Costanzo Preve, un borghese ottomano

Costanzo Preve è stato, a modo suo, un mio amico.

Era un termine a cui teneva molto, e implicava una forma di signorile rispetto per chi non si vende.

L’ho incontrato la prima volta più di dieci anni fa, e mi ha subito colpito il contrasto tra il suo fisico e la sua meravigliosa intelligenza. Già allora, soffriva di numerosi acciacchi, che quasi gli impedivano di camminare e accentuavano il suo distacco dal mondo. Un distacco interiore, ma anche corporeo, come quello di certi matematici.

Battendo a macchina innumerevoli pagine sulla sua vecchia Olivetti, impermeabile a ogni forma di elettronica, Costanzo aveva costruito, lucido sillogismo dopo sillogismo, un’intera rappresentazione del mondo, che affascinava per chiarezza: ogni gradino veniva elaborato, reso perfettamente comprensibile a chiunque, levigato e sistemato in rapporto a quello successivo.

Costanzo mi diceva, “io sono un pensatore sistematico, tu sei un pensatore problematico“; e infatti Costanzo cercava sempre leggi universali, parlando del particolare soltanto come occasionali esempi o come trucco per risvegliare l’attenzione del lettore. Un po’ l’inverso del metodo del vedere il mondo in una goccia d’acqua, che mi accomunava molto di più all’altro grande personaggio morto quest’anno, Roberto Giammanco.

Se dovessi scegliere un’unica parola per definire Costanzo sarebbe – sorprendentemente per chi lo conosce come marxista – borghese.

Mozart e Goethe, lui ci diceva, erano borghesi, Silvio Berlusconi no.

E per “borghese” intendeva il ceto che aveva creato la civiltà occidentale dell’Ottocento. Persone rigorose, costruttive, colte, capaci di parlare molte lingue, amanti della musica (ovviamente classica), curiose di esplorare insieme scienze, arte e storia, con quel certo distacco dignitoso nel linguaggio e nei rapporti. Che poi, se guardiamo le biografie, furono anche quelli che pensarono e guidarono il movimento socialista.

Con Costanzo parlavamo soprattutto di un aspetto del mondo borghese che emerge poco dai suoi scritti: Costanzo era cresciuto, tra l’altro, ad Atene, Istanbul e Alessandria d’Egitto. Suo padre era un liberale laico piemontese, sua madre greco-armena. Uno dei tanti frammenti di un mondo che ci piaceva chiamare ottomano – e infatti, se non avesse deciso di dedicarsi alla filosofia, credo che avrebbe voluto impegnare gran parte delle proprie energie per una ricomposizione della frattura tra i popoli gemelli, greci e turchi.

Invece, decise – contro il volere di suo padre, che sosteneva che certe cose erano “da checche o da preti” – di andare a Parigi a studiare filosofia, avvicinandosi al marxismo. Un marxismo che non aveva nulla a che vedere con la fede di militanti e politici italiani, da cui Costanzo si è sempre tenuto lontano. Tanto che ha fatto semplicemente l’insegnante di liceo, evitando di entrare in campi soggetti a competizione o a ricatto.

Costanzo non nutriva simpatia per gli attivisti, a suo avviso settari e ambiziosi, che affollavano il mondo della sinistra italiana; in compenso, sapeva guardare con lo stesso signorile rispetto tutte le persone intelligenti e in buona fede, di qualunque provenienza, capaci di seguire fino in fondo un ragionamento.

Si trovava così nella curiosa posizione di essere uno dei massimi esegeti italiani di Marx, e allo stesso tempo del tutto alieno allo spirito di complicità gregaria che teneva in piedi la sinistra italiana realmente esistente: diciamo che Preve non è mai stato un compagno, ecco.

Mi ricordo di un dibattito tra Costanzo e un vivace militante di provenienza trotzkista. In cui il militante aveva espresso in modo pittoresco la sua furia per la maniera in cui si rischiava di buttare a mare Marx. Costanzo esordì, dicendo “Dire, ‘ci siamo rotti i coglioni’, non è un argomento filosofico“.

Ma questa sua distanza da chi ai Festival dell’Unità arrostiva la porchetta, o da chi distribuiva volantini in piazza, non aveva nulla a che vedere con arroganza intellettuale. Infatti, Costanzo scriveva per l‘ultima rivistina autoprodotta da un gruppo di studenti con lo stesso impegno con cui avrebbe scritto per una grande casa editrice; o forse anche di più, perché apprezzava profondamente ogni autentico sforzo intellettuale, soprattutto se privo di secondi fini.

Costanzo ha pagato volentieri un prezzo molto alto per questa sua estraneità, venendo escluso dalla sinistra realmente esistente, mentre il suo anticapitalismo radicale gli impediva ogni avvicinamento al trionfante mondo liberale. In compenso ha avuto molto ascolto da piccoli ambienti e singoli individui, provenienti dalle più varie esperienze e alla ricerca di un modo per comprendere il grande naufragio dei nostri tempi.

Un’identità si mantiene solo con chiare e invalicabili frontiere, e il fatto che Costanzo trattasse assolutamente alla pari chiunque lo volesse ascoltare ha suscitato le più incredibili reazioni da parte di certi identitari di sinistra, che sono arrivati in taluni casi alle minacce fisiche e anche a falsificazioni piuttosto ridicole dei suoi scritti, cosa di cui abbiamo dato conto anche qui. A dimostrazione di come tutti i grandi gruppi umani sottostiano alle stesse tremende leggi, a prescindere dalle idee cui dichiarano di rifarsi.

Ci accomunava anche l’amore per le lingue: Costanzo era equivalente madrelingua in italiano, greco e francese, conosceva molto bene il tedesco e l’inglese, abbastanza lo spagnolo e se la cavava con il turco e, se ben ricordo, anche l’armeno. Era capace di tenermi al telefono per lunghi minuti analizzando la costruzione sintattica turca o le differenze tra greco classico e greco moderno.

Mi sono appropriato di molte delle riflessioni che Costanzo regalava in giro – ad esempio, la sua analisi degli stadi del capitalismo, la sua analisi del movimento operaio e della Seconda Internazionale, il concetto degli Stati Uniti come ideocrazia, l’attenzione alla prima guerra mondiale come punto di svolta della storia europea o l’idea semplice che la democrazia non è un sistema elettorale, ma il “potere del popolo” in perenne conflitto con il potere di chi si appropria dei beni comuni, l’oligarchia. E sono molto orgoglioso di aver fatto la prima raccolta dei suoi scritti in rete.

Eppure non sono mai stato un seguace di Costanzo, un po’ perché le sue lucide ma incessanti critiche alla sinistra italiana toccavano un argomento che mi interessa poco, e un po’ perché non condividevo la sua tendenza a vedere negli Stati Nazione un’ancora per l’umanità in questo periodo di caos (anche se non è mai entrato nella logica geopolitica di alcuni altri pensatori marxiani italiani); mentre Costanzo raramente toccava gli argomenti che mi interessavano di più – i flussi energetici, il ciberdominio, l’autorganizzazione delle comunità locali, l’antropologia, lo spettacolo e l’immaginario.

Più semplicemente, non ho mai condiviso la passione principale della sua vita, che era la ricerca filosofica. Pochi come Costanzo riuscivano a rendere Hegel affascinante e attuale, ma per me tutte le forme astratte di pensiero restano comunque un po’ noiose. Ma questo è palesemente un limite mio.

Un ultimo appunto.

Costanzo Preve ha voluto avere funerali religiosi.

Non è mai stato credente, non ha avuto alcuna conversione in punto di morte; e certamente un uomo così poco provinciale non ha fatto questa scelto per conformismo.

Piuttosto, come mi spiegava il figlio, è stato perché, anche da ateo, credeva alla sacralizzazione delle grandi tappe dell’esistenza; e ha anche voluto indicare il proprio totale e definitivo distacco dalla comunità identitaria della sinistra.

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159 risposte a Costanzo Preve, un borghese ottomano

  1. mirkhond scrive:

    Ha avuto un funerale ortodosso, seguendo le sue affascinanti radici materne?

  2. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Ha avuto un funerale ortodosso”

    Credo che lo avrebbe preferito, ma ci sono state dei problemi, perché non era registrato presso la chiesa ortodossa a Torino. I funerali ci saranno probabilmente mercoledì, in una chiesa cattolica.

  3. mirkhond scrive:

    Riguardo ai romeo-armeni

    Questo è un’altro degli affascinanti mondi sconosciuti dell’oriente bizantino ottomano.
    Questi armeni NON appartenenti alla Chiesa Armena Apostolica “monofisita”, e quindi NON considerati come Armeni, o al massimo come rinnegati, sono il risultato delle politiche ortodosse calcedoniane, già forti sotto Giustiniano I (527-565 d.C.) e poi con i suoi successori sulle frontiere orientali dell’Anatolia romana e nella Grande Armenia, nei brevi periodi in cui fu sotto dominio romano-bizantino (il più lungo tra le conquiste dei generali e imperatori romeo-armeni Niceforo II Foca e Giovanni I Gurgen/Kurkuas/Zimisce nel 963-976 fino all’arrivo dei Turcomanni Selgiuchidi nel 1048-1080 d.C. circa).
    Le politiche di assimilazione degli Armeni all’Ortodossia di Costantinopoli tra VI e XI secolo d.C., nella Cappadocia di Cesarea (Kayseri) e dell’Armenia romana, provocarono da un lato il sorgere del Paulicianesimo, di stampo dualista-manicheo, e dall’altra appunto gli Armeni Calcedoniani, Armeni aderenti all’Ortodossia di Costantinopoli e che, verosimilmente seguivano il Rito bizantino, con omelie in Armeno, come ancora in tarda epoca ottomana, alla vigilia dei massacri genocidari del 1915-1922.
    Da queste comunità armene, proverrano molte grandi famiglie dell’aristocrazia romano-orientale, e grandi condottieri e imperatori, e dinastie come gli Eraclidi (610-695 e 705-711 d.C.) e la cosiddetta Dinastia Macedone (867-1056 d.C.), nonché uomini di chiesa prestigiosi, come i patriarchi di Costantinopoli Fozio (858-867 e 877-886 d.C.) e Teodosio I Voradiota (1179-1183 d.C.).
    Chi scrive, riteneva fino alla scoperta di questo blog, e della biografia di Costanzo Preve, reperita su wikipedia, che gli Armeni bizantini, fossero scomparsi con l’arrivo dei Turcomanni in Armenia e Anatolia nell’XI secolo d.C., in parte (specie gli aristocratici) assorbiti nella romeità, chi tornato alla Chiesa Armena Apostolica, o divenuto musulmano.
    E in questo non ci aiutavano certo le risposte evasive o non risposte da parte di prestigiosi studiosi armeni, apostolici e cattolici, ai quali anni fa, durante i lavori di un convegno di armenistica, chiedemmo invano delucidazioni.
    Evidentemente per chi, soprattutto nella Diaspora Armena, cerca di costruire un’identità monolitica attorno alla Chiesa Armena Apostolica (tollerando tutt’al più, gli Armeni Cattolici), dev’essere imbarazzante scoprire e soprattutto RIVELARE ai non armeni, quanto in realtà, il mondo armeno fosse (e in parte lo è ancor oggi) un mondo complesso, articolato e variegato al suo interno.
    Dunque, leggendo la biografia wikipediana su Preve, mi sono imbattuto nell’esistenza di queste comunità armeno-bizantine, che ancora 100 anni fa erano presenti in Anatolia, sia nell’Armenia ottomana, che in una cittadina sul Sangario/Sakaria, presso la sponda asiatica del Mar Nero e verso Costantinopoli!
    Sarebbe interessante sapere se tra i cripto-armeni che, timidamente qua e là in Anatolia, stanno riemergendo dalle “catacombe” post 1915-1922, imposte dal monolite nazionalista kemalista, ci siano anche gli eredi dei correligionari della madre di Costanzo Preve.
    Oppure se anche questo gruppo armeno minoritario, abbia anch’esso una sua diaspora con sue comunità e se obbedisca ancora al Patriarcato Rum Ortodosso di Costantinopoli.
    So di certo che all’epoca della dominazione romana sulla Grande Armenia tra 963 e 1080 dopo Cristo circa, questi Armeni bizantini erano definiti Tzatoi, termine romeizzato di origine armena che vuol dire “gente da poco” e dunque utilizzato con connotati fortemente dispregiativi, dagli Armeni Apostolici.

    • buran scrive:

      Scusa, ma i tanti armeni presenti in Iran dall’epoca dei Safavidi, in particolare a Isfahan nel quartiere di Jafra, con le loro chiese e cattedrali, i loro musei etc., non sono, per così dire, armeno-bizantini? E non sono mai scomparsi, ma vivi e vegeti da sempre…

      • mirkhond scrive:

        A me risulta che gli Armeni “bizantini” presenti in Iran dall’epoca Safawide (1502-1736) siano Armeni Apostolici dell’Armenia orientale, piuttosto che gli “Tzatoi” legati al Patriarcato di Costantinopoli.
        Tra l’altro in Iran avrebbero dovuto comunque rompere col Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli, dato che quest’ultimo era in territorio ottomano e Ottomani e Safawidi nei secoli XVI-XVIII erano in costante conflitto tra loro.
        E a proposito comunità armene come quella di Nuova Julfa ad Ispahan, furono il risultato della deportazione della popolazione armena di Julfa (oggi in Azeerbaigian iraniano) da parte di Shah Abbas I (1587-1628) nel 1604, nella sua politica di terra bruciata e spopolamento di terre armene al confine con l’Impero Ottomano, e l’invio conseguente di coloni nomadi turcomanni shiiti che assimilarono anche alcune comunità armene, come gli Armeni Riuniti CATTOLICI e di rito LATINO del Nakhichevan.
        Il quale da paese armeno, prevalentemente LATINO che era fino al XVII secolo, al momento della conquista russa nel 1828, era ormai un paese azero shiita all’83% e solo al 17% armeno!

        • buran scrive:

          A proposito degli armeni di Isfahan, io avevo letto che erano immigrati a suo tempo per essere impiegati come “operai specializzati” nella lavorazione della seta, in particolare nel processo di tintura, un lavoro duro e insalubre ma ben pagato, e costituivano una sorta di “aristocrazia operaia” (come si direbbe ora, anche se il termine è improprio). Tant’è che anche ora Jafra, a prima vista, sembra un quartiere “benestante”, anche un po fighetto in certi suoi locali e negozi. La storia della lavorazione della seta l’ho letta su un libro, eh, quanto poi sia attendibile non so…

    • Peucezio scrive:

      Mirkhond,
      ma quindi la chiesa ufficiale armena, quella seguita dalla maggior parte degli armeni, è monofisita, non è calcedoniana?
      Ti dirò che nella mia ignoranza ho sempre creduto il contrario, che fossero calcedoniani come greci, russi, bulgari ecc.
      E i georgiani invece?

      • mirkhond scrive:

        I Georgiani/Iberi sono Calcedoniani, come pure gli Osseti cristiani (80%; il 20% è musulmano sunnita).
        Gli Armeni Apostolici, quelli cioè della Chiesa Armena per eccellenza, che obbediscono al Katholikòs di Echmiazdin, sono “monofisiti” esattamente come i Siro-Giacobiti e i Copti egiziani e abissini.
        Sul termine monofisismo, si tratta solo di un formalismo nominale, perché DE FACTO Armeni, Giacobiti, Copti CONDIVIDONO gli STESSI dogmi dell’Ortodossia Calcedoniana, e cioè che Gesù E’ DIO e Maria è MADRE DI DIO!
        Ed è QUESTO ciò che CONTA.
        Il resto sono solo divisioni politico-identitarie per tutelare le differenze emerse nel V secolo dopo Cristo tra queste cristianità “monofisite” e il Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli, e degli imperatori romani orientali che lo supportavano.

        • Peucezio scrive:

          “Gli Armeni Apostolici, quelli cioè della Chiesa Armena per eccellenza, che obbediscono al Katholikòs di Echmiazdin, sono “monofisiti” esattamente come i Siro-Giacobiti e i Copti egiziani e abissini.”

          Non lo immaginavo proprio.
          Interagendo con te si scoprono sempre cose interessanti!
          Quindi la Chiesa Armena non è in comunione con le varie chiese ortodosse, col patriarcato ecumenico ecc.?

        • mirkhond scrive:

          “Quindi la Chiesa Armena non è in comunione con le varie chiese ortodosse, col patriarcato ecumenico ecc.?”

          No.

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          Negano che Cristo fosse vero uomo e questo conta per certi versi ancora di più.

        • mirkhond scrive:

          Chiamano Cristo VERBO INCARNATO.
          Questo sarebbe negarne la natura umana?

  4. mirkhond scrive:

    errata corrige: un altro

  5. Francesco scrive:

    Miguel

    mi spiace tu abbia perduto un amico.

    La tua notazione sulla filosofia mi aiuta a capire un motivo, tra i molti, delle nostre difficoltà a capirci: io senza pensiero astratto non ci so stare, pur divenendo ogni giorno più cosciente dei miei limiti.

    Ciao

    Francesco

  6. mirkhond scrive:

    contro il volere di suo padre, che sosteneva che certe cose erano “da checche o da preti”

    Questa è una storia che mi è famigliare, anche se non riguardava la filosofia, ma il liceo artistico, che un altro padre scoraggiò suo figlio quattordicenne che del liceo classico proprio non ne voleva sapere, dicendo che il liceo artistico avrebbe fatto del figlio una checca……

  7. Grog scrive:

    Onore ad un uomo che non si è mai piegato, che la terra gli sia poco grog.
    Grog

  8. Carlo F. scrive:

    Costanzo apprezzava il ruolo della borghesia ed in particolare invitava a distinguere nettamente borghesia da capitalismo, ma definirlo un borghese, a mio avviso, significa metterlo dentro una “gabbia” che non lo ha mai riguardato né rinchiuso. Per il semplice fatto che era ben al di là di una singola classe così come di un singolo colore o di una direzione. Piuttosto, contrariamente a quanto afferma Martinez, credo che sia stato sempre un “compagno” nel vero senso del termine: un uomo aperto alla condivisione di un orizzonte di valori ben più ampio di una ideologia, dato che essere “compagni” vuol dire tutt’altra cosa rispetto allo “spirito di complicità gregaria” di cui parla Martinez, né Marx ha mai invitato alcuno a conformarsi a tale “spirito” Costanzo era piuttosto “compagno” proprio perché, come riconosce lo stesso autore di questo post: “trattava assolutamente alla pari chiunque lo volesse ascoltare” e aggiungo: “ascoltava alla pari chiunque lo volesse coinvolgere”. Il suo “pane” era sì per “palati non comuni”, ma sempre e comunque condivisibile. Non era dunque facile che chiamasse qualcuno “compagno”, ma a volte gli capitava.

  9. serse scrive:

    Miguel,
    sono commosso e ammirato. Ti ringrazio e come Francesco mi dispiace che tu abbia perso un amico.
    Un abbraccio.

  10. mirkhond scrive:

    Martinez è americano. Ha quindi un approccio che tiene conto della REALTA’ delle cose, da cui poi elaborare delle dottrine.
    In questo il suo marxismo e il suo anticapitalismo sono sempre fonte di interesse ed attirano sul suo blog tanta gente di diversi orientamenti ideologici e culturali.
    Se parlasse come un libro stampato se lo filerebbero in pochi e questo blog sarebbe un luogo molto tranquillo e molto noioso…. 🙂

    • Pietro scrive:

      Hai perfettamente ragione, un pragmatismo che spesso da noi non si comprende

      • Francesco scrive:

        io continuo a sospettare il pragmatismo di essere il travestimento una certa metafisica, che si nasconde perchè non reggerebbe alla luce della ragione

        e di essere una grandissima fregatura, se usato in campi in cui non è pertinente

        • mirkhond scrive:

          In sostanza per te, la concretezza è solo nell’accumulare denaro, e non nel trovare i modi per redistribuirlo più equamente…
          E possibilmente senza devastazioni ambientali….
          Manco da un AMERICANO VERO come Martinez trai spunto per andare oltre il tuo amore per il $? 🙂

        • mirkhond scrive:

          Del resto, oggi, il Martinez ha abbandonato l’interesse per la lotta mondiale al capitali$mo, per ripiegare sul più CONCRETO e PRAGMATICO Oltrarno fiorentino, coi suoi piccoli e CONCRETI interessi di uno storico quartiere popolare oppresso da stritolamenti e devastazioni modernizzanti.
          Certo in questo “ripiegamento” deve aver giocato molto la delusione delle cosiddette “primavere” arabe, in cui regimi corrotti e laicizzanti sono stati in gran parte sostituiti da caotici fondamentalismi sunniti IN ALLEANZA col capitali$mo u$a, secondo la NORMALE CONSUETUDINE dei rapporti sunna fondamentalista-U$A, interotti solo dalla questione 11 settembre 2001 e conseguente invasione dell’Afghanistan talebano.
          In quegli anni (2001-2011), probabilmente Martinez, impressionato da questa rottura conflittuale, aveva probabilmente scorto in questa lotta, il sostituto di un marxismo defunto e/o ridotto a pensatori solitari come il defunto Costanzo Preve.
          Le vicende della fratellanza musulmana in Egitto durante la breve presidenza Morsi, la guerra civile libica e siriana, il RINSALDARSI dei rapporti tra Sunna fondamentalista di ispirazione saudita-qatariota con il Capitale u$ano, hanno creato uno “shock” nel Martinez analogo a quello di Lenin di fronte al disastro della campagna di Polonia del 1920-21.
          Da qui il suo improvviso (e per altri versi inspiegabile) abbandono del “terzomondismo” mediorientale e il PRAGMATICO ripiegamento sul microcosmo dell’Oltrarno, in cui il suo spirito di giustizia sociale può trovare un terreno di lotta e uno “sfogo” più REALISTICO e FATTIBILE.
          Questa almeno la mia impressione su un personaggio comunque enigmatico come Miguel Martinez….
          ciao!

        • Francesco scrive:

          non capisco come sei passato dalla mia preferenza per la metafisica rispetto al pragmatismo (che è la filosofia di base degli anglosassoni) al mio amore per il denaro

          sicuro che quello che hai scritto abbia la minima attinenza con me e quello che ho scritto io?

          ciao

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          Qui ha ragione. E’ vero che poche cose sono piu’ metafisiche del danaro. Ma poche cose sono piu’ ipocrite della dottrina ‘danaro = sterco del diavolo’. Come ho gia’ avuto modo di scriere, e come tu hai gia’ aprezzato in passato, non sono i Genovesi ad essere tirchi, ma i foresti a non conoscere il vero valore dei soldi.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          a scanso di equivoci, io NON amo il denaro

          sono molto tentato da quello che permette di avere ma in sè non me ne frega nulla

          fosse vero, sarei quello napoletano dell’aneddoto “un milanese trova un napoletano beato che prende il sole invece di lavorare”

          PS Mirkhond, io sono molto freddoloso: hai la mia totale solidarietà per la tua situazione

  11. AVVISO – I funerali di Costanzo Preve si terranno giovedì 28 novembre alle ore 10 presso la Chiesa parrocchiale della Crocetta di Torino (Beata Vergine delle Grazie) in Corso Einaudi 23.

    Gli amici di Costanzo Preve

  12. Ritvan scrive:

    Miguel, anche secondo me hai scritto un bel necrologio per il tuo amico.
    Costanzo Preve RIP.

    P.S. Sono convinto che in un regime “marxista” (metto le virgolette perche` da quel che so Marx non si e` mai pronunciato su come sarebbe stato in dettaglio il “suo” sistema) Preve sarebbe morto di morte naturale (leggi: di stenti) solo in un bel gulag…naturalmente qualora fosse sfuggito prima alla fucilazione come “deviazionista” durante una delle innumerevoli purghe di regime, cribbio!

    • Andrea scrive:

      “Sono convinto che in un regime “marxista” (metto le virgolette perche` da quel che so Marx non si e` mai pronunciato su come sarebbe stato in dettaglio il “suo” sistema) Preve sarebbe morto di morte naturale (leggi: di stenti) solo in un bel gulag…naturalmente qualora fosse sfuggito prima alla fucilazione come “deviazionista” durante una delle innumerevoli purghe di regime, cribbio!”.

      Concordo e sottoscrivo.

    • Andrea Di Vita scrive:

      Per Ritvan e Martinez

      Concordo. Uno spirito libero come Preve non avrebbe avuto vita facile sotto i regimi stalinisti.

      Ho letto sempre Preve con piacere e interesse. Prego Martinez di fare le mie condoglianze ai familiari e agli amici di Preve.

      Ciao!

      Andrea Di Vita

      • Francesco scrive:

        OT cosa avete combinato a Zena? sto ancora ridendo all’idea del sindaco comunista picchiato dai manifestanti comunisti, in attesa di andare a battere cassa a Roma

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Francesco

          Semplifico e riassumo.

          Dopo anni di privatizzazione fasulla in mano a dei privati Francesi che non hanno fatto altro che succhiar soldi (come sempre coi privati), il servizio di trasporto pubblico era tornato dodici mesi fa ad essere appunto pubblico. Gli ultimi dodici mesi i lavoratori hanno sopportato tagli agli straordinari per qualche milione di euro in tutto, e i passeggeri hanno continuato a vedersi tagliare le corse. Il sindaco si era impegnato a non privatizzare il trasporto pubblico. Siccome dopo la sceneggiata berluschina dell’IMU ancora adesso non si sa di quanti soldi disporra’ il Comune l’anno prossimo, il sindaco ha detto che non poteva garantire di mantenere la promessa. Al che i lavoratori si sono, diciamo, leggermente infuriati e hanno fatto uno sciopero come si deve. Il bello e’ che la cittadinanza in maggioranza ha solidarizzato con gli scioperanti. Ho sentito gente dire piu’ o meno ”adesso si vede cosa si ottiene a non fare scioperi solo per burla”. In generale, bisogna smetterla di far pasticci coi soldi pubblici per poi pensare di risolvere tutto svendendo ai privati.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

        • Francesco scrive:

          basta che ve la paghiate voi, la “pubblicità” dell’azienda dei trasporti, e potere farci quello che volete

          non capisco perchè il biasimo non vada a chi non ha saputo fare il contratto ai francesi

          io continuo a ridere, per il momento

      • Peucezio scrive:

        Di Vita,
        “Uno spirito libero come Preve non avrebbe avuto vita facile sotto i regimi stalinisti.”

        Sotto i regimi stalinisti peggio che mai, ma uno come lui, come ogni spirito libero, non ha vita facile in nessun consesso umano e infatti in Italia è rimasto sostanzialmente ai margini, pur avendo una statura incommensurabilmente maggiore di quella del mondo accademico medio.
        Sono uomini che mettono in conto di restare ai margini e di non avere mai successo e prestigio, ma non per questo ciò non pesa loro: uno può essere superiore e disdegnare l’ambizione e i riconoscimenti, ma sapere di non avere nessuna influenza mentre una massa di imbecilli integrali viene ascoltata e ha un reale potere e una vera influenza culturale, è sicuramente frustrante, soprattutto se uno non ha scelto la via dell’ascesi e della pura e olimpica saggezza individuale, ma si sente proiettato nella realtà esterna, partecipa dei guasti della società e li sa diagnosticare e comprendere (ma non ha i mezzi e il potere per intervenire).

        • Andrea Di Vita scrive:

          Per Peucezio

          Gauss diceva di temere l’ululato dei Beoti. Nel suo ‘Ritratto di famiglia in un interno’, Visconti fa dire a Burt Lancaster la frase biblica: ‘le aquile volano alte e sole’.

          Una soluzione c’e’: la scienza. Quando notò l’agitarsi insensato del polline nel vetrino del suo microscopio, nel 1802, il canonico scozzese dilettante di botanica Brown non sospettava minimamente di aver trovato quello che quasi cent’anni dopo consentì a Von Smoluchovski e al giovane Einstein di demolire le obiezioni di Mach al concetto di atomo: il ‘moto browniano’, appunto. Brown morì senza sapere di avere cambiato il mondo per sempre. Tibullianamente, diremo: ‘nobis sit satis voluisse’, ci basti l’aver voluto.

          Ciao!

          Andrea Di Vita

  13. Miguel Martinez scrive:

    Per Carlo

    “Costanzo apprezzava il ruolo della borghesia ed in particolare invitava a distinguere nettamente borghesia da capitalismo, ma definirlo un borghese, a mio avviso, significa metterlo dentro una “gabbia” che non lo ha mai riguardato né rinchiuso.”

    Ti ringrazio e accetto a pieno le tue precisazioni.

    Ci basiamo sempre sulla nostra esperienza, e ho avuto poche occasioni di frequentare Costanzo al di fuori di convegni; ci siamo soprattutto sentiti per telefono.

    Forse sarebbe più corretto dire che Costanzo era profondamente “borghese” nei modi, dove per “borghesia” intendiamo una forma di vita praticamente estinta ai nostri tempi e non banalmente la “classe dei dominanti”, cui Costanzo certamente non apparteneva.

  14. Peucezio scrive:

    Miguel,
    io avevo una sconfinata ammirazione intellettuale per Costanzo Preve e l’ho solo visto una volta dal vivo, a una conferenza. Ne ho sentito la perdita, nel senso che in qualche misura mi sento più “orfano” intellettualmente e moralmente (anche se anch’io non mi considero un suo seguace, benché condividessi la maggior parte delle sue opinioni, proprio, come te, perché ho interessi orientati in modo diverso, in cui la filosofia teoretica pura ha un ruolo non centrale).
    Ma nel tuo caso c’era invece un vero rapporto personale, anche se non assiduo e stretto, quindi, come ha fatto Francesco, ti esprimo vicinanza per la perdita di un amico.

  15. Pietro scrive:

    Rispondendo ad un commento di Francesco piu’ in alto: sono assolutamente d’accordo. Nel mio commento precedente ho pensato ma non scritto proprio le stesse cose, ossia che il pragmatismo e’ una gran cosa se applicato in certi modi e campi.
    Altrimenti diventa come il genio italico che si tramuta in un continuo tentare di fregare il prossimo in maniera individuale ed egoista.

  16. mirkhond scrive:

    “Non è mai stato credente, non ha avuto alcuna conversione in punto di morte; e certamente un uomo così poco provinciale non ha fatto questa scelto per conformismo.”

    A volte si può essere anticonformisti andando OLTRE le proprie convinzioni di una vita…
    Soprattutto davanti a quel MISTERO SUPREMO che è la Morte….
    Cercare Dio in punto di morte può non essere solo conformismo (e di che? di cosa poi? di fronte alla morte ognuno di noi è SOLO davanti all’ALDILA’, e di quel che pensa la gente non gliene po’ fregà de meno…), o paura, ma appunto UN BISOGNO DI TROVARE FINALMENTE IL SENSO DEL TUTTO.
    Anche di una vita passata in coraggiosa ed anticonformistica SOLITUDINE a domandarsi il PERCHE’ delle cose della stessa vita……

  17. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Da qui il suo improvviso (e per altri versi inspiegabile) abbandono del “terzomondismo” mediorientale e il PRAGMATICO ripiegamento sul microcosmo dell’Oltrarno, in cui il suo spirito di giustizia sociale può trovare un terreno di lotta e uno “sfogo” più REALISTICO e FATTIBILE.
    Questa almeno la mia impressione su un personaggio comunque enigmatico come Miguel Martinez….”

    Analisi acuta, e credo che per molti versi tu abbia ragione.

    Intanto, tutti noi abbiamo molteplici identità e siamo in continuo divenire, per cui non ho nessun problema a dire che è cambiato il mio sguardo su molte cose, il che non vuol dire rinnegare nulla.

    Per me, il cambiamento più importante consiste nel cercare di parlare solo di cose che veramente so. Su altre cose posso solo avere opinioni, che alla prima occasione potranno risultare del tutto sbagliate: come le opinioni positive che tanti italiani, in perfetta buona fede, hanno dell’operato del nostro sindaco.

    Però non si tratta di pragmatismo, perché – in questo ha ragione Pietro – si tratta di applicare nel concreto uno stile, un modo di desiderare le cose, che ha qualcosa di universale.

    Ad esempio, considerare tutte le singole individualità con cui hai a che fare, cercando quanto ci possa essere di potenzialmente positivo nella storia di ognuna, sapendo che ogni storia cambia continuamente.

    Guardare al futuro che unisce, nel senso di figli e di progetti comuni, più che al passato che per sua natura non si può cambiare.

    Guardare al territorio, però, come storia, come pietre, come vite donate e sofferte e sfruttate, e quindi non perdere le cose del passato, fare sì – come dice Tomaso Montanari – che “le pietre siano del popolo”.

    Non prestare fede alle grandi assemblee o ai comizi, ma ai continui incontri diretti tra piccoli gruppi di persone.

    Puntare sempre al meno, a ridurre i bisogni, a decrescere, tenendo presente che ognuno ha i propri ritmi.

    Non fare nulla che coinvolga più persone di quante tu possa personalmente conoscere.

    Ridurre al minimo i nemici, per colpire meglio i veri nemici.

    • maria scrive:

      Non fare nulla che coinvolga più persone di quante tu possa personalmente conoscere.

      maria
      no, su questo non sono d’accordo:-) se così fosse in oltrarno non avremmo combinato nulla, coinvolgere anche persone che non si conoscono serve molto, a volte è indispensabile e dovresti averlo sperimentato proprio nel nostro quartiere:

  18. Miguel Martinez scrive:

    Per Peucezio

    “io avevo una sconfinata ammirazione intellettuale per Costanzo Preve e l’ho solo visto una volta dal vivo, a una conferenza.”

    Credo che vi sareste trovati molto bene insieme. E’ una delle occasioni perdute di cui soffriamo tutti, perché Costanzo era felicissimo quando chiunque gli telefonava, stava tanto tempo a parlarci, ed era felice di ricevere chiunque a casa sua (io non ci sono mai stato).

    La mia distanza da Costanzo, ma anche la mia vicinanza con te, sta qui. Ti ricorderai forse che Tiqqun ha scritto un saggio sull’Uomo di Antico Regime.

    E’ un testo inutilmente aggressivo e saccente, nel senso che deride una delle innumerevoli possibilità della vita, con troppa certezza che ce ne siano altre che invece “vanno bene”.

    Però è anche un testo che dice profonde verità, perché sa cogliere una forma di vita e quindi non un’ideologia; e penso che tu avevi molto in comune con Costanzo, proprio per questa comune forma di vita: poco importa che il tuo “Antico Regime” sia il matriarcato neolitico, quello di Costanzo il razionalismo illuminista.

    Che poi, alla fine, l’unica cosa che non va dell’Uomo di Antico Regime è che la sua tristezza gli preclude tante gioie, e la vita è breve.

    • Peucezio scrive:

      “Che poi, alla fine, l’unica cosa che non va dell’Uomo di Antico Regime è che la sua tristezza gli preclude tante gioie, e la vita è breve.”

      Vero.
      Ed è uno degli atteggiamenti da cui cerco di guardarmi. Come da tutti gli atteggiamenti che valutano la vita concreta e le persone col filtro dell’ideologia.
      Anche se poi ci sono tanti altri filtri che fanno danni e impediscono l’interazione.
      La stessa mancanza di un retroterra comune, culturale, linguistico, concettuale, diciamo pure antropologico, sembra un fattore impediente.
      A me piacerebbe interagire con gli zingari dei campi nomadi, con il sottoproletariato dei bassi napoletani, ma poi, al di là delle suggestioni e idealizzazioni romantiche, so che non è affatto semplice e infatti non lo faccio.
      Tu invece ci riesci davvero. E senza nessuna idealizzazione romantica, creando veri rapporti umani, esattamente come quelli che creeresti con un docente di semitistica o qualsiasi altro raffinato intellettuale.
      Questa è la cosa che ti invidio di più, il segreto che vorrei carpirti o il gene nascosto che vorrei fosse innestato anche a me.

  19. catrafuse scrive:

    belle parole, davvero. Să-i fie ţărâna uşoară.

  20. Moi scrive:

    @ MIRKHOND & MAURICIUS

    Mi pare che Franco Cardini dica che il silenzio dei Papi sui Cristiani perseguitati da Musulmani, Induisti,Buddhisti (!), Comunisti ecc … non (!) è assenso: ma l’ unica via per non inasprirne la situazione, visto che i Governi Laicisti e Massonici se ne compiacciono.

    @ MIGUEL

    “Islam” è un insieme da un miliardo e mezzo di elementi, dentro c’è di tutto. Nel bene o nel male.

  21. Moi scrive:

    Costanzo Preve … era legato anche al MID (Movimento Ideoprassico Dionotorganico, v.di) ?

    Certo che con un nome così fai fatica a non essere élitario …

  22. Moi scrive:

    Tipi varii di Arcoaleno, anche multiplo o circolare o “artificiale”

    http://en.wikipedia.org/wiki/Rainbow

    Si ottiene anche con un parabrezza d’auto “lavato male” ; -) …

    A proposito di Utopismi Arcobalenati … conoscevate il MID (“Movimento Ideoprassico Dinontorganico” [sic.]) ? Ah, sul dizionario di Greco “Rocci” NON lo troverete:

    http://www.dinontorganico.it/aziende.html

    “Ideoprassico” credo che stia per “ideologico applicato alla realtà, che se non corrisponde alla teoria … cazzi della realtà !” : -) .

  23. Miguel Martinez scrive:

    Per Moi

    “Costanzo Preve … era legato anche al MID (Movimento Ideoprassico Dinotorganico, v.di) ?”

    Hai una capacità fantastica per gli accostamenti, mi sto divertendo!

    Che poi a guardare il sito, sembra quello classico del pazzo solitario che ha scoperto la macchina del moto perpetuo, sia come linguaggio contorto, sia come grafica elementare; ma mancano i punti esclamativi, gli ,spazi ,vuoti ,dopo ,le ,virgole che fanno schizzare in alto le lancette del cialtrometro; e ci sono anche diverse ditte, poi magari l’imprenditore è sempre lo stesso.

    Passando a cose serie, e invitando chi ha seguito più in dettaglio tutti i passaggi del grande ragionamento di Costanzo, mi sembra di ricordare che:

    – Costanzo prendeva sul serio la crisi ecologica
    – ma non l’ha mai posta al centro delle sue preoccupazione
    – e sosteneva che la “decrescita in un solo paese” avrebbe fatalmente portato alla stracrescita del dominio statunitense.

    Ma non è un aspetto del pensiero di Costanzo che io conosca bene e mi potrei sbagliare.

  24. Miguel Martinez scrive:

    Riflettendo sempre su quanto dice Mirkhond a proposito delle metamorfosi di questo blog…

    Io mi ritengo un amico personale sia di Giulietto Chiesa che di Marino Badiale. E con entrambi condivido sicuramente alcune visioni di fondo.

    Oggi faccio un giro sul blog che fa riferimento, sostanzialmente, al pensiero di Marino Badiale: http://il-main-stream.blogspot.it/

    E noto che i “badialisti” stanno litigando con i “chiesisti” su due temi: la Siria e l’euro, argomenti su cui hanno in realtà posizioni perfettamente inconciliabili.

    Però né Giulietto Chiesa, né Marino Badiale potranno modificare di una virgola, né la situazione in Siria né l’euro.

    E dubito che Giulietto o Marino abbiano una vera idea di cosa stia succedendo in Siria.

    Di fronte a queste cose, l’Oltrarno ovviamente è microscopico; ma è anche un luogo che conosciamo realmente, e dove in qualche misura possiamo incidere. E difficilmente ci potrebbe essere una divergenza di opinioni così grande: è vero che si lètiha anche da noi, ma è sempre per il modo di portare avanti le cose, non per le cose che si vogliono portare avanti.

  25. Durruti scrive:

    Un filosofo storico del marxismo di notevole portata. Apprezzabile per lo stile di scrittura senza fronzoli e per alcune intuizioni importanti.
    Purtroppo nel suo ultimo periodo ha sofferto una crisi di identità che lo ha portato prima a buttare il marxismo e il comunismo nella pattumiera della storia, poi su posizioni decisamente inaccettabili, finendo per dare supporto teorico ad una ideologia perniciosa come il nazionalcomunismo (insieme ad una figura estremamente ambigua come De Benoist), ed a spiegare qualsiasi conflitto del mondo odierno con la chiave della geopolitica, arrivando addirittura ad appoggiare il Front National riverniciato da Marine Le Pen.
    Spero che, dovunque sia, ora possa trovare la pace e le risposte che cercava.

    • Pietro scrive:

      Questa una grande questione. Senza dare giudizi di valore ma parlando per esperienza personale Preve e’ stato il principale riferimento (almeno in Italia) di chi da sinistra voleva trovare una “terza via”, ma spesso a mio umilissimo parere questa ricerca si e’ conclusa dalla parte opposta. L’unione degli estremi non mi e’ mai sembrata bilanciata, ma con invece una forte prevalenza della componente destrorsa, penso sia dovuto a cose come pensiero forte e pensiero debole, ma non mi inoltro in questo campo.

  26. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Purtroppo nel suo ultimo periodo ha sofferto una crisi di identità che lo ha portato prima a buttare il marxismo e il comunismo nella pattumiera della storia, poi su posizioni decisamente inaccettabili, finendo per dare supporto teorico ad una ideologia perniciosa come il nazionalcomunismo “

    Credo che Costanzo abbia sofferto una forte delusione dalla “sinistra”, che lo ha portato ad attribuirle un’importanza (negativa) eccessiva; e qualche volta a fare delle sparate provocatorie liberatorie, un po’ come certi ex-cattolici quando sperimentano il gusto della bestemmia.

    Inoltre, Costanzo è stato (nel senso migliore) ciò che abbiamo definito un “uomo di Antico Regime”, anche se il suo “antico regime” era proprio la rivoluzione francese, l’illuminismo e il razionalismo; ma trattandosi – come dice Tiqqun – di una “forma di vita”, a prescindere dai contenuti, aveva una certa affinità caratteriali con altri che provavano disgusto per il mondo attuale.

    Costanzo ha capito tutto dei difetti della sinistra, ma non si è mai dedicato molto a capire i difetti di altri mondi, perché per criticare seriamente un altro mondo, devi conoscerlo bene: è una cosa che gli ho detto anche personalmente, e che lui ha ammesso.

    Infine, mi sembra che non si sia mai occupato molto della questione delle grandi migrazioni dei nostri tempi; che comunque, come dice anche Brancacci, sono uno specchio del movimento dei capitali, e non hanno in sé nulla di positivo.

    Per quanto riguarda la sua dichiarazione a favore di Marine Le Pen: francamente, non so tra Sarkozy, Hollande e Le Pen, quale fosse il candidato “peggiore”. Qui in Oltrarno, sono sceso in stradaper contestare lo sfratto di una famiglia marocchina sotto casa, e poi una mamma senegalese ha vinto la nostra gara delle torte :-), quindi probabilmente, nel mio piccolo spicchio di mondo, avrei ritenuto Le Pen la peggiore.

    Però Costanzo ha fatto un altro ragionamento: il grande capitale finanziario sta abbattendo ovunque le resistenze degli Stati-Nazione, quindi chi afferma gli Stati-Nazione in qualche modo pone un freno al mostro. Se si accetta il concetto di Stato-Nazione, che è alla base tanto del nazionalismo di destra quanto dello stato sociale della sinistra, è difficile dargli torto – io ne esco personalmente sostenendo che dobbiamo pensare al dopo-Stato, e qui sta la mia radicale differenza con Costanzo, ma il mio non è un discorso molto condiviso.

    Infine, credo che i rapporti che Costanzo ha avuto con alcuni minuscoli ambienti di destra siano stati del tutto positivi.

    Non ha mai ceduto in nulla sulla sua visione universalista e illuminista.

    Devi cercare di capire cosa sia la cosiddetta estrema destra: un mondo paranoico, votato alla sconfitta da settant’anni, che si regge sul fatto di essere profondamente odiato; e potendo attribuire ogni critica all’odio, non ha mai bisogno di mettere in dubbio se stesso o di porsi domande. Anzi, sa che ogni ripensamento sarà visto come un losco tentativo di infiltrarsi: se fanno i razzisti, sono (giustamente) considerati razzisti; se fanno una critica al razzismo, “stanno cercando di mascherarsi”. E allora tanto vale restare nel ghetto…

    Per la maggior parte, e soprattutto per la parte che aveva qualche minimo contatto con il governo Berlusconi, quel mondo non ha avuto nulla a che fare con Costanzo.

    Restano individui che per la prima volta in vita loro hanno avuto un interlocutore che non ha ceduto nulla nei loro confronti, ma li ha trattati con umano rispetto; e per loro si sono aperti orizzonti teorici e umani che non avevano mai prima sognato.

    Questo è un grandissimo merito di Costanzo.

    • Pietro scrive:

      @Miguel: molto bella la tua descrizione dell’estrema destra. Anche se sul riflettere su se’ stessi forse ha fatto peggio la sinistra (estrema?) per i motivi opposti a quelli da te citati in relazione all’estrema destra.

    • Durruti scrive:

      Miguel, le tue considerazioni sono del tutto condivisibili. Ma alla fine, cosa rimane? Un intellettuale di buon livello, ma la cui personalità e le sue opere lo hanno portato a distanziarsi dalla classe lavoratrice, e generare in essa solo scompiglio e confusione, invece che la riflessione che forse lui auspicava. Ed in tempi come questi, di guerra di classe dura, di omologazione ideologica e culturale al capitalismo, questo vuol dire dargliela vinta alle classi ricche e dominanti.
      Tutte le considerazioni su quanto fosse una buona persona, la sua ricerca interiore ecc… non le metto certo in dubbio. Ma non mi interessano.

      • Francesco scrive:

        più omologato al capitalismo di certa dirigenza di sinistra italiana non credo ci sia nessuno

        e pure ai peggiori difetti del capitalismo

        chiaro che uno che pensa se ne allontana quanto più può

  27. Miguel Martinez scrive:

    Per Pietro

    “@Miguel: molto bella la tua descrizione dell’estrema destra.”

    Una cosa affascinante è il complesso di inferiorità della destra (quasi tutta), speculare al complesso di superiorità della sinistra.

    Non riguarda solo l’estrema destra – la passione con cui una destra ufficiale, che ha la maggioranza o quasi dell’elettorato, accoglie il transfuga comunista, è paragonabile solo all’orrore con cui la sinistra guarda il potenziale infiltrato di destra.

    Costanzo, con grande semplicità, ha imparato a neutralizzare questo bizzarro meccanismo, confrontandosi con chiunque semplicemente sul piano suo, che è quello delle idee. E siccome Costanzo aveva le idee molto più chiare, di solito pensava di prevalere lui.

    Ma siccome gli sfuggiva forse il meccanismo sottostante, è probabile che nei suoi interlocutori di destra, abbia prevalso la considerazione viscerale, “finalmente qualcuno che ci tratta da esseri umani!”, sulle idee stesse. Perché in fondo “le idee” sono una cosa abbastanza secondaria nelle scelte e nelle identità umane.

    Però di questo non poteva accorgersene Costanzo, perché esulava appunto dal mondo delle “idee”, e toccava questioni più complesse e intime.

    • Pietro scrive:

      Concordo pienamente. Proprio il fatto di “lottare sapendo di perdere” e’ quello che mi ha sempre spinto ad interessarmi dei movimenti neofascisti, anche se conoscendoli meglio molto del fascino e’ scomparso. Come nelle curve dove i nazisti controllano lo spaccio e fanno affari con gli albanesi (almeno a Milano). Quello che sconvolge e’ come la dinamica dei cambiamenti “in peggio” sembra essere ormai una costante universale: dai nazisti alla Cina, dalla mafia alla sinistra. In peggio per me significa con la sola logica del profitto verso un modello che definire americano e’ riduttivo.
      Un personaggio per alcuni aspetti paragonabile a Preve e’ Massimo Fini, respinto a sinistra e accolto a destra. Con il risultato che ho smesso di leggere la sua rivista per lo scadente anticomunismo della sua redazione. Molti molti dubbi su tutto: Grillo e’ il superamento non liberale del comunismo e del fascismo? La pace non puo’ essere che guerra? Forse che il vero errore sia il mutamento? Grazie Miguel per la possibilita’ di riflettere che offri sempre

  28. Miguel Martinez scrive:

    Durruti menziona De Benoist… proprio perché francese (la République des Idées), credo invece che De Benoist sia una delle persone che abbia più sinceramente ascoltato Costanzo, e sia stato più profondamente cambiato dall’incontro con lui. Molto di più dei suoi ascoltatori italiani.

    Almeno è la mia impressione.

  29. Miguel Martinez scrive:

    Per Pietro

    “Un personaggio per alcuni aspetti paragonabile a Preve e’ Massimo Fini, respinto a sinistra e accolto a destra. “

    La realtà è plurale, e quindi è ovvio che quando vedi tutto “a sinistra”, alcune verità “di destra” vengono rimosse. E’ quello che fa Massimo Fini, e ha buon gioco.

    Il limite di un simile approccio sta nella sua totale negatività, e nello sguardo rivolto sempre all’indietro, l’occhio sempre su “come vanno male le cose”.

    Le nostre menti e i nostri corpi seguono spesso i nostri pensieri, e troppi pensieri negativi trasformano anche noi in qualche modo.

    Questo non ha nulla a che vedere con l’ottimismo dell’esistente, alla Renzi, che è complicità con il dominio.

    Ha piuttosto a che vedere con l’idea che la vita è bellissima, nonostante tutto.

    Basta guardare un gatto, per capirlo.

  30. nic scrive:

    @ Piuttosto, come mi spiegava il figlio, è stato perché, anche da ateo, credeva alla sacralizzazione delle grandi tappe dell’esistenza; e ha anche voluto indicare il proprio totale e definitivo distacco dalla comunità identitaria della sinistra.

    una giustificazione piuttosto debole, poco credibile e per lo meno contorta (eufemismo per non dire una palla colossale, ma so che non bisogna mai parlar male dei morti e non infierisco).

    Esistono 2 tipi di filosofi: chi costruisce grandi castelli inutili e vuoti (hegel) e chi si limita a vivere nelle e delle gocce d’acqua.

    Chi si nasconde dietro le sue grandi costruzioni, sterili e immobili come l’olivetti, e chi vive ciò in cui crede tra mille contraddizioni che sono poi quelle della vita che si manifesta.

    Decisamente, preferisco i secondi. Alla fine, non hanno neppure bisogno di sacralizzare il nulla. E più spesso degli altri, non si cagano incima, arrivati alla resa dei conti.

    E rispetto agli stati-nazione… ricordo che i comunisti di una volta (quelli che volevano il comunismo, non i matrimoni misti, la difesa dei pinguini o la pensione assicurata) dicevano: “proletari di tutto il mondo unitevi”.

    Non c’è riuscita la 1º, 2º e 3º internazionale,
    speriamo ce la faccia il turboneoliberalcapitalismo. Presto.

    • Francesco scrive:

      però noi li facciamo unire nel desidero di comprarsi l’aifòn 5 … e con successo

      😉

      • nic scrive:

        Perfetto.

        Non ho nulla contro 7 o 8 mila milioni di aifòn (anche se prefisco samsung).

        Si suppone quindi che avranno accesso anche l’elettricità per ricaricare la batteria, ai ripetitori 4g, ai satelliti gps, che usino skype e whatsapp per comunicare gratis, che sappiano leggere e scrivere e persino la pancia piena per averne voglia.

        Se no poi si incazzano, tutti insieme.

  31. Peucezio scrive:

    Miguel:
    “Costanzo ha capito tutto dei difetti della sinistra, ma non si è mai dedicato molto a capire i difetti di altri mondi, perché per criticare seriamente un altro mondo, devi conoscerlo bene”

    Ma esistono altri mondi che abbiano una qualche rilevanza, oltre alla sinistra?
    Mi spiego meglio, il neoliberismo sfrenato che domina nel mondo non è sinistra e in Italia non sono sinistra né i maneggi residuali (antropologicamente, ma sul piano pratico ancora determinanti nel mantenere e aggravare il degrado) del sottobosco di corruzione, interessi economici e gruppi di potere medio-piccoli, speculazioni varie, né lo sono i maneggi grossi, le manovre del grande capitale collegato a quello internazionale, che ha fatto riferimento a Monti, oggi potrebbe servirsi di Renzi ecc.
    Ma la sinistra è correlativa e complementare a questo mondo, è la facciata presentabile (per l’uomo scolarizzato medio, anche se a noi fa schifo), non ama i primi (ma non li ha mai combattuti seriamente) e va d’accordo con i secondi (anche se non lo dice). E’ come la pubblicità di un prodotto: mica ti fanno vedere gli operai nella fabbrica, tutti sporchi, in mezzo alle esalazioni, magari bambini, in Cina; no, ti fanno vedere la famigliola consumatrice ideale del prodotto, allegra, bella e pulita.
    Ma anche se il mondo è mandato avanti grazie agli operai in mezzo alle esalazioni, i valori, i gusti, le sensibilità collettive, gli orientamenti e le spinte profonde, i desideri veri dell’uomo medio sono quelli espressi dall’immagine pubblicitaria (che li registra e al tempo stesso li influenza a sua volta). E così è la sinistra: è la cultura legittima del tempo d’oggi, accettata in toto dalle classi medie istruite e imposta gradualmente a tutti, compreso il fruttivendolo o l’operaio.

    • Andrea scrive:

      @ Peucezio

      “Ma anche se il mondo è mandato avanti grazie agli operai in mezzo alle esalazioni, i valori, i gusti, le sensibilità collettive, gli orientamenti e le spinte profonde, i desideri veri dell’uomo medio sono quelli espressi dall’immagine pubblicitaria (che li registra e al tempo stesso li influenza a sua volta). E così è la sinistra: è la cultura legittima del tempo d’oggi, accettata in toto dalle classi medie istruite e imposta gradualmente a tutti, compreso il fruttivendolo o l’operaio.”

      Be’, mi permetto di dire che queste considerazioni comportano una dilatazione difficilmente gestibile e comprensibile della sfera semantica del sostantivo “sinistra” (non che ci sia nulla di male, per carità: i simboli sono simboli, e non significano nulla di più del senso loro attribuito…)…
      Dopodiché, sono il primo a credere che il sistema produttivo (parlare del “mondo” mi sembra impegnativo, dai…) venga principalmente portato avanti dagli operai (ho avuto modo di rendermene conto…). Il problema è che ritengo la “pars construens” sia, tutto sommato, più interessante della “pars denstruens”: ossia considerare il miglioramento delle condizioni lavorative un fine raggiungibile, proponendo, di volta in volta, la realizzazione di obiettivi circoscritti e precisi… Personalmente, tendo a pensarla così relativamente alla maggioranza delle questioni… Poi, se sussistono alternative migliori e praticabili, sono sempre pronto ad imparare…

  32. Peucezio scrive:

    In questo senso, dico a integrazione del commento precedente, non credo che esista altro, perché l’altro semplicemente non serve, sarebbe di disturbo, non è contemplata.
    E non so neanche quanto il neoliberismo serva come ideologia: è uno stato di fatto più che un’ideologia. E i tromboni che vanno in televisione a propagandarla mi sembrano più utili idioti che fanno un gioco delle parti in una fase di assestamento, ma al massimo servono per mettere in discussione argomenti della vecchia sinistra, quella che ancora aveva qualche idea sociale.

  33. Peucezio scrive:

    “Ha piuttosto a che vedere con l’idea che la vita è bellissima, nonostante tutto.
    Basta guardare un gatto, per capirlo.”

    Ma per capire questo bisogna essere sani. La nevrosi impedisce questa consapevolezza e infatti l’ideologia è il riflesso sociale e collettivo della nevrosi: “la vita è brutta perché ci sono i fascisti, i comunisti, i padroni, i pacifisti, i mussulmani…”
    Io non mi ritengo sano (mentre, per quel poco che il mezzo telematico mi consente di conoscerti, credo che tu lo sia), ma almeno non do la colpa a qualcuno o a qualche gruppo.
    O, quantomeno, credo che se anche certi gruppi hanno delle responsabilità storiche nell’alienazione del mondo moderno, questo non può mai essere un alibi per non essere felici e l’ideologia, compresa quella che si scaglia contro quel gruppo, peggiora solo le cose.

  34. mirkhond scrive:

    “Massimo Fini, e ha buon gioco.

    Il limite di un simile approccio sta nella sua totale negatività, e nello sguardo rivolto sempre all’indietro, l’occhio sempre su “come vanno male le cose”. ”

    Credo che il limite di Massimo Fini sia nella sua incapacità di mettere in pratica ciò che predica.
    Non ci si puo’ lamentare della cattiva televisione, ma nello stesso tempo scalpitare come una prima donna per ottenere il posto d’onore a questo o quel talk show.
    Non si puo’ esaltare la povertà preindustriale e i Talebani, ma nello stesso tempo frequentare il bel mondo di Milano e di Torino, fino a tessere l’elogio di “Suni” e perfino di quel debosciato e pervertito di Lapo Elkann….

  35. mirkhond scrive:

    “Ma per capire questo bisogna essere sani.”

    In ciò concordo con Peucezio.
    Martinez oltre che ad avere in se quell’ottimismo statunitense a noi estraneo, evidentemente non è contagiato da quel malessere interiore che devasta l’animo e la vita dell’uomo di oggi, e che ci impedisce di vedere il bello tra tanta bruttezza.
    A cominciare dai casermoni in e tra cui viviamo nella città tecnologica…..

  36. mirkhond scrive:

    Si, la deportazione degli Armeni di Julfa aveva fini industriali, ma anche di fare terra bruciata alle frontiere tra Iran e Impero Ottomano (gli Ottomani nel 1583-1606 avevano occupato gran parte dell’Azerbaigian giungendo fino a Baku).
    Da qui la necessità da parte degli Shah Safawidi di costituire uno “scudo” shiita imamita nella frontiera tra Mar Caspio, Mar Nero e frontiera ottomana.
    Da qui l’invio di massicci gruppi di tribù turcomanne nomadi shiite nel Nakhichevan e la conversione forzata della famiglia reale d’Iberia/Georgia alla Shiah Imamita tra 1615 e 1745.
    Anche la turchizzazione-shiitizzazione di aree come il Nakhichevan armeno, nel XVII secolo, furono ottenute applicando una pesante tassazione del 50% e più per chi restava cristiano, mentre veniva ribassata al 10% se musulmana.
    Da qui la rapida trasformazione del Nakhichevan da paese armeno a paese azero.
    Inoltre vi furono colonie di deportati Iberi/Georgiani in Iran, forzati anch’essi alla conversione alla Shiah Imamita e che, assieme ad Armeni pur’essi convertiti a forza, costutuirono una sorta d’elite militare-amministrativa dei Safawidi a partire proprio da Abbas I (1587-1628), necessaria allo Shah per sbarazzarsi dell’elite turcomanna al potere in Iran dal tempo di Shah Ismail I (1502-1524), egli stesso un turcomanno di Ardabil e fondatore della stessa dinastia.
    In sostanza una sorta di elite giannizzera iraniana formata da schiavi-convertiti a forza alla Shiah Imamita di etnia ibera e armena.
    Di questi Georgiani musulmani, ad ovest di Teheran esiste ancora oggi una colonia, che, sebbene musulmana e iranizzata, conserva ancora una memoria di un’origine gurgistana (Gurgistan è il nome turco-iranico della Georgia)!
    ciao!

    ps. Ma sei stato in Iran?

  37. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “A cominciare dai casermoni in e tra cui viviamo nella città tecnologica…..”

    Beh, almeno da questo punto di vista, la fortuna mi sorride.

    I marciapiedi minuscoli e sconnessi, le strade con le buche, accanto le palazzine tutte di tre piani, con ingressi stretti stretti, le scale di pietra serena lisa, i lavori iniziati e mai completati, i cortili interni intricati che fanno impazzire i geometri e gli operai che cercano di capire dove passano tubi e cavi, i tabernacoli rinascimentali a ogni angolo, i vecchi fondi diventati minuscoli appartamenti, i cornicioni che cascano e l’impossibilità di fare cento metri senza incontrare almeno due persone da salutare.

  38. mirkhond scrive:

    Questo intervento è in risposta a Buran, riguardo la presenza armena in Iran.

  39. Miguel Martinez scrive:

    Per Andrea

    “Be’, mi permetto di dire che queste considerazioni comportano una dilatazione difficilmente gestibile e comprensibile della sfera semantica del sostantivo “sinistra” “

    Concordo. Casomai, è l’assolutizzazione del concetto di uguaglianza giuridica, di negazione delle distinzioni medievali tra “alto” e “basso”, tra “nobile” e “plebeo”, che dà l’illusione di qualcosa che somiglia a qualcosa di “sinistra”.

    In questo senso, ha ragione Peucezio: esiste un’unica ideologia, che ha qualcosa di formalmente simile alla “sinistra”. Per capire quanto sia totalizzante, basta pensare all’impossibilità di esistenza di un’altra – prendete, che so, il pensiero gerarchico di Evola oppure la shariah islamica.

    In questo, anche la destra quasi sempre assume una ideologia che Peucezio chiamerebbe “di sinistra”: i “diritti degli imprenditori a non essere oppressi dalle tasse”, “basta con il razzismo che discrimina gli italiani”, “i musulmani vanno cacciati perché maltrattano donne e gay”, “Berlusconi è un cittadino vittima dell’ingiustizia dei magistrati”.

    Però questo non ha nulla a che vedere con il comunismo: da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni. Che può sembrare un’affermazione retorica, ma è sempre più alieno dalla cultura attuale, che casomai stabilisce il principio, “a ciascuno secondo i suoi soldi, senza altre discriminazioni o privilegi”.

    • Andrea scrive:

      @ Miguel, Mirkhond

      “Concordo. Casomai, è l’assolutizzazione del concetto di uguaglianza giuridica, di negazione delle distinzioni medievali tra “alto” e “basso”, tra “nobile” e “plebeo”, che dà l’illusione di qualcosa che somiglia a qualcosa di “sinistra”.”

      Be’, sono convinto che nella vita nulla sia assoluto, né definitivo… Però, sono convinto del fatto che l’uguaglianza sociale non sia scorporabile da quella giuridica, e che i diritti sociali non siano realizzabili in assenza del rispetto di quelli civili… Dopodiché, mi pare che il classismo medievale non sia affatto da rimpiangere, né che sia in qualche misura preferibile a quello moderno o postmoderno… Il problema, a conti fatti, è – a mio avviso – il classismo di per sé.

      “In questo senso, ha ragione Peucezio: esiste un’unica ideologia, che ha qualcosa di formalmente simile alla “sinistra”.”

      A mio parere, più che alla sinistra, ha (o dovrebbe avere) qualcosa di simile al Liberalismo. E il Liberalismo può essere di sinistra, ma non è coessenziale alla sinistra, né – a conti fatti – è obbligato ad esserlo… Il mio problema (nel mio piccolo) sarebbe quello di conciliare Liberalismo e Sinistra (“il Liberalismo come metodo, il Socialismo come fine”…)::.

      “i “diritti degli imprenditori a non essere oppressi dalle tasse”, “basta con il razzismo che discrimina gli italiani”, “i musulmani vanno cacciati perché maltrattano donne e gay”, “Berlusconi è un cittadino vittima dell’ingiustizia dei magistrati”.”

      Vd. sopra. Ad ogni modo, il fisco “giusto e progressivo” non ha bisogno del Comunismo: il semplice e modesto Liberalprogressismo è sufficiente… Poi, espressioni del tipo “I musulmani etc.” (e tante altre, anche più “astruse”…) possono essere decostruite tramite una critica – consentitemi ancora di dirlo… – wittgensteiniana del Linguaggio: nella fattispecie, basterebbe rilevare che “Musulmani”, “Donne” e “Gay” non sono categorie omogenee e, di conseguenza, non credo siano soggetti giuridici (ma non spetta a me dirlo…)…

      “da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni.”

      Sono d’accordo… (Compatibilmente con le contingenze congiunturali…)
      Eppure io sono – come ho scritto altrove – “fieramente e tenacemente antifascista e anticomunista”…

      “E questo è il trionfo del liberalismo, dell’americanizzazione, ammantata da uno pseudo-egualitarismo di “sinistra”.”

      Se l’attuale ruolo internazionale oggi ricoperto dall’America (e non dico che io ne sia soddisfatto, ci mancherebbe!!) fosse assolto dalla Cina (con il suo “Socialismo”), ho l’impressione che le cose andrebbero anche peggio…

      “Per capire quanto sia totalizzante, basta pensare all’impossibilità di esistenza di un’altra…”

      Sì, però, se si ha intenzione di oltrepassare il Liberalismo (conservatore o progressista che sia), bisogna avere in tasca un altro modello, altrimenti come si fa?

  40. mirkhond scrive:

    “a ciascuno secondo i suoi soldi, senza altre discriminazioni o privilegi”.

    E questo è il trionfo del liberalismo, dell’americanizzazione, ammantata da uno pseudo-egualitarismo di “sinistra”.
    E forse mi aiuta a capire perché Daouda 😉 chiama tutto ciò “socialismo”……..

    • Mauricius Tarvisii scrive:

      Questo a casa mia è destra liberale e mi piacerebbe capire cosa c’entri con la sinistra. Destra-sinistra sono diversi bilanciamenti tra libertà e uguaglianza, salvo poi la destra fascista che è un modo come un altro per negare entrambi i principi e forgiare un mondo ingiusto e tirannico.

      • Moi scrive:

        Pare che neanche la sinistra comunista sia tutta ‘sta gran bazza, però … eh !

        • Ritvan scrive:

          —-Destra-sinistra sono diversi bilanciamenti tra libertà e uguaglianza, salvo poi la destra fascista che è un modo come un altro per negare entrambi i principi e forgiare un mondo ingiusto e tirannico. M.T.—

          —-Pare che neanche la sinistra comunista sia tutta ‘sta gran bazza, però … eh ! Moi—

          Concordo con entrambi. Propongo pertanto un Compromesso Storico:-) cosi concepito:
          “Destra-sinistra sono diversi bilanciamenti tra libertà e uguaglianza, salvo poi le ali estreme di entrambe (destra fascista e sinistra comunista) che sono un modo come un altro per negare entrambi i principi e forgiare un mondo ingiusto e tirannico”.

  41. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    “Chi si nasconde dietro le sue grandi costruzioni, sterili e immobili come l’olivetti, e chi vive ciò in cui crede tra mille contraddizioni che sono poi quelle della vita che si manifesta.”

    Nessuna delle innumerevoli possibilità di vita è quella giusta, da contrapporre a quella sbagliata.

    E’ dentro il modo di essere di ciascuno – che non so da cosa dipenda – che comunque ci realizziamo.

    E credo che Costanzo abbia fatto davvero il meglio con quel suo particolarissimo modo di essere, che non poteva che riflettere su Hegel.

    Ho detto che io mi sento molto più vicino a Roberto Giammanco che a Costanzo Preve, ma solo per indicare un diverso modo di essere: non esistono le gerarchie in queste cose, né tantomeno le modalità giuste o sbagliate.

    • nic scrive:

      @Nessuna delle innumerevoli possibilità di vita è quella giusta, da contrapporre a quella sbagliata.

      da che punto di vista? Che una vita umana vale un’altra, mah… Allora cosa c’hai contro quella della signora Giulia Ligresti facendo shopping terapuetico?

      PD:”ci realizziamo” non lo sentivo da tempo… 🙂

  42. Peucezio scrive:

    Quando si parla di Hegel però, l’impressione a volte è che si parli di un monumento, più che un un pensatore e un sistema filosofico. E a molti il “dalli addosso al monumento!” piace, dà un senso catartico di liberazione.
    Niente di male. Un pensiero basato sulla dialettica però mal si presta ad essere allegorizzato con la fissità di una statua.

    • Andrea scrive:

      “Niente di male. Un pensiero basato sulla dialettica però mal si presta ad essere allegorizzato con la fissità di una statua.”

      Concordo al 100%. Ma infatti credo che sia questa – e, in definitiva, solo questa – la modernità di Hegel.

  43. mirkhond scrive:

    Questa è la teoria:

    “Non ci salveremo più dalla bolla speculativa

    Tradizionalmente le funzioni del denaro sono quattro: 1) Misura del valore, 2) Intermediario nello scambio, 3) Mezzo di pagamento, 4) Deposito di ricchezza. Poco da dire sulle prime tre. Ma togliamoci dalla testa che il denaro sia ricchezza o che la rappresenti. Preso nel suo complesso il denaro non è nulla, un puro nulla. Se ne accorsero gli spagnoli agli albori del XVII secolo quando, dopo aver rapinato agli indios d’America tutto quanto potevano d’oro e argento (la moneta dei tempi, in Europa) si trovarono più poveri di prima. Nel suo Memorial Gonzalez de Collorigo scrive con icastica lucidità: «Se la Spagna è povera è perchè è ricca». E Pedro de Valencia nel 1608: «Il male è venuto dall’abbondanza di oro, argento e moneta, che è stato sempre il veleno distruttore delle città e delle repubbliche. Si pensa che il denaro è quello che assicura la sussistenza e non è cosi’. Le terre lavorate di generazione in generazione, le greggi, la pesca, ecco quello che garantisce la sussistenza…Ciascuno dovrebbe coltivare la sua porzione di terra e quelli che vivono oggi della rendita e del denaro sono gente inutile e oziosa che mangia quello che gli altri seminano». Ecco un buon argomento per la Camusso e anche per la sinistra se, dopo aver accettato tutto, il denaro, il mercato, la globalizzazione (l’industrializzazione, il marcio di tutti i marci, ce l’aveva, marxianamente, nel sangue) fosse ancora capace di fare qualcosa di sinistra.

    Come hanno reagito le leadership mondiali alla crisi dei ‘subprime’ del 2008, che seguiva la bancarotta del Messico del 1996, il crac delle ‘piccole tigri’ del 1997, il default dell’Argentina del 1999? Immettendo nel sistema, per usare le parole di Valencia, altro veleno, cioè altro denaro, creando cosi’ una gigantesca bolla speculativa che prima o poi ci ricadrà addosso con effetti planetari e devastanti.

    Il popolo finchè ha avuto la testa, cioè prima di essere influenzato dai giornali, ha sempre avuto in gran sospetto il denaro subdorandone i truffoni. Ma non solo il popolo. Aristotele, che nell’Etica Nicomachea è stato il primo ad occuparsi scientificamente di economia, sosteneva che il denaro essendo astratto, e quindi sterile, non poteva figliare altro denaro. Si sbagliava. Ma fino a un certo punto. E’ stato anche grazie all’ ‘ipse dixit’ tradotto dalla Scolastica in un argomento più sottile oltre che religioso (Il tempo è di Dio, e quindi di tutti, e non puo’ essere percio’ oggetto di mercato) che la Chiesa nel Medioevo è riuscita a condurre una generosa, e spesso vittoriosa, battaglia non solo contro l’usura, come pudicamente sempre si dice, ma contro l’interesse. Ma alla fine ha prevalso il mercante (oggi chiamato imprenditore) con la logica dell’investimento. E’ qui che cambia tutto. Al quieto e circolare presente si sostituisce il dinamico e imperscrutabile futuro che dopo una travolgente cavalcata durata due secoli e mezzo ci ha portati alla situazione attuale, un teorema insolubile: dobbiamo crescere ma non possiamo più crescere. L’Illiminismo ci ha illuso di essere degli animali intelligenti. Ma Nietzsche che vedeva lontano, molto lontano, scrive: «In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e menzognero della ‘storia del mondo’. Ma tutto cio’ duro’ soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidi’ e gli ‘animali intelligenti’ dovettero morire… Vi furono eternità in cui l’intelletto umano non esisteva, quando per lui tutto sarà nuovamente finito, non sarà avvenuto nulla di notevole».

    Massimo Fini

    Il Fatto Quotidiano, 23 novembre 2013

    http://www.massimofini.it

    Mentre poi Martinez e i suoi vicini dell’Oltrarno, cercano di mettere in pratica, nei limiti del possibile loro consentito….

    • Francesco scrive:

      mi sembra che Fini faccia una terrificante confusione tra investimenti e stampa di cartamoneta a gogò

      me pare un democristiano post-degasperiano, me pare

      fa così tanta confusione che ha insieme torto e ragione

      alla fine diverte

    • Ritvan scrive:

      —-Preso nel suo complesso il denaro non è nulla, un puro nulla. Se ne accorsero gli spagnoli agli albori del XVII secolo quando, dopo aver rapinato agli indios d’America tutto quanto potevano d’oro e argento (la moneta dei tempi, in Europa) si trovarono più poveri di prima.—-(M.Fini citato da mirkhond)
      Beh, come direbbe Monsieur De La Palisse, ben prima degli spagnoli del XVII secolo si sara` accorto chiunque abbia impiegato il proprio gruzzolo (non importa come guadagnato) in bagordi e donne di facili costumi, piuttosto che in investimenti.

  44. mirkhond scrive:

    “Sì, però, se si ha intenzione di oltrepassare il Liberalismo (conservatore o progressista che sia), bisogna avere in tasca un altro modello, altrimenti come si fa?”

    Quindi ci dobbiamo arrendere a questa merda e ingoiarla a palate dicendo pure grazie?
    In realtà si dovrebbe ripensare l’attuale modello di sviluppo, smetterla di parlare di crescita e pensare invece ad un difficile equilibrio tra uomo e ambiente naturale.
    Ma evidentemente, per far questo occorreranno altri immani disastri, prima che i superstiti accettino finalmente la realtà del ridimensionare le proprie pretese.
    Tipo lo studente universitario “parcheggiato” per anni in cerca di un sogno IMPOSSIBILE (se non si hanno talenti e appoggi giusti, a partire dalla famiglia), invece di tornare nei campi…..

    • Andrea scrive:

      “In realtà si dovrebbe ripensare l’attuale modello di sviluppo, smetterla di parlare di crescita e pensare invece ad un difficile equilibrio tra uomo e ambiente naturale.”

      Sono, in larga misura, d’accordo… Ed esistono delle correnti di pensiero (credo che Moi potrebbe spiegarlo molto meglio di me…), che si occupano di queste tematiche, senza ricorrere ai “massimi sistemi” e senza spacciare il totalitarismo, la miseria, lo strapotere dello Stato (nonché l’annientamento della Persona) per “Sole dell’Avvenire”…

      “Tipo lo studente universitario “parcheggiato” per anni in cerca di un sogno IMPOSSIBILE (se non si hanno talenti e appoggi giusti, a partire dalla famiglia), invece di tornare nei campi…..”.

      Dal mio punto di vista, è giusto mettere in cantiere certe cose e avere dei progetti… Dopodiché, nel caso in cui alcune cose non dovessero andare a buon fine, si può fare altro, perché sono convinto – anche se sono giovane, e ho un’esperienza abbastanza limitata… – del fatto che nella vita non esistano percorsi in linea retta, né vie a senso unico… Comunque vada, ciò che si è imparato è sempre un arricchimento e una soddisfazione personale… Ad esempio, io sono contento di aver fatto il liceo classico e di aver studiato il greco antico, anche se poi ho scelto degli studi universitari di indirizzo completamente diverso, per i quali la spendibilità pratica di Senofonte (per dirne una…) è stata pressoché nulla…

      • mirkhond scrive:

        Già.
        E pensare a Senofonte ti riscalda molto quando vivi in un condominio di un centinaio di famiglie, dove per via di ALCUNI MOROSI che hanno fatto i furbetti NON pagando le quote dovute, l’Amgas di Bari di fronte ad un debito di 75.000 euro, per quest’anno ha deciso di farti passare un inverno al freddo e al gelo, non erogando il riscaldamento, che qui in questi giorni le temperature vanno dai 6 a 9 gradi…….

        • Andrea scrive:

          “E pensare a Senofonte ti riscalda molto quando vivi in un condominio di un centinaio di famiglie…”.

          No, ma senza Senofonte, le cose, dal punto di vista materiale, non sarebbero migliori…

  45. Miguel Martinez scrive:

    Per Andrea

    “A mio parere, più che alla sinistra, ha (o dovrebbe avere) qualcosa di simile al Liberalismo.”

    Forse l’elemento “di sinistra” sta nel fatto che si cerca sempre il consenso delle grandi masse, per cui nessuno o quasi deve sentirsi escluso in partenza: le categorie escluse sono sempre minoranze insignificanti o quasi surreali – dagli skinhead ai pedofili, per dire.

    Il punto però è che la funzione di questa inclusione è l’incorporazione del dominio: tutti sono ugualmente parte e quindi guardiani del grande dispositivo, da cui possono esulare solo rari capri espiatori.

    Comunque è una questione linguistica – posso accettare che Peucezio chiami questo “sinistra”, come altri chiamano “fascismo” cose che c’entrano poco con il governo italiano degli anni Trenta; ma io non uso né “sinistra” né “fascismo” in questo senso (per me) troppo esteso.

    Io uso “sinistra”, o più correttamente sinistra realmente esistente per indicare quell’ampia minoranza della popolazione italiana, diciamo un 20-30%, che si dice “di sinistra”, a prescindere dalle loro idee o comportamenti. E’ una definizione antropologica, non ideologica.

    • Andrea scrive:

      “Forse l’elemento “di sinistra” sta nel fatto che si cerca sempre il consenso delle grandi masse, per cui nessuno o quasi deve sentirsi escluso in partenza: le categorie escluse sono sempre minoranze insignificanti o quasi surreali – dagli skinhead ai pedofili, per dire.”

      Dal mio punto di vista, non esistono “masse” (anche perché, in questo modo si esprimeva Gheddafi…), ma cittadini/persone… Ad ogni modo, credo che la Liberaldemocrazia (non soltanto progressista, non soltanto “di sinistra”…) sia basata sul consenso democratico, il che – per quanto mi riguarda – è “sacrosanto”…

      “Il punto però è che la funzione di questa inclusione è l’incorporazione del dominio: tutti sono ugualmente parte e quindi guardiani del grande dispositivo, da cui possono esulare solo rari capri espiatori.”

      Il consenso democratico, unitamente alla limitazione dei poteri e delle competenze, attenua (non la elimina, me ne rendo perfettamente conto…) la possibilità di dominio da parte dell’Apparato statuale… Come scrivevo, fuori dal Liberalismo le cose sarebbero incomparabilmente peggiori (e credo che certi sviluppi storico-politici ne siano la prova…)…

      “Comunque, Costanzo Preve, in una delle sue fulminanti intuizioni, usava il termine “sinistra” un po’ alla maniera di Peucezio, quando diceva che esiste un potere intellettuale di sinistra, un potere amministrativo di centro e un potere economico-militare di destra.”

      Perdonami, non voglio assolutamente sembrare offensivo: meno che mai nei riguardi di una persona degna della massima stima… Ma in tal caso l’intuizione non è “fulminante”: a me sembra schematica, e non proprio (o forse non più…) aderente al vero…

      “Sono d’accordo solo in parte, perché credo che Costanzo identificasse troppo il potere intellettuale con il ceto dei docenti universitari di materie umanistiche o con le case editrice di un certo prestigio.

      Non credo che avesse ben chiara la diffusione di una cultura, molto più forte, del “successo”, in stile ampiamente americano.”

      Sì, credo di sì… Se devo riferirmi alla mia esperienza personale, forse l’aver fatto una facoltà di indirizzo tecnico-scientifico mi ha reso, in qualche modo, “distante” dalle posizioni della sinistra tradizionale… Non so…

      • Andrea scrive:

        Comunque, la “cultura del successo” non capisco bene che cosa sia: il fatto che sia giusto tendere al miglioramento, non comporta che il fallimento (o la povertà) sia una colpa, né esclude la solidarietà che, per quanto mi riguarda, è ineliminabile…

        • mirkhond scrive:

          Figlio caro, si vede che sei ancora giovane e pieno d’entusiasmo per il futuro!
          Certo che la povertà NON è una colpa.
          Ma se credi che il mondo sia pieno di gente pronta ad aiutarti, si vede che ne devi ancora fare di cammino Andrea…..
          L’Oltrarno di Martinez è un bel microcosmo.
          Ma quanti oltrarni ci sono solo in Italia?
          Proprio adesso il tiggì ha detto che i precari se arriveranno alla vecchiaia, ci arriveranno da PEZZENTI!
          Tutto ciò grazie alle meravigliose politiche anni’50-’70, che volevano fare degli italiani tutti marchesi…
          E ora la PAGHIAMO NOI questa splendida UTOPIA destro-sinistra, democristiano-socialcomunista che ha distrutto la civiltà contadina, e la capacità con essa, di sopravvivere ad inverni rigidi e senza termosifoni…..

        • PinoMamet scrive:

          Mirkhond

          credo che sia la prima volta che intervengo in questa serie di commenti:

          -perché non conoscevo Costanzo Preve e non ho molta idea del suo pensiero;
          -perché si parla un po’ troppo di massimi sistemi per i miei gusti;
          -perché si tratta di robe di cui non capisco niente;
          -perchè degli ottomani so soltanto: “l’ottomana è quella cosa/ di cotone oppur di lana/ che si chiama l’ottomana/ perché ha sempre quattro pie'”

          però:
          credo che ci sia del vero in quello che dici, nel senso che le generazioni presenti e future forse pagheranno molte scelte utopistiche di quelle passate.

          Ma: la risposta non può essere “torniamo indietro a quando stavamo ancora peggio”.

          Per essere monaci, Mirkhond, ci vuole la vocazione. E non tutti ce l’hanno.

          Come per essere comunisti (motivo per cui il comunismo è fallito, in fondo).

        • mirkhond scrive:

          Pino

          In verità mi aspettavo un tuo intervento, ma su altre questioni cui ho accennato…;)
          Nessuno sta parlando di vocazioni monastico-utopistiche, ma solo della prossima NECESSITA’ di recuperare ALMENO IN PARTE, antiche sapienze di ambienti in rapporto (sia pur con difficoltà) con la natura.
          Aver puntato al 90% sull’industria e sul terziario, aver illuso milioni di italiani sulla possibilità di diventare todos caballeros, ha, a mio modesto parere, creato l’abisso verso cui stiamo precipitando…..
          ciao!

          ps. anch’io non sono intervenuto riguardo alle questioni filosofiche di e su Preve, perché non ne capisco nulla di astrazioni filosofiche…. 🙂

        • Francesco scrive:

          x Mirkhond

          non al 90%, al 96%

          nel senso che l’agricoltura fornisce il 4% del PIL mondiale, oggi, compresi i paesi del terzo mondo

  46. Miguel Martinez scrive:

    Comunque, Costanzo Preve, in una delle sue fulminanti intuizioni, usava il termine “sinistra” un po’ alla maniera di Peucezio, quando diceva che esiste un potere intellettuale di sinistra, un potere amministrativo di centro e un potere economico-militare di destra.

    Sono d’accordo solo in parte, perché credo che Costanzo identificasse troppo il potere intellettuale con il ceto dei docenti universitari di materie umanistiche o con le case editrice di un certo prestigio.

    Non credo che avesse ben chiara la diffusione di una cultura, molto più forte, del “successo”, in stile ampiamente americano.

  47. Miguel Martinez scrive:

    Per Mirkhond

    “Ma togliamoci dalla testa che il denaro sia ricchezza o che la rappresenti. Preso nel suo complesso il denaro non è nulla, un puro nulla. “

    Ovviamente, Massimo Fini ha sostanzialmente ragione, nonostante ciò che potranno dire gli economisti. Lo so anch’io quando faccio le fatture ai miei clienti 🙂

    Tutto questo però ci pone il problema drammatico di come permettere alle persone di scambiare cose che sono prontissime a fare, con cose di cui hanno bisogno.

    In questo contesto, forse supero a destra il buon liberista Francesco.

    Prendiamo il caso del nostro amico ingegnere moldavo, che quando può fare il muratore.

    Ha un’abilità straordinaria, che è quella di riparare congegni, come lavatrici ad esempio, che quando si guastano, richiedono dubbie e costosissime “manutenzioni” ufficiali, oppure vanno semplicemente buttate. E di questi tempi, è un dramma per tanta gente qui.

    Bene, lui non solo aggiusta le parti meccaniche, ma sa sistemare anche le misteriose componenti elettroniche. E quando lo fa, chiede una frazione di ciò che chiede la manutenzione “ufficiale”.

    Ora, non escludo che con quattro commercialisti eccezionalmente furbi, si possa trovare un trucco per fare tutto ciò legalmente. Pagandoci sopra una quantità di tasse che lo costringerebbe a raddoppiare il prezzo. Più i commercialisti, che glielo farebbero quintuplicare.

    Ora, l’amico moldavo non è un evasore nell’animo, il tizio che lavora come un pazzo per poter comprare palazzi da affittare a prezzi da strozzinaggio. Al massimo, sogna una stanza in più dove far dormire sua figlia e la possibilità di andare ogni tanto a digiunare sul Monte Athos con i monaci.

    E’ a questo punto che interviene la necessità di scambi non economici. Che devono però essere registrati in qualche modo; e cioè della cosiddetta moneta complementare.

    Qualcosa che esca dal sistema del “denaro” di cui parla Massimo Fini, che gli permetta di fare acquisti dal panettiere, di comprare i vestiti usati che ci scambiamo, di avere lezioni d’inglese per sua figlia, magari dalla stessa persona che deve riparare la lavatrice.

    • Francesco scrive:

      non capisco a cosa servano i commercialisti: gli faccio riparare la roba a lui, mi fa fattura, ci paga sopra l’IRPEF, per la garanzia vediamo

      con un sostenitore dello Stato minimo come me, sfondi una porta aperta

      ciao

  48. Miguel Martinez scrive:

    Per Andrea

    “Dal mio punto di vista, non esistono “masse” (anche perché, in questo modo si esprimeva Gheddafi…), ma cittadini/persone…”

    Come diceva Costanzo, “mi sono rotto i coglioni non è un argomento filosofico” 🙂

    E non lo è nemmeno, “lo ha detto Gheddafi, quindi non è vero…”

    Scherzo, comunque.

    Concordo ovviamente con l’idea che “le masse” non esistono.

    Ma credo che non esistano nemmeno “i cittadini/persone”.

    Siamo degli esseri fluttuanti, assai strani, costituiti da innumerevoli relazioni, che vivono in un mondo condizionato, con le nostre storie in costante divenire. Dove finisce il Cittadino Io e dove inizia il Cittadino Tu?

    • Andrea scrive:

      “Concordo ovviamente con l’idea che “le masse” non esistono.

      Ma credo che non esistano nemmeno “i cittadini/persone”.

      Siamo degli esseri fluttuanti, assai strani, costituiti da innumerevoli relazioni, che vivono in un mondo condizionato, con le nostre storie in costante divenire. Dove finisce il Cittadino Io e dove inizia il Cittadino Tu?”.

      Da un punto di vista “essenziale”, sono d’accordo con te… Dal punto di vista fenomenologico, non lo sono affatto: secondo me, con tutto il dovuto rispetto, stai sottovalutando il “principium individuationis”…

  49. Miguel Martinez scrive:

    Per Andrea

    “Comunque, la “cultura del successo” non capisco bene che cosa sia: il fatto che sia giusto tendere al miglioramento, non comporta che il fallimento (o la povertà) sia una colpa, né esclude la solidarietà che, per quanto mi riguarda, è ineliminabile…”

    Condivido, e infatti non sono nemmeno d’accordo con un certo tipo di autocensura di estrema sinistra, comune ad esempio in ambienti anarchici, che cerca di snidare la “sete di potere” ovunque si trovi – tutti vogliamo poter essere qualcosa, in qualche modo.

    E io sicuramente mi sono espresso in termini semplificatori.

    Pensa a tutto quel filone che possiamo riassumere nel concetto, “ero un miserabile fallito, poi ho deciso, VINCERO!, ho camminato sui carboni ardenti e ho guadagnato un miliardo di euro!!!! Volere è potere!!!”

    Che non è solo un discorso da maghi di provincia, ma è il succo di innumerevoli corsi per manager. Ed è penetrato in profondità anche nella psicoterapia.

    Proprio per sua natura, questo discorso, che proviene dall’idealismo magico che da sempre è l’ideologia dominante degli Stati Uniti, è molto più forte dei discorsi di sinistra.

  50. mirkhond scrive:

    “Lo so anch’io quando faccio le fatture ai miei clienti :-)”

    Ecco se le finanze me lo permettessero, spedirei immediatamente al dottor Miguel Guillermo Martinez Ball, domiciliato in Oltrarno (Firenze) due begli articoloni in Tedesco, scaricati da internet, uno su QUALE LINGUA parlassero i Troiani e l’altro sulla toponomastica slava nella Rumeli (oggi detta impropriamente e forzatamente Grecia)… 😉
    Ma purtroppo non ho il denaro necessario, per avvalermi della coltissima consulenza di un simile traduttore… 😉 🙂

    Più seriamente.
    L’articolo che ho postato, riflette soprattutto il pensiero di Fini.
    Anch’io, che come tutti qua dentro, mi servo del denaro, non avrei la possibilità di pagare in natura, visto che non coltivo campi e/o allevo bestiame….

    • Peucezio scrive:

      La questione della lingua dei troiani è molto interessante.
      Purtroppo anch’io faccio una fatica boia col tedesco, malgrado conosca la grammatica e un po’ di lessico essenzialissimo.

      • mirkhond scrive:

        Se lo conoscevi, ti avrei dato gli articoli la scorsa estate a Bari ;)!
        Sulla lingua dei Troiani, lo studioso autore dell’articolo, Joachim Latacz, pare che ipotizzi che vi fosse un bilinguismo, col Luvio come lingua franca dell’Anatolia pregreca, e poi il vernacolo indigeno della Troade che, aggiunge il sottoscritto, potrebbe essere una variante del Trace o un linguaggio indigeno preindoeuropeo, forse affine al Hattico e alle lingue caucasiche.
        Del resto i Misi, ad ovest della Troade, dai Greci venivano identificati con i Mesi tra Emo/Balcano e Danubio, e quasi certamente di stirpe traco-dace.
        Ma, purtroppo, avendo iniziato a tradurre l’articolo di Latacz 3 anni fa, mi sono quasi subito bloccato per l’enorme difficoltà di tradurre una lingua col solo aiuto del vocabolario…
        E il Tedesco non è l’Inglese con la sua struttura semplificata….
        ciao!

  51. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Un intellettuale di buon livello, ma la cui personalità e le sue opere lo hanno portato a distanziarsi dalla classe lavoratrice, e generare in essa solo scompiglio e confusione,”

    Dai, ti voglio bene (e visto il tuo soprannome anarchico probabilmente mi sei anche più vicino come idee di Costanzo), ma credo che le Classi Lavoratrici italiane, o planetarie, abbiano avuto altri motivi di scompiglio e confusione della lettura degli articoli del buon Costanzo.

    Prendiamo Sara, diplomata in ragioneria che lavorava qui sotto a fare la fornaia ultrasfruttata, poi ha trovato lavoro da “impiegata” in una ditta di pelletteria, dove l’hanno messa a fare l’operaia semplice… ti assicuro che non ha mai letto una riga di Preve, mentre non escludo che abbia letto qualcosa di Sophie Kinsella o Federica Bosco, autrice di “Mi piaci da morire”, “Cercasi amore disperatamente” e “101 modi per dimenticare il tuo ex e trovarne subito un altro”.

    Lo dico con una stima enorme per Sara, che ritengo un’eroina dei nostri tempi. Lei, la sua bambina, il suo cane e il suo gatto, nonché la nonna che a 60 anni fa l’infermiera in una comunità di riabilitazione per pazienti psichiatrici.

  52. Miguel Martinez scrive:

    Noto una cosa che mi sorprende parecchio e che riguarda la curiosa fortuna di questo blog.

    Mi trovo a rintuzzare, nel giro di pochi minuti, due opposte affermazioni antropologiche: una di Andrea, che mi parla di diritti dell’individuo, una di Durruti che parla delle classi lavoratrici confuse.

    Eppure, non credo di aver detto due cose contrarie; e se ciò è vero, vuol dire che l’opposizione apparente tra Andrea e Durruti cela una falsa alternativa.

    Probabilmente è così – il Cittadino, l’Individuo, la Classe Lavoratrice e la Massa sono astrazioni, cui non corrisponde alcuna realtà.

    Sara invece è una realtà.

    Sara un po’ vive nelle condizioni di chi lavora, e quindi in una rete in cui esistono davvero i conflitti di classe (i cui protagonisti cambiano però continuamente), in cui esiste il quartiere e la sua casa (da tre piani con le scale in pietra serena e mille anni di storia), il suo corpo (comprese quindi le sue malattie, i suoi sogni, i suoi desideri), le sue fantasie letterarie, la televisione, il grande dispositivo di sfruttamento economico cui siamo tutti soggetti, la nonna, il gatto e anche il cane, il moroso che l’ha abbandonata, la figlia, e mille altre cose, tra cui la lingua italiana e l’accento fiorentino.

    • Andrea scrive:

      “Probabilmente è così – il Cittadino, l’Individuo, la Classe Lavoratrice e la Massa sono astrazioni, cui non corrisponde alcuna realtà.”

      Be’ parlare di Realtà è sempre impegnativo, sono il primo a crederlo…

      Però, gli individui/persone si spostano, portando con sé vicende personali e collettive, annodando, interrompendo e riannodando relazioni… Le nostre organizzazioni sociali sono fluide e dai contorni sfumati: non siamo capaci di creare alveari (una delle tante ragioni per cui i totalitarismi rossi, neri e “bruni” puntualmente falliscono)… [in proposito, vd. “Il Mondo Nuovo” di Aldous Huxley].

      D’altra parte, le persone non possono scomporsi e ricomporsi (almeno, allo stato attuale, non mi risulta…), non perché l’Individualità sussista in senso assoluto, ma perché l’individualità è la misura della conoscenza e dell’esperienza, e quindi della vita così come la viviamo… In questo senso, esistono la pluralità e l’individualità (altrimenti non ci sarebbero nemmeno relazioni, non ce ne sarebbe bisogno…), e quindi la tendenza al conflitto (alla sopraffazione e alla prevaricazione): di ciò non si può non tenere conto…

      Sono astrazioni: forse, ma senza comprensione astratta il mondo sarebbe un insieme di casi particolari slegati e privi di senso, il che renderebbe impossibile ogni azione consapevole, persino la più elementare…

      “Sara invece è una realtà.

      Sara un po’ vive nelle condizioni di chi lavora, e quindi in una rete in cui esistono davvero i conflitti di classe (i cui protagonisti cambiano però continuamente), in cui esiste il quartiere e la sua casa (da tre piani con le scale in pietra serena e mille anni di storia), il suo corpo (comprese quindi le sue malattie, i suoi sogni, i suoi desideri), le sue fantasie letterarie, la televisione, il grande dispositivo di sfruttamento economico cui siamo tutti soggetti, la nonna, il gatto e anche il cane, il moroso che l’ha abbandonata, la figlia, e mille altre cose, tra cui la lingua italiana e l’accento fiorentino.”

      Vd. sopra.

  53. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Ma: la risposta non può essere “torniamo indietro a quando stavamo ancora peggio”.”

    Lo aveva dimostrato Eraclito, e quindi il problema non si pone proprio.

    Semplicemente, preferendo le cose, non si arriva da nessuna parte; e anche volendo non si torna al passato (perché si dice “indietro”?).

    Si va, al limite, verso qualcosa di totalmente diverso che casualmente ha qualche analogia con qualcosa del passato, ma probabilmente si può dire lo stesso di qualunque cosa facciano gli esseri umani.

    Anche perché – e qui l’importanza dell’intuizione dell'”uomo di Antico Regime” – il presunto “passato” che noi ci portiamo nel “presente” può essere qualunque cosa.

    Dalla monarchia assoluta alla rivoluzione francese, dalla razza pura allo stato sociale, sono fantasie psicologicamente uguali.

    • PinoMamet scrive:

      ” perché si dice “indietro”? ”

      Gli antropologi diranno che dipende dalle culture (so che per qualche triBBù il passato è “davanti”);

      ma il mio personale passato- che coincide proprio col periodo in cui ho vissuto fuori città- per molte cose non mi piace affatto, e sono ben felice che rimanga “indietro”
      😉

  54. mirkhond scrive:

    Por el Peucezio

    Il saggio di Latacz, 12 pagine, di cui le ultime 2 di bibliografia, s’intitola:

    Wilusa (Wilios/Troia)
    Zentrum Eines Hethitischen Gliedstaates in Nordwest-Kleinasien

    Che tradotto pessimamente dal sottoscritto, dovrebbe suonare in Italiano:

    Wilusa, un centro federato agli Ittiti nell’Anatolia nord-occidentale.

  55. mirkhond scrive:

    Dimenticavo l’autore: Joachim Latacz

  56. Guido scrive:

    Sull’uomo di antico regime, visto che spesso compare nei commenti di Miguel, mi sembra giusto segnalare il link all’articolo di Tiqqun.
    Si tratta di uno scritto non facile e tradotto con molta difficoltà in italiano, indirizzato a chi vuole avventurarsi sull’impervio sentiero di un pensiero critico poco conosciuto e che tenta di cogliere le caratteristiche e i limiti di una particolare forma di vita:
    http://www.scribd.com/doc/98541393/Il-Giochino-Dell-Uomo-Di-Antico-Regime

  57. Moi scrive:

    “mi sono rotto i coglioni non è un argomento filosofico”.
    [cit.]

    ——–

    Amenocché non sia Cacciari a dirlo a Santoro per le zoccole di Berlusconi … e a ragione.

  58. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Si fa prima tutto in nero, e chi ti controlla?”

    Vediamo… arriva lo Straniero, ruba agli italiani il lavoro che non sanno fare, usufruisce dell’assistenza medica e poi evade le tasse. Almeno non è musulmano, rumeno o zingaro… però sono molto amici della pia famiglia di marocchini (la mamma con il hijab che deve attraversare mezza città perché la figlia si rifiuta di andare a una scuola che non sia in Oltrarno), della cuoca “zingarella” (così la chiamano i miei amici moldavi) sfrattata scappata dal marito e della mamma romena che ha una figlia che legge un sacco di libri, con il babbo che fa il buttafuori in Germania.

    E poi l’amico moldavo è pure comunista, sovietico e fanatico religioso ortodosso.

    • PinoMamet scrive:

      Sai che non ho mica capito?

      A scanso di equivoci: io lo davo come consiglio, per me non c’è proprio niente di male nel fare un po’ di nero quando serve, e a dire il vero non ho mai trovato nessuno particolarmente scandalizzato dal pagare senza fattura lavoretti di questo tipo, eseguiti da italiani, stranieri o boh, chiunque altro.

      Forse i milanesi di Francesco, non so, o magari molto di più certi “di sinistra” con il culto del “diventiamo un paese normale”, e “Berlusconi- che va a puttane minorenni- ha consigliato alle famiglie di fare un po’ di nero, orrore, nemico dello Stato, le tasse dovete pagarli tutti”.

      Tutta gente interessante… sotto il profilo antropologico, ma in effetti lontanissima da chi si fa riparare la lavatrice.
      (PS
      una volta questo lavoro lo facevano, nel tempo libero, il signor R. e mio padre. Sanno tutto di lavatrici e altri elettrodomestici.
      La “modèffica” qua è una religione: le tasse no 😉 )

      • Francesco scrive:

        in effetti dovrei trovare il modo di guarire dal mio fastidio fisico per quelli che chiedono il pagamento in nero

        o almeno emigrare in Germania

        qui sono coglione e mazziato (agli occhi di tutti)

        • PinoMamet scrive:

          Ma non è che chiedi.

          Telefoni al signor R. e gli dici “Figa (nota interierzione locale) a g’ho la lavatrice c’la ‘n va mia pu bén, la fa un rumur… la bala c’me ‘na imbaladora (balla come un’imballatrice agricola)”
          oppure
          “la g’ha ‘na spia c’la s’ pia e n’ so mia parché” (ha una spia che si accende e non so perché), insomma gli dici il problema.

          Lui arriva; ciappina la lavatrice; bestemmia; riprende a ciappinare; gli offri un bicchiere di vino; diventano due; ti racconta della moglie bielorussa di suo figlio, che ha due lauree, e all’università in Italia per dare gli esami aggiuntivi per farsi riconoscere una laurea, ha litigato con un professore, ma alla fine aveva ragione lei e il professore glielo ha detto;
          poi bestemmia; poi ti accordi per una somma, gliela dai, lui ti saluta, bestemmia, e torna a Natale con un panettone.

          Non so se in Germania non abbiano il signor R., ma nel caso, non sanno cosa si perdono.

        • Francesco scrive:

          è che senza ricevuta mi andrebbe di traverso il panettone, se potessi mangiarlo

          mentre le bestemmie potrei farmele anche andare giù – io rimedio con qualche Ave Maria e si resta a pari

          è che nella mia testa “tutti noi” non si dice Stato, si dice Chiesa, e rubare in chiesa è brutto.

          da me, brutto viene prima di soldi, ecco.

        • PinoMamet scrive:

          ??

          Bestemmie: non si fa problemi una delle suore del quartiere (una che la gente l’aiuta davvero), e del resto sarebbe difficile farsene un problema, e continuare a vivere qua… comunque vada per il metodo delle Ave Maria.

          Ma per il resto: scusami, rubare cosa, a chi? Chi ha rubato, di preciso? E che cavolo c’entra la Chiesa??
          Tu la dichiarazione dei redditi la fai alla Chiesa??

        • PinoMamet scrive:

          dal mio punto di vista le cose stanno così.

          Il signor X chiama il signor R.- pensionato- perché la sua lavatrice non va, e sa che il signor R. con le lavatrici ci sa fare.
          Il signor R. gliela mette a puntino. X lo ringrazia ripagandogli il disturbo.

          Se c’è qualcuno che ruba, in tutto questo, sarebbe lo Stato, che si intromette a chiedere un ingiusto balzello a quello che è un semplice “rapporto umano”.

        • Francesco scrive:

          Pino

          la tua solidarietà a Berlusconi nel giorno della sua indegna cacciata dal Senato della Repubblica è degna di lode, onore, menzione e gloria.

          Ma come insegna Clint nel bellissimo Gran Torino, non pagare le imposte è come rubare.

          Volevo dire che il mio rapporto con lo Stato è mediato da una visione “religiosa” (?) di cosa sia la comunità – e non da una liberale.
          In attesa di portare lo Stato reale alle sue dimensioni ottimali – quelle minime possibili – finisco per riverire quello che c’è come se fosse quello che dovrebbe essere.

          E quella imposta è legittima come qualsiasi tassa sul reddito. Anche se non sono certo che le tasse si applichino al baratto …

          Ciao

        • Peucezio scrive:

          “Ma come insegna Clint nel bellissimo Gran Torino, non pagare le imposte è come rubare.”

          Faccio bene a sostenere che sei comunista 😀

        • roberto scrive:

          “Il signor R. gliela mette a puntino. X lo ringrazia ripagandogli il disturbo”

          mi sembra che nel tuo esempio non stai ripagando R per il disturbo, ma lo *paghi* per il *lavoro* fatto.
          Qual è la differenza tra R e il panettiere che deve farti lo scontrino se ti vende la rosetta?

          se R fa l’aggiustatutto di professione, il non pagare le tasse vuol dire mettere fuori mercato P che pure fa l’aggiustatutto di professione, ma dichiarando quello che guadagna.
          E alla fine i figli di R vanno in una scuola pagata con le tasse di P….anzi no, P ha perso il lavoro per colpa della concorrenza sleale si R, quindi P non paga più tasse, la scuola va a donne di facili costumi ed i figli di R vanno…vanno….boh? a fare i ciappinari come il padre?

          ciao

        • roberto scrive:

          “indegna cacciata dal Senato della Repubblica ”

          ohibò, è un condannato definitivo da quasi quattro mesi e ancora si discute del suo scranno? a pulire i cessi dovrebbe stare….

        • Ritvan scrive:

          —-ohibò, (Berlusconi ndr.) è un condannato definitivo da quasi quattro mesi e ancora si discute del suo scranno? a pulire i cessi dovrebbe stare….roberto—-
          Roby, che Z. ti fulmini:-), questa da un leguleio come te non me l`aspettavo! Mica e` colpa di Berlusconi se le leggi della Repubblica prevedono che la cacciata dal Senato per via della condanna definitiva* debba essere in qualche modo “ratificata” (scusa il termine magari improprio che in ogni caso virgoletto, ma non sono un leguleio io) da un apposito voto del sullodato Senato. E che votassero, cribbio!
          * Poi stenderei un pietoso velo sulla Tua Amata Sentenza Definitiva che – per una frode fiscale che pare effettivamente commessa – condanna il maggior azionista di un`azienda quotata in borsa a pulire cessi ecc., ecc., mentre non si occupa affatto dell`Amministratore Delegato di quella societa`…che come forse:-) saprai non fa di cognome Berlusconi.

          P.S. Adesso, avanti, Z., M.T. e Giustizia Proletaria Varia, mordetemi pure sul collo!:-)

        • Roberto scrive:

          La sentenza non è mia ma della cassazione, non esattamente la corte suprema dell’Unione sovietica….

          Sul voto al senato, non potevano farlo un po’ prima? Avevano bisogno di quattro mesi?
          È quanti mesi ci vorranno prima di vederlo a pulire cessi? (Perché ovviamente diamo per scontato che in prigione non ci va, mica è un marocchino con due pezzi di fumo o un tanzi qualunque…)

          Ciao

        • Mauricius Tarvisii scrive:

          La risposta, Ritvan, è abbastanza semplice.
          Bisogna scindere il profilo civilistico da quello penalistico, intanto. Dal punto di vista del diritto civile e commerciale, hanno rilevanza le cariche societarie (anche se ci sono i dovuti correttivi qualora il dominus risulti occulto) e quindi vale il ragionamento che fai.
          Dal punto di vista penalistico, al contrario, conta unicamente ciò che uno fa, non il ruolo che riveste (anche se la legge sulla responsabilità amministrativa – leggi, per una serie di circostanze che sarebbe lungo stare qui a ricostruire: penale – degli enti, entrata in vigore dopo i fatti contestati, mi sembra, ha cambiato un po’ le carte in tavola ESTENDENDO le responsabilità): sarà quindi l’imprenditore occulto, il vero dominus, a rispondere di ciò che ha commesso.
          Facciamo degli esempi:
          – se io sono un impiegatuccio di una società e commetto degli illeciti a beneficio della società, ma senza che i miei superiori ne sappiano nulla, sarò io a rispondere, non la società (salvo legge sulla responsabilità degli enti, ma non ci interessa), nè gli amministratori
          – se io sono un socio della società e commetto il reato a vantaggio della società, ovviamente sarò io a risponderne
          – se io sono un passante, un quisque de populo, e commetto il reato a vantaggio della società, sarò io a risponderne
          Il tutto in ossequio al principio della responsabilità penale personale.

        • Peucezio scrive:

          “La sentenza non è mia ma della cassazione, non esattamente la corte suprema dell’Unione sovietica….”

          Stiamo là…

        • Francesco scrive:

          quoto Peucezio su entrambi i punti 😀

          PS guerra alle viste in Asia? i cinesi stanno facendo il passo più lungo della gamba?

        • Ritvan scrive:

          —-La sentenza non è mia ma della cassazione, Roberto—-
          Non ho detto “Tua”, ho detto “Tua Amata”…hai bisogno del Grande Esperto Linguista per capire la differenza?:-)

          —-non esattamente la corte suprema dell’Unione sovietica….—-
          No, ma non credo nemmeno sia infallibile come Dio, specie se sentenzia in fretta e furia in pieno agosto in situazione d`emergenza di organico e presieduta da un certo Esposito al cui fratello il bieko Berluska aveva appena sfilato da sotto il culo una poltrona assai remunerativa….`ste cose non sono ancora arrivate a Lussemburgo, vero?:-)

          —-Sul voto al senato, non potevano farlo un po’ prima? Avevano bisogno di quattro mesi?—
          Sono i tempi della politica, anzi, sono stati piu` veloci del solito…..

          —–È quanti mesi ci vorranno prima di vederlo a pulire cessi?—-
          Hai paura che muoia prima o temi un colpo di…Grazia dal Colle?

          —-(Perché ovviamente diamo per scontato che in prigione non ci va, mica è un marocchino con due pezzi di fumo o un tanzi qualunque…)—-
          Mi sa che e` solo questione d`eta` avanzata, non di favoritismi.
          Ciao

          P.S.@ Mauricius
          Il problema e`, caro Mauricius, che anche se prendiamo per buono che la societa` Mediaset abbia commesso frode fiscale, in tutti i faldoni del processo non v`e` alcuna prova che l`immondo atto sia stato commesso o commissionato dal Berluska. Ciononostante l`unico condannato e` stato il Berluska: il tutto alla faciazza del principio della responsabilità penale personale.
          Riprova ancora con la tua aringa (con una “r” sola:-)), magari sarai piu` fortunato…..

        • Roberto scrive:

          Ritvan,
          La cassazione non è dio e per di più la verità processuale non è la Verità. Direi

          Detto ciò, noi umani questo abbiamo, e se dopo duemillanta processi tizio viene condannato in via definitiva, che si applichi la sentenza, pure se tizio è basso e pelato.

          Sui tempi della politica, sono stati lunghi in maniera ridicola.

          Sull’età del berlusca, ti ricordo che essere vecchiarelli non è di per se una ragione per non andare in galera (tanzi docet)

          Infine “sezione feriale” non vuol dire “sezione sbrigativa” come sicuramente sai.

          Sulla famiglia del giudice, che dire? Faccio solo notare che le polemiche sono nate dopo la condanna e da una parte che mi pare non si sia fatta in passato enormi scrupoli a ricusare giudici a destra e a manca….

        • Ritvan scrive:

          —Ritvan,La cassazione non è dio e per di più la verità processuale non è la Verità. Direi. Roberto—-
          Appunto, come dicevo io.

          —Detto ciò, noi umani questo abbiamo, e se dopo duemillanta processi tizio viene condannato in via definitiva, che si applichi la sentenza, pure se tizio è basso e pelato.—
          Hmmmm….ma voi umani non avevate anche la grazia dal Presidente, il quale puo` concederla anche motu proprio, pure se il tizio e` basso e pelato?:-)

          —Sui tempi della politica, sono stati lunghi in maniera ridicola.—
          Sono sempre lunghi. Inoltre ti ricordo che col tizio basso e pelato si era in coalizione di governo e prima di mandare tutto a donne di facili costumi (per restare in tema tizio:-) ) un attimo di riflessione ci voleva no? No, il kompagno Robby ha detto di no…:-)

          —Sull’età del berlusca, ti ricordo che essere vecchiarelli non è di per se una ragione per non andare in galera (tanzi docet)—
          Non ho detto che sia automatico e credo che la concessione delle misure alternative (domiciliari o servizi sociali) dipenda oltre che dall`eta` anche dalla pericolosita` sociale, pericolo di fuga ecc. Ora – perche` tu non mi dica che io ce l`ho coi giudici komunisti:-) – nel caso di Tanzi hanno fatto bene a metterlo in galera: era un bancarottiere che non aveva piu` nulla da perdere a ritentare truffe o ad evadere all`estero. Berlusconi no.

          —-Infine “sezione feriale” non vuol dire “sezione sbrigativa” come sicuramente sai.—-
          No, ma alla fine a volte l`effetto risulta quello. E questa e` indubbiamente una di quelle volte.

          —-Sulla famiglia del giudice, che dire? Faccio solo notare che le polemiche sono nate dopo la condanna e da una parte che mi pare non si sia fatta in passato enormi scrupoli a ricusare giudici a destra e a manca….—
          Si, ma non giudici di Cassazione e tanto meno della sezione feriale, eh!
          P.S. Berlusconi merita la condanna. Ma non per i fatti attribuitigli. La merita perche` si ostina a non intestare meta` del patrimonio ai figli e con i proventi della vendita dell`altra meta` andare a vivere gli anni che gli restano ai Caraibi o altra amena localita` a scelta, lontano da italiani invidiosi delle sue ricchezze e della sua ostentata fortuna politica e donnaiola.

  59. Miguel Martinez scrive:

    Per Guido

    “Sull’uomo di antico regime, visto che spesso compare nei commenti di Miguel, mi sembra giusto segnalare il link all’articolo di Tiqqun.”

    Grazie. In realtà io leggo Tiqqun per le riflessioni straordinarie che mi ispira, senza la minima pretesa di “seguirlo” o di capire tutti i complessi risvolti – molto francesi – di pensiero che ci sono dietro.

    • Guido scrive:

      Il mio approccio è simile al tuo, e non potrebbe essere diversamente.

      Sullo scritto di Tiqqun sarebbe assurdo oltre che falso volervi leggere una “demonizzazione” di un tipo umano. Più giusto sarebbe vedervi, a scopo “terapeutico”, la descrizione di una particolare forma di vita. Si tratta di una visione che punta alla consapevolezza di sé.
      Quando si è nati e cresciuti nel ‘900 nessuno è totalmente immune dall’avere in misura più o meno grande i tratti dell’uomo di antico regime.

  60. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Gli antropologi diranno che dipende dalle culture (so che per qualche triBBù il passato è “davanti”);”

    Ho letto da qualche parte che i cinesi “vanno verso il passato”, che hanno quindi “davanti”, in base al principio che noi effettivamente diventiamo ogni giorno più parte del passato.

  61. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Sai che non ho mica capito?”

    è che io non uso abbastanza le faccine, e la mia faccia non si vede telematicamente.

    Ironizzavo su certe prevedibili reazioni, che forse in Oltrarno sono un po’ meno frequenti che altrove, ma che pur sempre esistono.

    Sono cose che non si risolvono con il metodo Francesco, perché l’amico moldavo non ha più la partita IVA: gli costa semplicemente troppo; e il governo non solo gli chiedeva di pagare tasse sempre maggiori, anche quando non lavorava, ma lo obbligava ad affittare i servizi di un privato, un commercialista, solo per salvarsi dall’accusa di essere un evasore.

    A cui si accompagna il modo cieco in cui Equitalia terrorizza i presunti “sospetti evasori”, mandando minacce a chiunque senza dare alcuna spiegazione, nascosta dietro un muro di centralinisti sfigati e ignoranti, che non possono dirti altro che, “dacci i soldi, non sappiamo perché”.

    So benissimo che ci sono negozianti di Via Tornabuoni, la strada più danarosa di Firenze, che si sono dichiarati nullatenenti, anzi conosco di persone uno che nel giro di poche ore ne ha identificati diversi; ma credo che questi, quando arrivano quelli di Equitalia, abbiano mezzi per difendersi ben diversi da quelli del nostro amico moldavo.

    Ecco perché diventa necessario cominciare a costruire anche un sistema economico alternativo, che sfugga all’alternativa stato-privato.

    • Francesco scrive:

      a me va benissimo, almeno finchè non mi rompo di nuovo la testa e ho di nuovo bisogno di un ospedale a prezzi non statunitensi

      🙁

      PS o si fà una riforma thatcheriana-bismarkiana* dello Stato, o con quello andiamo a fondo (almeno Mirkhond e io)

      “pochi soldi, e spesi con timore e tremore”

  62. Miguel Martinez scrive:

    Per PinoMamet

    “Se c’è qualcuno che ruba, in tutto questo, sarebbe lo Stato, che si intromette a chiedere un ingiusto balzello a quello che è un semplice “rapporto umano”.”

    Esatto. E quel balzello diventerebbe impossibile, se ciò che passa nel rapporto umano fosse qualcosa di diverso da euri.

  63. Miguel Martinez scrive:

    Per Nic

    “da che punto di vista? Che una vita umana vale un’altra, mah… Allora cosa c’hai contro quella della signora Giulia Ligresti facendo shopping terapuetico?”

    Nulla.

    A parte il conto in banca (ma lei non è un conto in banca), non credo che sia né meglio né peggio di tante altre carcerate. Ma ammetto di conoscere più carcerati che carcerate.

    A volte, la soluzione migliore a un problema tecnico può essere sparare a un ricco; ma odiare un ricco non serve a nulla.

  64. Miguel Martinez scrive:

    Per Maria

    “coinvolgere anche persone che non si conoscono serve molto, a volte è indispensabile”

    Ma io ho detto una cosa molto diversa – più persone di quante tu possa conoscere… Diciamo un migliaio? Che poi con parenti e amici faranno 4.000 (quanto San Frediano) o se vuoi 14.000, quanto l’Oltrarno entro le mura, insomma.

  65. serse scrive:

    Per Miguel
    “Sara invece è una realtà.”

    Il Papa è d’accordo con te.
    http://piccolozaccheo.wordpress.com/2013/11/27/la-realta-e-superiore-allidea/

  66. Ludovico scrive:

    Mi colpiva la sua coerente dissociazione in vita strenuamente difesa anche dopo la sua morte. Memorabile una “lectio magistralis” in un liceo torinese.

    Ludovico

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