Le ultime parole di un ratto virtuale

Il secondo morto americano di Benghazi – dei morti indigeni non sappiamo e non sapremo mai nulla –  si chiamava Sean Smith.

Della sua personalità reale ci viene detto il minimo indispensabile: faceva il “foreign service information management officer“. Non ve lo traduco, perché non so nemmeno io cosa voglia dire esattamente, visto che information oggi significa tutto ciò che va dalla riparazione delle tastiere scassate al calcolo delle coordinate per sterminare una famiglia dall’alto dei cieli.

Invece, il mondo, commosso, viene informato della personalità virtuale di Sean Smith.

Il nostro pare che spendesse una gran parte del suo tempo, pagato dal contribuente statunitense (o dal prestatore cinese), a giocare a qualcosa che si chiama EVE Online, che si presenta sul proprio sito sotto lo slogan ONE UNIVERSE TO EXPLORE AND CONQUER, “un unico universo da esplorare e conquistare”:

“Inferno, la diciassettesima espansione gratuita di EVE Online, chiama alla guerra. Inferno invita nuovi giocatori […] a giocare, offre un maggior controllo sulle loro guerre ai veterani, seduce i nuovi combattenti con ogni tipo di arma avanzata. […] Entra nella battaglia e dai fuoco all’universo“.

Alcuni anni fa, un Dottor Stranamore dei nostri tempi, tale John Parmentola, dell’ufficio ricerca dell’esercito, che attualmente si occupa di generare soldati-ologramma, ha annunciato che intendeva mettere i robot che stava creando alla prova, mandandoli a combattere su EVE Online contro i giocatori “reali”.

Nel mondo virtuale, Sean Smith aveva scelto il nome significativo di Vile Rat: l’inglese distingue più nettamente dell’italiano tra il simpatico topo e il malefico ratto; e vile non occupa esattamente lo stesso identico campo semantico del termine italiano “vile” – piuttosto, è un termine che contiene in sé tutto ciò che è moralmente repellente e infido.

Un soprannome scelto certamente con intenti ironici, ma che spiega esattamente le qualità da sempre richieste a chi vuole conquistare universi.

Il signor Ratto Spregevole passava quindi il suo tempo reale facendo cose misteriose per l’Impero in paesi esotici, e il suo tempo virtuale sterminando flotte galattiche e saccheggiando costellazioni.

L’attacco alla sede statunitense di Benghazi l’ha colto mentre stava giocando online con un certo Alex Gianturco, che ha avuto così l’onore di assistere al suo Ultimo Clic.

Lo Schifoso Ratto ha infatti interrotto qualche massacro interplanetario per scrivere le due parole:

FUCK – GUNFIRE

Ogni impero ha le Ultime Parole Famose che si merita.[1]

Nota:

[1] In realtà, le Ultime Parole che meglio descrivono la nostra epoca, le ebbe a pronunicare tale Christine Chubbuck, di mestiere anchorwoman televisiva, che mentre commentava le notizie, guardò fermamente i telespettatori e disse sorridendo:

“Coerentemente con la politica di Channel 40 che vi offre le ultime novità in materia di sangue e viscere, adesso assisterete a un altro anteprima: un tentato suicidio!”

A questo punto, estrasse una pistola e si sparò in testa.

Pensare che eravamo nel lontano 1974.

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14 risposte a Le ultime parole di un ratto virtuale

  1. Suleiman Kahani scrive:

    “Fuck…gunfire!”

    Epitaffio ridicolo di una persona spregevole (del resto, se se lo diceva addirittura da solo…).

  2. E.M. scrive:

    Mi era capitato per caso di vedere in passato un video di gameplay di questo EVE online. Mi aveva colpito, e vedrete perché, anche se non ho mai approfondito la questione (e immagino che ci sia poco da approfondire): —> http://www.youtube.com/watch?v=a03AA0ikeI8

  3. Durruti scrive:

    Miguel, non capisco le intenzioni di questi tuoi ultimi post che descrivono i personaggi che ruotavano e ruotano attorno all’ambasciata USA di Bengasi.
    Gli USA non hanno il copyright della creazione di queste sottoculture dell’umanità rappresentate da Smith o del sistema di potere rappresentato da Stevens, di personaggi come loro è piena la Farnesina (consolati compresi) e l’Esercito Italiano e ci scommetto che è così per qualsiasi paese.

  4. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    “Gli USA non hanno il copyright della creazione di queste sottoculture dell’umanità”

    Certamente, e ovviamente non intendo nemmeno che gli statunitensi “siano così”.

    Il problema è casomai che gli USA sono oggi, per condizioni oggettive, l’unico paese al mondo in cui questa sottocultura umana possiede anche un sistema militare in grado di distruggere il pianeta.

  5. Mondo cane scrive:

    OT

    Non trovo la foto che avevi messo dell’ambasciatore portato a braccia mentre uno dei tizi che lo trasportavano teneva un telefonino in bocca. Poi, non ricordo dove, ne ho vista un’altra dove viene portato a spalla. Presumendo che le foto siano state scattate nell’immediatezza dei fatti, nelle foto è chiaramente notte, in ambe due le foto, l’ambasciatore, ha la testa alzata. Sono sicuro che ci sia una spiegazione, ma mi è parso strano. Forse non è morto subito.

  6. Durruti scrive:

    Il problema è casomai che gli USA sono oggi, per condizioni oggettive, l’unico paese al mondo in cui questa sottocultura umana possiede anche un sistema militare in grado di distruggere il pianeta.

    Non ho mai creduto alla possibilità che il pianeta possa davvero essere distrutto da un sistema miltare, perchè per un impero come gli USA sarebbe come darsi la zappa sui piedi, visto che vive sulle spalle del resto del mondo. E’ vero che in passato ciò è successo, ma c’era sempre la possibilità di conquistare altre terre, cosa che ora non è più possibile, a meno di non colonizzare Marte.
    D’altra parte l’impero USA è in lento ma inesorabile declino, complice anche la crisi attuale (che non è una semplice crisi ciclica).
    Tra una quarantina d’anni, se la demenza senile ce lo permetterà, ne riparleremo.

  7. Miguel Martinez scrive:

    Per Durruti

    D’altra parte l’impero USA è in lento ma inesorabile declino, complice anche la crisi attuale (che non è una semplice crisi ciclica).”

    In effetti, “distruggere il pianeta” era una semplificazione da parte mia.

    Per quanto riguarda la crisi degli Stati Uniti, non lo so.

    Però la potenza militare, alla fine, è quella decisiva; e oggi la potenza militare statunitense coincide, non solo con molte testate nucleari e altre cose simili, ma con la stessa infosfera, come dicono – cioè con tutto lo scambio elettronico/virtuale/visuale/finanziario tra gli esseri umani di questo pianeta.

    Mentre i cinesi potrebbero pure produrre più pistole degli Stati Uniti, se ci mettessero, su quest’altro piano nessuno si avvicina minimamente: semplicemente, non c’è gara.

  8. Miguel Martinez scrive:

    Comunque, il problema che pone Durruti è importante: non so se è il caso suo, ma mi sono trovato spesso a polemizzare amichevolmente con alcune persone di formazione marxista su questo tema.

    Tagliando con l’accetta, mi sembra che la questione sia questa: se la storia è una storia planetaria di lotte tra classi, le vicende delle singole nazioni non sono così importanti; e se l’economia (i rapporti di produzione stanno alla base della lotta di classe) è il motore della storia, la storia si muove con l’economia, intesa molto materialmente (e quindi non virtualmente) come produzione industriale.

    E oggi è vero che il baricentro della produzione industriale si sta spostando verso l’India e la Cina, cosa certamente vera.

    Ne consegue che gli Stati Uniti verranno ampiamente ridimensionati.

    Il problema con questo sillogismo è che trascura i rapporti di forza. E la forza ultima, quella più materiale di tutte, è la forza militare, nel senso più ampio.

    Anche se sei più ricco di me, ma ti posso ammazzare in qualunque momento, io conto più di te.

    Ora, da settant’anni a questa parte, gli Stati Uniti si sono specializzati nell’arte dell’omicidio, proprio come i cinesi si sono specializzati nell’arte di produrre gadget di plastica.

    Questo mi sembra un dato di fatto, poi è vero che la storia resta sempre imprevedibile.

    • Francesco scrive:

      sono più d’accordo coi marxisti che con te.

      è maledettamente difficile riuscire a usare la potenza militare contro una nazione che acquista fantastilioni di miei titoli di Stato e che importa una quota decisiva del mio export.

      e anche se la sconfiggo, quella nazione, poi come mangio? e come pago i miei soldati e i loro gadget?

      il futuro appartiene a chi sa produrre meglio più che a chi possiede lo stock di ricchezza maggiore o ha più cannoni.

      l’infosfera mi sembra invece fuffa pronta a cambiare padrone più di un politico locale siciliano. e i cinesi comunque hanno la loro infosfera, protetti da quel cavolo di lingua incomprensibile 😉

  9. KalashNK scrive:

    Beh io ci ho giocato anni a EVE online, vi posso assicurare che l’umanità che vi si trova è piuttosto variegata ed è un gioco molto divertente. Inoltre penso che l’economia islandese ormai si regga sulle tasse pagate dalla CCP (la software house che ha creato il gioco dieci anni fa, trasformando dei nerd morti di fame in milionari).

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