una democrazia o una civiltà, ce ne corre!
          Vedasi l’incivile usanza del porto d’armi e le ricorrenti, quanto EVITABILI mattanze, ultima quella di qualche giorno fa….
          ciao!

        • Andrea scrive:

          “Non sono io il liberale, Andrea, eh!”.

          Infatti il liberalsocialista sono io…

          “Dai liberali mi sento sempre dire le stesse cose…”.

          Sarà, ma io non sono “I Liberali”: io sono “Andrea” qui dentro, nonché Xxxxxx Yyyyyyyyy nella “real life”…

          “ma considerare gli U$A una democrazia o una civiltà, ce ne corre!”

          E io torno a ripetere: quando mai avrei mitizzato gli USA? E perché mai dovrei essere interessato a mitizzare alcunché, in considerazione del fatto che ogni mitizzazione è, tutto sommato, il frutto di un approccio ben poco laico?…

          La civiltà, per ciò che mi riguarda, esiste in ogni luogo e in ogni tempo in cui esistono esseri umani…

          Dopodiché, è chiaro che le violazioni dei diritti non sono prerogativa di alcuni paesi… Il punto è che esiste indubbiamente una scala di priorità, in considerazione della quale non sarei portato a porre l’America in cima alla lista… Tu, invece, sì?… Be’, allora rimando ai reports di Amnesty International, Freedom House, etc…

          Ciao!

        • mirkhond scrive:

          “Il punto è che esiste indubbiamente una scala di priorità, in considerazione della quale non sarei portato a porre l’America in cima alla lista… Tu, invece, sì?…”

          Manco per sogno! 🙂
          ciao!

  19. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    “Gli Stati Uniti hanno già perso qualsiasi monopolio. Sopratutto quello della violenza.”

    Non lo so, e quando dico non lo so, vuol dire che non lo so 🙂

    Ho una certa conoscenza del grande complesso militare statunitense (inteso come milioni e milioni di persone che lavorano esclusivamente sul controllo del mondo, che sia guidando carri armati, stando dietro un computer o un laboratorio di biologia), e del suo potenziale di dominio totale.

    Dei sistemi militare di altri paesi (India, Cina, Russia) non so praticamente nulla.

    Interessante la questione dei chipset cinesi e coreani, non ci avevo pensato; e non ho presente la cosa che dici sui due missili USA, mi manderesti un link?

    Infine, hai ragione anche sul ruolo repressivo dello Stato: anche in Italia, è un campo su cui non si arretra affatto, anzi i reati punibili e le stesse punizioni aumentano incessantemente. E’ un punto importante, da tenere ben presente.

    Ho la sensazione, in Italia, invece di un arretramento sulle piccole attività repressive – qui a Firenze le pattuglie della polizia sono state tagliate drasticamente in questi anni.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      “anche in Italia, è un campo su cui non si arretra affatto, anzi i reati punibili e le stesse punizioni aumentano incessantemente”

      Non è proprio così: i reati commessi (inclusi quelli di nuova introduzione, eh!) diminuiscono, ma lo stesso si gioca a creare panico tra la popolazione per introdurre nuove fattispecie idiote come manovra elettoralistica. Poi comunque sono tutte fattispecie con pene così blande che grazie ai vari indulti, svuotacarceri, ecc non fanno andare in galera nessuno.

      Guai a confondere la fuffa sbandierata con la realtà 😀

    • nic scrive:

      “Una de las más poderosas razones para que el régimen estadounidense detuviera su accionar bélico, que no ha sido expuesto nítidamente, es la firme postura de Rusia. Se ha filtrado en la prensa el diálogo de Putin con Obama, y de Lavrov con Kerry, a los cuales se les ha manifestado que la paz estará en la agenda como primera prioridad de la Federación, regañándolos por su actitud basada en tan elementales argumentos, propios de preescolares con hipocresía descomunal. Lo fundamental es que dos misiles balísticos fueron disparados (supuestamente por maniobras de prueba conjuntas entre Estados Unidos e Israel), desde una base de la OTAN en España, los que inmediatamente fueron detectados por los radares rusos: uno explotó en el aire y el otro cayó desviado hacia el mar. La comunicación reservada indicando la posición rusa aún no es conocida aunque se comprende su significado, criterio básico para detener la intervención en Siria.

      Texto completo en: http://actualidad.rt.com/expertos/carlos-santa-maria/view/107317-siria-verdadera-guerra-secreta-contada

      É uno a caso tra centinaia di articoli, puoi googleare “siria misiles interceptados” Varie versioni, tutte piú o meno concordi nel confermare che questi 2 missili (nei giorni dell’ultimatum fallito) sono stati almeno intercettati dai russi. C’é chi dice -forse a ragione- anche abbattuti.

      E piú in generale ti consiglio di sfogliare ogni tanto “Ria novosti” (http://sp.ria.ru) e RT (http://actualidad.rt.com/) per constatare con quanto orgoglio e fanfara (piú che giornali sembrano opuscoli pubblicitari della Aermacchi) la Russia stia inondando di armi anche gli alleati tradizionali degli USA. Con armi piú semplici da usare, molto meno care sopratutto e -si dice- persino piú efficaci.

      Anche la corsa armamentista cinese é un dato di fatto di cui si preferisce non parlare. Inevitabile anche questa, mi sembra. http://actualidad.rt.com/actualidad/view/94177-armas-china-peligro-eeuu

  20. Miguel Martinez scrive:

    Di vita concreta in Oltrarno…

    Stamattina abbiamo oltrepassato le mura 🙂 e siamo entrati in una specie di terra di nessuno, che le istituzioni hanno lasciato in mano a un simpatico barista siciliano da cui si servono gli impiegati dell’ASL che tra poco chiuderà; il barista si trova per sbaglio a gestire un ampio giardino dove di notte non accendono nemmeno la luce perché gli appalti sono tutti scaduti e la cosa finisce per ora lì.

    Assieme al barista, abbiamo costruito una sorta di albero di Natale – per essere chiari, lui ci ha pagato le locandine con cui abbiamo tappezzato tutto il Pignone, giù giù fino a Ponte della Vittoria, dove inizia la terra dei Rossi e finisce quella dei Bianchi.

    Mentre decoravamo l’albero, ho notato due mamme giovanissime con i loro bambini.

    Dignitose, diffidenti, in disparte.

    Erano vestite in modo assai dimesso e normale, ma le Rom del Kosovo le riconosco a un chilometro di distanza… poi sento che una si rivolge alla figlia in romanè, mentre il figlio dell’altra cerca di suonare il pianoforte con il bambino della nostra segretaria…

    e così attacco bottone, stando attento, perché sai che devi far capire di aver capito senza farlo pesare, perché essere zingari è una storia incredibilmente complessa.

    Comincio a parlare con loro del Kosovo, della guerra, delle persone che conosco, della grande fuga… e alla fine, una di loro prende coraggio, mi racconta di come sia scappata dal marito violento, come viva con il suo bambino, assieme ai parenti, in un appartamento in cui stanno in undici, di cui nessuno lavora… e mi fa, con quell’inconfondibile voce lenta e roca, “per favore, per favore, se senti che c’è un lavoro, fammi sapere, non trovo lavoro, aiutami a trovare un lavoro se puoi!”

    Ecco, questa è la vera domanda importante, su cosa possiamo fare qui in Oltrarno, e non ho ancora la risposta. A parte che vorrei tanto che la bambina, di sei o sette anni dagli immensi occhi indiani, possa provare a suonare il violino.

    • Peucezio scrive:

      Scommetto che parli pure correntemente il romanè.

    • nic scrive:

      @Ecco, questa è la vera domanda importante, su cosa possiamo fare qui in Oltrarno, e non ho ancora la risposta. 

      E a questo punto Preve e post-preve bye, bye…

      Como disse Camus: Kierkegaard brandissait devant Hegel une terrible menace : lui envoyer un jeune homme qui lui demanderait des conseils.

      Una banca del tempo (un ora di lavoro=un tiket), una mensa popolare, un asilo autogestito? Si chiamava ricostruzione del tessuto sociale… come moretti sul divano: Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrggggggggggggg.

      Non si puó fare molto, puoi invatare le signore rom a cena, far suonare il violino alla bimba (comprargli un’imitazione cinese). Poi le cose, se vengono, vengono da sé (o meglio vengono “da loro”). Bisogna solo stare attenti e, nel caso, scegliere da che parte stare.

  21. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “Scommetto che parli pure correntemente il romanè.”

    Magari! A me fa un effetto quasi fisico, pensare che questa lingua indiana si sia annidata e nascosta in Europa per secoli.

    Una volta, riuscivo a dire alcune frasi semplici, e a capire il 20% di un discorso, poi mi segnavo tutte le parole che imparavo su un quaderno che non so più dov’è…

    Oggi, ho dimenticato molto di quel poco che sapevo.

    • Moi scrive:

      Ho sentito “Zingari” parlare fra di loro, a volte … mi è sembrato “Rumeno”, però. Forse dipende da dei fattori di “sotto-etnia”, non saprei.

      • Moi scrive:

        Anni e anni fa nelle scuole elementari di Bologna c’era il fenomeno dei cosiddetti “Zingari Veneti” … forse erano “Camminanti”, non so.

      • Z. scrive:

        Immagino che quelli che vengono dalla Romania parlino tra loro anche il rumeno, così come quelli italiani immagino parleranno pure italiano…

    • Peucezio scrive:

      Anch’io mi ero fatto un quadernetto con le parole ròmani, ma, ahimè, non certo per comunicazione diretta, ma attinta dai libri. Se mi ci mettessi, riuscirei a ritrovarlo, credo.
      E’ una lingua che prima o poi mi piacerebbe riprendere in mano; tra l’altro a Milano c’è un giovane docente che la studia abbastanza seriamente (è anche molto esperto di armeno, che parla correntemente, e di una serie di altre lingue, comprese quelle semitiche).

      Pensa che qualche settimana fa mi sono fatto digitalizzare i vinili che ho, allegati ai libri sui dialetti italiani editi da Pacini, della collana diretta a suo tempo da Cortelazzo (tra l’altro ho scoperto per caso un tizio ultrasettantenne con un laboratorio incredibile, pieno di pezzi da museo, cineprese degli anni ’50 ecc., che digitalizza da supporti di ogni tipo, epoca e foggia) e, come al fesso, mi sono dimenticato proprio quello sulle parlate degli zingari italiani, dove ci sono interessanti brani audio in ròmani, sinthi ecc.

      Molto curioso è il caló, che è un esempio notevole di ibridazione, per cui mantiene tutti i morfemi grammaticali del castigliano (desinenze verbali e nominali, articoli, preposizioni, pronomi), ma ha i morfemi lessicali di origine ròmani, cioè è una lingua con parole zingaresche e grammatica spagnola.

  22. Moi scrive:

    C’erano anche comitati di genitori che pur essendo “di Sx” … gli zingarelli in classe con i loro figli NON ce li volevano. Ufficialmente era perché “NON è perché sono Zingari, è perché rifiutano di inserirsi nella Collettività !”

    • Moi scrive:

      Erano ancora i tempi di una Sinistra di spirito forte e volitivo … il Relativismo era considerato velleitario, piccolo borghese e ricattabile. Bei tempi !

    • Z. scrive:

      Non ho memoria di fatti come quelli che citi ma immagino ne siano effettivamente capitati: l’antipatia riscossa dagli zigani, almeno dalle nostre parti, è sempre stata abbastanza trasversale.

      Solo, non capisco se per te questa antipatia – così come il conseguente desiderio di non avere ragazzini zigani in classe coi figli – sia qualcosa che tu valuti positivamente o con biasimo.

      E oltretutto non capisco se davvero pensi che quei tempi siano effettivamente passati. Ché io non è che neppure nella Bologna di oggi veda gran simpatia per gli zigani.

      • Moi scrive:

        Esistono anche le vie di mezzo _ vivaddìo _ fra atteggiamenti da Boldrini e atteggiamenti da Sceriffo Genty …

        La cosa comunque è che a Bologna “Comunità” è una parola che fa pensare tendenzialmente all’ “autoghettizzazione” … che spesso implica di diventare caricatura di sé stessi, con il conseguente “Luogo-Comune-Che-Si-Autorealizza” e atteggiamento “Chiagne-e-Fotti” … tema su cui “abbiam già dato”.

        Per sdrammatizzare, facevo l’ esempio dei Fuorisede: stesso principio. Da “Comunitario” a “Tribale”, il passo non è così lungo come sembra.

        Specie se poi quel che nella mia (!) comunità è una nefandezza deve diventare “Cultura Altra” con il culo degli altri … mentre sgranocchiando costosissime “Metafore dell’ Altrove” raccolgo fondi per la Fame nel Mondo e contemplando a distanza di sicurezza il Caravanserraglio Umano degli AristoDem.

        E bla-bla-bla.

        • Moi scrive:

          @ VAL

          A proposito,”Aristodem” di Daniela Ranieri (chissà se la coinvolgeranno ancora come Pupilla del Popolino) lo conoscevi già prima che lo citassi io ?

          Ripeto: tutte robe di cui già mi ero accorto anche a Bologna, ma devo riconoscere che Roma è peggio, più “eccentrica senza accorgersene”.

          ———————————-

          “Prendete la gente a quel tavolo lì, quella famiglia atroce con figli obesi, madre strillona, orribile, padre succube con dodici telefonini: siamo forse uguali, noi, a quelli? Dai, affermare una cosa del genere è puro idealismo. E quando andiamo alle urne e votiamo a sinistra perché anche quella famiglia abbia diritto a un’istruzione gratuita, a cure sanitarie (sì, pure alle terme, alle spa), siamo sicuri che li aiutiamo a ottenere quello che meritano? Non stiamo assecondando il peggior populismo, in realtà? E non è, in fondo, un atto violento? Io sto parlando da comunista.”

          ***Quarta di Copertina***

        • PinoMamet scrive:

          ” Specie se poi quel che nella mia (!) comunità è una nefandezza deve diventare “Cultura Altra” con il culo degli altri ”

          Tipo?

        • Z. scrive:

          Muà, la mia domanda era molto più rozza e banale. Forse era talmente rozza che l’ho espressa male e non mi sono spiegato.

          Ci riprovo. Lasciando perdere Gentilini, Boldrini e compagnia cantante, anche tu saresti uno di quei genitori che i figli degli zigani nella classe del proprio figlio non ce li vuole?

        • Moi scrive:

          @ Z

          Per me che dei cinni “nuovi” sbarchino in una classe dalle roulottes o dai dischi volanti è uguale. Basta che tutti, indistintamente, stiano ai detti.

          In questi casi credo che tutto dipenda dall’insegnante.

  23. Z. scrive:

    Miguel,

    — Ma è un fatto che il successo di Grillo, che non ha precedenti nella storia italiana, è stato costruito totalmente al di fuori e contro i media —

    Bim, bum, baaam! 😀 😀 😀

    Chiariamolo subito: questa tesi davvero incredibile – anzi, prima che Lisa mi bacchetti, più che tesi direi un postulato – non mi ha impedito di leggere tutto il resto dell’articolo. Perché è da anni che leggo il tuo blog e non è mai stato tempo perso. Peraltro, al di là e oltre di quello che potremmo chiamare il “dispositivo migueliano”, il tuo articolo si conclude con una frase in neretto che sottolinea un concetto importante in ogni campo e attività. Che non si potrà mai ripetere abbastanza a certe persone intelligenti e colte che vivono immersi nelle loro teorie sempre più avulse dalla realtà, e forse anche a persone come me: certo meno intelligenti e meno colte, ma (almeno ad oggi) pur sempre troppo inclini a discutere e troppo poco inclini a partecipare.

    Ma credimi, non ti avrei mai fatto così ingenuo da credere davvero che il successo di Grillo – una persona che vive il palco televisivo da protagonista consumato, che dimora costantemente sotto le telecamere, e il cui staff pianifica ogni mossa calcolandone l’impatto telemediatico – sia stato costruito al di fuori e contro i media solo perché i parlamentari grillini disertano le serate di Vespa. Al contrario, Grillo ha saputo fare ottimo uso di più media – soprattutto, ma non solo, della televisione.

    Possiamo dire ad esempio che Grillo ci ha dato una gran lezione su come usare la TV in modo differente e decisamente più efficace. Ci ha insegnato che la capacità di creare consensi attraverso la TV non passa necessariamente per i tolksciò politici, per le interviste, per gli spot sulle reti private, per le comparsate in imbarazzanti programmi domenicali. Ci ha ricordato che, anche in TV, la parola è d’argento e il silenzio è d’oro. E ci ha mostrato come provocare i media perché siano loro a inseguirti e lavorare per te – altroché al di fuori!

    Certo, non tutti sarebbero capaci della medesima strategia, e men che meno lo sarebbero tutti ne siano capaci alla stessa maniera. Ma certamente lui lo è, e la sua strategia si è dimostrata valida. Forse fin troppo valida, considerati i suoi interessi e i suoi progetti.

    Chiaramente questo non spiega da solo la sua così rapida ascesa a leader politico italiano di prima grandezza. Per altri versi, ammetto che la mia stima per il duo Grillo-Casaleggio possa rendermi meno obiettivo del dovuto quando affronto il tema. Ma davvero mi pare impossibile arrivare a sostenere – considerandolo oltre tutto alla stregua di un indiscutibile dato di fatto! – che si sia trattato di successo “fuori e contro i media”.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Per Z

    “Ma davvero mi pare impossibile arrivare a sostenere – considerandolo oltre tutto alla stregua di un indiscutibile dato di fatto! – che si sia trattato di successo “fuori e contro i media”.”

    Magari ci possiamo trovare d’accordo emendando così il concetto – “contro le intenzioni dei detentori dei media”.

    Mi preme sottolineare, almeno per quanto riguarda la Toscana, il fatto che i grillini siano stati gli unici a presentare sistematicamente e “da dentro” le istanze dei comitati e delle lotte locali di tutta la regione; e il rapporto tra questo fatto e il consenso che hanno trovato.

    • Z. scrive:

      Oh, ora ti seguo di più.

      Continuo a non essere d’accordo. A molti detentori di media credo che Grillo vada più che bene, purché consenta loro di fatturare; per altri versi, a mio avviso, rinchiudere il dissenso crescente in una specie di recinto per goblin urlacchianti e inconcludenti è anche un modo per renderlo inoffensivo.

      Ma qui si va nel campo delle teorie personali, e ognuno ha le sue…

      Comunque conosco i grillini toscani né la loro attività, e posso pure crederti. Immagino che il grillismo sia stato diverso ovunque: ad esempio, qui era nato con un’impronta abbastanza progressista. Né votavano sempre conto per partito preso: in alcuni casi – penso ad esempio alla pedonalizzazione dell’intersezione Rizzoli-Indipendenza-Ugo Bassi nel centro storico – si sono schierati da subito con la giunta comunale. E non a caso i grillini bolognesi della prima ora – che poi sono i grillini della prima ora tout court – sono stati in larga parte epurati o se ne sono andati spontaneamente; quelli che restano sono in larga misura considerati “dissidenti”, anche se per ovvie ragioni si evita di procedere ad espulsioni di massa.

  25. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi e Z

    “C’erano anche comitati di genitori che pur essendo “di Sx” … gli zingarelli in classe con i loro figli NON ce li volevano. Ufficialmente era perché “NON è perché sono Zingari, è perché rifiutano di inserirsi nella Collettività !””

    Qui in Oltrarno ci sono molti Rom, provenienti dalla Romania, dall’ex-Jugoslavia e dall’Albania, che sono totalmente “integrati” come aspetto esteriore.

    Che poi vedi uno che sembra che provenga dal Pakistan, che ti dice che viene dalla Jugoslavia, capisci che si tratta di Rom :-), soprattutto quando si mette a parlare con i propri figli in una lingua che non è certo slava. Ma me ne accorgo io, non credo che se ne accorgano più di tanto gli altri, e non ho mai sentito nessuno porsi qualche problema verso questi “zingari invisibili”.

    Che però hanno tutti problemi notevoli, diciamo che vivono sempre sotto la nuvola nera che sembra accompagnare ovunque i Rom.

    Non conosco casi invece di “zingari visibili” nelle scuole – una ragazza rumena che chiede l’elemosina al Penny Market e gira con uno stuolo di pittoresche sorelle e cugine manda la figlia a una scuola elementare un po’ più fuori mano, dove non conosco nessuno, e quindi non so che aria tiri lì.

  26. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    “Una banca del tempo (un ora di lavoro=un tiket), una mensa popolare, un asilo autogestito? Si chiamava ricostruzione del tessuto sociale…
    invatare le signore rom a cena, far suonare il violino alla bimba (comprargli un’imitazione cinese).”

    Beh, in effetti abbiamo pensato proprio a cose del genere, in particolare alla banca del tempo associata sconti nei negozi: fai un lavoro gratuito di utilità sociale per il quartiere, ottieni un ticket che quando lo presenti al fornaio, quello ti fa uno sconto – così tutto resta ufficialmente nel gratuito, ma viene anche riconosciuto l’impegno reale, attraverso l’ottenimento di un beneficio reale.

    Per quanto riguarda i violini, se ne trovano su Internet a 45 euro, perfettamente adatti per imparare a suonare e anche per suonare in contesti non professionali.

    Per quanto riguarda l’asilo autogestito, ci sono i genitori che frequentavano una ludoteca in centro che il Comune adesso ha chiuso, che si sono rivolti a noi per vedere se si riesce a fare almeno un luogo in cui i bambini più piccoli possano giocare.

    Comunque i figli delle ragazze di cui parlavo qui frequentano l’asilo e la scuola elementare gratuitamente, almeno quello…

    • nic scrive:

      @ in particolare alla banca del tempo associata sconti nei negozi

      La questione é che il ticket non dovrebbe scomparire nello sconto, se no continuare a circolare. Il bottegaio dovrebbe riceverlo a cambio di merci stabilendo un valore di mercato (10 Kg di pomodori = un ticket, ad esempio) per poi riutilizzarlo per comprare un’altra ora-lavoro od altre merci.

      Non potrá usarlo per metterlo in banca, comprare bot, pagare le tasse o la luce ma avrebbe l’indiscutibile vantaggio che neanche potrebbero tassarlo.

      Purtroppo, immagino che equitalia castighi il trueque con la pena di morte.

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Ma a questo punto non sarebbe più semplice costituirsi in associazione e trattare chi offre prestazioni per l’associazione come lavoratore occasionale?
      Insomma, invece del ticket un buono lavoro ed è tutto in regola.

      • Peucezio scrive:

        Sì, così se il fenomeno si diffonde trovano subito il modo per metterci sopra tasse, ostacoli, permessi ecc.
        In Italia l’unico modo per fare qualcosa è farlo fuori dalla legalità, altrimenti ti segano subito le gambe.

      • nic scrive:

        tutto dipende da se vogliamo sostituire lo Stato o, invece, diffonderlo dove non era ancora arrivato o non c’era già più.

      • nic scrive:

        …e poi per contrattare la signora rom dovrai “sollecitarle” passaporto, permesso di soggiorno, residenza, titolo di studio, traduzione con l’apostilla dell’Aia autenticata dalla prefettura, ecc. ecc. Agli occhi della Rom -a ragione- passerai a essere un altro sbirro (quello buono).

  27. Moi scrive:

    Esempio di

    “Comunità” è una parola che fa pensare tendenzialmente all’ “autoghettizzazione” … che spesso implica di diventare caricatura di sé stessi, con il conseguente “Luogo-Comune-Che-Si-Autorealizza”

    …tanto l’ Islamismo Integralista “in trasferta ” 😉 è diventato improvvisamente (!) un “Prodotto Mediatico di Nicchia”:

    http://www.croatiantimes.com/index.php?id=4320

  28. mirkhond scrive:

    Peucezio

    A proposito di linguistica.
    Ieri, nel fare ricerche sul Romagnolo e sul continuum linguistico tra Ferrara e Senigallia, non solo mi sono imbattuto in un ‘isola linguistica romagnola a SUD del Conero, a 10 km da Ancona, e in via di sparizione per assorbimento nella parlata anconetana.
    Ma, è questa per me è stata una scoperta, anche di una zona linguistica UMBRA tra Pergola e Cantiano, in provincia di Pesaro-Urbino, e dunque in area romagnola!
    Quest’isola linguistica viene spiegata con la vicinanza a Gubbio, nel cui territorio l’area tra Pergola e Cantiano appartenne nel medioevo, ma le cui radici risalirebbero alla comunità umbra preromana di Ikuvium/Gubbio.
    Effettivamente gli Umbri preromani ma anche in epoca romana, si spingevano molto a nord est rispetto al loro attuale territorio, avendo uno sbocco a mare tra Rimini e Senigallia, poi travolto dai Celti Senoni intorno al 400 a.C.
    Lo stesso commediografo latino Maccio Plauto (266-184 a.C.), era un ex schiavo UMBRO, poi liberato da Catone il Censore (234-149 a.C.) che ne ammirava la genialità italica in contrapposizione alle tendenze ellenizzanti degli Scipioni, Paluto dicevo, proveniva da Sarsina, oggi in territorio di Forlì e dunque in Romagna.
    Mi chiedevo da tempo quanto effettivamente il sostrato celtico fosse stato così profondo da aver spazzato via quello umbro precedente.
    Ma venendo a conoscenza di quest’area linguistica umbra tra zone romagnole, mi rendo conto che i confini fossero assai meno netti, e il celtismo preromano, non dovette essere presente ovunque e/o con le stesse densità demografiche.
    Potremmo dunque parlare di gruppi misti celto-umbri prelatini?

    • mirkhond scrive:

      Tito Maccio Plauto

    • Peucezio scrive:

      Si tratta di questioni molto interessanti.
      Cercherò informazioni sulle località di cui parli, ma posso anticiparti che potrebbe anche non essere questione di sostrato, ma di diffusione e spostamenti di isolglosse in età medievale.

    • Peucezio scrive:

      Ora ho letto meglio l’intervento.
      In realtà la questione è un po’ mal posta. Mi spiego meglio. Non conosco specificamente i dialetti di quelle località, però non c’è nulla di sorprendente in ciò che segnali, perché in un certo senso persino il dialetto di Ancona, in un senso molto lato, si potrebbe considerare “umbro” e le località che citi sono al confine con l’anconetano (ovviamente in linguistica i confini amministrativi contano poco).
      Il punto è cosa si intende con “umbro”.
      Le località che citi sono proprio contigue al territorio umbro, quindi è plausibile che vi si parli un dialetto molto vicino a quello delle parlate contigue in territorio amministrativamente umbro, ma in realtà parlare di dialetti umbri è un po’ una forzatura, ammenoché non lo si intende in senso molto lato.
      Linguisticamente l’Umbria è caratterizzata da una grande partizione in due (essenzialmente nordovest contro sudest), e la parte nord-occidentale è a sua volta divisibile in due sottoaree. La parte sudorientale è di tipo “mediano”, cioè si apparenta ai dialetti sabini (compresa l’Aquila ecc.), ciociari e maceratesi, mentre quella nordoccidentale ha caratteristiche più “centrali” e, in parte, toscane. In particolare, la parte settentrionale, che comprende la stessa Perugia, Gubbio, Città di Castello ecc., ha caratteristiche che la apparentano ai dialetti toscani e anche elementi di influsso emiliano, mentre quella meridionale, comprendente Orvieto, è più simile al romanesco e al Lazio settentrionale in genere (cioè in sostanza alla Tuscia viterbese).
      Ora, la parte nord-occidentale “toscaneggiante”, comprendente Perugia ecc., continua senza particolari cesure nella fascia centrale delle Marche, fino ad Ancona, solo che nelle Marche i confini con l’area galloitalica sono estremamente sfumati (mentre sono più netti quelli con l’area “mediana”, che lì si identifica col maceratese, con la parte meridionale della privoncia di Ancona e con la nuova provincia di Fermo, ma non Ascoli Piceno, che è di tipo abruzzese), tanto che è davvero difficile stabilire dove finisce l’area “umbra” o comunque centrale e quella galloitalica: tratti galloitalici ce li ha la stessa parlata di Ancona, mentre altre isoglosse romagnole passano molto più a nord, non molto distante dal confine amministrativo con l’Emilia Romagna. Più che due aree in effetti si deve parlare di una grande area di transizione, di passaggio graduale, con isoglosse più o meno indipendenti.
      Spero di averti chiarito un po’ la faccenda.

  29. Moi scrive:

    Dicevo che quei (suppongo) “Camminanti” Veneti erano particolarissimi perché pur essendo “Zingari”, erano di Madrelingua dell’ “Idioma della (fu) Serenissima” … proprio con i bambini che dovevano apprendere l’ Italiano come prima lingua straniera !

  30. Moi scrive:

    ” Specie se poi quel che nella mia (!) comunità è una nefandezza deve diventare “Cultura Altra” con il culo degli altri ”

    Tipo?

    [cit.] PINO
    ….

    Ceci

    http://www.youtube.com/watch?v=TsktSEhSSh4

    ou bien

    Cela

    http://www.youtube.com/watch?v=VpgMnxL1CZs

    ********************

    Contro ‘ste derive confido molto di più in gente come Khaled Fouad Allam e Cécile Kyenge che NON in gente come Livia Turco e Laura Boldrini ! … Dico davvero !

    Sono troppo Emiliano per buttarla sulla “razza” ! 😉

    • PinoMamet scrive:

      Però non ho mica capito;

      una famiglia araba vota per Le Pen, e un tizio sarebbe stato minacciato di morte da “Al Qaida francese”;

      e quindi? che c’entrano le nefandezze che diventano “cultura altra” col culo degli altri??

      Le Pen, che io sappia, è francese, e quanto a essere minacciati da Al Qaida (sempre ammesso che sia un caso e non come quello di coso, là, come si chiamava, Nuccio Pinuccio, quello mollato dalla libanese…) mi pare che al limite sia un esempio contrario a quanto dici tu, cioè di aver abbandonato le “nefandezze”.

      PS
      Moi, davvero, ma perché non rispondi semplicemente (e sottolineo semplicemente) invece di sbatterci sempre dei video? che uno è costretto a vederseli, prima, e chiedersi dove vuoi arrivare, poi?

      e dì come la pensi, e falla finita, mica ti sbraniamo. E l’angolo dell’enigmistica è già occupato da Paniscus 😉

  31. mirkhond scrive:

    Sulle arabe francesi che votano la Le Pen, non c’è da meravigliarsene, visto il modo in cui sono vestite…..

  32. mirkhond scrive:

    “e dì come la pensi, e falla finita”

    Credo che tra il suo continuo paraculare tutto e tutti qua dentro, il Moi voglia dirci che teme di vedere l’Emilia-Romagna trasformata in un Emiliaromagnistan…. 🙂
    O almeno questa è la sua ricorrente e attuale ossessione, sia pur espressa in toni burleschi alla Sammarchi&Roncato….. 🙂 😉

    • Moi scrive:

      @ MIRKHOND

      Per la Boldrini è peggio una canzone

      http://www.youtube.com/watch?v=uu99Ei2k4h8

      così che una lapidazione.

      E se Gesù tornasse, a tirare la prima pietra all’ Adultera sarebbero le Popolane Viola, temo. Purché in contesto MultiKulti.

      @ PINO

      La Sindrome di Cràtilo con Internet, Youtube ecc … ce l’hanno un po’ tutti, io forse un po’ di più. Comunque, leggersi o rileggersi il “Cràtilo” adesso, potrebbe essere illuminante.

    • PinoMamet scrive:

      ” il Moi voglia dirci che teme di vedere l’Emilia-Romagna trasformata in un Emiliaromagnistan…”

      a parte che arriva un bel po’ dopo le analoghe preoccupazioni della Fallaci e compagnia brutta, temo che dovrà aspettare un bel po’ prima di veder realizzati i suoi incubi peggiori
      (che mi immagino pressapoco sintetizzati nell’immagine dell’imam che proibisce la salamella alla Festa dell’Unità… )
      😉

      Di fatto, mentre posso portarti vagonate di persone nate musulmane che apprezzano la salamella, o che portano capelli e sciolti e minigonna (questo se sono femmine 😉 ), invece non ho ancora capito quale potere potrebbe esercitare mai l’imam sulla Festa dell’Unità.
      A me pare che stiano faticando come dei matti a farsi concedere dalle amministrazioni comunali anche il più scalcinato dei locali in cui pregare tutti insieme, e comunque questi “tutti” diventano sempre meno.

      Suppongo che senza le preoccupazioni di Moi e della Fallaci, le moschee sarebbero altrettanto piene delle chiese, cioè semivuote
      (ma Moi, che dice di non sostenere il relativismo, si preoccupa invece di riempire le chiese, vale a dire teme che un signore di nome Pasquale, portatore sano di qualcosa che siama “spirito del Concilio”, possa far scappare i fedeli…. io l’ho capita così).

      ciao!!

      • Moi scrive:

        No, guarda Pino, se c’è una cosa condivido dell’ Ebraismo è che meglio pochi Fedeli convinti che tanti “approssimativi” … purtroppo però l’ Esamone di Ammissione viene fatto solo ai Goyim da fuori, quando invece dovrebbe essere fatto a tutti, indistintamente, costantemente. Magari da rinnovare ogni tot anni. E poi le commissioni dovrebbero essere severissime, “segare a man bassa”, così che solo i più caparbi possano entrare. Questo dovrebbero farlo tutte le religioni.

        Però zero concessioni, zero eccezioni, zero intese, zero percentuali sul reddito, zero concordati, zero poteri di ingerenza. Tutta roba che non serve a un cazzo: sennò la Parola Sacra Rivelata che ci sta a fare, se deve appoggiarsi a istituzioni umane ?!

        Ma NON funziona così.

        —————————–

        Nel caso dei Cattolici, in teoria dovrebbero essere tali solo i Lefebvriani … ma se così non è un motivo ci sarà. Solo mi arrogo di poter dire che i primi a rendere risibile la propria Fede sono proprio gli Spiritati del Concilio. Musulmano ed Ebrei la propria (!) Fede la prendono molto più sul serio. Ottenendo più rispetto dai Laicisti.

        • Moi scrive:

          Ovviamente anche il “nascere di una religione” andrebbe abolito … in una religione vi si dovrebbe entrare se e solo se solo se si passa l’esamone, severissimo.
          Zero nepotismi !

        • PinoMamet scrive:

          Se una religione non nasce, come fa a fare esami di ammissione?
          😉

        • Moi scrive:

          Scusa, ma non vedo il problema : se un nuovo fondatore vuol fare una religione completamente nuova deve preoccuparsi poi solo di fare esami severi. Se invece vuol fare uno scisma da un altra pre-esistente … mi sembra il minimo che lo faccia con cognizione di causa, avendone prima superato gli esami di ammissione.

          PS

          Penso che tu a livello nozionistico NON abbia problemi per l’ Ebraismo,né all’orale né allo scritto. Forse dovrai più “giocartela” sul piano psicoattitudinale / motivazionale …

        • PinoMamet scrive:

          ” se un nuovo fondatore vuol fare una religione completamente nuova deve preoccuparsi poi solo di fare esami severi. ”

          Scusa ero io ad aver interpretato male il “nascere di una religione”:
          lì per lì avevo inteso “la nascita di una religione”, invece volevi dire “nascere appertenenti a una religione”.

          E guarda che in linea puramente teorica ti darei ragione:
          in un mondo ideale, si nasce tutti uguali e ci si fa le proprie idee, poi si decide.

          Nella pratica, lo vedo di realizzazione difficilissima: nessuna religione lo permetterebbe mai (perchè poi il 90% delle persone finirebbe agnostico-superstizioso… io credo all’ homo naturaliter agnosticus sed superstitiosus 😉 )
          ma soprattutto ci saranno le famiglie religiose, a far resistenza.

          ciao!

  33. Moi scrive:

    Comunque devo ammettere che OGGI è difficile immaginare una realtà più “pluralista” della … “CCAR”.

    Illimtatamente Pasquale :

    http://www.youtube.com/watch?v=wNcBMUhki_M

    Piazza Duomo gliel’ hanno rinnovata, tranqui:

    http://www.youtube.com/watch?v=iIR1hyVxIh8

    —–

    http://www.youtube.com/watch?v=t1r6sJvyCJ0

    Famiglia Cristiana intervista padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria … SPAKKA , come sempre d’altronde !

  34. mirkhond scrive:

    Pino, Moi e Zanardo

    Domanda per voi

    Poco fa mi stavo vedendo per la prima volta, Amarcord, il capolavoro di Fellini, rievocante la sua adolescenza nella natìa Rimini durante il fascismo.
    L’ho visto solo a metà, perché mi sono rotto…
    Ora, all’inizio del film, nella piazza cittadina, vengono ammucchiate delle fascine, con una sedia, su cui viene issata, dopo una specie di processione, un fantoccio raffigurante una vecchia befana, a cui viene dato fuoco assieme al montarozzo di fascine sulla cui sommità è stato collocato il suddetto fantoccio.
    Nel film, questa cerimonia indica la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
    Questa usanza, che ricorda per certi versi i nostri falò il giorno di San Giuseppe, è un’autentica usanza romagnola?
    Oppure se l’è inventata Fellini?

    • PinoMamet scrive:

      Usanze simili (falò o roghi di personaggi fittizi) sono diffuse, che sappia io, in tutta Italia, semmai variano le date secondo gli usi locali o secondo il santo “assegnato” al culto pagano pre-esistente dalle vicende della cristianizzazione del posto.

      Bruciare la vecchia, il falò del vecchione, la giubiana…

      da queste parti l’uso era di fare un falò alla fine di Carnevale, e fino a dieci-quindici anni fa si vedevano di sera tutte le colline piene di fuochi: era anche uno spettacolo poetico.
      Visto che l’uso, per ovvi motivi pratici, era affidato alle famiglie “contadine”, è in pratica scomparso con la scomparsa di queste.

      Ma già attorno al non-capoluogo, di là dal torrente Taro, credo che la data del falò fosse diversa…

    • Moi scrive:

      M’informerò … penso che sia la stessa cosa che dici tu. Probabilmente è una di quelle cose che un umarèll nato nel 1920 (come Fellini) può ricordare … prima della svolta “Giacobina” del PCI .

      • PinoMamet scrive:

        Esagerato. Io mica sono nato negli anni Venti, cribbio, non sarò un bimbominkia (grazie a Dio) ma prima di arrivare all’umarell me ne manca… 😉

        Inoltre, il PCI (all’epoca presente in forze nella mia famiglia 😉 ) non fece proprio nulla per impedire i falò 😉

      • Moi scrive:

        Bruciare il Vecchione in Piazza a Capodanno, a Bologna si fa … ma è totalmente svuotato di significati religiosi: secolarizzato e laicizzato a manetta !

      • mirkhond scrive:

        La vicenda del rogo del fantoccio, si svolge nel 1932-33.
        I comunisti allora NON erano certo al potere in Romagna…. 😉

    • Roberto scrive:

      Fanno la stessa cosa a Lussemburgo, l’ultima domenica di febbraio. Bruciano una pira con una croce sopra (la tradizione predata sicuramente l’analoga usanza del KKK 🙂 ). È una festa di fine inverno e degli innamorati, e attualmente una delle 365 occasioni per mangiare una salsiccia e farsi una birretta.

      • mirkhond scrive:

        Roberto ricorda analoghe usanze nella Bologna della sua infanzia?

        • Z. scrive:

          Non so se “infanzia” sia il termine esatto, ma credo che anche a Roberto sia capitato di veder bruciare il vecchione in piazza a Capodanno.

          Al giorno d’oggi lo fanno con le forme più assurde e improbabili, ma alla fine è sempre un falò di buon auspicio per l’anno a venire.

        • mirkhond scrive:

          E a Ravenna? Rimini? Traversara?

        • Z. scrive:

          A Ravenna si bruciava per la Segavecchia, ma non ti so dire se si usa ancora farlo. Mi dicono che si brucia(va) a Faenza, per l’Epifania.

          Invece ho poca pratica di Rimini e le mie origini traversaresi sono troppo remote (datano forse a secoli fa) perché io ti sappia dire qualcosa di quel paese, in cui sarò passato forse una o due volte in vita mia 😀

        • mirkhond scrive:

          La Segavecchia in che periodo si svolge?

        • Roberto scrive:

          A partire dall’adolescenza in effetti mi ricordo del vecchione in piazza maggiore

          Per l’infanzia mi limito ai fuochi di monnezza a Napoli 🙂

  35. Moi scrive:

    @ Z

    Ti ha per caso convinto Paolo Barnard , che Beppe Grillo è l’ Utile Idiota di Gianroberto Casaleggio e della sua Agenzia di “Vàiral” 🙂 Marketing ?!

    http://www.youtube.com/watch?v=YbPRY14js4E

    (Qui su consiglio di leggere il testo e togliere l’audio … odio quella voce sontetioca del cazzo, che per certi smanettoni invece farebbe tanto figo)

    http://www.youtube.com/watch?v=BXFRP-KjKCE

  36. mirkhond scrive:

    E Moi che ne pensa DAVVERO del movimento 5 stelle, di Grillo e di Casaleggio?

    • Z. scrive:

      Moi non dice praticamente mai cosa pensa di qualcosa. Lo lascia captare a noi, quando gli va, attraverso le sue elaborate creazioni prospettiche e cubiste 😀

  37. mirkhond scrive:

    Pino, Moi e siempre Zanardo

    Umarell si dice anche in Romagna e nelle Marche fino a Senigallia?
    Arzdora è solo romagnolo-nord marchigiano?

    • Moi scrive:

      “Arzdora” / “Zdora” (con infinite varianti vocaliche) si dice in tutto il territorio padano* che conobbe la “mezzadria” … almeno sotto al Po e a ridosso di esso.

      *
      il termine viene usato da Guareschi nel senso di “vicino al Po”. Mai (!) l’avrebbe detto per i Valligiani Prealpini.

    • Z. scrive:

      Arzdora (con la “o” chiusa) si dice in modo sostanzialmente identico sia in Romagna sia a Bologna (dove viene pronunciato “arzdaura”, in ossequio alla fonetica locale).

      “Umarell” non è un termine diffuso, e soprattutto non è il maschile di arzdora. Diciamo che è divenuto mainstream dopo che un bolognese l’ha utilizzato in una riuscita operazione commerciale.

      • mirkhond scrive:

        E come si dice in romagnolo-marchigiano del nord?

        • Z. scrive:

          Il marchigiano si parla a sud di Pesaro ed è una lingua che non conosco.

          In romagnolo si dice “arzdora”, con la “o” accentata acuta, e ti posso dire con relativa sicurezza che si dice così fino a Forlì inclusa. Immagino che anche più a sud – ad es. a Rimini, o a San Marino – dicano così, o qualcosa di molto simile.

      • mirkhond scrive:

        Mi riferivo all’autentico termine sinonimo di umarell, che si utilizza tra Imola e Senigallia.

        • Moi scrive:

          “umarèll” / “umarén” è generico … può voler dire “addetto” a qualche servizio.

          Zdora / Zdaura , invece, no: deriva direttamente dall’ economia agricola mezzadrile, ed è alquanto … “universale” 😉 .

  38. Moi scrive:

    Inoltre, il PCI (all’epoca presente in forze nella mia famiglia 😉 ) non fece proprio nulla per impedire i falò

    [cit.]

    ————————-

    Ma perché sei sempre così estremo ? Sto parlando di “secolarizzare-laicizzare” ?

    L’ immagine più iconica della Rivoluzione d’Ottobre _ piaccia o no a Z 😉 _ ricicla San Giorgio VS il Drago :

    http://2.bp.blogspot.com/-1wr_iVVhkMM/TqkvNwBA7DI/AAAAAAAAE-8/mF7rUZbGTww/s1600/ottobre+soviet.jpg

    • PinoMamet scrive:

      ” Ma perché sei sempre così estremo ? Sto parlando di “secolarizzare-laicizzare” ?”

      Scusa, ma tu dici che sono cose che può ricordare solo uno nato negli anni Venti, quindi se uno nato dopo non le ricorda vuol dire che non le ha viste, no?
      E visto che chiami in causa il PCI…

      ahò, io continuo a dirtelo: scrivi semplice, Moi!

    • Z. scrive:

      Bellissima quella immagine. Mi piace eccome 😀

  39. mirkhond scrive:

    Solo che in questo caso San Giorgio è il drago.
    Il Drago Rosso! 😉

  40. Roberto scrive:

    Ritornando in tema e prendendo spunto da una cosa detta da moi, come sapete guardo con estremo favore tutte queste iniziative “comunitariste”, che a prescindere dall’utilità pratica (innegabile) creano “società”. Quello che però mi preoccupa è quando la comunità, o società, diventa societas ad escludendum, cioè il primo passo verso la trasformazione della società in clan, cosa che aborro.
    Insomma, aiutare gli amici è bello, ignorare il resto dell’umanità un po’ meno

    • Peucezio scrive:

      In linea teorica hai pienamente ragione, il problema è che, nella società doggi, l’alternativa è l’atomismo, cioè che ogni individuo o, al massimo, nucleo familiare ristretto, ignori il resto del mondo, dal vicino di pianerottolo a quello che sta in Australia.
      Per cui anche un comunitarismo chiuso è un progresso nel senso dell’uscita dal proprio particulare.

    • Roberto scrive:

      Si, probabilmente peucezio ha ragione, ma tra l’ignorare ed il volontariamente escludere credo che ci sia una differenza.

      Mi viene in mente una cosa che mi aveva molto colpito. un paio di anni fa vado a visitare un monastero sui Pirenei, in una regione orgogliosamente catalanofona e/o (a seconda dei villaggi) occitanofona.
      Ebbene tutto, dalle visite guidate agli orari era solo ed esclusivamente in catalano ed occitano anche se il 99,9999999999% dei visitatori non capivano né l’uno né l’altro.
      Ecco questo è un genere di comunitarismo che trovo profondamente irritante

      • PinoMamet scrive:

        Anch’io lo trovo irritante; anche perchè mi pare che poi l’effetto di iper-visibilità delle minoranze finte (quelle che ormai parlano solo la lingua ufficiale dello Stato, e comunque non gliene importa un cavolo delle loro tradizioni) e di dimenticanza delle minoranze vere.

        Perlomeno è così in Italia, dove certi deliri leghisti hanno imposto inutili scritte dialettali nei cartelli stradali di alcune regioni del Nord, mentre gli albanesi e i grecofoni (per non parlare dei Rom e Sinti italiani) sono di fatto abbandonati a sè stessi.

        Tra l’altro, appena succede qualcosa a Brescia vedo al telegiornale la scritta “Spedali Civili”, ma che è? si è sempre chiamato così, o è un’altra follia dei “padani”?

      • Peucezio scrive:

        Beh, ma questa della rivendicazione linguistica è una mania della Spagna degli ultimi decenni. Credo che lo scopo non sia nemmeno quello di escludere, ma sia una specie di tic, come Eta Beta, quello dei fumetti, che metteva le p davanti alle parole.

      • PinoMamet scrive:

        Da noi tra i peggiori, già da me ampiamente ricordati, ma repetita iuvant 😉 ci sono gli aostani, teoricamente bilingui poi di fatto monolingui italiani che combinano disastri quando per legge devono esprimesi in francese;

        ma peggio ancora i friulani, che mandano (o lo facevano all’epoca) un Tg locale “in lingua friulana” (in realtà una specie di italiano condito con delle s- finali) e la hanno imposta negli uffici locali, a scapito degli sloveni che spesso non la capiscono per niente, quando è parlata in modo autentico (visto che a scuola studiano italiano e sloveno, essendo minoranza a loro volta).

        Poi ho un’amica a Tarvisio- ovviamente meridionale, come la stragrande maggioranza della cittadina visto che i germanofoni hanno optato in massa per l’Austria dopo la Seconda Guerra, ma costretta a imparare il tedesco a scuola (che ha quasi dimenticato, per altro) perché teoricamente “madrelingua”.

  41. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Secondo me è Mauricius (!) che sa chi è veramente Pasquale, indubbia eloquente Icona dello Spirito del Concilio. 😉

    Prima del Concilio Vaticano II, se un catechista (che Pasquale sia persinalmente un catechista o meno è secondario) fosse stato in vena di “Pasqualate” … mi sa che gli avrebbero chiamato l’ Esorcista ! 😉

  42. mirkhond scrive:

    Però è curioso che sia un bolognese a volere una Chiesa SERIA, sia pur tra un mare di burle e paraculaggini + video del tubo… 😉
    Pensavo a te e allo Zanardo, mentre guardavo Amarcord…
    Chissà se Zanardo vi riconosce la civiltà romagnola dei suoi nonni e dei suoi genitori nel film di Fellini…..

    • Z. scrive:

      Alcune cose sì, senza dubbio. Tipo la nebbia. La sera in cui faticavo a riconoscere il mio quartiere, abbiamo rischiato per un pelo un bel frontale fuori città.

      Per il resto l’ho visto troppi anni fa e non ti saprei dire.

      Nota comunque che la mia famiglia viene per un ramo dal forese immediato di Ravenna (diciamo sotto i 10 chilometri, che nel secondo comune d’Italia per estensione sono tutto sommato pochi) e per l’altro dal nord estremo della Romagna, quasi al confine col Ferrarese. Non so se e quanta differenza possa fare, in ogni caso…

      • mirkhond scrive:

        A Ravenna si era/è più seri rispetto a Rimini?
        Nel film c’è un gruppo di ragazzi (tra cui l’allor giovanissimo ed esordiente Alvaro Vitali, naturalmente doppiato) che fanno i burloni, in modi da ricordarmi il Moi…. 🙂

        • Z. scrive:

          Guarda, tra gli ultrasessantenni e gli ultrasettantenni della provincia di Ravenna lo spirito burlone è ampiamente diffuso. Non ho pratica del Riminese, ma credo che laggiù possano dire lo stesso 😀

  43. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    sull’ uso del termine “zdàura” …

    http://top-mp3-download.com/lucatt-blus.html

  44. mirkhond scrive:

    Io mica lo capisco il vernacolo della canzone linkata dal Moi, eh? 🙂
    Mi fa riflettere l’alto numero di dittonghi e di a che diventano e, così come il termine acsì, presenti anche nelle nostre parlate pugliesi……

  45. mirkhond scrive:

    Zanardo

    Se vai a Gabicce, Pesaro, Fano, Senigallia, Urbino, Fossombrone, Novilara ecc. e ti metti a parlare nel tuo romagnolo di Ravenna, lì ti capiscono?
    E tu capiresti loro nel loro dialetto?
    E Moi? E Pino?

    • Moi scrive:

      Premessa: bisogna prima saperlo, il dialetto … e questa è di gran lunga la parte più inverosimile. Poi … per capirsi ci si capisce: ma è impossibile spacciarsi per madrelingua di un idioma di 5 km più in là 😉 …

    • PinoMamet scrive:

      Se mi capiscano loro, non saprei dirtelo (mai fatta la prova), ma in Romagna mi è capitato di sentir parlare dialetto, sia Ravenna che nella zona di Rimini, e ho sempre capito pressochè tutto…

    • PinoMamet scrive:

      Contrordine: la prova la fece mio padre, una volta che per vicende famigliari eravmo assieme a Ravenna, ordinando in dialetto e facendo conversazione in un paio di baretti.
      Nessun problema di comprensione reciproca; ovviamente, come dice Moi, capivano che non era del posto, ma tutto lì.

    • Z. scrive:

      Sì, direi che mi capirebbero e che li capirei pure io. E’ vero che dalle parti di Cattolica si utilizzino alcune forme dialettali molto diversi dal dialetto che parlo io – se ne discusse con Pino tempo addietro – ma direi che ci capiremmo al volo senza grossi problemi.

      Ah, Moi…

      è vero che il dialetto è sempre più raro, ma c’è chi lo parla, caro Lei.

      8)

  46. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    Bell’Emilia

    http://www.youtube.com/watch?v=Nrhnh8cuG6Q

    di
    Gianni Morandi

    Quest’altra versione è un po’ diversa:

    http://www.youtube.com/watch?v=9mV2qjhkakA

    • Moi scrive:

      Ho trovato un testo trascritto così … Morandi cmq è “Montanaro”:

      BellEmilia è la mia terra
      la mia terra tormentata
      di campagne desolate
      prese a prestito e lasciate

      BellEmilia di buon vino
      con un fazzoletto rosso
      vecchie sedi di partito
      e il santino sul cruscotto

      BellEmilia di canzoni
      di motori e di balere
      Amarcord* e Va pensiero
      e uno sguardo verso il cielo

      Rit.
      BellEmilia ch’la sira ch’sam et cumbinè? L’è sté un quarantot
      A s’è cascé¡ al mond adòs
      Al to braza stavolta al sèn stritulé
      Na’meder c’la peccia el su fangein

      BellEmilia ch’la sira t’é propri sbaglié
      Parchè tanta rabia? Parchè, cus e sté?
      Guardés in faza la pora in ti uc
      Stanot’accarezza i nuster vic

      BellEmilia a braccia aperte
      bella donna di riviera
      e l’inverno nella nebbia
      che si taglia col coltello

      BellEmilia che una notte
      ci hai spaccato di paura
      quanta rabbia e quante botte
      poi lo sguardo verso il cielo

      Rit.
      BellEmilia ch’la sira t’é propri sbaglié
      Parchè tanta rabia? Parchè, cus e sté?
      Guardés in faza la pora in ti uc
      Stanot’accarezza i nuster vic

      BellEmilia ch’la sira t’é propri sbaglié
      Parchè tanta rabia? Parchè, cus e sté?
      Guardés in faza la pora in ti uc
      Stanot’accarezza i nuster vic
      (X2)

      BellEmilia è un valzer lento
      Con la mano sul sedere
      Da domani si riparte
      Questa è gente
      Sempre forte

      *Amarcord è un film di Fellini, regista emiliano

      • Moi scrive:

        La nota NON è mia … avrei scritto “Romagnolo” ! Ma si vede che nel resto d’ Italia non ci fan troppo caso. Z avrebbe scritto che Fellini era un regista … Marchigiano ! 😉

        • mirkhond scrive:

          Zanardo un giorno dovrà dirci perché considera i riminesi marchigiani…
          Io non l’ho mica capito….
          ps. alle primarie piddimenoelle pare che renzy vada per il 70%, cuperlo per il 18%, civati per il 12%……

        • Z. scrive:

          I riminesi sono romagnoli quanto me, ci mancherebbe altro. Li chiamo “marchigiani” per farli arrabbiare!

          E smettila di pappagallare Grillo, miseriaccia! 😀

  47. Moi scrive:

    @ MIGUEL

    Mi era sfuggito “Biologia di Sintesi”

    http://it.wikipedia.org/wiki/Biologia_di_sintesi

    … come lo intendi, esattamente ?

  48. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Mi era sfuggito “Biologia di Sintesi”

    http://it.wikipedia.org/wiki/Biologia_di_sintesi

    … come lo intendi, esattamente ?”

    Intendo dire che, da questo momento in poi, il destino della specie non solo diventa del tutto imprevedibile, ma la trasformazione avverrà anche in tempi sempre più veloci.

    Non è un fenomeno contrastabile, in quanto non è contrastabile il fatto che ci sia gente intelligente che si metta a ricercare e fare esperimenti; e non è contrastabile il fatto che questi esperimenti si stimolino a vicenda e vengano diffusi sempre più velocemente.

    L’errore conservatore, di fronte a fenomeni simili, è di chiedersi, “quale sarà la prossima tappa, l’ibrido uomo-maiale?”, con gli “innovatori” che rispondono, “ma no, sarà la cura della fibrosi cistica” o di qualche altra malattia poco piacevole. E così si riesce a innescare l’ennesimo Discorso Parallelo.

    In realtà, la prossima tappa sarà seguita sempre più velocemente da altre tappe, e le tappe saranno di ogni sorta, con ogni possibile esito, miracoloso o catrastrofico, di cui saranno capaci gli innumerevoli esseri (ancora) umani che vi si dedicheranno.

  49. mirkhond scrive:

    “In realtà, la prossima tappa sarà seguita sempre più velocemente da altre tappe, e le tappe saranno di ogni sorta, con ogni possibile esito, miracoloso o catrastrofico, di cui saranno capaci gli innumerevoli esseri (ancora) umani che vi si dedicheranno.”

    Un mondo senza speranza…..
    Da suicidio…..

    • Moi scrive:

      Su, Mirkhond … potrebbe essere la cura per l’Alzheimer, non abbatterti :

      http://www.youtube.com/watch?v=0dpey0aX8T0

      😉

      • mirkhond scrive:

        Agghiacciante!

        • Moi scrive:

          Rispetto a “da suicidio” stai già migliorando …

        • mirkhond scrive:

          Moi

          Guardati Uova Fatali, sceneggiato di Ugo Gregoretti del 1977, tratto dall’omonimo romanzo di Bulgakov e ambientato nell’Urss del 1928-1929.
          Oltre ad essere una satira perculara del bolscevismo, è una riflessione sugli spaventosi DISASTRI che puo’ combinare uno scienziato demiurgo che rifiuta Dio perché SI CREDE dio…..

        • Peucezio scrive:

          I disastri sono il meno, perché significherebbe che la natura si ribella, che ha i suoi anticorpi.
          Il guaio è quando queste cose diverranno normalità e non succederà nulla. E non parlo dell’eliminazione delle malattie, che ovviamente è un bene, ma dei genitori che si progettano il bambino su misura.

        • mirkhond scrive:

          Magari inventassero la macchina del tempo!
          Così potrei farmi spedire con un viaggio di sola andata nella Ikuvium umbra pre-romana o nel Cicolano, tra gli scugnati come me, e di cui l’archeologia ha fornito ampia documentazione dagli scavi archeologici….. 🙂

        • Z. scrive:

          Nel caso, portati dietro qualche scatola di Oki e una dentiera. La prima per quando ti fanno solo male, e la seconda per quando dovrai cavarli 🙂

  50. Miguel Martinez scrive:

    OT

    Vedo che Renzi ha ottenuto il prevedibile e previsto trionfo alle primarie.

    La cosa interessante è che io non mi ricordo mai di aver conosciuto un renziano, a parte la povera vice-sindaco della città.

    Certo, ogni tanto sussurravano che questa o quella persona era un renziano, ma non è che te lo venisse a dire in faccia.

    Mi ricorda un po’ Andreotti – al suo apogeo, andai una volta a un comizio di Andreotti in Piazza Navona a Roma, c’erano circa 20 persone, tra cui un ragazzo che distribuiva volantini a pagamento ma mi assicurava che avrebbe votato invece per il partito radicale.

    Qualche settimana dopo, Andreotti prese qualcosa come 200.000 preferenze personali a Roma.

    • mirkhond scrive:

      Cirino Pomicino questa sera su rainews24 ha ricordato che renzy proviene dal partito popolare….
      Dunque una giovane zoccola di quella scuola di vecchie zoccole che fu la dc?

    • Peucezio scrive:

      Comunque ciò varrà per Firenze, perché nel resto d’Italia, a parlare con la gente, sono tutti o renziani o simpatizzanti (tolti pochi comunisti esagitati).

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Io un renziano lo conosco, invece. Fino a qualche mese fa, però, era un bersaniano e prima un Veltroniano 😀
      Comunque di gente a cui piace Renzi sul serio ce n’è.

    • Roberto scrive:

      Io invece di renziani ne conosco un bel po’….

  51. Miguel Martinez scrive:

    Sempre su Renzi…

    per capire come funziona il famoso “programma” con cui Renzi si appresta a salvare l’Italia.

    Fino a qualche mese fa, Renzi quando parlava di scuole, parlava di sottoporre gli insegnanti a rigorose prove “meritocratiche” e selettive.

    Lasciando perdere le mie opinioni in merito, si tratta di una posizione che piace a molti non insegnanti, ma è osteggiata dalla quasi totalità degli insegnanti.

    Quindi, un’eventuale riforma renziana sarebbe passata solo contro la durissima opposizione degli insegnanti, che l’avrebbero vissuta come un sopruso.

    Adesso, Renzi deve affrontare le primarie, in un partito in cui gli insegnanti sono una componente piuttosto forte.

    E allora, stamattina trovo nella buca delle lettere il nuovo programma di Renzi. C’è scritto “L’ITALIA CAMBIA VERSO”, al che un seienne di nostra conoscenza, prendendolo in parola, grida “aaahblleeeeaahaaggh!”

    Il nuovo programma per la scuola di Renzi recita:

    “Basta con le riforme della scuola fatte sulla testa di chi la scuola la vive. Gli insegnanti non devono subire le riforme, ma collaborare a costruire il domani della scuola”.

    Ah, dimenticavo:

    “DIRITTI.
    Il nuovo PD ha il compito di costruire una società rispettosa dei diritti e inclusiva. Le disposizioni penali devono essere l’ultima ratio contro i fenomeni odiosi del femminicidio e dell’omofobia: dobbiamo rifondare un’educazione al rispetto”

    Cioè, al primo femminicidio, ti devono fare un corso di recupero per i Saperi del Rispetto, al quarto scatta l’ultima ratio.

    • PinoMamet scrive:

      “Fino a qualche mese fa, Renzi quando parlava di scuole, parlava di sottoporre gli insegnanti a rigorose prove “meritocratiche” e selettive. ”

      Che esistono già, e si chiamano concorso.
      Rimpiazzate per un periodo da altre forse ancora più selettive, con tanto di di tirocinio, cioè la non rimpianta SSIS e il TFA.

      Poi ci sono i test INVALSI, che penso siano più o meno ciò che avrebbe in mente Renzi, se davvero sapesse qualcosa di scuola, e infatti non sono né meritocratici né selettivi.

      Francamente comincia a darmi un po’ fastidio che contro gli insegnanti sia sempre “stagione di caccia”, mentre quasi tutte le altre categorie professionali dormono sempre sonni tranquilli.

      Comunque in una società meritocratica e selettiva Renzi spalerebbe letame, ricordiamocelo.

      • Z. scrive:

        Dipende cosa si intende per “merito”.

        Renzi si è fatto strada in un’associazione molto selettiva, e nel farlo ha dimostrato molta abilità. Si spiega bene, se la cava quando non è in grado di rispondere nel merito, sa fermarsi quando è il momento di non tirare troppo la corda.

        Ad esempio, nel suo discorso della vittoria ha dato spazio agli insegnanti.

        Insomma, bisogna intendersi su cosa significa “merito”, poi possiamo discuterne.

        Z.

        PS: OT – l’ultimo concorso a cattedre aveva una fase preselettiva tra l’imbarazzante e il ridicolo. Se avessero tagliato più alto ci sarebbero stati meno scritti da correggere, e sarebbero stati eliminati molti somari. Certo, alcuni che avevano “prenotato” poi sarebbero rimasti fuori…

      • PinoMamet scrive:

        ” l’ultimo concorso a cattedre aveva una fase preselettiva tra l’imbarazzante e il ridicolo.”

        Verissimo, però le altre fasi erano sostanzialmente identiche a quelle degli altri concorsi (a quanto ho chiesto).

        Teoricamente ci sarebbe stato da conoscere tutto il programma della classe, o delle classi di insegnamento scelte;

        nella pratica, come sempre, c’è chi va a culo 😉 e chi prima ancora di sedersi e prendere la biro in mano annuncia a tutti che “farà ricorso”…

        ma sono categorie di persone che esistono ovunque.

        • Z. scrive:

          Che le altre fasi fossero sostanzialmente standard è molto probabile. Assomigliano un po’ tutti tra loro, i concorsi in Italia. Tanta, tantissima teoria e poca prassi concreta.

          E troppa gente ammessa alle preselezioni. Il che significa più spese, più elaborati da correggere (in fretta e male), più gente che spreca tempo inutilmente quando meglio sarebbe escluderla prima, più giovani – e meno giovani – inutilmente illusi.

          Z.

          PS: La cosa più divertente è il rituale di confezionamento pacchi al termine delle prove scritte che si svolgono su più giornate. E’ qualcosa di incredibilmente lungo, complesso, macchinoso, barocco e naturalmente del tutto inutile. Ma proprio per questo ha un suo fascino indiscutibile 😀

        • PinoMamet scrive:

          ” Tanta, tantissima teoria e poca prassi concreta.”

          La prassi dell’insegnamento (la teoria, la famosa “didattica”, era già compresa nelle cose da studiare per il concorso) è, sostanzialmente, insegnare.

          Cosa fattibilissima con un tirocinio fatto bene, e, incredibile dictu, pagato (che il lavoro debba essere pagato credevo fosse scontato perlomeno dalla fine del Medioevo, ma a partire dali anni Novanta bisogna tornare a specificarlo… ).

          E comunque già presente nella SSIS (ovvero la meritocrazia al contrario: due anni pagati dallo studente, in cui ripeteva per la maggior parte gli stessi esami universitari appena dati, con gli stessi professori… però almeno c’era un tirocinio) o nel TFA.

          Senza contare che una fetta consistente dei partecipanti al “concorsone”, sive concorso a cattedre, era formata da persone che già insegnavano da anni, ma precarie.

  52. Moi scrive:

    @ MIRKHOND

    SE è di parola, Civati dovrebbe tornare a fare lo Studioso di Giordano Bruno.

  53. mirkhond scrive:

    E Cuperlo invece?

    • Moi scrive:

      Credo che punterà a fare il ministro dell’ economia, di cui è professorino …

      • PinoMamet scrive:

        Quindi è lui il “professorino”
        Sono giorni che continuo a sentirlo nominare in discorsi captati qua e là, ieri sera addirittra da un kebabbaro (giuro) mi becco due studenti arabi che parlano come fanno gli studenti arabi “uallabbab HHallamgiuni GGHHHardubbina brofessorino Uallalllab…”

      • Z. scrive:

        Cuperlo è laureato al DAMS.

        Moi, dì a Luciano che ti sta vendendo bufale scadute. Ma veramente scadute, più del solito.

        Metti che si becca un’ispezione dell’ufficio igiene: dopo tu come fai? 😀

      • PinoMamet scrive:

        E quindi il professorino chi è? è davvero un soprannome di uno dei candidati alle primarie (di cui ignoro tutto, me ne sono sbattuto alla grande, lo ammetto) o ho beccato vari “professorini” non legati tra loro?

        C’è una teoria a proposito, mi pare (dei nomi che uno non sente mai, o persone che non vede mai, che all’improvviso saltano fuori ovunque…)

        • Z. scrive:

          Ho provato a cercare “professorino” su Gogòl e i risultati sono stati:

          1. voce del vocabolario;
          2. un link su Monti (“Il professorino sbaglia i conti”);
          3. uno su Dossetti (un libro intitolato “Il professorino”);
          4. immagini (la prima è quella di Monti);
          5. un articolo su un professorino di Forza Nuova;
          6. di nuovo Dossetti;
          7. di nuovo Monti…

          Insomma, diciamo che Gogòl non ci aiuta. A meno che gli studenti di cui sopra non siano degli appassionati studiosi di Dossetti, ecco 😀

        • PinoMamet scrive:

          Suppongo stessero parlando di un loro professore, a questo punto.

          Ma che strano, però, forse ci sono un po’ troppi professorini, o forse è vera la teoria (quando inizi a far caso a qualcosa, ti sembra di trovarla ovunque).

        • Z. scrive:

          Entrambe le spiegazioni mi sembrano più che plausibili!

  54. mirkhond scrive:

    Per Peucezio

    Ho ascoltato sul tubo due video in dialetto eugubino, contenenti versioni doppiate di spezzoni della celebre saga di Don Matteo.
    Ascoltandoli, mi sembra una parlata ciociara con alcune inflessioni toscane…..
    ciao!

  55. mirkhond scrive:

    Su renzy

    Ho trovato in internet un vecchio articolo del blog del Venturi, che riporta un’intervista di renzy dell’aprile 2011, in cui confessa apertamente la propria bisessualità e che la moglie ne è perfettamente al corrente.
    Ha dichiarato inoltre di aver avuto una breve relazione gay con la buonanima di Mike Buongiorno, ma questa credo che sia una fregnaccia detta per pescare voti in certe lobby… 🙂

    • Z. scrive:

      Secondo me era una salace gag del Venturi 🙂

    • Roberto scrive:

      Notato la data dell’articolo di venturi?

      • mirkhond scrive:

        E’ da capire se il pesce è da intendersi per il 1 aprile o per quelli che renzy infila e/o si fa infilare…. 🙂

      • Roberto scrive:

        Tra l’altro questo è lavoro per moi.

        Il 1 aprile 2011 un blogger semisconosciuto (venturi mi perdoni) pubblica “Renzi bisessuale”, due anni dopo provate a gugghelare “Renzi bisessuale”

        Ne parlavo nel post sotto a proposito di Mandela

        • Z. scrive:

          Avevo letto “questo è lavoro per noi”.

          Per un attimo ho pensato: è questo che fanno i terribili eurocrati? Recensire le burle del Venturi?

          Poi ho capito che avevi scritto Moi.

          😀

        • Roberto scrive:

          Miguel, cancella il post di Z sennò tempo tre mesi e il Sun pubblicherà un articolo su come la commissione europea ha venturi come consulente occulto
          🙂

  56. mirkhond scrive:

    “Comunque in una società meritocratica e selettiva Renzi spalerebbe letame, ricordiamocelo.”

    Oppure batterebbe il marciapiede, alla ricerca del sirkana di turno….

  57. Moi scrive:

    Renzi, con colonna sonora di Jovanotti, sta annunciando su RAI3 l’ Alba di una Nuova Era … ovviamente 😉 concludendo con l’ “Italianizzazione” di Nelson Mandela (“Fiorino d’ Oro”) sul sognare in grande e non in piccolo … tipo in “Invictus” 😉 .

  58. Moi scrive:

    @ Z

    DAMS ?! I volen fèr un “reméich” ed Nosferatu ?!

  59. Durruti scrive:

    Miguel, non capisco perchè usi tanti giri di parole, anche se rendono la lettura più piacevole e definiscono il tuo stile.
    Quello che chiami “complesso di vita” non è altro che il modello socioeconomico del capitalismo.
    Quello che chiami “svuotamento dello Stato dal basso verso l’alto” non è altro che la crociata mercantilista contro il ruolo regolatore dello Stato, che da Hume arriva alla Thatcher. Peccato che quando la formulò Hume, gli Stati erano le monarchie assolute alla Re Sole, e solo questo fatto dà un senso ben diverso alle sue teorie.
    Quello che descrivi come caos ideologico delle “Comunità Attive”, non è che la sconfitta della classe lavoratrice di fronte alla frammentazione sociale creata dalle classi ricche e dominanti.
    Evidentemente sei molto influenzato da Preve, in questi giorni. Sei tu stesso ad ammetterlo.

    • Z. scrive:

      Beh, se a parità di contenuto un certo modo di scrivere rende più piacevole la lettura, allora quello è il modo giusto in cui scrivere 😉

  60. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Miguel, non capisco perchè usi tanti giri di parole,”

    Intanto, perché voglio porre un punto di vista: quello mio. Cioè voglio guardare la realtà dal punto di vista di ciò che io, oggi e qui, posso effettivamente fare.

    E qui c’è già un contrasto con due atteggiamenti paralleli, cioè quelli di chi si mette al computer e scrive un testo in cui:

    1) spiega allo Stato italiano che deve fare questo o quell’altro

    2) spiega alla Classe Operaia che deve fare questo o quell’altro.

    Tanto, né lo Stato italiano, né la classe operaia leggeranno il testo.

  61. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Quello che chiami “complesso di vita” non è altro che il modello socioeconomico del capitalismo.”

    Sì e no. Primo, perché se sono sinonimi, e stiamo uscendo da quel “complesso di vita”, allora vuol dire che stiamo uscendo dal capitalismo, e ho qualche dubbio a riguardo.

    Secondo perché “capitalismo” mette l’enfasi su un meccanismo economico. “Complesso di vita” su ciò che vivono le persone condizionate da quel meccanismo. E infatti cerco di guardare le cose dal punto di vista di ciò che noi viviamo.

  62. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Quello che chiami “svuotamento dello Stato dal basso verso l’alto” non è altro che la crociata mercantilista contro il ruolo regolatore dello Stato”

    Qui la pensi come Preve 🙂 Io invece credo che la questione sia molto più ampia, e che abbia poco a che fare con crociate. Lo Stato ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo del capitalismo, sia nelle fasi iniziali, sia fino a decenni recenti. E il sistema TAV – il parallelo italiano del complesso militare-industriale statunitense – dimostra che lo Stato svolge ancora un ruolo fondamentale nel mantenimento del capitalismo. Ecco perché è importante capire che lo svuotamento avviene dal basso verso l’alto.

  63. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Quello che descrivi come caos ideologico delle “Comunità Attive”, non è che la sconfitta della classe lavoratrice di fronte alla frammentazione sociale creata dalle classi ricche e dominanti.”

    Certo; però a un certo punto, oltre a lamentarsi, è bene guardarsi attorno e capire in che mondo viviamo. Perché è solo partendo dalla realtà, che possiamo fare qualcosa.

  64. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Evidentemente sei molto influenzato da Preve, in questi giorni. Sei tu stesso ad ammetterlo.”

    Anche qui, la risposta è sì e no.

    Il sì riguarda l’affetto che provo verso di lui e lo stile che ho usato: un lungo ragionamento, spero abbastanza rigoroso, su grandi tendenze generali, con pochi esempi e poche citazioni.

    Il no riguarda le conclusioni. Perché qui la divergenza mi sembra totale.

    Costanzo cercava un freno, qualcosa che faccia da ostacolo allo stadio ultimo del capitalismo. E lo faceva con in mente la difesa di “Atene contro Gerusalemme”, della razionalità illuminista contro il fondamentalismo e l’irrazionalità del mercato.

    Non a caso, Preve non si era mai interessato molto alle tematiche ecologiche, alle questioni dell’immaginario, alla smaterializzazione dei flussi o a tutta una serie di altri temi che Marx a suo tempo difficilmente poteva prevedere.

    Per questo, direi che ho usato lo stile di Preve per parlare dei temi di Giammanco.

  65. Guido scrive:

    Sono molto soddisfatto di questo articolo: mi sembra un’eccellente puntualizzazione di alcuni temi che, almeno per me, rappresentano una presa d’atto sul presente intorno a cui è inutile divagare.
    Hic Rhodus hic salta.
    Ciò che l’articolo puntualizza dovrebbe fungere da promemoria ogni volta che dovessi soccombere all’umanissima tentazione di accendere uno degli infiniti e superflui discorsi paralleli.

    E’ semmai sulla “comunità” che la questione va pensata sino in fondo, visto che nessuna comunità umana ha sinora potuto mostrare di essere del tutto immune dal divenire una comunità terribile.
    E’ molto probabile che una somma di “individui” (concetto dietro cui si nasconde una ulteriore astrazione) accresca esponenzialmente la somma delle mutilazioni, delle angosce e delle paranoie che ciascuna monade nasconde dentro di sé. La peste emozionale, il rituale del capro espiatorio, il conformismo del numero, la disgustosa farsa dei nazionalismi, rappresentano i pericoli più evidenti che sono dietro l’angolo e che compromettono qualsiasi ipotesi di uscita dalla palude.

  66. Miguel Martinez scrive:

    Sempre per Durruti

    Io credo che sia importante anche cercare di usare termini diversi, per ridare vita a concetti vecchi.

    Le parole perdono facilmente il loro senso originario, e si associano invece ai loro portatori umani. “Rottamatore” indica un preciso mestiere; ma oggi la parola si associa talmente alla figura di Matteo Renzi, che tra qualche anno, forse, significherà nei fatti solo Renzi e perderà il suo senso originario. E nessuna associazione professionale di persone dedite al riciclaggio di parti automobilistiche potrà rovesciare questa trasformazione e riportare il termine al suo senso originario.

    Un’espressione come “la lotta della classe operaia per abbattere il capitalismo e instaurare il socialismo” comporta due cose molto diverse:

    1) un senso letterale, su cui si potrebbe anche discutere

    2) la visione di un gruppo di otto reduci del Sessantotto, dal mestiere precario, con le barbe bianche, a litigare attorno a un tavolo in una saletta piena di fumo, mentre tra bestemmie buttano giù un documento che nessuno leggerà

    e questa immagine sarà talmente forte, da far perdere all’ascoltatore il senso letterale.

  67. Miguel Martinez scrive:

    Per Guido

    “E’ semmai sulla “comunità” che la questione va pensata sino in fondo, visto che nessuna comunità umana ha sinora potuto mostrare di essere del tutto immune dal divenire una comunità terribile.”

    Verissimo.

    Qui stiamo parlando di punti di partenza, di constatazioni di realtà, e non di approdi.

    L’illusione progressista consiste nello scambiare un fenomeno emergente con la salvezza in arrivo: le illusioni sulla classe operaia, sulle lotte del Terzo Mondo, su Internet, sui diritti individuali, sulle “moltitudini”, nascono tutte da questo vizio di fondo.

    Constatiamo che le Comunità Attive sono un dato di fatto. Poi possono trasformarsi in qualunque cosa.

    Inoltre, l’aggettivo “attivo” ci può evitare di cadere nell’illusione del “popolo in marcia”: stiamo parlando sempre di minoranze anche nei territori in cui operano. Possono essere la cosa più rappresentativa che ci sia, ma la maggioranza comunque sarà poco partecipe.

  68. Francesco scrive:

    Miguel

    posso solo complimentarmi per il post

    non ho il tempo neppure di leggerlo tutto, figurati di meditarlo

    ciao

  69. Durruti scrive:

    Per Miguel:
    “Io credo che sia importante anche cercare di usare termini diversi, per ridare vita a concetti vecchi.”

    Su questo sono d’accordissimo.
    Un certo linguaggio convoluto e la geometrica precisione dei discorsi, che molti intellettuali e gruppi politici “de sinistra” ancora usano, sono una palla immensa, anche perchè nascondono una presunzione vuota ed insopportabile.

    Ma quando si affrontano temi universali come quello di questo post, a mio parere bisogna avere una visione molto chiara e diretta, e cercare di trasmetterla pensando a chi ci si rivolge. Ed in questi casi, Miguel, sembra che tu sia compiaciuto delle tue stesse conclusioni, e dei forbiti dibattiti che provocano nella piccola cerchia di commentatori di questo blog, che sono poi sempre gli stessi a quanto vedo.

    Quando invece analizzi la società o racconti delle tue esperienze, riesci ad essere coinvolgente, a trasmettere emozioni, ed è soprattutto per quei post che io torno su questo blog.

    Questo post mi ricorda un aneddoto di un ex dirigente del PC spagnolo, Julio Anguita, che racconta della sua assistenza ad un congresso del PCI negli anni 80.
    Alla fine, complimentandosi con uno dei relatori, Gianni Cervetti, gli disse:
    “Ottima analisi, compagno, perfetta e dettagliata. Ma dimmi: avete pensato come trasmetterla, e con quali strati sociali pensate di metterla in pratica?”
    E la risposta fu: “Caro compagno, effettivamente a questo non c’avevamo pensato”.

    • Moi scrive:

      E infatti, finché il Suffragio Universale resta così com’è …

    • Z. scrive:

      Durruti,

      — Ed in questi casi, Miguel, sembra che tu sia compiaciuto delle tue stesse conclusioni, e dei forbiti dibattiti che provocano nella piccola cerchia di commentatori di questo blog, che sono poi sempre gli stessi a quanto vedo. —

      Perché siamo una ristretta comunità di grandi intellettuali che non si mischia col popolo becevo e ignovante, povca misevia!

      Ma fortuna esistono pure intellettuali di altro genere, che ci ricordano l’importanza della lotta contro “il sistema socieconomico capitalistico” (ma in favore di quale diverso sistema?) e contro la “crociata mercantilistica” (qui l’obiettivo cui tendere sembra più chiaro: il liberismo, ossia l’opposto del mercantilismo).

      Argomenti di estremo interesse e fascino. Specie dopo la terza pinta 😀

  70. mirkhond scrive:

    Peucezio

    Se ti affacci nello spazio mail, ci sono 2 letterine per te.
    ciao!

  71. Moi scrive:

    @ PINO

    Anche Enrico Fermi “piallato” ; -) al Nerdy Duel VS Ettore Majorana (il fatto è documentato !) può essere un esempio di “Professorino” …

    @ Z & ROBERTO

    Mah:

    “SE (!) i’ (s)Sor Venturi ‘gli è un Massone*, ei ‘un ve lo vien certo a (d)dire a (v)voi … “

    *
    Nota :

    Come voialtri due, con magistrale diplomazia ovviamente, stavate “illando” ; -) che il Venturi possa essere un Massone ; -) . La roboantemente anticlericale Livorno, difatti, di Cappuccioni & Grembiulini più o meno compiaciutamente sulfurei n’ è piena: a partir da Carlo Azeglio Ciampi.

    ** @ Z (Su Luciano De Crescenzo & Il Dubbio) **

    “Ne siete sicuro, Avvoca’ ?” ; -)

    • Z. scrive:

      Oddio, sicuro sicuro no ma… porca miseria, ecco cos’è che non mi tornava.

      Abbiamo scoperto la vera identità di Luciano al Mazlèr!!

      😀

    • Roberto scrive:

      Per la verità non stavo affatto illando che venturi (che per altro non conosco) sia massone, ma solo che stava scherzando…

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